*Ecco un altro capitolo.
Questa volta si arriva in pieno alla fase porno, cioè sul serio! Karim
attacca sul sesso, punta totalmente a quello perchè è stufo di
aspettare ed è convinto che le persone pensino meglio se sotto ormoni
eccitanti. Insomma, Zizou si troverà alle prese con le fantasie
erotiche di Karim! Il prossimo capitolo continua questa bella fase. Lo
metto martedì. Buona lettura. Baci Akane*
CAPITOLO X:
FASE PORNO
La fase porno per me aveva avuto
inizio, non intendevo frenarmi e non ritenevo nemmeno di dovermi dare
un contegno od una regolata.
Ero convinto di me, di quel che voleva
e di quel che facevo.
Poi forse me ne sarei pentito, come
sempre, però intanto volevo spingerlo a lasciarsi andare con me. Era
restio, ma sapevo che faceva il prezioso perchè gli piaceva il modo
in cui lo corteggiavo.
Probabilmente se avesse saputo prima
che questo era il mio sistema, mi avrebbe dato corda molto prima.
Arrivarono i giorni in cui ci spostammo
negli States, a noi in quell'occasione si unirono quelli che avevano
disputato la Conf Cup, per cui arrivarono Iker, Sergio, Celo ed
altri.
I due spagnoli salutarono Zizou con
molta allegria, erano stati suoi compagni di squadra prima che
lasciasse il calcio ed erano suoi amici, contenti che fosse tornato
fra noi.
Quando li vidi parlare insieme per
tutto il lungo viaggio di andata, mi trovai inevitabilmente a pensare
ad una cosa.
Sergio aveva una bocca grande. In senso
letterale e figurato. E conosceva bene Zizou, o così sembrava.
Se aveva avuto esperienze e non me
l'aveva detto, lui sicuramente mi avrebbe rivelato l'arcano.
Così mi appuntai di parlare con lui e
chiedergli un parere.
Era la prima volta che lo facevo su
Zizou e avevo scelto Sergio, forse ero rincoglionito, ma sul momento
mi parve una buona idea.
Deciso ciò, mi concentrai sul mio
obiettivo.
Era da qualche giorno che non l'avevo
attaccato, per cui ora dovevo rinfrescargli la memoria. E poi lui se
l'aspettava, lui voleva che io facessi qualcosa altrimenti avrebbe
messo subito dei paletti fermandomi ed intimandomi a non fare più
quelle cose.
La sega era poca cosa, ora dovevo
riuscire a mettere la mia bocca sul suo cazzo. Cioè sul serio.
Per tutto il viaggio fu inavvicinabile,
l'aereo non permetteva molto e quando ad un certo punto andò al
bagno pensai di seguirlo e fargli qualcosa, ma poi sarebbe stato
troppo vistoso.
Io ero il primo a non volermi esporre,
odiavo che qualcuno sapesse e che poi parlasse. Non mi piaceva
proprio.
Così aspettai di sistemarci in albergo
dove ad accoglierci trovammo niente meno che David Beckham.
David aveva lasciato il calcio proprio
quell'anno, ora era libero di fare tutto quello che gli pareva. Di
solito il Real ed i Galaxy LA si scontravano sempre in quel tour
estivo americano, ma l'anno scorso lui non era stato più militante
nel club losangelino, per cui venne a trovarci proprio come in
quell'occasione lì.
Evidentemente ci teneva
all'appuntamento estivo.
Non sapevo niente delle storie che
c'erano dietro, ma quando vidi Zizou e David parlare insieme
scherzando come due bambini, mi avvicinai facendo finta di nulla per
capire cosa si dicevano.
Eravamo tutti nell'atrio dell'hotel in
attesa di sistemarci e smistarci, per cui c'era caos e non mi
notarono.
Non sentii naturalmente tutto, ma capii
che parlavano di Iker. Zizou era molto allusivo e malizioso come non
l'avevo ancora visto e sentito e David era sorridente e sereno come
un dio.
Poi capii.
