CAPITOLO VI:
CEDIMENTO

Il giorno dopo Riky si svegliò spaesato.
Iker era andato nel suo letto e lui dormiva nel divano da solo, coperto.
Aprì e chiuse gli occhi un paio di volte, si guardò intorno e capì di essere ancora dal suo amico, si sentiva gli occhi bruciare e le guance tirare.
Si era addormentato piangendo.
Che vergogna. Come un bambino.
Si alzò e cercò il bagno. Naturalmente si imbatté nella camera di Iker. Aprì la porta e con un 'ops' la richiuse, però Iker lo chiamò con un mugolio dicendo che poteva venire.
Riky fece capolino e coi capelli arruffati e l'aria addormentata, si avvicinò scusandosi.
- Cercavo il bagno, non volevo svegliarti... - Era imbarazzato.
Iker era accumulato sotto le coperte, sbucò con un sorriso addormentato ed indicò una porta dentro la camera. Così Riky si infilò e ci andò rinfrescandosi per svegliarsi. Si guardò. A parte il sonno stava meglio.
Anche solo per averne finalmente parlato apertamente e fino in fondo con qualcuno. Poi aveva pure pianto. Doveva ammettere che era molto più leggero, anche se angosciato per altre cose.
Quando tornò in camera, Iker era ancora steso come un sirenetto ma aveva acceso la luce del comodino e si vedeva meglio.
Dormiva probabilmente senza niente addosso. Almeno niente sul torace.
Riky arrossì ma distinse nettamente la sensazione.
Con Cris ci moriva, con lui era solo un apprezzare un bel ragazzo. Era molto diverso.
Lo capì in quel momento e si sedette con lui sovrappensiero. Sospirò osservandolo assente. Aveva un bel viso, tipico spagnolo ma comunque dolce.
Gli piaceva ma come potevano piacergli altri bei ragazzi.
Con Cris era proprio diverso. Era un colpo dentro ogni volta che lo vedeva. Anche solo per foto od in televisione si fermava e sospirava. Si dava dello sciocco, ma gli capitava.
Adesso che stava affrontando tutto, ci stava riflettendo e si rivedeva.
Come poteva non aver mai visto?
Era così ottuso?
- Che ti ha portato la notte? - Si diceva consiglio, ma Riky non ne era certo.
Sorrise timido.
- Caos... - Iker rise mettendosi a pancia in giù, le coperte si arrotolarono sotto di sé e scoprirono il corpo con gli shorts.
Riky distolse lo sguardo. Era un bell'uomo ma niente di ingestibile.
Se fosse stato Cris si sarebbe chinato a leccargli la schiena.
- E? - Riky si strinse nelle spalle.
- E niente. Tornerò a casa, mi scuserò con Carol per essere sparito tutta la notte, starò con lei e poi andrò a calcio, mi allenerò e vedrò se riesco a gestire Cris. Idealmente dovrei rimanere sposato con lei ed allontanare lui, ma ci lavoro insieme. Cercherò di domarlo e fare in modo che non capiti nulla. Però questo è possibile se lui collabora. - Iker scosse il capo e gli bussò col dito sulla coscia, Riky lo guardò e disse:
- Fai i conti senza l'oste. -
- Dici che Cris non collabora se gli dico che sono sposato e ci rimarrò comunque perchè per Dio lo sarò per sempre ed io amo Dio? - Iker rise.
- Non mi sembra molto ragionevole o altruista. Credo che ti voglia e che farà di tutto per averti. -
- Se è solo un capriccio che se ne trovi un altro. -
- Ma non è solo un capriccio... -
- Te l'ha detto lui? -
- No ma lo vedo da come ti guarda. E comunque per te non è solo quello. - Riky rimase in silenzio, Iker gli portava molte considerazioni su cui riflettere. - E poi tieni a mente che tu non ami lei. Puoi riuscire a farcela ora ma un giorno... - Riky tirò il labbro all'infuori.
