CAPITOLO
VIII:
FULMINE
A CIEL SERENO
Venuto
a reclamare il figlio rimasto con loro per un tempo non indifferente,
Cristiano trovò Ricardo che non riusciva nemmeno a giocare con Luca e
Cris J, cosa unica e rara poiché solitamente era proprio coi due
piccoli che si calmava.
Caroline
si occupava di controllarli e stare con Isabella mentre lui li fissava
senza vederli, si capiva lontano un miglio quanto cupo e scuro fosse,
di pensieri per la testa ne aveva e probabilmente erano tutti rivolti
al modo in cui il suo compagno aveva dovuto far pace con Irina.
Quando
tornò non era eccessivamente tardi ma era trascorso esattamente il
tempo che serviva per quel genere di cose e non ci volle un genio per
vedere nel suo sguardo di scuse silenziose esattamente ciò che aveva
appena fatto con lei.
Ricardo
sospirò scontento ma scuotendo la testa impercettibilmente gli fece
capire che ora non era il momento di affrontare il discorso e fare
nulla.
Raggiuntolo,
quindi, si trovò implicitamente obbligato a fare l’unica cosa che a
quel punto poteva e scusandosi con Caroline per la serata finita male,
si prese il figlio in braccio che cominciando a fare la sirena
piangente per essere separato troppo presto dal suo amico, assordò
tutto rendendo impossibile una fine giornata peggiore di quella!
Rimasti
soli, la donna carezzò dolcemente Ricardo sulla spalla vedendolo
amareggiato e capendo che doveva esserci rimasto male per la presa di
posizione del suo amico, disse calma:
-
Vedrai che avrete modo di chiarirvi, domani cercherò di portare un po’
via Irina, ok? -
Il
ragazzo però non sapeva quanto buona fosse come idea, non riusciva
proprio più a capire cos’altro oltre a porre fine in anticipo a quella
vacanza terribile sarebbe potuto servire.
Quella
notte Ricardo rimase a girarsi e rigirarsi nel letto e solo quando
Isabella si svegliò piangendo capì che la propria inquietudine doveva
averla disturbata, fu così che decise saggiamente di alzarsi e andare
in terrazzo.
L’aria
fresca estiva della notte lo carezzò e sospirando si sedette in una
delle sdraie rivolte verso l’esterno. Con le dita incrociate dietro la
nuca si perse ad osservare il cielo stellato nella speranza che
quell’immensità lo ridimensionasse di nuovo ridandogli la pace persa.
Sapeva
che Irina non aveva torto a fargli quella guerra ed era proprio questo
che lo faceva stare male, non avrebbe mai smesso di sentirsi la persona
peggiore del mondo ma la propria felicità e quella di Cristiano, la
persona che amava con tutto sé stesso, non poteva valere più di quella
degli altri, era giunto a quella conclusione dopo tutte le volte che
aveva cercato di fare la cosa giusta. Una conclusione poco altruista ma
di pura sopravvivenza ed estremamente realista.
Erano
loro quelli che dovevano vivere la loro vita, non gli altri.
Semplicemente.
Ma
non passava giorno che non chiedesse perdono a Dio e non pregasse di
poter fare pace con sé stesso per ciò che faceva, si biasimava ora dopo
ora, qualunque cosa facesse, anche solo il pensare a Cristiano al posto
di Caroline lo faceva stare male ma non ne poteva fare a meno, era la
sua natura, era lui stesso, non si poteva andare contro sé stessi senza
morirne e non era giusto nemmeno quello.
Immerso
in quei pensieri un po’ ritrovò la propria calma ma sapeva che se Irina
il giorno dopo avrebbe ricominciato su quella via, poi l’avrebbe
demolita e non si sarebbe potuto fermare per niente al mondo, nemmeno
per tutto l’amore che aveva per Dio.
Certi
segni nessuno poteva passarli.
Ad
interromperlo arrivò un silenzioso ed ancora scosso Cristiano che,
nella camera accanto, era stato altrettanto incapace di dormire senza
prima parlare e chiarire con Ricardo.
