CAPITOLO III:
NELL'ANGOLO DELLO SPOGLIATOIO



I due non si parlarono subito e Karim andò nelle vacanze invernali con un glaciale silenzio pesantissimo fra lui e Zizou.
Quando tornò stava peggio di prima ed aveva deciso di tornare ai suoi vecchi passatempi.
Stava selezionando qualcuno e decidendo per un giovane interessante che secondo Cris lo guardava parecchio, tale Jese Rodriguez, quando Zizou tornò a prendere in mano la situazione.
Vedendo che Karim non gli parlava e non lo avvicinava e che a calcio era totalmente deconcentrato, sapendo che lo stava perdendo e stava perdendo tutto il lavoro fatto, lo prese e lo mise all'angolo.
Dello spogliatoio.
Dopo gli allenamenti regolari finiti, quando tutti i compagno se ne erano ormai andati, persino Cristiano, lo stacanovista.
Karim uscì dalla doccia imprecando per il tempo che gli aveva fatto perdere proprio Zizou facendogli fare con evidente cattiveria delle cose che non era sicuro servissero.
“Adesso mi odia, ecco qua!”
Uscito bagnato ed avvolto da un asciugamano, si fermò shockato nel vederlo lì, braccia conserte, davanti alla porta chiusa.
Karim si aggrottò e si fermò dimenticandosi di doversi asciugare e vestire.
- Cosa c'è? - Chiese duro. In realtà era estremamente imbarazzato e si sentiva anche morire, ma esternamente sembrava solo arrabbiato.
Zizou si mise le mani ai fianchi e stufo di quel gelo fra loro, disse:
- Dobbiamo parlare! - Karim allargò le braccia polemico:
- Ho scelta? -
Zizou allora si avvicinò e lo puntò col dito. Ora si stava arrabbiando lui. Karim tremò per un attimo, non per la sua furia ma per la vicinanza.
- No, non ce l'hai! E smettila con questo atteggiamento ostile! Non si va da nessuna parte! - Karim cercando di difendersi, attaccò:
- Tu hai fatto un'intera carriera con l'atteggiamento ostile! E sei uno dei più grandi! - A Zizou andò il sangue al cervello! Osava anche essere impertinente.
Avanzò ancora e lui indietreggiò ritrovandosi al famoso angolo.
- Fai quello che vuoi in campo, ma con me tu non fai così! - quello sembrava un ordine più che una richiesta da amico.
- Certe cose non si possono imporre! - Karim voleva urlare che non ce l'aveva con lui, ma stava male nel vederlo dopo quella specie di rifiuto di settimane prima e non sapeva gestirla. Ma in realtà non ce l'aveva con lui. Però le parole non gli uscivano e Zizou era furioso.
- Karim, parlami! - Tuonò sempre lì davanti a lui.
Karim cercò di spostarlo, a disagio, ma Zizou rimase lì.
- Non mi piace così! - Fece allora chiudendosi a riccio di riflesso. Visto che non si spostava da lì Karim in tilt e di riflesso si fece aggressivo anche lui e gli mise le mani sul petto cercando di spingerlo, ovviamente senza risultati.
- Non volevo costringerti, ma non mi lasci scelta. Ne dobbiamo parlare apertamente e risolvere. - Karim alzò gli occhi al cielo disperato e non più arrabbiato e difensivo.
- Ma perchè? - Zizou allora calmò anche il suo tono, si ammorbidì.
- Perchè non voglio perdere quello che abbiamo costruito. - Karim lo guardò sorpreso convinto d'aver capito male e l’altro respirò, guardò le sue mani ancora sul suo petto e gli prese i polsi trattenendolo. Poi, con una dolcezza insospettabile e sconvolgente, disse piano: - Perchè non voglio perdere te. - A quel punto i margini strariparono e le lacrime ricacciate indietro con rabbia per giorni, uscirono tutte insieme.
Karim scoppiò a piangere mostrando tutta la sua effettiva emotività.
