CAPITOLO
V:
TU
DEVI FIDARTI DI ME
La
sera con loro somma sfortuna, Cris J quando arrivarono in albergo
dormiva già e questo da un lato poteva essere una gran cosa ma
dall’altro era brutta brutta, per Cristiano e Ricardo.
Irina,
infatti, raggiante più che mai dopo aver passato la serata a tema
marmocchi perché la sera prima il signor papà aveva rinunciato al suo
gioiello, vedendo che dormiva già della grossa perché si era sfiancato
a star dietro al suo amico del cuore Luca, aveva asserito contenta:
-
Questa sera non serve la passeggiata per farlo dormire! - Cosa che
normalmente facevano Cristiano e Ricardo finendo poi con non solo il
piccolo che dormiva ma anche la morosa e la moglie messe da parte.
Sera
prima a parte, le altre si erano svolte in quel modo.
Ricardo
si era irrigidito ed aveva accuratamente evitato lo sguardo del
compagno e di chiunque altro essere umano che non fosse proprio figlio,
l’unico capace di calmarlo, Cristiano invece si era dovuto impegnare
per una delle sue prestazioni d’attore consumato e baciandola contento
le aveva fatto abilmente credere di esserne altrettanto contento poiché
quello significava che finalmente potevano sfruttare per bene il letto
matrimoniale della camera, cosa che fra un impedimento e l’altro non
avevano fatto. Ad eccezione di ieri notte che Cris J aveva dormito con
Luca.
Appena
Irina era entrata si era girato al volo verso Ricardo nella speranza di
regalargli uno sguardo dispiaciuto ma lui non l’aveva calcolato nemmeno
di striscio e di nuovo impettito come quella mattina entrò nella camera
con moglie e figli.
“E
di nuovo!”
Pensò
ricordando che Riky glielo aveva detto che il sesso non bastava.
“Magari
se lo scopo come si deve però si rilassa per più di qualche ora!”
Ragionamento
malato di un malato che non riusciva proprio a guarire dall’idea fissa
che il sesso curasse tutto!
Solo
lui poteva rimanere fermo per fuggire dalla verità che comunque aveva
sbagliato alla grande ad organizzare quella vacanza insieme.
No,
piuttosto sarebbe morto ma una cosa simile non l’avrebbe mai ammessa.
Lui
non sbagliava mai!
Ricardo
passò a girarsi e rigirarsi nel letto a lungo prima di decidere che era
il caso comunque di alzarsi e andare a farsi un giro per poter
liberamente pensare peste e corna del suo amante idiota che nella
camera accanto faceva sbattere il letto contro la parte che confinava
con la loro.
“Ma
quel povero bambino non sente nulla? Che razza di sonno ha?”
Pensò
uscendo dalla camera. Si ricordò che Cristiano glielo aveva detto la
prima sera, per farlo dormire era un dramma ma una volta che dormiva
non lo svegliavano nemmeno i cannoni. Ma fino a quel punto?
Raggiunse
il loro posto, ci arrivava ormai ogni sera sia che fosse solo che
invece fosse con l’altro fenomeno da circo che preferiva fare
l’equilibrista. O l’attore consumato, a seconda dei punti di vista!
Si
sedette sul famoso muretto coperto alla vista da qualunque intruso che
comunque non c’era. Nessuno girava in quella zona, il mare lì era
brutto e la spiaggia piena di sassolini, il servizio dei guardia
spiaggia non arrivava fin lì e nessuno ci metteva mai piede.
Sospirò
stufo. Voleva cancellare quell’insoddisfazione.
Si
alzò dandosi dell’idiota. Sapeva come stavano le cose ma non era quello
a fargli male, quando Cristiano gli aveva chiesto se il fidanzamento
con Irina gli sarebbe andato bene lui aveva detto subito di sì come se
fosse un pensiero liberatorio in meno, per assurdo. Così non era il
solo vile in quella storia!
Cominciò
a camminare sulla spiaggia in direzione del mare, quella notte era
piuttosto calmo, una tavola piatta privo completamente di onde. Si
tolse gli infradito e li lasciò più indietro, poi proseguì fino a
bagnarsi i piedi, l’acqua era calda. Certo sotto la pianta davano un
po’ fastidio i sassolini però la sensazione nel complesso era comunque
bella. Si accucciò a toccarla con le mani, le immerse muovendole
distrattamente con lo sguardo perso davanti a sé, l’orizzonte non si
vedeva ed il cielo era ancora stellato e suggestivo.
Non
era facile quella situazione e principalmente per colpa sua, era lui
quello sposato con famiglia che non si sarebbe mai separato per niente
al mondo, certo lo faceva principalmente per i figli, perché erano
sacri e voleva dargli tutto quello di cui necessitavano e che si
meritavano, quindi si sforzava anche di adorare sua moglie nonostante
non l’amasse. Ci stava comunque bene, doveva ammetterlo. Avevano la
stessa fede, si conoscevano da molto, era una buona compagna ma a
livello intimo, interiore, sentimentale… bè, quello era diverso.
Se
si parlava di amore vero e proprio così come del fattore fisico, bè,
non ci pioveva.
