CAPITOLO
XXIII:
ESSERE PADRI
Successe così che divenni padre.
Dopo la partita avevamo sempre la
giornata libera noi che avevamo giocato, così Clhoe mi chiamò
dicendo che era il momento e se potevo venire.
Non ero sicuro che fosse proprio la
volta buona perchè aveva già avuto i classici falsi allarmi, non
che mi fossi mai emozionato molto.
In realtà rimanevo incerto su cosa
provare, pensavo fosse una cosa bella, ma non mi sentivo così
elettrico come Sergio che aveva rotto il cazzo a mezzo mondo col
fatto che diventava padre. Persino di Iker si sapeva.
Di me no, ero riuscito a non dire
niente, qualcuno vociferava però non era nulla di certo.
Avvertii Zizou per telefono mentre mi
avviavo con la mia solita calma, convinto che non fosse successo
niente e che in caso sarei comunque sopravvissuto.
- Ascolta, Clhoe dice che sta per
andare in ospedale, dovrebbe essere la volta buona. La devo
raggiungere... penso di essere in campo per l'allenamento dopodomani,
ma ti avverto... -
Zizou mi fermò come se dicessi
bestemmie.
- Karim, ma non sei contento? - Così
mi fermai dal radunare le cose e fissai un punto vuoto per capire se
diceva sul serio o no.
- Perchè? - Non rispondevo mica...
- Perchè non lo sembri... mi stai
informando, ma non sei nemmeno un po' nervoso od emozionato... -
Alzai le spalle e tornai a mettere via un cambio nella borsa mentre
stringevo il telefono contro la spalla.
- Lo sono, ma forse non è la volta
buona, può essere un altro falso allarme... - Ero molto calmo, in
effetti.
- Però può nascere... ed invece mi
dici che dovresti esserci lunedì? - Davvero non capivo che problema
c'era, lui era stranamente sorpreso, cosa che io non ero proprio.
- Sì, può nascere... beh, ma ti devo
avvertire che lunedì dovrei esserci ma potrebbe sempre esserci un
contrattempo, no? - Ero sicuro di dire cose sensate, per una volta, e
mi sentivo messo ingiustamente al muro. Ma lui non mollò perchè era
Zizou. Mai saputo di una volta che avesse mollato!
- Sì certo, un contrattempo chiamato
figlio che nasce! - Ora era pesantemente ironico!
- Ma mi prendi per il culo? - Chiesi
truce alzando la testa e fissando l'armadio.
La sua risata risuonò nell'orecchio e
guardai il telefono che mi ero preso con la mano togliendolo dalla
spalla.
- Zizou! - Lo chiamai come ad
insultarlo. Non avrei mai potuto.
- Scusa ma sembra davvero che non te ne
rendi conto! - Sospirai e scossi il capo.
- Senti, può essere un falso allarme.
È inutile essere tanto emozionati per nulla... - Però con un'altra
risatina mi mise a posto, come sempre.
- Sì certo... e se nasce? Allora avrò
l'onore di sentirti emozionato? - Forse non mi ci aveva mai visto...
a parte quando ci eravamo incontrati la prima volta, quando mi era
caduta la mandibola.
- Io mi emoziono... mi sono emozionato
nella mia vita, che dici... - Lui tornò a ridere, continuava a
prendermi proprio per il culo.
- Dai?! E quando? Mi è scappato
l'evento! Di solito sei immusonito o addormentato o arrabbiato nero.
Hai solo queste tre modalità! O dormi, o vegeti o latri insulti! -
Aveva un modo di vedermi che non avevo mai saputo, cioè parlavamo di
me, capitava, ma ancora mi era nuova questa cosa.
Permaloso come di solito non ero,
risposi piccato e imbronciato.
- Quando ti ho visto la prima volta ero
fottutamente emozionato! Mi tremavano le gambe, avevo lo stomaco in
una morsa da assassino e pensavo di svenire da un momento all'altro!
Per non dire quando mi hai stretto la mano, sorriso, salutato! Stavo
per piangere! - Ok, forse avevo detto troppo.
Dal suo silenzio mi resi conto che era
decisamente troppo.
Imprecai fra me e me e poi dopo un po'
parlò.
- Davvero? - chiese infatti sorpreso.
Mi morsi il labbro.
A quel punto tanto valeva...
- Eh sì... -
Ok, va bene. Ora però doveva farmi
sentire meno idiota. Dai, pensavo...
