Quando si
trovò davanti Ricardo, gli bastò un’occhiata per capire che era
successo qualcosa.
Aveva
una di quelle espressioni di quando si sforzava di essere normale e
sereno. Appunto. Si sforzava. -
Cosa c’è? - Chiese subito Cristiano senza perdere tempo, pronto a dar
fuoco a chiunque turbasse il suo dolce cockerino nero. Ricardo
alzò gli occhi che teneva bassi e li incrociò con quelli scuri e
penetranti del suo ragazzo, così non riuscendo più a tenere l’enorme
peso che portava, lo disse con un filo di voce, come se fosse colpevole
di chissà quale crimine: -
Gliel’ho detto… - Cris, all’udire quelle parole, lo fissò con aria
incredula come se fosse impazzito: -
Cosa?! A tua moglie?! Ma sei matto?! - Ricardo annuì tornando ad
abbassare lo sguardo con aria più colpevole di prima, amareggiato come
un cucciolo che aveva fatto i bisognini sul tappeto del padrone. A
quell’immagine il portoghese non riuscì a resistere e spompandosi,
disse: - Ma non dovevi… - Era
chiaro cosa le avesse detto, non c’era certo bisogno di torturarlo
facendoglielo ripetere per filo e per segno… -
Non riuscivo a nasconderglielo e poi se n’era accorta da sola… -
Cristiano inarcò la fronte, non ci poteva credere, erano stati attenti.
Gli parve molto strano: -
Davvero? - Ricardo annuì di nuovo sempre con aria depressa, così il
compagno si scostò per farlo entrare. Una volta dentro si chiese se per
consolarlo potesse usare il suo metodo preferito oppure se dovesse
fingere di avere un po’ di tatto e aspettare che si riprendesse meglio.
-
Dev’essere stato quando ti sei trasferito vicino a me. - Concluse il
padrone di casa optando per farlo bere un po’, una sorta di via di
mezzo fra le due opportunità. - Vieni… - Fece poi dirigendosi in
soggiorno, nell’armadietto degli alcolici. -
No, non voglio bere… - Disse Ricardo timoroso all’idea di ubriacarsi in
quello stato d’animo terribile. Cristiano
non lo ascoltò e versò della vodka alla menta che sapeva gli piaceva
nonostante cercasse di contrastare l’alcool con tutto sé stesso. Gliela
porse e sospirando la prese ma non la bevette, il padrone di casa
invece gradì subito per poi versarsene un altro bicchiere. Il
brasiliano guardò il suo liquido verde insieme al ghiaccio che
tintinnava sciogliendosi a vista d’occhio. Il
divano era in pelle nera, era comodo, largo e spazioso, ad angolo, lui
vi era seduto sopra tutto rannicchiato su sé stesso. Ripensava a quanto
accaduto poco prima e al dolore che aveva arrecato a Caroline e non
riusciva proprio a sentirsi meglio. Non era giusto tutto quello che era
successo fra loro due. Non lo era. Lei
era una brava persona e non aveva nemmeno mai ceduto a certe parti
discutibili della propria natura, non si meritava una pugnalata simile
ma non sapeva proprio cosa farci, ormai. Mentirle
e fingere che tutto andasse bene era una sofferenza troppo grande per
lui e la consapevolezza che lei comunque rimaneva sua moglie e lo
sarebbe sempre stata davanti a Dio, gli imponeva comunque dei doveri. La
sincerità era il minimo. Aveva
cercato di trattenersi seguendo il consiglio di Cris, ma non ci era
proprio riuscito, alla fine aveva ceduto. -
Perché l’hai fatto? - Gli chiese dopo avergli lasciato un po’ di tempo
per raccogliere i propri pensieri. Cristiano
stesso provava sentimenti contrastanti, al momento. Non sapeva se
