CAPITOLO XI:
FRA SPERANZE E FERMATE
Gli presi il polso fra me e lui e
deciso gli misi la mano sul mio cazzo, gliela tenevo con decisione e
lì cominciai a muovere.
Finalmente fra me e la mia mano, c'era
la sua.
Finalmente mi stava facendo una sega.
Obbligato, ma lo faceva. Lui non si opponeva, ma non dava cenni di
alcun tipo, mi innervosiva perchè non capivo se gli piacesse o cosa
cazzo volesse fare, perchè mi permetteva di tutto?
Non aveva senso il suo comportamento.
Se gli piaceva doveva collaborare, se non gli piaceva doveva
fermarmi. Perchè stare così passivo?
Così provai a togliere la mano dalla
sua per vedere se continuava. Con sorpresa non si interruppe, allora
osai guardarlo. Si strofinava le labbra, segno d'eccitazione.
Guardava il lavoro che mi stava facendo e quanto cresceva e così mi
rilassai all'eccitazione ed al calore.
Mi stava facendo una sega, finalmente.
Non ci potevo credere. Era davvero lui. Me lo rimiravo per non
scordare un solo centimetro di lui in questo istante fantastico.
Poco dopo mi alzai sentendomi sempre
più eccitato e mi misi davanti a lui con un piede per parte, davo
praticamente le spalle alla piscina dove lui aveva le gambe ammollo,
avevo il bacino davanti alla sua faccia e visto che non mi toccava
più, lo facevo da solo. Era appoggiato all'indietro, non si muoveva.
Io lo guardavo dall'alto e lui fissava
il mio cazzo eccitato muoversi davanti al suo viso, era un messaggio
molto chiaro e visto che in questi casi noi non parlavamo mai, non lo
feci nemmeno in quel momento.
Il silenzio era molto più caldo.
E caldo fu quando si leccò le labbra
ed impossibilitato a rimanere ancora immobile seduto davanti a me, le
aprì. Si limitò ad aprirle, io gli accostai e lui tirò fuori la
lingua.
Quella fu l'ultima cosa che vidi,
perchè poi chiusi gli occhi e abbandonai la testa all'indietro
all'intenso calore ed eccitazione che stavo provando. Incredibile
istante di non ritorno. C'era di più di quello, ma per ora la sua
bocca era più che soddisfacente.
Mi piaceva che rimanesse appoggiato
all'indietro sulle mani e che si limitasse a tirare fuori la lingua
mentre io lo carezzavo col cazzo in mano. Mi piacque ancora di più
quando aprì meglio la bocca ed io glielo infilai dentro, lui
richiuse e cominciò a succhiare mentre mi muovevo col bacino come se
lo stessi scopando.
Io che scopavo Zizou, l'idea mi sfiorò
e mi fece quasi venire, ma in realtà volevo che fosse lui a
scoparmi, volevo avere le sue dita dentro e poi tutto il suo cazzo.
Gettai la testa all'indietro mentre
misi la mano sulla sua nuca indirizzandolo e schiacciandomelo
addosso.
Ero al settimo cielo, non ero mai stato
più in estasi di così, non potevo fermarmi e non potevo crederci.
Ansimai chiamandolo e gemendo fino a
che, realizzando che stavo venendo, registrai vagamente che non
potevo farlo nella sua bocca. Così, per puro rispetto che non avevo
mai avuto con nessun altro, mi separai bruscamente, lui mi guardò
torvo senza capire, mi spostai e continuai a masturbarmi da solo
guardandolo mentre anche lui mi fissava dal basso.
Vidi che con la mano correva alla sua
erezione e allora venni.
Lo sperma scivolò giù, sul pavimento,
proprio vicino a lui. Lo vidi che guardava eccitato e catturato ed io
crollai giù sulle ginocchia, accanto a lui ed alla mia macchia
bianca. Ansimavo appoggiato ad una mano, sempre con la schiena alla
piscina. La testa ciondolante di lato, l'aria abbandonata e
soddisfatta. Lo guardai di sbieco, si muoveva ancora. Ovviamente non
era venuto ed ovviamente decisi di risolvere subito il problema. Gli
tolsi la mano, mi abbassai e glielo presi subito in bocca. Mi
sistemai con una gamba piegata sotto di me e l'altra più alzata.
Era una posizione particolare, perchè
mi carezzò la nuca e poi il collo scendendo sulle spalle e sulla
schiena arrivando fino alla gamba.
