CAPITOLO III:
TEST

Diedero a Zizou un ufficio suo, Perez aveva grandi progetti per lui e voleva che avesse i suoi spazi speciali.
Fuori dalla sua porta, sulla targhetta, c'era scritto il suo nome e sotto 'consigliere sportivo'.
Rincoglionito com'ero, non mi accorgevo della tensione che c'era fra lui e José, ero concentrato su me stesso e su quel che lui significava per me... e sullo scoparmi José.
Andavo davvero bene. Da quando avevo cominciato a parlare con Zizou, il mio umore era alle stelle e grazie a questo in campo rendevo meglio. Poi vedevo che José mi sceglieva spesso a Gonzalo, per cui mi sentivo speciale, più adatto che mai. Se convincevo quello che non mi aveva mai voluto l'anno precedente, significava che avevo fatto un bel salto di qualità, che lo meritavo davvero. Con José era così, non faceva favori in cambio di scopate. Lo scopare era un optional scollegato col resto. O per lo meno così pensavo...
Non mi sentivo una puttana anche se forse qualcuno in squadra lo pensava. Ma lo pensava divertendosi, non mi accusavano mai seriamente anche se forse ritenevano che mi scegliesse perchè gli infilavo il cazzo in ogni buco e spesso e volentieri glielo succhiavo.
Però questo suo scegliermi aveva innescato in me un meccanismo mentale, mi piaceva la schiettezza di José e sapevo che se lui mi voleva in campo, era perchè lo meritavo. Aveva detto mille volte, litigando, che non faceva favori e che giocava solo chi meritava. Sapevo che era così. Tutte le volte che mi aveva tenuto fuori, me l'aveva gridato in faccia.
Mi piaceva quell'uomo, ma come allenatore. E come scopatore. Basta.
Imputavo a lui il mio grande salto di qualità, la lotta l'anno precedente e la dimostrazione di fiducia quest'anno, mi avevano trasformato in tigre da gatto che ero. Sapevo che era merito suo e non ho mai smesso di seguirlo ciecamente, in quell'anno. Sono riuscito a riempirlo di complimenti con i giornalisti. Non sono mai stato tipo da sviolinate, ma era vero che con me aveva molto merito.
Anche solo il fatto che avesse chiesto Zizou nello staff per stimolarmi e svegliarmi.
A proposito di dormire, non notavo le loro tensioni...
I due, infatti, non avevano vere comunicazioni, non interagivano. Non litigavano. Penso che con Zizou non si possa litigare o meglio, se lo fai sei finito. Ti uccide fisicamente. Per cui per lo più cerca di trattenersi, ti raggela, ti ignora... ma se riesci a litigarci lo tiri ad un livello tale che poi è meglio scappare.
I due si ignoravano, non parlavano ed a volte non capivamo che ruolo avesse all'interno dello staff. Stava tanto con me, parlavamo, mi seguiva, mi dava molti consigli... a volte mi sembrava il mio personal trainer. La cosa mi eccitava, mi piaceva.
Il tempo che passavamo insieme mi rendeva sempre più felice, non capivo quanto suo fosse il merito del mio miglioramento. Ero convinto fosse di José.
Non posso dire che fosse sbagliato, era stato lui a cercare disperatamente un sistema per stimolarmi fino a portare Zizou qua. Il fatto che l'avesse cercato lui, lo rendeva meritevole del mio salto in avanti.
Anche se, di fatto, era Zizou. Era lui, in pratica, che mi allenava.
Credo che la cosa non piacesse a Zizou, credo che, a posteriori posso dirlo, lui si sentisse preso per il culo, ma aveva troppa classe e negli anni aveva sviluppato troppo controllo per scontrarsi verbalmente e fare piazzate. Così si limitava a rimuginarci.
Non ero io il suo problema, era il concetto che José l'avesse chiamato solo per affiancare me e tirare fuori il mio potenziale soffocato dalla mia accidia.
Solo ora, però, l'ho capito.
All'epoca non notavo nulla.
Solo una cosa.
