CAPITOLO IV:
TOCCANDOSI

La palestra era troppo calda, io sudavo ed ero in difficoltà. Cominciai a strofinarmi con l'asciugamano sul viso e sul collo e a bere come un disgraziato, lui stava lì e mi girava intorno e non mollava la presa, ero la sua preda, ma non perchè volesse saltarmi addosso. Voleva capire.
- Allora, cosa ti faccio venire in mente? -
- Ma a proposito di cosa? Ne penso troppe, non le posso dire tutte! - Risposi allora sperando di aiutarmi. Fu tutto il contrario perchè lui non ebbe problemi nel rispondere sul serio.
- Beh... si parlava del sesso in palestra, tu l'hai fatto ed io no e non mi hai creduto. Eri stupito! -
- Per cui vuoi sapere se non ti immagino mentre scopi in palestra? - La mia linguaccia aveva parlato con termini decisamente inappropriati, ma lui non fece una piega ed annuì.
Sospirai, mi passai la mano sul collo e me lo massaggiai. Finchè non se ne andava non potevo alzarmi perchè si vedeva che ero eccitato come un porco.
- E tu? Mi immagini? Voglio dire... io l'ho fatto in palestra, anche di recente. Mi immagineresti? - che poi non so che senso avesse quel dialogo!
Lui si sedette in un macchinario di fronte al mio e sospirando piegò la testa di lato, mi visionò da capo a piedi passandomi ai raggi X ed annuì.
- Certamente. - Ok, mi aveva immaginato scopare, adesso stavo per avere un orgasmo. Mi morsi il labbro. Non potevo tirarmi indietro e non rispondere.
- Sì, ti immagino, in realtà. È per questo che non ti credo se dici che non l'hai mai fatto qua. - Poi mi corressi arrossendo. - O comunque in una palestra. - Fece un sorrisino particolare, incomprensibile per me, e disse controllato, quasi suadente:
- Non l'ho mai fatto in palestra o dopo esercizi fisici... - Questo lasciava intendere che davvero non aveva avuto esperienze gay con altri suoi ex compagni di squadra.
Mi morsi la bocca diverse volte e forse divenni maledettamente espressivo, infatti ridacchiando si alzò, tornò davanti a me, alzai lo sguardo sul suo e mi disse sempre con quel che di sensuale.
- Avanti, cosa mi devi chiedere? Si vede che c'è qualcosa. -
Tornai a scendere istintivamente con lo sguardo sul suo cazzo ad altezza viso, trattenevo il fiato, ero tutto dritto e teso, le mani stringevano il manubrio e lui era lì a fissarmi dall'alto senza muoversi.
- Sei in palestra, hai fatto esercizi ed improvvisamente il compagno che è con te ti tocca il pacco, ti abbassa i pantaloncini e ti succhia il cazzo. Che fai? - Non potevo evitarlo. Specie di usare questi termini.
Lui non fece una piega, giuro. Mi fissò, non batté ciglia e continuò a rimanere lì fermo. Non so come faceva. Non ne ho idea.
- Provare ad immaginare una reazione ad una cosa simile non è facile. Posso dirti che mi allontanerei, ma come ti ho già detto finchè non mi trovo in quella situazione non te lo so dire davvero. - Diplomatico. Quando lo era diventato?
Era maturato, cresciuto... il ragazzaccio dalle testate agli altri era un ricordo?
Eppure mi piaceva... ma mi piaceva anche quel misterioso uomo che avevo davanti.
- Ora rispondi tu ad una domanda? - Questo mi stupì.
- Sì... - Ero spaesato e lui me la fece senza scomporsi.
- E' José che ti porti a letto? - E di nuovo il mio cervello si disinserì e rispose prima di pensarci.
- Portare a letto non è proprio il termine giusto. Spesso non c'è nemmeno un letto. - Realizzai cosa avevo detto e mi morsi la bocca, lui fece un guizzo interessato con gli occhi, come di vittoria.
- Lo sapevo! - Era un'esclamazione. Inarcai le sopracciglia e gli chiesi:
- Ah sì? -
- Certo! Siete bravi a gestirla e tenerla nascosta, però l'avevo capito! -
- E da cosa? - Alzò le spalle e si avviò verso le docce. La cosa mi indispettì. Non poteva andarsene così senza rispondermi, così mi alzai e lo seguii istintivamente. Poi rallentai dietro di lui.
