Tutto
ciò l'ho scritto l'anno scorso...
NOTE: L’idea mi è venuta guardando il Milan giocare. Dovete sapere che
io sono un’accanita milanista e quando guarda una sua partita divento
un diavolo… al che mia sorella ha detto: ma ti immagini cosa deve
essere Mourinho guardarsi una partita dell’Inter, posto che se può le
segue? (lui è risaputo accanito interista) Al dunque io ho risposto: ma
anche Riky segue il Milan… e così ci è venuta l’idea malata: cosa
devono essere quei due a guardarsi un derby insieme? Entrambi tifano
per le loro ex squadre, peccato che siano totalmente diversi… figurarsi
se Cris si fiderebbe di lasciare il suo ammmore da solo con quel
cattivone! Si sorbirebbe una partita di cui non gliene frega un cavolo
solo per fargli da guardia del corpo. Le scene che mi immaginavo erano
deliranti e le ho scritte. Solo che poi mi son fatta prendere la mano,
ricordando l’ultima volta che li avevo messi da soli in una stanza. La
porcata finale è venuta spontanea ma naturalmente se a qualcuno dà
fastidio può evitarla, suggerirei comunque di farsi quattro risate con
la prima parte, quando guardano la partita. Ho fatto anche accenni ad
altre coppie, come IbraXPato ed inserito un certo Pep (avete capito di
chi si tratta?) nella vita segreta di José… che altro dire?
Buon
delirio!
Baci
Akane
PS:
il derby in questione non è ancora avvenuto, parlo del prossimo, ovvero
il primo di campionato 2011/2012. Dunque non so se gli allenatori ed i
giocatori saranno sempre invariati, io do per scontato di sì. Spero.
DERBY
Che
non gli paresse una buona idea era evidente, il motivo un po’ meno,
eppure lo sapeva, in qualche modo l’aveva capito perché non andava
bene.
Ad
illuminarlo poi era arrivato il saggio Iker che evidentemente sapeva
davvero tutto di tutti in quanto capitano.
Alla
notizia che José e Ricardo avrebbero guardato il derby milanese,
Cristiano aveva presto detto col suo solito tatto:
-
Che cazzo me ne fotte a me di quella partita?! Guardatevela! - Ma
subito un campanello d’allarme aveva cominciato a suonare.
Bè,
un‘orchestra, in realtà.
Sembrava
gli dicesse ‘razza di coglione, così te la cerchi!’… ma non aveva
proprio capito come.
Poi
il cielo aveva mandato un angelo saggio di nome Iker il cui nome in
codice probabilmente era Gabriele, il Santo messaggero di Dio.
Stringendogli
la spalla gli aveva detto ghignando:
- E
lasci il lupo nelle mani dell’agnello in una partita dove sono
emotivamente coinvolti? Vuoi che lo uccida se si azzarda ad esultare ad
una bella azione della sua squadra? - Non serviva specificare nomi e
cognomi, era evidente chi era il lupo assassino e chi il povero agnello.
Cris
aveva sgranato gli occhi carico di allarme:
-
Quello esulterà di sicuro! È geneticamente incapace di non partecipare
attivamente a qualcosa che gli sta a cuore! -
Iker
allora aveva rincarato la dose:
- E
considera che il mister è l’interista più accanito di questo mondo.
Tanto Riky è milanista, quanto lui interista. Peccato che fra i due c’è
una certa differenza… -
-
Sì, di ferocia! - Aveva concluso Cris pallido come un cadavere all’idea
della fine che il suo amore avrebbe potuto fare nelle mani di quel
bruto. - No cazzo, non li posso lasciare soli! José se lo mangerà in
padella dopo averlo fatto a pezzi e condito con abbondante peperoncino!
- Modo fantasioso e colorito di dire che ci sarebbe andato pesante.
Iker
allora lo lasciò andare ridendo divertito nel guardarlo correre come
una scheggia verso il luogo di ritrovo dei due accaniti milanesi
d’adozione.
José
naturalmente quando faceva qualcosa la faceva in grande e a poco
valevano i divieti.
Non
aveva effettivamente chiesto alcun permesso, si era semplicemente
appropriato della sala video della sede del Real Madrid, la società
naturalmente chiusa e deserta a quell’ora vantava di una serie
pressoché infinite di sale, fra cui anche quella video dove radunava i
ragazzi per le lezioni tattiche o per obbligarli a guardare qualche
partita particolarmente importante che dovevano vedere.
Quella
sera il derby milanese detto della Madonnina non era per la disputa di
un titolo importante, era semplicemente il primo di campionato, ma
siccome gli altri dell’anno precedente non erano riusciti a guardarseli
poiché in piena partita, quella volta che era capitato casualmente in
un momento libero si erano decisi ad ammirare le loro squadre del cuore.
Il
Milan e l’Inter.
Ricardo
accanito eterno milanista mentre José altrettanto accanito eterno
interista, entrambi avevano sempre continuato a seguire le vicende
delle loro vecchie squadre ed il fatto era principalmente uno: avevano
un concetto diverso di essere accaniti tifosi e non c’era certo bisogno
di andare nei dettagli.
Bastava
ricordarsi come uno giocava una partita -nel modo più tranquillo e
corretto possibile- e come l’altro la seguiva da bordo campo
-sbraitando, insultando e facendo il pazzo fino a farsi espellere se
necessario-
Quando
Cristiano arrivò, la partita non era ancora iniziata ma stavano
guardando le formazioni e non lo calcolarono nemmeno di striscio, presi
com’erano dal commentare le scelte degli allenatori, Allegri e
Leonardo.
Poi
il discorso si era presto ampliato…
-
Ma conosco Leonardo meglio di chiunque altro, vedrai che ha pensato a
qualcosa di diverso per questa partita! - Stava dicendo Ricardo preso e
preoccupato prima ancora di sentire il fischio d’inizio.
-
Leonardo lo conosco anche io, se permetti, e ti ricordo che lui non li
ha mai azzeccati i derby! Bisogna sperare nella forma dei giocatori! -
Aveva risposto José anch’egli coinvolto da quel dialogo. Ricardo lo
guardò inorridito:
-
Ma non tifava Inter? -
-
Oh diavolo bestia, Riky, stiamo guardando un derby, dammi del tu! -
Sbottò secco l’uomo più grande. Poi aveva aggiunto: - Certo che tifo
Inter e Leo mi piace, l’ho sempre detto, dà molta importanza al
motivare i giocatori come faccio io, cosa che non tutti fanno e
soprattutto sanno fare. Lui sì. Ma il suo problema è obiettivo: non
azzecca i derby! - Ricardo rimase perplesso, seduto accanto a lui, ad
ascoltarlo.
