CAPITOLO
VIII:
SE ANCHE TU PROVI LO STESSO
Superarono
le ore abbastanza facilmente, ognuno a pensare all’altro e ai propri
sentimenti, nonché a quanto successo e gridato.
Poi, dopo aver rielaborato a mente fredda e con calma ogni cosa, si
erano ritrovati.
Appena Ricardo si presentò da Cristiano, dopo aver finito i propri
doveri di uomo di famiglia, questi senza permettergli di fare domande
lo condusse subito alla propria macchina e facendo il misterioso lo
condusse in un ‘posto speciale dove avrebbero avuto del comodo tempo da
dedicarsi a vicenda’.
Non che fosse molto bravo a mantenere i segreti, bisognava dirlo, però
non dovette sforzarsi di tenere la bocca chiusa a lungo dal momento che
nel modo in cui guidava quel matto, ci arrivarono in breve.
Nemmeno il tempo di farsi venir voglia di spiattellargli la sua trovata
geniale che stavano già scendendo.
Leggendo la targhetta accanto al portone, Ricardo capì le sue impure
intenzioni ed arrossì fermandosi come se il ginocchio gli fosse
diventato di pietra.
Cristiano allora tornò indietro e allargando le braccia con fare
sminuente, disse:
- Ma è solo un centro di benessere! -
- Di quel tuo amico! - Fece subito Riky sulla difensiva.
- Ne ho tanti di amici… - Rispose vago e sornione Cris guardando
l’ambiente circostante favorevolmente deserto.
- Quello che ti aiuta quando ti serve qualche favore speciale… - Non
aveva il coraggio di essere più specifico ma l’altro naturalmente non
era dello stesso avviso e con l’aria più semplice del mondo completò
per lui:
- Quello che quando avevo voglia mi procurava la gente con cui volevo
uscire! - E per lui dire ‘gente’ non era un atto di tatto per il suo
compagno imbarazzato, bensì sincerità pura. La varietà delle persone
con cui era uscito, prima di imbattersi in Ricky e instaurare una
relazione fissa, era talmente ampia che non c’erano classificazioni
fisse, dunque poteva solo definirle in tal modo, Ricardo lo sapeva
perfettamente.
Una volta si era imbattuto in lui in compagnia di un paio di quella
‘gente’ e del suo amico dalle dubbie conoscenze e quasi ci era rimasto
secco.
Costatare che le voci che giravano sul suo conto erano vere era stato
traumatico, ma poi l’aveva superata quando aveva notato che lentamente
il portoghese si era consacrato quasi interamente a lui!
- Non splende nella mia scala delle simpatie… - Asserì con onestà
sconvolgendo Cris per l’uscita.
Guardandolo come fosse in un sogno, esclamò scandalizzato:
- MA RIKY! NON PUO’ NON PIACERTI QUALCUNO! - Il che era vero, era raro
che qualcuno non gli andasse a genio, per questo se ora succedeva
bisognava capire che doveva essere un caso assolutamente eccezionale.
Il ragazzo lo guardò arricciando la bocca con disappunto e sospirò
sconfitto:
- E’ vero, ma questo non è il tuo amico migliore… -
- Come no! Mi fa tutti i favori che gli chiedo ed ha ogni contatto
possibile ed immaginabile! Ad esempio gli ho chiesto di riservarci la
sala dell’idromassaggio e lui me l’ha concessa. Sai quanti clienti ha?
-
- Immagino che nessuno si chiami Cristiano Ronaldo da 13.000.000 di
Euro annui! - Affermò incalzante rendendosi conto di star davvero
dimostrandosi eccessivamente astioso contro un essere umano che
direttamente non gli aveva fatto nulla.
Si fermò alle risa del compagno, sembrava profondamente divertito e
sebbene lui si sentisse meschino per quei commenti, all’altro piacevano.
- Che c’è? - Chiese con un broncio delizioso che gli fece venire voglia
di mangiarselo.