Cristiano.
Solo Cristiano. E non poteva mentirsi o illudersi che fosse
un’attrazione fisica passeggera che prima o poi sarebbe andata via
visto che si rafforzava il tutto sempre più. Ormai c’era dentro con
tutto sé stesso, irrimediabilmente ed incondizionatamente.
Dopotutto,
si ripeteva sempre, era solo una parte di sé da cui era fuggito da anni
e che a Madrid non aveva più potuto ignorare.
A
Milano non si era pur innamorato di Andry? Che poi fosse andata
malissimo perché non era stato pronto ad affrontare la sua verità era
un altro discorso, ma che fosse così da tempo era innegabile. A quel
punto non poteva fingere.
Non
aveva il coraggio di dirsi gay però sapeva che anche se non se lo
diceva lo era lo stesso. Gli era piaciuto Andry in tutti i sensi
possibili e se ne era innamorato, il fatto che non avessero mai
consumato quel sentimento e attrazione reciproche non contava. C’era
stato tutto comunque.
Ora
era completamente e perdutamente innamorato di Cristiano, ampiamente
ricambiato ma soprattutto consumato. Non era rimasto a guardarlo
combattere un proprio stato fin troppo evidente. Glielo aveva
spiattellato in faccia e fatto in modo che lo vivesse e l’accettasse,
questo era mancato ad Andry: la presunzione, l’egocentrismo, la
testardaggine, la maleducazione, se si voleva dire così… perché era
stata principalmente la totale mancanza di rispetto per lui di
Cristiano a far sì che insistesse tanto e se lo prendesse comunque.
Andry
aveva rispettato il suo stato, la sua fede, la sua ingenuità, le sue
paure, i suoi freni e non aveva mai fatto niente, mai forzato, mai
provato davvero ed il risultato per Ricardo era stato solo un rimandare
la scoperta della verità, di sé stesso, di chi lui era davvero. Si
trattava solo di quello, forse.
Sapeva
che ce n’erano molti come lui che fuggivano dalla verità di essere gay
e si sposavano avendo famiglia, passavano tutta la vita così ed anche
quando poi lo scoprivano erano capaci di rimanere com’erano e fingere
di non avere impulsi verso l’altro genere.
Lui
alla fine si era arreso a sé stesso ma grazie a Cristiano. Ora
paradossalmente si sentiva completo perché si viveva fino in fondo al
cento percento e sebbene sapeva di essere comunque una pessima persona
che agli occhi di Dio sarebbe sempre stata biasimata, per lo meno lo
faceva col cuore e questo era l’unica cosa che poteva dargli pace.
Ci
aveva provato miliardi di volte a seguire la Strada Giusta, ma non
c’era stato verso né per sé stesso né per chi amava. Perché vedere
Cristiano affondare era stato inconcepibile.
Allora
aveva deciso di affrontare la verità di chi era una volta per tutto e
fino in fondo, totalmente, a qualunque costo, chiedendo perdono a Dio
ogni istante della sua vita ma senza più scappare.
Aveva
trovato l’autentica felicità solo in quel momento.
Ma
poteva farcela solo se al suo fianco continuava ad esserci Cristiano.
Solo
in quel modo poteva riuscirci.
Completamente
immerso in quei pensieri volti a calmarlo e a scacciare la tremenda
sensazione di gelosia cieca che aveva provato nel sentirlo fare sesso
con Irina nella camera accanto, non si era accorto di una presenza
stranamente silenziosa dietro di lui.
Quando
si fece sentire furono per le sue braccia che da dietro lo cinsero
accucciandosi dietro di lui ancora con le mani a giocare nell’acqua.
Ricardo
trattenne il fiato realizzando che si trattava di lui perché ormai le
sue braccia forti le riconosceva fra mille.
Fu
come se ogni tensione si sciogliesse ed ogni pensiero scivolasse via
velocissimo portato lontano dalla marea che aveva davanti.
Li
lasciò andare tutti e si rilassò raddrizzandosi con la schiena, tolse
le mani dall’acqua per posarle sugli avambracci che gli cingevano il
petto, su cui posò un bacio leggero.
Ogni
cupezza era andata via.
Stava
di nuovo bene.
Di
nuovo era in grado di affrontare quella situazione difficile.
Piegò
la testa di lato verso quella del compagno e fece per tirarsi su ma
Cristiano lo trattenne accucciati entrambi uno dietro l’altro, coi
piedi nell’acqua calma e calda.
-
E’ proprio bello stasera. - Sussurrò all’orecchio baciandoglielo
leggero, poi gli prese le mani e gliele rimise dentro insieme alle
proprie, le mosse avanti ed indietro per qualche istante beandosi della
medesima sensazione senza poterla dimenticare, convinto che tutti gli
errori il mare potesse portarli via per quella notte e farli stare di
nuovo bene.
Ricardo
percepì ogni cosa allo stesso modo e sorridendo rilassato girò il capo
per raggiungere le sue labbra e dimentico di tutto quello che l’aveva
oscurato, ricordandosi solo i pensieri positivi che aveva avuto sul
compagno, allacciò le sue labbra bruciando al contatto morbido e
delicato.