-
Certo a me questo discorso piace, va a favore del Milan, ma non mi
piace che si parli male di Leo! - Ricardo infatti era estremamente
affezionato al suo vecchio allenatore. Per anni era stato il vice, era
stato lui a scoprirlo e a suggerire alla società di acquistarlo, quando
era poco più che bambino. Poi quando se ne era andato l’altro era stato
nominato primo allenatore, solo che al suo termine era stato anche
mandato via ingiustamente, a sua detta.
-
Ma finiscila, io dico la verità! Non è un insulto, continua a piacermi,
solo che ha dei limiti, tutti li hanno! -
-
Anche tu? - Chiese Riky che cominciava sorprendentemente a scaldarsi.
José ghignò e gli lanciò un’occhiata poco raccomandabile:
-
Vuoi davvero che ti risponda? - E sembrava quanto mai allusivo.
-
Forse è meglio di no. - Fin lì ci arrivava, non arrivava al motivo di
quello sguardo eccessivamente marcato. - E di Allegri cosa pensi? -
Tornò così a guardare il grande schermo sul muro, l’unica fonte
luminosa della stanza buia piena di comode sedie imbottite e vuote.
Sembrava una specie di auditorium con file e file vuote abitate da due
sole persone. Ed una terza dietro incuriosita dai discorsi, ancora in
silenzio.
-
Massimiliano Allegri è difficile da inquadrare, a volte fa le scelte
più giuste che ci siano e ci prende su tutto, formazioni, tattiche,
schemi… tutto… altre invece canna alla grande ma in un modo idiota ed
ingenuo. Però non saprei dire, questo anno è decisivo. Lo scorso è
stato molto bravo, gliene do atto. Però il più grande nemico del Milan
è proprio il Milan, questo io l’ho sempre detto. Nessuno lo batte, è
lui che perde. A meno che l’inter non si metta a giocare a calcio
seriamente come sa! -
-
Come quando l’allenavi tu! - Fece Ricardo ridacchiando per metterlo
alla prova, un po’ contento delle sue parole ed un po’ interdetto.
A
quello José lo cinse entusiasta col braccio e lo strinse a sé ridendo:
-
Ti amo! - Lo disse di slancio e senza nemmeno pensarci, come un
ringraziamento per quella specie di ammissione e complimento. Ricardo
rise e si lasciò fare divertito e proprio allora una tossita brusca
esattamente dietro di loro li interruppe facendoli saltare sul posto
spaventati.
Quando
si girarono la luce dello schermo a qualche metro da loro illuminava la
faccia tetra di Cristiano che li fissava probabilmente da un bel po’.
-
Cris, che ci fai qua? - Chiese con una carriola di ingenuità che fece
scoppiare a ridere José che esclamò:
-
La guardia del corpo! - L’altro non lo negò, infatti si limitò a
ringhiare.
-
Ma Cris, non serviva, cosa vuoi che mi faccia? Cioè, è solo una
partita… insomma, siamo adulti, non ci ammazzeremo solo perché ognuno
tifa per quella avversaria. No? - Ma dovette chiedere conferma poiché
improvvisamente tutta la sua sicurezza era crollata in un istante.
Spostando i suoi grandi occhi espressivi e supplichevoli sullo sguardo
deciso e ridente di José, lo vide più accattivante che mai e capì che
aveva fatto bene a vacillare…
-
Tu dici? - Disse infatti José. Riky ingoiò a vuoto. Cris sbuffò
seccato:
-
Lui civile nel guardare la partita di una squadra a cui tiene? Ma
scherzi? Come minimo ti divora se osi fare mezzo complimento al tuo
Milan, e poi se non ti ammazza perché sei dolce e buono, ti mangia
proprio per questo! - Ragionamento contorto eppure davvero chiaro.
José
rise divertito alla sua uscita e ancora di più allo sguardo
interrogativo del brasiliano che sembrava non capire, così Cris si
alzò, si appoggiò alle loro spalle e ordinando: - Fatemi posto! - saltò
da dietro ad avanti atterrando proprio fra i due.
Riky
continuò a non comprendere ma si fece in là ed il suo ragazzo si
sedette impossessandosi della sua birra non ancora toccata. Accomodato
nel sedile fra i due uomini, fissò lo schermo come se fosse un nemico
atroce ed evitò con cura l’uomo alla sua destra. Non gli rimaneva che
prepararsi a due lunghissime ore atroci!
-
Ancora non capisco, a te del Milan e dell’Inter non importa niente… il
mister non mi ammazzava, anche se è passionale nel seguire le partite
che gli interessano… - Commentò Riky sul fischio d’inizio.
José
sbuffò:
-
Piantala, sei proprio ritardato! Teme che ti torca il collo o che ti
salti addosso! Cose che potrebbero tranquillamente accadere entrambe! -
Cris
lanciò il primo sguardo truce e sbieco sul coach che ghignò divertito e
non aggiunse altro preferendo per il momento concentrarsi sulla partita
piuttosto che su quei due fenomeni da palcoscenico!
- E
comunque se non segna subito, il Milan non segna più! - Asserì José
tornando alla partita con una concentrazione quasi malvagia. Ben presto
si sarebbe sentito in campo a dare indicazioni ai suoi ex ragazzi.
-
E’ vero, su questo ne do atto. Se non altro poi soffre molto di più, ma
è probabile che comunque si riprenda in extremis con l’uomo dell’ultimo
minuto. - Replicò Riky di nuovo preso dal discorso principale della
serata.
- E
chi sarebbe? - Chiese Cris interessato a questo fantomatico giocatore
miracoloso, visto che era capace di sentirsi in rivalità anche in una
situazione simile.
-
Zlatan! - Fece José senza esitazione concorde con il brasiliano che
annuì e proseguì.
-
Ibrahimovich arriva sempre all’ultimo minuto e segna esattamente quando
serve, è a lui che dobbiamo lo scudetto dell’anno scorso perché in
tutta la prima parte del campionato Alexandre è stato pressoché
inutilizzabile e tutti gli altri non entravano in partita, quindi Ibra
praticamente si prendeva la squadra in spalla e la portava da solo alla
vittoria. Ci credo che poi si è stancato e non è più riuscito a
mantenere un ritmo simile anche nella seconda parte. -
José
inorgoglito di colui che reputava il suo giocatore migliore nell’arco
della sua carriera di allenatore, partecipò volentieri al discorso
parlando con cognizione di causa:
-
E’ sempre il giocatore chiave, non utilizzarlo è da idioti. - Frecciata
ad Allegri verso il ritorno di semifinale di Coppa Italia dell’anno
passato, quando aveva pensato bene di mettere Ibrahimovich solo a venti
minuti dalla fine del secondo tempo, quando ormai era troppo tardi. Ed
avevano così perso. - Anche se di solito gli ci vuole un po’ per
entrare in partita, è difficile che sia il primo a segnare. Ormai il
loro metodo di gioco è quello. Entrare subito in gioco e segnare nei
primi minuti per rompere il ritmo agli avversari e tenersi la partita
in mano. Solo che a Zlatan ci vuole un po’ prima di inserirsi. Poi una
volta che è dentro sono cazzi amari! - “In più di un senso!“
Si capiva perfettamente quanto gli piacesse quel ragazzo e quanto lo
ammirasse, a Riky pareva normale mentre a Cris naturalmente no, o
meglio era logico, per lui, cosa intendesse con tutti quei sentiti
complimenti entusiastici al suo vecchio pupillo. Ma ghignetto a parte
si tenne per sé il commento.
