CAPITOLO IV:
TOCCANDOSI
La palestra era troppo calda, io sudavo
ed ero in difficoltà. Cominciai a strofinarmi con l'asciugamano sul
viso e sul collo e a bere come un disgraziato, lui stava lì e mi
girava intorno e non mollava la presa, ero la sua preda, ma non
perchè volesse saltarmi addosso. Voleva capire.
- Allora, cosa ti faccio venire in
mente? -
- Ma a proposito di cosa? Ne penso
troppe, non le posso dire tutte! - Risposi allora sperando di
aiutarmi. Fu tutto il contrario perchè lui non ebbe problemi nel
rispondere sul serio.
- Beh... si parlava del sesso in
palestra, tu l'hai fatto ed io no e non mi hai creduto. Eri stupito!
-
- Per cui vuoi sapere se non ti
immagino mentre scopi in palestra? - La mia linguaccia aveva parlato
con termini decisamente inappropriati, ma lui non fece una piega ed
annuì.
Sospirai, mi passai la mano sul collo e
me lo massaggiai. Finchè non se ne andava non potevo alzarmi perchè
si vedeva che ero eccitato come un porco.
- E tu? Mi immagini? Voglio dire... io
l'ho fatto in palestra, anche di recente. Mi immagineresti? - che poi
non so che senso avesse quel dialogo!
Lui si sedette in un macchinario di
fronte al mio e sospirando piegò la testa di lato, mi visionò da
capo a piedi passandomi ai raggi X ed annuì.
- Certamente. - Ok, mi aveva immaginato
scopare, adesso stavo per avere un orgasmo. Mi morsi il labbro. Non
potevo tirarmi indietro e non rispondere.
- Sì, ti immagino, in realtà. È per
questo che non ti credo se dici che non l'hai mai fatto qua. - Poi mi
corressi arrossendo. - O comunque in una palestra. - Fece un
sorrisino particolare, incomprensibile per me, e disse controllato,
quasi suadente:
- Non l'ho mai fatto in palestra o dopo
esercizi fisici... - Questo lasciava intendere che davvero non aveva
avuto esperienze gay con altri suoi ex compagni di squadra.
Mi morsi la bocca diverse volte e forse
divenni maledettamente espressivo, infatti ridacchiando si alzò,
tornò davanti a me, alzai lo sguardo sul suo e mi disse sempre con
quel che di sensuale.
- Avanti, cosa mi devi chiedere? Si
vede che c'è qualcosa. -
Tornai a scendere istintivamente con lo
sguardo sul suo cazzo ad altezza viso, trattenevo il fiato, ero tutto
dritto e teso, le mani stringevano il manubrio e lui era lì a
fissarmi dall'alto senza muoversi.
- Sei in palestra, hai fatto esercizi
ed improvvisamente il compagno che è con te ti tocca il pacco, ti
abbassa i pantaloncini e ti succhia il cazzo. Che fai? - Non potevo
evitarlo. Specie di usare questi termini.
Lui non fece una piega, giuro. Mi
fissò, non batté ciglia e continuò a rimanere lì fermo. Non so
come faceva. Non ne ho idea.
- Provare ad immaginare una reazione ad
una cosa simile non è facile. Posso dirti che mi allontanerei, ma
come ti ho già detto finchè non mi trovo in quella situazione non
te lo so dire davvero. - Diplomatico. Quando lo era diventato?
Era maturato, cresciuto... il
ragazzaccio dalle testate agli altri era un ricordo?
Eppure mi piaceva... ma mi piaceva
anche quel misterioso uomo che avevo davanti.
- Ora rispondi tu ad una domanda? -
Questo mi stupì.
- Sì... - Ero spaesato e lui me la
fece senza scomporsi.
- E' José che ti porti a letto? - E di
nuovo il mio cervello si disinserì e rispose prima di pensarci.
- Portare a letto non è proprio il
termine giusto. Spesso non c'è nemmeno un letto. - Realizzai cosa
avevo detto e mi morsi la bocca, lui fece un guizzo interessato con
gli occhi, come di vittoria.
- Lo sapevo! - Era un'esclamazione.
Inarcai le sopracciglia e gli chiesi:
- Ah sì? -
- Certo! Siete bravi a gestirla e
tenerla nascosta, però l'avevo capito! -
- E da cosa? - Alzò le spalle e si
avviò verso le docce. La cosa mi indispettì. Non poteva andarsene
così senza rispondermi, così mi alzai e lo seguii istintivamente.
