CAPITOLO XIV:
DA SOLI NON SI PUO'

Era quasi tutto buio intorno a noi, Celo aveva aperto una piccola luce in un angolo dell'enorme sala, ci dava l'intimità necessaria.
Non mi chiese nulla, non so quanto rimasi a piangere abbracciato a lui ed è assurdo il modo in cui mi tenevo alla sua maglia e quanto premessi il viso sulla sua spalla.
Arrivai a singhiozzare.
Lui mi carezzava la schiena silenzioso e non disse nulla, il che per un chiacchierone impiccione come lui era un miracolo.
Non so quanto ci misi, alla fine sentendomi calmo, mi diede un fazzoletto con cui mi pulii la faccia e mi soffiai il naso, mi teneva per le spalle e scendeva a carezzarmi le braccia con dolcezza, guardandomi apprensivo.
Quando fui a posto lo guardai, mi sentivo gli occhi bruciare, non riuscivo nemmeno a tenerli aperti come si deve.
- Ti va di dirmi cosa è successo? - Non potevo pretendere che non me lo chiedesse.
Sospirai e con voce roca, dopo un paio di tossite, risposi raccontandogli la storia dall'inizio.
Per quando finii era molto sorpreso e non si trattenne.
Non aveva la minima paura di me, in questo periodo tutti bene o male ne avevano avuta, lui ora era lì e mi faceva domande passando tutti i segni che poteva.
- Quindi tu... tu e Zizou... - A questo punto fui io a guardarlo sorpreso.
- Perchè sei stupito? È chiaro! - Lui mi tolse le mani di dosso e le allargò ridendo.
- Chiaro?! Karim, ti faccio una lezione di chiarezza! Una coppia chiaramente accoppiata sono Cris e Riky! Ok? Giusto per darti un esempio chiaro! - Ripeté la parola chiaro in più modi apposta per farmi ridere, ovviamente mi infastidì.
- Ripeti chiaro un'altra volta che ti stacco i capelli uno per uno! - Grugnii. Lui rise più forte, solo lui sapeva come potesse osare!
- Allora ci starai un po', ho tempo per farti qualche altra domanda! -
- Senti... se tu non l'hai notato non significa che... - Ma lui mi fermò.
- E invece sì perchè io sono molto sveglio, credimi! Queste cose le noto subito... ma tu... tu davvero... tu e Zizou siete state delle sfingi! Non si è capito un cazzo! - Comunque lo fermai prima che cominciasse, già mi stava seccando.
- Beh, tanto non è successo niente! Non stavamo insieme! Mi piaceva... -
- Questa era la sola cosa chiara... non parli con nessuno se non con lui... beh, e Mesut e Rafa... però diciamo che con Zizou ci parlavi da subito! Però al di là di questo non era chiaro, credimi! - Alzai le spalle, non pensavo di essere così misterioso.
- Siamo riservati... siamo francesi! - Lui smise di ridere, ma scosse il capo.
- Credimi, è incredibile! Nessuno l'avrebbe detto! Perchè ti ripeto, qualcuno sapeva che lui era il tuo idolo, ti abbiamo visto parlare con lui e ridere insieme e la cosa in effetti ci ha stupiti, però non avendo seguito di alcun tipo, abbiamo tutti pensato che non fosse nulla! Ed invece è successo tutto questo! Le cose che non diresti mai. - A questo mi trovai inevitabilmente a pensare.
- Anche Zizou mi ha detto che sono un muro umano e che non ha capito perchè non gli parlavo... - Celo mi guardò con aria ovvia ed io feci il broncio realizzando che forse in qualche modo la colpa era anche mia. - Vuoi dire che non si capisce che ho? -
Decise di rilassarsi sul divano nel rispondermi.
- Si capisce quando hai i coglioni girati, ma non perchè o cosa pensi di preciso. Anche perchè non parli mai, in quei casi, e nessuno osa avvicinarti! Non è facile avere a che fare con te... a difesa di Zizou posso dire che serve un manuale di istruzioni per entrare nel tuo mondo! - Storsi la bocca di lato poco convinto. Io non me ne rendevo conto, pensavo di essere molto chiaro. Beh, a modo mio lo ero... se ero incazzato lo dimostravo!
