CAPITOLO I:
I PRIMI DUBBI

“Mandami sulla mia strada
Sono andato alla deriva fuori da qua
nello spazio esterno
ho trovato un posto fuori di qua
trovo la luna aperta
non sarai mai solo
qui tra le stelle
è casa lontano da casa”

/of verona - paint the pictures/

Riky non aveva mai capito le critiche ricevute riguardo al suo sposarsi così presto, se era sicuro di lei e di quello che provava, perché aspettare?
Per molto tempo ci aveva pensato con indignazione.
Molti, nel sapere che era arrivato vergine all'altare come la sua fede l'aveva portato a fare, avevano poi detto che era stato per poter fare sesso con lei legalmente. Legalmente per la sua religione.
Riky era fortemente cristiano evangelico e anche lei.
Era la sua fotocopia, per cui si sentiva capito, specie nelle sue scelte cristiane.
Di conseguenza era stata una naturale conclusione di qualche anno di relazione.
Il sesso non c'entrava, anche perché era riuscito ad aspettare il matrimonio senza problemi.
Vergine fino a 23 anni, e allora?
Non aveva mai avuto l'idea fissa del sesso, non era stato al punto di scoppiare, gli ormoni erano sempre stati molto pacati, in lui.
Non capiva i suoi amici che parlavano di sesso continuamente e che lo facevano in tutti i modi, spesso tradendo le loro compagne o addirittura le mogli.
Sapeva come funzionava il mondo dei calciatori, l'aveva scoperto con shock arrivato al Milan.
Il dolce ed ingenuo Riky aveva visto molti suoi compagni andare liberamente con altre donne... qualcuni addirittura con altri uomini.
Lui si era sempre chiesto perchè, se erano gay, si fossero sposati.
Loro gli avevano spiegato che se era solo per sesso fine a sé stesso era come masturbarsi da soli, solo che si faceva con qualcun altro. Non era un vero tradimento se non ti innamoravi.
Oltretutto loro erano personaggi popolari, avevano troppe tentazioni ogni giorno per poter resistere e anno dopo anno era sempre più così.
Riky era convinto fosse comodo e basta ma che in realtà erano persone come tutti, non si poteva pensare di fare ciò che si voleva senza impegnarsi perchè tanto avevano troppe tentazioni.
Loro dicevano che molte delle loro consorti sapevano ma se ne fregavano perchè per loro contava essere loro mogli e basta.
Lui non ci credeva però naturalmente non discuteva.
Sugli etero che andavano coi ragazzi proprio era un abisso.
Legittimo essere gay, erano creature di Dio anche loro. Però dovevano seguire la loro natura, perchè nascondersi con un matrimonio od un rapporto etero ed ingannare la ragazza?
Molti negavano di essere gay, ma di aver solo bisogno di un po' di sesso e farlo con un compagno di squadra od un ragazzo che arrivava lì e da fan accanito ti corteggiava al punto da essere disposto a farsi fare di tutto, era solo sesso. Non era essere gay.
Lui, naturalmente, non capiva che differenza ci fosse.
Se eri disposto a farlo con un altro ragazzo allora eri gay. Andava bene, ma perchè negarlo!?
C'erano poi quelli che confermavano.
Erano gay, ma nella società e soprattutto nel mondo del calcio, dichiararti gay significava essere finito. Siccome tutti avevano voglia di una famiglia, dei figli e di qualcosa che ti identificasse come normale, sceglievano di sposarsi e fare le cose come tutti. E poi di avere quello che volevano davvero di nascosto. Non era corretto però era per pace personale.
Essere sé stessi, nel mondo di oggi, era impossibile. E lo era ancora di più esserlo per uno famoso.
Giocare a calcio con lo stadio che ti fischiava e gridava che eri un frocio di merda non aiutava nessuno a godersi la professione che originariamente era nata come un semplice passatempo.
Significava rovinarsi.
Questo Riky lo poteva capire, dopotutto nascondere la propria natura omosessuale veniva spontaneo e soprattutto se eri famoso. Se eri calciatore ancora di più, proprio per questa questione.