Ero davvero bello duro. Alzai le spalle e mi mandai al diavolo.
Succedesse quel che dovesse succedere, mi dissi. E lo seguii nelle docce.
Per quelli che facevano palestra c'era uno spogliatoio unico e realizzai solo a quel punto cosa significava... quando lo vidi spogliarsi lì, disinvolto, davanti ai miei occhi increduli.
Lo potevo ammirare nudo.
Così però davvero mi stavo mandando al patibolo.
Stavo per uscire sperando di non essere stato percepito, ma mi fermò.
- Puoi restare, le docce sono per tutti... - Che figura di merda facevo se me ne andavo? La facevo anche se mi giravo e mi mostravo. E se lo guardavo, poi, non ne parliamo.
Sospirai e sperai in un miracolo, potevo aprire l'acqua fredda fingendo di confondermi coi rubinetti.
Cercai di essere veloce nell'operazione, ma ovviamente trovai con molta cura il rubinetto vicino al suo già aperto, lui era di profilo e si stava passando le mani sulla testa, si carezzò l'acqua sul resto del corpo e mi bloccai quando lo fece sul suo cazzo.
Oh mio Dio, stavo guardando il cazzo di Zizou.
O meglio guardavo come se lo toccava. Cioè non si masturbava, ma quasi.
Mi morsi a sangue il labbro e mi infilai sotto la doccia, accanto alla sua, come evidentemente voleva.
Si girò e mi guardò e quella volta fu inevitabile guardarmelo perchè si notava davvero. Non ero un sottosviluppato ed in quel senso nemmeno lui. Eravamo ben messi, solo che lui era a riposo ed io no.
Non fece una piega, ma io mi sentii in dovere di spiegare.
- Cosa pretendi? Una volta che viene o lo sfoghi o lo traumatizzi con l'acqua fredda. -
- Per carità, i traumi non fanno mai bene! - Rispose prontamente, sdrammatizzando.
- Per cui cosa dovrei fare, una sega? - A questa mia spontaneità rise.
- Ognuno ha il proprio senso di giudizio... - A questo risi anche io.
- Non mi conosci bene! - Così tornò a guardarmi.
- Vuoi dire che lo faresti ora qua con me? -
'Voglio dire che lo farei a te!' Ma grazie a Dio non lo dissi.
- Ti stupirei di tutte le cose che potrei fare.... - Mi guardò curioso e con interesse e la cosa non aiutò, lo trovavo così sexy e mi sforzavo spasmodicamente di sbrigarmi a lavarmi e di fissarlo solo in viso.
- Beh, mi hai già stupito quando ho capito che te la facevi col mister... -
- Da cosa l'hai capito? - Tornai sulla domanda e lui sospirando ci pensò.
- Non saprei... lui forse... o magari che di notte, nei ritiri o nei giorni prima delle partite, quando si è in albergo, sgattaioli nella sua camera... - Sgranai gli occhi.
- Ma mi hai visto allora! - Rise.
- No, non proprio, però ho la camera accanto alla sua e ti sentivo gemere. Solo che non avendoti mai sentito gemere potevo solo provare ad associare quella voce alla tua. Mi sembravi tu. E ti potevo immaginare. - Disse tornando al discorso con malizia. Adoravo quando era malizioso, ma mi uccideva. Mi girai fingendo di prendere non ho nemmeno idea di cosa.
Intanto mi strofinai con la saponetta, lui si stava sciacquando.
- Così mi immaginavi scopare... mi hai anche sentito... ed hai capito che me la faccio col mister... e non hai mai detto niente? Tutto questo tempo che parliamo insieme, non hai mai fatto cenni! - Silenzio. Io ero di spalle mentre mi insaponavo e lui non rispondeva. Mi girai per capire cosa pensasse e lo vidi con gli occhi bassi sul mio culo.
Volevo chiedergli se gradiva, ma magari poi se ne sarebbe andato. Così mi misi con tutto il corpo verso di lui, gli mostrai il mio cazzo ancora in tiro ed insaponato e mi sciacquai mentre lui indugiava anche se era già lavato e pronto. Stava succedendo qualcosa. Forse stava capendo che dopotutto ci poteva stare... la sua prima esperienza gay?
Non potevo rischiare fraintendimenti, con lui. Prima di provarci sul serio dovevo esserne più certo.