Si
sedette nella sdraia accanto e guardando a sua volta il cielo per
qualche istante, cominciò subito a sentirsi meglio anche solo per il
fatto di essere lì con lui, da soli e tranquilli.
Dopo
un po’ cominciò in dialetto portoghese stretto in modo da non farsi
capire da alcuna spia improvvisata -leggasi Irina.-
-
Mi dispiace, lo sai… speravo non succedesse ma comunque mi aspettavo
che lei alla fine esagerasse… quello che non mi aspettavo era la tua
reazione! - Disse infatti sincero. Sulla conclusione preferì guardare
il suo compagno, il suo profilo rilassato subì una contrazione e capì
che era turbato a sua volta di come si era comportato.
-
Fa più male a me, credimi, averla trattata così. - Ed era vero perché
c’era molto di più di quello che era apparso, non solo gelosia
vicendevole ma anche la consapevolezza che lei aveva ragione e che
erano loro quelli in torto. Come poteva trattarla così nonostante
quello?
Cristiano
vedendolo sofferente, anche se in modo contenuto, gli prese la mano
nella speranza che nessuno arrivasse a disturbarli proprio in quel
momento. Sapeva di non poter andare oltre, ma almeno a quello sì.
Ricardo se la lasciò prendere quindi l’ascoltò bisognoso di sentirselo
dire:
-
Non è nemmeno giusto farsi calpestare e sopportare l’insopportabile
perché si è in torto. Non è una situazione facile, è vero, e sbagliamo
consapevoli di sbagliare, inganniamo consapevoli di ingannare e non
possiamo avere pretese di essere lasciati in pace e di vivere come
vogliamo la nostra vita privata. Però c’è la dignità personale, è
giusto farsi valere e non lasciarsi calpestare. Si chiama orgoglio,
sopravvivenza o mettila come vuoi, io la chiamo voler essere felici. È
tanto sbagliato? - Ricardo tornò a respirare solo in quel momento e
sentendo la sua sicurezza, i propri vacillamenti svanirono, tornò fermo
come l’altro e stringendo la presa della sua mano, lo guardò grato sia
delle parole che del fatto stesso di esserci ancora una volta proprio
nel momento in cui aveva avuto bisogno.
Il
suo piccolo sorriso fu una vaga ombra del suo solito ma a Cristiano
bastò e portandosi la mano alle labbra gliela baciò volendo poter fare
molto altro.
-
E’ tutto sbagliato, Cris, tutto. E giorno dopo giorno me ne rendo conto
sempre più, però mi rendo conto anche di un altro fatto che si rafforza
sempre più. Non ho mai amato tanto qualcuno più di questo momento e mi
dispiace, mi dispiace davvero per tutti quelli che inganniamo, feriamo
e tradiamo e per Dio sopra ogni cosa, ma non posso cambiare questo
fatto. - Con gli occhi allacciati che brillarono nello stesso modo,
carichi di emozione, i due rimasero a contemplarsi dispiaciuti di non
poter andare oltre quel piccolo contatto, consapevoli che se non
avessero trovato il modo di allentare la situazione con Irina le cosa
sarebbero peggiorate ancor di più.
Pensandoci,
Ricardo gli chiese cosa le avesse detto e come avesse risolto,
Cristiano allora rispose sorvolando sul lato fisico della soluzione.
-
Gli ho detto che tu sei il mio migliore amico e che non potevo
schierarmi da nessuna parte, perché con lei ci sono fidanzato ma con te
vivo gran parte delle mie giornate perché siamo compagni di squadra e
facciamo un sacco di cose insieme. Quindi che mi trovo preso in mezzo
ma che non voglio passare per quello che sta da una o dall’altra parte.
Il resto l’ho risolto a fatti. - Disse esplicito facendo storcere la
bocca a Ricardo che tornò a guardare in alto, il cielo. Trovò qualche
costellazione e calmandosi di nuovo fu davanti ad una stella cadente
che attraversò velocissima il manto blu scuro, che trovò la soluzione
definitiva.
