CAPITOLO XII:
IL PUNTO DELLA VITTORIA



Gonzalo, immerso nell'acqua, sentito il profumo dei sali da bagno regalati da Karim si sentì sciogliere del tutto.
Fino a quel momento la tensione l'aveva tenuto in piedi ma ora, nel caldo avvolgente dell'acqua, in quel profumo che lo ricordava, nella speranza vana di poterli provare insieme come gli aveva lasciato supporre, si sentiva finito e sconfitto.
Ci aveva provato, ci aveva sperato ed ora era andata male.
Forse era stato proprio Marcelo a spingerlo a lasciarlo perdere. Non riusciva ad immaginare cosa fosse successo ma sapeva che era finita.
Aveva guardato il cellulare prima di immergersi nella vasca. Nessun messaggio.
Karim se ne era andato senza dirgli niente ed era alla sua festa. Non era normale che facesse così. Prima organizzava la sua festa -in un certo modo- e gli faceva capire cosa voleva fare e poi se ne andava!
Voleva avere la forza di arrabbiarsi con lui invece di abbattersi ed affondare.
Voleva anche potergli scrivere qualcosa, 'dove sei' 'vieni' 'vaffanculo' ma sapeva che non doveva farlo. Era meglio così.
Andò giù e restò sotto l'acqua, gli occhi chiusi stretti, poteva piangere.
Aveva fallito, era finita, Karim non si era innamorato. Del resto glielo aveva detto, non poteva recriminare.
Era stato stupido, uno stupido completo. Un grande maledetto stupido!
Doveva dimenticarlo, in qualche modo doveva.