Questa carezza mi elettrizzò, non
seppi interpretarla, ma strinsi il cazzo nella bocca succhiando con
decisione per dargli un piacere meritato ed indimenticabile. Quando
lo raggiunse, ingoiai di nuovo senza problemi, poi mi alzai a carponi
e raggiunsi il suo viso perso nel piacere che gli avevo appena dato,
l'aria soddisfatta e malefica di chi lo provocava a farmi vedere di
cosa era capace.
Volevo che mi facesse di tutto perchè
ero certo che lo volesse, che ne fosse capace.
Arrivai sulle sue labbra con quel
sorrisino malizioso, poi parlai provocante.
- Ti è piaciuto toccare il cazzo di
qualcun altro? - Chiesi senza il minimo pudore.
Lui alzò un sopracciglio perso per un
momento.
- Era la prima volta... o forse mi hai
detto una palla ed in realtà hai già scopato con uomini? - Ed ecco
io diretto come sempre. Lui fece un sorrisino strano, i suoi occhi
brillarono e mi prese il viso fra indice e pollice stringendo per
farmi mettere la bocca all'infuori. Credo che la mia bocca lo facesse
impazzire, appena poteva era sempre lì a fissarmela.
Infatti senza dirmi nulla, me la leccò.
Io lo lasciai fare, me la succhiò prendendomi fra le sue quello
inferiore, con l'altra mano libera scivolò sul mio petto, raggiunse
un capezzolo, lo strinse e tirò leggermente. Smise di succhiarmi.
Visti da fuori dovevamo sembrare perversi.
Io nudo accanto a lui che aveva ancora
il costume addosso, il cazzo fuori, una mano sul mio capezzolo e
l'altra sulla mia faccia per prendersi la mia bocca.
Io alla sua completa mercede.
In attesa che mi facesse l'impossibile,
pregando che si decidesse.
- Non credi che sia la prima volta? -
Al termine 'prima volta' scattò qualcosa in me. Potevo prendermi la
sua prima volta, volendo. Essere io attivo con lui?
Ero sempre stato attivo, ma con lui mi
immaginavo passivo. Con lui volevo esserlo.
- Ti immaginavo più attivo di quello
che stai sembrando. - Risposi cavandomela bene. Lui continuò con
quelle sue espressioni indecifrabili ed io lo baciai veloce aprendo
la bocca ed infilando la lingua nella sua. Mi accolse e mi permise di
farlo, incontrai la sua e ci intrecciammo unendo le bocche assetate.
Non sapevamo bene cosa facevamo, io meno di lui, però qualunque cosa
fosse era maledettamente bello e non volevo smettere. Non potevo.
Lui, evidentemente, aveva ancora più
controllo di me.
Dopo il bacio più erotico che avessi
mai dato, mi allontanò, strisciò di lato e si alzò sistemandosi il
pacco, poi si avvolse nell'accappatoio, infilò le ciabatte e sparì
verso la sua camera per evitare che lo seguissi in spogliatoio.
Rimasi seduto per terra a guardarlo,
non mi aveva detto niente, mi aveva piantato in asso e basta. Cosa
dovevo fare?
Cosa dovevo pensare?
Era assurdo.
A tratti sembrava un novellino, ad
altri sembrava che gestisse tutto lui il gioco.
Era impossibile stargli dietro e capire
e credo che fosse il suo fascino, il fascino del mistero.
Credo.
Non avevo la minima intenzione di
mollare, infatti stizzito per il modo in cui intendeva lasciarmi, gli
diedi solo un po' di tregua. Il tempo di una doccia, di asciugarmi,
vestirmi e recuperare, poi andai a cercarlo dove sapevo che era. In
ufficio.
Non mi deluse, lui era là a lavorare
col suo ruolo di direttore sportivo.
Quando entrai non si stupì di vedermi,
lui era vestito sempre con una divisa estiva del club, personalizzata
con le sue iniziali, ZZ. Volevo rubargliene una.
Fisso sul computer a scrivere le sue
cose, qualunque fossero.
Credo facesse conti, digitava qualcosa
sul suo i phone e poi lo trascriveva al computer.
Mi sedetti come l'altra sera e lo
guardai insistente con le braccia conserte e l'aria torva.