Fu
come un’illuminazione vera e propria portata dall’alto e per tale la
prese comunicandola subito con calma e fermezza, quasi che fosse una
specie di imposizione ma non gelida e furiosa come prima, bensì di chi
sapeva, sapeva profondamente, che a quel punto quella era l’unica
soluzione.
L’accettò
per questo, perché la prese come un messaggio vero e proprio.
-
Secondo me dovresti chiederle di sposarti. - Come lo disse lo guardò e
Cristiano sgranando gli occhi sorpreso si tese pensando che fosse di
nuovo impazzito. Quando vide quella seria convinzione irremovibile
nello sguardo, capì che quello sarebbe stato esattamente ciò che
avrebbe finito per fare, con o senza volerlo davvero.
-
Come diavolo ti viene in mente? Non voglio sposarmi e soprattutto
sposare lei! - Sbottò pensando che aveva scelto Irina proprio perché
con lei poteva fare il gioco che stava facendo per poter stare con
Ricardo.
Il
brasiliano rimase fermo nella propria posizione e raddrizzandosi sulla
sedia si tese verso di lui per guardarlo meglio in viso e farsi
ascoltare.
-
Senti, è la cosa più logica e intelligente. L’unico modo per
deragliarla. La smetterebbe di certo di sospettare di noi. Ora
qualunque cosa tu dica e faccia non la convinci ma se le chiedi di
sposarla, e poi lo fai davvero, è diverso, fa marcia indietro e
possiamo vivere entrambi davvero sullo stesso piano come è giusto che
sia nell’errore che compiamo e proseguire serenamente senza la paura di
essere scoperti davvero da lei che ci sta dietro come un detective! -
Più
lo sentiva più si rendeva conto che aveva ragione, di conseguenza non
poteva che arricciare la bocca infantilmente nell’arrendersi a lui
ancora una volta.
Quel
ragazzo stava tirando fuori tanti di quei lati di sé da lasciarlo
sbalordito. Prima lo comandava, poi lo convinceva a fare ciò che voleva
ed il bello era che gli piaceva più di prima, la dinamica che si era
instaurata fra loro.
Avere
il completo controllo della situazione era meraviglioso ma vedere come
guidava lui era oltremodo splendido ed eccitante.
Fu
così che per un momento si immaginò a fare il passivo con lui e ci
riuscì benissimo. Fino a quel momento era sempre stato un’idea assurda
ed impossibile ma ormai di minuto in minuto diventava sempre più
plausibile e non solo.
La
voleva proprio.
Guardandolo
allora sul finale con un’aria strana, rispose arrendevole:
-
Immagino tu abbia ragione… - Che sembrò più un ’vedrai cosa ti faccio
provare appena riesco’.
Anche
Ricardo la percepì così ed infatti si interdisse a questo suo strano
accondiscendere così facilmente. Captò immediatamente qualcosa di
diverso dietro a quella frase e se la tenne stretta compiaciuto
comunque, di qualunque cosa fosse.
Sebbene
in Cristiano si fosse rafforzato enormemente la consapevolezza che era
mille volte meglio non avere Ricardo contro, un Ricardo lucido ed in sé
e non preso da depressioni di mezzo, il mattino giunse come un fulmine
a ciel sereno.
La
testa di Cristiano, per quanto fosse impegnata a pensare al discorso
del matrimonio con Irina, non si staccò mai da suo figlio il quale,
sveglio di buon mattino, cominciò subito ad innervosirsi come se
cogliesse nell’aria qualcosa di strano fra suo padre e la sua fidanzata.
Irina
era molto nervosa; anche se la sera aveva avuto Cristiano tutto per sé
e l’aveva convinta a calmarsi, il problema rimaneva, ovvero la sua
convinzione che lui e Ricardo se la facessero insieme… di conseguenza
era come una pentola a pressione appena esplosa che rischiava di
tornare a fare la stessa cosa poiché il coperchio non era veramente
saltato via.
C’era
ancora il discorso principale da affrontare, il suo presunto -ed
effettivo- tradimento e lei ormai non riusciva più a trattenersi.
