CAPITOLO XII:
CASA DI KARIM
James entrò in casa di Karim e la prima cosa che vide fu il bianco.
Casa sua era incredibilmente bianca, come non ne aveva mai viste.
Bianco il mobilio semplice ed essenziale, bianco l'arredamento, bianca persino l'estrema pulizia.
Si fermò all'ingresso e guardò bene con aria sorpresa.
- Cavolo è tutto così...
bianco! - Karim scoppiò a ridere di gusto ricordandosi di una battuta
in un film che adorava particolarmente.
- La battuta era 'è tutto
così fottutamente verde! - James si girò a guardarlo senza capire ed
allora gli spiegò: - Funeral party. Non l'hai mai visto? - James che
non l'aveva mai visto scosse il capo e così Karim batté le mani: -
Rimedieremo più tardi! Adesso devo cucinare! -
Si diresse così di filato
in cucina dove iniziò a tirare fuori padelle, pentole e quant'altro gli
servisse. Era molto sicuro di quel che faceva, così James si guardò
intorno un po' imbarazzato per la strana situazione.
- Posso fare qualcosa? -
Karim si girò a guardarlo scettico.
- Hai detto che in cucina fai solo guai... - James fece il broncio.
- Sì ma dovrò pur fare qualcosa... - Karim scosse il capo e tornò a dargli le spalle.
- Stai seduto e parla. È sufficiente questo. -
- Che stia fermo? -
- Che non fai danni! - James fece finta di prendersela, suo malgrado si sedette e cominciò a parlare.
- Quindi ti piace il bianco... - Karim annuì.
- Mi mette pace. - James ridacchiò.
- Ma ascolti rap, giusto?
- Tutti sapevano i suoi gusti musicali, era la parte più famosa di
Karim. Questi infatti si voltò fissandolo male.
- E che c'è? - James continuò a ridacchiare sventolando le mani.
- No nulla... è che... - Karim lasciò quel che stava facendo per fissarlo meglio girato con tutto il corpo.
- E' che? -
James a disagio si decise a dire qualcosa cercando di non offenderlo.
- E' che il rap non è a musica più pacifica che conosca! - Karim si mise a ridere piegandosi in due.
- Se è per questo faccio
anche thai boxe! Ed uno dei miei grandi amici è Badr Hari, campione
marocchino di kickboxe! - James spalancò gli occhi sorpreso:
- Fai Thai boxe?! - Karim si sentì fiero di shockarlo e ridendo annuì tornando ai fornelli.
- Certo. Mi aiuta per
scaricare i nervi. Ed il bianco ed il rap è fra queste cose! - James
era rimasto al fatto che praticasse thai boxe.
- E' molto complessa ed affascinante come arte da combattimento... - Disse ammirato, gli occhi gli brillavano.
- Ti piace? - James annuì.
- Sì, molto! Mi fai
qualche mossa? - Karim pensò che fosse l'ideale per impressionarlo un
po', per qualche motivo gli piaceva riuscirci.
Così allargò le braccia e
lasciò perdere la cena. Si diresse in salotto dove c'era molto spazio e
James lo seguì. Si tolse le scarpe ed i calzini rimanendo scalzo, si
tolse il maglione lasciandosi addosso la maglietta ed iniziò a tirarsi
i muscoli delle braccia, delle spalle e del collo mentre andava giù su
una gamba e poi sull'altra.
Guardandolo sciogliersi, James rimase in piedi con la bocca semi aperta.
Quando Karim si raddrizzò e lo invitò a stargli davanti, il piccoletto lo guardò stupito.
- Non mi picchierai? - Karim rise sadico.
- Me lo hai chiesto tu! - James tremava un po', suo malgrado, lamentandosi, si mise in mezzo.
- Si ma non di picch... - Non riuscì a finire la frase che si ritrovò un calcio volante a sfiorargli la testa.
James urlò ed il secondo
dopo la sua testa era sfiorata da un altro calcio questa volta
girato in seguito da un altro calcio a salto in avanti.
Karim si raddrizzò davanti
a lui continuando a saltellare coi pugni chiusi vicino al viso, mentre
James con occhi sgranati lo fissava incredulo senza nemmeno più la
forza per urlare. Non era nemmeno spaventato, era direttamente
shockato.
- Sei velocissimo! - E non l'aveva mai toccato sul serio. Immaginò che se l'avesse fatto gli avrebbe rotto già un paio di ossa.
- Questi sono i calci,
sono solo un paio naturalmente. - James annuì decidendo di rimanere
immobile senza fare nulla. - Poi ci sono i gomiti. - Con questo iniziò
un paio di mosse coi gomiti.
Gomito a gancio, gomito a giro da dietro e gomito doppio con pugno di ritorno.
Di nuovo fu estremamente
veloce e preciso, non lo toccò mai e James cominciava ad eccitarsi.
Karim era affascinante in quel momento ed era molto adrenalinico stare
lì a farsi fare. Poteva metterlo KO sul serio, ma non era tanto il
conoscerlo quanto la fiducia istintiva.
Non gli avrebbe fatto nulla.
- Poi ci sarebbe la
testata, anche in questo caso dipende. Ma la risparmio. Ci sono i
ginocchi... - Mostrò qualcosa con le ginocchia senza affondare mai.
- Infine ci sono le mosse. - James spalancò gli occhi impallidendo, suo malgrado rimase fermo.