- Posso fare qualcosa per te? - Chiese
pacato senza turbarsi della mia presenza. Non smise di fare niente di
quel che stava facendo.
Proprio come quella volta.
Era pericoloso ignorarmi.
- Non credi dobbiamo parlare? - dissi.
Di preciso non sapevo come introdurre il discorso, avevo miliardi di
cose che volevo sapere, si accumulavano domande a cui lui non
rispondeva mai.
Non smise di fare le sue cose e sempre
calmo rispose.
- Ho da fare, ora. Possiamo rimandare?
- Non era seccato, freddo o acido e nemmeno infastidito o fastidioso.
Era molto gentile e tranquillo. Però ovviamente anche se non potevo
arrabbiarmi, me la presi lo stesso e allargando teatrale le braccia,
dissi seccato:
- Non è mai il momento giusto? - Lui
smise finalmente di scrivere e posò piano il suo sguardo magnetico
sul mio, ma non mi fermai. - Dai, io ti ho sempre dato i tuoi tempi,
non ti ho mai obbligato a nulla, specie a parlarne. Tutto quello che
è successo l'hai voluto, perchè ti ho sempre dato modo di fermarmi!
E poi sei grande e grosso, potevi mettermi a posto. Se me l'hai
permesso, significa che ti piaceva e lo volevi. E non ho mai preteso
che mi parlassi e mi dicessi qualcosa. Però penso che sia ora di
farlo, no? Non lo merito? - Zizou sospirò mantenendo una calma che
non so come faceva a tenere, io al suo posto sarei esploso a priori.
Mise le mani avanti sulla scrivania, di
fianco alla tastiera, si protese un po' e mi guardò sempre molto
padrone di sé. Quasi freddo.
- Lo so che non hai preteso di parlarne
e che tutto quel che è successo, è stato accettato di buon grado da
me. Tu... tu ci stai provando a modo tuo, in un modo a dir poco
assurdo, però io ci sto. È chiaro. E non pretendi che ne parliamo.
Aspetti che sia io a sentirmela. Però non ho ancora le idee chiare.
Sto realizzando che mi piace fare quelle cose con te. Però la mia
posizione resta delicata e non è facile affrontare tutto... -
Tradotto, non so ancora cosa fare, so solo che mi piace avere orgasmi
con te.
Sospirai insofferente alzandomi nervoso
dalla sedia, strinsi i pugni lungo i fianchi e lo fissai torvo e
fiammeggiante, poi risposi:
- Però io sto diventando matto! Perchè
per me non è solo una questione sessuale! Ti scoperei, ma è... è
tutto! Io voglio tutto! E per me questa situazione sospesa, non
chiara, non definita... - Zizou corrugò la fronte e mi guardò
finalmente porgendomi un'espressione interrogativa.
- Karim, cosa ti aspetti? - Risposi
subito senza rifletterci, senza nemmeno averci pensato nemmeno un
po'.
- Andare a dormire con te, scopare e
poi addormentarmi abbracciato a te, le tue carezze, i tuoi baci e poi
svegliarci insieme, darci il buongiorno, affrontare le giornate
ognuno per i fatti propri come sempre e poi, appena possibile,
scambiarci qualche bacio fino a che non possiamo avere altra
intimità... in sauna, in piscina, in palestra, negli spogliatoi...
o... anche solo in camera, che ne so! Mi aspetto una relazione! Non
alla luce del giorno, mai e poi mai. Ma una relazione! Tutto! - Beh,
più chiaro di così si moriva. Lui rimase serio, stupito, a
fissarmi. Il mio cuore era in gola. Quanto mi ero esposto? Non
l'avevo mai fatto con nessuno fino a quel punto, mi sembrava di
impazzire. E lui stava lì a fissarmi. - Zizou, per me è tutto. Non
è solo sesso o solo... non so, un fattore interiore o mentale... io
mi trovo benissimo con te, mi fai stare bene, mi rendi felice. Per me
sei tutto, ormai! Ed adesso voglio il resto! - Ma stava in silenzio,
mi fissava, non toglieva lo sguardo dal mio e mi sembrava di essere
nudo su un palco davanti a migliaia di persone che mi fissavano.
Finalmente parlò piano, cauto, quasi
delicato.
- Karim... io devo essere sincero con
te. Non so se posso darti quello che vuoi, per me è tutto
improvviso, non è facile ed in ogni caso non so... non so se posso
darti quello che ti aspetti. Non ne ho idea! - Doveva dirmelo.
