6. ZIZOU E’ ZIZOU


[Se volete sapere una parte di cosa mi ha ispirato...]

La gioia è incontenibile, non so proprio come gestire quello che provo, quando sento la notizia con le mie orecchie, quando vedo la conferenza nella tv del Real Madrid che trasmettono in diretta.
Lui è là con tutta la sua famiglia al completo, con quella giacca azzurra, tutto elegante. E viene presentato come l’allenatore del Real. Il suo sogno che si realizza, così come il mio.
Sono solo in casa in questo momento, ho scaricato gli amici per potermi guardare l’evento del secolo e mi brillano gli occhi.
Nel giro di pochi istanti, nemmeno il tempo di sentire il suo discorso composto, ed il mio cellulare parte con messaggi e tintinnii, non riesco nemmeno a stare dietro a tutti.
Sono amici e compagni di squadra che mi dicono se ho visto, se sono felice e cose così. Certo che ho visto e certo che sono felice! Che domande sceme!
Vorrei solo poterlo sentire, abbracciare… invece per oggi sarà impensabile. Dopo la conferenza avrà sicuramente una cena con la società al completo e la famiglia. Per oggi me lo scordo. Domani mattina dovrà dedicarmi del tempo.
Sarà sicuramente al centro sportivo presto per il primissimo allenamento, anche io ci vado sempre un’ora prima, passerò dal suo ufficio e gli darò le mie congratulazioni speciali!
Pregusto l’idea con un sorrisino malizioso e con quest’idea, più tardi, mi addormento sereno e soddisfatto più che mai.
Non ho una compagna e non ne sento il bisogno, quando voglio distrarmi dai ragazzi e da Zizou perché le cose vanno male o sono strane, trovo la compagnia facile di una donna tutta curve che ci sta, o se mi serve di essere accompagnato ad un evento pubblico, una festa particolare. Però è lui il mio unico pensiero, il sogno della mia vita, quello che mi dà lui non me lo dà nessuno.
Zizou è Zizou.
Sto bene con James, è passione e sesso e mi piace essere la parte attiva in una coppia, con lui posso esserlo, mi fa sfogare un senso protettivo che non pensavo d’avere. Mi piace stare con lui, lo trovo rilassante, mi calma i nervi quando non posso stare con Zizou e mi manca.
Diciamo che James non è un amante qualunque, non è nemmeno l’amante dall’amante… è una relazione. Non so cosa e come e perché, ma lo è.
Però il mio sogno è Zizou ed ora non riesco ad essere più felice di come sono, perché lui sta realizzando i suoi massimi sogni ed ama me.
Prima di chiudere la luce, un sms mi arriva.
‘Mi dispiace non averti visto oggi, avrei voluto’
Sorrido intenerito.
‘Lo so, ero lì col pensiero.’
‘A domani’
Sorrido più felice.
‘A domani’
E non vedo l’ora che arrivi domani.

**

Arrivo anche prima del mio solito, e di solito son lì un’ora prima insieme a Cris per fare un po’ di palestra.
Non ho dormito quasi nulla.
Quando parcheggio, vedo la SUA auto e sorrido soddisfatto! Sapevo che sarebbe venuto presto. Chissà da quanto è qua!
Scendo ed entro nella struttura, è tutto prevalentemente vuoto e silenzioso, mi piace arrivare presto al mattino perché non c’è nessuno ed è tutto pacifico.
Passo nello spogliatoio dove lascio giù le mie cose, non mi cambio nemmeno, lascio qua pure il cellulare per non essere interrotto da nessuno.
Al colmo della gioia, vado nell’ufficio di quello che è il mister della prima squadra, quello che prima era di Benitez. Zizou ha sempre avuto un ufficio suo, bene o male. E’ qua come consigliere dal 2009, Perez gli ha dato un posto suo per essere un punto di riferimento per la squadra qualora ne avessimo bisogno, io ho sempre sfruttato questa possibilità.
Ora trovo particolarmente comodo che lui abbia un ufficio suo.