Restò in apnea per un bel po', aveva ottimi polmoni e il mondo ovattato da lì sotto sembrava più sopportabile, oltretutto piangeva e preferiva farlo da lì.
Non percepì nulla dell'esterno, quindi quando si sentì afferrare per le spalle -artigliare- e tirare fuori, aprì la bocca sorpreso e finì per bere un sacco d'acqua e rischiare l'annegamento.
Riemerso si chinò in avanti e stringendo gli occhi cominciò a tossire convulso e sputare acqua mentre una mano lo batteva sfondandogli la schiena con tanti 'sciaff' poderosi.
Poi una voce cavernosa e seccata cominciò ad insultarlo in francese.
- Che diavolo credevi di fare, si può sapere? - Gonzalo smise di tossire immediatamente quando capì chi era e lo fissò sconvolto. Resistette cinque secondi, poi tornò a tossire.
Karim era lì seduto sul bordo della sua vasca e lo guardava come se fosse un ignobile essere vivente.
Quando riuscì a tornare nel mondo dei vivi, Gonzalo disse strozzato:
- Che cosa ci fai tu qua! - Karim allargò le braccia irascibile.
- Ma sarà più importante sapere perchè cercavi di annegarti! - Gonzalo si fermò e batté le palpebre. Che stava dicendo? Corrugò la fronte.
- Sei serio? - Karim strinse il pugno e fece per tirarglielo, Gonzalo indietreggiò nella vasca e alzò le mani per difendersi. L'altro abbassò la mano e sospirò cercando di calmarsi, la mise sul suo ginocchio piegato che usciva dall'acqua.
Gonzalo sussultò a quel contatto.
- Cosa stavi facendo, si può sapere? - Sembrava agitato, ora l'arrabbiatura stava lasciando il posto all'ansia. Stava travisando ancora?
- Sei preoccupato? - Chiese volendo accertarsene.
- Gonzalo! - Esclamò esasperato.
- Non mi stavo uccidendo, ero solo in apnea... - Esitò e abbassò lo sguardo, poi piano piano disse: - piangevo... - Karim notò gli occhi rossi ma pensò fosse per l'immersione. Era per le lacrime? Rimase zitto e fermo per un bel po', poi dopo averci pensato a dovere spostò la mano dal suo ginocchio al suo viso, la guancia era calda e umida. Profumava dei suoi sali. Si avvicinò chinandosi, pochi centimetri a separarli. Gonzalo lo fissava senza respirare ed osare pensare.
- Piangevi perchè? - Chiese piano. Lo sapeva.
- Per te. Te ne sei andato con José ed io... - Si morse il labbro forte maledicendosi, non aveva la forza di combattere con sé stesso ma non voleva dirgli tutto. Aveva giurato che non si sarebbe fatto coinvolgere o che per lo meno non glielo avrebbe mai detto... sospirò.
- Non ci sono andato. - Lo fermò Karim. Gonzalo sgranò gli occhi shockato, aveva capito male? Il cuore si fermò.
- No? - Speranza. Non poteva innescarsi ad ogni stupidaggine, eppure era così. Una parolina, uno sguardo, un soffio.
- No. Abbiamo parlato stasera, lui ha detto che io mi sto innamorando di te ed io ho detto che non era vero. Mi ha detto che con lui è iniziata così e che è tipico mio, non riesco ad andare solo a letto con qualcuno, che quando comincio a farlo tanto e solo con una persona, poi mi prendo e finisco per amarla... io volevo dimostrargli che non era così. Mi ha detto che mi aspettava nella solita camera. Sono uscito e ci sono andato. Sono restato sotto ad aspettare per un sacco. Indeciso se andarci o no. Lui era là e mi aspettava. La voglia c'era, con lui ci sarà sempre, è inevitabile. È il mio ex, ci siamo amati, c'è stato del sesso fantastico... c'è erotismo fra noi... - Gonzalo tornò a piangere, non voleva sentire queste cose, erano delle piaghe dentro di sé. Si era torturato a lungo convinto di poterlo sopportare, che il sesso gli bastasse. Però non era così ed ora stava male, stava malissimo. Karim però senza pietà proseguì sempre tenendogli la guancia, sempre vicino.
- Non sono andato. - Disse piano, pochissimi centimetri dalle sue labbra tremanti e strette. Gli occhi chiusi, non ce la faceva.
- Non l'ho fatto perchè volevo capire se avesse ragione. Me l'hanno detto anche Riky, Cris e Mesut... che se continuavo così con te mi innamoravo. Che ho dimostrato già dei riguardi che non erano da me. Che forse siamo predisposti e che aspettavamo solo di trovarci. La gente mi ha riempito di cose di questo tipo che all'ennesimo che me lo diceva ho voluto provare a dimostrare a me stesso che non era così. Ma la verità è che voglio vedere se hanno ragione e voglio vederlo in un altro modo. Senza andare con altri. Specie con lui. - Gonzalo cominciò a sentirsi più leggero. Il macigno stava venendo via e Karim con forza glielo stava togliendo.
Parlava piano e rilassato, sembrava sapere tutto senza bisogno di sentirgli dire nulla. Gonzalo aprì smarrito gli occhi.
Era vero, questa volta, o era ancora un'illusione?
Poteva crederci?
Aveva una paura mai vista.
Per contro Karim era rilassato e sereno, sembrava aver trovato tutte le sue risposte ed i suoi occhi straordinariamente neri incontrarono i suoi castani, si incatenarono e sorrise teneramente. Sorrise come non faceva quasi mai, non con quell'inclinazione. Gonzalo vide il cielo in quel momento, dopo una serata intera di nubi orribili.
- Ti va di vedere come va fra noi? Potrebbero avere tutti torto... però sai... penso che se non ho voglia di andare con altri perchè potrei ferirti... forse... forse hanno ragione... ci tengo a te... - Ed era dannatamente dolce mentre lo diceva, come parlasse con una persona preziosa.
Gonzalo tornò a commuoversi, il calore che provava dentro non aveva paragoni ed ancora non voleva illudersi ma ormai c'erano. Non poteva sbagliarsi. Gli stava dando veramente speranze e non erano false. Erano reali.
Karim si tolse le scarpe, lo lasciò un istante, si alzò e si tolse i pantaloni ed i boxer, dopo di ché si sfilò la maglia guardandolo senza mai staccargli gli occhi di dosso un istante. Infine entrò nella vasca, l'acqua strabordò ma non se ne curò. Si sistemò fra le sue gambe che aprì con sicurezza, in ginocchio, le proprie piegate sotto di sé le incastrò alle sue in modo da aderire quanto più possibile. L'acqua li abbracciava materna e calda. Gli prese il viso fra le mani, l'accarezzò osservandolo come per non dimenticarsi di nulla, era sereno, era rischiarato. Non era mai stato così. Solitamente era cupo, pensava sempre a qualcosa che cercava di capire ma ora sembrava aver capito tutto. Non aveva guerre dentro di sé.
Scivolò sulla pelle liscia, il collo, le spalle, le braccia forti e poi trovò le mani, allacciò le dita alle sue e strinse. Dopo di che sempre guardandolo in quel modo intenso, si unì a lui.
Le sue labbra lo incontrarono aperte, lo baciarono e cercarono la sua lingua, lo trovarono e non si lasciarono più.
Gonzalo piangeva, era felice. Si dava della femminuccia ma non ne poteva fare a meno e Karim poteva amare quella purezza di fondo che José non aveva mai avuto.
Prendersi cura di qualcuno che ne aveva bisogno, che necessitava di lui e solo di lui, stare attento a non ferirlo, farlo stare bene e ritrovarsi bagnato della sua semplicità, riuscire a capirlo bene senza fraintenderlo, senza dover lottare per averlo, senza fargli domande per comprenderlo.
Era tutto così chiaro.
Gonzalo era la sua parte corrispondente, lo sentì mentre il bacio proseguiva e stringevano le mani.
Era stato male ed indeciso tutta la sera, lo stomaco chiuso, la consapevolezza che qualcosa non andava. Per questo non era salito da José.
Sapeva che non era giusto. Che non andava bene.
Ora che lo stava baciando si sentiva a posto, nel giusto, come se avesse vinto.
Lasciò le sue mani per scendere sui fianchi, sotto l'acqua, e Gonzalo fece timidamente altrettanto.
I pettorali e poi la schiena, lo strinse a sé e gemette sulla sua bocca quando la sua mano lo toccò fra le gambe. Lo prese e si mosse fino a farlo godere, dovette smettere di baciarlo e Gonzalo proseguì il movimento della mano mentre la lingua l'assaggiava sul collo bagnato. Succhiò possessivo e lo tirò verso di sé mentre scivolava all'indietro. Si avvolse le sue gambe attorno alla vita, una volta che fu allacciato se lo sistemò all'altezza dell'inguine. Forse era veloce, forse non era molto dolce, forse non se lo stava godendo ma c'era solo una cosa a cui aveva pensato ossessivamente per tutta la sera ed in un modo inaudito. Sulle labbra, di nuovo, glielo disse dandogli il colpo di grazia.
- Sai a cosa ho pensato tutto il tempo? - Gonzalo aprì spaesato gli occhi pieno d'eccitazione e brividi. - Che Marcelo doveva piantarla di starti attaccato! Volevo ucciderlo! Mi sono allontanato per non farlo... non avrei parlato con José ma non avrei nemmeno capito che vorrei provare a vedere se poi sono davvero preso con te. Perchè voglio scopare solo con te. Con nessun altro. - Detto da lui era una dichiarazione perchè tendeva a basare tutto o quasi sul sesso, quindi se diceva che voleva farlo solo con lui era una conquista bellissima.
Quando lo vide splendere emozionato, Karim scivolò in lui con maggiore facilità vista l'acqua.
L'accolse con poca resistenza, Karim si sconnesse al piacere immediato che provò e si fermò in lui stringendogli le cosce che teneva. Gonzalo era rialzato, stringeva forte le gambe intorno a Karim e con le mani si teneva ai bordi. Le nocche bianche.
Gli occhi chiusi, entrambi abbandonati, e si mosse in lui, cominciò ad ondularsi insieme all'acqua che li accompagnava dapprima lentamente e poi sempre più in fretta fino a schizzare e a non riuscire più a stargli dietro.
I colpi si fecero più possenti e quando le unghie affondarono sulle sue cosce Gonzalo godette ulteriormente.
L'orgasmo fu rivelatore di un dubbio che non si sarebbe più ricreato.
Era giusto tutto quello?
Lo era.
Il piacere assoluto li rilassò di colpo e tutto, semplicemente, fu perfetto.
Il fiatone, il calore, il tremore e poi scivolare fuori da lui ma accoccolarsi sopra, cercare le sue labbra e su di esse mormorare un tenerissimo e sincero 'scusa' che commosse ancora l'altro.
E farsi stringere da lui con dolcezza, abbandonarsi a quell'abbraccio e bearsi di quell'istante che magari poteva essere infinito.
Stava finalmente bene.
Le lotte erano finite. I dubbi anche.
Era al suo posto.
Era veramente al suo posto.
Forse il sentimento vero sarebbe scoppiato fra qualche mese ed ora era un coinvolgimento molto sentito, ma era l'aver cominciato la strada giusta che li rassicurava e li rasserenava.
Sarebbe andato bene, in qualche modo, prima o poi.
Dovevano solo aspettare e continuare su quella strada.
Ne erano ormai sicuri.

