CAPITOLO V:
UN PUNTO DECISIVO

Dire che quello fu l'anno migliore, sarebbe usare un eufemismo.
Rispetto a quello dopo.
Insomma, vincemmo la Liga, io feci il mio record personale di goal e soprattutto la mia stagione migliore.
Con José andava bene per quanto potessi considerarla una relazione.
In realtà non lo era perchè non provavo niente per lui, mentre ero maledettamente cotto per Zizou.
Però qualunque cosa fosse, con lui andava bene.
Mi piaceva come persona. L'anno precedente l'avevo odiato perchè mi aveva dato contro, ma quello lì si era rivelato per quello che era, o per lo meno io credetti così.
Insomma, era un allenatore che cercava il sistema migliore e più efficace per far rendere bene i suoi giocatori, con me si era dato molto da fare per trovare il metodo migliore fino a far venire Zizou pur di riuscirci. Aveva capito che era lui il solo in grado di stimolarmi e soprattutto mi aveva dimostrato la sua totale fiducia scopandomi. Era una cosa che andava vista per quello che era, al di là del metodo. Nessuno dei suoi metodi era mai ortodosso. Cioè erano sempre discutibili al cento percento, però a modo suo erano efficaci. Erano volti a migliorare il giocatore, ad ottenere qualcosa di buono dall'altro.
Per cui a fine stagione mi trovai a fare una bella sviolinata su José dicendo che mi aveva trasformato da gatto a leone. Poi i miei amici mi corressero dicendo che l'evoluzione della specie sarebbe da gatto a tigre e non a leone. Mi presero in giro fino alla morte e cominciarono a chiamarmi Gato.
Dissi anche che all'inizio litigavamo tanto ma che lui stava lì a discutere sempre e che non mi allontanava mai.
Lo reputavo un grande allenatore ed era vero.
Certo i suoi metodi non potevano essere brevettati, ma davano risultati e questo era la sola cosa che contava.
Su Zizou dissi che lo adoravo, era da sempre il mio idolo e trovarmelo nello staff era stato un sogno. Dissi che aveva molta pazienza e che la sua porta era sempre aperta con tutti, era davvero gentile e rivelai che ci fermavamo spesso a parlare insieme di tutto.
Forse questo dovevo tenermelo per me, ma di fatto era vero e non avevamo mai passato alcun segno.
Provai a capire se se la prese, ma sembrava di no.
Fra noi andò avanti in modo strano, il rapporto c'era, era bello, ma non ero in grado di definirlo. Forse non ne avevo il coraggio. Era troppo importante per sbagliare qualcosa, anche una sola definizione. Per cui mi limitavo a prendermi ciò che mi concedeva, il suo tempo, delle chiacchiere insieme, raccoglieva i miei sfoghi di qualunque tipo e basta.
Volevo sbilanciarmi e provarci e vedere la sua reazione ed eventualmente fermarmi in tempo, ma ero terrorizzato dal fatto di non sapermi fermare e di fare solo un disastro.
Visto che di disastri ne facevo sempre troppi, il caso volle che mi fermassi.
Tranne che quella sera.

Avevamo vinto la Liga ufficialmente, eravamo sul bus in piazza a Madrid a festeggiare coi fan, tutta la squadra. Io la bandiera sulla testa ed ubriaco come molti, la gioia, l'euforia ed ogni freno allentato. O per meglio dire inesistente.
Quella notte mi ero lasciato andare con champagne e beveroni vari, non ero in me. Per tutto l'anno mi privavo dell'alcool in prossimità delle partite, per cui facevo il bravo. Appena concluso il campionato mi concessi di bere, c'era la libertà in merito. Però non ero completamente andato, ero solo senza freni inibitori e particolarmente spinto a prendermi ciò che volevo.
Mi divertivo e ridevo con tutti, molti non mi avevano nemmeno mai visto ridere così in effetti, ero quasi irriconoscibile. Al punto che Zizou mi avvicinò sorpreso di questa mia veste allegra e sopra le righe, quando li vidi mi illuminai, ero così felice di averlo davanti a me che cancellai tutto il resto, in quel momento cominciò ad esistere solo lui.