Quanto mi prendesse Zizou.
Vivevo per lui, pendevo dalle sue labbra, sorridevo radioso quasi solo con lui, ero felice, così felice dei momenti che passavamo insieme, che era la fine per me.
Pensavo di starmi innamorando, solo che mi frenavo dicendomi che era solo il mio idolo.
Non mi ero mai innamorato, non sapevo come funzionava.
Per questo passavo i giorni a pensarci e guardarlo... e facendomi le seghe pensando a lui.
Mesut e Sami non sapevano più che dirmi, Riky mi diceva di stare calmo e Cris di provarci con lui. Marcelo riuscì a dirmi di fargli un regalo ed in base alla sua reazione potevo capire se c'era trippa per gatti. Cose troppo complicate per me.
Alla fine mi decisi a parlargli, ma in modo furbo.
Questo consiglio, in effetti, uscì da Sergio e mi parve buono. Lui ed Iker erano gli unici ad aver giocato con Zizou prima che si ritirasse e lo conoscevano bene.
Dovevo solo parlargli, ma senza dichiararmi o cose simili. Aprirmi con furbizia, prendendola larga.
Io ero molto diretto, se mi decidevo a fare una cosa andavo subito a segno senza giri di parole. Fu molto difficile non farlo, quella volta.

Il suo ufficio ora era separato dagli altri, parlavo spesso con lui. Prima di andare via, dopo gli allenamenti, facevo un po' di palestra e poi passavo per vedere se era ancora lì. A volte lo salutavo, altre parlavamo di varie cose sul calcio. Esperienze, episodi, opinioni... gli chiedevo di tutto e lui paziente rispondeva.
Era la mia oasi.
Dopo le prime volte che bussavo, mi disse di entrare senza problemi che per me la porta era sempre aperta.
Quel giorno feci così.
Feci capolino e lo salutai, lui alzò la testa dai suoi documenti, inarcò le sopracciglia, mi sorrise e mi disse di entrare.
Mi chiusi la porta alle spalle, lui si alzò e si sedette in un angolo con due poltrone ed un tavolino che aveva in ufficio.
Perez voleva comprargli un isola privata, credo. Penso che ne fosse innamorato anche lui.
Seduti alle solite poltroncine, bevevamo qualcosa di dolce e dopo i primi dialoghi di circostanza molto controllati e su toni generici, introdussi il discorso.
- Senti, vorrei farti una domanda personale che non c'entra col calcio... - Zizou, sorpreso dall'improvviso cambio di argomento, mi venne dietro.
- Dimmi pure... - Era sempre molto gentile e disponibile, ma poteva essere così con tutti. Cosa mi diceva che io ero speciale? Solo perchè ero l'unico a passare le ore lì dentro con lui?
Abbassai lo sguardo imbarazzato. Non sapevo come si chiedeva una cosa simile.
- Tu... sei innamorato? - Ed infatti non ero per niente indiretto. A momenti gli chiedevo se lo era di me, per caso!
Sergio mi avrebbe detto di tutto.
Zizou si imbarazzò appena, ma si controllò subito, mi guardò sorpreso e rispose poco dopo come se niente fosse, ma con più calma e cautela.
- Di mia moglie? - Realizzai che era sposato e con famiglia. Se non altro potevo capire se era uno che tradiva. Volevo anche capire se andava con uomini, occasionalmente. O se ci era andato. Insomma, tutto!
- Sì... ma io intendevo in generale... lo sei mai stato? - Lui fece un sorriso indulgente.
- Sì, lo sono stato. E lo sono. - Fu come un pugno allo stomaco. Ok, amava sua moglie. Ma non significava che non tradiva. Per delle scopate tutti lo facevano!
- Come... come distingui se si è innamorati da altri tipi di sentimenti? Che ne so, una grande ammirazione, o forse attrazione... cose così... - Ora mi sentivo un perfetto idiota, ma erano le cose che Sergio mi aveva detto di dire.
Lui era frastornato, ma si controllava molto bene, non voleva mettermi in imbarazzo, ma con la stessa indulgenza di prima, rispose.