Poi rallentai dietro di lui.
Ero davvero bello duro. Alzai le spalle
e mi mandai al diavolo.
Succedesse quel che dovesse succedere,
mi dissi. E lo seguii nelle docce.
Per quelli che facevano palestra c'era
uno spogliatoio unico e realizzai solo a quel punto cosa
significava... quando lo vidi spogliarsi lì, disinvolto, davanti ai
miei occhi increduli.
Lo potevo ammirare nudo.
Così però davvero mi stavo mandando
al patibolo.
Stavo per uscire sperando di non essere
stato percepito, ma mi fermò.
- Puoi restare, le docce sono per
tutti... - Che figura di merda facevo se me ne andavo? La facevo
anche se mi giravo e mi mostravo. E se lo guardavo, poi, non ne
parliamo.
Sospirai e sperai in un miracolo,
potevo aprire l'acqua fredda fingendo di confondermi coi rubinetti.
Cercai di essere veloce
nell'operazione, ma ovviamente trovai con molta cura il rubinetto
vicino al suo già aperto, lui era di profilo e si stava passando le
mani sulla testa, si carezzò l'acqua sul resto del corpo e mi
bloccai quando lo fece sul suo cazzo.
Oh mio Dio, stavo guardando il cazzo di
Zizou.
O meglio guardavo come se lo toccava.
Cioè non si masturbava, ma quasi.
Mi morsi a sangue il labbro e mi
infilai sotto la doccia, accanto alla sua, come evidentemente voleva.
Si girò e mi guardò e quella volta fu
inevitabile guardarmelo perchè si notava davvero. Non ero un
sottosviluppato ed in quel senso nemmeno lui. Eravamo ben messi, solo
che lui era a riposo ed io no.
Non fece una piega, ma io mi sentii in
dovere di spiegare.
- Cosa pretendi? Una volta che viene o
lo sfoghi o lo traumatizzi con l'acqua fredda. -
- Per carità, i traumi non fanno mai
bene! - Rispose prontamente, sdrammatizzando.
- Per cui cosa dovrei fare, una sega? -
A questa mia spontaneità rise.
- Ognuno ha il proprio senso di
giudizio... - A questo risi anche io.
- Non mi conosci bene! - Così tornò a
guardarmi.
- Vuoi dire che lo faresti ora qua con
me? -
'Voglio dire che lo farei a te!' Ma
grazie a Dio non lo dissi.
- Ti stupirei di tutte le cose che
potrei fare.... - Mi guardò curioso e con interesse e la cosa non
aiutò, lo trovavo così sexy e mi sforzavo spasmodicamente di
sbrigarmi a lavarmi e di fissarlo solo in viso.
- Beh, mi hai già stupito quando ho
capito che te la facevi col mister... -
- Da cosa l'hai capito? - Tornai sulla
domanda e lui sospirando ci pensò.
- Non saprei... lui forse... o magari
che di notte, nei ritiri o nei giorni prima delle partite, quando si
è in albergo, sgattaioli nella sua camera... - Sgranai gli occhi.
- Ma mi hai visto allora! - Rise.
- No, non proprio, però ho la camera
accanto alla sua e ti sentivo gemere. Solo che non avendoti mai
sentito gemere potevo solo provare ad associare quella voce alla tua.
Mi sembravi tu. E ti potevo immaginare. - Disse tornando al discorso
con malizia. Adoravo quando era malizioso, ma mi uccideva. Mi girai
fingendo di prendere non ho nemmeno idea di cosa.
Intanto mi strofinai con la saponetta,
lui si stava sciacquando.
- Così mi immaginavi scopare... mi hai
anche sentito... ed hai capito che me la faccio col mister... e non
hai mai detto niente? Tutto questo tempo che parliamo insieme, non
hai mai fatto cenni! - Silenzio. Io ero di spalle mentre mi
insaponavo e lui non rispondeva. Mi girai per capire cosa pensasse e
lo vidi con gli occhi bassi sul mio culo.
Volevo chiedergli se gradiva, ma magari
poi se ne sarebbe andato. Così mi misi con tutto il corpo verso di
lui, gli mostrai il mio cazzo ancora in tiro ed insaponato e mi
sciacquai mentre lui indugiava anche se era già lavato e pronto.
Stava succedendo qualcosa. Forse stava capendo che dopotutto ci
poteva stare... la sua prima esperienza gay?
Non potevo rischiare fraintendimenti,
con lui. Prima di provarci sul serio dovevo esserne più certo.