Zizou rimase un po' senza dire niente,
poi parlò sempre sorpreso.
- Non lo sembravi. Avevi l'aria
imbronciata, quasi infastidito od indifferente! - Questa poi!
Mi misi a ridere spontaneo!
- Chiedi a chiunque se non ero
emozionato! -
- Ti credo... è solo che non lo
sembravi, tutto qua! - Ci fu un silenzio strano, come di imbarazzo.
Poi sospirando chiusi il borsone finendo di prendere tutto, non
contavo di stare molto, però non si poteva mai sapere. Almeno un
cambio mi sarebbe servito.
- A volte l'apparenza inganna. -
Conclusi uscendo dalla camera.
- Davvero! - Esclamò. Poi aggiunse
ripensandoci. - In effetti spesso! - Sorrisi, che strano dialogo. Ci
eravamo scoperti meglio di sempre, ogni volta che parlavamo dei
nostri discorsi ne usciva qualcosa di nuovo uno sull'altro. Era
sempre più bello.
- Per cui ora sembri non emozionato ma
in realtà lo sei? - Chiese dopo un po'. Mi fermai all'ingresso e mi
guardai allo specchio cercando di capirlo. Non pensavo di saper
tradurre bene quel che provavo, non avendolo mai fatto non sapevo
cosa sembravo... né cosa provavo.
Alzai le spalle col broncio.
- Non lo so cos'è che sembro... e non
so cos'è che sono... la verità è che non so cosa provo riguardo
questa cosa. Penso che dovrei essere felice, penso che lo sono ma
sai... sono un po' tardo con certe cose, a volte finchè non mi ci
trovo dentro, non capisco... - Era una buona risposta, lo sentii
sorridere.
- Allora mi saprai dire quando torni
cosa hai provato nello stringere tuo figlio... -
- Tu cosa hai provato? - Chiesi
curioso, ormai fra noi parlavamo di tutto senza timore.
Uscii di casa e scesi al garage
mettendo il borsone dentro, poi salii al posto di guida ed aprii il
portone in attesa di partire, intanto cercavo gli auricolari per
poter parlare con lui lo stesso mentre guidavo.
- Ero felicissimo, emozionatissimo. È
stata la prima volta che lo ero a quel modo... è stato come... come
diventare uomo sul serio... ho trovato la pace, mi sono calmato
diventando padre! - Rimasi meravigliato a saperlo, con un sorriso
ebete sulla faccia immaginando cosa doveva essere stato per lui. La
sua faccia emozionata doveva essere bellissima.
Ero contento di saperlo. Forse c'era
speranza anche per me!
- Ma Zizou... dov'è che sei, ora? -
Domanda strana. Non tanto. Dopo la partita lui andava sempre a casa e
da casa non parlavamo mai al telefono, né potevo scrivergli tanto se
non sms d'emergenza, cose strettamente legate al club.
Però ora stavamo parlando da un po' e
forse significava che non era a casa.
- A casa! - Disse invece sorprendendomi
molto.
- Cosa? E come mai stai parlando con
me? - Questo mi sconvolse più della notizia che forse mio figlio
nasceva!
Partii verso l'aeroporto mentre lui
rispondeva piano, un tono strano. Non saprei descriverlo. Pensieroso
forse?
Imbarazzato?
Un po' tutto...
- Mi hai chiamato... sai che non mi
devi chiamare quando vado a casa, se l'hai fatto significava che era
importante... - Logicamente. Mica tanto.
- Ci sono volte in cui non mi hai
risposto. Cazzo, non mi hai mai risposto! - L'accusai mettendo la
quinta.
- Karim, rallenta. - Disse sentendo il
motore della macchina salire. Io lo feci automaticamente, compiaciuto
delle sue preoccupazioni. Che carino.
- E insomma? Come mai oggi mi hai
risposto? - Lo sentii sospirare un po' insofferente, poi si arrese e
lo ammise.
- Avevo voglia di rispondere! - Però
puntualizzai perchè a quel punto era proprio chiaro.
- Volevi sentirmi! - Lui imprecò in
spagnolo, cosa che di solito faceva in francese, ed io risi mentre
affrontavo curve con la mia solita incoscienza.
- Si si senti, guida come si deve ed
arriva vivo sia da tuo figlio che poi da me! - Avevo un modo di
guidare spericolato, avevo avuto molte rogne per questo motivo. A
volte diventava più forte di me.