Quello,
pensarono entrambi, fu un vero bacio.
Perché
i giorni passati erano stati fugaci, veloci, rubati o anche troppo
intensi. Ma quello lì era perfetto.
Calmo,
lento, profondo, dove potevano percepire e far loro ogni sentimento
trasmesso da una bocca all’altra. Sentimenti intrecciati insieme alle
loro lingue che non volevano saperne di separarsi più.
Sciolti
totalmente da ogni tensione che aveva colto entrambi in quei giorni,
Cristiano stesso ne aveva avuto non poche a dover fingere di voler
stare con Irina e cercare anche di convincerla di questo, dimenticarono
l’acqua e tornarono ad abbracciarsi da quella posizione, Cristiano da
dietro che gli cingeva il petto senza mollare le sue dita intrecciate.
Fu
di nuovo benessere puro, dimenticanza, beatitudine, perfezione,
realizzazione.
Fu
di nuovo perfetto.
Dopo
dei minuti interminabili passati a baciarsi cominciarono a sentire le
gambe indolenzite, per cui sospesero il bacio e si alzarono. Cristiano
gli circondò le spalle e lo condusse fuori come se fosse la cosa più
preziosa del mondo e Ricardo nel sentirsi tale si sciolse
definitivamente mettendo tutto da parte.
Forse
non era facile per lui ma nemmeno per l’altro. Lo capì in quel momento.
E
recriminare ancora riguardo al fatto che aveva sbagliato a voler fare
quella vacanza insieme e che lui glielo aveva detto, ormai non serviva
più.
Ormai
c’erano e dovevano cercare di tirare fuori il meglio almeno dai pochi
momenti in cui potevano stare bene. Bene e basta.
Senza
nessuno.
Si
sedettero sulla sabbia, non avendo la carrozzina con Cris J da far
addormentare potevano stare anche sulla spiaggia. Rivolti ancora al
mare, Ricardo tornò a perdercisi per qualche istante e immerso in
quell’enormità calma, disse altrettanto pacifico in un sussurro sereno:
-
Mi ridimensiona. Quando penso di essere arrivato al limite guardo
qualcosa di molto più grande di me e mi ridimensiono. Tutti i limiti
svaniscono e ritrovo altra nuova forza di andare avanti. Quando non mi
prendo il tempo di farlo sono le volte in cui poi esplodo, sono
consapevole che rispetto ad una persona normale le mie esplosioni sono
diverse, ma per me quelle sono davvero destabilizzanti ed
insopportabili. -
Cristiano
che lo teneva ancora sotto braccio stretto teneramente a sé, gli baciò
delicato il capo e appoggiandosi poi col proprio, rispose col medesimo
tono non volendo interrompere quel momento rilassante:
-
Tutti dovremmo prenderci del tempo per farlo, ridimensionarci, dico.
Ognuno ha i suoi modi, io ad esempio guardo i grandi del passato, sia a
livello sportivo che umano, e mi rendo conto che sono ben lontano da
loro o che comunque non li raggiungerò nemmeno fra mille anni, le
persone umanamente grandi. I calciatori mi prefiggo sempre anche di
superarli ma riconosco che ce ne sono alcuni di un livello nettamente
superiore al mio nonostante io sia all’apice del mio talento. Il mio
traguardo è sempre più alto del mio presente attuale. E soprattutto
agogno all’unicità in modo che un domani siano gli altri a fare
paragoni su di me. Sapere che non sono ancora arrivato e che a certi
livelli non arriverò mai, mi ridimensiona e mi calma. -
“Gran
cosa!”
Pensò
Ricardo incurvando le labbra in un fugace sorriso ironico. Uno come lui
ne aveva enormemente bisogno…
-
In tutta onestà non pensavo esistesse qualcosa in grado di riuscirci! -
Esclamò divertito. Cristiano ghignò a sua volta pizzicandolo:
-
Ma dai! È questo che proprio tu pensi di me? - Ricardo che soffriva
profondamente il solletico saltò di lato portandosi però con sé
Cristiano che non lo mollò, di conseguenza sbilanciati rimasero in
precario equilibrio senza cadere. Per poco. Fino a che Riky non aveva
candidamente risposto con un gran sorriso:
-
Eh, sapessi cos’altro penso! - Erano quei lampi brillanti di umorismo
che ogni tanto aveva Ricardo se era di buon umore, grazie a questi
aveva legato con Cristiano che appena arrivato a Madrid in molti
avevano guardato come il pallone gonfiato di turno seguendo le opinioni
della massa.
In
realtà un po’ gonfiato era, magari, ma non solo e grazie a Ricardo era
riuscito a venire fuori anche tutta la sua vena spiritosa e allegra, un
po’ per stare dietro alla sua allegra positività ed un po’ per farlo
ridere e tirarlo su nei momenti in cui invece era giù.
Capendo
che gli nascondeva chissà cosa non si fece sfuggire l’occasione e tornò
alla carica con un altro pizzicotto al fianco meglio piazzato. Questo
lo fece squittire in modo buffo e saltellare di lato ancor di più fino,
questa volta, a perdere del tutto l’equilibrio e cadere stesi di fianco.