- No ma per lui è diverso, con lui mi sono aperto molto, sa cose di me che nessuno sa ed ha visto lati di me che nessuno ha visto... lui davvero mi conosce meglio di tutti gli altri! - Precisai prima di ammettere le mie colpe. Lui alzò le mani in avanti.
- Non lo metto in dubbio, ma se sei incazzato e non gli dici perchè, non fai capire in alcun modo di cosa si tratta... beh, non è scontato che sia abbastanza intuitivo da arrivarci! A parte questo è stato un equivoco! - Con questo aggrottai la fronte. Che diavolo stava dicendo? Mi raddrizzai e lo guardai.
- Sei fuori?! Equivoco?! E quale sarebbe? - Lui sospirò paziente.
- Lui pensava di avere tutto il tempo che voleva, tu gli avevi dato fino alla fine del ritiro. Ma non glielo hai detto, l'hai reso implicito! Ammetti che ci sta il suo fraintendimento! Una volta che innalzi il muro è impossibile penetrarlo! -Ci stavo rimanendo di merda, non era solo colpa sua. Ok, potevo accettarlo. Una cosa finisce per colpa di tutti e due. Io non ero un santo, lo sapevo.
- Questo non toglie che sia finita fra noi... cioè che non sia mai partita sul serio. - Celo allora si alzò a sedere e si avvicinò scattante sorpreso, cadendo dalle nuvole.
-Ma da dove ti esce questa?! - Tornò ad innervosirmi.
- Dal culo! Da dove vuoi che esca? -
- Ma non ti ha detto 'non voglio stare con te!' - Puntò i piedi guardandomi torvo ed insistente. Io non ero da meno.
- Non serviva! Quando mi ha ripreso in camera per spiegarmi l'equivoco, non mi ha più toccato. Stava lì in mezzo alla stanza, poteva toccarmi, abbracciarmi, baciarmi. Ha tenuto volutamente le distanze. Non sapeva come rifiutarmi dopo tutto quel casino, sapere che mi aveva fatto stare tanto male lo ha frenato, ma era quello che voleva dirmi! - Ero maledettamente sicuro e Celo fece la sua faccia poco convinta senza aggiungere altro, così io glielo chiesi. Forse la prima volta che chiedevo il parere di qualcuno. - Cosa dici? -
Celo alzò le spalle e guardò un po' in giro prima di rispondermi vago.
- Per me finchè non ti dice chiaro e tondo 'non voglio stare con te', non è finita. L'hai preso contropiede, era dispiaciuto d'averti ferito tanto, era sorpreso dell'assurdo equivoco nato ma... non ti voleva rifiutare! - Sospirai sempre per nulla convinto, testardo delle mie idee.
- Non mi ha fermato quando sono uscito, Celo! Non mi ha fermato, capisci? - Ero molto sicuro di quel che dicevo e lui, pur rimanendo della sua, si strinse ancora nelle spalle dubbioso.
- Sarà... - Tanto non ci saremmo convinti, ma almeno ora stavo meglio, avevo dieci pesi in meno dopo il pianto e lo sfogo. Parlarne mi aveva fatto bene e per un momento rivalutai Celo. Non pensavo che potesse essere così piacevole come persona.
Osava, era questo di lui che lo rendeva speciale.
Non il sorriso fantastico e l'allegria in ogni situazione.
Era che osava tutto con chiunque. Alla fine perfino con me.
Il demolitore di muri. Si potrebbe dargli quel soprannome.
Lo rivalutai e quando mi vide stare meglio, meno rabbuiato ed angosciato di prima, si alzò e mi carezzò la testa stiracchiandosi e sbadigliando.
- Vuoi dormire con me? Stare solo in nottate simili non è mai consigliabile! - Per un momento pensai di accettare. Un po' di coccole sane... quelle fra amici, fra fratelli... lui le sapeva dare, aveva l'aria di uno che ti abbracciava tutta la notte senza malizia dietro, senza volerci provare con te.