Voltare pagina per chiudere e ricominciare.
C'era una regola per farlo nel modo giusto?
Troppo veloce, troppo tardi... chi poteva dire se c'era un sistema migliore di un altro?
Usare qualcuno, usare nessuno.
Farlo con metodi poco convenzionali o arrendersi al dolore e basta.
Non c'era un sistema migliore di un altro, l'importante era farlo in qualche modo e aspettare, avere il coraggio di aprirsi al nuovo capitolo nell'attesa di entrare nel pieno della nuova trama.
Non partiva subito, era impossibile, ma se ci si predisponeva nel modo giusto, pronti a tutto, disposti a bruciarsi ancora, ci si poteva arrivare alla fine.
Presto o tardi succedeva. Non era giusto cacciare qualcuno pensando che fosse presto o sbagliato.
Bisognava cogliere ogni sfumatura e attendere il momento propizio per capire le cose.
C'era chi le capiva subito, era un dono.
Un solo sguardo ed era fatta, avevano già chiaro tutto.
E c'era chi era più lento, chi ci impiegava di più. Però ce la faceva lo stesso.
Prima o poi lo capiva.
Aveva i suoi tempi ed i suoi modi, ci pensava e ripensava, rifletteva, andava avanti, si distraeva e poi ci ritornava su. Poi trovava le sue risposte.