- Devo almeno provare a fare la cosa giusta. Non posso rinunciare pensando che tanto un giorno fallirò. Ci devo almeno provare. È questo che è giusto. Se non ce la farò avrò tentato. -
Iker si alzò a carponi e si stiracchiò come un gatto, poi si tirò su e lo guardò ancora.
- Ricorda che non è Dio quello incapace di perdonare. Se tu glielo chiedi Lui ti perdona e ti accetta per quello che sei, purchè tu non ammazzi e sia una brava persona. - Riky lo guardò stupito che gli leggesse nell'animo e gli rispondesse. - Ricordati che sei tu a doverti perdonare. - Con questo si alzò dal letto ed andò al bagno. Riky, solo in camera, ci rimase di sasso.
Era così dunque? Non una questione di Dio ma di sé stesso?
Dio aveva fatto gli uomini sapendo quanto imperfetti erano, quanto avrebbero sbagliato. E li accoglieva lo stesso.
Erano gli uomini a doversi perdonare. Anzi. A dover chiedere perdono e ad accettarsi per quello che erano.
Dio non abbandonava comunque.
Mai.
In nessun caso.
Sulla croce Gesù aveva perdonato un ladrone che si era pentito solo in punto di morte. Se lo ripeté come insegnamento preciso ed importante.
Bisognava essere consapevoli e saper chiedere perdono.
“Però non basta. Non è che io ora vado e tradisco Carol e poi chiedo perdono a Dio perchè Lui è buono e mi perdona e posso fare quello che mi pare. Devo smetterla di fare ciò per cui chiedo perdono, ciò che ritengo sbagliato.”


Riky si era ormai già fasciato la testa, però poi a casa con Carol e Luca si era convinto che non sarebbe successo nulla con Cris, che l'avrebbe gestita, che era un uomo, non un animale fatto di istinti e basta.
Era assurdo pensare già al tradimento quando di fatto non era successo nulla.
Tornò agli allenamenti e lo vide.
Cris era già lì, stava facendo palestra per conto suo, ma la sua espressione non era molto distesa.
Riky lo evitò preferendo non dirgli niente, non era successo nulla di fatto. Doveva calmarsi.
Trovò curioso Iker che prima di cominciare gli allenamenti se lo prese e lo portò in parte a parlargli.
Rimase di sasso, quando tornarono moriva dalla voglia di sapere cosa si fossero detti, ma sembrava non esserci verso per capirlo, così si limitò a fare finta di nulla.
Iker aveva detto a Cris che se faceva sul serio con Riky, doveva essere consapevole che si sarebbe comunque imbarcato nella cosa più difficile della sua vita. Qualcosa di inimmaginabile.
Gli aveva detto che se non era sicuro e serio, che se era solo uno sfizio o qualcosa tanto per fare, di non insistere e non rivoluzionargli l'esistenza perchè già solo per quel po' che era capitato, lui stava male ed era pieno di paranoie.
Gli aveva detto che Riky sembrava la persona più semplice, mite e buona dell'universo ma in sé nascondeva asteroidi, buchi neri, supernove e qualunque altro elemento pericoloso viaggiava nello spazio aperto.
- Però un viaggio nello spazio vale sempre la pena farlo... - Aveva risposto Cris con un'espressione strana.
- Cris... davvero... se non sei serio lascia perdere... - Cris se l'era un po' presa ma aveva annuito senza dirgli se fosse serio o meno. Iker non ne aveva idea, ma sperava l'avesse ascoltato.
Quando Cris andò da Riky per cominciare col riscaldamento, l'affiancò alla corsa e gli diede un colpo sulla schiena per salutarlo.
Riky sussultò e lo guardò incerto. Era curioso di sapere cosa si era detto con Iker, ma era anche in subbuglio per il giorno prima. E tutti gli altri.
Illudersi di poterla gestire senza fare i conti con Cris era stato da sciocchi.

Quel giorno Cris gli aveva chiesto se gli andava di dargli una mano coi tiri. Voleva perfezionare il suo da fuori area a scendere e siccome lui lo faceva già in modo perfetto, gli aveva chiesto una mano.
Riky, ingenuamente, pensando che se si trattava di calcio andava bene, si fermò.