Realizzai che ero lì, avevo vinto la Liga col club più forte del mondo, o quello che per me lo era, e stavo festeggiando con Zizou. Il mio idolo.
La persona che desideravo di più e che avevo adorato sin da bambino.
- Ti diverti? - Mi chiese ridacchiando.
- Non si vede? - Rispose felice. Poi in quel momento l'occhio mi cadde giù dove il fiume umano di persone erano raccolte per noi e ci facevano foto, io lo presi di riflesso e lo voltai verso le macchine fotografiche in basso, alzai le dita in segno di 'vittoria' -per me lo era di certo- e lo obbligai a fare alcune foto con me. Lui perplesso si lasciò fare e sorridendo rimase con me.
Dopo le foto smisi di saltare e fare cori come uno scemo, sapevo che non era il caso con lui, non volevo farlo scappare, però credo di essere stato un po' barcollante. Zizou tornò a guardarmi incerto, non capivo bene cosa volesse, perchè si era avvicinato, ma sapevo cosa volevo io e non sapevo come fare per accontentarmi senza fare uno scandalo.
Lo volevo baciare, ero così fuori di me che pensavo che se avessi trovato il momento giusto, l'avrei fatto.
Solo che c'era decisamente troppa gente e quel momento giusto sembrava non arrivare mai.
- Sei un po' brillo? - Chiese. Non sapeva chi di noi aveva bevuto, erano girate le solite bottiglie che erano state stappate, alcuni avevano solo brindato, altri avevano bevuto. Figurarsi, cosa potevo aver fatto io?
- Un po'! - mi sfuggì un rutto e mi coprii la bocca, lui rise: - Mica era vietato! - Aggiunsi!
Lui scosse il capo.
- Ruttare o bere? - Chiese divertito. Io risi forte appoggiandomi a lui e per poco non caddi, se non mi avesse sostenuto sarei andato dritto a terra.
- Sarà meglio che poi ti fermi a dormire al centro sportivo, dove ferma il bus! - Esclamò a quel punto. Fu così che mi illuminai e colsi al volo l'occasione senza nemmeno rifletterci mezzo secondo, annebbiato com'ero. E disinibito.
- Ti fermi anche tu? - Lui mi guardò stranito.
- Io non ho bevuto! - Io feci il broncio spontaneo.
- Ma dai, è la notte dei festeggiamenti... non puoi tornare a casa... si continuerà a festeggiare là tutta la notte... tu devi rimanere! - Lo implorai e lui, sempre ridendo, disse:
- Beh, ma tu sarai comunque occupato... - Se solo fossi stato più in me avrei capito che era una frase molto più ambigua di quel che sembrava. Però non ero molto in me e mi fermai alla più ovvia:
- E con chi? - José proprio non mi veniva in mente, lui ironico rispose incredulo che glielo chiedessi sul serio:
- Con l'allenatore migliore del mondo! - Ripeté le mie frasi dell'intervista fatta di recente ed io tornai a ridere eccessivo appoggiandomi a lui, ogni scusa era buona per toccarlo, lo volevo fare a tutti i costi, non riuscivo a staccarmene e non volevo. Non sapevo cosa pensasse lui di questo mio comportamento ma ero coperto dal fatto che avevo bevuto.
- Andiamo, il campionato è finito, non ha più bisogno di stimolarmi con ogni mezzo! - Non mi facevo un gran complimento e nemmeno a lui, praticamente dicevo che ci scambiavamo favori. Io giocavo bene e lui mi dava il posto da titolare. Di mezzo c'era il sesso per qualche ragione.
Come pegno di pagamento.
Lui scosse il capo contrariato, era chiaro che non gli piaceva questo comportamento e questo modo di fare.
- Per cui lo facevate solo per questo? Non c'è mai stato altro di mezzo? - Io proprio non capivo, alzai le spalle e lo guardai corrucciato.
- E cosa doveva esserci? - Lui sospirò scuotendo il capo.
- Sentimenti? - Risi e lo spinsi.
- Ma va! Non è per lui che ho perso la testa! -
- E perchè ci vai allora! - Continuava a premere su quello, evidentemente lo turbava molto.