sentirsi arrabbiato oppure sollevato. Forse dipendeva da come era
finita fra lui e sua moglie. Anzi, dalle intenzioni di Ricardo. Certo
bene non poteva essere andata a giudicare dalla sua aria. Il
ragazzo si strinse nelle spalle e piegò le labbra dispiaciuto: -
Volevo fare come avevi detto, non dirle nulla, però non riuscivo ad
ingannarla così. E poi ha detto che ero strano… mi chiedeva sempre cosa
avessi ed io… - La voce gli si spezzò e si interruppe sapendo che se
avesse continuato a parlare avrebbe probabilmente pianto come un
bambino e non voleva. Era
venuto lì perché era l’unico che aveva voluto vedere, aveva sentito un
bisogno immane di stare con lui, solo con lui, ed ora aspettava che con
un tocco magico lo aiutasse e lo facesse sentire meglio. Cristiano
non condivideva niente né del suo stato d’animo troppo severo con sé
stesso, né della sua coscienza che gli aveva fatto confessare ogni cosa
a sua moglie. Questo
non toglieva che sapeva come Ricardo si sentiva e che gli dispiaceva,
anzi, gli bruciava. Gli bruciava che ora che era libero -almeno in
teoria- lui si sentisse così male. Detestava
quando era in quelle condizioni, voleva che il suo ragazzo fosse sempre
e solo la persona solare e serena, quella parte buona e bella di sé,
insomma, che lui non avrebbe di certo mai avuto, non davvero. Gli
si avvicinò e gli circondò le spalle col braccio, l’attirò a sé e si
morse il labbro. Non
sapeva come si consolava con delicatezza, non era la persona giusta per
quello. - E
adesso? - Gli chiese, per sapere come erano rimasti. Ricardo
appoggiò la testa alla spalla, spingendo la fronte contro il suo collo.
Ora, con quel contatto, cominciava lentamente a sentirsi meglio ed il
magone gli diede tregua permettendogli di parlare: -
Niente… vivremo insieme lo stesso, sai, Luca non deve patire. Siamo
comunque i suoi genitori e faremo di tutto affinché cresca sereno. Solo
che ora… le serviva un po’ di tempo per assimilare la notizia. Stava
male, aveva bisogno di pensare… ed io… avevo bisogno di te… - Concluse
tutto prima che il nodo salisse ancora, riuscì a trattenersi e sentì la
presa di Cristiano farsi più solida sulle spalle, lo stringeva contro
di sé con sicurezza infondendogli il calore e la forza di cui era
padrone. Sapeva
di aver fatto la cosa giusta, venendo lì. -
Immagino che mi odierà… - Disse il portoghese pensando ad alta voce.
Ricardo a quello contrasse le sopracciglia, quindi alzò la testa fino a
vederlo in viso e gli chiese: - E
perché dovrebbe? - Cristiano se ne spiazzò e cominciò a non capire più
niente. -
Come, perché… le hai appena detto che… - Poi si fermò ed un pensiero
gli attraversò la mente in un lampo, quindi più cauto che mai, come se
camminasse in punta di piedi, disse: - Riky, ma cosa le hai detto, di
preciso? - Il
brasiliano rimase in quella posizione, come se dovesse baciarlo da un
momento all’altro, poi, senza capire cosa prendesse a Cris, rispose
candido: -
Che il nostro matrimonio è in crisi… - -
E… - Cristiano era senza parole, tossì e continuò: - basta? - ma la
voce era quasi inudibile. Era possibile? -
Sì… cos’altro dovevo dirle? - Possibile che non ci arrivasse da solo? -
Che io e te stiamo insieme! - Fu il turno di Ricardo di spiazzarsi. - E
perché mai darle un colpo così grande? È già abbastanza pesante