- Sei geloso anche tu! - Esclamò con vigore e allegria, quella per lui
era la migliore dichiarazione d’amore visto che lui per gelosia aveva
fatto un casino allucinante ed era passato per un pessimo elemento.
Certo i due modi di dimostrare il medesimo sentimento erano decisamente
opposti ed il meno dannoso era quello di Ricardo, però comunque anche
lui lo era e questo contava.
Lo abbracciò di slancio contento di quella dimostrazione che su di lui
sembrava di un carino unico, quindi lo condusse dentro per evitare
sguardi e foto indiscrete e gli spettinò i capelli.
- Geloso sei un amore! - Il colorito di Ricardo rimase acceso a lungo
mentre lo seguiva senza affannarsi a negare che effettivamente era come
diceva, ed aumentò quando si trovò davanti al suo famoso amico dalle
dubbie conoscenze che tanto l’aveva scandalizzato quando un anno prima
l’aveva incontrato.
Non disse mezza parola fino a che non furono al sicuro nella sala a
loro riservata e solo lì riuscì a rilassarsi, fra le risa sadiche di un
eccessivamente divertito Cristiano.
- Dai, non pensarci… un po’ di questa vasca ad idromassaggio termale ti
farà bene! - Esclamò spogliandosi con disinvoltura lieto di avere tutte
quelle ore da passare col suo ragazzo.
Ricardo guardò il compagno e vedendolo togliersi i vestiti lentamente
come per evidenziare il suo già bell’evidente corpo da modello,
inghiottì irrigidendosi mentre il fattore gelosia andava nel
dimenticatoio.
Gli sarebbe piaciuto seguire il suo consiglio ma non è che fosse tanto
facile con quello che si snudava in quel modo da film a luci rosse!
Se ci fosse stata anche la musica non sarebbe rimasto intero… associare
lui, il suo corpo, i suoi movimenti languidi ad una musica adatta era
una sorta di tortura ed era peggio di quelle autentiche.
Cristiano aveva quel suo ghigno malefico stampato nel viso seducente di
natura, quindi libero dalla maglia rigorosamente firmata, si occupò dei
jeans eccessivamente attillati di una qualche altra marca ben in mostra.
Slacciato il bottone e abbassata la cerniera alzò lo sguardo sul
compagno immobile come gli avessero fatto una puntura pietrificante.
Accentuò il sorrisetto malizioso e si leccò le labbra con la punta
della lingua. Istintivamente Riky fece altrettanto e dimenticandosi di
dover togliersi anche lui i vestiti, rimase fermo ad aspettare il
resto.
Solo quando si abbassò a novanta gradi di proposito per completare
l’opera, rimanendo in boxer -quelli da ergastolo di una stoffa liscia e
fine che aderivano come una seconda pelle- lo spettatore si rese conto
di aver bisogno d’ossigeno e si accorse che era forse da troppo che non
si dedicavano a quelle che lui teneramente chiamava coccole.
Prima di realizzare che non avevano il costume, Cristiano gli andò
davanti e guardandolo come una pantera pronta a divorarsi la preda
prediletta, le sue mani sull’estremità inferiore della maglia lo
mandarono in confusione.
Schiuse le labbra per prendere aria a pieni polmoni ma si dimenticò di
buttarla fuori e quando Cris lo costrinse abilmente ad alzare le
braccia, gli sfilò la felpa lasciando quella a maniche corte tutta
alzata e raggruppata sul torace. Scese senza staccarsi dalla sua pelle
e gli tolse anche quella infilando le dita sotto di essa.
Il contatto lo ricoprì di scariche elettriche e si chiese come facesse,
ogni volta, a fargliele provare così intensamente sebbene l’avessero
già fatto tante altre.
Cris lo guardava da vicino e non gli staccava gli occhi dai suoi, ma
non annullava completamente la distanza, lasciava che il fiato gli
torturasse la pelle mentre lo sguardo parlava di un desiderio talmente
acuto da non avere parole per essere espresso.
