CAPITOLO
XXIV:
SCELTA DECISIVA
Non sapevo quando Zizou intendeva
venire e nemmeno cosa volesse mangiare, sicuramente qualcosa di
salutare.
Secondo la sua dieta che mi aveva molto
democraticamente imposto, dovevo mangiare una bistecca e
dell'insalata.
Mi aveva messo carne rossa nella
corretta quantità, in pratica quasi mai, ma nel suo calendario con
le cibarie, stasera c'era quello.
Robe da psicopatico che io, più
psicopatico di lui, seguivo a puntino. Un po' perchè tutto quello
che diceva Zizou non è che era ordine ma vangelo. Un po' perchè
sicuramente sapeva quale fosse il meglio per me.
Lui aveva il fisico di un ventenne, se
volevo arrivare alla sua età come lui, dovevo impegnarmi.
Dopo essermi rilassato con le foto
della piccola che avevo tenuto aperte nel computer, gironzolai per
casa in attesa del suo arrivo.
Ero di nuovo nervoso ma non come prima.
Mi chiedevo come e cosa sarebbe
successo di preciso, cosa dovessi fare io, come dovessi pormi, cosa
aspettarmi.
Decisi che avrei lasciato fare tutto a
lui, magari voleva solo parlare ed io avevo capito male.
Non volevo illudermi ma conoscendolo
era inevitabile. Che Zizou si comportasse in quel modo era inaudito
ed era la prima volta che veniva in casa mia.
Quando suonò saltai su e mi trovai le
mani sudate, mi insultai ed aprii.
Il cuore batteva fortissimo.
Era quasi come un vero primo
appuntamento.
L'aveva chiesto lui, cazzo!
Come potevo stare calmo?
Zizou mi sorrise ed io rimasi
impacciato sulla porta prima di farlo entrare.
- Ehi... - Dissi.
- Scusa il ritardo, sono passato a fare
un po' di spesa... - Con questo mi imbronciai e cominciai a
brontolare!
- Ehi, ho cibo! Seguo la tua dieta con
molta serietà! - Lui ridacchiò e rimanendo sulla porta perchè non
lo facevo entrare, rispose naturale.
- Lo so, non ho dubbi, ma questa sera
volevo cucinarti io qualcosa e concederti un piccolo sgarro... -
Preso alla sprovvista non nascosi lo stupore.
- Cosa? E come mai? - Non ci arrivavo
davvero alle cose più semplici.
- Perchè abbiamo qualcosa da
festeggiare, no? - si stava divertendo ma rimaneva sempre molto
composto.
Io proprio non capivo.
- E cosa? -
A questo rise più forte.
- Ah, non so, fammi pensare... sei
padre? - Disse ironico. Così capii che era in mio onore e risi
imbarazzato. Una cosa per me. Una cosa del genere, poi!
Sapeva quanto ci tenessi ad averlo in
casa oltre le cose del club. Era un gran regalo, forse non intendeva
scopare.
Un po' rimasi deluso da quel pensiero,
ma se era il suo regalo per essere diventato padre, quello era
sufficiente. Anche se volevo tutto il pacchetto.
Insomma, una volta che era con me tanto
valeva approfittare, no?
Non ci avrei mai provato.
Ero in calore e morivo dalla voglia di
scopare, ma volevo fosse lui a farlo quando ne era sicuro perchè
sapevo che poi non ce ne saremmo pentiti.
- Non mi fai entrare? - Chiese piano ed
invitante.
Io arrossii e mi feci da parte.
- Sì scusa, mi sono imbambolato con...
- Mi stavo incartando in una situazione peggiore di prima per cui
lasciai in sospeso la frase.
Sembravo un bambino, me ne rendevo
conto.
Zizou entrò e si fermò all'ingresso
guardandosi intorno, io mi fermai accanto a lui senza capire perchè
si fosse fermato. Ero ospitale come un cavernicolo. Al che mi guardò
in attesa ed io guardai lui sempre in attesa. Dopo qualche secondo di
guardarci come due cretini, lui inarcò le sopracciglia con aria
interrogativa.
- Beh? Non mi fai vedere casa? Non fai
gli onori? Devo fare tutto da solo? - A questo mi resi conto che ero
davvero perso ed irrintracciabile, divenni ancora più rosso e presi
la borsa che aveva in mano mettendola giù, gli presi la giacca e
l'appesi. Ero dannatamente imbarazzato e più di così si moriva, non
pensavo potesse farmi quell'effetto averlo a casa.