Però rimasi lì in bella mostra mentre le mani carezzavano ogni centimetro del mio corpo, soffermandosi in particolare sul cazzo.
- Avevi i tuoi motivi, perchè dovevo dirtelo? Se non me lo hai detto tu... -
Aveva ragione.
Con questo chiuse ed uscì. Io mi affrettai e lo seguii, una volta di là si stava asciugando, mi avvolsi in un asciugamano a mia volta e mi sorprese con la prima domanda davvero invadente. O la seconda.
- Come va con lui? - Lo guardai credendo di aver capito male, ma lui la ripeté ed io non potevo non rispondere.
Mi strinsi nelle spalle e di nuovo la mia lingua parlava al posto del cervello.
- Credo che mi scopi per farmi giocare bene. - Questo fece corrugare la fronte di Zizou che mi fissò senza capire.
- Cosa? -
Sospirai e alzai le spalle cominciando a vestirmi mentre lui, ancora splendidamente nudo, mi fissava incredulo.
- Sì... l'anno scorso mi dava contro cercando di stimolarmi, ma non ha funzionato, quest'anno ha chiamato il mio idolo sempre per stimolarmi a svegliarmi. E devo dire che ha funzionato. Però ha anche preso a scoparmi. Credo che lo faccia perchè pensa che è quello che mi serve per rimanere sveglio e attivo... come posso dire... in questo modo sento la sua fiducia verso di me e questo mi stimola a giocare meglio... o qualcosa del genere... non so, penso che in qualche modo mi scopi per il calcio e non per altro! - Zizou era quasi sconvolto e la cosa era sorprendente, rimasi in boxer e lo guardai senza immaginare di averlo sconvolto tanto.
- Davvero lo pensi? - Ancora un'alzata di spalle. Apparentemente non me ne importava. - E non hai problemi con questo? Cioè ti sta bene? - Ancora alzata di spalle.
- Alla fine per me scopare è come un qualsiasi altro hobby. Che ne so... ballare in discoteca, correre con le auto, dormire! Non è una cosa che faccio perchè sono innamorato. Scopo per farlo. Stop. Per cui che lo faccia per il motivo che gli pare. Mi sta bene, tutto lì. Cioè mi sta bene scopare. - Zizou riprese a vestirsi ma non mi staccava gli occhi di dosso e così feci anche io.
- E se fosse qualcun altro? -
- A scoparmi? Sarebbe uguale! -
- Per cui non ti ferisce che usi il sesso per stimolarti in qualche modo a calcio? -
A quel punto lo guardai con attenzione, ormai vestito. Lui si stava allacciando la cerniera della felpa.
- Guarda che non provo niente per lui. -
Così tornò a me, tornò a fermarsi, tornò a non capire. Per un momento ero il suo più grande mistero e mi sentii orgoglioso.
- Però l'altra volta hai detto che non sai se provi qualcosa per qualcuno. -
- Ti ho detto che non è José! -
- E allora chi è? - Si fece sfuggire una domanda invadente, troppo per uno come lui.
Davvero gli interessavo?
Stavo per testarlo.
Potevo dirgli che era lui, ma improvvisamente mi resi conto di non essere pronto all'esperimento, troppo azzardato.
Però penso di essere stato molto espressivo, infatti si corresse quasi subito con aria di scuse.
- Lascia stare, sono invadente. Non so perchè mi metti tanta curiosità. Forse perchè parliamo tanto... non... non parlo con tutti così tanto. - Sorrisi estasiato senza controllarmi, tanto per cambiare, mentre il calore mi stava sciogliendo. Penso che fu quel momento che me ne diede conferma.
Non era solo attrazione ed ammirazione. Era proprio un vero sentimento.
Me ne stavo innamorando davvero.
Fu lì che lo capii. Sorrisi.
- E' bello suscitare il tuo interesse. - Ma mi accorsi anche io di aver detto una cosa di troppo e scelsi quel momento per togliere il disturbo.
Non mi disse nulla su José, nessun consiglio.
E non fu a José che pensai tutta la notte ed i giorni successivi.
Ormai nella mia testa ed in ogni altro angolo di me c'era solo lui.
Zizou.


I giorni successivi facemmo finta di nulla, eravamo entrambi molto pensierosi e capire cosa gli passasse per la testa era impossibile. Volevo illudermi che pensasse a me.