Riky si morse il labbro quando le sue dita andarono ai jeans più
morbidi degli altri e slacciandoglieli li fece cadere giù da soli lungo
le gambe.
L’angolo della bocca si incurvò ulteriormente e quando abbassò gli
occhi per guardare i boxer, si incupì repentinamente senza essere
capace di trattenersi.
Il compagno allora si guardò con aria stralunata per quell’interruzione
e notò di avere addosso ancora quelli di Iker, quindi ingoiò con
mortificazione e tornando a guardarlo carico di imbarazzo, fece la cosa
che gli veniva meglio: si scusò!
- Non ho avuto tempo di cambiarmi, essendo che mi sono lavato a casa
sua e che in palestra per la fisioterapia ho il cambio là, poi non ho
più… - Ma la voce gli morì in gola quando lo vide inginocchiarsi
davanti a lui e infilare gli indici ai lati e afferrargli l’elastico
sull’inguine proprio coi denti.
Il cervello gli andò in tilt a quel gesto e le scosse divennero come un
potente elettroshock, si morse il labbro con forza e strinse i pugni
domando a stento l’impulso di affondare le unghie sulla sua nuca,
quindi quando lo sentì risalire soffiando crudelmente sulla pelle
delicata delle sue gambe per poi soffermarsi sulle parti intime ora
libere, si preparò a sentire la sua bocca riscaldarlo e dargli sollievo
ma così non fu e come una specie di vendetta Cris si alzò in piedi
puntando le mani ai fianchi. L’aria provocante di chi lo sfidava a
togliergli l’ultima cosa che rimaneva.
Riky sospirò cercando di riprendersi ma il cuore era ancora a galoppare
per conto proprio, quindi abbassò lo sguardo sul suo bacino ancora
coperto da quei boxer crudelmente sexy.
Non riusciva a pensare nemmeno se si impegnava, però sapeva di dover
provarci.
Quando infilò le dita sotto l’elastico si rese conto di quando stretti
fossero e provando a piegarsi si fermò realizzando che il suo ginocchio
non poteva essere sottoposto ancora a certi piegamenti, per cui non
trovando altra soluzione andò giù mantenendo le gambe dritte.
La visuale che Cris ebbe da quella posizione non fu male anche da lì e
quando si rialzò dritto parve alquanto soddisfatto.
Riky intuì l’origine di tanta compiacenza e tornò di quello che ormai
pareva il suo colore naturale: rosso carminio.
Ma lo ammazzò sul: - Non ho il costume… - al quale se lo strinse di
slancio come un peluche ridendo di gusto e baciandogli il capo.
- Sei unico! - Esclamò fra le risa rimandando a dopo la seconda parte
del momento erotico.
Prendendolo sotto braccio, dunque, lo condusse alla vasca termale dove
l’acqua calda ribolliva con azione terapeutica e rilassante.
- Non verrà nessuno! - Lo tranquillizzò Cris aiutandolo ad entrare
senza farsi male.
Ormai il ginocchio non aveva più fasciature se non la ginocchiera tolta
insieme ai jeans, quindi una volta dentro Riky si rilassò con un
sospiro, dimenticando ogni imbarazzo di qualunque genere.
- Tu però quelli non te li metti più! - Esclamò concludendo una volta
che furono sistemati a poca distanza l’uno dall’altro, appoggiati al
bordo circolare della piscina e seduti comodamente sulla panchina
subacquea in marmo.
Ricardo rise finalmente tranquillo e lasciandosi cullare per un po’ da
quel piacevole massaggio d’acqua, guardando in alto ognuno perso nei
propri pensieri, dopo un tempo indefinito li condivisero.
Il primo fu quello con la coscienza più spiccata, che ancora faticava a
digerire quello che era successo e a far finta di niente. Per quanto
gli riguardava si sarebbe sentito comunque colpevole per sempre.