Doveva. Perchè se avesse deciso di troncare e rimanere solo un mio
amico, conoscente, allenatore, non potevano esserci equivoci, non
potevo dirgli 'ma mi avevi promesso'.
Era giusto così, non ne avevamo mai
parlato, sapevo che doveva darmi una sorta di risposta, non sapevo
cosa potevo aspettarmi. Adesso lo sapevo.
Niente.
Se ero fortunato una scopata, qualche
chiacchierata in amicizia, ma tutto qua.
La vidi così, la percepii così e mi
sentii spezzare, perchè invece da lui volevo tutto, come gli avevo
detto.
Volevo tutto e non avrei avuto forse
nulla. Forse qualcosa. Ma non tutto.
Ci avevo sperato con tutto me stesso,
non avevo mai desiderato qualcosa o qualcuno in quel modo, per me lui
era sempre stato ogni obiettivo, ogni cosa. Avevo avuto paura
inizialmente a lasciarmi andare ed aprirmi proprio per questo. Avevo
avuto ragione.
Come reggere la delusione?
Non mi stava respingendo, mi stava
preparando a farlo. Ne ero certo. Per me quella era già una fine.
Strinsi le labbra, scossi il capo e me
ne andai senza dire nulla.
Lui si accorse che ci ero rimasto male,
ma non poteva certo capire fino a che livello. E sicuramente non
poteva fermarmi.
Sicuramente non sono stato peggio di
così, ricordo bene come mi sentivo e ad ora quella sensazione, la
sensazione di aver perso tutto, non l'avevo mai avuta né prima né
dopo.
Era diversa dalle altre volte, perchè
anche se prima Zizou si era licenziato, non aveva lasciato me, mi
aveva promesso di sentirci ancora, mi aveva detto che io non
c'entravo.
Lì avevo perso tutto ciò su cui avevo
scommesso e non c'erano possibilità di repliche, non avevo capito
male. Io ne ero convinto.
Passai il resto della giornata da solo
in giro per la città senza farmi fotografare e riconoscere, solo a
sera, diretto in un locale dove volevo trovare una compagnia
qualunque con cui scopare, venni intercettato e fotografato.
Seccato mi fermai rendendomi conto...
ma Dio, che diavolo stavo facendo?
Di quella giornata non ricordo niente,
non so cosa ho fatto di preciso, chi ho incontrato, cosa ho visto né
se ho parlato con qualcuno.
Per me è il vuoto, il nulla. So solo
che non mi sono fermato un istante. Forse ho camminato un sacco.
Solo quando mi accorsi di essere
fotografato, mi dissi che la mia vita privata sarebbe stata rovinata
da uno stupido momento di follia.
Ero nel parcheggio di un night club.
Dannazione.
Così fuori non credo di esserlo mai
stato.
Sospirai e tornai alla macchina che mi
aspettava, dissi al tassista di riportarmi in albergo e rimasi in
silenzio per tutto il tempo cercando di capire, di ricordare cosa
avevo fatto.
Quando misi piede in albergo mi fermai
ricordandomi di quanto era successo prima che lo lasciassi.
Zizou e la delusione.
L'istinto di scappare tornò. Non
volevo affrontare quella che per me era una fine.
Non sapeva se poteva darmi quello che
volevo... cioè non mi voleva in quel modo.
Cosa voleva?
Scossi il capo sconsolato, mi strofinai
il viso sconvolto e sofferente e mi decisi ad andare in camera. Una
volta dentro, rimasi fermo davanti alla finestra a guardare fuori. Il
mondo al buio, le stelle, delle luci in lontananza. Tutto molto bello
e suggestivo.
Come potevo rivederlo?
Non sapevo come affrontarlo, non ero
pronto a quello. Vedendo che accettava le mie avance, ero convinto
che poi mi avrebbe accettato, che fossimo finiti insieme.
Non potevo capire. Non potevo
immaginare.
Ero ancora vestito, quando qualcuno
bussò.
So che sono molto espressivo, al
contrario suo non riesco a mascherare quello che provo, non ho mai
un'espressione enigmatica. Se sono incazzato lo dimostro lontano un
miglio e tutti mi stanno alla larga.
Aprii. Era lui.
Al contrario, se stavo male si vedeva
subito anche quello.