- Del resto mica potevo farmi sfuggire
l'occasione di stare un po' col mio Iker senza dovermi nascondere! -
Per poco non mi venne un colpo. David non sembrava per nulla
preoccupato che qualcuno lo potesse sentire e soprattutto non si
vergognava di quel che era, diceva e provava.
Capii così che David e Iker stavano
insieme e mi sorpresi, non lo sapevo.
Non che mi fossi mai interessato a
loro, però per qualche ragione mi stupì. Forse perchè nel mezzo
c'era Zizou, lui sapeva e sembrava molto complice.
La mia curiosità arrivò così a
spingermi ad approfondire la questione. Perchè era complice della
loro storia? Cosa c'entrava?
Era addirittura malizioso nel parlarne,
Zizou non era mai malizioso!
Forse quella fu più che altro gelosia,
lui e David parlavano di cose loro di cui io non facevo proprio parte
e mi chiesi cosa sapesse David di Zizou che io non sapevo.
Mi resi conto, andando in camera
imbronciato, che stava diventando una specie di ossessione sapere
quello che Zizou mi nascondeva. Perchè ero convinto che mi
nascondesse qualcosa riguardo il suo periodo calcistico. Forse non mi
capacitavo del fatto che non avesse avuto esperienze omosessuali.
Insomma, mi sembrava che il cazzo gli fosse piaciuto con troppa
facilità... ma poi in effetti glielo avevo toccato io, lui non aveva
ancora avuto particolari approcci su quel livello.
Mi ripromisi di rimediare, oltre che di
indagare. Ero uno che si faceva sempre i cazzi suoi tranne che su
quello che mi interessava davvero. E da quando ero nato mi ero fatto
i cazzi solo di un altro essere vivente. Zizou.
Sapevo tutto di lui, ma evidentemente
qualcosa mi mancava.
Ora avrei rimediato.
Contemplai l'idea seria di chiedere a
David stesso. Sarebbe stato con noi due giorni come ospite speciale,
però poi mi resi conto che sarebbe stato eccessivo.
Scossi il capo e decisi di lasciar
perdere lui.
Se era lì per Iker sicuramente non
sarebbe stato disponibile e poi non ci avevo mai parlato, con che
faccia andavo da lui a chiedergli news su Zizou?
Però mi lambiccavo il cervello e
rimasi pensieroso per tutto il giorno, fino a sera quando, dopo cena,
decisi di andarmene in camera da solo.
Certo lo volevo attaccare, ma volevo
prima trovare delle risposte. La cosa mi ossessionava e quando
qualcosa mi ossessionava finivo per non riuscire a combinare un cazzo
sul resto.
Non mi resi conto di essere seguito e
quando la sua voce mi parlò, per poco non mi venne un colpo.
- Che hai oggi? - Chiese di punto in
bianco.
Mi fermai e col broncio accentuato, lo
fissai stranito ed espressivo. Davvero me lo chiedeva?
- Perchè, che ho? - Indagai per capire
cosa aveva percepito di me, non pensavo di essermi comportato in modo
più strano del solito. Non ero un mostro di socievolezza, per me era
strano stare con gli altri e amalgamarmi a loro.
Zizou stava camminando con me per i
corridoi dell'albergo, mi guardò, mi scrutò il viso imbronciato e
alzò le spalle imperturbabile.
- Sei particolarmente sulle tue... -
Alzai le spalle eludendo il suo sguardo penetrante che mi stava per
leggere la testa.
- Sono sempre sulle mie! - Zizou
ridacchiò tornando a guardare avanti.
- Non proprio, oggi lo eri davvero
molto. - Alzai un sopracciglio tornando a guardarlo, non mi
capacitavo che mi avesse seguito per chiedermelo e non tenni la
boccaccia chiusa.
- Mi hai seguito per questo? -
Rallentai, ma lui no, andò dritto allontanandosi dalla direzione
della mia camera.
- Non ti stavo seguendo, sto andando in
ufficio. - Mi fermai di colpo, lui non mi calcolò e sembrò non
interessarsi più a me, così stizzito e contrariato lo seguii con
uno scatto, aumentando il passo fin quasi a correre.