- Sei innamorato, ma non ne sei sicuro? Non lo sei mai stato? - Ora era lui che mi riempiva di domande. Era sveglio, forse aveva capito a cosa mi riferivo. Ero nella merda e mi stavo agitando.
Cambiavo spesso posizione e lui notava quanto nervoso fossi.
- Ecco... beh, direi di sì... non sono mai stato innamorato e mi sta succedendo qualcosa, però non sono sicuro che sia quello che penso. Forse fraintendo... - Lui non ho idea di che faccia avesse perchè fissavo il pavimento.
Dopo che rischiai di rovesciarmi addosso il succo, me lo prese di mano e mi sfiorò facendomi sussultare.
- Lo puoi sapere solo tu, nessuno lo può dire. Uno lo capisce quando guarda qualcuno, quando sta con questa persona. È la differenza di quando è con lei da quando non lo è. - Pensava mi riferissi ad una donna. Improvvisamente, stizzito, volli specificarlo anche se non aveva senso farlo.
- E' di un uomo che ho questo dubbio. - Zizou parve capire e per un momento, nei suoi occhi, lessi 'è innamorato di me ed ora cosa faccio?'.
Ebbene sì, lo stavo guardando con coraggio, e morivo intanto. Ma lessi quel piccolo panico dentro. Fu brevissimo, però. Si controllò subito. Mi chiesi quando avesse imparato a farlo così bene.
- E' José? - Chiese. Forse non era nel suo stile intromettersi troppo ed infatti se ne rese conto, si riscosse e in difficoltà si scusò scuotendo le mani. - Scusa, non sono affari miei, non rispondere. - Sbattevo le palpebre disorientato. Come gli saltava in mente? José!?
Poteva essere perfetto come copertura, però ero troppo spontaneo e risposi.
- Cosa?! Josè?! Ma no! - Lui si sentì sollevato, ma ero convinto d'averci visto male, sorrise, si ricompose e tornò posato.
- Non ho niente contro Josè, non fraintendermi... ma non ci prendiamo molto caratterialmente. - Caddi dalle nuvole.
- Ah sì? Non sembrerebbe! - Lui sorrise divertito sempre guardandomi a suo agio. Io in compenso volevo inginocchiarmi davanti a lui e fargli un pompino. Avevo solo quello in mente.
- Sono bravo a mascherare le cose, ho imparato alla fine! - Ridacchiai. - Bene, dunque... è un uomo... che differenza fa? - Tornò al discorso ed io mi ritrovai a boccheggiare.
- Non ti dà fastidio l'idea che io sia bisessuale? Ho avuto ed ho ragazze ogni tanto, ma non ho l'idea fissa, non ne cambio una ogni giorno... mi piace anche coi ragazzi, solo che per pace personale non li sbandiero. - Spiegai senza sapere perchè. Lui parve a suo agio a parlare di questo, si strinse elegantemente nelle spalle.
- Non mi turba minimamente, ho molti amici gay o bisessuali. Specie nel calcio ce ne sono molti. Tanti sono anche sposati... - La cosa si metteva in mio favore e colsi la palla al balzo senza rifletterci. Se l'avessi fatto forse non avrei parlato a sproposito.
- Anche tu? - Lui divenne molto serio, da che sorrideva divertito e malizioso. Capii d'aver sconfinato, mi resi conto d'aver perso molto del mio vantaggio e nel panico, mi alzai di scatto cominciando a blaterare con quella di andarmene di corsa.
- Scusa, sono stato inopportuno ed invadente, sono cazzi tuoi. Non devi rispondermi. Dimentica questo dialogo, io... - Ero alla porta che mi fermò con la sua risposta ferma e pacata.
- Non l'ho mai fatto, ma non escludo che possa succedere. Non puoi mai dire niente, nella vita. Se messi nelle giuste condizioni, chiunque fa qualunque cosa. - Era una risposta molto strana e molto acuta. Mi fermai, mi voltai e senza rifletterci, di nuovo, dissi sibillino.