-
Alexandre è il tipo che entra subito in partita, invece. - Intervenne
Riky a favore di quello che invece era il suo preferito. Già dai tempi
in cui avevano giocato insieme al Milan, i due si erano trovati subito
e questo venne colto al volo sempre da Cris che pareva non avere
passatempi migliori di questo.
Lo
sguardo fu quantomeno assassino.
-
Alexandre chi? - Chiese subito sostenuto chiaramente geloso.
-
Pato, cinghiale! Devi conoscere i tuoi rivali anche per nome oltre che
per cognome! - E con rivali intese ogni senso.
Cris
sbuffò seccato:
-
Rivale un paio di palle! - Come se comunque nessuno potesse competere
con lui in nessun campo. Tipico del portoghese pensarla così.
Riky
però non ci stava a lasciare che parlasse male del suo amico, così
riprese la parola:
-
Guardalo giocare e poi mi dirai! - Non che volesse intendere che invece
era più forte di lui, ma per lo meno rivaleggiare sì…
Il
compagno tornò a lanciargli un’occhiata di fuoco mentre José rideva
indecentemente.
- E
comunque mi pare che il tuo Milan ed il tuo Alex non stiano segnando! -
Rimbeccò Cris acido come uno yogurt più geloso di una regina offesa, ma
esattamente nel momento in cui lo disse, al decimo minuto, come di
consueto, proprio Pato infilò la rete con una splendida azione in
combinazione con Ibrahimovich, per l’occasione insieme dal primo
minuto, cosa che non sempre accadeva viste le strane idee
dell’allenatore che evidentemente pensava che quei due non sapessero
collaborare.
Riky
si alzò in piedi esultando esuberante ed allegro come un bambino, la
gioia fatta persona, mentre Cris divenne un’unica pietra onice: nero e
duro, spettacolarmente immusonito.
José
invece avrebbe gradito la scena se non fosse stato così coinvolto, ma
visto che lo era si alzò a sua volta e afferrò istintivamente Riky per
il braccio per farlo smettere di saltellare in quel modo fastidioso:
- E
piantala! - Cris, nonostante ce l’avesse col suo ragazzo per tutte le
lodi a quel milanista brasiliano, agì subito senza ragionarci un
secondo e gli mandò via la mano fulminandolo con due occhi di fuoco.
Non
disse niente ma si guardarono come per uccidersi e si capirono.
Non
sarebbe finita molto bene per nessuno di loro.
-
E’ un classico. Se il Milan segna nei primi minuti vuol dire che è in
forma e che farà un’ottima partita. Vediamo com’è l’Inter! - Un tifoso
accanito normale si sarebbe messo a gridare malvagio:
‘AHAHAHAHAH!
ED ORA QUEGLI INCAPACI SOCCOMBERANNO!’ Ma Riky rimaneva educato in ogni
situazione. Fu così che si salvò la vita.
-
Sì, vediamo se i miei sono in partita, porca puttana! - Grugnì l’uomo
che ormai rimaneva in piedi come anche l’altro che continuava a
saltellare allegro:
-
Hai visto che bell’azione combinata? Ibra e Alex fanno una gran bella
coppia, sul campo! E pensa che tutti dicevano che non si prendevano e
che Allegri non li metteva insieme per questo motivo! Guarda come
collaborano! -
- E
come si scopano! - Esclamò Cris senza inserire il cervello, tanto per
cambiare.
José
gli diede una pestata più che volontaria e il ragazzo si lamentò. - Che
diavolo hai?! - Come se non lo sapesse.
Di
nuovo i due si guardarono sembrando Hitler e Stalin ed ancora
preferirono non dirsi nulla certi che quando avrebbero iniziato sarebbe
stata la fine.
Riky,
intanto, che non aveva notato nulla era tornato seduto sulla sedia, più
tranquillo per quel primo goal del suo amico, speranzoso che
continuassero a giocare ancora così bene.
La
partita proseguì in un equilibrio piuttosto buono durante il quale José
non aveva fatto altro che spostarsi nervoso ed indiavolato da una sedia
all’altra, finendo anche dall’altra parte di Riky e costringendo Cris a
prendersi il proprio ragazzo e a sederselo sulle gambe per proteggerlo
meglio. Il soggetto in questione naturalmente non se ne rese nemmeno
conto, trovandosi solo più comodo di prima e potendo usare le braccia e
le mani del compagno come antistress e stringersele ogni qualvolta che
la situazione sembrava critica.
L’Inter
non giocava male, ma faticava ad inserirsi. Colpa anche della buona
difesa del Milan che non permetteva a nessuno di penetrare come doveva.
-
Dannazione, ci saranno i famosi tre minuti di blackout! - Borbottò fra
i denti nevrotico José: - Il Milan li ha sempre, appena li ha i nostri
devono affondare e approfittarne! - E non finì nemmeno di dirlo, da
bravo chiaroveggente qual era, che la difesa rossonera fece le vallate
e non solo le strade, permettendo ai nerazzurri il pareggio con una
sventola di Pazzini.
Fu
il turno di José di esultare come un matto, saltando ed aggrappandosi
al primo che gli venne sotto mano: un allibito Riky che non credeva ai
suoi occhi, impietrito e agghiacciato.
Fu
un lampo.
Se
lo prese e gli stampò un fulmineo bacio sulle labbra, proprio dopo aver
notato la sua faccetta dolcemente depressa e sconvolta.
Lui
nemmeno se ne accorse e comunque si trattò di un innocente bacio a
stampo.
Ben
Cris però lo notò e contando sull’assenza mentale del suo impune
allenatore lo spinse via con un piede, stringendo a sé il proprio
peluche che ancora inebetito sembrava morto.
-
Adesso si ricomincia! - In quello finì il primo tempo, con José che
ancora camminava su e giù felice ed esaltato come suo solito, Riky
sotto shock che guardava lo schermo non capacitandosene e Cris che
invece demoliva a suon di occhiate il mister, tenendosi stretto il suo
povero cucciolo assente che si lasciava fare come un bambolotto senza
vita.
