CAPITOLO III:
RIGORI SBAGLIATI

Gonzalo stava sempre peggio ogni giorno che passava.
Il mister lo usava tanto e sempre di più e l'idea che fosse per quella sparata di quella sera lo inquietava. Al tempo stesso, però, non voleva andare a chiarire. Se avesse cambiato di nuovo idea e l'avesse rimesso in panchina sarebbe stato peggio, non era ipocrita.
Nel non saper come fare, rimase fermo senza fare nulla. Semplicemente in balia degli eventi, convinto che prima o poi qualcosa sarebbe dovuto cambiare.

Di cose ne successero nell'arco di settimane.
Cris riuscì a far cambiare parzialmente idea a José e a riutilizzare Riky in partita con un sistema davvero subdolo ma efficace. Nel vederlo in campo di nuovo Karim si era rilassato e con lui tutti gli altri che erano in guerra con l'allenatore.
Ma quello non fu l'unica cosa che accadde.
A parte che José Callejon e Fabio Coentrao si misero insieme, Karim ed il mister si lasciarono definitivamente.
La sera del blackout allo stadio, dove poi la partita era stata rimandata al giorno dopo e loro erano dunque rimasti in albergo una notte in più, si verificarono una serie di ulteriori equivoci che coinvolsero Riky, Cris, Karim e José. Tutto ciò fece scoprire le carte di questi ultimi due, ma anche le carte in generale di tutto quell'intreccio contorto che aveva visto protagonista Riky in un modo alquanto strano.
Josè pensava che Karim preferisse Riky a lui, Karim che invece José preferisse Cris tanto da ferire Riky.
Il muro ormai era troppo alto e pur capendo come stavano realmente le cose, sul momento non si parlarono.
Karim passò metà notte a parlare con Mesut e Sami mentre l'altra metà... bè, a mettere in chiaro una volta per tutte la situazione.
Karim, esasperato da sé stesso e dai propri sfoghi con i suoi amici che non ne potevano più, ridottosi a piangere fra le braccia di Riky, prima, negli spogliatoi, decise di dover mettere fine a tutto ed andò da José.

Quando il portoghese aprì non poteva certo immaginare di trovarsi lui.
Già che qualcuno bussasse alla sua porta a quell'ora tarda era strano, era segno che qualcuno era ancora sveglio. Si sarebbe vendicato.
Poi però si paralizzò come poche altre volte gli era capitato in vita sua.
Karim era lì ed era davvero tremendamente cupo.
Cupo come mai in vita sua era stato... forse nemmeno nei litigi precedenti.
Stringeva già le mani a pugno lungo i fianchi.
José in pigiama si stupì nel vederlo ancora in tuta. Non aveva nemmeno provato a dormire.
- Hai tormentato i poveri Mesut e Sami? - Disse astioso. Karim ignorò completamente la domanda e avanzando lo spinse di lato ed entrò sbattendo la porta. José lo fulminò con lo sguardo.
Non sapeva come doveva sentirsi, però sicuramente non stava bene. Non gli piaceva l'idea di affrontarlo, in qualche modo si stava sentendo male e non era affatto bello. Detestava sentirsi così per un essere umano.
Perchè quel ragazzo aveva tanto potere su di lui?
Lo fissò torvo, il suo solito sguardo solo più arrabbiato.
Incrociò le braccia al petto in segno di sfida e per nulla intimorito da quell'aria furiosa, disse:
- Allora? Che hai? Dopo settimane si può sapere? - Lo sapeva benissimo ma forse dirselo di nuovo, a quel punto, e renderlo definitivo, era d'obbligo.
Era ora?
Era inevitabile?
Dentro di sé continuava lo stesso a credere testardamente che non si sarebbero mai lasciati veramente. Ora avrebbero litigato e poi fatto sesso per tornare insieme. Succedeva sempre così.
- Puoi avere le tue fottute convinzioni del cazzo! Io ho le mie! Non importa chi ha ragione e chi no! Non importa se è tutto un enorme equivoco e non ha ragione nessuno dei due! Non me ne frega! Sai cosa importa? - José sperò ardentemente, in quel momento, che potesse dirgli che si amavano. Era così, no? Lui lo amava. Non sapeva se glielo aveva mai detto ma era così, la loro relazione non era facile ma era così...
- Sentiamo! - Sarebbe forse bastato si esponesse per primo e dicesse 'che siamo qua dopo tutto'. Ma non lo fece e Karim capì che non poteva andare avanti. Non poteva proprio.
Era ora di finirla. Si arrivava ad un punto in cui lo si capiva. Era semplicemente così e basta.
- Conta che non ci siamo fidati l'uno dell'altro, che abbiamo messo altre cose davanti a noi, a ciò che dovremmo essere, quello che l'altro dovrebbe provare. Non siamo capaci di fidarci. Di perdonarci. Di venirci incontro. Di mettere le cose futili da parte. Ci sono mille altre cose più importanti di noi due... Cris... Riky... la squadra... la gelosia... i principi... c'è un sacco... ma noi non veniamo più per primi. Non c'è la fiducia. Ed io non andrò avanti a combattere ogni volta con te. Non è avere una relazione. È solo distruggersi. Io so quando è ora di fermarsi. Non ce la faccio più con te, José. Io getto la spugna. - Avrebbe solo dovuto dire che lo amava, che aveva sbagliato, che era stata gelosia verso Riky ma non per Cris, per lui.
Che sì all'inizio c'era una motivazione tecnica per emarginare il brasiliano, ma che poi gli era sfuggita di mano nel vedere lo schieramento di Karim che gli aveva dato alla testa. Tutto gli era sfuggito di mano, si era ingrandito, era peggiorato.
Per Karim. Solo per Karim.
Ed ora... ora proprio per lui stava finendo tutto.
Era così? Non si potevano trovare più?
Non c'era fiducia? C'erano un sacco di altre cose prima? Sempre guerra?
Doveva solo arrendersi in quel modo e basta?
Senza più la minima forza per ribattere, insultare, gridare o anche solo abbassarsi, piangere, scusarsi e venirgli incontro, rimase impietrito, in silenzio, a guardarlo.
Karim ci sperò fino all'ultimo che dicesse e facesse qualcosa per recuperare.
Quando vide che non faceva nulla scosse il capo amaro e pieno di dolore, un dolore interiore potente e senza fine.
Si sentì bruciare e aspro disse a denti stretti.
- E' finita. -
Poi, nel silenzio più totale, senza nemmeno avvicinarsi per baciarlo, toccarlo, guardarlo... senza fare niente di ciò che faceva normalmente quando litigavano... se ne andò.
Il mondo per lui poteva finire in quel momento. Non gli importava più di niente. Niente.