- Perchè sì! Perchè mi va di farlo e lui è disponibile ed è facile farlo con lui! -
- Su tutti solo con lui? Non ci sono altri facili? - Provai anche a pensarci, poi risposi:
- No! E comunque non me ne importa. Non è di lui che sono innamorato. - Dissi di nuovo. A questo punto dovette chiedermelo. Poteva continuare ad ignorarlo, ma non volle. Forse pensava che voleva me lo chiedesse:
- E di chi lo sei? -
Io feci un sorrisino eloquente ed allusivo, malizioso ed erotico.
Mi leccai le labbra e avvicinando il viso al suo, sempre fissandolo negli occhi, dissi piano:
- Non l'hai capito? - Ero completamente andato, in casi normali non avrei mai detto una cosa simile perchè ci tenevo troppo a lui.
Con quello però non disse nulla, semplicemente se ne andò, si perse nel casino ed io non fui in grado di ritrovarlo se non al centro sportivo, dove il bus ci portò alla fine del giro.
Scendemmo tutti, continuammo lì nella sala comune dove scorreva tutto il bere che volevamo ed il cibo. Cori, salti, giochi idioti e scherzi. Eravamo tutti troppo felici.
Poi ogni tanto qualcuno spariva in camera.
I primi a dileguarsi furono Riky e Cris.
Seguendoli con lo sguardo trovai Zizou in disparte che credo si preparasse per andarsene.
Avevo detto qualcosa di troppo, ma non ero lucido per capirlo. Mi precipitai da lui e per poco non caddi di nuovo, lui mi sorresse ancora e mi raddrizzò.
- Te ne vai mica?! - Chiesi preoccupato mentre il caos dilagava più in là. Lui annuì. - Dai, devi restare! - Zizou fece una strana espressione particolare, non avrei saputo leggerla nemmeno da sobrio.
- No, per me è ora di andare. - ma gli presi le mano e la strinsi, così se prima mi sarei potuto salvare in qualche modo, ora era finita.
- Ti prego, resta... - Rimanevo traballante anche mentre gli tenevo la mano, non ero per niente fermo. Probabilmente pensò che ero solo troppo ubriaco, per cui alla fine sospirando mi prese per le spalle e fece il cenno con la testa di seguirlo.
Ovviamente nella mia ubriachezza pensai che voleva fare sesso con me, per cui contento lo seguii mentre mi tirava per il polso per evitare che cadessi mentre lo seguivo.
Proprio come immaginavo, mi portò alle camere, aprì la mia ed entrò con me, non chiuse la porta. Quando non chiuse la porta capii che non voleva rimanere ma solo mettermi a letto.
Mi trovai in bilico fra il tornare sobrio per la delusione e la contrarietà e la ciocca più colossale dell'anno.
Per metà sapevo cosa facevo e per metà proprio per nulla.
Mi portò dentro e mi lasciò con quella di uscire dopo avermi detto qualcosa di rito. Tipo 'sei ubriaco, fatti una dormita.'
Ma io non ne volevo sapere. Me ne sarei pentito. O forse mi sarei pentito di fare quello che stavo per fare a tutti i costi.
Appena mi mollò andai alla porta e la chiusi, poi mi appoggiai sopra per impedirgli di andarsene. Cominciai a respirare a fondo per tornare in me il più possibile, lo sguardo torvo e confuso.
- Karim... - Disse paziente. - Sei troppo ubriaco. - Ma non stavamo parlando di niente, in realtà.
- Senti... non sono lucido ma nemmeno completamente ubriaco. Io... so solo che se ti lascio andare e basta... me ne pentirò... - Continuavo a dire tutto e niente, continuavano ad esserci mille sottintesi, continuavo a non parlare sul serio.
Lui sospirò e scosse la testa venendomi incontro, io non intendevo spostarmi.
Mi prese per le braccia e tirò per mettermi sul letto e potersene andare. Il contatto mi accese ancora di più.