- Sì ecco, vieni... - Così gli
mostrai la casa che non era nulla di esagerato perchè pensavo di
viverci in eterno da solo. Era grande in ogni caso, ma non come
quella di Cris!
Arrivato in camera da letto,
l'imbarazzo triplicò.
- Non aspettavo nessuno quindi è un
casino... - Dissi mostrando vestiti e cose a destra e sinistra. Lui
ridacchiò e alzò le spalle.
- Non mi aspettavo niente di diverso! -
Rimasi a fissarlo ebete senza saper
cosa dire, pensando che sarebbe stato bello saltare la cena e passare
subito al dopo, però lui stava ancora aspettando che mi inventassi
qualcosa da fare, che facessi gli onori per cui cercando
disperatamente un'alternativa a quello che dovevamo fare, dissi:
- Beh, vuoi vedere le foto di Melia?
Sei il primo a vederle! - Lo sapeva bene, sorridendo annuì, così ci
spostammo in salotto con mia buona pace. Non ero pronto a scopare su
due piedi, ero troppo emozionato.
Davanti al computer, gli mostrai le
foto e lui le guardò con un'aria molto intenerita. Io mi persi a
guardare lui naturalmente.
Aveva un'aria così dolce!
- E' bellissima! Spero ti somigli,
quando sono piccoli è difficile dire a chi somiglieranno... -
Spiegò. Sperava che mi somigliasse. Oddio, ma che cosa dolce!
Io mi persi come un cretino, non sapevo
cosa dire, ero annodato e facevo il sorriso scemo. Sempre fissandolo.
Visto che non rispondevo, si girò verso di me, eravamo seduti vicini
sulle sedie, e vide che lo fissavo ebete.
Così il sorriso da intenerito perchè
guardava mia figlia, divenne di un'altra dolcezza perchè guardava
me.
Era un'inclinazione diversa.
Aveva capito che ero emozionato e teso
perchè era qua per la prima volta, così aveva cercato di calmarmi.
In quello scambio ravvicinato e dolce,
mi smontai e tornai a respirare e a stare bene. Così mi baciò.
Unimmo le bocche lentamente, me le
carezzò dolcemente e poi le schiuse venendomi incontro con la
lingua. Io feci altrettanto dopo essermi fatto prendere il labbro
inferiore fra le sue. Era una cosa che gli piaceva fare prima di
tutto.
Ogni cosa andò più lentamente. Ogni
cosa si calmò. Io mi calmai.
Tornai a respirare, il cuore rallentò.
Quando ci separammo, rimanemmo vicini,
non ci eravamo toccati o abbracciati, eravamo solo vicini uno
all'altro e protesi. Aveva un'aria molto sicuro ma al tempo stesso
morbida. Mi faceva stare bene.
- Perchè sei voluto venire? - Chiesi
togliendomi la fatidica domanda dallo stomaco. - Di solito al di là
del club non vuoi mai stare con me, non mescoli mai le due vite... -
Lo dissi senza riflettere come sempre, poi mi resi conto che poteva
essere offensivo in qualche modo, che poteva rimanerci male e mi
affrettai a rimediare. - Scusa, l'ho detta male, non intendevo... è
che dopo gli allenamenti, di sera, non vuoi mai fare niente con me e
mi hai sorpreso molto... ma sono felicissimo, eh? - Si vedeva che lo
ero. Lui sorrise divertito dalla mia agitazione e mi carezzò il viso
guardandomi come se fossi prezioso. Ultimamente aveva quel modo di
guardarmi che mi scombussolava tutto.
- Lo so che ti ho preso alla
sprovvista... ma avevo una voglia matta di fare una serata con te...
non ho resistito... - Mormorò piano senza allontanarsi. Era normale
a sentirlo. Ma non lo era per niente.
- Lo so ma come mai... io non... non è
normale... tu sei sempre molto rigoroso e... - Insistevo perchè non
potevo farne a meno e lui fermò le mie parole tornando a prendere il
mio labbro fra le sue e a succhiarlo brevemente. Tratteneva il
respiro e pareva respirare solo quando poteva toccarmi la bocca.
Aveva una specie di sospiro.
Cominciai a capire quanto, quanto in
realtà lui stesso mi desiderasse. Ma cosa provava di preciso?
Il desiderio fisico era un conto, ma i
sentimenti?
Mi aveva detto che si stava
innamorando, che forse mi amava... ma erano parole riassuntive. Di
particolare cosa provava?