Lo vidi impallidire e prima di
chiedermi il permesso, era dentro con la porta chiusa alle spalle.
Per assicurarsi che nessuno vedesse.
Il cuore cominciò a galoppare nel
petto, io mi immobilizzai sudando freddo, forse nemmeno respiravo. Mi
sentivo tutto intorpidito.
Ero stato uno zombie, non sapevo cosa
avevo fatto tutto il giorno ed ora lui era lì e lo dovevo già
affrontare.
- Cosa... cosa ci fai? Sei stato
chiaro! - Esclamai agitato, volevo stare solo, non lo potevo
affrontare. Il mondo mi stava salendo dentro, sentivo che potevo
esplodere, ma non sapevo quale era il modo in cui sarei esploso.
Stavo solo di merda, di stra merda.
Zizou aveva un'espressione dolce, il
tono non era da meno.
- Mi hai preoccupato, non ti ho visto
per tutto il giorno ed hai tenuto il telefono spento. - Mi irrigidii.
- Cosa te ne fotte? Non mi hai mai
chiamato! - Zizou aggrottò la fronte.
- Cosa dici? Abbiamo passato delle ore
al telefono... - Capii a cosa si riferiva, scossi il capo e gli diedi
le spalle. Riuscivo a muovermi anche se con fatica ed al
rallentatore.
- Intendevo quest'estate. -
- Beh, ci vediamo ogni giorno, da
quest'estate... che senso aveva chiamarti? - Perchè aveva tutto
questo senso quello che diceva? Perchè mi sembrava che ero io a non
averlo?
Mi sentivo morire e volevo stare solo.
- Ok, beh... ed ora? Tutta questa
preoccupazione per me non è fuori luogo? Mi hai scaricato, cosa ti
aspettavi, che stessi in albergo da solo? Dovevo allontanarmi da
te... io... io non so nemmeno cos'è che ho fatto! - Ammisi come un
fiume che cominciava a straripare. Lui mi sentiva chiaramente agitato
e sembrava preoccuparsi, mi si mise davanti visto che non mi giravo,
ma schizzai dandogli ancora le spalle.
- Karim! - Esclamò, io avevo la testa
che esplodeva, le ginocchia che tremavano. Volevo solo sbattere sul
muro fino a svenire. Mi chiamò ancora cercando di farsi guardare, ma
io mi giravo sempre, così mi prese il braccio e con forza mi voltò
obbligandomi a guardarlo.
- Mi hai frainteso! - Disse poi con i
miei occhi a portata dei suoi. Ma si fermò sorpreso vedendo i miei
lucidi. Ovviamente reagii male, in difesa.
- E' sempre così quando ci si rende
conto d'aver ferito qualcuno! Assumiti le tue cazzo di
responsabilità! Eri incuriosito dal provare il sesso con un uomo,
non c'entravo io! Visto che però io mi aspettavo tutto il pacchetto,
tu mi hai frenato dicendo che quello non sarà mai! Bene, sei stato
chiaro! Adesso voglio stare solo e leccarmi le ferite! - Lo spinsi
per liberarmi, per un momento il braccio sgusciò dalla sua presa, ma
mi riprese subito trattenendo in ultimo il mio polso, l'alzò e mi
attirò a sé, poi mi resi conto che era leggermente più alto di me.
Provai a divincolarmi, ma non ne fui
capace. Mi spinse contro il muro e mi bloccò il polso, con l'altra
mano invece mi spinse il petto, mi premeva con il resto del suo
corpo, sentivo le sue gambe sulle mie che mi bloccavano, incastrate.
Essere costretto da lui non era una
tortura vera e propria, riuscivo ad eccitarmi in una situazione
simile, ma stavo morendo perchè ero sicuro che lui volesse solo
scoparmi, mentre io ero perso, perso per lui.
- Hai capito male! - Tornò a dire
sicuro. Io scossi il capo partendo in quarta.
- No invece, ho capito bene! Non puoi
darmi quello che mi aspetto! Io ho perso la testa per te dal primo
giorno che sei entrato nello staff! Prima eri il mio idolo, però
quando ti ho visto lì in carne ed ossa tu... tu mi hai avuto! Ma
vuoi solo scopare e basta, non vuoi altro da me! - Ero convinto, ne
ero certo e lui scuoteva la testa come lo facevo anche io, visto che
non riuscivo a tacere mi mise la mano sul viso, mi prese la parte
inferiore del viso fra le dita e prese il mio labbro fra i denti.
