CAPITOLO VI:
DOPPI SENSI

Zizou se ne andò ed io non fui più quello di prima.
Ma non ero il solo cambiato.
José fu quello che cambiò più di tutti.
Nessuno capì cosa gli successe, ma da che era l'allenatore migliore del mondo che aveva a cuore la squadra, ascoltava tutti, consigliava tutti... a che pareva non fregargliene un cazzo, andava contro a tutti, li calpestava senza il minimo rispetto e faceva danni.
La prima avvisaglia fu che non scopava più con me.
Io non lo cercavo, lui non mi cercava. Pensai che siccome non c'era più Zizou, avrebbe cambiato sistema, non lo so, ma non mi interessava. Era colpa sua se Zizou se ne era andato, penso di aver cominciato ad odiarlo per primo e penso che lui se ne fosse accorto e che abbia semplicemente agito di conseguenza.
Non volevo parlarne.
Poi seppi che Gonzalo aveva provato ad andarsene e José l'aveva convinto a rimanere promettendogli di giocare di più.
La cosa mi fece strano perchè in realtà era sempre stato indeciso fra me e lui, l'anno scorso mi aveva usato di più, ma perchè trattenere Gonzalo quando lo toglieva dal problema di dover scegliere uno fra me e lui?
Poi lo capii più tardi, quando cominciò a mettermi di nuovo da parte. Gonzalo gli serviva per ferirmi, ce la doveva avere con me.
Volevo evitare di affrontarlo perchè mi conoscevo e sapevo che se l'avessi fatto, saremmo degenerati e non volevo. Era sempre il mio allenatore. Scoparlo era un conto, demolirlo un altro.
L'altra avvisaglia la diede con Riky.
Lo scaricò malamente dicendogli ingiustamente che non intendeva utilizzarlo perchè secondo lui era un giocatore finito per colpa dei troppi infortuni e che Angel e Mesut, ora in forma, erano superiori a lui.
Riky reagì male, cercò di andarsene ma non ci riuscì.
Questo portò ad una rottura, in quanto José smise anche di convocarlo e se lo faceva, lo usava solo come 'calmante' per Cris.
Appena José cominciò davvero a non convocare Riky e a non farlo giocare senza ragione -ovvero fisicamente stava benissimo-, Cris cominciò a dire alle telecamere che era triste per una ragione interna alla squadra. Smise di esultare nei goal. Si espresse in modo chiaro e netto contro il mister e a favore di Riky, non poteva mettere nomi e cognomi, Riky glielo aveva proibito, ma chi di dovere sapeva. Il mister lo sapeva.
Lentamente si schierarono tutti, quasi.
Sergio, Iker, perfino Mesut. Mesut mi stupì perchè l'aveva sempre adorato. Non gli disse nulla, però si schierò dalla parte di Cris e Riky, questo spinse José a tenerlo in panchina. Solo per ripicca.
Per ripicca tenne in panchina anche gente del calibro di Iker e Sergio. Per ripicca fece un sacco di danni.
Solo Cris non poteva tenerlo in panchina.
Quell'anno smise di fare l'allenatore e fece solo lo stronzo.
I giocatori non potevano schierarsi contro le scelte dell'allenatore, era inconcepibile per lui.
Anche io giocavo poco e niente.
Quando la situazione divenne insostenibile ed il Barcellona cominciò a superarci di brutto, cambiò sistema. Cercò un modo per tenersi buono Cris. Principalmente lui.
Ricominciò ad usare Riky ma nelle partite di seconda categoria. Comunque Riky in quelle giocava benissimo e dimostrava una forma perfetta segnando e facendo assist. Questo lo fece convocare in nazionale e riportò un po' di luce in squadra. Il necessario per affrontare ancora qualche mese.
A Gennaio Riky cercò di andarsene, ancora senza successo.
Così rimase. Ma siccome la Liga ormai era andata e persa per certezza, José fece giocare Riky tutte quelle partite, ormai erano inutili per lui. Però lo aiutò a tenerlo il minimo allenato e ad essere convocato. Le partite in cui Riky ha giocato, noi non le abbiamo mai perse, non dico che ha segnato sempre, ma se non lo faceva, faceva segnare gli altri.