- Ma io lo faccio in movimento, da fermo è un'altra cosa. -
- Da fermo non ho problemi... mi serve di capire in movimento cosa cambia... - Cris sapeva benissimo cosa cambiava, sapeva già fare alla perfezione ogni tipo di tiro in ogni situazione da ogni angolazione. Da fermo, in movimento, da trenta metri, da quindici...
Però doveva lasciare che tutti gli altri se ne andassero e li lasciassero soli.
Così l'allenamento speciale diede i suoi frutti allo scadere della mezz'ora, quando ormai erano tutti andati via.
Cris si mostrò perfettamente abile a capire le direttive di Riky il quale gli fece i complimenti per aver preso il tiro così facilmente.
- Del resto quando c'è il talento... -
Cris adorava che gli facesse i complimenti.
Andarono negli spogliatoi e cominciarono a spogliarsi per la doccia, Riky capì solo allora cosa era successo e si chiese se l'avesse fatto apposta. No, sicuramente aveva solo cercato di stare con lui per fare una specie di pace visto che il giorno prima era scappato a quel modo.
Sembrava non provarci più, in fondo.
E poi se se ne fosse andato senza lavarsi, avrebbe mangiato la foglia.
Riky sospirò e si infilò sotto la doccia per primo.
Naturale che Cris si mise in quella vicino alla sua.
Riky gli dava le spalle cercando di essere naturale, ma l'altro era molto più furbo di lui in quelle cose. Aveva pensato molto bene a come fare.
Iker non sapeva quanto serio fosse con lui. Sapeva che era diverso dagli altri, raro e speciale. Per questo non poteva tirarsi indietro.
Stava provando qualcosa di unico, non avrebbe mai e poi mai avuto la forza di lasciarlo andare. Vederlo ogni giorno e convincersi che doveva, doveva per forza.
Riky era speciale, era unico. Oltre che bellissimo era così pulito e dolce. Voleva la sua dolcezza. Voleva la sua purezza. Voleva quello che lui non aveva. Riky era ciò che lui non era. L'attrazione era inevitabile, ma si trattava di un'attrazione molto diversa dalle altre.
Profonda e totale.
- Sei passato da Iker ieri? - Chiese sfacciato.
Riky sussultò. Se gli parlava non era carino dargli le spalle. Si morse la bocca, si fece forza e si girò. Lo guardò negli occhi teso e rispose.
- Sì... te l'ha detto lui? -
- L'ho capito quando mi ha detto di stare attento con te. - Riky si sorprese.
- Ti ha detto così? - Cris sorrise.
- Sì... penso che l'hai colpito... spero non miri a te! - Riky rise divertito perchè conosceva un certo retroscena.
- Tu non sai... Iker sta con David Beckham... non penso punti a me! - Cris sorpreso della scoperta volle saperne di più, così Riky si rilassò e gli spiegò.
Vedendo che aveva abbassato la guardia, attaccò anche se non direttamente.
Si stava passando la saponetta sul corpo quando dal semplice insaponarsi finì per massaggiarsi in modo decisamente intimo. Troppo intimo.
Lo fissava intensamente e lo ascoltava anche, ma Riky notando certi movimenti insistenti in alcune parti, si distrasse e finì per perdersi il finale del discorso.
Cris non gli chiese di concludere.
Si stava strofinando l'inguine e lo stava facendo con troppa dovizia.
Riky si succhiava il labbro e tratteneva il fiato.
Perchè lo stava facendo? Come poteva?
Riky provò un immediato calore in ogni particella, si sentì avvampare e si paralizzò. Come poteva?
- Mi insaponi la schiena? - Normalmente facevano da soli ma come non approfittarne?
Riky era così andato che non si rese conto che non era normale chiederlo.
Andò da lui e gli prese la saponetta che gli porgeva. Silenzio.
Un silenzio molto pesante, ora. Il cuore non aveva mai battuto più di così.
Forse Cris lo sentiva.
Gli passò la mano con la saponetta consumata sulla schiena, lentamente, esitava e quando arrivò sul fondo tremò.