Io di certo pensavo a lui.
Stava nascendo qualcosa, mi stava piacendo davvero, forse potevo innamorarmene.
Però avevo paura di non essere ricambiato, di fare la figura dell'idiota. Non mi sarei mai dichiarato prima di avere qualche altra certezza e non sapevo come fare senza scoprirmi troppo.
Così lasciai correre un po' il tempo limitandomi a sfogarmi con José che mi stava più che bene perchè non mi faceva domande, non voleva entrare nel mio mondo.
Tutt'oggi mi chiedo cosa pensasse lui di me, perchè lo facesse. Credo davvero per una questione di calcio però... mah, non so. Non se li scopava tutti. Per quel periodo a Madrid credo di essere stato l'unico.
Volevo provare a parlarne con altri, ma mi sentivo stupido a farlo, perfino con Mesut e Sami non mi sentivo a mio agio.
Era una cosa tanto personale.
Però non sapevo come sbloccarmi ed un giorno successe tutto da sé.
Come sempre, del resto. Quando non programmavi le cose, quando non le cercavi e non le volevi... ecco che accadevano.
In nazionale non ero sempre il massimo, capitava che a volte giocavo bene come che invece giocassi male.
Siccome io sono metà algerino e metà francese, succedeva che se segnavo e giocavo bene venivo osannato come un francese, mentre se giocavo male e non segnavo, venivo insultato come un algerino.
Questa cosa cominciò a ripetersi un paio di volte e la prima cercai di non farci caso, la seconda mi sforzai di non darci peso, ma la terza che si verificò mi mandò proprio fuori di testa, così fuori che pur essendo esploso lì con la nazionale, continuai a rimanere infuriato anche al ritorno a Madrid.
Quando a me si storceva la luna, rimaneva storta per un bel po' fino a che qualcuno o qualcosa non riusciva a raddrizzarla.
Non erano i primi episodi di razzismo che mi capitavano perchè era una storia che si ripeteva da quando ero piccolo. Però non ne ero immune, anche se li subivo da molto.
Ero convinto di essermene liberato, da quando avevo cominciato a giocare a calcio non era più successo, però con la nazionale era tornato.
Penso di essere arrivato in campo con una nuvola scura sulla testa, tutti la notarono e mi rimasero alla larga, litigai anche con José, risposi male a tutti ed alla fine il mister mi spedì in palestra a fare macchine per punirmi. O per isolarmi in attesa che mi passasse.
Avevo sempre più voglia di uccidere qualcuno perchè fondamentalmente non solo non mi ero sfogato, ma avevo tenuto tutto dentro macinando e questo per me è una pessima cosa.
Mi misi a correre anche se ne avevo abbastanza, correre mi calmava o almeno in teoria. Volevo sfinirmi fino a crollare senza fiato.
Stavo forse per stramazzare al suolo anche per l'elevata velocità, quando qualcosa spense il macchinario.
Beh, qualcuno.
Fermo sul tappeto, guardai chi aveva osato pronto a dirgli di tutto e litigarci, ma appena vidi Zizou, mi calmai e mi spensi immediatamente. Fu come se quella spina l'avesse poi staccata da me.
Era da quella volta che lo evitavo perchè non sapevo come approcciarmi a lui senza esagerare e forse anche questo aveva contribuito a peggiorare il mio umore nero.
Scesi così dal tappeto per andare a bere, non avevo nemmeno un asciugamano per pulirmi, me lo lanciò lui, lo presi e me lo passai sul volto, avevo il fiatone.
- Volevi sputare un polmone? - Chiese ironico ma calmo mentre mi seguiva verso lo spogliatoio dove intendevo bere per poi tornare a fare qualche altro macchinario.
Mi piegai sul rubinetto e bevvi senza dire nulla, lui era lì dietro di me che aspettava non so nemmeno cosa.
Mi imbarazzava, mi metteva in un maledetto subbuglio e soprattutto mi faceva venire un'inspiegabile voglia di parlarne con lui, sfogarmi e farmi consolare.
Volevo che mi consolasse. Volevo che mi desse i suoi consigli che mi mancavano come non mai.
Quando mi alzai, lui era ancora lì ed io con la mia voglia di aprirmi.
Però lo superai a tornai in palestra, puntai la macchina per le gambe e cominciai ad alzare e abbassare la destra, mentre incastrato nella posizione seduta fissavo per terra con sguardo truce.