Però c'era sempre il problema di come fosse possibile che comunque ci si sposasse.
Si poteva nascondere l'essere gay e le relazioni gay anche senza sposarsi.
Certo, c'era la voglia di essere genitori, anche lui lo voleva.
Riky era arrivato al Milan nel 2003, il primo che gli era rimasto impresso a colpo d'occhio era stato Andriy Shevchenko.
Lui era stato il primo a colpirlo. Poi aveva legato con molti, aveva fatto amicizia con tutti, era piaciuto ad ogni giocatore della squadra, però Andriy era stato quello che l'aveva colpito di più.
Lui, si poteva dire, era stato il colpevole di tutto.
Nel provare a diventargli amico, e non capiva proprio come mai ci avesse tenuto tanto provandoci strenuamente, aveva pensato inizialmente fosse irraggiungibile ed impossibile.
Era il classico ucraino, uno dell'est. Freddo, scostante, sulle sue e duro, molto duro. Non rideva spesso, ogni tanto capitava. Quando segnava lo faceva.
Riky non si poteva spiegare come mai, però era attratto da lui ed aveva travisato quest'attrazione con la voglia di essergli amico, lo ammirava, era bravo e forte, quindi era normale.
Dopo i primi momenti, Andriy si era accorto di lui e si era lentamente ammorbidito.
Quando i loro compagni avevano visto il miracolo, avevano pensato, anzi capito, che Riky era speciale.
Andriy si era preso Riky sotto la sua ala protettiva e lui gli si era attaccato come fosse tutto, il suo esempio, la sua guida, la sua colonna. Andriy era stato tutto, per lui.
Era sposato. Non c'entrava che fosse sposato, però lo vedeva come un uomo integro.
Scoprendo le relazioni di tutti i suoi compagni, beh naturalmente non tutti ma alcuni, e vedendo che di questi c'erano anche gay che si nascondevano o che si negavano, aveva cominciato a chiedersi se anche Andriy fosse così. E poi voleva capire perchè.
Riky era un puro, capire quelle cose era molto difficile.
Così una sera si era creata l'atmosfera.
Spesso i due finivano in camera insieme prima delle partite che passavano in albergo, così parlavano un po' di tutto, con Riky potevi spaziare ed aveva il dono di far parlare Andriy, qualcosa che nessuno riusciva a fare a certi livelli.
Quella sera gli aveva chiesto come mai alcuni di loro pur avendo relazioni etero, anche sposati, andassero con altri ragazzi. Non aveva osato affrontare l'argomento coi diretti interessati.
Andriy ci era rimasto di quella domanda così ingenua, si era chiesto perchè l'avesse fatta a lui però alla fine gli aveva risposto con sincerità, come sempre. Però con lui non era duro, con lui parlava sempre con una sua dolcezza particolare.
- Beh, non è facile vivere la propria natura. Certi hanno paura di essere gay e mentono a sé stessi mettendosi con delle donne. - Questo era semplice, Riky poteva capirlo.
- Sì, immagino... poi per dei calciatori far venire allo scoperto questa natura dev'essere difficile, magari poi i tifosi ti fischiano... - Andriy confermò anche questo spiegandogli che andare allo stadio sotto fischi e cori su 'frocio di merda' non aiutava nessuno. Il piacere del calcio andava a farsi benedire.
- Però sai, capisco il volerlo nascondere in generale... ma perchè ci si sposa? Una volta che vai con un ragazzo e capisci che sei gay basta, ti guardi in faccia. Perchè rimanere con la propria ragazza o moglie? - Andriy l'aveva guardato con uno sguardo molto intenso.
Era l'ingenuità e la purezza che lo colpivano tanto, lui nemmeno si rendeva conto di essere così.
- Sai Riky... a volte si diventa egoisti dopo che vivi in un certo ambiente, diventi ricco e famoso e cambi. Pensi solo ai tuoi capricci. È come chi tradisce con le donne, farlo con gli uomini è la stessa cosa... non c'è differenza. Diventi un bambino viziato che vuole tutto. La famiglia, una facciata di ragazzo per bene che il matrimonio ed i figli ti danno e poi vogliono anche il divertimento... - Riky si era quasi schifato del discorso, per lo meno ne era rimasto colpito e si era rattristito per una risposta tanto poco profonda eppure vera.