- Devi farti una dormita. Quando sarai lucido, se vorrai fare le stesse cose, ne parleremo. - Era una conquista, ora sapeva che volevo provarci con lui, forse prima non se ne era mai accorto. Però pensava che ero solo ubriaco e che quello ero io quando bevevo.
Opposi resistenza.
- Senti, non ci provo con tutti quelli che ho sotto mano, quando sono ubriaco. Lo sto facendo ora con te per la prima volta... se voglio farmi qualcuno me lo faccio anche da sobrio, non mi serve bere! - Questo era insensato e sconnesso e lui corrugò la fronte.
- E allora perchè ora ci provi con me da ubriaco? Lo vuoi fare solo perchè hai bevuto? - In effetti sì, da sobrio non mi sarei mai azzardato ma in quel momento non riuscivo a ragionare bene.
- Mi serve coraggio. - Zizou esitò e fu come se non erano le sue mani sulle mie braccia che cercavano di tirarmi via, ma il contrario. Io che lo trattenevo.
- Ti serve coraggio con me? - Io annuì.
- Per provarci con te, perchè lo voglio come un disperato ma sei troppo importante, non voglio rovinare nulla, quindi da sobrio non mi azzarderei mai. Ecco perchè ora che sono ubriaco ci provo tanto. - Sorrise, era la nuda verità e l'avevo detta proprio perchè ubriaco.
Capì tutto, non c'erano più dubbi. Fu uno sguardo tenero quello che mi diede. Mi sciolse. Mi sciolse al punto che lo presi io per le braccia, avanzai per quel che rimaneva e posai le labbra sulle sue. Solo questo.
Non lo potevo forzare a baciarmi. Ero deluso da come stava succedendo perchè mi credeva un ragazzino che lo idolatrava. Ubriaco. E basta.
Non sapeva quanto avevo perso la testa per lui.
Il calore che mi trasmisero le sue labbra non lo dimenticai mai, fu quello a farmi tornare in me e a permettermi di ricordarmi di tutto in seguito.
Mi riportò indietro quel contatto. Quando me ne resi conto, quando mi sentii in quel modo, come esploso in mille pezzi, mi accasciai contro di lui senza forze, scivolai col viso sul suo collo e mi abbandonai a lui.
Rimasi così.
Rimasi solo così.
Fra le sue braccia che mi sostenevano.
Zizou non mi mollò, mi tenne su e mi abbracciò intenerito, non so cosa pensava, cosa provava, non ne avevo la minima idea e non l'avrò mai. Però rimase con me paziente e mi trascinò sul letto, mi stese, mi tolse le scarpe, con la bandiera che dalla testa era finita a terra mi asciugò il sudore dal viso. Poi, chino su di me, sorrise quando lo trattenni.
Gli presi il polso.
- Resta. - Biascicai mentre tornavo in me e sapevo che gran casino avevo fatto.
Lui forse capì bene ogni cosa. Forse sì. E fu per questo che mi carezzò la guancia e mi baciò la fronte. Poi mi diede la buonanotte e se ne andò.


In seguito mi disse di andare a giocare gli europei e di non pensare a nulla, che avremmo parlato bene al mio ritorno. Di concentrarmi solo sul calcio e che andava tutto bene.
Non so quanto bene poteva andare, ma era meglio di uno scaricarmi completo.
Mi preparai a tenermi il suo bacio sulla fronte e quella carezza.
E quelle lebbra sulle mie, quelle labbra che ero riuscito a rubargli.
Per il resto, nella testa e nell'anima ormai lui era lì. Era lì con me.
Ormai.


L'europeo non andò come speravo, la Francia uscì ed io non diedi il mio meglio. Con la Francia non sono sempre il massimo, a volte gioco bene, altre no. E' che fatico ad inserirmi, ormai sono abituato al tipo di gioco spagnolo, ai compagni del Real... avevo Mesut che conosceva perfettamente le mie mosse e mi dava dei palloni perfetti, avevo Cris che... beh, chiunque giocherebbe facilmente con lui. Certo, in nazionale avevo Frank, avevo altri ottimi compagni ma... non giocandoci molto non riuscivamo ad essere veramente un gruppo unito e conoscerci a livello calcistico. Per cui per me quella fu la difficoltà.