Zizou, sconvolto, sciolse le mani per attirarlo a sé e abbracciarlo. Karim si rifugiò come un gatto fra le sue braccia, il viso contro il suo collo, i singhiozzi convulsi, aggrappato, ora, alla sua maglia.
- Io sono innamorato di te e non so gestirla, non ti chiedo nulla, solo non starmi lontano, non ignorarmi, non cambiare mai atteggiamento nei miei confronti. Ti prego, non farlo. Ho bisogno di te. Anche quando allenerai un'altra squadra, avrò sempre bisogno di te. Di vederti, di sentirti. Non importa se mi vedi come un allievo od un amico ed io sono innamorato. Io me la caverò. Ma queste settimane senza di te mi han fatto capire che... che non posso senza... -
Zizou strinse gli occhi lucidi che pizzicavano, il petto si allargò mentre un'ondata di calore gli faceva sentire quanto ancora si poteva essere vivi.
Vivi in un modo diverso.
Ebbe il fortissimo istinto di prendergli il viso fra le mani e baciarlo, ma si costrinse a tenerlo abbracciato intanto che si calmava.
Il proprio cuore batteva così forte che era sconvolto.
Quel che gli stava facendo provare Karim era nuovo, inaudito e bellissimo.
E sbagliatissimo.
Non aveva mai provato cose simili per nessuno in vita sua, non si era mai visto gay o bisessuale. Non aveva avuto istinti verso nessuno.
Tranne che per lui.
Lentamente, inesorabilmente.
“Ma il provarne non significa che vadano bene. È sbagliato e non posso semplicemente cedere ai miei istinti solo perchè li provo. Anche un assassino ha l'istinto di ammazzare, ma magari se si trattiene fa del bene!”
I suoi ragionamenti ineccepibili.
“Io sono sposato ed ho una famiglia che amo a cui tengo. E non sono quel tipo di uomo che va con chi gli pare quando gli pare. Anche se ci sono dei sentimenti. Non lo sono punto e basta. Non lo sarò mai.”
I sentimenti per Karim non si sarebbero mai affievoliti, ma non voleva cedere, perchè non era quel tipo di uomo. Era invece uno che portava fino in fondo le proprie decisioni. Qualunque esse fossero. Perchè aveva i suoi principi.
- Non ti volterò mai le spalle. - Disse allora Zizou baciandogli la testa con gli occhi chiusi.
- Mi basta questo. -
Mormorò Karim riemergendo dal suo collo. Lo guardò e fu  difficile non realizzare quel che entrambi volevano davvero.
Zizou non gli disse che in realtà lo ricambiava, anche se era assurdo perchè non gli era mai capitato di provare quelle cose per un altro ragazzo, e Karim non seppe di essere ricambiato.
Però gli tolse quell'enorme peso dall'anima. Sapere che comunque era importante per lui, anche solo come un fratello, era sufficiente per farlo ripartire.
Infatti dopo di quello le cose tornarono ad andare bene in generale. Sia per il Karim calciatore che per il Karim ragazzo.
Divenne padre di una bambina fantastica, ‘fratello minore’ di Zizou e ‘fratello maggiore’ di Jese.
Ritrovò anche il rapporto un po' perso con Cris assestatosi dalla lontananza con Riky.
Le cose, in generale, proseguirono bene, quell'anno.
Così bene che vinsero la decima Champions League e che lui, Cris e Bale furono definiti BBC, uno dei migliori attacchi della storia del calcio.
Quell'anno Karim volò. E non cadde più.

L'estate successiva successe l'inevitabile e tanto temuto distacco.
Un distacco relativo visto che Zizou non avrebbe più allenato la prima squadra ma la seconda.
Orari diversi di allenamento, squadre diverse, però stesso centro sportivo, fondamentalmente.
Stessa città.
Per Karim non fu facile, come da lui previsto, perchè si trovò a dover condividere il suo Zizou con altri ragazzini e a non  averlo a sua completa e totale disposizione.
Il momento in cui glielo disse, Zizou si era presentato a casa sua di sera, a sorpresa.