- Mi dispiace per quello che è successo, veramente. Non sapevo dove
sbattere la testa, stavo così male che avevo bisogno di sfogarmi con
qualcuno, ma non sapevo da chi andare… e volevo sapere perché Iker
l’aveva fatto, lo consideravo un amico… - Per Cristiano non era
certamente facile ascoltare tutto ma si impegnava per farlo, respirava
a fondo facendo appello a tutto il proprio scarso autocontrollo e
l’acqua termale lo aiutò ampiamente. - Poi quando ho parlato con lui ho
capito che non ce l’avevo con lui e nemmeno con te. Con te ero deluso
ma non arrabbiato. Ce l’avevo con me perché avevo frainteso tutto.
Improvvisamente non mi importava che lui fosse andato a letto con te e
che fosse ubriaco o no. Mi importava che tu fossi andato con lui perché
non provavi niente per me. Ero solo un passatempo, niente di più. Avevo
sbagliato io tutto e mi faceva male perché… perché ero innamorato di
te. - Fece fatica ad arrivare a quel punto, la voce si incrinò
ricordando quanto male era stato, quindi sospirò e si bagnò il viso ed
i capelli che si portò all’indietro, poi riprese cosciente che doveva
concludere tutto. - Non so perché mi ha baciato, penso che fosse un
atto di stizza contro di te. Ha detto che se fosse stato in sé non
sarebbe andato con te ma in caso con me. - Qua Cris fece un’espressione
che era tutto un programma e non fu chiaro se l’acqua ribolliva per il
meccanism della vasca oppure per la sua rabbia ed il suo fastidio! - Ce
l’aveva per come… non so, penso per come mi hai trattato… cioè, non mi
è chiaro quello che ha fatto lui e perché, però quando è cominciato mi
sono accorto che se l’avevi fatto tu perché io non dovevo? Col senno di
poi penso che tutto sommato fosse solo una piccola vendetta ed è di
questo che voglio scusarmi. Non è giusto, non si fa mai in nessun caso.
Però è stato un momento di bassezza e alla fine posso solo affrontarlo.
Però… però ci ha avvicinato, quindi penso che vada anche bene, no? -
Non ne era sicuro dal momento che non si era mai trovato in una
situazione simile e sperava di non trovarcisi più. - Ma avevi ragione.
Io sono sposato, tu non mi devi niente, non certo fedeltà,
consacrazione o chissà cos’altro… però… - Si morse il labbro, tornò a
bagnarsi il viso, sospirò ed alla fine con difficoltà concluse
guardandolo con timore negli occhi: - ti amo. - Al che, poi, non
facendocela più e sentendosi bollente, sprofondò sott’acqua e lì vi
rimase fino a che due mani dalla presa decisa non lo tirarono su. Le
sue mani inconfondibili che avrebbe riconosciuto sempre ed in ogni
circostanza.
Quando riemerse Cristiano era davanti a lui e con le dita gli tirò via
le goccioline dagli occhi che glieli arrossavano, finendo poi per
passare i polpastrelli anche sulle guance e poi sulle labbra morbide e
serrate in una linea che andava verso il basso. Quell’aria mortificata,
colpevole ed imbarazzata era qualcosa che il portoghese adorava ed in
quei giorni gli era mancata profondamente. Era stato non avendolo che
si era reso conto di cosa si era perso e probabilmente il genere umano
era risaputamente idiota proprio per questo motivo.
Riky scrutò a fondo i lineamenti felini del suo ragazzo e da così
vicino gli parve ancora più intenso, in quell’espressione seria e
assorta. Sembrava stesse memorizzando ogni dettaglio più insignificante
del proprio viso e arrossì sentendosi come avrebbe voluto il giorno
prima.
Amato.
Respirò profondamente per non svenire nel momento più cruciale e senza
avere il coraggio di toccarlo, tenne le mani strette al bordo del
sedile in marmo su cui era. Aveva le gambe allungate davanti a sé,
sotto l’acqua, e Cris era a cavalcioni su di lui coi ginocchi proprio
lì dove si teneva.