Poi però scossi il capo e mi alzai a mia volta ringraziando. Non mi sentivo a posto all'idea di accettare le coccole da qualcun altro.
Le avevo prese solo da Zizou ed era stata magica quella notte. Volevo tenermi quel ricordo senza sovrapporlo alle coccole di qualcun altro.
Io ho scopato con molti, ma ricevuto calore da pochi. Calore inteso come dolcezze, affetto. Coccole, appunto.
Eppure, proprio come un gatto, c'erano volte in cui le volevo.
Solo che dovevano essere le persone giuste, quelle che dicevo io.
Volevo solo Zizou, la verità era questa.
Come un gatto ferito, sarei andato a leccarmi le ferite da solo, nella mia camera.
- Starò bene. Una bella dormita e domani starò meglio. - Dissi avviandomi con lui accanto. Chiuse la luce e arrivammo in corridoio davanti alla sua camera.
- Sei sicuro? - Chiese allungando un braccio mentre apriva la sua porta. Io sorrisi per la prima volta quella sera e lui si illuminò vedendomi. Era una persona sorprendentemente dolce, impossibile da non apprezzare.
- Sicuro! - Così gli spettinai i lunghi capelli afro che si ritrovava. - Grazie! - Di più non sarei stato in grado di fare. Necessitavo di solitudine.
Solitudine che, a sorpresa, non trovai una volta in camera.
La luce del comodino era aperta e una figura era stesa nel letto.
Mi paralizzai guardando, incredulo, convinto d'essermi addormentato nel divano della sala.
Mi mossi lentamente senza respirare e quando lo vidi meglio, constatai che era proprio lui.
Mi dissi che era impossibile... eppure era lì. Era proprio lì nel mio letto a dormire.
Zizou.

Rimasi a lungo immobile trattenendo il respiro. Non sapevo come fare. Non sapevo come muovermi.
Il primo istinto fu di andarmene, potevo bussare a Celo e chiedergli ospitalità, ma poi mi avrebbe rimandato qua da Zizou a calci in culo.
Ero molto teso.
Non sapevo come muovermi, non immaginavo il reale motivo per cui fosse rimasto, per me non aveva proprio senso.
Forse voleva sistemare la questione perchè aveva paura che a calcio non mi riprendessi più.
Era un lungo periodo che non giocavo bene e non segnavo e nonostante questo il mister mi schierava sempre titolare e per quasi tutta la partita.
Credeva molto in me, mi ripeteva calmo che i momenti no capitavano, ma che sarei tornato a segnare, che lui aveva fiducia in me e che questo mi avrebbe aiutato.
Mi diceva che nei goal era tutta una questione mentale, lo sapevo, ma cosa ci potevo fare?
Per quanto cercassi di stare calmo, non ci riuscivo. Non segnavo e mi innervosivo.
Forse Zizou aveva paura che se non avesse sistemato con me, non sarei più tornato a giocare bene, forse. Ma come pensava di farlo?
Doveva rifiutarmi, doveva dirmi che non voleva stare con me. Non c'era un modo per sistemare questa cosa.
Non riuscivo proprio a capire.
Alla fine, sospirando, mi avvicinai per svegliarlo.
Potevo addormentarmi con lui e basta, lo desideravo molto. In effetti era una delle cose che volevo di più, però sapevo che non era giusto, mi stavo solo illudendo. Anzi, no. Sapevo che non sarebbe servito a nulla, sapevo che ormai non c'era più speranza. Quindi mi potevo solo torturare e non ne avevo la minima intenzione.
Avevo pianto troppo per tornare a farlo domani mattina quando, al risveglio, mi avrebbe fatto il suo bel discorsetto.
Meglio svegliarlo e dirgli di andarsene finchè il pianto fatto aveva ancora effetto e non avevo voglia di rifarlo.
Era bruciante quello che mi era successo, ma dovevo essere forte ed accettarlo, non ero più un bambino.
Non ero in grado di farmi amare, non ero in grado di vivere delle relazioni vere. Dovevo accettarlo.
Mi ripetevo come un mantra tutte le cose giuste, poi mi sedetti sul letto ad una piazza e mezza, lo guardai ed il cuore si strinse in una morsa assassina.