Karim le trovò.

José elaborò la sua delusione, l'ultima, l'ennesima in amore, giurando a sé stesso che non ci avrebbe mai più sperato e non solo, promettendo solennemente a sé stesso che non si sarebbe nemmeno più aperto a nessuno, non avrebbe mai più dato la possibilità ad anima viva di ridurlo così.
Ad aspettare tutta la notte qualcuno che non sarebbe mai arrivato.
Con Karim era finita e lui, a pezzi, scrisse al proprio agente.
'Fa in modo di farmi tornare in Premier, qualunque squadra tu voglia non me ne frega. Io voglio andarmene.'
José era finito, aveva perso.


Erano a fare una foto di gruppo con tutta la squadra, quando lo capì.
Erano tutti schierati seduti su due file, un paio avanti ed un paio dietro. Fra quelli davanti c'erano Pepe, Marcelo e Gonzalo mentre dietro, fra Pepe e Marcelo, c'era Karim.
Marcelo scherzava con Gonzalo mentre gli parlava allegramente. Gli teneva la mano sulla coscia e parlava a macchinetta. Gonzalo gliela tolse.
Marcelo la rimise.
Gonzalo disse di finirla. Marcelo chiese perchè, Gonzalo disse che c'era Karim dietro, Marcelo rise e gli morse la spalla fingendo una confidenza eccessiva, Gonzalo ricordandosi che la famosa sera del suo compleanno aveva fatto così e poi era successo il cataclisma, lo allontanò dandogli una sberla sulla schiena che però attirò l'attenzione di Karim. Quando vide Marcelo che tormentava Gonzalo come a volte faceva, non riuscì a trattenere quell'indomabile impulso e colpì l'incosciente brasiliano con un pugno sul fianco, lo sguardo cupo.
Gonzalo scosse il capo felice dentro di sé di quelle attenzioni, Marcelo rise come un disgraziato e Karim lo insultò.
Poi insultò sé stesso.
Si era innamorato.
Quella era gelosia bella e buona, non poteva negarlo che non era normale essere possessivi a quei livelli.
È che Gonzalo era suo e basta!
Era finalmente una persona semplice ed onesta che non troieggiava con nessuno, non lo faceva mai arrabbiare a parte quando era sotto pressione ed esplodeva. Certe volte lo tormentava di proposito per divertirsi. Era poi chiaro, lo capiva subito, non era enigmatico, non faceva giochetti, non era stronzo, era amico di tutti ma non spiattellava tutti i fatti suoi al mondo.
Era una persona a lui congeniale ma soprattutto era splendido vivere con lui.
Non poteva farne a meno, non ne poteva proprio.
Ormai stava troppo bene con lui, era la persona ideale che aveva sempre inconsciamente sognato d'avere accanto, non gli creava problemi ma lo faceva ridere e stare bene, lo capiva, riusciva a parlare con lui di tutto, non c'erano tensioni. C'era passione e c'era del pepe, ogni tanto litigavano e poi facevano pace.
Era proprio l'unico con cui poteva vivere a lungo, non aveva dubbi.