Non lo toccava con nessuna parte del suo corpo, lo sfiorava e
l’idromassaggio li solleticava sospingendoli impercettibilmente di
continuo.
- Ho una voglia matta di spaccargli la faccia di nuovo. - Esordì con
schiettezza e poco romanticismo, tutto l’opposto di quello che
sembravano i suoi occhi catturati dai propri. Riky inghiottì a vuoto: -
Ma in fondo mi ha fatto capire che di te non voglio solo il corpo, ma
tutto. Sono stato un completo idiota e merito anche io di essere preso
a pugni. Dovresti farlo. - Continuò mettendo forza e sicurezza nelle
proprie parole, così come nella sua espressione quasi dura, con
l’eccezione dello sguardo che così tenero non era mai stato. - Sono
andato a letto con lui che non ero completamente ubriaco ma solo un po’
brillo. Lui era del tutto ubriaco. Però è successo che ho capito di
essere geloso, ma così geloso da farmi diventare matto, prenderlo a
pugni e dirgli cose che non meritava. Mi sono spaventato, perché se per
te esco così di testa allora significa che sono arrivato ad un punto
che non ho mai toccato con nessuno. Sono sempre stato innamorato solo
di me stesso, non mi è mai importato di nessuno che di me ed ora arrivi
tu e mi scombini tutto. Avevo una fottuta paura di non riconoscermi
più, di perdere il controllo, di diventare un altro che poi non mi
sarebbe più piaciuto. Io mi piaccio così come sono. - Si fermò notando
l’effetto del proprio discorso diretto e sincero sul ragazzo che
strofinava le labbra schiacciandole fra di loro nella speranza di
trattenersi dall’esprimere qualche altra emozione. Si chiese come mai
per lui fosse così facile esprimersi mentre per sé stesso era
un’impresa infernale. Fu per quello che continuò avvicinando il viso al
suo che teneva fra le mani, toccò la fronte con la sua. - Andando a
letto con Iker volevo dimostrare a me stesso che non provavo niente per
te se non attrazione. Era solo una questione di sesso, però è successo
che comunque il controllo l’ho perso lo stesso e proprio perché ti
stavo ferendo e lasciando andare. Ho vissuto la notte peggiore della
mia vita e quando ho visto che anche tu eri andato a letto con lui non
ho capito più niente. Volevo… volevo cancellarvi dalla mia esistenza! -
Si rese conto che gli occhi gli bruciavano e trattenne il fiato
ritrovando la calma per concludere. Era così complicato aprirsi in quel
modo, ammettere quello che era veramente. Lo era perché non l’aveva mai
fatto. - Riky, ti amo anche io, la mia conclusione è questa. E non me
ne frega niente se sei sposato e non puoi lasciare tua moglie perché
l’hai presa davanti a Dio ed ora hai un figlio. Mi va bene tutto, se
anche tu provi lo stesso per me. -
Ricardo rimase a bocca aperta e totalmente sotto shock non ebbe
reazioni. Immaginare cosa dovesse dirgli era una cosa, così come
sentirselo dire in preda ad un momento epico di furore e passione, ma
così, con calma, a mente fredda, dopo averci pensato e ripensato era
del tutto diverso. Era come se non fosse più un sogno, se non l’avesse
immaginato.
Non era una fantasia e per lui che conosceva Cris così bene era
sconvolgente.
Avrebbe assolutamente giurato che non glielo avrebbe mai detto e che
anzi, non avrebbe mai provato le stesse cose, invece a quanto pareva si
sbagliava.
Poi, con sorpresa, quando stava cercando di pensare ad una qualche
reazione, lo vide sprofondare lui sott’acqua in preda ad una specie di
attacco di panico e lo sentì stringersi a sé, premere la testa contro
il petto da un batticuore pazzesco e cingergli il torace come fosse
un’ancora di salvezza.
Ma tutto sott’acqua.
