CAPITOLO
III:
ESPLORAZIONI
Quando ebbero finito la conferenza e
poterono appartarsi da soli in un locale che si erano cercati col
lanternino per non dover così essere riconosciuti ed interrotti,
Riky ebbe la sensazione netta che finalmente c'era. Stava per avere
delle risposte importanti. Era emozionato all'idea di poter stare
finalmente solo con Cris dopo tanti mesi passato a pensarci. Non era
forse molto normale, ma ora contava poter parlare con lui.
Non aveva idea che Cris si era preso
una cotta fulminea per lui e che aveva sperato con tutto sé stesso
di poter stare solo con lui, un giorno.
Iniziarono parlando del più e del
meno, poi di calcio, di progetti, di sogni e di qualunque cosa gli
passasse per la testa e, dopo aver anche riso e scherzato insieme con
grande complicità come lo facessero ogni giorno, Riky capì che
c'era la giusta alchimia e confidenza per arrivare a quell'argomento
fatidico che lo teneva sveglio la notte.
- Sai, sei molto diverso da come ti
dipingono... - Cris sorrise lieto che lo dicesse.
- Lo so! - Però in effetti era diretto
ed egocentrico, in un certo modo.
“Fa niente, nessuno è perfetto. Lui
non si sforza di dire od essere quello che gli altri vogliono lui
sia! È sé stesso ed è questo che mi piace!”
- Come... come ci riesci ad essere così
tanto te stesso? Non nascondi nulla di te, sei quello che sei ad ogni
costo... io conosco molti del nostro settore che fanno di tutto per
nascondere ciò che sono o ciò che fanno. Tengono a dare di loro una
certa immagine e magari che ne so, si sposano e poi fanno la vita
dissoluta. Però di davanti sembrano tutte altre persone. Ammiro
quelli che si vivono a trecentosessanta gradi! È un grande pregio! -
Era partito in quarta e Cris gongolava,
a momenti aveva un orgasmo.
- Come, per te è un pregio? È per
questo che tutti mi chiamano arrogante! - Riky fece l'aria da 'ma che
dici?' e Cris, ridendo, spiegò: - Ma sì, la gente vuole che siamo
veri però quando lo siamo non gli sta bene perchè non siamo come
vorrebbero! - Riky si zittì, non aveva mai riflettuto su questo
aspetto. - Non puoi farli contenti tutti ed onestamente perchè
dovresti? Io vivo me stesso, se piaccio per quel che sono bene,
altrimenti vado avanti per la mia strada. - Era molto semplice. Riky
rimase a bocca aperta ad ascoltarlo.
La faceva semplice ma non lo era e lui
cominciava a capirlo solo ora.
- Anche io ho sempre pensato così.
Però mi sto rendendo conto che non è proprio così facile. Che ci
sono certe cose che ti spingono a mascherarti. Specie per noi che
siamo calciatori popolari. - Non voleva difendere la tesi che odiava,
però doveva essere onesto.
Cris lo guardò con interesse e si
appoggiò al gomito protendendosi verso di lui.
- Sì è vero. Ma dipende da cosa
nascondi. - Semplice, diretto e vero come un pugno allo stomaco. Lo
sguardo forte e ammiccante. Riky rimase senza fiato ed imbarazzato
per qualche motivo.
Era il momento di parlarne chiaramente.
- Sai, io ho questa fissa. Non capisco
una cosa da quando ho cominciato a giocare a calcio seriamente. Molti
calciatori hanno mogli e compagni e vanno con altre. - Cris rise.
- Non capisci il tradimento? - Riky
arrossì.
- Purtroppo lo capisco. Cioè non lo
condivido ma ho capito perchè esiste. -
- Ci sono molti motivi però in
generale si fa ed è molto frequente. E più si è ricchi e famosi e
più è normale! - Riky voleva discutere anche su questo ma temeva di
non riuscire a focalizzarsi su ciò che contava.