affrontare una crisi matrimoniale! - Cristiano continuò a guardarlo
stranito non credendo a quello che sentiva. Ma come poteva essere così
contraddittorio? Non
sopportava di tacerle la crisi matrimoniale ma poteva invece
nasconderle che la tradiva? -
Riky… ma come fai ad esagerare così tanto? Insomma, solo per una cosa
simile tu ora sei così depresso… pensavo che le avessi detto che vieni
a letto con me… affrontare una crisi matrimoniale è ormai all’ordine
del giorno, per ogni coppia! - Come la metteva lui sembrava tutto una
cavolata e Ricardo non riusciva a pensare così, però era sollevato di
avere accanto uno che alleggerisse delle situazioni per lui tanto
tragiche. Non si offese per questa sua reazione ed anzi ringraziò che
l’avesse avuta. -
Ma no… e poi per noi è difficile affrontarla, siamo persone di fede… e
comunque non mi hai sempre detto che quello che facciamo non sono cose
da dire a nessuno per niente al mondo? - Certo,
si rese conto il portoghese, non gli aveva mai vietato di parlare della
sua crisi matrimoniale, quindi il suo ragionamento non faceva un
grinza. Cristiano
a quel punto non poté non ridere di gusto abbracciandoselo contro, come
se fosse il suo orsacchiotto buffo col potere di farlo divertire. Era
una situazione troppo comica, dal suo punto di vista. Uno
come lui non poteva esistere davvero! -
Io credevo tu stessi così male perché le avevi detto di noi! - Disse
fra una risata e l’altra. Ricardo naturalmente non rideva ma rimaneva
aggrappato a lui sentendosi meglio per quello. -
No… - Dopo un po’ rimasto così fra le sue braccia a pensare alla loro
situazione, esordì con un filo di voce: - Senti, Cris… mi spieghi una
cosa? - Lo chiese cauto e delicato, quasi timoroso di sentire la
risposta, ma era una cosa che l’assillava, quando gli veniva in mente,
e nemmeno impegnandosi riusciva a capirlo. Cristiano
smise di ridere ma non se lo staccò di dosso. -
Si? - Ora erano comodi appoggiati allo schienale del divano, i piedi
allungati sui morbidi cuscini che si allungavano dall’angolo, sempre
abbarbicati l’uno all’altro. -
Perché non vuoi che nessuno lo sappia? - Cristiano
nascose con abilità il suo reale stato d’animo a quella domanda, e
ridendo finse di prenderlo in giro: -
Lo sa tutto il Real Madrid in pratica! - Ma
Ricardo non si fece deviare e mantenendosi fermo, non mollò: -
Hai capito cosa intendo. Anche adesso… eri spaventato dall’idea che mia
moglie lo sapesse ma quando ti ho detto che non lo sapeva ti sei subito
sollevato. Perché? - E
il portoghese ogni tanto si dimenticava che quel tipo riusciva sempre a
cogliere ogni sua sfumatura anche se si reputava egregiamente bravo a
nascondere di sé le sue parti intime e private. Divenne
serio e smise di fare l’idiota per forza. Sospirò e pensò a come
spiegarsi. Non era abituato ad aprirsi intimamente e sapeva che di
solito quando parlava tentando di fare una certa parte finiva per
ferire gli altri perché la sua lingua era troppo diretta ed il suo
cervello non aveva filtri di alcun tipo. -
Ti vergogni? - Chiese allora Ricardo cercando di aiutarlo nel discorso.
Cristiano si contrariò e rispose subito mandando a quel paese il
ragionamento: -
Ma no, che diavolo dici? - - E
allora…? - Strinse
la presa per darsi forza, poi decise semplicemente di parlare.