Cristiano
rovinò sopra il compagno ridendo, continuando a fargli solletico perché
sentirlo ridere in quel modo era la cura assoluta. Non volendo farlo
smettere continuò anche oltre il necessario della vendetta fino a che
Riky fra i singhiozzi, non riuscendo più a resistere, non chiese tregua.
Mezzo
girato sul lato e con l’altro steso sopra che lo schiacciava giù, cercò
di mettersi di schiena senza successo, lo bloccava proprio in quella
posizione, con le gambe tutte piegate contro il petto, raggomitolato
sotto l’altro come fosse un criceto.
A
Cristiano piacque molto quell’immagine e non volendo scioglierlo,
rimase così immobilizzandolo.
-
Allora cos’altro pensi di me? - Chiese provocatorio guardando il suo
profilo regolare da vicino.
Ricardo
spostò lo sguardo sul suo non potendo muoversi di un muscolo vista la
forza che esercitava per ancorarlo a terra e con un sorriso malizioso
che sul suo viso delicato fu quanto mai bruciante per Cris, rispose
sornione:
-
Non vorresti saperlo! - In realtà non erano cose unicamente negative ma
visti i giorni passati a pensar male di lui, gli venne spontaneo dirlo
in quel modo.
Cristiano
ormai non poteva farsi sfuggire tale uscita e incuriosito come una
suocera cominciò a mordicchiargli la spalla in modo da non lasciargli
segni ma da infastidirlo. Fra un morso e l’altro ripeteva perentorio
‘dimmelo’ e risaliva la spalla finendo sul collo che mordicchiò a
dovere fino a giungere all’orecchio, alla guancia e poi al labbro
inferiore. Era pieno e carnoso e lo adorava, lo succhiava spesso.
Ricardo
riuscì finalmente a girare la testa per dargli pieno accesso e sentendo
che gli mancava ormai il fiato perché premeva da troppo tempo, mormorò
a stento:
-
Mi soffochi! -
Cris
smise di mordicchiargli il labbro e guardandolo sempre da vicino disse:
-
Ti restituisco la libertà di respirare solo se mi dici cosa pensi di
me! - Cosa che teoricamente avrebbe dovuto sapere… eppure era come se
avesse intuito che c’era dell’altro. Dopo quei giorni doveva per forza
esserci e la sua curiosità da suocera era pari al proprio ego: doveva
sapere tutto quello che pensava su di sé.
- E
sia! - Accettò Ricardo sentendo la propria vita ormai scivolare via.
Si
alzò appena facendo leva sulle mani per permettergli di girarsi e
sciogliere la palla che aveva formato col corpo.
Stesosi
e allungatosi, Ricardo tornò a respirare liberamente e ringraziando Dio
per quel regalo, si accomodò sotto il compagno che ora non schiacciava
più.
-
Allora? - Fece Cristiano stendendosi sopra meglio in modo da fargli da
coperta ma non da pesargli addosso, sempre tenendosi su sulle proprie
braccia possenti.
Ricardo
non aveva molta voglia di dirgli tutto ciò che pensava di lui ma era
del tipo che ogni promessa era debito e soprattutto la sincerità
d’obbligo nel momento in cui si decideva a dirla. Nel senso che non
esistevano le rivelazioni a metà. O tutto o niente.
Sospirò
roteando gli occhi, poi si decise e con sguardo penetrante introdusse:
-
Ma non interrompermi ed ascolta tutto. -
-
Già questo mi preoccupa! - Esclamò Cris con una strana faccia.
-
L’hai voluto tu! -
-
Sì sì… parti pure, sono pronto! - Sapeva che qualcosa che non andava
doveva esserci ma magari parlandone l’umore di Riky si sarebbe anche un
pochino calmato.
-
Sei destabilizzante e faticoso. - Esordì fintamente duro, poi ammiccò e
si ammorbidì. Per il resto parlò con una costante dolcezza che colpì
Cris viste le cose che inizialmente disse. - Ho avuto di nuovo la
tentazione di lasciarti in questi giorni, Cris, lo sai? Mi hai messo da
parte per una donna e nonostante sapessi che era una cosa praticamente
obbligata, in un certo senso, non mi piaceva ugualmente. Ti manca il
tatto e spesso anche l’intelligenza per capire cosa puoi e cosa non
puoi fare. Tu pensi di poter fare tutto quello che ti pare perché tu
sei tu e tu puoi tutto! Hai voluto questa vacanza nonostante io ti
avessi detto che era una cattiva idea e che sarebbe stata terribile e
tu sei rimasto convinto delle tue ed ora a pagarne lo scotto sono stato
io. Io solo come un idiota ad aspettare che tu tornassi dalla tua bella
serata con Irina. Io che sono rimasto a bocca asciutta perché poi non
sei venuto. Sai, anche se non lo dimostro e dico che va tutto bene mi
brucia vederti con lei, quando fai il fidanzato con lei alla luce del
giorno. E sentire le invidie di tutti, quando dicono che siete una
bella coppia. Quando poi insinuano che siete anche una famiglia felice
con tuo figlio è la fine! Ma mi dico che io ero sposato e con famiglia
da prima e che non ho diritto di sentirmi geloso per questo. Quello che
mi dà fastidio di te sono le volte in cui non arrivi a ciò che mi
ferisce. Quando sminuisci perché per te non sono cose gravi ed allora
non lo sono punto e basta. Non capisci che gli altri hanno una
sensibilità diversa e magari sbagliano in certe considerazioni ma
comunque ci sono e fanno male ugualmente. Che siano giusti o sbagliati.