- Mosse? - Karim rise sadicamente divertito.
- A presa... ce ne sono di
moltissimi tipi. L'obiettivo è buttare l'avversario a terra e
annullarlo bloccandolo in modo che non possa liberarsi e reagire. -
James unì le mani.
- Ok, userò
l'immaginazione. - Karim però non gli diede tempo e da che stava
ridendo, a che si fece zitto e serio tutto d'un colpo. Gli andò contro
piegandosi contro il suo tronco, lo avvolse con le braccia, gli afferrò
i glutei in una maniera particolare e precisa, poi con una forza e
velocità impressionanti, lo sollevò completamente da terra, lo roteò in
aria issandoselo sulle spalle e poi lo buttò giù accompagnandolo col
proprio corpo, in modo da gestire la forza di caduta e non fargli
troppo male.
Una volta giù gli si
sistemò sopra e lo bloccò mettendosi di sbieco, premendo con gomiti e
ginocchia su braccia e gambe, per evitare che si muovesse.
A quel punto la lotta era finita e Karim aveva decisamente vinto.
I visi si ritrovarono vicinissimi in quella posa particolare ed estremamente eccitante a modo suo.
Ansimanti, continuarono a guardarsi eccitati. Uno sorpreso e l'altro con un sorrisino vittorioso.
- Ti ho fatto male? - James scosse il capo sebbene sul momento avesse provato paura.
- E' stato tutto velocissimo, non ho avuto tempo di capire cosa succedeva. Sei stato un fulmine! -
Karim rimase su di lui
liberandogli però le braccia e le gambe, non si raddrizzò e non si
alzò, rimase appoggiato con le mani e le ginocchia a terra incastrato
sopra di lui, tutto storto. A fissarlo vicino come prima, l'aria sempre
viva, accesa. Il movimento lo aveva riattivato e James era totalmente
perso in quello che aveva appena vissuto.
Incredibile, strano e bello.
- La velocità è molto
importante. E la precisione. Con certe mosse puoi rompere ossa e se
colpisci punti vitali l'avversario è finito. Puoi fare davvero molto
male. - James annuì.
- Me ne sono accorto. -
- Hai avuto paura? - Chiese senza alzarsi, piano. James scosse il capo.
- Sapevo che non mi
avresti fatto male. È stato incredibilmente eccitante. - Karim sorrise
sornione, poi annullò la poca distanza che rimaneva e si chinò
baciandolo.
James non si oppose alle
sue labbra che aderivano sulle proprie. Si aprirono, si unirono e si
ritrovarono a cercarsi e giocare con le lingue che non si separarono a
lungo, mentre l'eccitazione accesa sembrava una miccia incapace di
spegnersi presto.
James spostò le mani, una
sulla sua nuca e l'altra sul suo fianco e con una frenesia mai provata,
si infilò sotto la sua maglietta tutta alzata per la posizione storta
in cui era. Il contatto diretto con la sua pelle appena umida per il
movimento fatto, sui muscoli tonici ed il fisico forte, continuarono ad
accendere la famosa miccia.
James non era più capace
di fermarsi e forse era l'idea che fossero stesi a terra, lui bloccato
sotto Karim che l'aveva appena afferrato, alzato di peso e buttato giù,
ma sarebbe stato lì a farsi fare di tutto. Anche subito.
L’altro capì che lui era
partito e non si fece pregare. Sentendo che cercava di levargli la
maglietta tenendolo al contempo su di sé, si alzò smettendo di
baciarlo, si prese il colletto da dietro la testa e se la tirò via da
sopra gettandola di lato. James si leccò le labbra riempiendosi gli
occhi del suo corpo che gli dava sempre più alla testa e lui continuò a
spogliarsi capendo che la cena l'avrebbero fatta un'altra volta.
Quando fu nudo, James infilò la mano sotto i propri pantaloni e Karim si leccò le labbra ghignando erotico.
Gli andò fra le gambe e
glieli tirò via insieme ai boxer, con uno strattone, James lo aiutò
alzando le gambe che Karim accompagnò una volta nude intorno alla sua
vita, gliele allacciò, poi si chinò su di lui, gli prese le braccia e
se le sistemò intorno al collo. James si prese a lui come un koala,
aderendo totalmente, fidandosi di nuovo ciecamente della sua forza di
cui diede di nuovo sfoggio.
Karim lo alzò raddrizzandosi con lui, poi si tirò su in piedi tenendolo a sé per i glutei come se fosse un fuscello.
James una volta su, senza allentare la presa delle gambe, si tolse la maglia come prima Karim si era tolto la propria.
Si ritrovarono entrambi nudi allacciati ed uniti, mentre gli occhi incatenati si ipnotizzavano.
Il cuore di James batteva
così forte che Karim lo sentiva contro il petto, i suoi grandi occhi
brillavano nei suoi ed il suo fiato era irregolare, segno di paura ed
eccitazione.
Karim lo condusse verso il
corridoio e poi alla camera, varcata la soglia gli succhiò il labbro
inferiore per poi smettere e chiedergli:
- Sei sicuro? - James lo
guardò confuso. Come poteva chiederglielo dopo che gli si era
allacciato a quel modo? - Non mi fermerò, dopo. - James si morse il
labbro eccitato.
- Non chiedo altro. - L'idea che si fermasse era quasi una bestemmia, in quel momento.
Ma d'altro canto sapeva che se avesse detto basta, Karim si sarebbe fermato.