Tirò leggero per poi succhiare, a quello smisi di dibattermi e di
parlare. Aprii la bocca ebete e lui premette la sua sulla mia,
infilando la lingua.
Mi trovò e mi diedi a lui di riflesso
perchè era tutto quello che avevo desiderato.
Mi aveva appena tagliato i fili, se mi
avesse lasciato sarei caduto a terra.
Non so quanto rimanemmo a baciarci, ma
non fece altro. Non saprei descrivere il bacio che ci demmo. Fu... fu
sconvolgente. Pieno di molte cose.
- In questo modo mi tieni in pugno...
non riesco a respingerti... se lo volessi, mi abbasserei a farti di
tutto. - Dissi sulle sue labbra quando ci interrompemmo per
respirare, entrambi gli occhi chiusi, i visi appoggiati uno
all'altro, completamente.
Una mano bloccata dalla sua, l'altra
era ora sul suo fianco.
Ero disperatamente preso da lui. Non
avevo mai voluto nessuno con una tale intensità.
Si strofinò le labbra e aprì gli
occhi, ci guardammo da vicini, ubriacandoci uno dell'altro.
- Sono sincero se dico che non so...
non so come comportarmi... non ti stavo scaricando, ero solo onesto.
Non so dove potrei arrivare, non ho ancora deciso. - Sbattei gli
occhi incapace di capire. - Sono sempre stato impulsivo in vita mia e
quando ho smesso col calcio mi sono detto di piantarla con
l'impulsività. Sono cambiato, mi sono calmato, sono più riflessivo
e controllato. Per questo adesso, al contrario di una volta, prima di
fare una cosa ci penso mille volte e a volte nemmeno mi decido. Dopo
aver sbagliato le occasioni più importanti della mia vita, non
volevo più continuare così. Per questo adesso non riesco a
decidermi. Solo per questo. Però... però mi sento come se... dentro
di me avessi già deciso. - Mi baciò. - E non osassi viverlo
ancora... - Capii finalmente cosa stava vivendo, cosa stava dicendo e
gli credetti, perchè lo sentivo così caldo su di me, che fremeva
così tanto. Il suo respiro non era regolare e di sicuro nemmeno il
suo battito.
Il colore chiaro dei suoi occhi da
pantera ora era intenso e aperto.
- Se è così... voglio che tu sia
davvero sicuro, quando ti deciderai a viverlo. Perchè poi non ti
permetterò di rimangiartelo e tornare indietro. - Lo ripetei con più
forza mettendogli la mano libera sulla sua guancia. - Dopo non ti
lascerò più andare. -
Penso che gli piacque la risposta,
perchè colpito dal coraggio e dall'intensità con cui lo volevo,
strisciò la mano che mi teneva il polso fino ad allacciare le dita
alle mie.
Dopo concluse con un bacio dove c'era
passione e fuoco, un bacio che non avrei di nuovo dimenticato. Come
niente di quel periodo.
Per me non era mai esistito altri che
lui, alla fine era così. Potevo aver avuto storie e scopate e
qualunque cosa, ma era sempre stato lui il centro... ancora prima di
incontrarlo, era stato lui.
Sempre.
Sempre e solo lui.
Sempre.
Ed ora ero lì fra le sue braccia, la
sua lingua sulla mia, la sua bocca che si fondeva in quel modo
erotico che sfociava in dolce, un desiderio capace di accendere
tutto. Cose pericolose.
Era vero che aveva deciso, ma che non
aveva il coraggio di viversi. Pensavo fosse strano visto il suo
famoso temperamento da attivo, però in realtà una cosa non
escludeva l'altra.
Dopo aver avuto una serie di rimpianti,
aveva sviluppato una sorta di fobia per le cose avventate. Però
pensai che se si fosse deciso a lasciarsi andare, sarebbe diventato
quell'attivo che mi immaginavo, quell'attaccante formidabile che
toglieva a tutti il fiato.
E sapevo, ne ero certo, che me
l'avrebbe tolto. Non avevo dubbi.
Così mi dissi che valeva la pena
aspettare ancora un altro po'.
Dopo quel bacio non facemmo altro, mi
carezzò la guancia, scese sul collo e si spostò sulla nuca, fra i
miei capelli di quel taglio asimmetrico e strano che tutti odiavano.