Però rimasi lì in bella mostra mentre
le mani carezzavano ogni centimetro del mio corpo, soffermandosi in
particolare sul cazzo.
- Avevi i tuoi motivi, perchè dovevo
dirtelo? Se non me lo hai detto tu... -
Aveva ragione.
Con questo chiuse ed uscì. Io mi
affrettai e lo seguii, una volta di là si stava asciugando, mi
avvolsi in un asciugamano a mia volta e mi sorprese con la prima
domanda davvero invadente. O la seconda.
- Come va con lui? - Lo guardai
credendo di aver capito male, ma lui la ripeté ed io non potevo non
rispondere.
Mi strinsi nelle spalle e di nuovo la
mia lingua parlava al posto del cervello.
- Credo che mi scopi per farmi giocare
bene. - Questo fece corrugare la fronte di Zizou che mi fissò senza
capire.
- Cosa? -
Sospirai e alzai le spalle cominciando
a vestirmi mentre lui, ancora splendidamente nudo, mi fissava
incredulo.
- Sì... l'anno scorso mi dava contro
cercando di stimolarmi, ma non ha funzionato, quest'anno ha chiamato
il mio idolo sempre per stimolarmi a svegliarmi. E devo dire che ha
funzionato. Però ha anche preso a scoparmi. Credo che lo faccia
perchè pensa che è quello che mi serve per rimanere sveglio e
attivo... come posso dire... in questo modo sento la sua fiducia
verso di me e questo mi stimola a giocare meglio... o qualcosa del
genere... non so, penso che in qualche modo mi scopi per il calcio e
non per altro! - Zizou era quasi sconvolto e la cosa era
sorprendente, rimasi in boxer e lo guardai senza immaginare di averlo
sconvolto tanto.
- Davvero lo pensi? - Ancora un'alzata
di spalle. Apparentemente non me ne importava. - E non hai problemi
con questo? Cioè ti sta bene? - Ancora alzata di spalle.
- Alla fine per me scopare è come un
qualsiasi altro hobby. Che ne so... ballare in discoteca, correre con
le auto, dormire! Non è una cosa che faccio perchè sono innamorato.
Scopo per farlo. Stop. Per cui che lo faccia per il motivo che gli
pare. Mi sta bene, tutto lì. Cioè mi sta bene scopare. - Zizou
riprese a vestirsi ma non mi staccava gli occhi di dosso e così feci
anche io.
- E se fosse qualcun altro? -
- A scoparmi? Sarebbe uguale! -
- Per cui non ti ferisce che usi il
sesso per stimolarti in qualche modo a calcio? -
A quel punto lo guardai con attenzione,
ormai vestito. Lui si stava allacciando la cerniera della felpa.
- Guarda che non provo niente per lui.
-
Così tornò a me, tornò a fermarsi,
tornò a non capire. Per un momento ero il suo più grande mistero e
mi sentii orgoglioso.
- Però l'altra volta hai detto che non
sai se provi qualcosa per qualcuno. -
- Ti ho detto che non è José! -
- E allora chi è? - Si fece sfuggire
una domanda invadente, troppo per uno come lui.
Davvero gli interessavo?
Stavo per testarlo.
Potevo dirgli che era lui, ma
improvvisamente mi resi conto di non essere pronto all'esperimento,
troppo azzardato.
Però penso di essere stato molto
espressivo, infatti si corresse quasi subito con aria di scuse.
- Lascia stare, sono invadente. Non so
perchè mi metti tanta curiosità. Forse perchè parliamo tanto...
non... non parlo con tutti così tanto. - Sorrisi estasiato senza
controllarmi, tanto per cambiare, mentre il calore mi stava
sciogliendo. Penso che fu quel momento che me ne diede conferma.
Non era solo attrazione ed ammirazione.
Era proprio un vero sentimento.
Me ne stavo innamorando davvero.
Fu lì che lo capii. Sorrisi.
- E' bello suscitare il tuo interesse.
- Ma mi accorsi anche io di aver detto una cosa di troppo e scelsi
quel momento per togliere il disturbo.
Non mi disse nulla su José, nessun
consiglio.
E non fu a José che pensai tutta la
notte ed i giorni successivi.
Ormai nella mia testa ed in ogni altro
angolo di me c'era solo lui.
Zizou.
I giorni successivi facemmo finta di
nulla, eravamo entrambi molto pensierosi e capire cosa gli passasse
per la testa era impossibile. Volevo illudermi che pensasse a me.