Per non dire quanto pensavo a Zizou.
Purtroppo sono uno che se ha pensieri per la testa non riesce a metterli da parte, mi distraggo e ci rimugino all'infinito.
Con Zizou era tutto sospeso, ricordavo cosa avevo fatto e me ne ero pentito, non potevo farci nulla, però non ci eravamo nemmeno parlati seriamente, non mi aveva nemmeno fatto dire 'scusa'.
Era troppo importante per me, non sapevo come gestirla né se dopotutto avrei potuto.
Così fra una cosa e l'altra non giocai proprio per niente bene.

Quando tornai a Madrid dopo gli Europei per prendere le valige e andare in vacanza, speravo di poter trovare Zizou.
La prima cosa che feci per strada fu scrivergli.
'Sei a Madrid? Io sto venendo per prendere delle cose, poi vado in vacanza. Però ho urgente bisogno di parlarti.'
L'attesa mi uccise. Poi dopo alcuni minuti mi rispose.
'Purtroppo non sono a Madrid. Mi spiace. Parliamo quando torniamo.'
Il cuore mi si strinse in una presa di ferro, imprecai e mi morsi la bocca per non piangere.
Ecco come mi sentivo. Scaricato e finito.
Non voleva parlarmi, non voleva vedermi, mi evitava.
Ed io ora come potevo fare?
Dovevo solo accettare le conseguenze delle mie stupide azioni. Penso di non essermi mai odiato tanto come in quel momento, era solo colpa mia. Se non avessi bevuto e perso il controllo, se non avessi fatto quella scenata, se...
Ma ormai i se non mi potevano portare da nessuna parte, così sospirando scossi il capo e chiamai Jeremy, faceva parte del mio gruppo di amici e nelle vacanze non era raro che ci vedessimo e facessimo comunella.
Non me lo sono mai scopato, però gli scrissi con quella di farlo per togliermi Zizou dalla testa.
Ormai era finita, non potevo aggiustare nulla. Dovevo solo superare il lutto.

Passai le vacanze con lui, sapevo di piacergli ma siccome lo consideravo un amico non avevo pensato di dover fare qualcosa con lui.
Me lo scopai senza sentire nulla, non ero nemmeno eccitato. Entravo ed uscivo da lui con rabbia e ripetutamente fino ad avere un orgasmo. L'unico momento in cui mi sconnettevo era quando avevo il mio fottuto orgasmo. Di fatto non mi piaceva scopare con lui più di quanto non mi piacesse con chiunque altro, con José ad esempio.
Però ad un certo punto cominciò a succedere qualcosa. Mano a mano che lo facevo, proprio mentre stavo per venire, mi allucinavo al punto da pensare che quello che scopavo fosse Zizou. Così avevo gli orgasmi migliori.
Però non mi piaceva scopare pensando a lui, venire pensando a lui. Dovevo dimenticarlo, togliermelo dalla testa per essere in grado di rivederlo.
Dovevo per forza.
Così andai via da lì, lasciai Jeremy senza mezza spiegazione e mi attaccai alla prima ragazza che trovai. Se volevo sapevo come fare, come corteggiare, come piacere.
Coi ragazzi potevo scoparmi uno a notte, con le ragazze era diverso, non avevo un vero e proprio slancio, non mi piacevano tutte, non riuscivo ad eccitarmi con tutte. Per cui una volta che trovavo quella che me lo metteva in tiro, me la dovevo tenere.
Per cui si può dire che mi feci la ragazza fissa così. Però non la sbandieravo. Un minimo. So che ci beccarono e ci fecero delle foto. Non mi turbava l'idea che sapessero che avevo la ragazza, però non sono tipo da spiattellare i cazzi miei personali, anzi, in effetti lo odio.
Sono sempre stato molto riservato, quindi non è che facevo annunci, foto, stronzate varie come, per dire, faceva Cris con la sua Irina... lui ostentava il loro rapporto per dimostrare che erano una coppia favolosa e che si amavano, quando adocchiavano i paparazzi si facevano sempre le scenette da coppietta amorevole. Loro erano insieme apposta per convincere, perchè lui in realtà stava con Riky.