Quanto si poteva stare male per amore?
Io lo volevo, lo volevo disperatamente. Perchè non mi permetteva di leccarmi le ferite da solo?
Volevo stare male da solo.
Mi morsi il labbro perdendomi nei suoi lineamenti affilati, aveva un'aria felina. Mi piaceva, lo trovavo elegantemente sensuale. Aveva una classe che non vedevo in nessuno. Nemmeno in Riky!
Alzai la mano, dovevo scuoterlo e svegliarlo, dovevo... ma poi mi ritrovai a sfiorargli il viso con un dito, scendere sul suo zigomo e poi arrivare sulle labbra. Quello che sentivo dentro era una specie di preparazione all'esplosione, ma non era un'esplosione devastante. Era un'esplosione di un altro tipo.
Mi lasciai andare inevitabilmente a delle carezze che non avrei mai dovuto fare, però volevo imprimermi qualcosa di bello per l'ultima volta.
Scesi sul collo e sulla sua spalla, percorsi il suo busto e raggiunsi in basso il bordo della sua maglietta. Era steso sul fianco, le braccia raccolte sul petto, le mani sotto il mento, la gamba piegata e l'altra lunga dietro. Il suo corpo una curva sensuale.
Prima di proseguire al di sotto, risalii di nuovo cercando una disperata forza per staccare la mia mano da lui. Ero sul suo fianco, ancora, quando aprì gli occhi.
Mi sentii mancare di nuovo. I suoi occhi magnetici, sottili, di quell'incredibile color nocciola che sfociava nel dorato e finiva quasi nel verde. Un colore così bello. Ed il modo in cui guardava sempre tutti.
Il modo in cui guardava me.
Fermai la mano, ma non l'alzai, ci guardammo in silenzio, poi con una forza inumana che non so proprio dove trovai, dissi:
- Devi andartene. - Mormorai, ma tremavo. Se parlavo più forte l'avrebbe notato.
Potevo amare, lo stavo provando.
E lo desideravo.
Dovevo essere maturo e fare quello che andava fatto.
Zizou, però, si girò appoggiando del tutto la schiena sul letto, aprì il torace, allargò un braccio mentre l'altro lo teneva verso di me. Fermo.
Mi guardò penetrante, non so cosa pensò in quel momento, io so però che il cuore cominciò a battermi nei timpani non facendomi più capire un cazzo. Non ero mai stato più agitato di così.
- Non posso, manca una cosa, prima... - Scossi il capo cercando di usare la testa, cosa davvero difficile.
- Non potevi aspettare domani? - Chiesi logico. Lui scosse il capo piano, io stavo chiedendogli cosa fosse, avevo la bocca aperta per farlo, ma lui fu più svelto, con la mano più vicina a me mi prese dietro il collo e mi attirò a sé baciandomi.
Nel giro di un istante, prima che capissi cosa era successo, mi trovai chino su di lui, appoggiato con una mano sul letto e l'altra sul suo petto. E le labbra sulle sue.
Prima di capire cosa stava succedendo ci impiegai dei secondi, avevo ancora gli occhi aperti e non respiravo.
Solo un secondo dopo capii che le labbra si erano unite e che la sua lingua aveva invaso la mia bocca. Io gli stavo rispondendo.
Così tornai a respirare insieme a lui, chiusi gli occhi e mi rilassai immediatamente. Non potevo pensare in quel momento cosa significasse quel bacio, ma se me lo stava dando non ero così pazzo da rifiutarlo.
Ricambiai senza pensieri di alcun tipo dietro. Senza la speranza che significasse qualcosa. Poteva anche essere un addio. Non importava.
Baciarlo era il regalo più bello che potessi desiderare e non ero così idiota da rifiutarlo, non ero ipocrita. Lo volevo fino a stare male.