- Ma scusa... - Disse allora
raggiuntolo. - Cosa mi chiedi che ho se non ascolti nemmeno la
risposta? - Zizou aprì una porta di cui disponeva le chiavi.
- Mi pareva non me la volessi dare! -
Così accese la luce e si sedette alla scrivania.
L'ufficio in questione era una stanza
adibita a studio, c'era una scrivania di quelle coperte davanti, due
sedie ed una poltroncina, un computer con la connessione, cancelleria
in abbondanza, un telefono e non so che altro.
- Ma e questo posto? - Chiesi
rendendomi conto che non eravamo a Madrid e che non era il suo
studio.
Sedendosi e aprendo cartelle e
documenti, sorrise divertito.
- Ho chiesto un ufficio dove poter
lavorare. Lo chiederò sempre negli alberghi in cui staremo più
tempo. - Rimase fermo a guardarlo accendere il computer e tirare
fuori tutti i suoi affari elettronici fra cui un i pad ed i phone.
- Ma lavori a quest'ora? - Chiesi
deluso ed espressivo come mio solito.
Lui accentuò quel sorrisino divertito
senza guardarmi, continuando i suoi traffici.
- Non ho scelta, di giorno faccio
l'allenatore, di notte il direttore sportivo! - A quel punto mi sorse
spontanea la domanda che la mia boccaccia non frenò.
- E quando scopi? - Zizou si fermò dal
digitare qualcosa al computer e alzò un sopracciglio rimanendo
composto ed imperturbabile. Mi guardò muovendo piano gli occhi e
scettico rispose cauto:
- Quando tornerò a casa a Madrid? - Mi
stava mettendo alla prova. Ok, non avevo più fatto nulla, forse lui
aveva pensato che mi fossi soddisfatto. O magari mi stava provocando
a reagire ora. Voleva mettermi alla prova. Vedere. Sì, insomma.
Lo guardai, ci guardammo, io fermo, lui
fermo. Poi visto che non dissi nulla, ma che mostrai delusione e
disapprovazione, tornò al suo lavoro senza aggiungere altro.
Io mi sedetti appoggiando i piedi sulla
scrivania, nell'angolo. Lui li guardò con aria di sufficienza e
stupito che osassi tanto. Attese che li togliessi, ma non lo feci,
anzi, parlai liberamente mettendo le mani dietro la testa.
- Comunque non vuoi sapere cos'ho oggi?
Prima me lo chiedi e poi ti fotti della risposta? - Tornai a chiedere
irritante. Lui però rimase tranquillo, immerso nelle sue cose.
- Sembrava non volessi dirmelo... -
Sbuffai seccato.
- E' che non capisco bene una cosa... -
Cominciai polemico.
- E sarebbe? - Chiese pacato, sempre
concentrato sul monitor del computer dove forse controllava la posta
elettronica.
- In che rapporti sei con David? - Lo
scrutavo con molta attenzione, ma la sua faccia non fece una piega.
Continuava a leggere e senza turbarsi rispose.
- Siamo amici, perchè? -
Sbuffai.
- Si capisce che vi conoscete bene... -
Insistetti.
- Certamente, siamo stati compagni di
squadra al Real, quando giocavamo entrambi qua. - Realizzai che era
vero, ma non per questo mi sentii un idiota.
Continuai convinto d'avere ragione in
qualche modo, anche se non sapevo a proposito di cosa.
- Ok, ma mi sembra che c'è davvero un
bel rapporto... parlavate addirittura della sua relazione con Iker...
che non capisco proprio come... - Ero lanciato, non facevo piazzate
di gelosia, ma lo ero. Solo che me ne resi conto quando mi rispose,
sempre senza guardarmi.
- L'ho visto accadere... - Disse
infatti tranquillo.
- Cosa? - Allora smise di leggere e
posò lo sguardo magnetico ed ancora calmo sul mio irritato e
curioso.
- La loro relazione. - Ancora non
capivo. - Io, Iker e David abbiamo giocato insieme, quando ero lì li
ho visti innamorarsi e mettersi insieme. - Mi fermai e feci due
conti.