-
Dai, dai, dai, è solo un pareggio! Ora si riparte! Cosa pensavi, che
non succedesse niente? Povero illuso! MBWAHAHAHAHA! Ora morirai, tu ed
i tuoi adorati vecchi compagni! Annegherete nel mare di merda che vi
lanceremo nel secondo tempo! - Naturalmente lui non sapeva cosa fosse
la diplomazia e l’educazione e nemmeno come non si infierisse sui
feriti, quindi calcò la mano crudelmente, totalmente fuori di sé dalla
gioia.
Poi
cominciò ad elucubrare su cosa avrebbero dovuto fare ora, tipico suo.
Cris
era troppo occupato a tenere lontano José da Riky per tirarlo su di
morale, quindi continuò solo a stringerselo iper protettivo e
possessivo e a sparare raggi laser con gli occhi verso l’altro che
ancora si muoveva come un ossesso.
Il
secondo tempo cominciò e fu dettato da un’aggressività crescente e
tanto lì ingigantiva, tanto José si immedesimava diventando altrettanto
esagerato e violento. Se non il doppio.
Troppo
empatico per guardarsi passivamente una partita simile al di là di un
televisore!
I
falli furono all’ordine dei minuti che passavano e decidere quali erano
da giallo e quali no non era facile, tranne che per José che fosse
stato per lui avrebbe fischiato solo quelli rossoneri e lasciato
correre quelli nerazzurri, ovviamente. Con molta obiettività, a sua
detta.
Arrivò
così il culmine del nervoso in campo con un fallo davvero molto brutto
su Pato, su cui si fiondò istantaneo Ibraihmovich per fare il cavalier
servente e difenderlo a spada tratta.
Mentre
il brasiliano si rotolava sull’erba dolorante, lo svedese si occupava
del principio di quella che pareva essere una rissa storica.
-
Cazzo, quando quell’idiota parte così non c’è niente da fare! Nessuno
riesce a fermarlo! - Esordì José convinto di veder sventolare il rosso
davanti al naso accentuato di Zlatan.
Il
nugolo di giocatori che lo circondavano si alternavano fra i suoi
compagni e gli avversari, ma nessuno era in grado di placare i
principali litiganti: lui, appunto, e Materazzi, i famosi rivali.
Anche
Riky si alzò tenendosi teso le mani sul viso, pregando intensamente che
il Cielo illuminasse quella testa calda e che placasse tutto.
-
Mi ricorda qualcuno! - Fece poi José spalla contro spalla col
brasiliano, facendosi spingere subito dopo da Cris che si era alzato a
sua volta dividendoli. - Sì, tu! - Continuò prendendo la sua
intromissione per un ‘chi, io?’.
-
Io che? - Ma Cris non seguiva minimamente la scena e nemmeno ascoltava
più le cavolate che sparava il suo coach.
-
Tu sei così, parti come un razzo se qualcuno fa ingiustamente male a
Riky. E poi chi ti ferma? -
Ma
il più ingenuo di tutti ci arrivò prima di loro e candidamente disse:
-
Io! - Ed era vero. I due lo guardarono stupiti realizzando che era
vero, bastava che poi Ricardo si rialzasse e lo prendesse per il
braccio portandoselo via che il portoghese infiammabile si calmava
subito.
E
come da copione, nemmeno detto, Pato si rialzò e con un bernoccolo
gigantesco sulla fronte si fece strada con decisione fra il muro di
giocatori prendendo Ibraihmovich per le alte e possenti spalle, quindi
lo strattonò, si mise esattamente avanti a lui abbracciandolo dalla sua
bassa statura e se lo spinse via.
Esattamente
il tipo di scena esplicita ed impossibile da fraintendere.
Proprio
quello che poteva dare il colpo di grazia a José, già immusonito nel
vedere il suo ex giocare così bene nella squadra rivale.
Cris
si mise a ridere piegato in due, sguaiato e fastidioso, Riky invece
sorrise dolcemente capendo perfino lui ciò che ormai non si poteva non
notare.
L’uomo
accanto a loro fissò male prima il più sfacciato poi quello più
angelico e con le connessioni neuronali andate in malora dal decimo
minuto del primo tempo, spinse via Cris e mettendo malamente seduto
Riky se lo baciò e questa volta non si limitò ad un innocente stampo
sulle labbra.
Quella
era proprio vendetta e della peggiore specie!
Cristiano
si rese conto di quello che succedeva addirittura prima del suo
compagno che invece incapace di reagire pareva ancora a San Siro con la
testa, in quella bellissima scena amorevole che si era consumata fra
Alexandre e Zlatan.
Che
non si fosse accorto che la lingua nella sua bocca non era del suo
ragazzo?
Non
perse tempo a chiederselo, Cris come una scheggia si fiondò e spinse
via José.
Ormai
nessuno ricordava più i propri ruoli, ovvero allenatore e giocatori, ma
sembrava tanto un ’tutto ciò che capita’.
Ricardo
rimase con la bocca aperta, totalmente spento ed in blackout a fissare
il vuoto davanti a sé senza vedere nulla, mentre José, per nulla offeso
dal gesto insolente del suo subordinato, rimase seduto a debita
distanza a ridere come un idiota, consapevole di essere il bambino
peggiore quando si disinseriva da solo a quel modo.
Cristiano,
invece, prima arrabbiato e poi preoccupato sventolò la mano davanti al
viso vacuo del compagno, senza risultato, poi cominciò a scuoterlo
violentemente.
-
RIKY, CAZZO! GUARDA CHE CHIUDO QUESTA MERDA DI PARTITA! - Solo a quella
minaccia il ragazzo si svegliò:
-
Il Milan non è una ‘merda’! - Figurarsi se questo poteva migliorare la
situazione. Svegliarsi per difendere una squadra che comunque Cris
considerava in ogni caso sua avversaria tanto quanto quella dell’Inter!
A
questo alzò un braccio e mandandolo a quel paese lo piantò in asso
andandosene come un toro inferocito:
-
Al diavolo, arrangiati! -
Ricardo
ci rimase male, non capendo cosa gli prendesse. L’avrebbe anche seguito
per farci pace se non fosse che proprio nell’alzarsi per rincorrerlo,
il suo adorato Milan segnò.
Ricardo
si fermò improvvisamente e dimenticandosi di tutto, perfino di essere
al mondo, cominciò a saltare sentendosi ad una finale di Champions.
José
cominciò ad imprecare in dialetto usando epiteti davvero coloriti sia
verso chi giocava che per chi tifava ed esattamente in quello si rivide
un lampo riattraversare la stanza e posizionarsi di nuovo fra i due
tifosi, imbronciato e rigido come una roccia ma presente per evitare
certe scenate peggiori. Consapevole che sarebbero potute arrivare,
specie se in sua assenza.