- Tutto bene? - Riky si ritrasse e gliela riconsegnò, Cris lo trattenne un attimo e lui si ritirò come se lo scottasse.
Lo stava guardando di nuovo in quel modo. Lo stava mangiando. Lo stava bruciando.
E lui lo desiderava.
Lo desiderava troppo davvero.
Voleva scappare ma le gambe non gli rispondevano al comando.
Doveva dimostrare di poterla gestire senza affrontarla apertamente, senza dover dire nulla a Carol, senza cedere a Cris.
Doveva.
Così quando lui gli prese il braccio e lo girò di schiena, si sentì morire.
- Ti ricambio il favore... - Così dicendo, Cris cominciò a passargli la schiena con languore, sembrava lo stesse seducendo. C'era molto di più in quei gesti e Riky li sentiva tutti molto chiaramente.
Respirava corto e si succhiava il labbro, gli occhi stretti.
Quando scese sulla zona lombare Riky pregava, ma non sapeva se affinchè smettesse o continuasse.
Lo desiderava ad un livello inconcepibile.
Però la mano di Cris non si fermò ed andò anche sui suoi glutei ora tesi e alti.
- Rilassati... - Mormorò sensuale all'orecchio.
Riky sussultò nel sentire che le dita andavano decisamente oltre, così di scatto si allontanò, si mise sotto il getto della doccia e si sciacquò.
Cris non disse nulla, lo lasciò in pace e fece altrettanto.
Il brasiliano non osava guardarlo, sapeva che di sicuro si stava toccando, lo sentiva, era come se lo percepisse.
Aveva il terrore di guardare anche sé stesso.
Aveva sicuramente un'erezione da paura.
- Riky... - Lo chiamò. Doveva per forza torturarlo? - Tutto bene? - Annuì nervoso ma ancora dandogli la schiena. - Allora guardami se va tutto bene. - Aveva ragione, doveva dimostrargli che andava tutto bene. Si girò e sperò di non essere in condizioni pietose.
Era eccitato ma si fissò solo sui suoi occhi. Già splendidi di loro.
- Guardami sul serio. - Disse sicuro, come se gli comandasse di fare chissà cosa.
Riky non poteva non farlo, era come se fosse creta nelle sue mani.
Abbassò lo sguardo e vide che si stava masturbando, si appoggiò alle piastrelle, l'acqua scendeva sul suo corpo da dio greco, Riky stava per avere un orgasmo, se continuava a guardarlo sarebbe successo. Come poteva fargli questo? Come osava?
Perchè?
Riky stava per fare la stessa cosa che stava facendo lui, quando si accorse che tanto era dritto e stava su da solo.
Bastava solo un dito per avere l'orgasmo.
Così nel caos più completo, in combutta con sé stesso, scappò a gambe levate dal locale delle docce nella speranza di potersene andare, sparire e annullare tutto.
Cris lo seguì e appena di là lo prese per il braccio fermandolo. Riky rimase di spalle, cercava di liberarsi ma la sua presa era sicura.
- Riky, va tutto bene, sono cose normali! - Disse con la stessa sicurezza. Riky scuoteva il capo nel panico.
- No, non sono normali! - Cris tirò il braccio e con l'altra mano lo prese per la vita e la spostò fino alla schiena obbligandolo a girarsi. Scivolò il corpo bagnato sul proprio. Erano entrambi nudi e accaldati, Riky aveva i capelli più lunghi spettinati sulla fronte, la testa bassa, imbarazzato e spaventato. Il cuore gli batteva fortissimo a livelli spropositati, voleva scappare e restare, voleva che non si fermasse ma gli parve di svenire quando sentì la sua erezione contro la propria. Quella che prima si stava toccando da solo. Erano entrambe dure, bastava così poco per venire, così poco.
A quel punto la mano dalla vita risalì al viso e glielo alzò, si guardarono. Un soffio uno dall'altro.
Riky era spaventato ed eccitato.
- Può non essere normale, può essere nuovo, ma è bellissimo... - con questo sussurro aveva unito le labbra alle sue e finalmente l'aveva baciato.