- Ma parliamo di molto tempo fa! Stanno
ancora insieme? - Esclamai incredulo che una relazione potesse durare
tanto. Lui rise e con questo mi rilassò.
- Se è amore, supera anche i
chilometri! - Poi vedendo che ero soddisfatto, mi buttò giù i piedi
dalla scrivania tornando pacato al computer.
Io li lasciai giù, ma lo fissai
seccato che mi ignorasse.
Rimasi in silenzio senza aggiungere
altro, scrutandolo torvo ed inquietante. Lui sembrava insensibile al
mio sguardo, così storcendo la bocca finsi di far cadere il telefono
e di chinarmi a raccoglierlo.
Il tutto avvenne nel silenzio, non
sapevo se lui mi teneva d'occhio mentre rispondeva alle sue e-mail,
ma la cosa non mi importava, non mi avrebbe fermato.
Gattonando sentendomi un vero gatto
-finalmente- aggirai l'ostacolo rappresentato dalla scrivania chiusa
sul davanti, che mi impediva di raggiungerlo, così silenzioso
arrivai a lui.
Chiunque sarebbe entrato non avrebbe
visto niente grazie a quella scrivania.
Forse sembravo un idiota, ma non mi
importava.
Lui mi ignorava ed io dovevo farmi
notare... anzi, dargli altro materiale su cui pensare.
Ero convinto che non potessero davvero
essere le prime esperienze gay. Quale giocatore non ne aveva avuta
almeno una?
Quando si accorse che ero a carponi lì
dietro, era tardi.
Tirai la sedia con le rotelle
allontanandolo dalla scrivania il necessario per infilarmici sotto.
Zizou aveva continuato a scrivere anche nel sentirsi strappare
all'indietro, però aveva chiesto sorpreso che diavolo stessi
combinando.
Evidentemente la sua mail era più
importante. Lo sentii digitare ancora ed io me lo rimisi davanti
allargandogli le gambe.
- Fa pure quello che devi fare, lo farò
anche io. - Dissi sfacciato.
- Karim... - Mi chiamò indulgente
senza smettere.
Forse non pensava che andassi oltre un
certo punto. Ma io ovviamente andai oltre.
Gli abbassai il necessario gli shorts
che indossava, con quelli,bbassai anche gli slip per prendergli il
cazzo.
Lo sentii trattenere il fiato e tenersi
al bordo della scrivania, poi fare capolino.
- Cosa diavolo fai... ti sembra il
momento ed il modo? Tu... tu hai proprio dei... - Ma non riuscì a
dire problemi, perchè la mia mano gli aveva afferrato il cazzo e
dopo aver cominciato a muoverla su e giù masturbandolo, capì che
non mi sarei fermato.
Si perse a sospirare e si zittì in
tempo per il bussare di qualcuno. Per un momento mi fermai io stesso,
lui naturalmente pensò che non mi sarei mosso fino a che non saremmo
tornati a stare soli. Ovviamente non dovevo farmi sentire.
Ovviamente si sbagliava.
- Zizou, ti disturbo? - La voce
dell'ultima persona che poteva entrare, fece il suo ingresso in
studio.
- Carlo! No, non disturbi, vieni pure!
- Io lo guardai da sotto mentre mi si sistemava bene davanti per
impedire la mia eventuale visuale. Non poteva vedermi per come ero
messo e se in un primo momento mi sentii tutta la libido scivolare
via, poi mi resi conto della grande occasione che aveva.
Zizou era obbligato a sopportare, non
mi avrebbe potuto mandare via e comunque la mia mano era ancora sul
suo cazzo di cui io avevo troppo voglia.
Ormai c'eravamo, bastava fare silenzio.
Mica dovevo parlare. Era lui quello che doveva.
Beh, mister muro umano aveva una bella
prova da affrontare, mi dissi malefico tornando a massaggiargli il
cazzo mentre parlava col coach.
Se era in grado di non fare una piega
mentre gli facevo un pompino, avrebbe avuto tutta la mia ammirazione.