Però ormai si giocava senza allenatore, eravamo tutti schierati contro di lui perchè era chiaro il gioco che faceva. Non eravamo stupidi.
Approfittando dell'infortunio di Iker, fece venire un buon portiere, Diego. Siccome Diego era tanto bravo, anche se Iker era il portiere più bravo del mondo, plurititolato e capitano della squadra, non gli ridiede più il posto. Iker, insieme a Cris, era fra i più accaniti.
A Gennaio Cris litigò furiosamente con José, grazie a questo, penso, si decise a farlo giocare almeno in Liga.
Di Iker però ora poteva fare a meno, di Cris no.
Così i due parlavano solo se strettamente necessario, come anche gli altri, ma si ignoravano. Era una guerra fredda. E lui non incoraggiava mai, non dava mai consigli, negli intervalli non ci motivava. Doveva pensarci Iker a farlo.
Giocare senza allenatore ci portò all'anno più disastroso di tutti, perdemmo la Liga, la Coppa del Re e persino l'accesso alla finale della Champions. Peggio di così non poteva andare.
Io, in tutto questo, gli rimasi fortemente alla larga.
Non potevo parlarci. Non potevo.
Lui mi ignorava come se non avessimo nemmeno mai scopato, io ignoravo lui perchè mi sentivo la famosa tigre premere per uscire.
Montava la rabbia in modo atroce.
Quando ero al limite massimo, chiamavo Zizou. A volte era nei paraggi e veniva, ci facevamo una chiacchierata. Ero sempre fuori di me, per cui non ci provavo nemmeno. Comunque non volevo forzare nulla, volevo che eventualmente fosse lui.
Mi bastava vederlo.
Era importante.
Il momento migliore fu quando mi consegnò il premio come miglior giocatore francese dell'anno, era vicino al giorno del mio compleanno e ci fermammo a cenare insieme.
Ero così contento che non volevo per nulla pensare a José e a quello che stava combinando.
Volevo illudermi che avesse messo la testa a posto, che la smettesse con quell'assurda guerra a Riky e quindi di conseguenza a tutta la squadra.
Riguardo a me non sapevo nemmeno cosa pensare.
Volevo semplicemente non pensarci, concentrarmi sulla bellezza di quel momento, ero troppo felice di essere lì con lui ed aver ricevuto quel premio.
Eravamo in un ristorante francese di lusso ma tranquillo, di quelli dove vanno solitamente persone importanti, dove quindi non hai la seccatura di essere interrotto da fan e cose simili.
Il tavolino era in una zona appartata e più tranquilla rispetto agli altri.
Non avevamo l'intenzione di fare nulla, penso.
Insomma, io ci speravo, però non volevo illudermi e non volevo chiedergli come andava la riflessione.
Così ovviamente cominciammo a parlare di calcio, cosa che non volevo fare.
Però se lui mi faceva una domanda, io non potevo che rispondere.
- Eh... insomma... - Zizou sapeva un po' cosa accadeva perchè l'avevo aggiornato, per cui era curioso delle novità.
Strinsi le spalle.
- Così male? - Chiese.
Sospirai in difficoltà.
- Dipende. Da ora può fare lo stronzo più che mai o cercare di correggere il tiro. Ma vedo Cris pronto a sparare una bomba atomica e gli altri pendono da lui. Se lui tira fuori l'artiglieria pesante, ha tre quarti di squadra che gli andrà dietro! - Gli spiegai che aveva cominciato a fare giocare un po' Riky in certe partite di seconda categoria e Riky aveva fatto così bene da conquistarsi la convocazione in nazionale.
Zizou ascoltò con attenzione.