A me non fotteva. E poi non dovevo deviare niente.
Non stavo con nessuno.

Quando le vacanze finirono, ripresi i contatti con gli altri. I primi che chiamai furono Mesut e Sami. Ovvero Mesut, ma chiamare lui equivaleva a sentire anche Sami, facevano vacanze insieme, penso che mancasse solo una scritta al neon fuori da casa loro.
'Stiamo insieme!'
Tutti che si accoppiavano... solo io li facevo scappare i miei. O per meglio dire quell'unico che mi interessava.
Quando mi diede la notizia capii il termine 'gambe tagliate'. È un modo di dire che avevo sentito e mai compreso. Ma quando Mesut mi disse questo, lo capii.
- Hai sentito la notizia? - Chiese infatti con un tono agitato per i suoi canoni. Mesut non era mai agitato.
- No, cosa? -
- Zizou e Mou! -
- Cosa? Si sono messi insieme? - Dal momento che stavo pensando alle coppie, risposi senza riflettere. Mesut rise, poi rispose.
- Magari, si sono lasciati! - A questo punto mi fermai e per qualche istante mi sentii senza la spina. La testa non mi rimandava un solo fottuto ragionamento, non riuscivo a capire cosa sottintendesse con quello. Così Mesut mi spiegò: - Karim, Zizou se ne è andato! Non fa più parte dello staff del Real Madrid ed onestamente penso che non sia nemmeno nel consiglio di Perez! Se ne è proprio andato! Si dice che hanno litigato furiosamente lui e José! - Ed ecco qua. Il termine 'gambe tagliate'.
Mi sembrava di non poter camminare, di non poter muovermi, di non avere un solo briciolo di forza.
Per un momento mi mancò anche il fiato. Volevo piangere come un coglione, gli occhi bruciavano ma ricacciai testardamente le lacrime indietro e mi feci prendere di proposito dalla rabbia verso me stesso che avevo rovinato tutto e verso Zizou che mi piantava senza un solo 'ciao'!
Così misi giù la telefonata e ritrovai l'uso delle gambe.
La rabbia mi mosse, ero fuori di me con tutti, con José che non si faceva i cazzi suoi, con Zizou che non mi affrontava, con me stesso che avevo fottuto tutto da solo. Tutto ciò che contava e in vita mia posso dire avesse contato tanto solo lui. Il rapporto con lui, il mio unico Dio.
Presi la macchina e corsi a rotta di collo per strada dirigendomi a casa sua, naturalmente non c'era, spaventai sua moglie perchè avevo un'aria atroce. Non l'avevo nemmeno mai incontrata.
Mi disse che era in sede a sistemare delle cose, così corsi là.
Era logico che fosse lì.
Corsi ancora ed evitai per poco degli incidenti.
Volai su nel suo ufficio pregando sentitamente che fosse ancora là, spalancai la porta socchiusa senza nemmeno bussare e quando lo vidi lasciai andare il respiro trattenuto. Era lì. La sua schiena rivolta verso l'armadio dietro la scrivania, uno scatolone su di essa che raccoglieva le sue cose. Non ci potevo credere che se ne andava davvero. Non potevo. Era impossibile.
Nella mia presunzione di ragazzo penavo che fosse colpa mia, ne ero convinto.
Così si voltò al baccano che feci, sbattei la porta e allargai le braccia come un invasato.
- Perchè?! Per me? Perchè pensi che ci sia un conflitto di interessi? Perchè non lo trovi professionale? Perchè non sai come scaricarmi? Perchè cazzo? Cosa ti ha detto? Perchè diavolo avete litigato? Perchè cazzo te ne vai? - Urlavo isterico e penso che il suo sguardo vide la tigre, la famosa tigre (non leone!) che tutti dicevano.
'Karim sei un gatto, ma in realtà sei una tigre! Lascia che si svegli la tigre!'
Ed altri rispondevano
'Meglio che dorma quella tigre!'
Chi aveva ragione?
Beh, la famosa tigre era lì e sfociava fuori da me tutta la rabbia cieca che avevo trattenuto per quel periodo.