La mia mano sul suo petto gli fece capire quanto lo volevo perchè mi intrufolai sotto la sua maglia alla ricerca della sua pelle che trovai liscia al tatto, risalii sul suo addome piatto e sul suo petto ancora perfettamente scolpito. Le lingue giocavano nelle nostre bocche unite ed aperte, giravo la testa e mi premevo su di lui per averne di più, giocavamo entrambi in quegli intrecci estremamente erotici, aveva il controllo del bacio, ma io gli andavo dietro perfettamente all'altezza. Fu un bacio maledettamente bello e fu ancora più bello quando la sua mano dalla mia nuca scese sulla schiena, afferrò la maglietta e tirò fino a levarla da sopra la testa.
Ci separammo per permettergli di togliermela del tutto e ci fermammo. Lui pronto a ricominciare, le labbra schiuse, la lingua lì in attesa, gli occhi pronti a richiudersi. Io stavo per accontentarlo e riprenderlo, ma mi resi conto con una piccola parte di me che qualcosa non tornava, così ad un soffio dalle sue labbra che mi stavano riprendendo, mi allontanai un attimo e corrugando la fronte, dissi piano:
- Cosa significa? - Non ci potevo arrivare, non ci volevo arrivare.
Lui sorpreso rispose risalendo con la mano di nuovo sulla mia nuca attirandomi a lui, ma posi resistenza.
- Non è chiaro? - Aggrottai la fronte.
- No. Vuoi solo una scopata? Vuoi darmi il contentino per scusarti di avermi fatto soffrire per un equivoco? Cosa diavolo vuoi? - Non è che mi alzassi dal letto, comunque avrei ripreso, ma volevo sapere perchè.
Lui mi guardò meravigliato di quella domanda. Strinse lo sguardo e piegò la testa di lato fissandomi in quel modo strano, sensuale.
- Io non ti ho mai dato una risposta a quella domanda. - Disse piano e suadente. Allora una piccola voce in me mi disse che potevo sperare. Non ci volevo credere. Però sentivo il vuoto dentro, come quando sali sali e poi ad un certo punto c'è la cunetta e poi la discesa. In quel momento lo stomaco ha un vuoto perchè non sai cosa aspettarti. Ero esattamente in quelle condizioni.
- Vuoi stare con me? - Ripetei la domanda prima di rendermene conto io stesso. Lui allora sempre con la mano sulla mia nuca, rispose piano, con un dolce sorriso sereno.
Era felice di potermelo finalmente dire.
- Sì. - Naturalmente rimasi immobile convinto d'aver capito male.
E naturalmente lui mi attirò a sé con un sorrisino divertito dalla mia reazione shockata.
Mi baciò le labbra, ma mi ritirai di nuovo, corrucciato, senza capire.
- Cosa stai dicendo? - Ancora non capivo. O meglio non potevo osare.
Lui rise e questa volta si illuminò in quel modo che mi dava alla testa.
- Che voglio stare con te! È da settimane che cerco di dirtelo, ma non me lo permetti! Pensavo non volessi più, che ci avessi ripensato! Non mi hai dato modo di dirtelo... - Il resto era superfluo.
Inghiottii mentre una botta emotiva mi scaldava improvvisamente il viso e gli occhi.
Li chiusi un paio di volte e lui dal riso al sorriso e poi all'intenerito, tutto nel suo viso finalmente espressivo.
- Davvero? - Chiesi spontaneo, meravigliato, incredulo. Lui si addolcì a quella mia reazione infantile e piena di speranza, così vera. Mi prese il viso fra le mani, rimase qualche secondo a guardarmi, ci fissammo intensamente capendo tutto di noi, in quei famosi silenzi nostri, quei silenzi così comunicativi. Non riuscivamo esprimerci sempre bene a parole, ma nei silenzi facevano degli interi dialoghi.
Non sapevo cosa dire, ma lui capì tutto alla perfezione, sorrise ancora e aprendo le labbra aspettò che io facessi altrettanti, ci trovammo, ci intrecciammo lentamente e infilammo le lingue fondendole insieme in una danza a centrocampo incantatrice.
Il suo sapore, un ritmo lento e calmo che crebbe e la mia emozione che mi fece uscire le lacrime giù sulle guance e poi, per colpa della gravità, sul suo viso tramite le bocche unite.
Il salato si infilò nei nostri sapori, nelle lingue intrecciate e dopo un po' si separò e mi guardò senza capire, quando mi vide piangere capì e mi attirò a sé nascondendo il viso contro il suo collo. Ancora in silenzio, ancora senza parlare.