Aveva abbassato lo sguardo ed aveva detto mortificato a fior di labbra.
- Quindi è solo così... divertimento egoistico... -
Andriy vedendolo abbattuto si era messo sul suo letto e gli si era seduto accanto per guardare da vicino il suo profilo basso, delicato e così dolce. Così piccolo. Così puro.
- Non per tutti. C'è anche chi si innamora ma non sa come fare. A calcio si instaurano rapporti profondi fra compagni perchè si condivide tutto. Se uno ha quella tendenza, poi, è impossibile resistere... - Riky preferiva sentire che ci si innamorava. Però restava della sua e alzando la testa verso di lui gli aveva risposto sicuro.
- Però perchè rimanere con la propria ragazza!? - Andriy sospirò. Non aveva tutte le risposte. Alzò le spalle con fare arrendevole.
- Magari ne hanno paura... di viverla seriamente. Magari lo reprimono. Magari invece si arrendono e la vivono ma preferiscono metterla come qualcosa di passeggero e poco serio. Per evitare di soffrire quando magari uno dei due viene trasferito. Ci sono molte variabili da considerare, non si può generalizzare. Non è facile come sembra. Se non la vivi non puoi capire. Specie uno come te! - Qua Riky si era sentito ferito, l'aveva guardato corrucciato.
- Uno come me? - Andriy non era stato spietato ma quasi.
- Hai una fede troppo grande e sei troppo ingenuo, non hai esperienza di vita... non sai cosa significa avere paura di essere gay, sposarti e fare una famiglia per controllare te stesso e poi ritrovarti comunque innamorato di un ragazzo. E sei un calciatore. La devi comunque nascondere. Però anche se la vivi di nascosto bisogna vedere se l'altro vuole la stessa cosa. Ed una volta che sei sposato e sei famoso credimi che non puoi fare quello che vuoi. Non puoi se non sei nessuno perchè vivi comunque in una società che ti mette in croce per tutto. Ad un certo punto scegli la tua pace, rimani sposato e pensi all'apparenza mentre di nascosto ti arrendi ai sentimenti. - Riky un po' poteva capire, però ovviamente non essendo in una situazione simile ed avendo vissuto troppo poco, non era stato facile.
Era rimasto triste col labbro rivolto all'ingiù come un bambino che non capiva perchè la gente faceva le guerre e Andriy, colpito da quel suo atteggiamento così puro di chi voleva solo capire la complicanza dell'uomo e della vita, gli passò il pollice sul labbro inferiore pieno e all'infuori. Aveva solo seguito un impulso indomabile. Riky aveva trattenuto il fiato, si era sentito così caldo e annodato all'altezza dello stomaco, che gli era parso di scendere dopo una salita. Quel nodo allo stomaco. E quel battito che il cuore manca mentre pensi che stai per cadere nel nulla.
L'aveva guardato con intensità e stupore come aveva fatto anche Andriy che si era incupito e si era chiaramente chiesto cosa stesse per fare.
Aveva ritirato di scatto la mano, ma non si era mosso, aveva aggrottato la fronte come se si guardasse dentro trovando qualcosa di sconvolgente.
- Non sai cosa significa affrontare qualcosa che sai che è sbagliato e provare a combatterla in tutti i modi giorno dopo giorno, con tutte le tue forze. Ad un certo punto diventi egoista e sbagli. Non puoi vivere veramente in modo perfetto, non puoi evitare di sbagliare sempre. Nessuno è giusto, nessuno è perfetto. È sempre una guerra fra te e qualcosa. Te e la società. Te e la famiglia. Te e i parenti. Te e gli amici. Te e il lavoro. Te e te stesso. - Con questo Andriy si era alzato e si era steso nel proprio letto girandosi silenzioso dall'altra parte per dormire.
Riky era rimasto seduto senza fiato e parole per molto tempo, incredulo, caldo ed eccitato.