Il
mondo ebbe pietà sia di Ricardo che di Cristiano, mentre per niente di
José che vide la sua squadra perdere beffata da due goal, uno di Pato e
l’altro proprio del suo ex pupillo Ibrahimovich, infatti la nuvola nera
sulla sua testa crebbe a dismisura e fu praticamente terrificante sui
festeggiamenti finali, quando si videro i due eroi dell’incontro
esultare insieme abbracciandosi come una coppietta felice, con
Alexandre a koala su Zlatan e questi che se lo stringeva come non mai,
portandoselo via, negli spogliatoi, proprio così.
Cristiano,
che delicatezza non era nel suo vocabolario, mise il dito nella piaga
visto che le cose le notava dal momento che non era ottuso, e ridendo
malefico disse:
-
Ma che gran bella coppia, quei due, non c’è che dire! Dopotutto una
partita illuminante! Davvero! -
-
Vaffanculo! - Ringhiò José con l’aria più minacciosa di quegli ultimi
tempi, ma soprattutto tetra e lugubre, di chi negli occhi, in fondo ed
in un posto nascosto, aveva una ferita che non pensava si potesse
riaprire così facilmente.
Fortunatamente
Ricardo invece aveva tutto ciò che al suo demenziale compagno mancava,
tatto, diplomazia, delicatezza, dolcezza e sportività, quindi anche se
gli mancava l’acutezza per cogliere certi particolari come i retroscena
fra certi rapporti, arrivava ugualmente nelle mancanze gravi dell’altro
e senza aspettare che la situazione peggiorasse, con segno di grande
maturità si avvicinò al mister e con un sorriso confortevole gli
circondò le spalle col braccio, sedendosi accanto. Strinse la presa con
fermezza e lo guardò gentile:
-
Dai, in fondo non è pari di un soffio… direi che i tuoi hanno giocato
davvero bene. - E nonostante non avesse centrato il punto del suo
pessimo umore, Josè si beò ugualmente delle sue attenzioni, lasciando
che lo coccolasse in quel modo discreto che non dava certamente
fastidio.
Non
importava che non sapesse niente dei suoi retroscena con Zlatan e
nemmeno che non sospettasse niente alla luce di quell’incontro, il suo
gesto e la sua presenza gli stava facendo comunque incredibilmente
bene, tanto che specchiandosi nei suoi occhi neri capì cosa ci voleva
in momenti simili.
Una
presenza capace di scacciare i tristi e dolorosi pensieri del passato,
riemersi inaspettatamente senza previsione alcuna.
José
allora ricambiò lo sguardo con uno meno truce e sforzandosi di apparire
meno cupo, abbozzò ad un vago sorriso di ringraziamento. Un
ringraziamento che Riky non poté capire davvero ma che colse ben
Cristiano accanto a loro diventato improvvisamente serio, ammirato del
buon cuore del suo compagno. Lieto che almeno lui ne avesse uno.
-
Devo fare una telefonata, torno subito! - Dicendo ciò, uscì svelto
prendendo il telefono e varcando la soglia lo si sentì cominciare a
parlare con il misterioso interlocutore: - Pep? Che fai? - Il resto
della conversazione naturalmente non fu udita dai due che rimasero
vicini a guardarsi, con lo sfondo dello schermo che rimandava i momenti
salienti dell’incontro, concentrandosi in particolare sul momento di
tensione fra Ibrahimovich e Materazzi e sul successivo miracolo di Pato
che si era portato via il carro armato.
Ricardo
non ci sarebbe mai arrivato e Cristiano non ci pensò minimamente a
dirgli cosa era chiaro come la luce del sole, era bello vedere come,
senza sapere i dettagli, il suo ragazzo riuscisse a fare la cosa giusta
al momento giusto.
Poi
lo vide sorridere radioso e felice al settimo cielo per la vittoria di
quella che sarebbe sempre stata la sua squadra, fatto che niente
avrebbe potuto cambiare.
Quindi
fece scivolare un braccio intorno alle spalle di Ricardo e sentendolo
accoccolarsi contro, rimase a guardare con lui l’ultimo goal decisivo
dell’asso svedese, conscio che anche se non gli fregava niente, visto
che al suo compagno interessava allora poteva farselo piacere lo stesso.
Quando
José tornò era magicamente rasserenato e sorrideva come se l’Inter non
avesse perso il derby ma soprattutto come se non avesse visto abbracci
dolorosi del terzo tipo. Dall’ingresso della sala vide Cris e Riky
baciarsi sulle immagini pubblicitarie come sfondo dallo schermo gigante
e con un lampo malefico decise che in qualche modo doveva ritrovare
l’autentico buonumore. Si piazzò dunque dietro e accostando il capo fra
i loro che vivevano l’incidente in galleria, veloce prima che potessero
sentire la sua presenza tirò fuori la lingua e leccò laddove le labbra
si univano fondendosi in un tutt’uno erotico ed invitante.
Non
aveva certo quell’idea in testa, anche se magari non l’avrebbe
disdegnata, ma sapeva bene qual era il problema… un problema che si
manifestò subito.
Appena
Riky si accorse di una terza lingua fra loro, si staccò e come punto da
un insetto velenosissimo si allontanò di un sedile, rigido e pallido
come un cencio.
-
Porca puttana, Riky, dopo quello che abbiamo fatto sei così pudico! -
Esclamarono insieme in perfetta sincronia i due portoghesi che poi si
guardarono esprimendo anche il medesimo ghigno sadico e divertito.
Riky
cominciò a negare con la testa come se avesse le convulsioni e al
ricordo della loro notte insieme di oltre un anno prima, andò nel
panico intenzionato a non tornare all’Inferno per una notte in Paradiso.
Dopo
quella volta che avevano fatto sesso tutti insieme si era sentito male
come non mai e a nulla erano valsi i tre orgasmi avuti, tanto meno
l’universo ampio e meraviglioso che aveva scoperto quella notte di
ritiro.
Si
era sentito pessimo ugualmente ed aveva giurato a sé stesso che non
avrebbe mai più ripetuto l’evento. Per nessuna ragione al mondo,
nemmeno se si fossero messi d’impegno entrambi per fargli cambiare idea.
Nemmeno
se… ma quando i due si riavvicinarono languidi a lui rimase
agghiacciato, immobile, incapace di muoversi.
E
come sempre, se dapprincipio partiva tutto come un gioco, poi diventava
di gran lunga qualcosa da desiderare ampiamente, qualcosa che si finiva
per volere con tutti sé stessi.
Qualcosa
in grado di scollegare l’angioletto dalla propria severissima
coscienza.
Del
resto davanti a certe cose c’era poco da fare.
I
ricordi erano la cosa peggiore… stimolati dai giusti input erano capaci
di far tornare indietro nel tempo, prepotentemente, e riaccendere tutti
i vecchi istinti e volontà, così come, in altri casi, riaprire ferite
chiuse e sepolte da anni.
Ma
per tutto c’era sempre un rimedio.