Vedendo
cosa era successo quando aveva cercato di arrivarci per vie traverse,
ovvero minando Ricardo in ogni modo conosciuto per cercare di farlo
andar via, intenzionata a non tornare in una discussione così
inquietante con lui di cui il livello era molto al di sopra delle sue
possibilità più terrene e pratiche, capì che o ne avrebbe parlato con
Cristiano in via diretta oppure li avrebbe spiati per accertarsene e
trovare una soluzione finale.
Il
suo livello di non sopportazione, dunque, raggiunse picchi troppo
elevati e mano a mano che questo accadeva, Cris J diventava sempre più
intrattabile.
Era
nel letto dove Cristiano lo stava cambiando, quando le disse di
calmarsi perché così suo figlio diventava matto.
Irina
in risposta sbatté sulla toeletta del bagno il proprio beauty facendo
cadere un paio di cosmetici che fecero un gran fracasso.
Il
piccolo cominciò a piangere ed il grande ad alzare la voce esasperato,
non la sopportava più:
-
Se non la pianti giuro che ti mollo, non si può andare avanti così! -
Sbottò senza controllarsi rendendosi conto che il piano era esattamente
il contrario!
Ricardo
poteva avere ragione, ma la principessina isterica e viziata ora lo
stava facendo uscire di testa, altro che sposarla!
Irina
allora si precipitò in camera lì da lui e gridando altrettanto furiosa,
lasciò andare tutto quello che le passava per la testa senza riuscire a
resistere più.
-
Fallo! Fallo puro, stronzo, ma almeno dillo che lo fai per quello di là
e non perché io non ho un buon carattere! Figlio di puttana! -
Cristiano
avrebbe voluto prenderla per il collo all’insulto che non poteva
sopportare, ma alzandosi di scatto verso di lei si fermò per il resto
di ciò che aveva detto…
In
realtà aveva ragione e non poteva avere la faccia tosta di dirle che
aveva le visioni e farla passare per idiota, non lo era. Di fatto era
l’unica che l’aveva capito.
Però
infiammandosi ugualmente continuò a discutere gridando per sovrastare
le urla di suo figlio che, nel letto, si agitava sempre più.
Forse
un po’ troppo.
-
Ah, finalmente tiri via la maschera! È questo che pensi, è per questo
che dai così contro a Riky e che lo esasperi a quel modo! Brava, invece
di venire a parlarne subito con me appena ti è venuto il dubbio tu ti
comporti così mettendoci di mezzo qualcuno che non c’entra! -
-
NON C’ENTRA?! NON C’ENTRA?! QUELLO LA’ TI SCOPA E NON C’ENTRA?! -
Cristiano sgranò gli occhi e col sangue che andava alla testa riuscì
appena ad ammonirla per il linguaggio che, facendolo nel girarsi, la
voce gli morì in gola.
- E
PIANTALA DI PARLARE COSI’ CHE C’E’ MIO F… - Quando lo guardò fece in
tempo solo per vedere che, agitandosi come un matto sul letto, gridando
e piangendo, cadeva giù come una palla di piombo.
Non
fece in tempo a prenderlo poiché il bimbo fu più veloce e quando andò
giù di testa le urla si quietarono dopo il botto.
Ci
fu un momento di gelo e quando Cristiano ed Irina si chinarono insieme
per vedere del piccolo, lo videro a terra privo di sensi dopo aver
sbattuto male la testa.
-
Ha preso il comodino. Ha preso il cazzo di comodino! Ha preso il cazzo
di comodino di merda! - Cominciò Cristiano sempre più agitato e nel
panico. Irina impietrita si zittì e rimase immobile e mentre lui
prendeva il figlio tremando dalla paura, cominciò a chiamarlo sempre
più forte, quindi vedendo che manteneva gli occhi chiusi vide
sull’attaccatura dei capelli della fronte un rivoletto di sangue che
gli usciva.