Busso vedendo che hanno già sostituito la targhetta. Sorrido mentre spunto dopo il suo ‘avanti’ composto.
Lo vedo di spalle, in piedi, che traffica sugli scaffali mettendo giù le proprie cose che ha tirato fuori dalle scatole.
Entro e mi chiudo la porta alle spalle.
- Da quanto sei qua? - Mi guardo intorno e capisco che ha già fatto il cambio completo dei suoi uffici. Non è una cosa veloce trasferire tutte le proprie cose da una stanza all’altra, ma qua è già tutto in ordine!
E’ impressionante!
Zizou si riscuote e si gira a guardarmi stupito della mia presenza.
Evidentemente non si aspettava di vedermi ora.
- Da… da un bel po’! Sono arrivato presto per fare il trasloco. Il presidente mi ha detto di fare con comodo, ma voglio fare subito in modo da concentrarmi subito unicamente sulla squadra! - Lo dice come se fosse normale e non contasse più di tanto, cerca di controllare molto bene le sue emozioni e di solito ci riesce, ma io lo conosco. So quanto è felice per quello che gli è successo.
Questo ufficio è stato di allenatori illustri, fra cui Ancelotti a cui credo si ispiri per certi versi. Ora è suo.
Sorrido e lo raggiungo quasi volando, poi lo abbraccio senza dire nulla, lui mi stringe e gli occhi ci vengono lucidi per la forza con cui lo abbraccio, trasmettendogli tutta la gioia che provo, che non è poca. Spero senta quanto sono felice per lui.
- E’ un sogno che si realizza. Per entrambi! Non ci speravo che sarebbe successo così presto. Che tu diventassi il mio allenatore! Non… non so cosa dire! Congratulazioni, Zizou! - Alla fine ho la voce roca e si capisce che sono emozionato e provato e lui si separa da me tenendomi per le braccia, mi guarda in viso stupito e vedendo che ho gli occhi lucidi, vengono anche a lui ed eccolo che si tradisce!
- Grazie. Non ci speravo nemmeno io. E’ successo tutto così in fretta che non ho nemmeno avuto tempo di pensare a cosa significa sul serio e a come mi sento! - Finalmente lo ammette. Ha detto un sacco di cose di circostanza e nella notte sono arrivate mille congratulazioni da parte di tutti, soprattutto ex compagni o giocatori. E’ una cosa impressionante, perché non credo che sia frequente una reazione simile.
Si capisce quanto è in gamba Zizou.
E lo amo così tanto che non so quantificarlo!
Alla fine lo bacio e basta, perché ho esaurito le parole e lui si lascia fare, ricambia rilassandosi fra le mie braccia, contro la mia bocca, insieme alla lingua che lo avvolge e lo carezza.
Il bacio ci investe di un’ondata di calore, le mani corrono sul mio viso e mi tiene a sé, mentre le mie scendono sulla sua vita e apriamo le labbra premendoci più uno sull’altro, per averci meglio.
Le mie dita corrono sui suoi pantaloni, è già pronto per allenare, più tardi, questo mi facilita la vita nello spogliarlo. Vado sotto l’elastico e lui, sulla mia bocca, cerca di dire il mio nome, sento che incespica sulla K, ma io afferro il suo cazzo senza fermarmi a nessun ostacolo. Solo quando il suo telefono suona mi spinge deciso per andare a rispondere. Io rimango fermo in piedi, con la mano a mezz’aria e decisamente insoddisfatto.
Lui fa il giro della scrivania e si siede alla sua poltroncina, davanti sono impilate scatole che penso siano prevalentemente vuote, dove prima c’erano le sue cose.
Lo guardo che parla al telefono tutto preso, parla il suo spagnolo perfetto col suo tono diplomatico e cordiale, prende carta e penna e si scrive degli appunti, è una conversazione abbastanza lunga, io fisso lui con occhi sottili e seccato per l’insoddisfazione, poi fisso la scrivania e quelle scatole lì davanti. Fra quelle e le poltroncine, c’è una sufficiente copertura. Lo sto per fare, ma finalmente mette giù il telefono ed io mi accendo pensando che ora tornerà da me per continuare il discorso.