- Per cui se trovassi la persona giusta potresti riuscire ad andarci anche se sei sposato? - Zizou alzò le spalle.
- Non ne ho idea. Se mai mi troverò in quella situazione, ti risponderò. - Abile oltre ogni dire.
Sorrisi compiaciuto e malizioso. Potevo andare avanti, potevo essere esplicito, potevo sbilanciarmi oltre. Ma decisi per una sola cosa.
- Pensi davvero di poter andare con un altro uomo? Voglio dire... so che anche se sposati, i tradimenti ci stanno. - Era un azzardo parlargli così, ma fra uomini ci stava. La questione tradimento era una pura fase fisiologica, uno svuotamento di palle. Anche un uomo innamorato poteva farlo senza sentimento.
- Non sono in grado di escludere nulla, non l'ho mai fatto, ma non posso dirti che continuerò così per sempre. Non ci si conosce mai abbastanza. -
- Però per un uomo che non è mai andato con un altro uomo, riuscire a pensare di andare con un altro ragazzo... beh, sarebbe strano! - Zizou rise e la sua era davvero una bella risata.
- Parli di stranezza dopo aver detto che vai con uomini e donne e che non distingui l'amore dall'attrazione o dall'ammirazione? - Mi resi conto della figura di merda, arrossii e persi tutto il mio coraggio faticosamente conquistato. Ero rimasto in piedi davanti alla porta, ma ci stavo appoggiato, le mani in tasca, un po' lo guardavo, un po' guardavo a terra imbarazzato. Non osavo muovermi, né avvicinarmi, né andarmene.
- Messa così è strana anche questa... però mi sembra particolare la cosa. Se uno ha avuto altre esperienze del genere è un conto. Ma sei il primo che ammette che potrebbe andare con uomini pur non essendoci mai andato. -
Zizou sospirò, ci pensò brevemente, poi si alzò e stiracchiando un po' la schiena con grazia e sinuosità che mi annodarono le budella, rispose avvicinandosi a me.
- Curiosità? Ho sempre fatto tutte le esperienze che la vita mi offriva, non mi sono mai precluso nulla. Dico solo che se si creasse l'occasione giusta, potrei provarci. Tutto qua. Perchè non si può mai dire mai. A nulla. - Lo disse fissandomi negli occhi e mi imbarazzò, sembrava ci provasse con me, ma non ne ero certo. Non lo sapevo. Non lo capivo.
Così senza dire nulla, lo salutai e me ne andai pensieroso e più confuso di prima.
Ora non avevo idea di come orientarmi!


Per contrastare quello che era sempre più forte per Zizou, andavo più spesso con José.
Fu l'anno migliore perchè lui era preso... almeno credo lo fosse... di conseguenza mi faceva giocare tanto ed io ero in forma in campo perchè sentivo gli occhi del mio idolo addosso e volevo impressionarlo, per cui facevo scintille.
Per contro avevo conferme da José che mi faceva complimenti.
Lui è un uomo particolare, non posso parlare troppo bene di lui ma nemmeno male.
Diciamo che nei miei confronti si è comportato tanto bene quanto male.
Il primo anno ci odiavamo, ma alla fine era una sua manovra per stimolarmi. In effetti sono sempre stato un ragazzo un po' addormentato. Il secondo invece, cambiando metodi, aveva imparato a prendermi e quindi andavamo d'accordo, ci piacevamo, mi accontentava, non mi dava contro.
In effetti più mi dai contro e peggio è, lui pensava fosse la mossa migliore ma poi ha capito che si sbagliava.
Non sono nemmeno uno che però va leccato troppo, o meglio solo se è qualcosa di sincero e disinteressato.
Col tempo cominciai a pensare che anche quello era una manovra per avere il suo giocatore in forma... così come lo era stato il primo anno, anche se aveva usato un sistema brutale.
Nessuno sapeva di noi, io ero bravo a tenere le cose nascoste, specie se tanto personali. Quando ho parlato a Mesut di quello che provavo per Zizou è stato difficilissimo. José non è nemmeno lui uno molto aperto, lo può sembrare ma in realtà dice solo quello che vuole, non tutto davvero, non le cose importanti.