Cioè più di quanta ne aveva già.
Dopo poche mossa in cui lo sentii
irrigidirsi, constatai che la voce era rimasta invariata. Rispondeva
con molta calma a Carlo e a tutto quello che gli diceva, che proprio
non mi interessava minimamente.
A quel punto aprii la bocca, tirai
fuori la lingua e gli leccai la punta. Qua ebbe un'esitazione, il
mister ripeté la domanda e lui rispose.
Ma poi gli leccai tutto il cazzo che si
faceva sempre più lungo sotto la mia mano e solo quando l'avvolsi
con le labbra, realizzai che tenevo in bocca il suo. Era il suo.
Quello del mio idolo.
Potevo avere un orgasmo solo così, ma
non era il caso mi muovessi.
Zizou mancò un'altra risposta e Carlo
ripeté la domanda, poi visto che lo trovò evasivo nel conversare,
gli chiese se non fosse stanco.
Zizou se la cavò dicendo che in
effetti pensava di essere più sveglio per lavorare un po' su alcune
cose per il consiglio sportivo, però doveva ammettere che forse il
viaggio l'aveva debilitato più del previsto.
La mia bocca si muoveva sicura e veloce
sul suo cazzo sempre più grande, le mani erano sulla scrivania, ma
le gambe erano belle larghe al di sotto. Era come spaccato a metà.
Succhiavo con sempre più enfasi,
dettando un ritmo serrato e stringendo con la bocca in modo da farlo
godere, tiravo con la gola e me lo mettevo tutto dentro fino in
fondo. Non mi era mai piaciuto fare un pompino a qualcuno come in
quel momento. Di solito preferivo riceverne, ma stavo succhiando il
cazzo di Zizou, ero sotto la sua scrivania e glielo succhiavo, mi
sentivo una puttana, ma ero una puttana felice.
Lui fu dannatamente bravo, nonostante
alcuni scatti nella voce e nel corpo sempre più teso, riuscì a
giostrarsi bene fino a che Carlo disse che avrebbero potuto parlarne
domani. Gli raccomandò di andare a dormire subito e lasciar perdere
il lavoro, poi se ne andò. Zizou gli chiese di chiudere la porta e
fu l'ultimo suono pseudo calmo della sua voce.
Poco dopo il click della porta, il
silenzio fu interrotto da un sospiro e da uno stok. Doveva essere la
sua fronte sbattuta sulla superficie della scrivania. Esitai senza
rendermene conto, ma in questo la sua mano si infilò sotto e mi
prese i capelli con poca gentilezza muovendomi la testa su e giù di
nuovo, spingendomi il cazzo fino in fondo alla gola.
Da qui capii che gli piaceva parecchio
e con enorme soddisfazione mi abbandonai ad una sega.
Ero già molto eccitato, non ci
parlammo, non disse nulla, indietreggiò un po' con la sedia per
lasciarmi più spazio, continuò ad accompagnarmi la testa sul suo
inguine indicandomi di non smettere e nel mentre, proprio con la mia
mano che mi masturbava, sentii la sua voce gemere soffocata. Cercava
di controllarsi, ma gli piaceva e mormorò il mio nome.
Venni per primo, ma subito dopo venne
anche lui nella mia bocca.
Non ero un novellino, quando facevo le
cose le facevo bene fino in fondo o non le facevo.
Con questo ingoiai e mi conquistai il
secondo round, non certo subito.
Era un bonus per un altro giro di
giostra, un altro giorno.
Potevo tirarla per le lunghe se di
tanto in tanto mi premiava così.
Beh, più che altro il premio me lo
prendevo da solo.
Quando feci capolino pulendomi il
mento, lui mi guardò capendo cosa avevo fatto per concludere e
scosse il capo guardandomi incredulo. Forse era anche vagamente
shockato. Potevo ritenermi davvero soddisfatto.
- Sei un piccolo bastardo fuori di
testa! Se ti sentiva... se ci beccava... - Disse senza riuscire a
finire, mentre si sistemava veloce il pacco ed io mi alzavo
appoggiando le mani sulle sue cosce. Mi tirai su rimanendo appoggiato
e chino su di lui, ghignavo caldo ed eccitato, mi leccai le labbra e
avvicinai il viso al suo che si fermò fissandomi, strofinandosi la
bocca.