Mi abbracciò stringendomi a sé fino a farmi stendere su di lui col busto, alzai le gambe che piegai di lato e rimasi così fra le sue braccia a piangere ancora un po' perchè ce l'avevo fatta. Erano lacrime di gioia, le seconde della mia vita, tutte in una sera. O non facevo niente o lo facevo troppo, il solito esagerato.
Chiuse la luce del comodino e calò il buio, le sue braccia che mi circondavano dolci, forti, protettive.
Sempre in silenzio.
E le sue labbra che di tanto in tanto mi baciavano il lato della testa e poi la fronte. Così dolce quando era in intimità con l'unica persona che contava. Contavo. Ero io quella persona.
Forse un giorno si sarebbe stufato, forse un giorno le cose sarebbero cambiate, ma per ora lui, il mio mondo, l'unico che avessi sempre seguito assiduamente, di cui sapevo vita morte e miracolo, quello che sognavo di incontrare da una vita. Il mio modello. Il mio idolo. Il mio dio.
Era qua e mi stringeva, mi voleva, mi accettava. Voleva stare con me.
Non importava il resto. I dettagli. Il futuro.
Non mi interessavano le promesse. Non mi interessava niente.
Non volevo che mi giurasse amore, che mi parlasse dei suoi sentimenti, non volevo niente, niente. Solo che mi tenesse con sé come stava facendo.
Poter dormire con lui e domani svegliarmi con lui, baciarlo, dargli il buongiorno e poi, in qualche buco della giornata, ritrovarci e scambiarci qualcosa di affettuoso che avrebbe visto solo noi. Poi, la sera, ritrovarlo in camera.
E fare l'amore.
Ma questo quando lui avrebbe voluto. A me bastava anche solo baciarlo e dormire con lui, le sue braccia, le sue labbra. Lui.
Fu come se dormissi per la prima volta dopo mesi di notti insonni. Ed in effetti fu così.
Non penso d'aver provato un tipo di felicità paragonabile a quella. Non penso proprio.
Adesso non contava niente altro, avevo tutto quello che potevo desiderare.

Il mattino fu lui il primo a svegliarsi. I felini hanno il sonno leggero, lui era una pantera ed io un gatto, ma anche se ero un gatto, e quindi un felino, ed avrei dovuto avere il sonno leggero, il mio era più quello di un ghiro. Ero tutto abbarbicato su di lui, il braccio intorno al suo busto e non volevo saperne di muovermi e svegliarmi. Chi più felice di me?
Dormivo così bene.
Alla fine mi sentii spostare di peso e questo mi svegliò inevitabilmente. Aprii gli occhi di scatto e lo fissai così male e così torvo, che si fermò sospeso mezzo seduto e mezzo steso, nemmeno respirava. L'aria colpevole.
- Dove vai? - Chiesi come se l'accusassi di un grave affronto, avevo il broncio e gli occhi stretti che cercavano di metterlo a fuoco.
Zizou si tirò su del tutto ed alzò le mani.
- In bagno? - Strinsi le labbra ancora di più e contrariato lo afferrai e lo tirai giù con me.
- Non è il risveglio che volevo! - Zizou si ritrovò nella stessa posizione di prima, quindi lui steso ed io appoggiato sopra di lui che lo ancoravo con il braccio.
- Quanto sei democratico! - Disse sorpreso ma sotto sotto divertito. Non me ne fregava un cazzo.
- Voglio un risveglio come dico io! - Borbottai sulla sua spalla.
- E come sarebbe? - Chiese sempre più divertito, il braccio intorno alla mia schiena, rassegnato.
- Un bacio, i grattini, le coccole! - Ringhiai.
- Così non invogli molto, sai... - Feci un'espressione ancora più corrucciata e mi alzai con la testa a guardarlo accusatore.
- Perchè? - Chiesi senza davvero arrivarci. A questo lui scoppiò a ridere coprendosi la faccia con una mano, quella libera.
- Certe cose non si obbligano! -
- Io mica ti obbligo! -
Zizou allora tolse la mano e mi guardò ironico.