Avevo questo dubbio e non sapevo con chi parlarne perchè capivo che dire quello che facevo con l'allenatore era davvero troppo. Ne avrei parlato con Mesut, con Cris... con Riky... ma non volevo che poi pensassero che ero un privilegiato per quello che facevamo. Ed il mio dubbio era esattamente questo.
Alla fine non volevo parlarne con Zizou, tutti ma non con lui, anche se parlavamo di ogni cosa. Non eravamo arrivati proprio a tutto, ma poco ci mancava. è... è che parlare con lui, aprirmi... era maledettamente facile. Per me era sempre stato impossibile ed invece con lui mi veniva così bene.
Quando cominciavo non sapevo fermarmi.
I nostri colloqui a tutte le ore erano diventati un appuntamento fisso.
Così quando mi trovai a dover parlare con qualcuno di quel dubbio, a metà anno all'incirca, andai da lui.

Quella sera eravamo rimasti dopo gli allenamenti pomeridiani, per cui il centro si stava svuotando repentinamente. Io facevo sempre un po' di palestra apposta perchè ero un solitario e non avevo quella di fare molta vita comunitaria. Di solito i ragazzi venivano prima per fare palestra... o magari c'erano volte in cui era in programma d'allenamento. A farlo dopo ero il solo. Dopo passavo dall'ufficio di Zizou e lo salutavo, se lo vedevo troppo impegnato non mi fermavo, altrimenti entravo. Lui mi aspettava.
Quella sera me lo ritrovai lì che faceva la corsa sul tappeto, mi sorpresi di trovarlo lì e assurdamente, nella gioia, provai l'istinto di scappare. Mi insultai pesantemente ed entrai. Io avevo già fatto abbondante riscaldamento in campo, per cui mi limitai a fare dei pesi.
Mi ricordai di quando successe con José e senza volerlo mi misi in una posizione simile.
Mi stesi nel lettino a gambe larghe e presi la sbarra che avevo preparato per fare il sollevamento.
Cominciai ad alzarla da solo e poco dopo, nel silenzio, vidi avvicinarsi due gambe sopra la mia testa. Per un istante la sbarra parve cadermi sul collo, la misi giù e alzai bene gli occhi per vedere chi era.
Lo sapevo però non ci potevo credere.
Si era messo dietro di me, o sopra che dir si volesse, per aiutarmi col sollevamento. Quel genere di esercizio infatti va fatto sempre in due, uno controlla che la sbarra non crolli sul collo del sollevatore e l'altro, appunto, solleva.
Ero incosciente a farlo da solo e fissandoci al contrario, io steso e lui in piedi al di là della mia testa, seri come due morti viventi, mi disse:
- Non dovresti farlo da solo... - Alzai le spalle e ripresi facendo finta di nulla mentre dentro di me rotolavo di gioia.
Francesi... possono crepare ma intanto da fuori sembrano indifferenti. Quanto siamo coglioni.
Mentre riprendevo ad alzare e abbassare, vidi che si avvicinava di più, le sue gambe sfioravano la mia testa, erano divaricate ed aveva degli shorts comodi, ovvero larghi.
Potevo occhieggiare, se volevo.
Lui aveva lo spogliatoio separato da noi giocatori, non l'avevo mai visto nudo.
Improvvisamente l'idea mi fece avvampare e quando vidi la sua mano posarsi sul manubrio, come in questo caso bisogna fare, per qualche strana ragione mi eccitai sul serio.
Non so bene... forse perchè era lì con me a fare qualcosa, ad aiutarmi... non ne ho idea.
Volevo solo mettere giù i pesi ed infilare le mani sotto i suoi pantaloni, su sulle gambe, arrivare all'inguine e abbassargli tutto, toccargli, farlo sedere sulla mia testa, leccarlo e succhiarlo.
Non riuscivo a pensare ad altro anche perchè il 90 percento dei porno gay iniziano così.