La
sala era ancora buia, illuminata solamente dalla luce dello schermo
gigante che rimandava momenti salienti del derby e interviste varie.
Quindi la penombra creava una certa atmosfera, in tutto quell’enorme
spazio completamente vuoto a loro completa disposizione.
I
sedili imbottiti erano larghi e comodi, sistemati in fila, non erano
divisi dai braccioli. Erano quindi uniti a formare delle specie di
panchine.
Ricardo
che sedendosi un posto più in là si era creduto al sicuro, dovette
ricredersi poiché nel giro di pochi secondi si ritrovò di nuovo
circondato. Uno per lato i due uomini erano tornati a sedersi accanto
con il chiaro intento di tormentarlo ancora un po’.
Non
poteva minimamente capire se scherzassero oppure se facessero sul
serio, per lui qualunque cosa fosse era comunque inappropriata, specie
considerando il posto.
Certamente
era sera ed era tutto deserto, ma era sempre un rischio.
E
comunque non andava bene. Una volta era un’esperienza che si poteva
fare, ma ripeterla significava esagerare e cercarsi la punizione
divina, perché di questo era convinto. Nel tirare troppo la corda poi
finiva per spezzarsi e già aveva faticato moltissimo a non convincersi
che tutti i suoi malori fisici dell’anno passato fossero derivati dalle
punizioni divine per le sue malefatte… ma se ne fossero arrivati altri,
non sarebbe riuscito a non crederlo.
In
mezzo a questi pensieri per lui drammatici, però, non fu in grado di
allontanare di nuovo le loro bocche che si erano chiuse sui suoi lobi,
a richiamare un ricordo tattile chiaro e preciso di circa quattordici
mesi prima.
Quella
volta era cominciata proprio così, sempre per gioco, per farlo
impazzire… solo che poi si erano fatti prendere la mano -letteralmente-
e accarezzandolo non erano più riusciti a fermarsi.
Come
un deja-vu, tutto ricominciò esattamente come allora e a nulla
servivano le litanie mentali del brasiliano che si ripeteva
all’infinito di alzarsi e andarsene, era come inchiodato lì sulla sedia.
Del
resto le loro lingue gli bruciavano la pelle che assaggiavano e le mani
che lo frugavano sensuali sapevano già dove andare a toccare per fargli
chiudere gli occhi e trattenere il fiato.
Era
già alle strette e capiva che non era normale una cosa simile, che era
esagerato e non andava bene, ma ormai, tocco dopo tocco, la mente
sfuggiva sempre più dal controllo fino a fargli dimenticare il pensiero
stesso che si ripeteva ossessivamente.
Non
osava toccarli, sapeva che se l’avesse fatto non sarebbe più tornato
indietro, ma del resto lasciarsi fare in quel modo non era forse uguale?
Il
momento per allontanarli in tempo era passato e Dio solo sapeva cosa
passava per le teste di quei due maniaci dalla libido troppo accentuata.
Che
fare?
Quando
cominciò a chiederselo le dita si erano già intrufolate sotto i suoi
vestiti e mentre uno si occupava del petto e dei capezzoli ricoprendolo
subito di brividi piacevoli, l’altro era sotto i boxer e gli stimolava
con decisione ed esperienza la sua intimità.
Cercò
di concentrarsi sulle mani per cercare di distinguerle, terrorizzato
dall’idea di aprire gli occhi e tornare alla realtà. Avrebbe capito
quanto male fosse tutto quello, nel piacere sempre più intenso che gli
cresceva a dismisura.
Si
morse il labbro carnoso e cercò di domare il respiro già troppo corto e
quando capì che la mano nelle parti basse era del mister, si sentì
girare la testa da una parte ed invadere con languore la bocca. Anche
lì riconobbe subito la lingua del suo compagno, ormai non gli serviva
il senso della vista e forse così era ancora più eccitante, doveva
riconoscerlo. Del resto sarebbe stato traumatico guardare tutto quello
che succedeva, anche perché ormai nemmeno provava a chiedersi cosa
dovesse fare. Era totalmente alla loro mercede e solo vagamente capiva
quando sbagliato fosse tutto quello; poi non sarebbe nemmeno più
riuscito a capire perché.
Accolse
volentieri la lingua del suo ragazzo aprendo le labbra ed andandogli
incontro, quasi che gli desse ossigeno; con lui andava bene, si
ripeteva. Con lui qualunque cosa andava bene.
Eppure
non riuscì a non lasciarsi girare la testa dall’altra parte e a
ricevere docilmente anche la lingua dell’altro uomo, non riuscì
minimamente ad opporsi. Ogni energia ragionevole era svanita e non
sapeva nemmeno quando. Fatto era che non ce la faceva proprio ad
opporsi a quel secondo bacio e a viverlo quasi con naturalezza, capendo
che davvero in lui qualcosa non andava.
Ormai
era tardi per capirlo e rimediare.
Mentre
loro due si scambiavano il secondo bacio della serata, escludendo quel
tocco esuberante con le labbra, Cris si occupava del suo collo e mano a
mano che proseguiva sentiva sempre più precisamente tutti i punti che
succhiava e vagamente si preoccupava capendo che non poteva
assolutamente avere dei segni sul corpo. Non così evidenti. Eppure come
gli venne il pensiero, se ne andò quando i brividi di piacere furono
troppo forti per essere contrastati.
Non
che ne avesse mai avuto la forza, comunque…
Sentendolo
ormai completamente disposto a loro, si separarono da lui e
l’osservarono nella penombra mentre preferiva mantenere gli occhi
chiusi, terrorizzato ed al tempo stesso già preda di un piacere troppo
grande per opporsi. E piacque ad entrambi quella sua versione.
Insieme,
dunque, presero la sua maglietta e gliel’alzarono con le braccia di
Riky che collaboravano levandosi in alto, quando gli fu sfilato via
l’indumento lui stesso si appoggiò allo schienale scivolando
leggermente sul sedile su cui si afferrò per porsi meglio a loro.
Inarcò la schiena e buttò la testa all’indietro in un silenzioso
permesso di far di lui quel che volevano, ma il colpo di grazia ai due
grandi uomini esperti glielo diede quando alzò appena il bacino per
chiedere implicitamente che gli togliessero anche i jeans già slacciati
ed i boxer ormai mezzi tirati giù per l’erezione stimolata in
precedenza.
Quello
fu l’inizio della fine, per José e Cris. Non avevano minimamente
progettato tutto quello, nemmeno per idea. Era cominciata veramente
come solo la visione di una partita, poi era proseguita come uno
scherzo cattivo ma prima di potersene accorgere gli era sfuggita dalle
loto stesse mani. Non avevano assolutamente previsto che il cucciolo
fosse poi così ben disposto a quel ritorno di menage a trois ma
dopotutto la loro filosofia era sempre stata quella di cogliere
l’attimo senza lasciarsi sfuggire nessuna occasione.