- O lo fa giocare le partite che ritiene non importanti, o riprende a dargli la panchina a prescindere. Ormai è principio, per lui. Ha visto che non è un giocatore finito, ma intorno a lui si è fatto un caso nazionale, si sono messi tutti in mezzo e l'anno reso una guerra. Per cui anche se di norma si sarebbe ricreduto e l'avrebbe riutilizzato come merita, ora che tutti si sono messi in mezzo ed hanno amplificato la cosa, lui per principio non tornerà sui suoi passi. Ora stanno tutti tenendo d'occhio le sue mosse e vogliono che ammetta che aveva sbagliato. Ma lui non lo farà mai. Piuttosto perde l'anno, ma non lo farà! - Sospirai. Zizou aveva capito molto bene la questione ed io mi infastidii, l'umore cambiò come immaginavo e l'euforia della serata andò a puttane.
- E tu? Cosa mi dici di te? Come si comporta? - Mi sentivo una spia, ma se ero la sua spia andava bene.
- Cosa ti posso dire... non ci parliamo. Non l'abbiamo mai fatto e continuiamo così. È... è come se sapessimo che se lo facciamo, poi è finita! -
Strinse le labbra con fare dispiaciuto. So che adorava la squadra e saperla in quelle condizioni non era bello.
- Ma ti fa giocare? -
Scossi il capo abbassando lo sguardo sul tavolo, il piatto ormai finito.
- Poco. Preferisce Gonzalo a me. Se mi mette, comunque mi sostituisce. Non gioco novanta minuti da non so quanto! Io non mi sono chiaramente schierato come Iker o Cris, però non sono nemmeno a favore suo. Fra noi la questione è un'altra. Non ci parliamo per cazzi nostri. Che sappiamo anche senza dirceli! -
Penso che dovevo essere davvero cupo e abbattuto, la voce sottile e bassa.
Zizou a questo punto mi colpì la mano con la forchetta e quando lo guardai sorrise.
- Fino a fine stagione. Resistete qualunque cosa accada fino a fine stagione. Poi finirà tutto, in un modo o nell'altro! - Sospirai.
- E tu tornerai! - La cosa più importante. Lui sorrise vedendo su cosa mi focalizzavo e sorrisi anche io. Così alzammo i calici con l'acqua e facemmo un brindisi.
- A quando tornerò! - Disse.
Non vedevo l'ora, in effetti.
Era la sola cosa che mi faceva andare avanti in quei momenti, la sola. Quando mi sentivo talmente nervoso da voler spaccare tutto pensavo che tutto questo aveva una scadenza precisa.
Poco dopo si parlò di altri argomenti, evidentemente mi aveva visto incupito e non gli piaceva. Fu così che esordì in questo modo, sorridendo allegro:
- Allora, fra pochi giorni è il tuo compleanno! - Stavo mangiando il dolce e mi misi a tossire, per poco non vomitai. Poi bordeaux dissi:
- Sai quando è il mio compleanno? - Zizou divenne malizioso.
- Certo che lo so... - Volevo chiedergli se sapeva anche quello degli altri ma evitai, era troppo allusivo. - Sei il mio pupillo, no? - Lo disse naturale ma ridendo. A parte che il suo sorriso era solare e bellissimo -o per lo meno ai miei occhi appariva tale.-
Io rimasi a bocca aperta, non sapevo cosa dire, ero al settimo cielo ma non volevo fare la parte dell'idiota. E poi magari mi stava solo prendendo per il culo.
- Non sfottermi, solo perchè sei il mio idolo non significa che devi prendermi per il culo... - Non sapevo nemmeno che termini usare. Sì, era il mio idolo ma ora era molto, molto di più.
Continuò a ridere scuotendo il capo.
- Non ti prenderei mai per il culo così. Userei altre cose... - Qua ovviamente mi partì il doppio senso nella testa. Così mi bloccai e lo fissai con faccia da pesce -alla Mesut-. Arrossii. Ero maledettamente espressivo e spontaneo. Avevo la bocca piena di dolce che non andava né su né giù, per cui le guance piene e lo stupore alle stelle. Aveva davvero detto quello che avevo sentito?
Zizou capì che dovevo aver equivocato, così alzò le mano e si affrettò a specificare.
- Ma cosa hai capito?! Intendevo che ti prenderei in giro in altri modi! Non userei il fatto che sono il tuo idolo! - Tornai a respirare ed ingoiai, così sfacciato risposi:
- Pensavo intendessi qualcosa di sconcio! - Lui scosse il capo sempre ridacchiando, era bello vederlo così di buon umore. Ed era bello esserlo.
