CAPITOLO XVI:
UN GIORNO DI PRIMAVERA
Cris aveva quel dono, il dono di incasinare le cose mentre cercava di sistemarle.
Si annoiava e per non
soffrire troppo nella mancanza del suo amore, cercava di mettere
insieme gli altri. Solo che spesso complicava le cose.
Convinto d'aver pensato a
tutto e di vedere nel caos di James preso fra lui e Karim una cosa
positiva, non considerò minimamente il fattore Zizou.
Zizou tornò nella vita di
un instabile Karim un giorno di primavera, con tutta probabilità il
campionato non sarebbe andato bene per il Real e speravano nella
Champions, altra impresa difficile al momento.
Specie considerando il crollo fisico di Karim.
Il francese aveva superato
a pieni voti gran parte della stagione diventando spesso e volentieri
la colonna portante dell'attacco, in aiuto ad un spesso instabile Cris
e ad un sempre più evanescente Gareth.
Non essendo abituato a
tale pressione ed odiandola al cento percento, quando si rese conto che
ormai tutti si aspettavano i miracoli da lui e sentendo come in giro lo
soprannominavano, 'Karim the dream', iniziò a tornare al suo consueto
nervoso in campo.
Indecisi su come aiutarlo,
la questione si risolse con un suo infortunio che sarebbe stato
destinato a subire una successiva ricaduta e a tenerlo praticamente
fuori dal campo fino alla fine della stagione, per cui diverse
settimane.
Incapace di gestire la
cosa, carico di nervoso e stress dovuto all'evidente fatto che la
squadra non ce la stava facendo e che erano nei guai, ritrovandosi
infortunato per la seconda volta appena tornato dal primo, a bordo
campo scoppiò in lacrime e si nascose il viso nell'asciugamano.
Lacrime di nervoso tali,
per una questione calcistica, non gli erano mai uscite. In generale non
era uno che piangeva e che aveva crolli emotivi, ma a quel punto,
trovandosi al capolinea, capendo che per quella stagione era finita e
che avrebbero molto probabilmente perso tutto, cosa che poi sarebbe
successa, non riuscì a trattenersi.
Sconvolto e sconvolgendo
tutti, Karim pianse in panchina, fuori dal campo, uscito a metà partita
per la ricaduta al suo precedente infortunio.
Tutti cercarono di
confortarlo, alla fine della partita, negli spogliatoi, con parole
amichevoli e pacche. Cris gli diede un bacio sulla nuca.
- Tu pensa a guarire bene, al resto ci penso io. - Karim gli fece un debole sorriso spento.
Era quello che gli aveva
detto l'altra volta lui, quando per colpa di un'espulsione che gli era
costata qualche giornata, Cris non aveva potuto giocare nel momento
chiave del campionato, quando poi avevano iniziato ad andar male.
'Tu pensa a scontare la
pena, al resto ci penso io.' L'aveva fatto, si era messo a segnare,
fare assist e creare occasioni una migliore dell'altra.
Cris sapeva che ora era il momento di sollevargli l'animo appesantito coi fatti e non con le parole.
Il problema era che a quel
punto dell'anno lui accusava sempre problemi al ginocchio solito, non
sapeva quanto da solo ce l'avrebbe fatta. Su Gareth ormai non poteva
più contare, avevano portato avanti la baracca lui e Karim, dopo il
ritorno di James anche lui aveva dato importanti contributi.
- Non pensavo fosse tanto
importante per lui... - Sussurrò James a Cris, sotto la doccia. L'aria
davvero impensierita, nemmeno notava che stavano vicino a lavarsi. Cris
a sua volta preoccupato.
- Non l'ho mai visto così.
Ha avuto infortuni, certo non così pesanti, cose molto meno gravi. E ha
anche avuto periodi di stress dove non rendeva. Insomma, ha affrontato
diversi guai a livello calcistico. Non ha mai pianto. Mai. - Questo
fece ancora più impressione a James, il quale non seppe proprio cosa
dire.
Una volta uscito dalla
doccia andò da lui, vestito e chino ad allacciarsi le scarpe.
Silenzioso, il vuoto attorno. James si sedette vicino a lui con
l'asciugamano alla vita, tutto bagnato e profumato. Lo fece perchè
quello era il suo posto, ma l'avrebbe fatto comunque.
Aveva lasciato che fossero
gli altri ad averci a che fare, ma dopo la rivelazione di Cris aveva
deciso che doveva fare anche lui qualcosa.
E la fece.
Si sedette accanto a lui, si protese e lo cinse con le braccia obbligandolo a raddrizzarsi con la schiena e a riceverlo.
Una mano sulla nuca
l'attirò a sé e gli nascose il viso contro l'incavo. Karim in un primo
momento rimase rigido e senza parole, con tutta l'intenzione di
respingerlo, poi accettò l'abbraccio e quello fu una specie di
miracolo, chiunque lo conoscesse lo sapeva.
Cris sorrise soddisfatto e si guardò bene dall'interromperli.
Karim provò sorpresa e pace fra le sue dolci braccia spontanee e si abbandonò ricambiando.
- Andrà tutto bene. - non provò a dire altre cose di consolazione che avrebbe potuto, e questo Karim lo apprezzò.
Annuì senza dire nulla, sentendosi solo un po' meno pesante di prima.
James gli scoccò un bacio sulla guancia e lo lasciò andare.
Senza dire nulla finì di
prepararsi, stavano uscendo uno dietro l'altro quando James stava per
dirgli se voleva compagnia quella notte, ma la voce distinta e calma
dal forte accento francese di Zizou, gli fermò la voce in gola.
James non sapeva nulla di loro, non aveva idea che fosse lui il misterioso innamorato non ricambiato di Kairm.