Lui però mi comunica che era il presidente e che gli ha comunicato alcuni impegni e che vuole una sua valutazione di ogni giocatore, specie in vista del mercato che ormai è aperto.
- Vuole anche una lista di priorità e richieste, se ne ho. Prima della lista, devo valutare la squadra, però voglio farlo col mio metodo! - Aggrotto la fronte.
- E sarebbe? - Zizou apre il computer ed io lo fisso shoccato mentre armeggia con quello.
- Ho creato delle schede di valutazione. Le ho usate per la squadra B. - Vedo che comincia a stampare e a scrivere su ogni scheda i dati dei vari venticinque giocatori che ha ora.
Comincia con me. Scrive nomi, cognomi, date di nascita, età, anni in cui sono al club, ruolo e cose così.
Lo fa con tutti. Io lo fisso incredulo.
- Devi farlo ora? - Chiedo seccato.
- Quando lo faccio? Fra poco inizia l’allenamento, dopo voglio cominciare a buttare giù qualcosa, entro un paio di giorni voglio aver fatto le schede complete. - Lui parla tutto professionale ed io vado in bestia.
Come osa ora?
- Ma ti devo dare il mio regalo di congratulazioni! - Esclamò spontaneo, punto sul vivo.
- Non serve alcun regalo, Karim. E’ una gioia per me essere qua, questo è già un regalo! - Indurisco la bocca e sospiro seccato. Per essere sveglio e acuto è davvero ottuso quando lavora!
- Brutto scemo, non intendo un regalo vero e proprio! - Lui smette di scrivere e mi fissa per un momento senza capire cosa intendo, i suoi occhi nocciola mi penetrano ed io voglio morire perché li amo troppo e lui ora è stronzo.
- E cosa intendi allora? -
Così picchio il pugno contro il palmo nel classico segno della scopata, o in una di quelle. Lui capisce cosa intendo e scuote subito la testa tornando a scrivere.
- No, non ho tempo ora! Sei matto? Voglio preparare tutto prima di cominciare! - Sospiro seccato e mi siedo su una delle poltroncine davanti alla scrivania, imbronciato e silenzioso lo guardo trascrivere mentre i miei sogni di grandi trombate di congratulazioni si infrangono.
Lo guardo assorto nel suo compito per un po’, poi assottiglio gli occhi e mi dico al diavolo. Che faccia pure quello che deve. Anche io lo farò!
Così scivolo in ginocchio e silenzioso vado sotto alla scrivania. Lui seppure scrive, lo nota e mi chiama come un padre severo e paziente.
- Karim. - Gli prendo le ginocchia e gliele allargo, poi gli afferro poco gentilmente l’elastico dei pantaloni e degli slip e gli tiro fuori abilmente quello che mi interessa, solo quello.
- Fai pure il tuo lavoro, io faccio il mio! -
Credo che smetta di scrivere per un momento e si affacci sotto al tavolo per guardarmi.
- Karim… - Ora il tono è meno severo ed io gli prendo il cazzo e inizio a massaggiarglielo con la mano. Dopo una bella sega, attacco con la lingua e la bocca.
Al pompino non si dice di no!
Ridacchiando percepisco che torna sulla scrivania, ma non scrive indifferente. Credo che abbia appoggiato la testa sopra e si tenga al bordo, mentre geme sempre più partecipe. Allarga anche di più le gambe e scivola sedendosi più in punta sulla sedia, per darmi un miglior accesso.
Io allora aumento i movimenti e l’intensità, lo sento duro nella mia bocca, lo sento crescere e finalmente ho quello che volevo, mentre mi tiro fuori il mio cazzo e me lo tocco allo stesso momento.
L’eccitazione è reciproca e vorrei solo che mi scopasse, ora.
Sta per venire, lo sento pompare e gemere e pure per me è eccitante.
Purtroppo il tempismo di non so chi, arriva ad interromperci.
O per lo meno provano.
Bussano, io mi sospendo.