E mi manda completamente fuori che invece di cercare di rimediare in
qualche modo, peggiori le situazioni! Non sai proprio capire che quando
tu ferisci qualcuno, che sia intenzionale o meno, che tu te ne accorga
subito o dopo, e quando questo qualcuno sta quindi male per te, tu non
puoi aggiustare tutto usando il sesso! È qualcosa che aiuta sul momento
ma non è quella la soluzione! Spesso è solo parlare, che può sistemare
le cose! Mi manda fuori di testa la tua totale mancanza di tatto e
sensibilità. Hai fatto sesso con Irina col letto che sbatteva contro il
muro e mi hai fatto sentire ogni colpo che le davi! - Cristiano
sorpreso da quell’accenno di linguaggio poco casto ebbe anche il
coraggio di eccitarsi brevemente, ma allo sguardo diretto di Ricardo si
rese conto che sarebbe stato fuori luogo e che soprattutto vista dal
suo punto di vista aveva ragione, ma dal proprio era stata diversa.
Molto diversa, e che diamine!
Sentendosi
montare dentro una certa dose di rabbia per le accuse che l’avevano
praticamente demolito, fece per rispondere impetuoso a tutte quelle
cose ma il dito di Ricky si premette sulle sue labbra già aperte e lo
zittì con decisione e altrettanta proseguì con estrema dolcezza in
contrasto con ciò che aveva appena detto.
-
Però proprio per questa tua mancanza di tatto e sensibilità, per questo
tuo egocentrismo cronico e per questo tuo egoismo cosmico io oggi sono
felice. - Questo lo uccise molto più delle cose che gli aveva detto
prima! Ricardo vide i suoi occhi farsi lucidi e trovandoli meravigliosi
smise di tappargli la bocca e cominciò ad accarezzargli il viso sempre
con due dita, leggero e piano, con gesti piccoli.
-
Perché io mi ostinavo a non vivermi obbligando me stesso a seguire
quella che era la Strada Giusta, una strada che mi ha impedito di
vivere non solo me stesso ma anche persone profondamente importanti per
me. Per colpa del rispetto che alcune di queste hanno nutrito nei miei
confronti e del fatto che non hanno mai voluto forzarmi ad aprire gli
occhi, certe storie importanti non le ho mai vissute ed io oggi quando
ripenso a quelle persone sono pieno di rimpianti, gli stessi che hanno
loro per non aver forzato la mano con me. Ma tu te ne sei fregato di
ciò che ero e ciò che volevo, hai visto solo ciò che volevi tu e senza
il minimo rispetto nei miei confronti hai fatto di tutto per realizzare
te stesso ed i tuoi desideri. Mi hai calpestato per far di me chi tu
volevi ed alla fine sei riuscito ad aprirmi gli occhi a forza, ad
obbligarmi a guardarmi dentro, ad ammettere i miei desideri reconditi,
a tirare fuori chi ero veramente. E non solo. Sei riuscito a suon di
ferite e testardaggini a farmi vivere me stesso. Ad accettarmi. Ora non
sono contento di essere così lontano da Dio ma mi dico che se lo faccio
col cuore e non per un qualche assurdo capriccio almeno non sono
completamente perso. Mi dico anche che comunque ci ho provato in tutti
i modi a fare ciò che era giusto, più volte, ma non c’è stato verso
perché non posso sopportare l’idea di far piangere la persona che amo.
Cosa penso di te? Penso che sei la persona più egoista, egocentrica,
narcisista, insensibile e priva di tatto che io conosca. Ma è proprio
grazie a questo che io oggi sono felice, che amo davvero, che sono me
stesso e che un domani sono certo non avrò più rimpianti. E quindi
anche se mi fai ammattire e star male e a volte ti lascerei tanto
volentieri, tutto sommato credo di doverti comunque ringraziare perché
coi tuoi modi da bestia mi hai dato me stesso. -
Cristiano
ormai aveva superato la fase degli occhi lucidi e piangeva liberamente,
silenzioso e scosso, con un nodo dentro che lo stava uccidendo.
Perché
in vita sua le belle parole le aveva ricevute solo da lui, parole
simili, parole d’amore, amore vero, sincero, sentite, cose talmente
belle e di gratitudine dove gli si riconoscevano dei meriti che
andavano oltre le cose materiali, la sua bellezza o la sua bravura o le
cose superficiali o di poco conto.