- Arriva sempre il momento in cui le
proprie regole vengono messe da parte per qualcosa di più
importante. È colpa tua, non so cosa mi hai fatto. Ora ti prendi le
tue responsabilità... - Poi tornò a prendermi le labbra fra le sue
e di nuovo a parlarmi da così vicino, il viso fra le sue mani. Gli
occhi due calamite. - Mi sembra mi manchi il fiato, a volte... e
torno a respirare solo quando ti ho fra le mani... - Aprii e chiusi
le palpebre per un paio di volte di fila credendo d'aver capito male,
non osai chiedergli se era una dichiarazione, non osai dire nulla,
nemmeno muovermi.
Era tutto così bello e delicato ed io
mi sentivo così importante per lui che non volevo rovinare nulla.
Ci baciammo e basta e fu sufficiente
per ritrovare un poco noi stessi prima di perderci.
Le lingue parevano incapaci di
separarsi, le bocche sempre più aperte e sempre più unite.
Ci impiegammo un po' a separarci perchè
quando ci provavamo tornavamo a baciarci, incapaci di smettere.
Dopo un po' di fare così, appoggiammo
le fronti e respirammo cercando di calmarci, gli occhi chiusi e le
emozioni così vivide, così uguali per entrambi.
- Inizierei a fare la cena... - Disse
cercando di tornare in sé. Non avevo fame ma mangiare qualcosa
preparato da lui era bello, annuii.
- Ti aiuto... - Così trovammo le forze
per separarci ed alzarci.
In cucina le cose andarono meglio, si
mise a ridere guardando il calendario mensile della mia dieta che mi
aveva dato.
- Mi auguro che lo segui! - Disse poi
fingendosi severo.
- Hai dubbi? - Non era una dieta
dimagrante, ma una dieta correttiva, un atleta per essere leggero
doveva mangiare in un certo modo preciso. Non ero grasso, ero solo
appesantito da una dieta scorretta.
- Mi sa che se ti dicessi di buttarti
dalla finestra lo faresti! - Mi prendeva in giro ma era vero, lo
spinsi e lui ricambiò con un'altra spallata.
- Smettila di prendermi per il culo! Lo
sai che farei tutto quello che mi dici! -
Ridendo disse che lo sapeva e si creò
di nuovo qualcosa, rimanemmo in silenzio per un po', poi cominciò ad
impartirmi ordini su cosa fare e come ed io ad eseguire
automaticamente e diligentemente.
- Credo che se ti vedessero eseguire
così tutto quello che ti chiedo, sarebbero stupiti! - Aveva quella
di sottolineare quanto lo seguissi ciecamente.
- Tu hai il potere di farmi fare di
tutto... - Ed io non volevo nascondere quello che era la verità.
- Sei cambiato molto in questo anno, ti
sei calmato, sei diventato diligente... mi chiedo se sia davvero solo
perchè ero io a seguirti oppure perchè era ora, sei maturato e
basta... - Ecco cos'era! Lo guardai mentre cuoceva sui fornelli e
assunsi un'aria davvero chiara.
- Sei fuori?! Certo che è per te! Hai
questo dubbio? Cioè tu batti sempre lì perchè pensi che non sia
così? Ma dai! - Ora l'avevo messo io in imbarazzo, ma se mi chiedeva
una cosa io gli rispondevo per quello che era nuda e cruda e basta.
Zizou non alzò lo sguardo da quello
che faceva evitandomi, si strinse nelle spalle. Improvvisamente mi
appariva umano con tutte le sue insicurezze. Era lì per affrontarle,
non per rinforzare il legame. Cioè anche, ma prima voleva togliere
le sue insicurezze ed ero shockato nel constatare che ne aveva!
- Ehi! - Dissi allora prendendogli il
mento e girandolo con poca delicatezza. Finalmente mi guardò, lo
costrinsi. Strinse le labbra imbarazzato, ma serio e quasi
battagliero dissi prorompente: - Non devi mai dubitarne! È
assolutamente per te. Tutto. Sempre. Se io sono arrivato a fare cose
che non ho mai fatto in più di venti anni di vita... è solo perchè
eri tu qua a farmele fare! Cioè... tu non ti rendi conto... io ho
sempre scopato con il primo che avevo sotto mano se ne avevo voglia e
per te invece non l'ho più fatto, per te ho smesso. Ti sto
aspettando, chiaro? Ed è una cosa che non ho mai fatto, mai! Mi
prendo cura di me stesso, seguo le regole, faccio tutto per bene e
con serietà... solo perchè sei stato tu a dirmi di farlo. Quanti
prima di te ci hanno provato a mettermi in riga? Mourinho ci è
impazzito dietro, ha usato ogni sistema possibile ma non ci è mai
riuscito e poi arrivi tu e tik e tak ecco la magia! Sei tu la formula
magica, non è il sistema, è la persona! - Non sapevo come fargli
capire quanto lo amavo e quanto ne ero dipendente, quanto contasse
per me. Lui ascoltò trattenendo il fiato, era esattamente quello che
voleva. L'odore di bruciato ci distrasse e tornò a guardare giù e a
mescolare, poi chiuse il fornello.