Riky rimase interdetto a lungo a braccia aperte a guardarlo in quella
posa assurda, con le gambe che ora galleggiavano più in là e che si
muovevano per stare sotto; dopo un po’ rise di gusto e decidendo di
assecondarlo si immerse a sua volta spostandosi con tutto il corpo al
centro della vasca spaziosa che era tutta per loro. Affondò e se lo
staccò di dosso dovendo usare anche un certo tipo di forza. Quando
tenendolo per le spalle lo ebbe davanti al suo viso, si guardarono con
vista appannata per l’acqua e il brasiliano non perse tempo poiché non
sapeva quanta aria avrebbero avuto ancora prima di morire, fra le
dichiarazioni e tutto il resto.
Posò le labbra sulle sue e quando furono incollate per bene aprì le
bocche cercando la lingua mentre l’aria usciva da dentro in tante
bollicine che salivano in alto. Il liquido caldo che sapeva di qualche
sale terapeutico non troppo insaporito, entrò in gola ma sentirono in
realtà solo il contatto delle loro lingue che si allacciavano e
giocavano in quella dimensione senza gravità, senza suoni e disturbi di
altro genere.
Rimasero allacciati così fino a che riuscirono, poi si alzarono
boccheggianti quando i polmoni gridarono vendetta e ansimanti rimasero
attaccati ma immobili e con le labbra aperte per respirare l’uno il
fiato dell’altro.
Aprirono gli occhi lentamente e dopo che riuscirono a mettersi a fuoco
si resero conto di essere stretti l’uno all’altro e incollati.
Sorrisero e ripresero a baciarsi, questa volta normalmente, senza acqua
intrusa ed aria assassina.
Le lingue si ritrovarono carezzandosi fino a che non si misero a
giocare eroticamente all’interno delle loro bocche unite, poi dopo un
momento indefinito, Cris infilando le braccia sotto quelle del compagno
lo alzò portandolo di peso dove erano prima, sul bordo, dove i sedili
subacquei avrebbero facilitato il resto della loro pace.
Riky si ritrovò contro il marmo curvo e si adagiò nella panchina,
quindi tenendosi aggrappato al compagno e alle sue spalle larghe e
forti, gli cinse la testa premendoselo addosso, spaventato che potesse
lasciarlo. Allacciò le gambe intorno alla sua vita e spinse il bacino
sul suo. Cristiano stesso a quel contatto sussultò e senza smettere di
baciarlo cominciò a strofinarsi contro, tenendosi al bordo dietro di
lui per riuscire meglio nel compito.
Già solo quello sarebbe stato sufficiente per far perdere la testa a
Riky, ma quando l’altro si girò mettendosi seduto al suo posto e
portandoselo davanti, poté avere libero accesso a quella parte
anatomica che tanto gli era mancata e che ultimamente non era stata
sua.
Prese fra le mani i suoi glutei stringendoli e schiacciandoselo contro
ulteriormente, quindi con seducente irruenza si insinuò fra di essi
fino a trovare la sua apertura e cominciare a stimolarla con le dita.
Ricardo staccò la bocca rimanendo sempre sul suo viso e cominciò a
sospirare di piacere, Cris allora proseguì sapendo quanto gli piaceva
quel suo modo di prenderselo prepotente e deciso, sapendo che uno che
si frenava di continuo aveva bisogno di un momento di sfogo dove tirava
fuori tutto sé stesso, specie quei lati di cui si sarebbe vergognato
con chiunque.
Quando andò maggiormente a fondo con due dita, portò la testa
all’indietro di scatto e gemette più forte, mentre le unghie
affondavano istintivamente nel collo.
- Ti piace? - Quando cominciò a farlo anche con le parole, come piaceva
a loro, Riky si sconnesse totalmente e arrivò a quel famoso punto in
cui non capiva più nulla e faceva semplicemente quello che il suo più
basso istinto gli diceva.