I suoi occhi dicevano molto, ma non
riusciva ad esprimere niente a parole.
Non servì. Nemmeno io dissi nulla, gli
leccai le labbra, poi gli succhiai quello inferiore e senza
pretendere altro, mi alzai ed uscii.
Non voleva parlarne? Bene, non serviva.
Mi potevo prendere quello che volevo lo stesso.
Tanto a lui era il primo a piacergli.
Che ci provasse a fermarmi, doveva trovare la forza ed andare contro
sé stesso.
Perchè non sapevo se era davvero alle
prime armi o meno, però ero certo che in ogni caso gli piacesse
tutto quello che gli facevo.
Eccome se gli piaceva.
Però ero poco convinto su una cosa.
Non poteva essere così passivo.
Zizou... il Zizou che conoscevo, o per lo meno quello che mi ero
formato in testa, non era così passivo. Forse era la stentata quiete
prima della tempesta?
Forse il felino si preparava ad
attaccare?
All'idea che lo facesse, mi eccitai una
seconda volta ed in camera provvidi.
Mi sarei divertito.
Fra me e me facevo il conto alla
rovescia, sicuramente Zizou avrebbe preso la situazione in mano
parlandomi, frenandomi o, nel caso in cui tutto questo gli stesse più
che bene -cosa di cui ormai ero fermamente convinto- alimentando e
facendo altrettanto lui stesso.
Non poteva essere che rimanesse così
calmo ed in parte a subire i miei attacchi.
Se io non facevo nulla, finiva che ci
parlavamo normali come tutte le altre volte, non parlavamo di noi e
di cose personali, ma come quell'anno di un po' tutto quello che
capitava.
Io a volte non forzavo la mano di
proposito per capire cosa gli passasse per la testa, per metterlo
alla prova, ma probabilmente lui voleva fare la stessa cosa. Non mi
spiegavo altrimenti quel suo stare fermo e buono.
Era un grande mistero, una specie di
faccia di bronzo in quanto non era penetrabile in alcun modo.
Sembrava gentile, pacato e a posto, ma in realtà più che altro era
imperturbabile, un autentico muro.
Io proprio non capivo come dovessi
muovermi e mi limitavo ad agire un po' d'istinto, poi sapevo che se
avesse continuato in quel modo sarei esploso, ma in quel caso Zizou
se la sarebbe cercata.
Tenermi così sulle spine? Proprio a
me?
Negli states passammo un periodo in
generale buono, non insistevo molto, mi aspettavo tanto, ma il tutto
rimaneva su un piano più che normale. Bello in quanto parlavamo, ma
normale.
Così quando una sera si presentò
un'occasione a dir poco perfetta, ovviamente cercai di sfruttarla.
Ovviamente.
Quel giorno l'avevamo libero, così a
gruppetti o a coppie evaporammo ognuno per i fatti propri.
Mesut e Sami si portarono dietro Luka,
chiesero anche a me se volevo andare con loro, ma io declinai
l'offerta, non insistettero e non mi chiesero se avessi altri
programmi, non erano impiccioni e mi piacevano per quello.
Anche Rafa mi chiese se volevo fare
qualcosa con lui per la città, ma dissi di no anche a lui.
Rimasi ovviamente in albergo nella
speranza di beccare Zizou, speravo proprio di riuscire a passare
avanti con lui, era il momento ideale. Non c'era attività di club,
eravamo in una bella città americana, potevamo fare quel che
volevamo.
Attesi che se ne andassero tutti e poi
cominciai a cercarlo, prima nella sua camera nella speranza facile
che fosse là, poi nel suo ufficio. L'ufficio in questione era
stranamente vuoto e chiuso.
Arricciai la bocca contrariato, mica
poteva essersene andato sul serio?
Avevo la paura che fosse veramente
così, potevo non averlo visto uscire, ma ero stato lì nella hall
apposta per vedere tutti quelli che se ne andavano, non era
possibile.