- Ah no? E cosa sarebbe questo? - Arricciai il naso sempre contrariato, rendendomi comunque conto che forse era stato un tantino brusco.
- Ormai mi hai svegliato come vuoi, sto solo chiedendo ciò che mi spetta! - Tornò a ridere, era bello che ridesse e mi stavo rilassando via via.
- Sicuro che ti spetti? - A quell'insinuazione lo colpii col mento sul petto. Lui si lamentò e fece per spingermi via, così io mi ritrovai alzato nel letto, le gambe raccolte sotto di me, le mani appoggiate al materasso e l'aria imbronciata. Zizou senza guardarmi scappò in bagno e ne uscì poco dopo evidentemente liberato dalla pipì. Io ero ancora in questa posizione e lo guardavo, mi vide e si mise a ridere. Sempre una bella cosa. Ero evidentemente seccato e si intenerì tornando a sedersi.
- Sembri un gatto in piena regola! - Forse si riferiva alla posizione. Io non mi mossi e lui a questo punto mi prese il collo e risalì con le dita sulla nuca, come la sera prima. Mi attirò a sé. Io mi protesi e mi lasciai baciare.
- Così va meglio? - Mi disse sulle labbra. Arricciai le mie poco convinto.
- I grattini? - Mi sentivo un perfetto idiota a chiederli, ma per esperienza avevo imparato che con lui le cose andavano dette esplicitamente o finivamo per fraintenderci.
Eppure a volta nel silenzio ci capivamo così bene.
Per me era un mistero la nostra dinamica, ma finchè ci stava portando uno dall'altro, andava più che bene!
- Vieni. - Mormorò ridendo e stendendosi ancora, mi trascinò su di sé e mi misi più in diagonale, a completa pancia in giù, un braccio piegato sul suo petto, la mano finiva sotto la mia guancia. E le sue mani finalmente sulla schiena che risalivano leggere sul collo e sulla nuca. Leggeri i polpastrelli mi fecero i famosi grattini a cui allungai il collo piegando la testa in avanti, cominciai a fare un lamento di goduria con la gola, gli occhi chiusi ed io in paradiso.
Ecco, questo andava meglio.
- Ti piace? - Chiese. Io annuii. - Sei un tipo da coccole davvero... non sembreresti! - Alzai le spalle.
- Solo quando voglio io. E da chi voglio io. - Ovviamente solo lui e solo quando eravamo soli.
Penso che questo gli andasse a genio.
Lo sentii sorridere e mi sentii in qualche modo soddisfatto.
- Un vero e proprio gatto! - Sogghignai per poi tornare ai miei sospiri. Era così bello... così perfetto.
- Ho provato a svegliarti con dolcezza, ma visto che non c'era verso ho dovuto spostarti... - Si giustificò, la cosa mi stupì e decisi di lasciar perdere.
- Non importa. Hai rimediato... - Poi aggiunsi. - Ho un sonno pesante... -
- Ho notato! - Rispose di nuovo ridacchiando. Era bello stare così, non volevo altro. Non volevo scopare. Cioè mi sarebbe andato bene, ma in quel momento mi stava bene così.
Quando risalì sulla nuca di nuovo, rimase aggrovigliato fra i miei capelli, avevo quella famosa cresta di lato, ormai i miei ricci erano lunghi ed ingestibili, in certi punti.
- Che ne dici di tagliare questo orrore? - Disse poi. Inarcai un sopracciglio ma non mi mossi.
- Non ti piacciono? - Chiesi.
- No! - Rispose subito. Io finii per ridere.
Quella fu la prima cosa che feci per lui solo perchè era il mio compagno e me lo stava chiedendo.
E pensare che era il mio compagno e che quello era Zizou, era la cosa più bella di tutte.
Mi feci tagliare i capelli da lui, aveva il rasoio apposta perchè si faceva sempre da solo, così dopo aver scelto la gradazione corta, mi tolse via tutto.

Quando gli altri mi videro si misero a gridare, fischiare ed esultare, io li incenerii tutti ma finii per ridere. Tranne che quando mi chiesero come mai ero andato a dormire con la cresta e mi svegliavo senza.