- L'avevo capito da come mi hai guardato! Sei ossessionato dal sesso o sbaglio? - Inarcai un sopracciglio scettico e sincero dissi:
- Chi non lo è? - Alzò le spalle.
- Io! - Aggrottai la fronte. A questo non ci potevo proprio credere e visto che ero un disastro a tenermi le cose per me, andai avanti come un treno.
- Andiamo! Tutti sono arrapati e pensano sempre al sesso! Ci sono solo quelli bravi a trattenersi e a frenare la lingua, ma non esiste che qualcuno non ci pensi! -
Lui continuava a ridacchiare o sorridere malizioso e a scuotere il capo, però non si scomponeva e non si scandalizzava.
- Immagino di non poterti convincere del contrario. - Disse calmo. Io negai.
- No assolutamente! Sicuramente quando qualcuno dice qualcosa a doppio senso, tu pensi anche a quello. Poi magari ti correggi subito, però ti viene da pensare a quello! O se qualcuno fa un gesto equivoco... che ne so... mangiarsi una banana! - Che esempio mi era venuto su. Lui si mise a ridere capendo a cosa mi riferivo e si coprì il viso con una mano dicendo divertito:
- Dio mio, non mangerò più una banana con lo stesso spirito di prima! - Ed io rimasi a guardarlo esterrefatto.
- Suvvia, chiunque mangiando una banana pensa ad un pompino, anche se sei etero. Se sei gay o bi ancora di più! - Ero molto convinto della mia teoria. Ovvero che in realtà tutti fossero maniaci. Lui però rideva e basta, non me la dava vinta.
- Ti assicuro che io quando mangio una banana penso solo se è matura o se è andata! -
- Ma anche qua c'è un lato sessuale dietro! - Così batté le mani piegandosi in due, sempre ridendo. Non ci poteva credere ed io ormai ero lanciato a dire stronzate di cui ero fortemente convinto.
- Spiegamela che non ci arrivo proprio! - Mi sedetti in punta, appoggiai i gomiti al tavolo e divertito nonché fortemente malizioso, spiegai preso dalla cosa.
- Beh, il cazzo può essere duro o floscio... come una banana che può essere matura o marcia. Per cui l'analogia ci sta! - Lui non poteva smettere di ridere, lo vidi asciugarsi una lacrima. Non ci potevo credere. Stavo facendo piangere dal ridere Zizou. Dicendo cose di cui ero convinto, che non volevano essere divertenti!
- Ma davvero hai solo quello in mente! - Esclamò alla fine. Io lo guardai senza imbarazzo.
- Sono sicuro che ce l'hai anche tu, solo che hai più controllo di me. La tua testa filtra quello che pensa da quello che può dire. Io no! - Scosse il capo continuando a ridere fino, poi, a spegnersi un po'.
- Ero come te alla tua età. Poi finalmente sono cresciuto ed ho capito che certe cose non vanno dette o fatte. Ma l'ho capito a mie spese e dopo molti rimpianti ed errori. - Sapevo a cosa si riferiva, ma era più importante concludere la mia tesi e lo feci con decisione.
- Però ci pensi! Pensi a tutte le cose come gli altri! Se capisci che non vanno dette non significa che non le pensi! - Alla fine dovette arrendersi.
- Suppongo che tu abbia ragione... magari sono così abituato alla decenza che non do nemmeno retta a questi pensieri innati, come dici tu. Li ignoro completamente. -
- Ma li hai! - Non avrei mai mollato la presa.
- Penso di sì! - Alzai le braccia vittorioso e lui tornò a ridere. Mi piaceva se rideva. Era meglio.
- Del resto è la natura, non ci possiamo fare niente, siamo nati per provare piacere. O meglio. Siamo nati per provare sensazioni fisiche ed emotive. Però ovviamente quelle che cerchiamo sono quelle positive e piacevoli. E quelle sono portate dal sesso. Per cui è matematico! L'uomo è nato per scopare! - La mia conclusione logica. Lui stava ancora ridendo.