José, rimasto solo, guardò la porta per quasi un'ora senza muoversi, impietrito, convinto di vederlo rientrare e fare fuoco e fiamme. Poi, dandosi dell'idiota per essersi esposto tanto con lui e aver ceduto su quella relazione che non voleva vivere dall'inizio proprio per non trovarsi in quelle condizioni -perchè lui lo sapeva che prima o poi finiva tutto-, si accasciò sul letto e prendendosi il viso fra le mani imprecò mordendosi il labbro a sangue.
Ma poteva far tanto male?
Nessuno seppe delle sue lacrime.
Nessuno avrebbe mai e poi mai dovuto vederle.


In realtà non era stato un colpo di testa. Ci aveva pensato a lungo, non aveva fatto altro in quei giorni, in quelle notti. Aveva avuto un momento di effettivo cedimento solo con Riky, quando gli aveva dovuto spiegare tutto, poi aveva deciso di rialzarsi e risolvere tutto a modo suo, di petto, guardando in faccia la realtà. 
Era ora, dopotutto... quanto tempo andava avanti quella storia? 
La goccia era solo di qualche settimana ma il problema era da sempre. Troppe cose prima del loro rapporto, della fiducia che ci sarebbe dovuta essere. Lentamente quella relazione era diventata un peso logorante, li aveva schiacciati entrambi. Era massacrante sotto ogni punto di vista ma non ci poteva fare nulla, era così. Non era colpa di nessuno, forse erano solo incompatibili. Ci avevano provato e l'avevano fatto davvero, con unghie e con denti, ma erano arrivati al punto di non farcela più.
Qualche mese. Solo qualche mese insieme, poi era tutto finito.
Come poteva sentirsi più leggero e più distrutto nello stesso tempo?
Non ne aveva proprio idea. 
Eppure era così.
Aveva bisogno di qualcuno... Sami e Mesut li aveva tormentati troppo, non poteva massacrare anche loro coi suoi problemi. Però era solo, in corridoio, senza una camera ed un letto... e con la voglia di sotterrarsi e basta. Nemmeno gridare e spaccare qualcosa. Solo mettersi giù e piangere. Ma non poteva farlo da solo, aveva paura che se avesse iniziato non avrebbe più smesso, serviva qualcuno che gli facesse da 'tappo'. 
Però anche Riky aveva i suoi problemi, ora sicuramente era in fase rilassante con Cris... da chi andare? Cosa fare?