- Lo so. Non che mi piaccia ma ok.
Quello che non capisco è perchè se uno è sposato vada con dei
ragazzi. - Ecco, ora era semplice e chiaro l'argomento che gli stava
a cuore. Forse era stato troppo diretto. Dal fargli i complimenti per
la sua filosofia di vita era passato all'argomento gay troppo
velocemente. Rimase col fiato sospeso a guardarlo spaventato che
potesse arrabbiarsi. Ma i suoi occhi da cerbiatto intenerirono Cris
che fece un sorriso strano capendo l'argomento di conversazione.
- Ti ho colpito perchè sono gay e non
faccio niente per nasconderlo mentre invece molti altri calciatori lo
sono e lo nascondono sposandosi? - Riky arrossì ed abbassò lo
sguardo annuendo.
Cris voleva chiedergli se lui era fra
questi, ma andava da sé che se gli diceva che non capiva come
facessero, allora doveva essere nella fase della confusione. Non
sapeva di essere gay.
Ma gliene stava parlando, voleva
approfondire.
Era segnato, il ragazzo.
Cris lo capì subito.
Si sentiva molto sicuro di sé, aveva
Riky in mano in un certo senso.
- Non li capisco nemmeno io ma non li
biasimo. Immagino non sia facile. Io non è che sono gay dichiarato,
frequento quei locali con degli amici che lo sono e quando mi
chiedono se lo sono non nego e non confermo. Per cui insomma... vivo
la mia vita, faccio quello che mi pare... però non è facile perchè
poi vieni insultato e fischiato. Ormai tutti pensano che io lo sia.
Non ho nemmeno la ragazza. E fidati che per quanto famoso ed
acclamato sia, ci sono tanti che mi odiano e mi discriminano e fra
gli insulti annoverati ci sono frocio, eh? Non è facile! -
- Sì, però ci riesci... - Disse
intimidito senza ancora guardarlo. Cris in compenso non poteva
staccargli gli occhi di dosso.
- Sì, ma ci vuole molta forza d'animo.
Non voglio essere presuntuoso ma se non hai un carattere forte non ce
la fai. Io sono del tipo che i complimenti mi piacciono ma gli
insulti mi rinforzano di più perchè per puntiglio non smetto con
l'atteggiamento che da fastidio, anzi. E soprattutto vado in campo e
dimostro a tutti il motivo per cui sono superiore a quelli che mi
insultano. Io so giocare bene a calcio. Li zittisco così. Tanto
comunque continuano, però alla fine io sono qua e loro non sono
nessuno, quindi come vedi fra noi quello che fa bene, evidentemente,
sono io! -
Era un discorso molto arrogante e
narcisista in effetti, però era vero ed onesto, non poteva dire che
sbagliasse. Era una mentalità vincente, sarebbe andato molto più
lontano di lui.
Riky lo guardò stupito e lo capì in
quel momento.
Lo ammirò e lo invidiò, ne rimase
estremamente colpito. Gli piaceva. Gli piaceva quel suo modo di
essere, di parlare, così sicuro e deciso, le idee chiare.
Era come una calamita.
- Quindi se non sei abbastanza forte
non ce la fai. È per questo che fingono di avere un'altra vita
perfetta, la vita che la società vuole? - Chiese come se lui potesse
avere tutte le risposte. Cominciava a rivedersi in questo e non era
facile ammetterlo.
Cris alzò le spalle.
- Credo di sì... essere famosi, fare
calcio per di più, non ti permette di fare quello che vuoi. Non puoi
se sei un anonimo e vivi una vita normale. Figurati. Però se lo vuoi
fare devi essere forte, fortissimo. E non avere nessuno che, con te,
perderebbe nell'avere la tua immagine distrutta. Io non piacerò mai.