- E' pronto... - Disse con voce roca
dall'emozione, cambiando discorso.
Poi saremmo tornati di sicuro
sull'argomento. Non sarebbe scappato. Del resto era qua per
affrontare anche questo.
Volevamo capirci fino in fondo,
togliere ogni minimo dubbio e legarci. Perchè, ora ne aveva la
certezza, era ora. Lo volevamo entrambi. Lo volevamo da morire.
Anche lui.
A cena tornammo a ridere e scherzare,
parlammo di tutto senza appesantire mai l'atmosfera in alcun modo.
Ad un certo punto mi chiese nel
dettaglio di mia figlia, l'avevo chiamato sul momento ma non mi ero
dilungato in spiegazioni varie.
- Come ti senti all'idea che vengano a
stare qua? So che non convivevate nemmeno... - Scossi il capo
stringendomi nelle spalle, tentai un'espressione vaga perchè
comunque non sapevo come dovessi sentirmi davvero.
- Eh ma ne avevamo parlato quando mi ha
detto che era incinta. Ovviamente non l'avrei mai piantata a quel
punto, io sono stato sincero subito e le ho detto che non ero sicuro
di noi, di quel che provavo... per questo non intendevo sposarla e
non sapevo se un giorno l'avrei fatto. - Zizou sembrava molto
interessato al discorso e sempre mangiando, disse:
- E lo faresti? Se vedi che la
convivenza funziona, che andate d'accordo... la sposeresti? - Che
domanda strana fatta da uno sposato, con famiglia e che sicuramente
non intende separarsi.
Feci l'aria incerta, sempre alzando le
spalle. Era una mia mania.
- Non ne ho idea, non credo... non sono
per il matrimonio, mai stato... non provo nulla per lei, non è
fastidiosa, mi va a genio, ma da lì a sposarmela... non so nemmeno
come sarà averla qua! - Ne stavo parlando per la prima volta senza
mai averci davvero pensato e lui voleva capire bene. Improvvisamente
Zizou mi riempiva di domande personali, cosa che di norma non aveva
mai fatto, aveva sempre aspettato fossi io a parlarne per primo.
- E se non andate d'accordo? Se è
invivibile... - Storsi la bocca finendo di mangiare, bevvi dell'acqua
e risposi senza pensarci molto.
- C'è una figlia di mezzo. È la prima
volta che mi imbatto in una cosa simile. Non ho mai avuto relazioni
serie e lunghe, questa volta sono costretto ad averla perchè c'è
una figlia, ma non la amo nemmeno... quindi è un casino. Spero di
riuscire ad andare d'accordo, ma se l'atmosfera diventa invivibile
prima di tutto penseremo al bene della piccola. Dubito che possa
crescere felice con due che litigano sempre o che peggio si ignorano
e non si parlano! Spero che riusciremo ad essere amici come Riky e
sua moglie... - Zizou ascoltava con attenzione e con calma finì di
mangiare, appoggiò i gomiti al tavolo e congiunse le mani sotto al
mento osservandomi con attenzione maniacale, mi sentivo sotto
interrogatorio ed era strano.
Non mi mossi, rimasi in attesa della
prossima domanda.
- Sai... - Fece poi ad un certo punto.
- Vorrei poter tornare indietro e cambiare tutto. Vorrei non avere
questo solenne impegno con lei... - Disse senza distogliere gli occhi
penetranti dai miei, mi sentii morire in quel momento.
Che avesse voluto venire da me per
scaricarmi?
Non avevo contemplato l'idea, per me
era impossibile, ma non riuscivo più a capire un cazzo, cioè meno
del solito!
Cercai di non farmi vedere agitato e
cercai una risposta accettabile, ma era molto difficile.
- Ma ormai le cose sono così... e non
le puoi cambiare... - Forse questo introduceva troppo bene il
discorso che era venuto a farmi...
Lui rimase un po' in silenzio
continuando a guardarmi, poi soppesando molto accuratamente ogni
parola, continuò pensieroso.