Perchè avevo pensato di dover ingoiare un enorme rospo ma poi di poter rivedere Zizou.
Lui immobile dove era, rimase a fissarmi con occhi sgranati, incredulo che mi rivolgessi così a lui e che osassi tanto. Non mi aveva mai visto così fuori di me.
- Non c'entri niente tu! - Disse pensando di dovermi calmare. Ma io sapevo che c'entravo. Le cose erano chiare. Loro due litigavano dopo che io ci avevo provato con Zizou? Dopo che durante tutto l'anno mi ero scopato José? Andiamo!
Così mi avvicinai a lui sempre gesticolando furente, la voce alta.
- Certo che c'entro! Ho fatto un casino ma ero ubriaco! Non puoi andartene così! E poi perchè hai litigato con lui? Cosa cazzo vi siede detti? - Non so perchè premevo su quello, ma sentivo che in qualche modo dovesse c'entrare con me.
Zizou però visto che non volevo saperne di calmarmi e ragionare, mi prese e mi spinse contro il muro accanto, l'avambraccio premuto contro il collo mi tolse il fiato e così smisi di bruciare. Mi fermai di colpo. Il suo sguardo affilato come un rasoio. Sentivo la sua voglia di uccidere, quel teppista che per anni era stato e che aveva superato a stento crescendo.
La voglia di spaccare qualcosa, dare una testata e calmare la rabbia che saliva e montava.
In reazione a questo mi bloccai del tutto.
A denti stretti, parlando a forza, disse:
- Non essere presuntuoso, ragazzino! Se dico che non c'entri tu, non c'entri tu! -
Però non potevo fermarmi. Mormorai con fatica ma lo feci:
- Allora perchè... - Zizou forse vide la tigre scemare e tornare il gatto, vide gli occhi lucidi, vide il mio dolore autentico.
- Non siamo mai andati d'accordo io e lui. Caratteri troppo diversi, incompatibili. Non ci siamo mai piaciuti. Lui mi ha richiesto solo per te, non per avvalersi delle mie doti di tecnico o altro. Non ascoltava un cazzo di quello che gli dicevo, non mi chiedeva niente, se davo qualche consiglio faceva di testa sua. Era come se io non fossi in quel cazzo di staff. Per cui alla fine sono esploso e gli ho chiesto se... - Qua si fermò e mi lasciò rendendosi conto che stava parlando troppo. Si era anche lasciato andare ad un linguaggio alla Zizou.
Era sé stesso, con me, in certi rari momenti.
Ora ero completamente calmo, curioso, spaventato, teso, angosciato.
Non volevo perderlo ma dovevo sapere tutto.
- Cosa gli hai chiesto? - Ormai il segno l'avevo già passato ampiamente. Tanto valeva.
Lui mi diede le spalle e tornò al suo armadio, alla sua scrivania.
Io insistetti.
- Zizou, cosa gli hai detto? - Sospirò spazientito e alzando la testa, rimanendo sempre di spalle a me, tutto teso e arrabbiato, disse:
- Se mi aveva voluto solo per farti giocare bene! - Lì il campanello suonò, ecco cosa avevo sentito, ecco perchè insistevo tanto. Sapevo che c'entravo in qualche modo.
C'entravo in quel modo.
Di nuovo mi sentii come se mi avesse tagliato le gambe, mi impalai alla scrivania accanto a lui, guardavo la sua nuca in attesa che mi guardasse. Era comunque colpa mia.
- Lui ti ha detto di sì perchè è uno stronzo onesto. Nasconde le sue motivazioni, ma se glielo chiedi ti dice la verità. Qualunque essa sia. - Sapevo che era così.
L'avrebbe imparato anche Riky a sue spese.
Lui annuì e abbassò il capo, lo vidi stringere un quadretto in mano che si crepò e visto che il vetro poteva ferirlo, glielo tolsi di mano e lo girai verso di me. Ora era lui ad aver bisogno di me, pensai. Sempre con la mia solita presunzione!
Rimanemmo in silenzio per un paio di secondi, lui rivolto verso di me ma con lo sguardo basso, non voleva guardarmi.