Il pro è che posso fare quello che voglio, il contro è che non
piacerò mai. Se non ad una cerchia limitata. Magari una grande
cerchia, ma avrò il marchio della bestia in fronte per sempre. Ci
saranno tantissimi ad odiarmi e credermi uno stronzo solo perchè
faccio quello che voglio. Anche se non faccio male a nessuno. -
Riky capì che in effetti aveva
ragione, c'erano i pro ed i contro. Ma era rimasto colpito da una
cosa che aveva detto.
- Hai detto che non ci deve essere
nessuno vicino a te che soffre di riflesso a quello che ti succede? -
Cris annuì.
- Non so, magari hai una famiglia che
verrebbe umiliata... sai, tanti si sposano presto spaventati
dall'idea di essere gay, si fanno una famiglia e poi comunque ci
cadono, perchè se sei gay ci cadi sempre prima o poi. Ed a quel
punto che fai? Se ti innamori di qualcuno ma ormai sei sposato e pure
con figli. E sei un personaggio pubblico che gioca a calcio. E
aggiungi che potresti essere una persona meno forte, uno che non
sostiene gli insulti e la pressione come riesco a fare io. Una
persona sensibile, magari, emotiva e dolce. - Il suo ritratto.
Cris era furbo. Quando Riky aveva
cominciato a parlare aveva capito subito dove voleva andare a parare.
Lo stava indirizzando dove voleva.
Mano a mano che diceva le cose, Riky si
spompava sempre più senza sapere come andare avanti, come
rispondere, come non vedersi in quello.
Riky si stringeva le mani e se le
guardava, a quel punto con un filo di voce colpevole provò a
rispondere.
- E come capisci se lo sei? - Cris alzò
le spalle.
- Prima o poi lo capisci. Ma
immedesimati. Tu sei sposato, stai per diventare padre, no? - Riky
annuì con i suoi grandi occhi spalancati puntati terrorizzati su
Cris. - Se dovessi capire di essere gay tu che faresti? - Riky voleva
spararsi, non sapeva cosa dire perchè era lì per capire anche
quello. Cioè se lo fosse. Come si capiva se si era gay?
Aveva avuto qualcosa con Andriy ma
poteva essere stato un caso isolato. Però era terrorizzato dal
guardare i suoi compagni nudi e faceva sempre in modo da non doverlo
fare. Era un'ossessione, capire se era gay o no. Ma era anche
terrorizzato.
Si strinse nelle spalle e fece
un'espressione liberamente spaventata.
Nel panico.
- Non ne ho idea... io... credo che
nasconderei tutto... mi soffocherei e se non riuscisse proprio a
resistere e cedessi sul serio... comunque lo nasconderei. Intanto in
generale, con il resto del mondo. E poi con lei... con la famiglia...
- per un momento l'idea lo lasciò senza fiato, gli fece battere il
cuore fortissimo e si spaventò così tanto che si sentì quasi
tremare.
Cris notò la crisi in arrivo e gli
prese la mano svelto e naturale, la strinse e stupendolo per il gesto
lo fermò e lo sospese in un nano secondo.
Lo guardò a bocca aperta e rimase
catturato dal calore della sua mano. O era il gesto?
- Lo vedi che non è facile? Non puoi
dire 'come fanno a farlo' e poi tu stesso non sapresti che fare. Non
è facile accettare di essere gay, non è facile capirlo, non è
facile affrontarlo. Non è facile anche se io lo faccio sembrare
tale. Fidati che non lo è! - Riky si rattristì all'idea di dover
mentire tutta la vita a tutti, specie a sua moglie che non lo
meritava.
Solo in un secondo momento si rese
conto che non doveva farlo, che era tutto ipotetico, che non era
ancora in quella situazione.
Ancora.
Si rese conto di averlo pensato e poi
guardò la sua mano sulla propria. Come ci stava bene.
Anche quel gesto era naturale, come
fossero abituati a farlo.
Riusciva a stare bene con lui e a
parlare così tranquillamente. A confidarsi, addirittura.