- La fata madrina è venuta a fare il miracolo? - Chiese Cris. Nei pressi c'erano i soliti Pepe e Celo e poco più in là Gareth e Luka. Ma in generale c'erano tutti. Anche Zizou.
Io lo guardai torvo per capire chi dovesse essere la fata madrina. Cioè chi la doveva interpretare. Insomma, stava dando a Zizou della fata? Potevo spanciarmi dal ridere.
- Cosa intendi? - Chiesi dubbioso. Lui scuotendo il capo spiegò:
- Chi te li ha tagliati? Chi è il mito che ci è riuscito? - Era ovvio che Celo pensava che fosse stato un mio colpo di testa alla delusione di Zizou, non sapeva il resto.
In fondo anche Cris e Gareth ieri sera mi avevano trovato in corridoio a gridare furioso e mi avevano visto riprendere da Zizou. Forse era un modo originale per indagare.
Alzai le spalle.
- Cazzi miei! - Dissi dando conferma che dietro c'era qualcosa. Celo drizzò le molte antenne che aveva, era convinto avessi detto 'io e chi cazzo vuoi che sia stato?', per cui era sorprendente che non era stata quella la risposta.
Cris mi fissò col broncio perchè voleva sapere, dietro a lui ci andarono tutti gli altri. Come se gli fottesse davvero qualcosa chi cazzo mi aveva tagliato i capelli di notte.
- Non è stato lo scherzo di nessuno di voi, se è per questo! - Ruggii per togliermeli di torno.
- Anche perchè non sarebbe sopravvissuto e noto che all'appello non manca nessuno. - Poi Celo ci arrivò.
- Beh, c'è solo uno che potrebbe osare tagliarglieli e rimanere vivo... - Io lo guardai fulminandolo con lo sguardo più feroce mai visto e lui, capendo, si mise a saltare ed esultare come un idiota abbracciandomi e baciandomi. Gli altri ci rimasero di merda perchè non capirono cosa succedeva, ci riempirono di domande ossessive, ma non dicemmo niente.
- Avanti, di chi si tratta? - Era l'ennesima volta che Cris ce lo chiedeva, ma io non avrei mai risposto, non mi importava.
- Sono stato io, Cris! Ora spero che la smetti! Sei peggio di una mitragliatrice! - Zizou era sbottato dopo aver cercato di resistere. Vidimo tutti nei suoi occhi l'istinto omicida e si zittirono in un magico silenzio, anche Cris sconvolto che evidentemente faceva le sue operazioni.
Ok, era il caso di fare un discorsetto.
Comunque non solo lui si fece le operazioni, anche Gareth si mise in faccia un'aria da pesce lesso, ma la cosa non mi poteva importare minimamente.
Io e lui coesistevamo nel momento in cui i nostri mondi non andavano in collisione. Non mi stava molto simpatico per il modo in cui era arrivato, ma non potevo dire che era particolarmente odioso. Per ora era X. Anzi. In prova.
Beh, insomma. Lo ignoravo. A volte nemmeno mi ricordavo della sua esistenza.
Ma, evidentemente, lui aveva notato la mia.
Superata la colazione che dopo l'uscita secca di Zizou era stata calma e quasi in completo silenzio, mi ritrovai con Celo, Cris e Pepe a fare a tutti e tre la ramanzina. Beh, insomma... li minacciai.
E così la mia avventura con Zizou era iniziata sul serio. Me ne resi conto dopo averlo detto a loro tre.
Solo allora sentii una strana emozione. Strana ma bella.
Ero felicissimo.


______________________
E' vero che...

Il giorno prima, negli allenamenti normali, Karim aveva i capelli lunghi in quel suo taglio orribile, il giorno dopo, in partita, si è visto che li aveva rasati... per cui se li è fatto da solo con una macchinetta apposta. In squadra il solo che ha i capelli rasati e che si può dedurre abbia la famosa macchinetta, è proprio Zizou. Ah, in ogni caso anche solo il fatto che i due abbiano lo stesso 'taglio' di capelli è indicativo!