Lì
lui andò completamente fuori di testa e sentendosi morire per un
momento perse contatto con sé e con la realtà, fu così che nel cercare
di capire cosa fare, mentre continuava a chiamarlo incapace di fare
qualsiasi altra cosa logica e razionale ed utile, si trovò ad uscire
dalla camera per precipitarsi in quella accanto.
Quando
Caroline gli aprì lui non la vide nemmeno, passò subito oltre con Irina
dietro che lo seguiva spaventata.
Cristiano
andò diretto da Ricardo in bagno col figlio e mostrandogli Cris J
cominciò a parlare a macchinetta, confuso e sconnesso.
Ricardo
capì subito la situazione anche senza captare precisamente le parole
del suo compagno, quindi prendendo il bambino in braccio lo adagiò nel
letto e guardando sua moglie le indicò di chiamare subito i soccorsi.
-
Da dove è caduto? - Chiese subito con fredda praticità mentre cercava
di scostargli delicatamente i capelli neri e ricci per vedere la
ferita. Non sembrava grande e profonda.
-
D-d-dal letto m-ma ha s-sbattuto la t-testa s-sul comodino! - Riuscì a
dire Cristiano cercando di non diventare più isterico di quanto non
fosse già.
Era
tragico, per lui, quello era suo figlio ed era caduto mentre litigava
con la sua ragazza. Peggio di così non poteva essere, per lui, e
sentendosi in colpa e responsabile si aggrappò al braccio di Ricardo
chiedendogli cosa avesse, cosa fare e perché non si svegliava.
L’altro
allora dovette mollare il piccolo che continuava a stare svenuto e
prendendo Cristiano per le braccia lo guardò da vicino con fermezza e
sicurezza.
-
Cris, calmati, ha preso una brutta botta ed il sangue fa più scena che
altro, Luca cade di continuo, ai bambini succede, non prenderla così.
Vedrai che ora si sveglia ma non devi fare così perché altrimenti
quando apre gli occhi per lui sarà ancora più traumatico! -
Cristiano
allora riuscì a calmarsi solo nei suoi occhi certi e convinti, quindi
mordendosi il labbro smise di vomitare preoccupazioni e panico e
fissando di nuovo il figlio gli prese la manina fra le sue portandosela
alle labbra.
Sapeva
di non aver mai passato momenti peggiori e credendo fermamente che se
non avesse riaperto gli occhi sarebbe potuto morire, la certezza
assoluta di questo, capì di non essere pronto al ruolo che cercava di
ricoprire da un anno, ormai.
Fare
il padre era la cosa più difficile che gli fosse mai successa e solo
quando sentì la mano di Ricardo posarsi con dolcezza sulla sua schiena
trovò un po’ di vaga pace, giusto quella che gli permise di non
impazzire sul momento.
Quando
Cris J riaprì gli occhietti confusi e velati, l’altro credette di
essere catapultato in Cielo e sospirando ritrovò tutti i venti anni
persi in una volta, infatti accasciando la testa sul suo pancino lasciò
che le lacrime uscissero per la tensione sciolta.
-
Eccolo qua il piccolo guerriero… adesso in ospedale te lo rimettono
definitivamente in piedi, va bene? - Disse Ricardo sorridendo
prontamente, carezzandogli leggerissimo la testa, sia al padre che al
figlio.
Le
due donne che avevano assistito alla scena ammutolite non poterono che
sorprendersi per la prontezza e la fermezza con cui aveva gestito
Ricardo la situazione ma anche il modo in cui era riuscito a calmare
Cristiano. E non solo. Anche per il fatto che fosse andato da lui
diretto sapendo che avrebbe potuto placarlo e aiutarlo in qualche modo,
le aveva colpite.
Caroline
si rispose che era per un fattore di fede, Ricardo avendone una così
grande aveva intorno a sé un alone di pace e serenità che riusciva a
trasmettere per natura a tutti quelli che lo circondavano e che quindi
lo cercavano nei momenti più disparati, Irina invece cominciò
seriamente a vacillare. Vacillare nel senso che ormai si era trovata a
chiedersi se non fosse quella la prova più grande di tutte di ciò che
li legava e se lei, a quel punto, non fosse quella di troppo.