Io di certo pensavo a lui.
Stava nascendo qualcosa, mi stava
piacendo davvero, forse potevo innamorarmene.
Però avevo paura di non essere
ricambiato, di fare la figura dell'idiota. Non mi sarei mai
dichiarato prima di avere qualche altra certezza e non sapevo come
fare senza scoprirmi troppo.
Così lasciai correre un po' il tempo
limitandomi a sfogarmi con José che mi stava più che bene perchè
non mi faceva domande, non voleva entrare nel mio mondo.
Tutt'oggi mi chiedo cosa pensasse lui
di me, perchè lo facesse. Credo davvero per una questione di calcio
però... mah, non so. Non se li scopava tutti. Per quel periodo a
Madrid credo di essere stato l'unico.
Volevo provare a parlarne con altri, ma
mi sentivo stupido a farlo, perfino con Mesut e Sami non mi sentivo a
mio agio.
Era una cosa tanto personale.
Però non sapevo come sbloccarmi ed un
giorno successe tutto da sé.
Come sempre, del resto. Quando non
programmavi le cose, quando non le cercavi e non le volevi... ecco
che accadevano.
In nazionale non ero sempre il massimo,
capitava che a volte giocavo bene come che invece giocassi male.
Siccome io sono metà algerino e metà
francese, succedeva che se segnavo e giocavo bene venivo osannato
come un francese, mentre se giocavo male e non segnavo, venivo
insultato come un algerino.
Questa cosa cominciò a ripetersi un
paio di volte e la prima cercai di non farci caso, la seconda mi
sforzai di non darci peso, ma la terza che si verificò mi mandò
proprio fuori di testa, così fuori che pur essendo esploso lì con
la nazionale, continuai a rimanere infuriato anche al ritorno a
Madrid.
Quando a me si storceva la luna,
rimaneva storta per un bel po' fino a che qualcuno o qualcosa non
riusciva a raddrizzarla.
Non erano i primi episodi di razzismo
che mi capitavano perchè era una storia che si ripeteva da quando
ero piccolo. Però non ne ero immune, anche se li subivo da molto.
Ero convinto di essermene liberato, da
quando avevo cominciato a giocare a calcio non era più successo,
però con la nazionale era tornato.
Penso di essere arrivato in campo con
una nuvola scura sulla testa, tutti la notarono e mi rimasero alla
larga, litigai anche con José, risposi male a tutti ed alla fine il
mister mi spedì in palestra a fare macchine per punirmi. O per
isolarmi in attesa che mi passasse.
Avevo sempre più voglia di uccidere
qualcuno perchè fondamentalmente non solo non mi ero sfogato, ma
avevo tenuto tutto dentro macinando e questo per me è una pessima
cosa.
Mi misi a correre anche se ne avevo
abbastanza, correre mi calmava o almeno in teoria. Volevo sfinirmi
fino a crollare senza fiato.
Stavo forse per stramazzare al suolo
anche per l'elevata velocità, quando qualcosa spense il macchinario.
Beh, qualcuno.
Fermo sul tappeto, guardai chi aveva
osato pronto a dirgli di tutto e litigarci, ma appena vidi Zizou, mi
calmai e mi spensi immediatamente. Fu come se quella spina l'avesse
poi staccata da me.
Era da quella volta che lo evitavo
perchè non sapevo come approcciarmi a lui senza esagerare e forse
anche questo aveva contribuito a peggiorare il mio umore nero.
Scesi così dal tappeto per andare a
bere, non avevo nemmeno un asciugamano per pulirmi, me lo lanciò
lui, lo presi e me lo passai sul volto, avevo il fiatone.
- Volevi sputare un polmone? - Chiese
ironico ma calmo mentre mi seguiva verso lo spogliatoio dove
intendevo bere per poi tornare a fare qualche altro macchinario.
Mi piegai sul rubinetto e bevvi senza
dire nulla, lui era lì dietro di me che aspettava non so nemmeno
cosa.
Mi imbarazzava, mi metteva in un
maledetto subbuglio e soprattutto mi faceva venire un'inspiegabile
voglia di parlarne con lui, sfogarmi e farmi consolare.
Volevo che mi consolasse. Volevo che mi
desse i suoi consigli che mi mancavano come non mai.
Quando mi alzai, lui era ancora lì ed
io con la mia voglia di aprirmi.
Però lo superai a tornai in palestra,
puntai la macchina per le gambe e cominciai ad alzare e abbassare la
destra, mentre incastrato nella posizione seduta fissavo per terra
con sguardo truce.