Ed infatti non lo era, mi dissi.
Era in albergo da qualche parte.
Girai per i luoghi a disposizione del
club e finii così in piscina. Era affittata come tre quarti di
stabilimento da noi del Real, per cui potevo trovarci solo gente dei
nostri.
Con mia somma gioia, trovai proprio
lui.
Si era concesso una pausa per farsi una
nuotata, io non potevo chiedere di meglio.
Avevo ovviamente paura che se me ne
fossi andato a mettermi il costume, poi quello se ne sarebbe andato,
così fissato come un caccia, mi spogliai e rimanendo in boxer mi
tuffai fregandomene altamente del mio stato non da piscina. Beh
insomma, non ero vestito. Non proprio.
Zizou si accorse della mia presenza
quando sfrecciai accanto a lui, credo che si fermò in mezzo alla
piscina per guardarmi e assicurarsi che fossi io, non poteva capire
che ero in intimo, così completò la vasca riprendendo. Modificai la
mia andatura per affiancarlo nel nuotare, così finimmo per fare una
specie di gara.
Quando volevo qualcosa in un modo o
nell'altro la ottenevo, però non come Cris, con sottili e seducenti
sistemi ingegnosi. Io ero molto più diretto.
Quando arrivammo al bordo lui si fermò
per respirare e così feci anche io. Esitò ansimante, con lo sguardo
di chi cercava di leggere nelle mie intenzioni, pronto a reagire.
Nemmeno io capivo cosa volesse, in effetti, così provai a fare un
piccolo gioco che non era da me. Ovvero. Se volevo scopare,
attaccavo, altrimenti me ne andavo.
Però in quel momento sì volevo
scopare, ma uscii dalla piscina per primo rimanendo comunque seduto
sul bordo poco distante da lui, aspettando una sua reazione.
Reazione che arrivò quando vide che
avevo i boxer e non il costume.
- Karim! - Esclamò infatti facendomi
esternare un sorrisino soddisfatto. - Ma sei in boxer! - Annuii
passandomi le mani sulla faccia per togliermi le goccioline. - E il
costume? - Alzai le spalle senza dire nulla e visto che non sembravo
disposto a conversare e nemmeno a fare 'altre cose', Zizou uscì, ma
non si alzò, rimase seduto come me sul bordo della piscina sempre
fissando il mio corpo piacevole, bagnato e praticamente nudo.
Mi leccai gli angoli della bocca
facendo un sorrisino di sottecchi.
- Vedi niente di tuo gradimento? -
Chiesi passando solo allora all'attacco. Aveva abbassato le difese
perchè l'avevo brevemente disorientato, ma io volevo che fosse lui a
fare 'le cose', non aspettavo altro.
Non era possibile che non facesse
nulla.
Zizou inarcò un sopracciglio rimanendo
composto, così cominciai a carezzarmi il torace con quella di
liberarmi dall'acqua che mi correva sulla pelle, scesi subito sul
ventre e poi giù sui boxer scuri attaccati alla pelle. Palpai da
sopra e lo vedevo che mi fissava, non perdeva un movimento della mia
mano. Delineai il mio cazzo, per ora a riposo, fino ad imprecare fra
me e me. Continuava a guardarmi e a rimanere impassibile senza fare
nulla, vedevo il suo pacco sempre identico, come faceva?
Mi morsi il labbro e mandai tutto a
puttane. Non c'era nessuno, lo potevo fare. Infatti smisi di
palpeggiarmi caustico e mi abbassai del tutto i boxer fino a
lasciarli a metà coscia, liberai il mio cazzo, me lo presi e mi
masturbai fino a farlo diventare sufficientemente duro. Non volava
una mosca, non mezza parola. Lui mi guardava lì vicino a me e
fissava proprio la mia mano che si muoveva lì sotto, ma non gli
veniva in mente di fare niente.
Così ancora una volta decisi di
attaccare. Perchè era quello il mio stile. E poi non avevo pazienza,
anche se a volte cercavo di tirarla fuori.