- Come si capisce se si è gay? Come ci
si arrende? Come si fa? - Cris ora non poteva più evitarlo, era
troppo chiaro il suo coinvolgimento. Avvicinò la sedia alla sua ed
in modo da sussurrare piano tenendogli la mano senza farsi vedere,
continuò guardandolo ammaliante ed intenso.
Riky pensò di nuovo che fosse il
ragazzo più bello mai visto.
- Pensi di essere gay e non sai come
fare perchè sei sposato e sarai padre? -
Fu come se gli tagliassero i fili e al
tempo stesso gli togliessero un peso, il più grande mai avuto.
Era strano. Forse aveva voluto dirlo
sin dall'inizio, anche se ne aveva avuto paura.
Alla fine, guardandolo negli occhi,
annuì piano e perso.
Era la prima volta che lo ammetteva
davvero. Era liberatorio ma altrettanto terribile.
Ora era in quella situazione di cui
aveva parlato con Andriy quel giorno.
E come poteva non capire?
- Non so darti una risposta. Lo capisci
tu se sei gay. È una cosa che sai e che ad un certo punto smetti di
soffocare e di far finta di non vedere. Ad un certo punto arriverai
ad un livello tale che non potrai proprio più non ammetterlo. E ti
arrenderai, perchè arriverà anche quel momento. Ti innamorerai,
vorrai fare l'amore con un ragazzo. Se lo sei, voglio dire. E quando
succederà... - Cris non sapeva cosa dirgli. Era sposato. Era ovvio
che doveva nasconderlo alla moglie, però lui era così diverso, lo
vedeva così spaventato all'idea di esserlo che era chiaro non era
come gli altri.
- E quando succederà? -
- Aggrappati alla persona che ti ha
fatto capire che lo sei. Che probabilmente amerai. - Era come se
sapesse che sarebbe successo. Era ipotetico eppure sembrava tutto
vero e deciso.
Riky non metteva in dubbio che fosse
così.
- Non sarò solo? -
- Se arriverai a capirlo è perchè non
sarai solo. E nessuno ti può dire come è giusto affrontarla. Se
dirlo a tua moglie o no. Certo che sarebbe giusto dirglielo e non
fingere e non ingannarla. Ma cosa ti posso dire? Saresti anche padre.
Hai un'immagine precisa. Divorziare per uno come te significherebbe
rovinarti la reputazione e fidati, te lo dice uno la cui reputazione
è un disastro. Non è facile vivere così. Tu sei sensibile, non so
se ce la faresti ad affrontare tutto. E lei ne uscirebbe umiliata. -
Riky non sapeva proprio cosa dire, era spaventato e confuso più di
prima. - Non ti sto dicendo che dovresti dire perchè divorzi, cioè
perchè sei gay, e non ti sto dicendo che dovresti rendere nota la
tua relazione, ma se non vuoi mentirle glielo devi dire e va da sé
che la conseguenza non sarebbe facile da affrontare. Devi essere
molto forte, Riky. Non prendere questa decisione con leggerezza. Io
posso perchè non ho una famiglia. Non ho nessuno. Ma se avessi una
moglie o almeno un figlio... eh, non so se farei la vita di ora.
Penso che cercherei di mettere la testa a posto o farei finta
d'averla messa. Smetterei con qualsiasi scandalo e cose da prima
pagina. Anche se poi magari continuerei, solo di nascosto,
mascherandomi. Vedi che puoi essere te stesso solo se sei forte e
solo. - Cris si rattristì nel dirlo. Era la prima volta che si
vedeva così. Forte ma solo.
Ed era davvero triste.
Lo era al punto da dimostrarlo come
dimostrava tutto, sempre.
Si intristì, gli lasciò la mano e
distolse lo sguardo inghiottendo a vuoto.
Riky, capendo il motivo, gli cercò la
mano ed appoggiò la fronte alla sua spalla silenzioso sospirando.