Ma vedendo la reazione di quest’ultimo, lo capì immediatamente.
- Ho il permesso del
mister per rapirti. Ti va di venire con me? - La sua apparizione e la
sua frase crearono il silenzio nel resto dello spogliatoio, chi c'era
ancora non aveva idea dei retroscena, ma vedendolo lì nonostante non
facesse più parte del loro staff tecnico, ma bensì allenasse la squadra
B del Real, li stupì tutti.
Karim si immobilizzò e lo
guardò trattenendo il fiato, una vampata di calore immediata lo invase
e l'equilibrio trovato a fatica andò a quel paese. Gli occhi tornarono
a riempirsi di lacrime e abbassando la testa per impedire a tutti di
vedergliele per una seconda umiliante volta, non fu nemmeno in grado di
rispondere.
Cris preso totalmente in
contropiede non ebbe modo di elaborare un sistema per aiutare il suo
amico in crisi, James si paralizzò nel vederlo in quelle condizioni e
Zizou calmo e pacato entrò, gli prese il borsone di spalla, se lo mise
nella propria e circondandolo con un braccio lo condusse fuori nel
silenzio generale e strano che si era creato. In quel momento James,
non sapendo proprio come, seppe che era lui il ragazzo di cui Karim era
perdutamente innamorato.
Karim non si rese subito
conto di essere lì in macchina con lui, vederlo in quel momento, dopo
un po’ che lo snobbava per i suoi impegni e problemi, l’aveva shokato
molto.
I due rimasero in silenzio per un bel po’, nel tragitto.
Nessuno dei due aveva intenzione di iniziare per primo, poi Karim seccato dal fatto che lo prendesse senza dire nulla, scoppiò:
- Non serviva, sai? -
Zizou nemmeno si degnò di guardarlo.
- A me pare di sì, visto
gli occhi pesti che ti ritrovi. - Karim scosse il capo asciugandosi gli
occhi asciutti, ma gonfi e rossi.
- Stai scherzando, vero? -
Zizou questa volta lo guardò limitandosi a cambiare marcia e aumentare
andatura. La sera tutt’intorno sfrecciava veloce e scura.
- Perché? -
Karim scosse il capo interdetto.
- Perchè non mi senti da
un sacco se non per una conversazione sporadica, sei pieno di impegni
ed altro e non hai tempo per me, ed ora te ne esci così con tutto
questo atteggiamento che sembra quello che c’è sempre e ci pensa sempre
lui! - Zizou alzò appena una spalla.
- Ho avuto molto da fare,
problemi con l’abilitazione, la squadra non è andata come speravo… -
Karim sospirò scuotendo ancora il capo, lo sguardo furioso rivolto
verso l’esterno, il mondo sbiadito.
- Come vuoi. - Chiuse decidendo di non poter più fare nulla per riavere almeno l’ombra di quel che aveva.
“Forse la sto superando
perché mi ha tagliato fuori. Se avesse continuato a vedermi come prima,
non so… non so come sarebbe stato.”
Un pensiero fugace a James. Era perfino riuscito a stare bene con un altro, anche se solo di sesso si trattava.
Zizou lasciò il silenzio per un paio di minuti, poi imboccando l’uscita della tangenziale, disse:
- Mi dispiace non esserci stato. Solo ora mi rendo conto delle conseguenze. - Karim scosse il capo.
- Non crederti così importante! Ho solo avuto una stupida ricaduta! -
Zizou non fece una piega, sempre calmo e pacato rispose:
- Sei tu quello che piange per una stupida ricaduta. - Karim si morse il labbro feroce non sapendo cos’altro ribattere.
Che andasse a quel paese, tutti, il mondo intero e l’universo.
Era un bel momento, si
stava riprendendo, stava risalendo, a calcio era stato un bell’anno ed
ora doveva rovinarsi tutto così. Perché mai?
Non parlò fino a che non
sentì l’auto fermarsi, quando si vide nel mezzo del nulla, ad un motel
sulla strada, Karim lo guardo accigliato.
- Che intenzioni hai? - Zizou spense il motore e prese le chiavi, poi guardandolo sorridente, indecifrabile, disse:
- Dobbiamo parlare. -
Karim si strinse nelle spalle polemico:
- Potevamo farlo a casa mia, mentre mi ci portavi… - Ora cominciava ad imbarazzarsi, l’arrabbiatura scemava.
- Pensavo vivessi con la tua ragazza… - Karim non gli aveva nemmeno detto che non vivevano più insieme.
- No io… non stiamo
insieme… collaboriamo, ma non siamo una coppia ormai. Non è andata… -
Zizou con la porta aperta attese ad uscire, sorpreso della scoperta che
non si sarebbe mai aspettato di venire a sapere in quel modo, come se
non fosse importante.
- E non me lo hai mai detto? - Karim alzò ancora le spalle, fu lui a scendere.
- Non sono cose da
spiegare per telefono o al volo in un corridoio… l’ultima conversazione
come si deve l’abbiamo avuta… Dio, mesi fa, Zizou! Cosa ti aspetti? -
Zizou strinse le labbra dispiaciuto e contrariato verso sé stesso,
abbassò lo sguardo per poi rialzarlo risoluto come prima.
- Sono qua per rimediare. -
- Di notte in un motel? E aspettare domani? -
- Tu piangevi ora… - Karim sbuffò e scuotendo la testa scese rendendosi conto che con lui ogni conversazione era persa.
Tanto ormai era lì, che poteva fare? L’autostop e tornare indietro?
Non sapeva nemmeno come sentirsi: felice? Teso? Contrariato? Arrabbiato? Eccitato?
Forse era tutto quanto.