- Karim, si può sapere cos'hai? -
Chiese diretto e quasi di petto rimettendosi davanti a me, il suo
sguardo penetrante ed affilato mi trapassava, non sapevo non
rispondergli se faceva così, cercai di tenere la bocca chiusa, ma in
realtà volevo rispondergli disperatamente, così cambiai gamba,
muovevo la sinistra con una grande foga.
- Ho che se segno e gioco bene sono
francese, se invece gioco male e non segno sono algerino! - Lo dissi
come sparando con una pistola, il proiettile lo colpì e lo fece
rimanere di sasso, senza parole. Aveva immaginato molte cose, ma non
quella. Io, stupidamente in subbuglio per questa sua reazione che non
sapevo interpretare e che mi faceva sentire scemo, continuai
l'esercizio con entrambe le gambe contemporaneamente, massacrandomi
al punto che i muscoli cedettero e mi venne un crampo. Mi fermai ed
imprecai piegandomi in avanti e Zizou prese in mano la situazione. In
molti sensi.
- Karim, fermati! Così ti fai solo
male! - Disse perentorio.
Io non mi mossi. Non alzai la testa, ma
sentii le sue mani sulle braccia che mi afferravano con forza e senza
chiedermi niente, usando prepotenza, mi fece scendere dal macchinario
e mi ordinò di stendermi a terra. Saltai per il crampo ed obbedii,
non che avessi molta scelta. Mi aveva praticamente sbattuto a terra e
forse era quello che mi ci voleva. Magari la smettevo di rimanere
arrabbiato e mi eccitavo.
Zizou poi mi prese la gamba col crampo,
la distese e la tirò come andava fatto in quel caso. Si appoggiò
sulla suola della mia scarpa mentre una mano schiacciava giù la
punta e l'altra teneva ferma la caviglia. Quel contatto mi mandò a
fuoco ed ero confuso fra l'essere felice che mi facesse questa cosa
ed il voler gridare ancora e sfogarmi.
Però mi tolse il fiato in quel modo e
non ebbi la forza di dire nulla.
Avevo le braccia alte sopra la testa e
lo guardavo, lui teneva agganciato il mio sguardo dall'alto, da sopra
di me, sovrastandomi col suo silenzio ed i suoi occhi verde nocciola.
- Non hai mai subito episodi di
razzismo? - Chiese poi calmo.
Questo mi riaccese.
- Sì ma ero un ragazzino ed erano
cretini a scuola! A calcio, dai miei connazionali no, mai! Mi sono
sempre sentito fottutamente francese e fiero di esserlo ma ormai lo
sto odiando! Non mi ci sento più francese se deve essere così
schifoso! - Ed ecco il mio sfogo. La sua mano dalla caviglia scese
sul polpaccio stringendo.
- Ehi, rilassa il muscolo altrimenti
non passa... - Mi morsi il labbro sussultando a quel contatto. Non
sapeva cosa mi faceva ed ero dilaniato fra l'eccitazione e la rabbia.
Però mi tolse la scarpa e mi prese il
piede così com'era, il calzino fradicio di sudore per l'allenamento
e nonostante questo, mi teneva il piede fra le mani e lo massaggiava
tirando per farmi passare il crampo. Scese poi di nuovo sul polpaccio
e senza mai staccare lo sguardo dal mio, disse:
- Meglio così? - Annuii a bocca
aperta, incredulo che lo facesse davvero. Non si staccò, rimase in
questa posizione sempre guardandomi e massaggiandomi quasi con
dolcezza.
Mi stava sconvolgendo, ma il peggio
doveva ancora venire.
- I francesi sono degli stronzi, per
questo siamo odiati dal mondo. Perchè ci crediamo superiori e
facciamo di tutto per sembrarlo, ma non guardiamo in faccia nessuno,
nemmeno i nostri simili. Siamo proprio una razza di merda ed io ne so
qualcosa perchè sono cresciuto in un quartiere povero e malfamato,
per cui le lotte di ogni tipo erano all'ordine del giorno. La mia
infanzia non è passata facilmente. So cosa provi. Ora che pensavi di
essertene liberato, ecco che tornano a tormentarti... questo non ti
fa certo giocare bene e serenamente! - Mi aveva vivisezionato e si
era anche mostrato a me. Mi sentivo nudo, svuotato. Non rimaneva
nemmeno la rabbia, non avevo voglia di parlarne, non c'era altro da
dire, aveva detto tutto lui.