La sua voce era così roca e sensuale, quando gli parlava in quel modo
che non resisteva…
- Oh, sì… - Mormorò puntando i piedi sul marmo della panca dove ora
Cris stava seduto. A quello gli venne un’idea che alimentò il suo
sguardo provocante e baciandogli il collo che gli stava praticamente
porgendo, chiese:
- Non vuoi di più? - E quel di più improvvisamente ebbe un solo
significato, anche se ne avrebbe avuti tanti di più.
- Ti prego… - Completamente fuori di sé tanto da non capire più niente.
Cris allora lo fece alzare in piedi sul sedile rimanendo seduto fra le
sue gambe divaricate e quando il bacino fu all’altezza del viso,
riprendendosi i suoi glutei se lo schiacciò contro occupandosi con la
bocca del suo sesso che lo aspettava cominciando già ad eccitarsi.
Dapprima l’assaggiò con la lingua facendogli venire voglia, poi lo
avvolse con le labbra cominciando a succhiare sempre più in fretta e
con decisione, facendosi sentire con la sua solita irruenza che a Riky
dava alla testa. I suoi gemiti per tutta la sala termale erano sempre
più forti, ansimava il suo nome e prendendosi la testa fra le mani se
la premeva contro desiderando che non smettesse ed anzi andasse sempre
più veloce.
Il ritmo crebbe fino all’inverosimile in simbiosi con le sue dita nella
parte posteriore, poi si staccò con brutalità quando lo sentì
fortemente al limite e lo fece scendere di nuovo giù. Immerso
nell’acqua come prima, Ricardo si ritrovò stordito a non saper cosa
fare completamente disorientato e prima che si riprendesse Cris gli
tolse di nuovo il fiato impossessandosi della sua bocca e della sua
lingua. Lo tenne contro di sé finendo per succhiargli la lingua, il
labbro e poi il mento, continuando col collo, subito sotto l’orecchio
sul quale giunse delineandolo con cura e mordicchiandogli il lobo.
Mentre lui faceva questo, Riky riprese l’esplorazione con le mani e
trovando ciò che cercava si fermò fra le gambe sorprendendo non poco
Cris che smise addirittura di divorarselo. Si staccò un attimo e lo
guardò in viso ma il compagno, vergognandosi di ciò che faceva senza
però riuscire a fermarsi, nascose il viso contro l’incavo del suo
collo. Fu così che Cris ridendo gli rese il momento meno pesante
prendendo a sua volta il membro dell’altro nella mano, cominciando a
fare la stessa cosa in un lento crescendo che tornò a dar loro la testa.
Il tempo riprese a scorrere sempre più veloce e dimenticandosi del
luogo in cui erano i loro ansimi si fecero sentire frenetici. Quando la
mano non gli bastò più, Cris decise col suo solito modo poco delicato
di condurre di nuovo il gioco e tirandosi su, si sedette fuori dalla
vasca, sul bordo, quindi allargò le gambe e attirò a sé Riky che
capendo l’antifona continuò a dargli piacere con la bocca, come
implicitamente gli stava chiedendo. Lottando fra l’imbarazzo e la
voglia che era quasi bisogno, aumentò timidamente il ritmo sapendo che
gli piaceva quando faceva così.
Succhiando fino alla loro comune follia, non si rese nemmeno conto di
aver cominciato ad affondare di nuovo le unghie nella sua schiena.
Cris si appoggiò con le mani dietro di sé e fece cadere la testa
all’indietro adorando quelle sue manifestazioni di passione
incontrollata e cominciò a gemere forte il suo nome fino a che
sentendosi lui stesso vicino, non se lo staccò brutalmente e scese
immergendosi nell’acqua. Lo baciò e dopo di questo lo mise in piedi e
lo girò di schiena facendolo appoggiare dove poco prima lui si era
seduto per farsi assaggiare. Quindi accostandosi ai suoi glutei, gli si
premette completamente contro e sul suo orecchio mormorò con voce roca
e piena di desiderio e arroganza:
- Lo vuoi? - Che non era un permesso ma un torturarlo fino a farlo
impazzire per spingerlo a dargli anche quel briciolo di sanità mentale
rimasta.