Ammutolita,
non sapendo cosa fare, dire e nemmeno pensare, decise che non avrebbe
fatto niente, per il momento, nella speranza che dopo, con calma e
lucidità, avrebbe visto la strada da percorrere che ora appariva piena
di nebbia.
Ricardo,
dal canto suo, avendo ragionato per priorità immediate si era
comportato nell’unico modo possibile per aiutare la persona che amava e
che stava male, non avendo idea che la parte più dura sarebbe arrivata
solo dopo.
Sull’ambulanza
ci salì solo Cristiano ma nel chiudere le porte i suoi occhi
supplichevoli senza filtri di alcun tipo si soffermarono fino
all’ultimo su quelli calmi e dispiaciuti di Ricardo in una richiesta
implicita di avere lui accanto e non Irina.
Lei
notandolo capì con certezza che qualunque rapporto fosse quello che li
legava, se veramente amore, solo un qualcosa di fisico o magari davvero
solo una forte amicizia, comunque non ci si poteva mettere in mezzo.
Dunque a quel punto le rimase solo sperare che fosse l’ultima delle tre
possibilità e non la prima.
Caroline
capendo il bisogno di Cristiano di avere qualcuno di consistente
accanto, qualcuno che riuscisse a calmarlo, sostenerlo e dargli delle
risposte più profonde di quelle circostanziali che Irina avrebbe potuto
dargli, e vedendo lei stessa in crisi, decise di prendere in mano la
situazione e indicando a Ricardo di andare in ospedale a raggiungere il
suo amico, si prese Irina sotto braccio e se la portò in camera con
Luca che le andava dietro attaccato alla sua gamba e col dito in bocca
ed Isabella nell‘altro braccio.
In
camera dopo aver messo Isabella nel box a giocare, si prese Luca in
braccio per tranquillizzarlo, si vedeva che era preoccupato per il suo
amico e non avendo capito bene di cosa si era trattato, gliene aveva
dovuto parlare per spiegare in parole semplici l’accaduto, poi vedendo
Irina giustamente pensierosa e preoccupata per cose molto più
complicate di quanto non apparissero, Caroline decise di parlare anche
a lei con la stessa dolcezza e prendendole la mano come avrebbe potuto
fare con una sua cara amica, provò a spiegarle quello che secondo lei
stava succedendo fra Cristiano e Ricardo, cosa fin troppo evidente per
essere ignorata e messa da parte.
-
Non è una questione di amore o attrazione o qualunque altra cosa tu
abbia in mente per fare questa guerra a quei due poveri ragazzi. È
semplicemente che ad un certo punto si supera la fase uno e si passa
alla due, la due è quella della spiritualità, si cerca qualcosa di più
dell’amore fisico e pratico, si cerca qualcosa di più grande ed
interiore. Ricardo ha quel tipo di interiorità grazie alla sua fede e
non tutti la devono avere, non come ce l’abbiamo noi, però sia che tu
creda in Dio o no, prima o poi il bisogno di credere comunque in
qualcosa arriva, quel bisogno di spiritualità, di caldo interiore. Cris
l’ha trovata inconsciamente in lui che è solo un suo caro amico, ma non
devi sottovalutare l’amicizia, è un sentimento anche più forte
dell’amore, più puro perché non si spegne mai e non vuole niente in
cambio. -
Irina
a quelle parole si calmò, fu come se finalmente capisse quel che non
era mai riuscita a comprendere e riflettendo sul proprio comportamento
di quei giorni che aveva portato all’esasperazione sia uno che l’altro,
si rese conto che se qualcuno si fosse preso la briga di spiegarle
prima certe cose, forse non avrebbe fatto alcun danno.
-
Dovrò scusarmi… - Mormorò facendo sorridere radiosa Caroline mentre le
stringeva ulteriormente la mano provocandole una piacevole scarica
elettrica che la riscaldò immediatamente.
Fu
allora che capì meglio il famoso rapporto di Cristiano e Ricardo che
l’aveva tanto mandata in confusione.