Sapeva che Karim viveva da solo, con la sua ragazza ci stava provando per via della figlia che avevano insieme, ma non volevano forzare la cosa e sapevano entrambi che probabilmente non avrebbe funzionato.
Per cui vivevano vicini ma non insieme.
Zizou quella sera arrivò a casa sua, Karim si sentì morire prima di felicità e poi di tristezza.
Vederselo davanti a casa sua di sera era un sogno che si realizzava, ma poi proprio perchè la cosa non si era mai verificata aveva capito che c'era qualcosa che non andava, qualcosa che stonava.
- Cosa... - Fece poi con la voce che gli moriva in gola ed il volto che si incupiva.
Zizou sorrise diplomatico e padrone di sé e gli chiese se poteva entrare e se non disturbava.
Karim scosse in trance il capo e si fece da parte.
Zizou entrò. Era la prima volta che vedeva casa sua.
Aveva la televisione accesa in un incontro di boxe, il sonoro era abbassato.
- Ti ho scritto per sapere se eri a casa... - Esordì calmo.
Karim annuì, le mani nelle tasche degli shorts larghi e cadenti, la canottiera nera era stretta ed evidenziava tutto il suo fisico asciutto.
- So che domani ti unisci agli altri... - Continuò con la premessa ovvia.
Karim avrebbe raggiunto la squadra al ritiro estivo.
Lo sguardo di Zizou si fece diverso, significativo, più diretto.
- Non mi vedrai lì. - Questo fu seguito da un silenzio pesantissimo e quasi atroce.
Karim non avrebbe mai dimenticato quell'istante, quando il cuore si fermò un battito e lo saltò. Quella fu la stupida sensazione adolescenziale.
La prima volta che si ama, la prima volta che si riceve una delusione. Ti sembra di morire, che non la scorderai mai.
- Non è la fine del nostro rapporto, come promesso continueremo a vederci e sentirci, ma io non sarò il tuo secondo allenatore... - Karim sbatté le palpebre smarrito, gli occhi gli bruciavano immensamente. Erano in piedi nel salone appoggiati a dei mobili, nemmeno seduti.
- Cosa... dove... - Chiese con voce roca e l'incapacità di mettere insieme una frase di senso compiuto.
- Qua. Solo che allenerò la seconda squadra del Real Madrid. I giovani, in pratica. Ho rifiutato delle proposte in Francia e trovato questa soluzione agevole per tutti. Così non devo spostarmi e rimango nell’ambiente in cui vorrei lavorare il più a lungo possibile. - Karim cercò di capire che era una notizia positiva.
Diventava allenatore in prima e rimaneva comunque a Madrid.
Però non l'avrebbe visto in campo, non avrebbe sentito la sua voce, non avrebbero camminato insieme sull'erba, nei ritiri lui non ci sarebbe stato, in panchina durante le partite non ci sarebbe stato.
Karim si sforzava di ricordare che non se ne andava, ma non riusciva a tenerlo a mente.
- Con... congratulazioni, suppongo... - Disse ancora con voce roca ed aria persa, gli occhi bruciavano immensamente e Zizou si strofinò a disagio le labbra.
Era pesante, era un'aria pesantissima e non sapeva per la prima volta come gestire la cosa.
Fu come scaricare il proprio ragazzo.
- Grazie. - Fece distaccato, imbarazzato. - Non mi allontano davvero. Solo che avremo orari e squadre tecnicamente diverse. Ma entreremo nello stesso centro sportivo ogni giorno e... - Karim scosse il capo.
- Sì sì certo... ovvio... non è che te ne vai... va meglio di quel che avessi immaginato... ti hanno accostato al Bordeaux tutta l'estate ed io ero preoccupatissimo! - Si sforzò Karim. Zizou annuì sorridendo.
- Il presidente vuole puntare su di me, lo dice da anni. È sicuro che sarò un grande allenatore, che ho fiuto e talento nell'insegnare. Dice che tu sei stato decisivo. - Karim smise di respirare e di tirare in continuazione i muscoli.