Riky, come di consueto, non ci pensò minimamente e credendo di poter
morire se non l’avesse preso immediatamente, disse fra i sospiri:
- Sì, subito… - E questo bastò perché Cris stesso stava per impazzire
trattenendosi così.
La sua voce implorante e piena di voglia gli diede il colpo di grazia e
come se non lo facessero da mesi e non solo da qualche giorno, gli
entrò con poca gentilezza, come se fosse una sua proprietà.
Riky si tese e smise di respirare per un attimo, divenne un fascio di
muscoli che fece male all’erezione tesissima del compagno, infatti
strinse la presa sui suoi fianchi e si morse il labbro, ma quando si
piegò sopra di lui di nuovo e gli baciò la schiena, il ragazzo si
sciolse e poté cominciare a muoversi sommessamente.
Con le prime onde si rilassò completamente e si inarcò cominciando ad
assecondarlo, andandogli incontro fino a che le spinte furono sempre
più vigorose e decise.
Di nuovo le loro voci si unirono fra gemiti di piacere che chiedevano
di più.
Divennero un tutt’uno frenetico e privo di ragione, cominciarono a
salire vertiginosamente e con violenza fino a raggiungere quell’apice
che li fece scendere immediatamente giù, una caduta libera nel nulla
assoluto, avvolti nel piacere più intenso, coi corpi che si muovevano
in sintonia l’uno nell’altro, chiamandosi, cercandosi, trovandosi.
Trovarono l’orgasmo insieme e rimasero allacciati, Cris che stringeva
forte da dietro Riky e lui che appoggiava la nuca alla sua spalla senza
essere riuscito a morderlo e graffiarlo, non in quella posizione.
Mancarono ad entrambi quelle manifestazioni di piacere, ma seppero
accontentarsi nel momento in cui scossi da violenti brividi di piacere
capirono di essere tornati dopo un viaggio allucinante che così erano
certi di non aver mai fatto.
Si chiesero cosa fosse diverso dalle altre volte ma naturalmente la
risposta la trovò subito solo Riky e la diede conscio che Cris se lo
stava ancora chiedendo.
Quando si sciolsero e si immersero di nuovo nell’acqua che ancora
bolliva massaggiando i loro corpi sfiniti e soddisfatti, si
accoccolarono l’uno all’altro, stretti e rilassati, poi quello che non
aveva problemi a parlare di sentimenti parlò contro l’orecchio del
compagno:
- Ti amo. E’ questo che è diverso. Cioè ci amavamo anche prima ma ora
ne siamo consapevoli, ce lo siamo detti. Io so che tu mi ami e tu sai
che io ti amo. È questo che è diverso. - Asserì con assoluta certezza e
quella dolcezza che era solo sua e sempre lo sarebbe stata.
Cris rimase un attimo immobile senza fiato a pensare alla sua frase,
quindi carezzandogli la testa con la propria, disse guardando un punto
vuoto:
- Sì… penso che sia proprio così… ed è difficile dirlo solo la prima
volta. - A quello abbassò gli occhi sui suoi e non capendo per quale
motivo preciso sentisse tanto caldo, aumentò la presa intorno al suo
corpo concludendo con un sorriso sornione: - Le altre è quasi una
liberazione. Un bisogno. Ti amo. -
Anche Ricardo sorrise dimostrando tutta la felicità che quelle sue
parole gli scaturirono.
Gli si strinse contro appoggiando la fronte contro la sua guancia e
sospirando chiuse gli occhi lasciandosi cullare dall’idromassaggio, dal
calore dell’acqua e dalle sue braccia forti e possessive che non
l’avrebbero certamente più mollato un secondo.
Certo non aveva idea di che cosa aveva fatto a legarsi in quel modo
ulteriore ad uno come lui, ma di sicuro non se ne sarebbe mai pentito.
FINE