- Karim, si può sapere cos'hai? - Chiese diretto e quasi di petto rimettendosi davanti a me, il suo sguardo penetrante ed affilato mi trapassava, non sapevo non rispondergli se faceva così, cercai di tenere la bocca chiusa, ma in realtà volevo rispondergli disperatamente, così cambiai gamba, muovevo la sinistra con una grande foga.
- Ho che se segno e gioco bene sono francese, se invece gioco male e non segno sono algerino! - Lo dissi come sparando con una pistola, il proiettile lo colpì e lo fece rimanere di sasso, senza parole. Aveva immaginato molte cose, ma non quella. Io, stupidamente in subbuglio per questa sua reazione che non sapevo interpretare e che mi faceva sentire scemo, continuai l'esercizio con entrambe le gambe contemporaneamente, massacrandomi al punto che i muscoli cedettero e mi venne un crampo. Mi fermai ed imprecai piegandomi in avanti e Zizou prese in mano la situazione. In molti sensi.
- Karim, fermati! Così ti fai solo male! - Disse perentorio.
Io non mi mossi. Non alzai la testa, ma sentii le sue mani sulle braccia che mi afferravano con forza e senza chiedermi niente, usando prepotenza, mi fece scendere dal macchinario e mi ordinò di stendermi a terra. Saltai per il crampo ed obbedii, non che avessi molta scelta. Mi aveva praticamente sbattuto a terra e forse era quello che mi ci voleva. Magari la smettevo di rimanere arrabbiato e mi eccitavo.
Zizou poi mi prese la gamba col crampo, la distese e la tirò come andava fatto in quel caso. Si appoggiò sulla suola della mia scarpa mentre una mano schiacciava giù la punta e l'altra teneva ferma la caviglia. Quel contatto mi mandò a fuoco ed ero confuso fra l'essere felice che mi facesse questa cosa ed il voler gridare ancora e sfogarmi.
Però mi tolse il fiato in quel modo e non ebbi la forza di dire nulla.
Avevo le braccia alte sopra la testa e lo guardavo, lui teneva agganciato il mio sguardo dall'alto, da sopra di me, sovrastandomi col suo silenzio ed i suoi occhi verde nocciola.
- Non hai mai subito episodi di razzismo? - Chiese poi calmo.
Questo mi riaccese.
- Sì ma ero un ragazzino ed erano cretini a scuola! A calcio, dai miei connazionali no, mai! Mi sono sempre sentito fottutamente francese e fiero di esserlo ma ormai lo sto odiando! Non mi ci sento più francese se deve essere così schifoso! - Ed ecco il mio sfogo. La sua mano dalla caviglia scese sul polpaccio stringendo.
- Ehi, rilassa il muscolo altrimenti non passa... - Mi morsi il labbro sussultando a quel contatto. Non sapeva cosa mi faceva ed ero dilaniato fra l'eccitazione e la rabbia.
Però mi tolse la scarpa e mi prese il piede così com'era, il calzino fradicio di sudore per l'allenamento e nonostante questo, mi teneva il piede fra le mani e lo massaggiava tirando per farmi passare il crampo. Scese poi di nuovo sul polpaccio e senza mai staccare lo sguardo dal mio, disse:
- Meglio così? - Annuii a bocca aperta, incredulo che lo facesse davvero. Non si staccò, rimase in questa posizione sempre guardandomi e massaggiandomi quasi con dolcezza.
Mi stava sconvolgendo, ma il peggio doveva ancora venire.
- I francesi sono degli stronzi, per questo siamo odiati dal mondo. Perchè ci crediamo superiori e facciamo di tutto per sembrarlo, ma non guardiamo in faccia nessuno, nemmeno i nostri simili. Siamo proprio una razza di merda ed io ne so qualcosa perchè sono cresciuto in un quartiere povero e malfamato, per cui le lotte di ogni tipo erano all'ordine del giorno. La mia infanzia non è passata facilmente. So cosa provi. Ora che pensavi di essertene liberato, ecco che tornano a tormentarti... questo non ti fa certo giocare bene e serenamente! - Mi aveva vivisezionato e si era anche mostrato a me. Mi sentivo nudo, svuotato. Non rimaneva nemmeno la rabbia, non avevo voglia di parlarne, non c'era altro da dire, aveva detto tutto lui.