Però lì rallentai di nuovo sorpreso
di quante premure avesse per me. Si stava davvero legando. Cioè era
già legato, ma si stava innamorando. Oltre l'innamoramento c'era
l'amore. Aveva detto che forse lo era, non avevo osato parlarne
ancora. Forse questo era una specie di parlarne... Sorrisi fra me e
me felicissimo di tutto quello, più emozionato di quello che
dell'eventualità di diventare padre. Chi lo poteva sapere se poi non
mi sarei messo a piangere anche con il mio pargolo?
Credo solo d'avere l'emotività di un
bradipo, ma una volta che arrivava l'emozione, la vivevo a pieno.
Forse ero così.
Non lo sapevo, ma fui felicissimo di
quella conversazione speciale, me la tenni stretto per tutto il
viaggio, fino a che poi non strinsi davvero il fagottino fra le
braccia.
Una piccola fagottina, a dire il vero.
Melia.
Quando la strinsi ogni altro pensiero
distraente venne spazzato via, ci fu solo lei in quell'istante.
E trovai conferma delle mie teorie.
Ero solo lento, ma non è che non
provassi nulla, non ero insensibile.
Avevo un modo mio di vivere le
emozioni, più in modo personale.
Non condividetti con nessuno, scrissi
un sms ai miei amici strettissimi e chiamai Zizou. Solo questo.
Non feci altro.
Perchè ero felice, ero felicissimo, e
mi scese una lacrima mentre la stringevo.
Capivo cosa aveva inteso Zizou.
Sentirsi uomini, la pace, la calma...
era quello.
Ed io ero felice, ero felice sul serio
per qualcosa che non mi riguardava ma che al tempo stesso era mia.
Quando rispose non dissi nulla, nessun
saluto, nessuna frase di circostanza o spiegazione.
Dissi solo la risposta ai suoi quesiti
e lo feci con una voce sottile carica di sentimenti inespressi.
- Sono emozionato! - Dissi solo questo,
incapace di spiegare altro. Lui sorrise intenerito, aveva un suono
diverso quel sorriso dagli altri o forse così a me parve.
Fu come condividere la mia grande
emozione con lui che amavo.
Fu un piccolo momento perfetto.
- Sono felice per te. Congratulazione,
papà Karim! - Sentirlo per la prima volta proprio da lui fu
ulteriormente emozionante ed addirittura shockante. Lì capii che lo
ero. Ero padre.
Ero padre.
Ero un dannatissimo padre e che fossi
adatto o meno, ormai lo ero. Tanto valeva pregare di essere un buon
padre.
- Cazzo! - Imprecai infatti realizzando
la grandezza e l'importanza della cosa. A quel punto lui rise ed io
mi calmai, la tensione scemò e mi trovai a ridere anche io.
In qualche modo risolveva sempre i miei
drammi, piccoli o grandi che fossero.
Lo amavo. Ormai ne ero proprio
sicurissimo.
Non avrei potuto fare a meno di lui, in
nessun campo, in nessun settore, mai.
Ormai doveva assumersi le sue
responsabilità. Non aveva scelta.
Il giorno dopo tornai in tempo per gli
allenamenti, come promesso.
Clohe sarebbe rimasta in Francia per il
tempo necessario, poi si sarebbe trasferita da me una volta a posto.
Dovendo vivere praticamente da sola perchè io ero più fuori che
dentro, doveva essere sicura di farcela e non aver bisogno di nulla.
Mi chiese se i primi giorni poteva
venire sua madre a stare da noi per darle una mano, visto che io ero
totalmente incapace di una vita a tre e di provvedere ad una bambina,
le dissi che poteva prendersi tutto l'aiuto che voleva.
In volo per Madrid ripensavo a Melia,
piccola e dolce.
Mi aveva tirato fuori una nuova
dolcezza, diversa da quella che forse potevo avere con Zizou, non
credevo di essere molto dolce con lui, però mi ci ero sentito molto
con Melia e Clohe lo disse.
'Non sei mai stato tanto dolce con
nessuno come con lei, nemmeno con me!'
Con lei per niente. Con Melia lo ero?
Mi sentii felice.
Io dolce... non ci credevo!
Significava che potevo essere un buon
padre, forse... avevo l'istinto paterno, no?