- Non è facile per nessuno, mai. Ci
sono i pro ed i contro per ogni cosa. Per questo hai ragione. Prima
di prendere una certa strada non ne devi essere sicuro, ma molto di
più. Molto. -
Cris annuì ma si sentì meglio per
quel gesto spontaneo e dolcissimo.
Come non se ne rendeva conto? Come
poteva avere ancora dubbi?
Riky era gay ed era anche di una
dolcezza mai vista in nessun altro ragazzo.
“Innamorarsi di uno così è talmente
facile che mi fa paura.”
Per un momento Cris pensò che fosse
meglio per entrambi stare in città diverse. Se fossero stati nella
stessa, le cose si sarebbero complicate per tutti.
Per uno così, Cris si sarebbe sentito
in dovere di cambiare tutto sé stesso, rivoluzionarsi drasticamente
pur di poter stare con lui. E per poter stare con lui c'erano molti
sacrifici da fare.
Come, ad esempio, smetterla di essere
sé stessi al cento percento in ogni caso, sempre e comunque.
Cominciare a mascherarsi e nascondersi.
Per lui.
Però ne poteva valere la pena.
Strinse la sua mano e si leccò le
labbra.
Ne poteva valere seriamente la pena,
per lui.
I due si scambiarono i numeri di
telefono e oltre a rivedersi anche alla cerimonia del Pallone D'Oro,
vinto anch'esso da Riky, si sentirono per telefono abbastanza spesso
nell'arco dei mesi successivi.
Sorprendentemente. Come che Cris fosse
il solo a conoscere la verità più scottante di Riky.
Del resto era proprio così.
Lentamente Cris divenne il confidente
più intimo di Riky. Divenne forse l'elemento più prezioso di tutti.
Non aveva idea di quanto in futuro lo
sarebbe diventato.
- Ma quando te ne sei accorto per la
prima volta? - Chiese Riky un giorno a Cris. I due non passavano le
giornate al telefono, ma quando si chiamavano stavano molto e
parlavano di tutto. Erano le volte in cui Riky era particolarmente
assillato dall'argomento ed aveva bisogno di parlarne con qualcuno e
visto che lui era il più competente -e l'unico a sapere tutto-, lo
chiamava.
- Ero un ragazzino. Mi capitava di
incantarmi sui corpi dei miei amici sotto la doccia, a calcio, o
quando anche solo si cambiavano. E allora qualcuno mi chiedeva cosa
avessi. Un giorno uno di loro, gay, ha fatto in modo che rimanessimo
soli, mi ha proposto un allenamento speciale e poi dopo, sotto la
doccia, mi ha sedotto. Ha fatto tutto lui. All'inizio ero spaventato
e volevo andarmene ma poi gli è bastato insistere un po'. Mi sono
sciolto, ho capito che era quello che volevo, mi piaceva troppo
quello che mi faceva. Così è cominciata. -
Riky strinse le gambe. Immaginare certe
cose non era poi così terapeutico.
- E... ed è stato facile o difficile
da lì dire che sei gay? -
Cris era steso sul divano a casa sua e
si stava carezzando il petto tirandosi i capezzoli, aveva la maglia
tirata su.
- Non saprei. Non è facile all'inizio,
però poi dici 'al diavolo, lo voglio troppo' e ti butti. Volta dopo
volta è sempre meno difficile. Anzi. Ti sconvolgi quanto sia facile,
dopo un po'. Poi a me personalmente è scattata la curiosità. Dopo
di lui volevo provare con tutti, in tutti i modi... fino a fare
l'attivo. Ho imparato facendo il passivo, ora mi piace tutti e due. -
Riky era di mille colori ed era a pancia in giù sul divano nella
propria stanza personale dove si rifugiava per stare solo.
Schiacciava il bacino sui cuscini per evitare reazioni che stavano
venendo lo stesso.