Pensando d'avere solo due opzioni si fermò in mezzo al corridoio. O tornava da José a mendicare un posto letto, o andava a rompere a Mesut e Sami che sicuramente stavano facendo sesso. Idem con Cris e Riky. 
Essendo le camere a coppie per lo più, cercò di fare mente locale... qualcuno magari era così sfigato da rimanere solo? Selezionò tutti i suoi compagni, sapeva come si mettevano in camera e quando raggiunse Gonzalo si rese conto che prima di mettersi con José era stato lui il suo compagno di camera. Ora teoricamente stava solo, poteva essere possibile?
Si chiese se fosse un ragionamento sensato ma a quell'ora tarda dopo aver passato le pene dell'inferno per lasciare José, alzò le spalle e decise che solo o no, l'avrebbe subito lui!
Tanto voleva solo un letto per dormire, non voleva parlare o sfogarsi. 
"E poi me lo deve!" Non sapeva per quale arcano motivo pensava glielo dovesse, ma si disse così bussando deciso alla porta.
Era il suo ex compagno di camera, era teoricamente solo, gli aveva preso il posto in squadra infilandosi nel suo altrettanto ex uomo... smise di bussare improvvisamente a quel pensiero.
"Ma com'è che non è con lui per assicurarsi il posto di domani?"
Su quella domanda si aprì la porta, l'uscio rivelò un'aria da fantasma. Gonzalo stava dormendo.
Stava.
E a giudicare dal silenzio che veniva da dentro doveva anche essere veramente solo. 
"Che tristezza!"
Pensò in pieno Sergio Style!
"Del resto sono tutti accoppiati!" Si rispose da solo rendendosi conto di essere impazzito a pensare a quelle cazzate!
- Karim? - Chiamò incerto che fosse lui. Magari stava sognando.
- Sì, io! Ho bisogno di un letto, sono rimasto solo come un coglione e siccome tu fino a qualche mese fa eri il mio compagno di camera, me lo devi! - Che modi di chiedere ospitalità!
Gonzalo sbatté gli occhi convinto di essersi perso qualcosa e ancora insonnolito, con aria corrugata, mise le mani ai fianchi e gli sbarrò la strada.
- Perchè te lo devo? Non stai col mister? - Infelice scelta di parole... Karim divenne un omicida col raptus violento e spingendolo con vigore per il torace, entrò e chiuse la porta sbattendola.
- Fottiti! Lo sai che non ci sto più o non ci andresti a letto! Ci va con te perchè non sta più con me da un po' e stasera è stata la lasciata definitiva! Sai meglio di me come stanno le cose! - Gonzalo per poco non cadde, riuscì a restare in piedi per miracolo e senza ragionare, disse istintivo:
- Ma cosa dici, mica me lo scopo! - 
Karim lo spinse ancora e questa volta incontrò il letto su cui piombò di botto!
Gonzalo ci rimase male, non si aspettava un attacco simile. Non aveva paura, sapeva non poteva picchiarlo, ma non aveva idea di come affrontarlo; era davvero fuori di sé ed ora come gli spiegava cosa era successo?