- No non posso... ed io sto cercando
una soluzione accettabile da mesi, ma ormai penso che non esista. -
Con questo realizzai che i miei timori erano fondati. Era venuto a
chiudere.
Non sapevo perchè cazzo non potesse
stare con tutti e due, forse in realtà l'amava, che ne sapevo...
però ci rimasi così male che sentii il nervoso mutarsi in calore,
un'ondata mi investì prepotente e sentendomi al limite delle
lacrime, mi alzai e borbottando che dovevo andare al bagno troncai di
proposito il discorso.
Non potevo ascoltare il resto, volevo
solo piangere. Stavo male, cazzo... improvvisamente si era perso
tutto, era finito tutto.
Prima la felicità aveva toccato picchi
storici, ero sicuro di essere arrivato a quel punto perfetto ed
agognato e poi tutto via, tutto spazzato in un secondo.
Tutto in fottutissimi pezzi del cazzo.
Non riuscii a raggiungere la porta del
bagno, mi fermai prima, più o meno davanti alla mia camera, così
arrancai dentro e mi chiusi sperando non venisse a cercarmi. Mi
sentivo le gambe tremare, non avevo forze, stavo andando a fuoco e le
lacrime scendevano.
Era il dolore più forte della mia
vita, volevo dimenticare tutto, cancellare tutto, specie le mie
stupide e grandi speranze.
Come ero stato idiota!
Ora non avevo niente.
Era tutto finito.
Era venuto a dirmi questo.
Io ora ero padre, dovevo concentrarmi
su questa cosa importante e lui doveva continuare con la sua famiglia
del cazzo!
Perchè lui era così, tutto
inquadrato, tutto programmato, tutto a scomparti. Ogni cosa ha il suo
tempo, il suo spazio ed il suo modo, ci sono le regole da seguire!
Ma quando cazzo era diventato così?
Era un ribelle, era inarrestabile, era
un teppista testa di cazzo che non ragionava mai!
Era la disperazione di tutti!
Quando cazzo era diventato così?
Non me ne capacitavo.
Stavo seduto sul letto e piangevo come
uno stronzo incapace di andarmene di là ed affrontare la cosa da
uomo, ero un bambino!
Ma era il fascino di Zizou, quel Zizou
capace di trattenere cose mostruose per giorni e poi esplodere nei
momenti sbagliati facendo una quantità di danni industriale.
Ora si era evoluto, era maturato. Ora
sapeva controllarsi sempre.
Ma cazzo... non aveva mai la voglia di
fare una cazzata colossale?
Non sapevo nemmeno a cosa stavo
pensando, stavo solo male e non sapevo come uscirne con dignità.
Quando lo sentii chiamarmi e chiedermi
se andava tutto bene, capii che era fuori dalla porta del bagno, al
mio silenzio sentii la porta aprirsi. Chiaramente vedendolo vuoto
capì che non ero lì, così sentii le porte aprirsi e chiudersi.
Mi stava cercando e mi chiamava.
- Karim, dove sei? - Quando aprì
questa riuscii a scattare e girarmi dall'altra parte rispetto a lui,
non volevo fargli vedere che piangevo, ma ormai era inutile.
Non riuscii a dire nulla e lui
meravigliato fu come se cadesse dalle nuvole.
- Ma cosa succede? Ho detto qualcosa
che non andava? - Questo mi fece scoppiare in una risata ilare.
- No che dici, è tutto ok! Venire
scaricati è una favola! - Lo sentii avvicinarsi.
- Cosa dici, io non... - Ma sentendolo
mi alzai di scatto e con le ginocchia sul letto, dandogli sempre le
spalle, mi allontanai rimanendo al centro del materasso in modo da
non farmi raggiungere.
Zizou rimase in piedi al bordo.
- So cosa stavi dicendo e non posso
pretendere che cambi idea! Se è questo che hai deciso me lo farò
andare bene, ma non pretendere che io... che io non stia male, ora...
-
- Karim... - Tentò, lo sentii
protendersi verso di me alla ricerca del mio braccio, strisciai
ancora più in là.
- Non toccarmi, va via! -
- Karim, tu non hai capito! - Disse
ancora con un tono che cresceva, era impaziente ed io odiavo che mi
dicessero così, risolvevano sempre tutto così.
- Io ho capito bene! Non puoi cambiare
le cose, non hai soluzioni! Non puoi stare con entrambi, non riesci
ad ingannare la tua famiglia! Ci hai provato e non ci sei riuscito!