Sospirando mi coprii il viso con gli
avambracci e chiusi gli occhi mordendomi uno dei due.
Zizou rimase a massaggiarmi il
polpaccio ed il piede da quella posizione senza dire nulla. Volevo
piangere e lui lo percepì, fu chiaro. Mi ero tolto tutto ed era
sconvolgente essere nudi davanti a qualcuno, specie se era la persona
che più si desiderava. Se fossimo stati in un'altra posizione, mi
sarei tuffato stupidamente fra le sue braccia.
Dopo un po' smise di massaggiarmi,
lasciò andare la gamba e quando scostai le braccia dal viso per
vedere, lui era seduto a terra accanto a me in attesa che mi andasse
di parlare.
- Come l'hai affrontata? - Chiesi poi
rimanendo steso accanto a lui privo di forze per essermi massacrato
per bene.
Lui mi guardava appoggiando le braccia
sulle ginocchia piegate, proprio accanto a me e sempre dall'alto
rispetto a come ero messo.
Alzò le spalle.
- Con rabbia e testate. Non ho risolto
un granchè. Ora mi sono calmato e sono molto più controllato, ma
adesso non mi insultano più. - Non so perchè, ma mi sgonfiò del
tutto e alzai il braccio abbandonato fra noi due piegandolo fino a
far arrivare la mano sul suo gomito. Risalii con la nocca e gli
carezzai il braccio, lui guardò il mio dito fare quello strano gesto
e sperai lo vedesse solo come un 'grazie' e basta.
In realtà era un indomabile bisogno di
toccarlo.
Scese con lo sguardo su di me e fece un
piccolo sorriso.
- Devi cercare di non ascoltare e
concentrarti solo sul calcio. So che non è facile ma è così che
dovresti fare. Prima o poi ti abituerai. -
- Tu non ti sei abituato... -
Considerando com'era finita la sua carriera, direi proprio di no.
Lui fece un altro sorrisino ironico e
piegò la testa verso il braccio che gli stavo toccando rimanendo
steso accanto a lui. Per poco la sua bocca non arrivò sul mio dito.
Non poteva perchè lui si toccava l'interno ed io l'esterno, ma ci
voleva così poco.
- Spero sempre che gli altri non
seguano il mio esempio. - Qua la mia boccaccia parlò liberamente
prima di realizzare che forse non andava detto.
- Invece il tuo è un grande esempio da
seguire. Per quanto mi riguarda i tuoi Palloni D'Oro sono tre. E al
di là della tua carriera, sei una splendida persona. - Peggio di
così non potevo fare. Anzi sì. Potevo alzarmi e baciarlo, ma spostò
la mano che in quella posizione incrociata sul suo braccio, arrivava
al gomito. Risalì proprio sulla scia di dove l'avevo toccato,
raggiunse la mia e me la tenne. Anche questo poteva essere un segno
di gratitudine per quello che gli avevo detto. Penso che farebbe
piacere a chiunque.
Il fuoco che provai sbaragliò del
tutto la voglia di fare una strage avuta in quei giorni, mi sentii
caldissimo e di nuovo eccitato. Sperai che non lo notasse e rimasi
incantato sul suo sguardo così morbido ed umano. E sulle nostre mani
che si tenevano. O meglio lui che teneva la mia.
Lui...
Un sogno...
Sarebbe stato facile e perfetto alzarmi
a sedere, sporgermi verso di lui e baciarlo e vedere cosa faceva, ma
preferii di no, avevo il terrore di rovinare tutto. Così qualcun
altro decise per noi, sentimmo delle voci, i soliti patiti di
palestra arrivarono a fare qualche macchinario, così ci staccammo in
fretta e con imbarazzo, ci alzammo e stupendo Cris e Sergio che si
apprestavano a fare pesi, ce ne andammo senza dire nulla. In
religioso silenzio.
Nello spogliatoio non parlammo, ci
guardammo a stento e ce ne andammo sempre senza dire nulla.
Ormai era scattato ed era evidente, non
era una cosa che potevo fraintendere.
Stava solo capire se a lui stava bene o
se la voleva soffocare perchè la riteneva sbagliata in qualche modo.
Ma ero certo che fosse scattata e che
ci piacevamo.
Ne ero assolutamente certo.
Però poteva non andargli bene lo
stesso. Era sposato, aveva figli, aveva una reputazione, una
posizione. Aveva molto da perdere. Forse troppo.
Così per miracolo mi fermai. O per lo
meno ci provai.