Infatti José la prima volta ci provò con me proprio in palestra. In un modo un po' strano, ma successe così. Quel pensiero si sovrappose al grande desiderio che avevo di lui e non mi aiutò molto.
Il sesso con José era perfetto. Niente romanticismo o cose sentimentali, niente pre e post, niente coccole. Ci si vedeva, si scopava e si andava via. Era così che funzionava, era quello di cui avevo bisogno.
Però poi quei dubbi, quei tarli... ed io sono uno che rimugina a lungo sulle cose e che non mi decido mai a fare niente.
Sospirai senza controllarmi e Zizou finalmente mi chiese cosa avessi. Io non mi fermai, avevo paura ad interrompere quella collaborazione speciale dove eravamo solo io e lui e nessun altro.
E poi con le energie in eccesso che mi facevano eccitare, mi serviva ulteriore esercizio fisico.
- Stavo pensando... - Dissi vago alla sua domanda. Lui ridacchiò, lo sentii.
- Davvero? - Alzai gli occhi e cercai il suo viso, lo vidi al contrario e dal basso, per cui nemmeno tutto. Però mi fissava e ridacchiava. Ridacchiava e forse era la prima volta. Non ci potevo credere.
No, non era vero. Finivamo per ridere insieme spesso. Aveva il sorriso più bello mai visto, ma lì lui... lui era diverso, era speciale... era erotico.
Solo col mio consueto secondo treno lo capii, quando disse:
- E' qualcosa che ti aggrada? - Strano uso di parole, pensai. Poi fissandolo torvo per capire cosa intendesse, intravvidi che fissava il mio cazzo che evidentemente si vedeva molto bene. Insomma avevo l'alzabandiera!
- Cazzo! - Imprecai spontaneo, non ero capace di trattenermi e lui rise.
- Guarda che capita quando si fanno sforzi fisici! - Disse calmo smettendo di ridere di sottecchi, si fece serio e professionale e misi giù il manubrio. A quel punto continuare era pericoloso. Volevo cambiare argomento e salvarmi, però mi alzai, torsi il busto e abbassai lo sguardo sul suo pacco. Di proposito. Poi, sfacciato come uno stronzo, dissi:
- Anche a te? - Ecco, ero allusivo, provocatorio e ci stavo provando.
Mi ero imposto di non provarci mai per non rovinare niente, però era stato più forte di me.
Io dovevo... dovevo assolutamente dirglielo, non ero stato capace di evitarlo.
Zizou mi guardò scettico, incredulo che glielo chiedessi e lo guardassi proprio lì, poi mi girai completamente verso di lui, sempre a gambe aperte, appoggiai i gomiti alla sbarra dei pesi e mi protesi verso di lui, fermo in piedi dove era. In pratica il suo cazzo era a portata di bocca. Quella era la posizione.
Cazzo, ci stavo provando sul serio e non riuscivo a fermarmi. Nella mia testa gridavo 'ricordati che sei francese, certe cose non le puoi fare!' come se avesse senso, e i miei occhi non si staccavano dal suo cazzo... che non mi sembrava gonfio ma non significava niente.
- In questo momento no, ma a volte capita. - Se l'asciugò con molta diplomazia e calma, non si scompose ma non si allontanò, non dimostrò di aver capito che ci provavo e nemmeno, in tal caso, di esserne infastidito... ma nemmeno compiaciuto. Non mi mostrò un cazzo! Letteralmente, anche.
Però io continuavo a fissarglielo e ad un certo punto fu inevitabile, per lui, dire:
- Stai cercando di capire se ho ragione? - Ovviamente capii col secondo treno a cosa alludeva, poi ridendo alzai lo sguardo sul suo.
- Tu non ti sposti ed io mi chiedevo... - Ma mi morsi la lingua in tempo. Stavo per dirgli 'quanto è grande il tuo!'
Mi stava per venire il pensiero fisso.
- Ti chiedevi? - Mi chiese facendo mezzo passo indietro per guardarmi meglio in viso. Faticavo a tenere gli occhi alti sui suoi.