In seguito quando i giornalisti me lo
chiesero, dissi che diventare padre era la cosa più bella della mia
vita, che mi aveva calmato molto.
Però per quella risposta ebbi bisogno
di elaborare meglio la cosa e lo feci nell'arco di qualche giorno.
Quello lì in cui tornai a Madrid,
invece, era il giorno dopo la nascita della piccola, ero fresco
fresco di evento ed ero su una nuvola, la testa totalmente da
un'altra parte, più del solito cioè.
Di solito non ero molto presente né
reattivo, ma quando arrivai in campo quel giorno non lo ero per
niente.
Andai a sbattere contro tutti e tutto,
porte, muri, panchine, compagni, allenatori...
Zizou.
Non avevo avuto tempo di vederlo prima,
per cui successe che ci vedemmo per la prima volta lì in campo,
nessuno aveva saputo che era nata la mia piccina e non l'avevo detto.
Non pensavo fosse rilevante per loro, non credevo fossero cose da
condividere insomma.
Tutti mi chiedevano cosa avessi quando
sbattevo, io nemmeno rispondevo.
Poi sbattei, in campo, contro Zizou e
lui capì. Beh, lui sapeva.
Quello che fece ovviamente mi riportò
bruscamente e meravigliosamente alla realtà perchè con un sorriso
che illuminava tutto, mi mise il braccio intorno alle spalle e
guardandomi a quella vicinanza, sempre sorridendo, disse:
- Allora è questa la versione Karim
padre? Tutto fra le nuvole? Adesso per parlare con te bisogna
spedirti un telegramma e chiedere udienza alla tua testa? Spero sia
possibile strapparla dalla piccola Melia... - Con questo io tornai
sulla Terra grazie a lui, al suo braccio, al suo sorriso ed al suo
interessamento e pure alla sua ironia e risi impacciato. Stava
sottolineando quanto da un'altra parte fossi per mia figlia. Insomma,
era imbarazzante in qualche modo, non ero abituato a fare quella
parte. La parte dell'emozionato. Non so se apparivo così, ma io mi
sentivo tale. Pensavo ancora a lei!
- Beh, non mi aspettavo di pensarci
ancora così tanto... - Risposi come se fosse una cosa sensata. Zizou
rise più forte.
- Cielo, Karim! Sei padre! Sarebbe
strano se non ci pensassi proprio! - e così si scatenò il
putiferio.
Sergio era lì e sentendo, capì. E
capendo gridò come un ossesso:
- MA KARIM SEI PADRE E NON MI HAI DETTO
NULLA?! - Al che tutti si girarono a guardare e non erano pochi i
presenti in campo, Zizou ridacchiando mi mollò ed io risposi
spontaneo e sulla difensiva:
- E perchè te lo dovevo dire? - Ovvio,
che pretendeva dicessi?
Sergio mi saltò letteralmente fra le
braccia e non potei che sostenerlo, mi strinse e mi assordò cose che
non registrai, ero occupato a vedere come tutti si avvicinavano
felici per me, sorpresi che non avessi detto nulla.
Maledetti tutti quanti, volevo solo
vivere in santa pace, perchè dovevano mettermi al centro
dell'attenzione?
Lo odiavo profondamente!
Lanciai uno sguardo torvo a Zizou che
se la rideva con Carlo mentre mi guardava divertito.
Prima di scrollarmeli tutti di dosso ci
impiegai notevolmente del tempo. Abbastanza, in effetti.
Per la fine ero infastidito come un
gatto selvatico con la coda grossa ed il pelo dritto, la schiena
incurvata e le unghie fuori! Volevo ucciderli!
Comunque mi fece piacere, sotto sotto,
averli tutti felici per me.
Ma molto sotto!
Quando riuscii a stare solo con Zizou,
solo si faceva per dire perchè dopo la sessione, con noi si
fermavano anche altri anche se non stavano proprio con noi, borbottai
in francese il mio disappunto. Io ed il mio broncio facemmo ridere
Zizou, lieto dell'evento!
- Dovevi per forza dirlo lì davanti a
tutti? Mi hanno tormentato un sacco! - Esclamai.
Zizou rise scuotendo il capo.
- Sei il primo che non vuole gridare ai
quattro venti che è padre! - Era vero, ma cosa significava? Che
dovevano tormentarmi?