- Posso? - La voce familiare di qualcuno mi arriva all’orecchio, riprendo il mio lavoro sul suo cazzo e sul mio.
- No! - Esclama Zizou con voce brusca, sorprendentemente brusca!
Ridacchio ma non mi fermo.
- Come no! Sono io, Sergio! -
Soffoco una risata mentre continuo.
- Sergio, non è un buon momento! -
- Ma dai Zizou, da quando mi rifiuti l’ingresso? - E così entra, perché lui è Sergio e non avevo dubbi che lo facesse.
Teoricamente non dovrebbe vedermi a meno che non si fa avanti, perché fra poltroncine e scatole è piuttosto coperto qua sotto.
Non mi fermo, sono curioso di vedere che succede e Zizou infila le mani sotto e mi afferra le orecchie tirando per bloccarmi, la prima cosa che riesce a prendere. Io affondo le unghie nelle sue cosce perché lui mi tira le orecchie, ma il tutto avviene in silenzio e, almeno per lui credo, senza smorfie. Io ne faccio, tanto non mi vedono.
- Zizou? - Chiede basito Sergio. Sta alla porta, forse ha una strana impressione. Zizou deve avere una posizione strana, in effetti.
- Sergio, perché non accetti un no? - Sergio sorride.
- Perché altrimenti non sarei speciale! -
Zizou mi lascia un orecchio per appoggiare un gomito sul tavolo, forse per dare una parvenza di normalità.
Credo che la copertura funzioni.
- Cosa vuoi? - Chiede sbrigativo.
- Ma che succede? Di solito sei così carino e gentile! -
- Ho… ho da fare e stanno per iniziare gli allenamenti, oggi sono a porte aperte e ci saranno il doppio dei media! - Se ne tira abbastanza bene fuori.
- Beh, i ragazzi volevano sapere se avevi in mente di fare qualcosa, una cena, non so… -
- Sì, volevo invitarvi a pranzo domani dopo gli allenamenti mattutini. A casa mia. Ve l’avrei detto dopo. - Sergio batte le mani.
- Oh perfetto! Ok, a dopo! - E allora fa per uscire, io sono sempre fermo perché mi tira un orecchio, mi sono rimesso il cazzo a posto perché così me lo ha ammosciato. Non è piacevole se ti tirano un orecchio.
- Aspetta un momento! - Esclama Zizou fermando Sergio sulla porta che sta per richiudersi. Ma porco mondo!
- Sì? - E dal suo sì si capisce che in effetti c’è qualcosa che non va.
- Perché ‘perfetto’? - Sergio tentenna e cerca di tirare fuori qualche scusa.
- Eh sai… così… perfetto perché perfetto! -
Quanto mente male! Chiudo gli occhi, ormai tragicamente abituato al dolore dell’orecchio.
- Sergio. - E a quel tono nessuno resiste.
- Ok, abbiamo un regalo di benvenuto da darti, volevamo sapere quando potevamo dartelo! Sapevo che avresti fatto una cena! - Zizou sorride.
- Non serve nulla… -
- Sì sì, lo so, però noi ti abbiamo preso un pensiero! - Sorridendo, lo ringrazia e dice che ci vediamo dopo.
Così Sergio esce e chiude la porta.
Per fortuna che vive fra le nuvole e non ha notato che c’erano movimenti strani sotto la scrivania!
Appena soli, mi lascia andare e si appoggia di schianto allo schienale sospirando.
- Sei pazzo! - Esclama chiudendosi il viso con le mani. Io mi prendo l’orecchio dolorante ed esco da sotto, gattonando accanto a lui, rimango inginocchiato per terra, lui ancora seduto.
Lo guardo imbronciato.
- E tu sei stronzo! Mi hai tirato l’orecchio, me lo stavi per staccare! Io volevo solo darti un regalo personale! -
- Che vita che fate con questi regali! - Esclama seccato. - Se vuoi fare una cosa del genere, prima chiudi a chiave! Non voglio scandali! Se lo viene a sapere Sergio nel giro di poco lo sa tutta la squadra 1, la squadra 2, la squadra 3 e quella di basket! - Rido perché ha ragione, così mi rilasso, mi alzo e vado alla porta, la chiudo a chiave e lui guarda con un sopracciglio alzato, curioso.