Mi correggo. Era già un pensiero fisso.
Avevo bisogno di José, ma ormai lui era di certo a casa.
Inghiottii a vuoto in difficoltà e penso lui lo notò.
- Se davvero vengono le erezioni quando si fanno sforzi fisici sportivi! - Non so come feci, ma mi uscì bene. Almeno pensai.
Che illuso.
- A te vengono, per cui direi di sì... - Logico. E malizioso. O forse lo immaginavo solo io.
Così abbassai lo sguardo sul mio pacco e notai che in effetti era ancora gonfio.
- Beh, come dici tu... sarà normale! - Provai a metterla facile senza dimostrare la mia grande agitazione, non so se ci credette.
- Se non è così significa che ci stavi provando con me! - Ed eccolo lì.
Zinedine Zidane stava scendendo in campo, fu questa l'impressione che ebbi mentre mi eccitai il doppio. Gran bel problema.
Stava accettando la sfida, stava attaccando a sua volta, stava provando a fare il suo gioco. E di certo era molto più bravo di me.
Volevo essere sfacciato come lo ero sempre stato, volevo davvero. La mia lingua fremeva per dire tutte le porcate che avevo in testa ed alla fine non mi trattenni.
- A dire il vero pensavo al sesso in palestra. Un classico. Il migliore! In effetti hai ragione, quando fai sforzi fisici atletici, il cazzo viene duro prima e soprattutto ti ecciti facilmente. - Poteva essere vista come una conferma di quel che aveva detto o come un provarci ulteriore. Però non era irreparabile, per ora.
Non mi muovevo e nemmeno lui, ma ora ci guardavamo negli occhi, era una conquista.
Lui non fece una piega, continuò a fissarmi, ma gli angoli della bocca erano piegati verso l'alto e si capiva che si stava divertendo. Aveva il pieno controllo di sé e della situazione.
- Hai già provato, dunque... -
- Tu no? - A volte ero abile a rigirarmi le carte in mio favore.
- No. - La sua risposta mi stupì e lui lo notò, infatti rise. - Che c'è, non mi credi? - Io alzai le mani e mi raddrizzai in segno di 'stop'.
- Ah, io non so niente, per cui... - Zizou rise.
- Però ti farai delle idee, no? Quando guardi una persona di solito riesci immaginarla fare certe cose... - Ma cosa stava facendo? Era ancora in bilico sul provarci o no... o per lo meno sul provocarmi perchè ci provavo.
- Sì, certo... - Dissi scavandomi la fossa.
- Per cui, ad esempio, cosa immagini quando mi guardi? - Ok, ci stava provando. Anzi, mi stava testando.
Penso cercasse di capire se ci provavo con lui, se mi piaceva e cose del genere. Non credo, o almeno non credevo, avesse quel tipo di interesse per me. Non è nemmeno corretto dire che si stava divertendo. È solo che voleva capire e stava usando quel metodo.
La mia bocca, di nuovo, si mosse prima del mio controllo.
- Troppe cose! - Grazie a Dio non avevo detto proprio tutto.
Ovvero 'te in tutte le posizioni del kamasutra!'
Lui scosse la testa e rise girandosi, cominciando a camminare fra i macchinari lì intorno a me. Io rimasi fermo com'ero e lo seguivo solo con la testa.
- Dimmene una... - Voleva proprio capire ed io dovevo evitare che lui capisse. Non sapevo come tirarmi fuori da quella situazione e forse un sistema non c'era.
Forse alla fine il gatto veniva vinto dalla pantera. Lo guardai e vidi proprio quel felino, mentre mi girava intorno e mi fissava coi suoi occhi magnetici e chiari. E morii.
Non potevo alzarmi, ero davvero ma davvero troppo eccitato. Mi sentivo il cazzo quasi dritto fra le mie gambe, cioè dritto nel senso più letterale del termine.
Non sapevo come uscirne, non ne avevo idea e la mia testa mi diceva tutte le risposte che non potevo dare.
Ero nei guai.