- Beh, sono riservato! E poi Melia è
Melia! Non voglio che venga messa in mezzo a nulla, specie di
mediatico! - Lui fece un sorrisino diverso facendo scemare il
divertimento provato nel mettermi in difficoltà, divenne più dolce.
- E' bello vedere questo lato di te...
- Sorpreso ed in contro piede, palleggiando con le mani nelle tasche
della tuta per distrarmi dall'imbarazzo, chiesi:
- Che lato? - Beh, un po' me le cercavo
ma non ne ero consapevole.
Zizou allora si avvicinò venendomi
dietro e appoggiando il mento sulla mia spalla, disse scherzando:
- Umano! - io inarcai le sopracciglia
perchè uno solo non ne ero capace, quindi girai la testa per
guardarlo anche se eravamo vicinissimi in quel modo, a portata di
bocca in pratica. Non dovetti dire nulla, lui aggiunse piano, più
suadente.
- Protettivo e dolce! - Fu lì che
persi la palla che andò per conto suo e meravigliato rimasi a
fissarlo imbambolato, la bocca semi aperta, io totalmente incredulo
che lo dicesse e che si dimostrasse così disposto nei miei
confronti.
Ora sapevamo che non c'erano fotografi
e seccatori e bene o male i presenti erano abbastanza sicuri.
I soliti Cris, Jese e Bale.
Bale e Cris sapevano, Jese forse ormai
lo intuiva. Era troppo sveglio quel ragazzino.
Bale non ci aveva più provato, stava
un po' nei paraggi, sapevo che mi fissava, però non pretendeva
nulla, non era più fastidioso ed appiccicoso, per cui ogni tanto gli
concedevo qualcosa, mezza unghia, qualche chiacchierata, una
abbraccio in partita. Non erano contentini, era che si stava
comportando come non mi dava fastidio. E poi penso che stesse
intraprendendo un qualcosa con Luka...
Anche Jese si era abbastanza calmato
anche se con lui non si poteva essere mai sicuri, poteva star
affilando le armi. In fondo era la copia di Cris!
Poi Zizou con uno schiaffo al culo mi
superò dicendo di cominciare.
E cominciammo i soliti esercizi, le
rifiniture sotto porta.
Non parlammo di cose personali, non mi
chiese nulla della piccola, si limitò a parlare di calcio a a darmi
ordini con molta professionalità.
Solo al termine, diretti negli
spogliatoi per cambiarci, me lo chiese:
- Sei ancora solo a casa? - Sapeva che
avrei fatto venire Clohe. Sorpreso, risposi di sì.
- Clohe viene con la piccola e la madre
fra qualche giorno... finchè le cose non si assestano e poi vedrà
che fare... - Zizou fece un sorrisino.
- Insomma presto avrai un bel po' di
folla... - Inarcai le sopracciglia e piegai la testa di lato
fermandomi davanti alla porta del suo spogliatoio perchè lui non era
ancora entrato. Era lì sull'uscio per metà e sembrava aspettasse
qualcosa.
- Non ci ho pensato ma... -
- Un gatto solitario come te... saprai
abituarti ad avere gente intorno nel tuo sacro nido? - Era malizioso
ed io sorrisi divertito di rimando. Stava arrivando a qualcosa e non
capivo cosa, comunque mi faceva ridere l'idea che aveva di me.
Giustissima, fra l'altro.
- Ora che mi ci fai pensare mi sta
venendo l'ansia e l'angoscia, grazie a proposito! - Lui rise e poi mi
mise la mano sulla spalla, in quello passarono gli altri. Cris
ammiccò, Gareth guardò dall'altra parte e Jese fissò acutissimo e
con molta attenzione. Io non mi tiravo indietro in nessun caso,
nemmeno se lui intendeva mostrarsi davanti agli altri. Rimasi
piantato lì con la sua mano sulla spalla e l'aria divertita e
complice, sorprendentemente rilassata.
- Allora sarà bene che cominci ad
abituarti piano ad avere gente per casa! - Non lo capii subito,
infatti con aria interrogativa lo fissai ebete.
- E come faccio? - Lui rise più forte,
premette la fronte sulla sua mano, sulla mia spalla, e disse:
- Mi inviti a cena? - A quello caddi
dalle nuvole e con un'esclamazione spontanea da morire, dissi:
- Ah ma volevi venire a cena da me?! Ma
perchè non me lo hai detto subito? Certo che sei contorto! - Lui
continuava a ridere appoggiato a me ed io a spararle senza
realizzare. - Ma certo che puoi venire, come e quando vuoi! Ti
aspetto subito! - Era pomeriggio, per cui si trattava di venire da me
di lì a breve...