Qualunque cosa sarebbe uscita era con Riky che parlava, l’unico che a
quanto pareva aveva colto il suo vero ‘io‘, visto quanto gli si era
legato nel giro di un anno e mezzo soltanto. -
Io ho fatto sempre e solo sesso, non sono mai andato oltre. A parte le
mille cose discutibili che faccio sempre, lo sai… - -
E’ questo? Solo sesso? - Ricardo voleva alzarsi ma lo teneva ancorato a
sé impedendo di muoversi, il cuore cominciava ad andargli così veloce…
era quella la paura di non essere ricambiato allo stesso modo? E se
aveva frainteso tutto? Ma
tutto cosa, poi? Non
avevano mai parlato di quello che erano, di cosa provavano, avevano
cominciato ad andare a letto insieme e basta. Ricardo aveva seguito la
sua natura andando con Cristiano. Era tutto lì ciò che erano. Forse
avrebbe dovuto pensarci prima e meglio… -
No, è questo il punto. - Si affrettò a tranquillizzarlo non sapendo
come mai, al momento, ciò che contava di più fosse proprio rasserenare
il suo ragazzo. - Non è solo sesso. Per la prima volta non lo è, ma io
ho fatto solo quello, non mi sono mai innamorato e… bè, sono una
bestia, lo sanno tutti. - -
Tu non sei una bestia. Ti hanno etichettato in questo modo e tu ti sei
convinto di esserlo, ma è diverso! - Puntualizzò il brasiliano
infastidito per la prima volta da che lo conosceva. Cristiano si
spiazzò ma riprese prima di dimenticarsi il punto della sua situazione
complicata. -
Sì, bè… però non sono famoso per avere storie serie e rendere felici le
persone. Insomma, rimane il fatto che non mi sono mai innamorato ed ora
non so cosa sia quello che abbiamo noi. Non so dove ci porterà. Non so
come sarà. Prima di farlo sapere a chicchessia, specie tua moglie,
voglio che la viviamo noi vedendo dove ci porterà. Senza definire
questi sentimenti con parole più grandi di noi. - Nel caos che provava
dentro, si chiese se effettivamente si fosse spiegato poi sentì Ricardo
ricambiare di nuovo l’abbraccio cominciando ad accarezzarlo dolcemente
come solo lui sapeva fare. Si domandò se un giorno gli avrebbe
trasmesso anche a lui quei modi di fare tanto gentili. Forse stando
tanto insieme… -
Ho capito. Era importante per me chiarirlo. Sono d’accordo. Finché non
siamo sicuri non dobbiamo affrettare i tempi. È anche per questo,
dopotutto, che non l’ho detto a Caroline. - Cristiano si sentì con un
netto peso in meno e tornò a respirare libero da un pensiero fisso che,
prima di essersene liberato, non aveva nemmeno saputo di avere. Il
suo bel viso tornò a schiarirsi mentre concluse a modo suo, senza peli
sulla lingua o sentimentalismi di mezzo: -
Vogliamo stare insieme? Stiamo insieme. Stop. E vediamo come va. - Facile
e giusto. Il
ragazzo abbracciato a lui sorrise contro il suo petto mentre gli posava
sulla stoffa sottile della canottiera attillata, un piccolo bacio
affettuoso. Forse
il brasiliano era davvero semplicemente la sua parte buona e pulita. Il
suo equilibrio. Una sorta di anima, insomma, visto che lui era sempre
stato convinto di non averne! Come
Cristiano se lo disse, invece di spaventarsi, si rasserenò per averlo
trovato ed essere riuscito a non farselo scappare. Lì,
in quel momento preciso, con le braccia intorno alla sua schiena e le
mani fra i suoi folti capelli neri e morbidi tutti spettinati, giurò a
sé stesso che avrebbe fatto di tutto per tenerselo il più a lungo
possibile. Suggellò
questa promessa prendendo il viso di Ricardo fra le mani e tirandolo su
fino al proprio, l’osservò per un istante. Lo guardava limpido, la
tristezza per sua moglie ormai dimenticata grazia allo stare insieme,
sembrava sollevato, sembrava stesse davvero bene. Era pulito ed era
suo. Ora lo era davvero. Rimanendo
straordinariamente serio, posò le labbra sulle sue senza nessuna carica
erotica od idee volgari in mente. Assaggiò la sua bocca con lentezza,
fece sua la lingua del compagno che gli venne offerta con dolcezza, si
intrecciò ad esso in un piccolo gioco di ritiro ed offerta fino ad
ottenere un bacio pieno di qualcosa che non pensava ci avessero mai
messo. Qualcosa
di nuovo per lui. E
non se ne spaventò, perché era con Ricardo, dopotutto, l’unico adatto a
raccogliere quello che, lo scopriva solo ora, aveva dentro da qualche
parte come tutti. Quello
fu il momento in cui Cristiano cominciò a vivere la loro relazione
seriamente.