Quella
era una di quelle occasioni davvero uniche, visto il tipo che era
Ricardo.
Sempre
pieno di sorprese.
Dipingendo
i loro volti con la medesima espressione seducente e compiaciuta, gli
tolsero il resto degli abiti e senza preoccuparsi di altro tornarono su
di lui, sul suo corpo così ben disposto che sembrava non aspettasse
altro.
Fu
Cris a sedersi a terra in mezzo alle sue gambe e senza perdere tempo
andò subito sulla sua erezione già precedentemente stimolata dalle mani
dell’altro uomo, quindi la tormentò un po’ con la lingua prima di
spingere il compagno a chiedere esplicitamente che lo prendesse in
bocca. Quando con un sorriso accattivante lo accontentò, lo prese fra
le labbra e cominciò a succhiare con la sua tipica sicurezza, senza la
minima delicatezza, facendosi sentire più vigoroso che mai.
Perché
sapeva che quel modo di farlo a Riky piaceva da impazzire e ne ebbe
conferma con le sue gambe che si chiudevano intorno al suo busto per
chiedere di più e attirarlo a sé quanto più poteva.
Per
Cris questo era come una sorta di ricarica, sentire quanto l’altro lo
desiderasse ed uscisse di testa per lui era la cosa più appagante
esistente, più ancora del penetrarlo davvero.
Questa
era una possessione mentale ed interiore oltre che fisica ed averle
tutte e tre era come raggiungere una sorta di estasi nell’estasi.
Mentre
lui si occupava della sua eccitazione fra le gambe, José era impegnato
con il suo torace che sembrava scoprire nuovi punti sensibili ad ogni
incontro con le sue labbra. Dopo aver lasciato una scia umida al suo
passaggio, giunse di nuovo sulla sua bocca e lo baciò stimolandolo ad
agire a sua volta su di sé.
Un
lavoro egregio, a quanto pare, visto che Riky di nuovo si sconnesse fra
i gemiti provocati da Cris, finendo per torcersi leggermente verso di
lui e slacciargli i pantaloni, socchiudendo appena gli occhi giusto per
vedere ciò che faceva. Eppure non se ne rendeva nemmeno conto,
probabilmente.
José
non trattenne il suo mezzo sorriso obliquo tipico e tirandosi su in
ginocchio sulla sedia spinse il proprio bacino contro la sua bocca.
Riky l’accolse subito quasi che non vedesse l’ora e senza sapere
nemmeno ciò che faceva, si trovò a farlo e basta.
Colse
lo stesso ritmo che Cris esercitava su di sé e andò in perfetta
sincronia sull’inguine del mister che cominciò a dare diverse spinte
verso la fonte del suo piacere, come se lo stesse già possedendo.
In
fondo, si ricordò, quello che doveva essere consolato perché la sua
squadra aveva perso era lui ed era giusto che si prendesse quel che gli
pareva per stare meglio.
Cose
come la sua bocca pura ed il suo fare ingenuo tipico di chi non si
capacitava di quanto piacere potesse provocare e quanto questo potesse
distaccare dalla coscienza.
Sentendosi
entrambi al limite decisero di concludere il piacere più tardi, quindi
appena separati José prese per un braccio Cris e l’alzò davanti a sé
con poca pazienza e movimenti secchi tipici suoi, una volta che l’ebbe
davanti si avventò liberamente sulla sua bocca, reputandolo degno di
quelle esagerazioni. Dando vita ad un bacio senza fiato e
decenza, andarono ulteriormente fuori di testa quando fu Riky, mentre
loro due erano impegnati, a cominciare a spogliarli. Slacciò prima i
jeans di Cris, poi gli tirò su la maglietta stretta lasciando delicati
baci bagnati sulla sua pelle accaldata, delineando di tanto in tanto i
suoi muscoli evidenti e piacevoli anche solo al tatto.
Le
mani di José si infilarono sotto i suoi boxer ed artigliati i glutei li
attirò a sé premendosi coi bacini l’uno sull’altro. Allora Riky andò ad
abbassare i pantaloni del mister che si trovò in piedi per terra per
assecondarlo. Successivamente anche i jeans di Cris scesero con tutta
la biancheria intima mentre per le maglie conclusero loro stessi,
prendendosele a vicenda e finendo di tirarsele via l’un l’altro,
separando le labbra che sembravano finite in un oblio nel divorarsi in
quel modo quasi volgare.
Al
momento di riprendere, José e Cris attirarono a loro Riky che sembrava
tornato nel suo cantuccio ed impedendogli di riprendersi così presto,
cominciarono entrambi a leccargli gli angoli delle labbra finendo per
incontrarsi quasi subito anche con la sua lingua.
Giocarono
intrecciandosi eroticamente fuori dalle loro bocche, tutti e tre
insieme, quindi poi si riunirono prima con uno e poi con l’altro in uno
scambio di baci continui e fortemente intensi, mentre le mani di tutti
e tre si frugavano accarezzandosi, chi con più timidezza, chi con
maggiore intraprendenza e sfacciataggine, finendo ovviamente anche per
stimolare le eccitazioni che reagivano con facilità ai loro tocchi.
Successivamente
Cris mise fine a quel momento cambiando zona e abbassando con sfacciata
brutalità il mister fino a farlo sedere, tornò a terra occupandosi
anche della sua erezione, con le labbra, non potendo farne a meno. José
allora ridacchiò finendo per mordersi il labbro e sospirare di piacere.
“Dannazione, se è bravo!”
Pensò senza la minima intenzione di farglielo sapere.
Chiuse
gli occhi e si prese Riky per i fianchi per distrarsi e cercare di non
gridare come un idiota il suo nome -sarebbe stato un modo per
apprezzarlo troppo e non andava bene- quindi lo sistemò con un
ginocchio da una parte e il piede dall’altra e si impossessò del suo
inguine.
Mentre
la sua bocca allacciava lo stesso ritmo folle e crescente del ragazzo
fra le proprie gambe, con le dita si intrufolava fra i glutei di quello
che aveva sul viso e cominciò a stimolare la sua apertura.
I
suoi mugolii di piacere furono quanto mai deleteri e se per il
lavoretto che gli stava facendo Cris -che faticava a non chiamare
‘quella puttana’- era bastato mantenere occupata la bocca, per i suoi
gemiti sempre più forti non c’era niente da fare.
Penetrandolo
con maggior decisione con le dita, lo sentì appoggiarsi alle sue spalle
ed affondare le unghie come faceva di consueto preda della passione
crescente.
Crebbe
anche il desiderio di José e finì infatti per spingere incontrollato
contro la bocca di Cris che si separò quando lo sentì di nuovo vicino
all’orgasmo, infatti poi si alzò e sedendosi al suo fianco gli disse
all’orecchio, ghignando sensualmente:
-
Tieniti per lui… -
Che
poi magari certe cose non andrebbero dette così, come niente, nel
momento più sbagliato.