Era
la prima volta che uno che non l’aveva cresciuto gli diceva cose così
belle ma soprattutto era la prima volta che lui stesso amava veramente
e sentirsi dire cose simili proprio da lui era insostenibile.
Avrebbe
voluto dirgli che per lui non era facile dover fare felice Irina e
mantenere quella relazione con lei, non era facile sapendo che
dall’altra parte del muro c’era chi voleva davvero che invece giaceva
con un’altra donna.
Avrebbe
voluto dirgli che dal primo momento in cui aveva capito che stava
perdendo seriamente la testa per lui, il fatto che fosse sposato ed
avesse una famiglia l’aveva dilaniato dentro e che per difendersi da
ciò aveva continuato a fare le cose più discutibili del mondo proprio
per combattere quello stato d’animo da perfetto idiota.
Avrebbe
voluto dirgli che poi si era arreso e se ne era altamente fregato della
moglie, della famiglia, della sua fede, di ciò che Ricardo era o si
ostinava ad essere. Si era fregato di tutto e tutti pur di prendersi
ciò che voleva, perché era fatto così, dalla nascita aveva fatto di
tutto per prendersi ciò che desiderava e l’aveva sempre ottenuto ed
anche quando quello non era stato possibile non si era sentito male
perché comunque ci aveva provato con ogni mezzo.
Avrebbe
voluto dirgli che il suo egoismo e la mancanza di tatto e rispetto per
gli altri era un modo di combattere i futuri rimpianti, perché fra il
ferire il prossimo e ferire sé stesso preferiva ferire il prossimo
perché magari c’erano modi, poi, di rimediare se feriva gli altri ma se
feriva sé stesso non c’era proprio.
E
poi perché non era ipocrita. Non voleva stare male e pensare un domani
di essersi mangiato le occasioni veramente importanti.
Non
voleva guardare qualcuno felice con un altro. Voleva guardarlo felice
accanto a sé.
Avrebbe
voluto dirgli che a volte voleva piantare Irina e prendersi il suo vero
amore e scappare dall’altra parte del mondo, solo con lui, senza nessun
obbligo e dovere, perché lui era tutto ciò che voleva.
Ma
non gli uscì niente, così come non gli uscì che era solo un miracolo
che ancora ogni tanto si ricordava di quei famosi obblighi e doveri e
ancora riusciva a non fare quelle che poi erano le vere puttanate e non
le cazzate di poco conto che combinava.
Perché
era vero… scappare con Ricky sarebbe stato tutto ciò che avrebbe voluto
fare e sicuramente anche a Ricky sarebbe piaciuto, però poi? Quali
cosmici problemi sarebbero sorti?
E
se almeno uno non si ricordava di ciò che si doveva fare per poter
continuare a fare ciò che entrambi volevano, come potevano poi per
l’appunto continuare a farlo?
Perché
poi feriva Ricardo in quel modo ma alla fine poteva curarlo e rimediare
ma se usciva allo scoperto uno scandalo di proporzioni inaudite come
potevano anche continuare? Per non dire di quanto Ricky stesso ci
avrebbe sofferto…
Forse
stava semplicemente cercando di crescere e nonostante fosse maldestro e
grezzo e spesso usasse metodi poco ortodossi che sul momento facevano
più danni che altro, poi il risultato nel complesso era ciò che contava.
Un
complesso dove tutti alla fin fine erano più o meno felici e potevano
liberamente continuare a fare ciò che volevano veramente.
A
vivere sé stessi insieme, seppure di nascosto, preoccupandosi che ogni
castello reggesse. Per quieto vivere, perché così era giusto, perché
c’erano figli di mezzo, perché non erano persone sconosciute, per un
sacco di motivi.
Ma
sapevano, alla fine di tutto, che quello che facevano era la cosa più
giusta per loro.
Anche
se…
-
Ma una vacanza tutti insieme non la faremo più, ti prego! A vederti con
lei mi uccidi ogni volta! -
L’ammissione
finale fu la cosa più deliziosa che fece sorridere Cris fra le lacrime,
sorriso a cui Ricardo si aggrappò e circondandolo con le braccia
intorno al collo, attirò a sé il suo viso per poter berle e seguirle
fino alla fonte. Gli baciò gli occhi che chiuse, leccò via la sua
emozione esplosa in modo tanto dolce per uno notoriamente insensibile,
poi si corresse scendendo sulla guancia e risalendo all’orecchio, dove
sussurrò piano:
-
Mi correggo, non sei insensibile… solo che lo nascondi molto bene! -
Questo fece un po’ sorridere di nuovo Cris che si sentì capito una
volta di più. Non aveva mai pensato che i suoi più grandi difetti
potessero essere anche i suoi più grandi pregi.
Non
l’avrebbe mai contemplato se non fosse stato per lui e fu così che
volle ringraziarlo a modo suo, infatti girando il capo cercò le sue
labbra che trovò.
Ricardo
gliele donò con dolcezza riprendendo quel bacio carico d’amore di
prima, un bacio lento e calmo destinato ad un crescendo sempre più
fuori controllo.