- E per innamorarsi, spero. L'amore riguarda il piacere emotivo, no? - Me lo chiese per testare la mia sensibilità.
- Il piacere fisico è un bisogno primordiale, istintivo. Viene prima di ogni altra cosa perchè è la cosa più d'impatto, più immediata. L'amore, ovvero il piacere emotivo, è secondario perchè arriva con più calma, col tempo. Solo dopo un po' ne puoi godere, ma all'inizio no. Non ami al primo sguardo, ma puoi scopare al primo colpo! - Insomma, le mie teorie per nulla romantiche. Fece un sorrisino e piegò la testa ascoltandomi interessato, capendo.
- Suppongo che abbia molto senso. - Così gli rigirai la frittata.
- Per te? - Alzò le spalle appoggiandosi allo schienale, poi con aria confidenziale, rispose.
- Senza rifletterci ti direi che è più importante il piacere emotivo, perchè poi ti riempie di più per più tempo ed in modo più completo. Però hai ragione nel dire che in effetti prima arrivano le cose fisiche, sono più d'impatto. Ma poi finiscono subito, non restano, te ne dimentichi subito. - Una riflessione matura. - Per cui è vero, per prima cosa magari si pensa al piacere fisico, viene spontaneo, ma quello che cerchi sul serio, che conta davvero, è il piacere emotivo. - Era molto profondo e sentimentale, molto più di me.
Rimasi in silenzio per un po', poi vedendo che il ristorante cominciava a svuotarsi guardammo l'ora. Era molto tardi.
- Io dovrei tornare. Non ho un orario preciso, il jet mi aspetta, però per domani devo essere a Madrid... tu... - Chiesi sperando potesse tornare con me.
Lui scosse il capo con la sua solita aria indecifrabile.
- No io ho delle cose da fare qua, ho affittato una macchina. Ti accompagno all'aeroporto. - Disse alzandosi. Io deluso del fatto che non tornasse con me e maledicendo il tempo che non avevo, andai via con lui.
In macchina rimanemmo un po' in silenzio pensierosi, fu lui ad interrompere il silenzio.
- Alla tua età pensavo più al sesso anche io. Poi sposandomi ho capito che è l'amore che conta. - Una frase un po' fatta ma vera, immagino. Mi sentii pugnalare e col labbro inferiore all'infuori, guardai duro e cupo il cruscotto davanti a me mentre la città notturna passava intorno a me.
- Ami ancora tua moglie al punto che non la tradiresti mai? - Domanda più diretta non la potevo fare. Mi morsi la lingua e alzai lo sguardo sulla strada, ma non su di lui. - Non rispondere, non sono cazzi miei. - Rimase in silenzio ed io trattenni il fiato, poi piano rispose.
- Dopo tanti anni l'amore diventa una cosa strana. Non sai più definirlo come un tempo. All'inizio sei certo che sia amore, non hai dubbi. È forte e lo senti eterno. Dopo anni... diventa un'abitudine. In quel caso non sai, sei confuso, non ne sei certo. Per alcuni credo si affievolisca, per qualcuno addirittura muore. Succede, purtroppo. Per altri rimane intatto. Non so da cosa dipenda. - Era una risposta strana e generica, così finalmente lo guardai, il suo profilo accentuato, lo sguardo affilato fisso nella strada, la posa di guida sportiva come l'avevo io.
Volevo che la strada non finisse mai.
- Tu... fra quali sei? - Ero un maledetto impiccione che non sapeva tenere la bocca chiusa.
Ci pensò ed alla fine me lo disse. Guardandomi.
- Fra quelli confusi. - Questo diceva tutto e mi bastò, non servì altro specie grazie a quello sguardo.
Ci incatenammo, io capii e gli feci capire che avevo capito.
Poi tornò a guardare la strada ed io le mie mani sulle gambe.
Il silenzio fino a che non parcheggiò nell'aeroporto, una zona deserta, buia e tranquilla vicino all'ingresso speciale, per chi aveva jet privati.
Rimanemmo dentro, fari spenti, nessuna luce. Un po' da fuori arrivava qualcosa, ma non abbastanza per vederci bene e forse era meglio così.