José
che faticava a contenersi per godersi meglio il momento ed allungarlo
il più possibile, finì per strapparsi malamente Riky e spostarselo di
lato, dopo di ché si voltò verso il suo connazionale che ancora
sorrideva in quel modo erotico e mordendogli il lobo disse aggressivo:
-
Sei una puttana. - Questa volta non poté tenerselo per sé.
Alla
sua risata bassa e roca, un’ondata elettrizzante attraversò l’uomo più
grande quindi squagliandolo con lo sguardo più sottile ed accattivante
che possedeva, tornò sul loro cucciolo accanto che non capiva il
cambiamento brusco di programma proprio quando cominciava a perdere di
nuovo il controllo.
Infatti
proprio quando lo stava riprendendo, José si alzò e se lo portò con sé,
quindi lo spostò davanti a Cris, ancora seduto, e quando fu appoggiato
alle sue spalle lo piegò in avanti abbassandosi a prepararlo per
l’imminente piacere.
Riky
sentì dunque la sua lingua e la sua bocca sulla propria apertura e
decise che invece di mordere il proprio labbro per il piacere che già
provava, poteva mordere quello di Cris che gli porse volentieri mentre
se lo teneva chinato addosso. Giocarono con le loro lingue,
succhiandosele a vicenda, mordicchiandosi le labbra e baciandosi con un
desiderio sempre più incontrollato. Fu poi quando José si abbassò su di
lui combaciando il corpo al suo e giunto al suo orecchio gli chiese
basso e penetrante: - Sei pronto? - che Riky smise di giocare con la
bocca di Cris e disse liberatorio ed incontrollato: - Oddio, sì… -
strascicando il ‘sì’ fino a concludere con un lamento e poi un gemito.
Compiaciuto
di quella risposta, José scivolò in lui sforzandosi profondamente di
non essere violento come tendeva ad essere quando era troppo eccitato.
Pensò per un momento che con Cris sarebbe potuto esserlo di proposito,
ma con il piccolo peluche non era il caso.
Eppure
si ricredette quando lo sentì muoversi a sua volta contro di sé
chiedendo implicitamente di più.
Ai
suoi gemiti sempre più forti aggiunse i graffi su Cris, come al solito
non sapeva contenersi quando il piacere aumentava e nascondendo il viso
in preda ad una vaga vergogna per il controllo che perdeva per
l‘ennesima volta, non poté evitare anche di mordergli la spalla come al
solito. Questi invece di risentirsi, mentre si occupava di sé stesso da
solo trovando quella visione dannatamente eccitante, spostò le mani che
l’artigliavano sullo schienale e veloce come un fulmine scivolò giù a
terra prendendo in bocca l’erezione del compagno ormai tesa ed al
limite.
Riky
stesso, sentendosi avvolgere le parti intime dalle sue labbra calde ed
esperte finì per perdere anche quel minimo di lucidità che lontanamente
era rimasta, accompagnando le spinte del mister nella bocca del proprio
compagno, come se lo possedesse per la prima volta, cosa che non
sarebbe mai potuta succedere se non così.
A
Cris piacque di gran lunga quella sua intraprendenza e si chiese se
sarebbe mai riuscito a fargli fare l’attivo, un giorno. Non escludendo
l’ipotesi finì per eccitarsi ulteriormente e muovendo la mano sul
proprio inguine in perfetta sincronia con le spinte ed i movimenti
degli altri due, la sala si riempì dei loro gemiti in una follia
crescente e spropositata. Qualcosa che non ricordavano, lì per lì,
d’aver provato. Non in quel modo.
Certamente
ogni esperienza era valida, solo semplicemente diversa.
Sicuramente
quello che raggiunsero in quel momento ed in quel medesimo modo non
l’ebbero mai, ma vi si immersero con tutti loro stessi dimenticando il
passato e credendo di non avere un futuro.
Vivendo
a fondo quel preciso istante di non ritorno, dove il precipizio in cui
si tuffarono perfettamente insieme fu l’estasi più acuta ed
indimenticabile.
Raggiunsero
l’orgasmo scaricando tutti loro stessi, incapaci di ragionare e
ritrovarsi, senza capire dove fossero e cosa avessero appena fatto.
Perduti,
si riebbero ed il primo a riuscirci fu Cris che appropriatosi del
sapore del suo compagno, si rialzò con un movimento fluido, sedendosi
dove era prima. Una volta lì circondò dolcemente e con fermezza Riky
che si lasciò prendere e sistemare prima di crollare privo di forze; si
sedette sulle sue gambe, a cavalcioni, e si accoccolò contro
abbracciandolo pienamente, combaciando i loro corpi sudati e frementi
ancora pulsanti. Nascosto il viso contro il suo collo, sentì le mani
inconfondibili del suo ragazzo carezzarlo con delicatezza, qualcosa che
per lui aveva imparato ad avere.
Non
era una reazione traumatica ad un momento traumatico, era semplicemente
un raccogliere le energie perdute e ritrovare sé stessi. Lui si
ritrovava sempre così, fra le braccia di Cris e questi, a sua volta,
era ben lieto di essere il suo rifugio, consapevole che era una di
quelle cose che non sarebbe mai potute cambiare.
José
li trovò semplicemente belli così, allacciati ed ingrabugliati in quel
modo. Si sedette accanto a loro sfinito e con ancora il fiatone e li
osservò come se fossero una statua scolpita da un’artista greco, rimase
affascinato con un pizzico di invidia.
Certamente
lui una cosa simile non poteva averla, non così assoluta, piena e
semplicemente carica di sentimento.
Lui
i suoi sentimenti li aveva dati e comunque non li aveva vissuti a quel
modo, sempre intensamente ma non così e questo perché semplicemente
ognuno era unico e diverso e di conseguenza anche i rapporti e le
relazioni che si vivevano lo erano.
Ma
sempre comunque belli, a modo loro.
Finì
per esternare addirittura un lieve sorriso che seppe di dolce
apprezzamento, quindi carezzando entrambi sulle teste con fare
affettuoso, si rivestì veloce e chiudendo il video li lasciò soli quasi
completamente al buio, con la sola luce del corridoio ad illuminarli
dalla porta aperta della sala.
Non
servì nemmeno salutarli, nessuna parola.
Loro
sapevano, era stato perfetto così.
Senza
averla progettata o lontanamente pensata, lasciandosi cogliere dagli
eventi così come si erano presentati, senza ragionarci un solo istante
o provare a darci un senso.
Perché
certe cose semplicemente si vivevano.
Così
come c’era chi vinceva e chi perdeva!
FINE
Ovviamente
io sono milanista, quale pensavate che fosse il risultato del derby?