- Ora è chiuso. E siamo sicuri. - Dico piano e penetrante, con un sorrisino malizioso. Poi lento mi porto fra la scrivania e lui, seduto ancora alla sua poltroncina.
Mi appoggio lì, al bordo, e senza dire nulla mi infilo la mano sotto a pantaloni e mutande e riprendo a masturbarmi. Lui mi fissa scettico, poi malizioso e poi lo vedo, quella luce si accende e diventa quel Zizou che parte e attacca incontrollato. Quel fuoco che io amo. Quello da cui io voglio essere preso.
- Come sei insistente! - Dice quindi alzandosi davanti a me. Mi prende e mi gira di schiena, mi piega bruscamente in avanti contro la scrivania, sulle sue maledette schede di valutazione e mi abbassa pantaloni e boxer. Lo sento che si lecca la mano e le dita e me le passa dentro, infila una ad una, si piega un attimo leccandomi e poi, senza perderci molto tempo, dopo avermi preparato un minimo, si tira fuori il cazzo e me lo infila dentro.
Chiudo gli occhi e mi abbandono a quella sensazione che mi mancava, la sensazione di strappo iniziale che poi diventa bruciore e poi si confonde con mille scariche elettriche che si diffondono in ogni particella del mio corpo. Stringo i bordi opposti aggrappandomi alla scrivania, lui mi prende per i fianchi e comincia a spingere una, due, tre volte. Sempre più forte e deciso. Ed è come mi piace essere scopato. Mi piace sentirlo dentro in questo modo, lui che mi prende brutale e volgare. Non sempre. Spesso mi piace che lo fa con dolcezza. Però a volte così. Così volgare. Così sbrigativo. Solo per scopare. Sì, a volte così è talmente bello, cazzo.
Entra ed esce, affonda ed io gemo insieme a lui che si lascia andare e non desidero altro che questo e questo lui mi dà.
- Ah… ah cazzo sì… così… - E così lui aumenta la forza in modo da arrivare più in profondità, fino a che io, col cazzo premuto e strofinato contro la sua scrivania, non vengo prima. Sporco il suo nuovo ufficio che si era dato tanta pena per riempire e poco dopo viene dentro di me, in una finale spinta possente che mi sconnette del tutto.
Quanto mi mancava!
Non vedevo l’ora!
Poi si piega su di me, lasciandosi andare ansimante. Il labbro sul mio orecchio, lo lecca e poi sussurra.
- Sei contento adesso? - Io sorrido, la testa appoggiata alla superficie, sui fogli. Io abbandonato, morbido, sotto di lui che mi schiaccia.
- Da morire! - Rispondo ansimante. Sorride anche lui e poi mi bacia la tempia, infine trova la forza di staccarsi e prima di coprirsi prende delle salviette e si pulisce. Me ne dà un po’ anche a me, faccio altrettanto su me stesso e dove ho sporcato, in silenzio, ansimanti, sfiniti ma pieni e realizzati, con quella sensazione appagante.
Buttiamo via i fazzoletti nel cestino e ci rivestiamo, mi giro verso di lui, in piedi, e sorrido vittorioso. Lui scuote la testa e mi prende il viso con una mano, stringe fra indice e pollice e mi attira a sé. Mi bacia ed io ricambio, le lingua si uniscono nelle bocche, poi si separa.
- Arrivo fra poco. Vai a cambiarti. - Annuisco soddisfatto.
- Quando hai tempo per me come si deve? -
Lui non ci deve pensare, credo che avesse già programmato tutto.
- Stasera da te. -
- Cena? - Chiedo sorpreso e speranzoso e lui sorride con dolcezza.
- Cena. - Così pregustandomi la serata perfetta a questo antipasto stuzzichevole, sorrido lasciandolo andare. Esco ed in corridoio sospiro felice.
Inizia un altro capitolo della mia vita. Un capitolo che sarà sicuramente straordinario!