Io ovviamente li tenevo solo per puro spirito di contraddizione. I
miei ricci non erano molto gestibili, però per il momento li potevo
tenere.
Le sue dita fra di essi, chiusi gli
occhi, mi rilassai con le mani intrecciate, poi lo sentii mentre
attirava la mia testa nascondendo il viso contro il suo collo, mi
abbandonai a tutto, mi feci fare di tutto, mi avrebbe potuto chiedere
qualunque cosa. Lo volevo come non mai, non gli avrei mai rifiutato
nulla. Solo in quel momento mi resi conto che ero nella merda, perchè
anche se mi avesse usato per scopare o se mi avesse scaricato, io gli
avrei permesso tutto e mi sarei trovato a soffrire come un cane.
Ma ormai non potevo farne a meno.
Quel suo gesto, quell'abbraccio così
dolce mi rassicurò, ma dentro di me sapevo che c'era sempre in
agguato il fallimento più atroce della mia vita. Se con lui fosse
andata male, e poteva, non mi sarei più ripreso.
Però cinsi la sua vita con il braccio
libero e mi accoccolai su di lui, mi tenne a sé massaggiando leggero
i polpastrelli sulla nuca, nella cresta asimmetrica. Sentiva tutte le
mie paure, paure che avevo mostrato in pieno e molto bene. Come
potevo ridurmi così per qualcuno?
Non ne avevo idea, ma non ci si
conosceva mai abbastanza bene. Questo era chiaro.
Rimanemmo così per un po', non
intendevo separarmi e lui non fece cenno di staccarmi, dopo un po' mi
resi conto che doveva essere passato molto tempo e mi chiesi cosa
potessi osare. Volevo dormire con lui, non avrei fatto nulla. Ero
disposto, dopo la paura d'averlo perso, ad andarci piano se lo
voleva. Però desideravo dormire con lui così intensamente, che
alzando il viso da dove lo nascondevo, tenni basso lo sguardo
incapace di reggere il suo che invece si aspettava quella richiesta.
Non volevo provare a leggere e
constatare che non capivo cosa pensava.
- Non farò niente finchè non sarai tu
a farlo. Nulla, lo giuro. - Dissi piano vergognandomi, ma quanto ci
tenevo... e lui lo stava capendo solo in quel momento. Aveva
assaggiato il vero Karim, aveva capito perchè mi definivano 'il
gatto che si trasforma in tigre' ed adesso stavo facendo il
remissivo.
- Ti ringrazio. - Disse piano. Credo
che in realtà volesse che gli saltassi addosso perchè gli piaceva
quando gli facevo quelle cose, però razionalmente sapeva che era
meglio così. Frenarsi per decidersi una volta per tutte.
- Però... vorrei dormire con te
stanotte. Solo questa. Solo dormire. - Credo di essere apparso come
non mi ero mai mostrato.
Un ragazzo di 25 anni. Ancora non lo
guardavo, avevo gli occhi bassi ed il cuore martellava fin su nelle
orecchie. Quando strinse la presa sulla mano che teneva ancora la
mia, con le dita intrecciate, sussultai trattenendo il fiato. Allora
mi alzò il viso con l'indice sul mento, lo guardai e tornai a
respirare rilassato. Stava sorridendo con quella dolcezza che non gli
avevo visto spesso, quasi mai.
Quante cose era ancora, Zizou?
Potevo innamorarmi di ognuna.
Con questo mi baciò le labbra, solo
così, senza lingua. Io mi rilassai e cominciai a sentirmi felice
solo per quella piccola conquista, quel legame che si stringeva volta
dopo volta.
Dovevo essere tenace e crederci, non
dovevo mollare. Ce la potevo fare.
Dovevo farcela.
Mi tirò poi per la mano intrecciata
alla mia, mi staccò dalla parete e mi tolse la tuta, fece
altrettanto su di sé, rimanemmo con l'intimo e la maglietta a
maniche corte. Di proposito non tolse il resto.
Poi ci stendemmo sotto le lenzuola,
chiudemmo la luce e nel silenzio che ci apparteneva più di mille
discorsi, mi permise di stendermi sul fianco accanto a lui. Si voltò
a specchio verso di me e carezzandomi il fianco, mi accolse contro il
sui petto dove nascosi il viso.
Mi addormentai ascoltando il mio stesso
battito fortissimo, sognando di poterlo fare ancora.