Solo un piccolo contatto e quelle confidenze.
Andriy stava provando quello di cui avevano parlato?
Quella era stata la sensazione precisa.

Nelle sere successive Riky ci aveva pensato molto al perchè calciatori gay si mettessero con delle donne e vivessero al contempo le loro storie, magari anche con compagni di squadra.
Non era stato in grado di capirlo, aveva solo appurato che lo facevano, che in molti lo facevano. C'erano quelli puliti, sposati, dediti alla famiglia e a posto. Ma c'erano anche quelli che facevano quello che volevano con egoismo.
Riky non giudicava, si sforzava di non farlo, ma era difficile.

Una sera era arrivato molto vicino alla risposta, però gli era sfuggita.
Con Andriy il rapporto era stato sempre più stretto, tanto che Riky aveva cercato quasi con ossessione la donna giusta per lui.
Non aveva mai collegato le due cose. Semplicemente aveva deciso di essere pronto.
Aveva questa relazione con Carol, una ragazza dolcissima, più giovane di lui, che aveva la sua stessa fede. Era perfetta. Era come Dio la voleva. Come lui la cercava.
Erano rimasti insieme per diversi mesi senza fare sesso, rispettando i loro principi. Lei lo capiva perchè era come lui.
Così era stato facile. Si era risposto così.
Perchè lei era come lui.
Per questo non aveva mai provato del vero desiderio sessuale.
Però sposarsi così giovane... ed ecco la gente a chiederglielo a lungo.
Non era stato per poter fare sesso e non era stato nemmeno un gesto affrettato, per lo meno si era voluto rispondere così.
Semplicemente aveva capito che era lei quella giusta. Stava bene con lei, lo capiva. Era perfetta.
Però nell'incontrare Andriy, tutte le volte successive, era stato diverso dalle precedenti.
Vederlo negli allenamenti, giocare con lui, stare insieme in camera o nei momenti liberi... era stato come tradire Carol.
Ai goal e agli abbracci gioiosi.
Alle loro chiacchierate notturne.
Alle confidenze.
Al tempo passato insieme.
Tradire Carol.
Quella era stata la sensazione.
Si sentiva in torto, in difetto, sporco.
Però non ne poteva fare a meno ed obiettivamente cosa stava facendo di sbagliato?
Cosa faceva che non andava?
Nulla. Non faceva nulla che non andava.
Era amico di Andriy come prima.
Un pomeriggio erano in piscina da soli, si erano trovati lì per caso ed avevano deciso di passare un'oretta in compagnia.
Riky era venuto presto perchè voleva fare anche palestra, Andriy veniva sempre prima per stare tranquillo.
E con loro ecco la capacità di divertirsi, di stare bene insieme, di ridere. La capacità di Riky di far ridere Andriy, di spingerlo a scherzare con lui.
Quello stare così bene in compagnia.
Quel giorno era successo qualcosa. Per Andriy era successo molto prima, ma per lui era successo quel giorno.
La gara di nuoto, la vittoria sorprendente di Riky, Andriy che lo raggiungeva ridendo e si vendicava mettendolo sott'acqua, Riky che per tornare su si aggrappava alle sue spalle e poi lo abbracciava di riflesso, ridendo felice. Ed i cuori che battevano fortissimi nel petto. Così forti. Così uguali.
Ed il mondo che si fermava, i fiati alterati, veloci. Andriy si teneva al bordo della piscina dietro Riky, Riky al suo collo, il corpo candidamente appoggiato al suo, del tutto. Ed i bacini a contatto.
Eccitazione.
Calore.
Qualcosa che scattava. Forse un controllo tenuto ossessivamente per troppo tempo ed un'esplosione inevitabile.
Andriy si era fermato dal ridere, aveva mantenuto l'espressione serena ma si era sospeso, senza toccarlo, lasciandosi abbracciare da lui aveva girato la testa, Riky aveva fatto altrettanto. E non si era staccato. Era rimasto così. Istintivamente aveva avvolto le gambe intorno alle sue, sotto l'acqua.
Avevano aperto le labbra.