Intrecciarono
le lingue e fusero le bocche che aprirono come per cercare di più. Si
scoprirono una volta di più come se esistesse qualcosa l’uno dell’altro
che ancora non conoscevano e fu quando Cris cominciò a muoversi
lentamente e languido su di lui, senza nemmeno pensarci, come fosse in
trance, che la scintilla erotica scattò in loro e si trovarono a
volerlo. Volerlo come non mai in quei giorni nei quali non avevano
potuto.
Volere
loro stessi in profondità e nella totalità più assoluta.
Con
le mani di Ricky immerse nella nuca mentre si baciavano, Cris afferrò
la propria canottiera attillata tipica sua e tirò su fino a sfilarsela
da sopra. Dovette staccarsi dalle sue labbra e senza respirare scivolò
in basso, una volta che si trovò all’altezza del suo inguine gli tirò
giù i pantaloni corti leggeri ed i boxer togliendoglieli del tutto in
un chiaro messaggio che Ricardo accolse allargando le gambe il
necessario per concedergli il miglior accesso a qualunque parte di sé.
Dimenticando
di essere all’aperto, seppure in una zona deserta e nascosta.
Dimenticando
tutto, solo volendolo, solo con l’eccitazione che saliva ed il
desiderio che annullava ogni altro ragionamento.
Cristiano
fece sua l’erezione del compagno dapprima con le mani e poi con la
bocca e come di consueto lo sentì spingere nella sua bocca desiderando
di più. Di nuovo la sensazione che un giorno sarebbe riuscito a fargli
fare la parte attiva a letto gli balenò in mente, ma fu sbaragliata
dalla propria voglia di possederlo ed entrargli dentro.
“Un’altra
volta… un’altra volta gli faccio fare anche questo… adesso me lo prendo
io… ne ho troppo bisogno… è da troppo che non ce l’ho!”
Di
nuovo agì con egoismo senza nemmeno rendersene conto e di nuovo colse
Ricardo nella sua follia di chi voleva, voleva con tutto sé stesso fino
ad affondare le unghie sulle spalle.
Lontanamente
l’idea che Irina le vedesse e si chiedesse chi diavolo glieli avessero
fatto gli venne, ma poi si disse che poteva anche dire che lei era così
passionale e focosa che nemmeno si accorgeva di graffiarlo!
Ci
avrebbe creduto, si disse mandando al diavolo tutto.
Voleva
sentirlo fino a farlo gridare, non gli importava nient’altro.
Quando
lo sentì vicino all’orgasmo si alzò e tornò sulle sue labbra, gliele
succhiò ed altrettanto fece con la sua lingua che gli porse senza
remore e sempre senza remore poi Ricardo scattò girandolo di schiena e
posizionandosi sopra.
Cristiano
lo guardò spalancando gli occhi.
Che
invece volesse sperimentare la parte attiva già ora?
Per
un momento si eccitò talmente tanto alla sola idea che contemplò
seriamente il pensiero di farglielo fare, ma si perse sentendolo
scendere lungo il suo corpo restituendogli i piccoli morsi di prima.
Sul petto, sui capezzoli dove si soffermò tormentandoglieli in modo
particolare, sul ventre scolpito e poi giù, sull’inguine. Mordicchiò
tutt’intorno alla sua erezione che alla fine cominciò a toccargliela
con la punta della lingua.
Lo
torturò per un po’ alla sua maniera e Cristiano tornò a pensare che i
ruoli si fossero scambiati e che non era poi tanto male.
All’ennesima
finta di prenderglielo in bocca, però, non ci stette a subire ancora e
non resistendo più spinse il bacino nella sua bocca; Ricardo glielo
prese sorridendo malizioso e aiutandosi con le mani cominciò a muoversi
in un ritmo sempre più frenetico e crescente fino a perdersi entrambi,
momentaneamente, in quel piacere che per Cris era stato negato da più
tempo. Inteso, con chi gli interessava veramente visto che Irina si era
appena occupato di lui in quel senso.
Non
era certamente la stessa cosa!
Nel
complesso ci furono diversi momenti in cui Ricardo sembrò prendere il
sopravvento ma Cristiano non era ancora pronto a lasciarglielo, era
solo questo il punto. Non se Rciky lo fosse ma se Cris lo fosse.
Non
era ancora disposto a lasciarglielo, però si eccitava le volte in cui
tentava, anche se poi ristabiliva quello che chiamava l’ordine naturale
delle cose!
E
di nuovo fu, quando si sentì vicino se lo staccò dall’inguine quasi
brutalmente.
Oh,
fosse stato per lui gli sarebbe anche venuto in bocca ma voleva farlo
dentro di lui.
Deciso
a ristabilire quel famoso ordine, lo prese per la vita e se lo tolse da
sopra, lo rigirò a piacimento e quando lo vide più che collaborativo
nel posizionarsi di schiena piegato sulle ginocchia e appoggiato ai
gomiti, perse la testa nell’osservare le linee del suo corpo, la testa
appoggiata sulle mani, la schiena incurvata sporca di sabbia con la
maglietta che si arrotolava in alto sotto le ascelle, per non parlare
della parte che più gli interessava in quel momento.