Mi guardò e tirò fuori un sacchetto da dietro e me lo diede.
- Ti ho preso questo per il tuo compleanno. - Questo davvero mi tolse il respiro e mi sconnesse, mi potevo aspettare tutto, perfino che mi baciasse. Ma non che mi avesse fatto un regalo.
- Ma... ma non dovevi... - Sorrise e non disse nulla, guardai brevemente il suo sguardo sul mio, mi imbarazzai e mi concentrai sul regalo.
Era un profumo di marca, me lo spruzzai e lo annusai, lo riconobbi subito.
- E' il tuo! - Questo poteva avere molti significati ed io volevo vederli tutti.
Un profumo è qualcosa di personale ed intimo, se regali il tuo, poi, lo è ancora di più.
Può voler dire 'così mi pensi quando lo usi'.
Per me quello era il solo significato.
Ero emozionato e felice, al settimo cielo. Volevo fare molte cose, ma ero bloccato, non osavo più.
- E' il mio, sì... non sapendo i tuoi gusti ho voluto prendere qualcosa che per lo meno mi piacesse... sperando piacesse anche a te... - Poteva farmi qualcos'altro. I profumi non sai se piacciono. Possono essere un flop.
- Mi piace un sacco. Ogni volta che lo sento mi... - Stavo per dire 'eccito'. Mi fermai in tempo e distolsi lo sguardo mettendolo via. Tornai ad annusare il mio polso.
- Ti? - Ma lui lo voleva sapere.
Parlava piano.
Forse voleva capire se mi piaceva ancora. Non avendo mai fatto cenni di alcun tipo, poteva essere che mi fosse passata. Pensai a questo. E pensai che potevo farglielo sapere.
Raccolsi tutto il mio coraggio, alzai gli occhi e lo guardai. Eravamo in ombra, ma gli occhi brillavano e mi piacevano ancora di più.
- Mi eccito. - Giusto perchè per me riguarda tutto il sesso!
Non rimase deluso, credo volesse sapere questo.
- Speravo proprio ti piacesse. - Dai, poteva farmi qualcos'altro per essere sicuro che mi piacesse. Un profumo? Il suo? Quanto volevo chiedergli se gli piacevo, se aveva pensato a noi, se... ma aveva detto che era confuso ed era inutile chiederlo. Però voleva tenermi legato a sé, con quel profumo voleva farlo.
Così mi mandai al diavolo e gli dimostrai quanto ancora legato a lui ero e sarei rimasto.
Mi sporsi e gli sfiorai le labbra, non feci di nuovo altro, non lo baciai davvero. Se mai sarebbe successo, sarebbe dovuto essere incredibile.
Mi piaceva che nonostante il suo essere confuso, non mi rifiutava mai. Voleva provare, era curioso e penso gli piacesse.
- Grazie. - Dissi piano vicinissimo a lui, sempre con lo sguardo incatenato al suo.
- Di niente. - A quel punto non sapevo cos'altro dire, perchè volevo fare l'amore con lui ma non potevo.
Così pensai che fosse meglio andare in aereo e farmi una sega pensando a lui.
- Ci risentiamo... quando torni a Madrid scrivimi... - Annuì.
- Resistete, ancora metà stagione ed è finita. Tenete duro. - Mormorò lui. Annuii e ci lasciammo con la voglia di noi, chiara in entrambi, ma la sua confusione ancora troppo forte.
Sarebbe stato lui a farlo quando avrebbe voluto. Io dovevo aspettare paziente senza mollare la presa. Oh, non l'avrei mollata. Era la cosa più importante della mia vita.
Non l'avrei mai mollata.

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E' vero che...
Zizou dopo quel primo anno 'sotto' Mou, se ne è andato per divergenze con lui, in quell'anno, 2010-2011, Zizou consegna il premio come miglior giocatore francese dell'anno a Karim in una cerimonia/programma in patria. Per lui spende parole bellissime e fra i due c'è molta complicità.
Il riassunto che fa Karim sull'anno di calcio è vero, sono cose che sono accadute davvero.