- Non sei stato spaventato per molto? -
- No... però io ho il mio carattere.
Capito che era una figata e maledettamente eccitante, volevo fare
tutto. Ho bruciato molte tappe, ho fatto sesso presto con gente più
grande di me, mi sono un po' buttato via. -
- Ed ora? -
- Ora... che vuoi, una volta che prendi
quella strada è difficile metterti in carreggiata. Non mi sono mai
innamorato. Ho iniziato per le gioie del sesso e continuo per questo,
penso che un giorno mi innamorerò, ma sono giovane, non ho questa
fissa adesso. Sono troppo curioso ed affamato di vita e di
esperienze! - A Riky piaceva sempre più Cris, più lo conosceva e
più gli piaceva.
Lo invidiava, oltre che ammirava.
- Vorrei essere come te, io ne sono
terrorizzato... continuo a non guardare nessun ragazzo nudo, fisso il
pavimento o gli occhi con ossessione e basta. -
Cris si morse la bocca e cominciò a
stuzzicarlo.
- Ma non sei arrapato? Cioè dovresti
averne voglia a livello fisico lo stesso... -
- Beh, mi freno tanto. Se non guardo o
non tocco o non vengo toccato non mi accendo... -
Cris si stava toccando in basso, ora.
Riky cercava disperatamente di non farlo.
Gli piaceva la sua voce bassa e
suadente.
- Davvero non hai voglio se sei, che ne
so, da solo e pensi a qualche bel ragazzo? Avrai di bei ragazzi a cui
pensare. In squadra non ne hai di quelli che dici 'però, davvero
niente male'? - Era molto abile. Sapeva bene quale era la sua rosa,
non c'erano elementi di quel livello... o secondo Cris non c'erano.
Riky sospirò pensando ad Andriy.
- C'era... ma è andato via... è stato
lui a farmi venire il dubbio... se io penso di esserlo è per lui...
-
Cris si morse il labbro, si tolse la
mano dai pantaloni e si alzò a sedere di scatto imbufalito.
- Chi è!? - Il tono perentorio fece
ridere Riky.
- Andriy... -
- Sheva? -
- Sì... ma se ne è andato... perchè
stava nascendo qualcosa fra noi e lui forse pensava che io non fossi
pronto, non lo so, non ha mai voluto dirmelo. Diceva che non ero
innamorato, che credevo di esserlo. Non sono mai riuscito a dirgli
niente di preciso, lo riempivo di domante sui miei dubbi, come ho
fatto con te. E lui un po' mi rispondeva, un po'... - Riky sospirò.
Parlarne era doloroso ma era positivo riuscirci.
- E' mai successo qualcosa? Come mai ci
hai pensato? - Cris era molto geloso, ora. Come poteva esserci stato
qualcuno prima di lui? E come poteva averlo rifiutato?! Era pazzo!
- No... beh, più o meno... qualche
abbraccio e carezza dolce ma niente baci o cose simili. Però un
giorno stavamo per baciarci. Se ne è andato prima che succedesse.
Quando l'ho seguito l'ho visto nudo e lì ho capito... mi è venuta
l'erezione, capisci? Ero bloccato... -
- Frena frena... quando è successo? -
- Poco prima che se ne andasse. Quindi
parliamo di... -
- Ma vi conoscevate da un po'... -
- Oh sì, io sono arrivato nel 2003,
lui è andato via nel 2006. -
- Riky, ma non l'avevi mai visto nudo?
-
- No... lui evitava di fare la doccia
con noi ed io comunque di guardarlo. Ma quel giorno ero in subbuglio
per il quasi bacio e poi l'ho visto nudo e mi sono eccitato ed ho
capito che... che i discorsi di cui parlavamo sugli uomini sposati
gay... erano questi... perchè avevo paura di esserlo. Dentro di me
lo sapevo che potevo esserlo. -
Cris era combattuto, era geloso e non
voleva sapere ma al tempo stesso doveva.