- Ah sì? -
- Sì, ha visto come ti ho aiutato, quanto sono stato determinante per il tuo sbocciare. Che ti ho insegnato certe mosse tipiche mie e che comunque tu ti sei messo a fare cose che non hai mai fatto in 5 anni qui... è sicuro che non può lasciarmi andare. Vuole che io un giorno abbia questa panchina. - Karim si sforzò di sorridere capendo che era merito suo se non se ne era andato e se ora aveva un ottima occasione per proseguire nella sua carriera.
- Sono felice per te. Ti sono stato utile, alla fine... -
Zizou allora, capendo che ci stava male ma che non voleva mostrarlo, si staccò e gli andò davanti e come un fratello maggiore, cercò qualcosa che potesse consolarlo davvero.
Gli sorrise affettuoso.
- Gli ho detto che se un giorno allenerò mai la prima squadra come lui spera, tu sarai il primo calciatore che pretenderò tassativamente. Perchè lavoro benissimo con te e sei proprio quel talento che avevo visto anni fa, quando gli ho suggerito di prenderti. - Karim trattenne il fiato, gli vennero gli occhi lucidi.
- Sei stato tu? - Non l'aveva mai saputo. Zizou sorrise dolcemente ed annuì.
- Non me ne sono mai pentito. - Karim scosse la testa.
- Sono la persona più fortunata del mondo. Non ti ringrazierò mai abbastanza! - Zizou sorrise ancora e sempre teneramente, in un atteggiamento che non aveva mai avuto con nessuno, gli mise le mani sulle spalle.
- Non ci alleneremo insieme come quest'anno, ma non ne avrai bisogno. Quello che ti ho dato, ti rimarrà sempre. Ora sei in grado di proseguire da solo. Ma ci sarò. Non in campo, fuori. Ma ci sarò sempre. - Era strano fare quel discorso e più che una consolazione, era un addio.
Karim scosse il capo e decise che trattenere il pianto era ormai impossibile, si premette forte i palmi sugli occhi e si mise a piangere seriamente.
- Maledizione. - Disse a denti stretti. Zizou sorrise e l'abbracciò. Fra le sue braccia Karim pianse ancora di più fra i singhiozzi e la voglia di alzare la testa e baciarlo fu enorme, infinita.
Non aveva idea che Zizou aveva lo stesso desiderio e si insultava per la propria idea di essere venuto lì di persona. Era stata una pessima pessima idea. Ma del resto non aveva potuto evitarlo.
Era stato giusto dirglielo così.
Doveva essere lui.
- Non ci stiamo abbandonando. - Disse cercando di sdrammatizzare. Ma in realtà fu più serio del previsto.
- Non stiamo insieme... - Tentò Karim. Zizou se ne ricordò. Annuì.
- Ma non finisce niente fra di noi. Sarà un po' diverso, però ci sarò sempre, lo sai. - Karim annuì ancora.
Voleva perdersi nella sua bocca, ma si decise a lasciarlo andare. Zizou lo trattenne, gli prese il viso fra le mani, sorrise caldo e gli asciugò le lacrime coi pollici. Non avrebbe mai dimenticato quel suo sguardo carezzevole. Karim se lo sarebbe sempre tenuto dentro.
- Mi mancherai comunque. - Zizou sorrise.
- Andrà tutto bene. Sarai fantastico. -
- E tu sarai un grande allenatore. - Rispose Karim sforzandosi di sorridere a sua volta. Nessuno dei due lo disse, ma entrambi sperarono di potersi ritrovare di nuovo nella stessa squadra ad allenarsi ed essere allenati insieme.

Quel saluto fu il più difficile mai fatto per entrambi. Un saluto strano, perchè non erano una vera coppia e non si stavano comunque lasciando, ma entrambi la vissero proprio così.
Zizou come un segno per non perdere la retta via, allontanare un po' la tentazione rappresentata da Karim.
Per lui, invece, un modo per camminare con le proprie gambe e per voltare pagina da una relazione senza sbocco. Ma non sarebbe stato facile.