http://www.youtube.com/watch?v=ZuJIXgN7egY&feature=plcp

EPILOGO:
FISCHIO TRIPLICE FINALE



Ne riparlarono del 'Mi casa es tu casa'.
Gonzalo aveva ancora casa sua ma viveva da Karim.
- Sei sicuro che sia una buona idea? Se qualcuno lo scopre potrebbe essere complicato... - Karim alzò le spalle menefreghista.
- Chi se ne fotte? Che dicano quello che vogliono... -
- Ma è un passo importante. Finchè era un periodo ma... insomma... davvero è definitivo? Viviamo insieme? - Karim sospirò, aveva sempre tante domande quel ragazzo. Si stiracchiò pigro sul divano su cui erano comodamente sistemati l'uno accanto all'altro a guardare la televisione.
- Se hai paura non ti obbligo! - Liquidava così. Attaccando. Gonzalo sospirò.
- Non ho paura però sono realista... se non ti importa che possano capirlo io sono a posto! - Disse poi. Karim restò un po' zitto ma non guardava più la televisione.
Dopo che il film fu finito, quindi almeno un'ora e mezza, Karim tornò a parlarne come se non avessero finito.
- Ti ricordi la frase di cui mi hai chiesto quella volta ad ottobre? Quando abbiamo litigato la prima volta? - Logicamente non c'entrava niente.
- Casa mia è casa tua? - Disse senza capire. Gli aveva chiesto perchè dirglielo e convincerlo a restare in squadra se poi l'accusava di non meritare il posto da titolare. Erano stati un sacco di equivoci ma poi non ne avevano più parlato.
- Mi hai chiesto perchè te l'avessi scritto e non ti ho mai risposto. - Gonzalo ancora non capiva cosa c'entrasse di punto in bianco ma non sindacò, ormai lo conosceva. Tirava fuori argomenti vecchissimi anche senza connessioni.
- E cosa significava? - Karim rispose ancora senza guardarlo mentre l'altro invece lo faceva.
- Perchè il mio posto è il tuo. Giochiamo nello stesso ruolo, è come se fossimo una cosa sola. Nessuno è così legato nella squadra... non so se mi spiego... - in effetti non molto ma Gonzalo provò a far chiarezza.
- Vuoi dire che abbiamo una connessione speciale perchè uno non può giocare insieme all'altro se non dandogli il proprio posto? - Era chiaro!
- Sì! -
- E cosa c'entra con casa mia e casa tua? -
Karim era contorto, ormai lo sapeva.
Il francese lo guardò seccato che non lo capisse e rispose ovvio.
- A me piace condividere il mio posto con te. Solo con te. So che tecnicamente non è giusto non poter giocare insieme, però quando ci siamo o io o te in quel posto è... non lo so, ci stringe di più.... è più intimo! - Gonzalo si stupiva di quelle parole. Ora erano un conto ma erano riferite ad un periodo particolare.
Non stavano insieme ed erano amici normali quando gliele aveva scritte.
- Volevo dirti di continuare a condividere tutto che era bello così, mi piaceva. Non volevo tenermi quel posto tutto per me e basta... - Dall'espressione ebete di Gonzalo che aveva capito quanto sentimentale fosse stato, Karim arrossì per una proverbiale volta e si vergognò.
- Karim, stai dicendo che c'era qualcosa già da quella volta solo che non te ne eri reso coscientemente conto? - Karim se ne accorse solo ora. Rimase di stucco.
- Ah sì? -
Gonzalo si tirò su e Karim fece la stessa cosa.
- Sì! Ma scusa, quando dici le cose non te ne accorgi? - a volte lo stupiva ancora anche se lo conosceva bene.
- No! - Era spontaneo e Gonzalo rise. Karim si perse nella sua risata e si rischiarò, era una bella risata. Semplice e aperta. Pulita. Niente provocazione. Niente sadismo.
Gonzalo era tutto l'opposto di José per quello poteva innamorarsene giorno dopo giorno.
José l'aveva amato in modo bruciante e sconvolgente ma l'aveva consumato, Gonzalo poteva durare e rafforzarsi senza ferirsi. Lo sentiva.
- Per questo voglio che tu stia qua da me. Casa mia è casa tua! - Gonzalo si fermò dal ridere e lo guardò sorpreso e senza parole.
Sbiancò, aprì la bocca e restò ebete a fissarlo.
- Dai, non dici niente? - Lo provocò Karim imbarazzato per quella reazione.
Gonzalo non ci riusciva e Karim rise cingendogli le spalle e appoggiando la fronte sulla sua.
- Non pensavi che fosse così? - Gonzalo scosse il capo.
Non glielo aveva ancora detto.
- Non stupirti, ormai sono innamorato... alla fine avevano ragione quelli! - Ecco come lo diceva, romanticismo zero!
Quello era Karim, prendere o lasciare.
Gonzalo, in compenso, poteva essere sentimentale anche per lui.
Commosso lo baciò di slancio e nascose il viso contro il suo collo restando lì fermo per un po', dopo, quando le sue braccia lo circondarono ed il coraggio gli tornò, mormorò.
- Sono innamorato anche io. Penso di amarti. - Karim non credeva di potersi emozionare tanto ma nel sentirsi in quel modo, caldo dentro, si sentì rinato. Del tutto, finalmente.
Era quella la sensazione che si provava nel vincere una partita importante e lunga.
Era esattamente quella.
La strada, alla fine, era stata giusta davvero. Giustissima.
Non se ne sarebbero mai pentiti

FINE