- Allora hai dato le tue dimissioni a Perez. - Conclusi per lui sapendo perchè l'aveva fatto. Gli presi le mani. Non sapevo essere dolce, però volevo aiutarlo in qualche modo. - Le ha accettate? - Zizou alzò le spalle.
- Mi ha concesso un periodo di aspettativa. - Aggrottai la fronte.
- Cioè? -
Così alzò gli occhi sui miei con disincanto:
- Mou ha quest'anno. Se in questo anno vince la Decima, bene. Se la perde male. In ogni caso a fine anno lo manda via, sia che vinca, sia che perda. E mi ha detto che in quel caso ci riparleremo e vedremo di che idea sarò. Se vorrò andarmene ancora, mi firmerà le dimissioni, altrimenti mi riprenderò il mio posto. - Poi aggiunse. - Ha parlato di una sorpresa. -
Scossi il capo abbassando io lo sguardo.
- E tu hai accettato... - Alzò le spalle.
- Volevo andarmene. Se a fine anno se ne va davvero, cosa di cui non sono certo, allora torno. Questo posto... questo è il posto più importante della mia vita. Non voglio andare da nessun'altra parte. - Si stava aprendo, stava parlando con calma, delusione, dolore. Ma lo stava facendo. E non rifiutava le mie mani che stringevano le sue.
Sorrisi.
- Vorrei... - Mormorai con voce roca mentre realizzavo che non l'avrei visto per un anno. - Vorrei poterti vedere lo stesso... - Feci. Non avevo il coraggio di guardarlo, così lui fece un passo avanti toccandomi col suo corpo, sfuggì una mano dalla mia, mi mise un dito sotto il mento e me l'alzò obbligando a guardarlo.
- Chiamami quando hai bisogno. Se sono nei paraggi verrò volentieri. - Questo era molto più di quello che avevo osato sperare. Però non potevo rimanere con l'altra questione in sospeso. Non potevo tirare troppo la corda, ma ero nell'incertezza e non potevo vivere nell'incertezza, sarei finito per giocare male.
- E... e fra noi? Tutto a posto? Io quella sera ero ubriaco ma sincero... però non voglio obbligarti a nulla perchè... -
Mi tolse le parole, o meglio me le fermò.
Mi sfiorò le labbra con sorpresa, non fece altro, non approfondì il bacio. Io chiusi gli occhi, mi rilassai di schianto, presi tutto il calore bruciante delle nostre labbra unite che si espandeva su tutto il corpo e strinse la mano che rimaneva nella mia. L'altra la feci scivolare sul suo fianco, lui dal mio mento mi carezzò la guancia. Poi ci separammo, forse sentiva il mio cuore battere fortissimo in gola. Ero così emozionato che avevo paura a parlare e muovermi, non avevo la forza per farlo. Volevo rimanere lì per sempre.
- Mi serve tempo per riflettere. Non avevo mai contemplato l'idea di... noi... è la prima volta che mi capita una cosa simile. Ricordi cosa dissi quel giorno? - Sapevo a cosa si riferiva, non avevo fatto che pensarci.
- Sì... che non hai mai fatto queste cose con uomini ma che non escludi nulla... - Annuì.
- Ora mi sta capitando, ma non è facile capire... lasciarsi andare... affrontarla... - Tossicchiai, la gola secca.
- Non... non te ne vai per colpa mia, vero? - Sorrise con un che di sornione che mi eccitò.
- Non me ne sarei mai andato per te. Per te, in realtà, volevo rimanere. Curioso di come si sarebbe evoluta la cosa. Ma ammetto che ho bisogno di tempo per pensare e capire... - Era estremamente chiaro e sincero, non lo potevo fraintendere ed era una delle poche volte che lo era. Zizou era famoso per tenersi tutto dentro e poi esplodere, forse nel maturare aveva capito che a volte doveva aprirsi per evitare di esplodere. Io quel problema non l'avevo ancora superato, avevo sempre un gran brutto carattere.
- Va bene. Se ci rivediamo va bene. - Sorrise divertito da quanto ci tenevo.
- Chiamami. - Ovviamente l'avrei fatto.