Lui sempre ridendo annuì ed entrò
negli spogliatoi dello staff, io nel mio. Solo una volta dentro mi
fermai e realizzai cosa diavolo era appena successo e con l'aria più
scema dell'universo imprecai in francese facendomi guardare dai
ragazzi che si cambiavano.
- Che c'è? - Chiese Cris, il più
impiccione. Bale guardava, Jese fissava.
Scossi il capo.
- Te lo dico dopo! - Non arrivavo a
raccontare i cazzi miei davanti a loro.
Glielo dissi andando alle macchine,
assicurandomi di essere solo con Cris.
- Zizou si è auto invitato a casa mia
stasera! - Ero ancora sotto shock, ci avevo pensato tutto il tempo
della doccia. Cris sapeva perchè fosse incredibile.
- Non è mai venuto? - Scossi il capo
ancora meravigliato.
- No, mai! Dopo gli allenamenti sempre
a casa sua ed io a casa mia, rigorosamente! Pensa che non posso
nemmeno scrivergli o chiamarlo quando è a casa. Quando sono partito
per andare in Francia a vedere mia figlia nascere, l'ho chiamato.
Sapevo che era a casa ma ho provato lo stesso, lui non mi ha mai
risposto in quei casi. Lì l'ha fatto ed ho pensato che evidentemente
non era a casa. Abbiamo parlato un po' e poi è venuto fuori che
invece era a casa! La cosa mi sta sconvolgendo! - Cris aveva gli
occhi fuori dalle orbite perchè lui vedeva Zizou dall'esterno e la
sua visione era ancora più rigida della mia, io lo conoscevo molto
bene ed ero sorpreso comunque.
- Wow! E sai cosa significa questo,
vero? - Fece poi con aria cospiratrice. Io mi fermai e lo fissai
ansioso.
- Cosa? - Lui allora ammiccante
rispose.
- Che stasera si tromba finalmente! -
Non che potessi negare che ci avevo pensato subito anche io, però
pensavo ci fosse molto altro oltre a questo.
- Quello è certo ma... insomma, per
trombare può anche aspettare la sera prima di una qualunque partita
che passiamo o qua o in albergo con la squadra... - Cris fece un
sorrisino sbieco dei suoi che odiavo, rabbrividii, i suoi occhi si
illuminarono in un modo che mi fecero paura.
A quel punto disse:
- Beh, allora sai meglio di me cosa
significa sul serio questa serata... - Inghiottii a vuoto. Lo sapevo
ma avevo il terrore di avere le visioni, sentirmelo dire era renderlo
più vero.
- Cosa? - Chiesi in un sussurro.
Cris mi cinse le spalle col braccio ed
avvicinò il viso al mio sempre con quell'aria da psicoterapeuta
psicolabile.
- Che ora sei suo e vuole che sia
chiaro soprattutto a te! - Beh, io l'avrei detto in un altro modo, ma
anche così andava bene!
Mi piacque molto la sua versione,
l'idea di essere posseduto da Zizou mi eccitava e mi riempiva di una
gioia assurda.
Sorrisi felice e Cris mi diede un
colpetto sulla nuca per poi farmi gli auguri ed andarsene.
Salendo in macchina ci pensai, per un
istante.
Se aveva ragione, e probabilmente era
così, quella sera avrei raggiunto il massimo momento di gioia di
tutta la mia intera esistenza.
Il legame assoluto e vero e reale con
la persona che amavo -probabilmente da sempre-, ero padre di una
creatura stupenda, qualcosa di mio e di puro, a calcio andavo sempre
meglio.
Quella sera avrei potuto constatare che
la perfezione esisteva.
Con tutte quelle aspettative altissime,
arrivai a casa teso.
Chiamai Clohe per sapere della bambina,
mi mandò delle foto per computer e mi sciolsi a guardarla. Era
proprio stupenda.
Questo mi calmò molto e capii che
Melia e Zizou mi portavano un equilibrio che mi mancava... prima
Zizou e poi ora lei. Se uno non bastava a calmarmi, arrivava lei. Un
perfetto lavoro di squadra.
Sarei stato bene, niente mi avrebbe
fatto più crollare.