Sospirando mi coprii il viso con gli avambracci e chiusi gli occhi mordendomi uno dei due.
Zizou rimase a massaggiarmi il polpaccio ed il piede da quella posizione senza dire nulla. Volevo piangere e lui lo percepì, fu chiaro. Mi ero tolto tutto ed era sconvolgente essere nudi davanti a qualcuno, specie se era la persona che più si desiderava. Se fossimo stati in un'altra posizione, mi sarei tuffato stupidamente fra le sue braccia.
Dopo un po' smise di massaggiarmi, lasciò andare la gamba e quando scostai le braccia dal viso per vedere, lui era seduto a terra accanto a me in attesa che mi andasse di parlare.
- Come l'hai affrontata? - Chiesi poi rimanendo steso accanto a lui privo di forze per essermi massacrato per bene.
Lui mi guardava appoggiando le braccia sulle ginocchia piegate, proprio accanto a me e sempre dall'alto rispetto a come ero messo.
Alzò le spalle.
- Con rabbia e testate. Non ho risolto un granchè. Ora mi sono calmato e sono molto più controllato, ma adesso non mi insultano più. - Non so perchè, ma mi sgonfiò del tutto e alzai il braccio abbandonato fra noi due piegandolo fino a far arrivare la mano sul suo gomito. Risalii con la nocca e gli carezzai il braccio, lui guardò il mio dito fare quello strano gesto e sperai lo vedesse solo come un 'grazie' e basta.
In realtà era un indomabile bisogno di toccarlo.
Scese con lo sguardo su di me e fece un piccolo sorriso.
- Devi cercare di non ascoltare e concentrarti solo sul calcio. So che non è facile ma è così che dovresti fare. Prima o poi ti abituerai. -
- Tu non ti sei abituato... - Considerando com'era finita la sua carriera, direi proprio di no.
Lui fece un altro sorrisino ironico e piegò la testa verso il braccio che gli stavo toccando rimanendo steso accanto a lui. Per poco la sua bocca non arrivò sul mio dito. Non poteva perchè lui si toccava l'interno ed io l'esterno, ma ci voleva così poco.
- Spero sempre che gli altri non seguano il mio esempio. - Qua la mia boccaccia parlò liberamente prima di realizzare che forse non andava detto.
- Invece il tuo è un grande esempio da seguire. Per quanto mi riguarda i tuoi Palloni D'Oro sono tre. E al di là della tua carriera, sei una splendida persona. - Peggio di così non potevo fare. Anzi sì. Potevo alzarmi e baciarlo, ma spostò la mano che in quella posizione incrociata sul suo braccio, arrivava al gomito. Risalì proprio sulla scia di dove l'avevo toccato, raggiunse la mia e me la tenne. Anche questo poteva essere un segno di gratitudine per quello che gli avevo detto. Penso che farebbe piacere a chiunque.
Il fuoco che provai sbaragliò del tutto la voglia di fare una strage avuta in quei giorni, mi sentii caldissimo e di nuovo eccitato. Sperai che non lo notasse e rimasi incantato sul suo sguardo così morbido ed umano. E sulle nostre mani che si tenevano. O meglio lui che teneva la mia.
Lui...
Un sogno...
Sarebbe stato facile e perfetto alzarmi a sedere, sporgermi verso di lui e baciarlo e vedere cosa faceva, ma preferii di no, avevo il terrore di rovinare tutto. Così qualcun altro decise per noi, sentimmo delle voci, i soliti patiti di palestra arrivarono a fare qualche macchinario, così ci staccammo in fretta e con imbarazzo, ci alzammo e stupendo Cris e Sergio che si apprestavano a fare pesi, ce ne andammo senza dire nulla. In religioso silenzio.
Nello spogliatoio non parlammo, ci guardammo a stento e ce ne andammo sempre senza dire nulla.
Ormai era scattato ed era evidente, non era una cosa che potevo fraintendere.
Stava solo capire se a lui stava bene o se la voleva soffocare perchè la riteneva sbagliata in qualche modo.
Ma ero certo che fosse scattata e che ci piacevamo.
Ne ero assolutamente certo.
Però poteva non andargli bene lo stesso. Era sposato, aveva figli, aveva una reputazione, una posizione. Aveva molto da perdere. Forse troppo.
Così per miracolo mi fermai. O per lo meno ci provai.