Gli
prese i fianchi e strinse strisciando sulla pelle, poi si chinò e vi
immerse il capo cercando la sua apertura con la lingua e poi con le
dita, cominciò a prepararlo e tormentarlo notando che era più la sua
voglia di averlo in sé che altro ed una scarica fortissima
d’eccitazione l’attraversò.
Il
suo bisogno di farsi possedere da lui. Quella voglia lancinante che lo
faceva agire come mai osava, facendolo impazzire, uscire di testa,
chiederglielo in modo per lui imbarazzante.
Quel
suo trasformarsi… era questo a cui non poteva rinunciare, anche se non
poteva negare che sarebbe dovuta essere un’esperienza deleteria anche
l’opposto…
Ma
non ora…
Ora
voleva prenderlo in quel modo che gli piaceva tanto, da dietro,
vedendolo venirgli incontro, sentendolo gemere fino a gridare.
E
così fu, si alzò quando lo sentì ormai al limite di sopportazione e
premendosi sulla sua schiena inarcata gli leccò un punto sulla spalla,
scivolò sul lato del collo e giunse al lobo. Sull’orecchio mormorò:
-
Lo vuoi? - Voleva sentirglielo dire, era la spinta a cui non rinunciava
mai. Perché aveva il potere di fargli fare e dire ciò che mai e poi mai
avrebbe detto e fatto, ma con lui sì. Lui riusciva sempre.
Non
lo deluse.
-
Si ti prego… entra… - mormorò con un filo di voce roca, piena di
desiderio.
Non
lo fece finire, gli scivolò finalmente dentro e l’’entra’ si trasformò
in un gemito sempre più lungo e liberatorio a cui si unì anche Cris che
aveva voluto farlo da giorni ed anche settimane, magari.
Cominciò
a muoversi subito ed il ritmo crebbe quasi nell’immediato, come se quel
bisogno ci fosse da parte di entrambi, sentirsi, darsi, aversi,
prendersi, possedersi, fondersi, chiamarsi, gemere, e più forte, sempre
più forte per poter impazzire definitivamente insieme e perdersi l’uno
nell’altro.
Gettata
la testa all’indietro e dritto sulle ginocchia, Cristiano continuò a
spingere sempre più forte e veloce, frenetico, sentendolo di più e
sempre di più, impazzito dalla voce di Ricky che chiedeva ‘ancora’
senza rendersene nemmeno conto, buttandolo in uno di quei buchi neri
che risucchiavano tutto ciò che incontravano.
Si
trovò dentro ad uno di essi con Ricardo e quando lo raggiunse gli parve
di cadere nel liberarsi in lui e con lui.
Di
morire, forse, annullarsi, sparire, disfarsi del tutto ma sempre
insieme a lui e quindi andava tutto bene.
Crollò
sul compagno cingendogli la vita, fremevano entrambi accaldati, la
pelle imperlata che sapeva l’uno dell’altro, un po’ sporca di sabbia in
alcuni punti.
Prima
che anche Ricardo scivolasse giù privo di forze, Cris si girò
stendendosi sulla schiena, portandosi dietro il compagno che si
accoccolò sopra, comodo sul suo petto.
Rimasero
così, praticamente del tutto nudi, un po’ stesi sui loro vestiti ed un
po’ sulla sabbia, senza importarsene più di completare l’opera di
sporcarsi persino laddove per miracolo erano ancora puliti.
Lo
sguardo di Ricky perso in un punto morto davanti a sé e Cris sul cielo
stellato, uno spettacolo che toglieva il fiato restituendo un po’ la
consistenza di loro stessi.
Fu
lui infatti a riflettere piano:
-
Ti ridimensiona davvero. - Fece riferendosi al discorso di Ricky di
prima. Questi si mosse in modo da poterlo guardare a sua volta e quando
ebbe le stelle negli occhi sorrise sereno e tranquillo, consapevole che
qualunque problema avessero avuto da lì in poi per il resto della
vacanza, sarebbero riusciti a sopportarlo.
- A
volte però hai ragione anche tu con le tue idee assurde! - Esordì
Ricardo pensando invece a ciò che aveva capito pensava Cris…
-
Non ho mai idee assurde, io! Quali intendi? - Chiese poi non sapendo a
quale delle tante si riferisse.
L’altro
ridacchiò, poi tirandosi su sui gomiti per poter guardare questa volta
lui in viso, il suo bel viso regolare ed ora in pace col mondo, disse:
-
Quando pensi che il sesso ripari tutto! Non dico che sia vero, ma di
certo una carica in più per affrontare i soliti problemi la dà. -
Cristiano si inorgoglì come un tacchino di questo e stringendoselo fino
a soffocarlo, gli premette con eccessiva forza le labbra sulle sue,
questo fece ridere Ricky che non lo mandò via.
-
Ma io le cose le so! Tu devi fidarti di me! - Fece poi staccandosi e
coccolandoselo come un peluche, cosa che faceva sempre dopo aver fatto
l’amore.
-
Amen! - Disse intendendo un ‘Così sia’ mezzo ironico e mezzo serio
pronto come l’altro a tornare alle loro rispettive difficoltà!