Va bene, sopravviverò! Lasciami in pace! - Ruggii fra le lacrime,
stavo per singhiozzare ma cercavo di aggrapparmi alla rabbia, sempre
dandogli la schiena. Se mi fossi girato a guardarlo sarebbe stata la
fine, ma visto che per arrivare a me doveva gattonare sul letto e non
era nel suo stile, mi afferrò quello che poteva prendere, la mia
caviglia. Poi con forza e oserei dire anche cattiveria, mi tirò
bruscamente verso di lui. Fu così imprevedibile che mi fece cadere
faccia in giù. Mi tirò verso di lui e mi girò sempre di
prepotenza, reagii poco dopo cercando di divincolarmi e sgusciare
via, ma a questo punto usò la forza e mi salì sopra a cavalcioni
sedendosi su di me, mi prese i polsi e me li fermò ai lati. Fui
obbligato a guardarlo, stava usando una tale forza da rimandarmi alla
mente quel Zizou ribelle di cui avevo parlato prima.
- Adesso mi ascolti o giuro che ti do
una testata! - Detta da lui era una minaccia seria. Per un momento
pensai incoscientemente che quel Zizou se ne fosse davvero andato e,
sempre incoscientemente, dissi con aria di sfida:
- Perchè ne sai ancora dare? Una volta
ti ribellavi al mondo, ora non sai nemmeno trasgredire a mezza regola
e scoparmi mentre stai con tua moglie! - Ecco, il gatto ferito
diventava una tigre cattiva ed aggressiva.
Ma non mi permise di dire altro perchè
la famosa testata mi arrivò in pieno zigomo, mi tramortì un bel po'
e mi lasciò le mani per permettermi di tenermi il viso mentre mi
lamentavo.
- Ma che cazzo, sei impazzito? -
- Se non la pianti e non mi ascolti te
ne do un altro! Piantala di dire stronzate! Ho una voglia di
picchiarti che non hai idea! -
- L'HO VISTO, CAZZO! -
Gridai furioso, più che altro
dolorante. Lo zigomo mi pompava un gran dolore e mi bruciava di già,
alla faccia della testata!
- VOLEVI RENDERMI ORBO? - Chiesi
arrabbiato togliendo le mani, lui appoggiava ai lati delle mie spalle
e stava sempre seduto sopra di me in attesa che la piantassi.
- Hai finito di lagnarti? - Chiese con
durezza. Ovviamente ero abbastanza psicopatico da eccitarmi in quella
situazione. Perchè il Zizou che mi piaceva più di tutti era quello
ingestibile e cattivo. Sì, ero malato.
Non dissi nulla e al mio silenzio
decise di parlare.
- Hai frainteso come sempre. Succede
sempre così e ancora non hai imparato, io dico una cosa e tu pensi
di capire cosa intendo e parti in quarta. Ma è sempre sbagliato! -
Ora il tono era più morbido ma rimaneva sempre duro e secco. Non
potevo ammettere che aveva ragione, in fondo!
- Se tu non sei chiaro non è colpa
mia! Prova a dire le cose in modo meno fraintendibile! - Dissi senza
registrare che allora avevo capito male. Intanto non volevo mi
accusasse in questo modo, poi ci pensavo.
Zizou sospirò cercando di non perdere
ancora la pazienza ma era difficile.
- Se tu mi lasciassi finire il discorso
prima, non fraintenderesti! - Ah, ma allora voleva litigare!
A quello me lo tolsi da sopra usando
braccia e gambe, non gli feci male, non avrei mai osato, ma me lo
spostai di lato e mi alzai in fretta. Non volevo parlarne, non volevo
litigare, mi stava facendo solo incazzare! Che uscite erano?
Solo io dovevo fare le cose?
E lui no?
- Vaffanculo! - Borbottai alla fine,
stavo per allontanarmi dal letto per andarmene quando mi sentii
afferrare per il polso e tirare giù.
- Sta qua! - Disse perentorio.
- No! - Replicai seccato. Tentai di
rialzarmi ma lui questa volta mi mise l'avambraccio di traverso sul
petto e col ginocchio mi schiacciò sulla pancia. Insomma, una di
quelle mosse da teppista!
Lo fissai torvo con l'intenzione di
ucciderlo, lo spingevo con le braccia, ma era messo in modo tale che
non potevo proprio levarmelo da sopra. Così dovetti rassegnarmi. Non
avevo proprio scelta. Smisi di spingere ma continuai a tenere le mani
premute sul suo petto irremovibile.