Si erano guardati così vicini e si erano capiti.
Avevano capito che cosa stavano per fare e perchè ed anche Riky l'aveva chiaro in mente.
Improvvisamente tutte le sue domande avevano una risposta.
Però non poteva scappare ora. Era spaventato, eccitato e lo voleva.
Sapeva solo che non poteva separarsene.
Sapeva solo quello. Contro ogni logica.
Si era sempre concentrato su Carol così bene. E poi su quell'amicizia. Su due cose si era concentrato.
E sul fare la doccia rivolto al muro fissando per terra senza guardare mai, nemmeno per sbaglio, un altro compagno se non dritto negli occhi.
Andriy non la faceva mai con loro. O la faceva prima o dopo o non la faceva nemmeno.
Per cui con lui era stato facile.
Non lo era adesso.
Si stavano per baciare e l'avrebbero fatto se Andriy non avesse recuperato un faticosissimo controllo e l'avesse allontanato bruscamente uscendo di corsa, come se fosse stato scottato.
Lasciando perdere l'asciugamano, andò velocissimo negli spogliatoi e sperando che Riky rimanesse shockato in acqua ancora un po', si era tolto il costume e si era messo sotto la doccia per lavarsi. Doveva solo togliersi il cloro e poi vestirsi ed andarsene. Poi non ne avrebbero più parlato.
Riky però nonostante la paura e lo shock, aveva ritenuto più importante uscire dalla piscina e rincorrerlo.
L'aveva trovato nudo sotto la doccia per la prima volta.
La prima.
Ed aveva ceduto le armi, come si diceva.
Perchè aveva percorso il suo corpo con occhi lussuriosi, la sua schiena perfetta, le sue spalle prestanti, la vita stretta, il sedere alto e sodo e le gambe cesellate. Andriy si strofinava il viso stralunato, come che non sapesse dove sbattere la testa.
Poi aveva aveva chiuso l'acqua e si era girato per uscire ed andarsene in fretta.
Ed era rimasto fermo perchè proprio nel passaggio c'era lui.
Riky che lo fissava e non negli occhi.
Si mordeva ossessivo le labbra e gli fissava l'inguine. Inghiottiva a vuoto. Aveva gli occhi spalancati ed era shockato e terrorizzato.
Ed era rossissimo.
Era accaldato, stravolto e sicuramente stava per svenire.
Ed eccola lì la sua verità che lui aveva visto dal primo giorno in cui gli aveva parlato.
Riky era gay ed anche se con una certa lentezza, lo stava capendo proprio ora.
Non voleva parlarne, non voleva renderlo reale perchè sarebbe stato più traumatico per Rky.
Se ora se ne fosse andato in silenzio senza dire nulla, Riky si sarebbe potuto chiudere dietro la falsa riga del 'non è successo niente' e dimenticarlo.
Si poteva salvare dal proprio tracollo.
Perchè quelli così tanto puri ed ingenui che non capivano la vita, nel caderci dentro non ne risalivano.
Non lo voleva rovinare.
Era così bello in quel modo.
Così raro.
Ci aveva provato a resistere, ci era quasi riuscito, ma Riky se ne stava accorgendo e sarebbe diventato impossibile.
Andriy abbassò lo sguardo su di sé, si stava eccitando e poi guardò il bacino di Riky, coperto dai pantaloncini del costume.
Era gonfio ed eccitato.
“Maledizione!”
Pensò senza saper cosa fare.
Non poteva stare così.
Alla fine andò avanti, Riky rimase piantato dove era senza staccare gli occhi dalla sua erezione, senza respirare. Andriy aveva cercato di non guardarlo, era andato oltre ma nel passargli accanto aveva alzato lo sguardo e aveva visto che ora Riky lo fissava con una domanda muta.
“Non mi dici niente? Non fai nulla?”
“No, come faccio? Non sai quanto vorrei... “ Andriy scuotendo spaventato la testa, gli aveva detto questo.
Era andato oltre e Riky gli aveva preso la mano, gliel'aveva afferrata ed aveva intrecciato le dita alle sue.
Ora non lo poteva più ignorare.