Erano capitate diverse volte in cui erano stati sul punto di farlo, era successo spesso di desiderarlo ed ora lo stavano facendo.
Riky si sciolse del tutto, ci morì in quelle labbra. Dio, quanto le aveva desiderate. Quanto.
Impossibile per lui rifiutarlo ormai.
No, non poteva gestirla.
Cris era nel suo agognato paradiso, ormai, e non l'avrebbe mai lasciato andare.
Gli schiuse le labbra e si infilò fra le sue con la lingua, lo raggiunse e lo sentì timido e impacciato.
Cris giocò con la sua bocca aderendo e combaciando prima col labbro inferiore, poi succhiando il suo.
Quando Riky fu ipnotizzato da quel gioco, tirò fuori la lingua a sua volta e gli andò incontro nel bacio.
Allora si intrecciarono e non si lasciarono più. Il turbine crebbe in loro fino a che tutto si accese con elettricità. I fiati mancarono e quel fuoco ormai era incontenibile.
Mentre il bacio acquistava sempre più decisione e sicurezza, le mani di Cris scesero tornando sui fianchi. Entrambe.
Dopo di che si spostarono fra di loro, sugli inguini. E con una sulla propria e l'altra sulla sua, cominciò a masturbare entrambi.
Riky si aggrappò alle sue braccia ma non si mosse. Ansimò smettendo di baciarlo, appoggiò la fronte alla sua e chiuse gli occhi completamente abbandonato al piacere.
Cosa gli stava facendo?
Era questo ciò da cui era sempre scappato?
Quello che comunque aveva desiderato con tutto sé stesso?
Come poteva separarsene, ora?
Era la cosa più bella che gli avessero mai fatto.
Cris si muoveva sicuro e sempre più veloce, Riky ormai non era più in sé, gli avrebbe potuto fare qualunque cosa. Affondò le unghie e strisciò la fronte fino alla spalla, si nascose lì e con l'eccitazione ed il piacere che cresceva, per non gemere lo morse.
Cris si eccitò in quello e andò più veloce.
Venne un secondo prima dell'altro il quale, sentendosi bagnare sulle cosce, capì cosa era successo.
Raggiunse poco dopo l'orgasmo anche lui.
Ansimava contro il suo collo, si teneva a lui incapace di muoversi. Terrorizzato.
La mente annullata.
Sentiva lo sperma scendere sulle ginocchia e poi giù fino ai piedi, viscido.
Quello di Cris.
“Dio, cosa ho fatto?”
Con questo pensiero sconvolgente tornò alla realtà, fu troppo brusco.
Spostò la testa e guardò fra le gambe. Quelle di Cris erano sporche come le proprie.
Si erano venuti addosso.
Avvampò di vergogna e paura di qualcosa che, ora lo capiva, non avrebbe mai potuto controllare ma soprattutto rifiutare. Mai.
Così si scostò, in fretta e furia si asciugò da tutto, si vestì tremando come avesse appena ricevuto una scarica da mille volt e, sotto lo sguardo incredulo di Cris, scappò senza dire una sola mezza parola, senza guardarlo, senza affrontarlo.
Cris, solo e nudo con ancora lo sperma sulle gambe, fissò la porta senza crederci.
- Ma davvero se ne va così senza dire nulla? E cosa pensa di fare? Ignorarlo? Fare finta di niente domani? - Cris scosse il capo seccato fino a rendersi conto che era proprio arrabbiato.
- Col cazzo che fa finta di niente! Lo vuole, lo voglio, lo siamo. Basta nascondersi e rifiutarlo. È assurdo, stupido ed immaturo! Affronterà il tradimento come tutti. O si separerà. Come tutti. Tanto non può scappare in eterno e l'ha fatto per troppo tempo. È ora che guardi sé stesso una volta per tutte. È ora che lo sia. Che sia sé stesso. Quello vero. Basta, cazzo! -
Con questo si asciugò, si vestì e se ne andò furioso.
Non gli avrebbe lasciato scampo. Bisognava affrontare la realtà.