- Come è andata, poi? - Un filo di
voce.
- Niente. Io speravo che mi baciasse,
che prendesse l'iniziativa... ma ero terrorizzato e confuso e lui
l'ha capito. Così mi ha detto che non ero innamorato e non ero
niente di tutto questo. E che lontano da lui sarebbe tornato tutto a
posto. Di rimanere puro e semplice com'ero. - Poi Riky aveva
abbassato il tono abbattuto. - Non penso di starci riuscendo bene.
Sto continuando a pensarci e più lo faccio, più penso che lo sono.
Del resto quel giorno... sai... quella cosa... -
- Non è successo altro? Solo questa
cosa? -
Riky sospirò e si mise a pancia in su,
l'erezione si era calmata parlando di queste cose tristi.
- Beh, tecnicamente sì ma devi vedere
il rapporto. Eravamo molto legati. Lui non era famoso per essere una
persona affettuosa ma con me lo era. Mi aveva preso sotto la sua ala.
Ed io lo seguivo come un faro. Quando mi sono sposato ero giovane e
temo di averlo fatto precipitosamente perchè avevo paura di quello
che cominciavo a provare per lui, ma era all'inizio, no? Così l'ho
fatto. E mi sono sentito sporco. Non ho mai fatto niente con lui, ma
dopo abbracciarlo ai goal, appoggiarmi a lui, parlare, ridere,
scherzare, passarci del tempo insieme mi sembrava un tradimento verso
Carol. Non era così ma mi ci sentivo. Penso che fosse perchè lo
stavo capendo. Ero gay... cioè lo sono... lo sono, Cris? -
La domanda finale demolì Cris il quale
tornò a buttarsi giù sulla schiena e ad infilarsi la mano sotto ai
pantaloni per stimolarsi da solo.
- Dovresti dirlo tu. Io so di esserlo e
non ho dubbi. Però penso che se ne hai desiderato uno... se ne sei
addirittura stato innamorato... tu lo sei. Solo che ti reprimi tanto
per paura, quindi cerchi di non guardare più a quelle cose. Ma
quando troverai qualcuno... qualcuno in grado di accenderti a quel
modo... quando ti innamorerai ancora... non potrai più avere dubbi,
trattenerti e controllarti... -
Erano diversi, si disse Cris. Lui era
andato per questioni ormonali e non era mai stato capace di
controllarsi, Riky era nato col controllo e soffocava molto bene i
suoi ormoni, ma non poteva andare avanti così per sempre.
Dunque si era innamorato... se si era
innamorato era segnato.
La voce divenne un sussurro eccitato,
cercava di non fargli capire cosa faceva ma gli ansimi divennero
sempre più evidente fino a che Riky, in silenzio, provò a capire
cosa stava facendo.
- Cris, stai bene? - Cris sorrise.
- Scusa, so che non è carino ma...
parlare di queste cose mi ha eccitato e... - Ansimò ancora fino a
strascicare la voce e a lasciare all'immaginazione cosa stava
facendo. Riky andò nel panico, spalancò gli occhi e guardò dritto
davanti a sé mentre la mano si rifiutava di staccarsi il telefono
dall'orecchio, non poteva che continuare a sentirlo, non poteva
smettere. Non ce la faceva proprio per niente.
Non disse niente, però si eccitò e
Cris venne. Riky capì bene il momento in cui era venuto.
Si sentì male.
Molto male.
Perchè ora voleva farlo anche lui.
Forse parlarne con lui non era stata
una buona idea.
Riky guardò la sua stessa mano andare
verso i propri pantaloni, trattenne il fiato, se la morse prima di
fargli raggiungere la base e poi salutò velocemente Cris chiudendo
la conversazione.
Dopo di questo si mise il cuscino in
faccia e si soffocò fino a non respirare più.
Forse non c'era più da avere dubbi.
Forse in effetti era gay davvero.