Era un risveglio traumatico.
Rimase a guardarlo seduto sul letto, appoggiato coi gomiti dietro, la luce della lampadina sul comodino li illuminava poco, quello che bastava per dare a Karim un'ombra furiosa.
- Non prendermi per un coglione! Me l'hai detto tu e se non fosse stato vero che cazzo me l'hai detto a fare? Sai che stavamo insieme! E poi ti ha messo in campo veramente... - Fu Gonzalo ad arrabbiarsi in quel momento. Gli stava dando della puttana ed anche se era una conseguenza logica di quello che gli aveva detto lui l'altra volta, il fatto che credesse che potesse giocare solo in cambio di prestazioni sessuali e basta, era insostenibile. Poteva sopportare il resto ma quell'insinuazione no.
Si alzò di scatto, lo afferrò per la maglia e girandosi lo spinse giù sul letto dove era lui fino ad un secondo prima.
Gli montò sopra a cavalcioni e lo guardò spingendolo e digrignando i denti. L'espressione infuriata che non aveva mai avuto. Karim per un momento si sorprese della sua reazione e di quella presa di posizione.
- Dillo di nuovo che mi fa giocare perchè lo scopo! - Ecco, usava di nuovo le parole sbagliate, non era quello che voleva dire, dannazione! Non in quel senso!
Karim però capiva naturalmente quello che sembrava e non potendo ribaltare le posizioni perchè Gonzalo era messo proprio sul bacino e non gli permetteva di fare leva in alcun modo, lo afferrò a sua volta per la maglia e lo strattonò violentemente. L'ira nello sguardo di fuoco.
- Lo vedi che te lo scopi!? Sei una puttana e non meriti quel posto! - Non lo pensava veramente nemmeno lui, aveva sempre pensato che Gonzalo fosse molto bravo e meritasse il posto da titolare quanto lui, ma a quel punto... a quel punto non si poteva tornare indietro. Non si poteva nemmeno evitare di proseguire dritti per quel burrone scosceso.
Ed insieme ci caddero inevitabilmente.
Karim spingeva e Gonzalo premeva da sopra impedendogli con tutte le sue considerevoli forze di ribaltarlo. Se Karim era infuriato, Gonzalo non era da meno ma non intendeva picchiarlo.
Era una ferita profonda quella aperta in quell'istante dalle sue parole. Sapere che pensava non fosse degno del posto da titolare lo feriva come non avrebbe pensato. Normalmente non gli interessavano quelle cose, normalmente le reputava cazzate visto che conosceva il proprio valore. Normalmente, però, Karim non gli parlava in quel modo.
L'aveva sempre sostenuto, gli aveva sempre detto che avrebbero dovuto giocare insieme, gli aveva anche detto che casa loro era la stessa. Come per dire che si meritavano lo stesso ruolo allo stesso modo.
- Hai detto un sacco di cazzate allora! - Gonzalo premeva su quello.
Karim non capiva più di cosa parlasse e per un istante si perse.
- Che cazzo dici? Sei tu che hai detto ti scopi José, porca puttana! - E si imbestialì di nuovo accendendosi come una furia. - Che sai fare anche tu questi giochi! E che io giocavo perchè lo scopavo! Sei tu che l'hai detto, cazzo! Non venirmi a dire ora che io ho delle colpe in tutto questo! Hai fatto tutto tu, io mi sono adeguato e ci ho rimesso! Ci ho rimesso in tutto, tutto, cazzo! E vengo ripagato perdendo anche gli amici! -
Gonzalo fremeva, voleva spiegargli tutto eppure aveva paura di come poteva prenderla e soprattutto che non capisse. Come dirgli che era un equivoco?
Come fare per rimediare?
Il caos lo prese e come quel giorno non ragionò più. Non ne fu proprio capace.
- Ti manda in bestia che sono diventato come te? - Non era quello che voleva dire! Perchè quando si sentiva con le spalle al muro attaccava? Non importava come, lui attaccava!
Era il suo istinto di attaccante, era una punta pura, faceva quello.
Entrava ed infilava la palla in rete appena l'aveva fra i piedi. Era quello il suo modo di fare, la sua natura, la sua via spontanea.
Ma anche Karim era così e lo faceva con anche più rabbia del solito.
- Mi stai dando della puttana? Sei diventato una troia perchè pensi che lo sono anche io? Allora cos'è, colpa mia? - Karim ribolliva mentre cercava di liberarsi ma lui lo teneva molto forte steso sotto e non lo sopportava. Stare sotto quando era così infuriato era impensabile.
- E a te cosa brucia, che io lo sappia fare come te? È questo? Pensi di essere capace solo tu di scopare bene con un uomo? Di farglielo venire duro? Ti brucia che anche io sia bravo? - Non ragionava, era la sua caratteristica di quando si infuriava.
Karim non lo riconosceva e si perse un istante, uno di troppo.
- Ma che cazzo dici? - Glielo poteva dimostrare.
Glielo avrebbe dimostrato.
Gonzalo veloce come una saetta gli prese il viso con una mano tenendolo fermo sul collo e sul mento, premette e gli tolse il fiato obbligandolo in quel modo, stringendo le dita sulle guance, ad aprire la bocca. Quella bocca dannatamente bella, così carnosa ma non nel modo dei ragazzi mulatti o di colore. Era solo il labbro inferiore pieno, come fosse stato riempito. Mentre quello sopra era quasi a cuore in un certo senso. Che labbra erano?
Quando faceva il broncio c'era voglia di divorarlo.
Le strinse e si aprirono diventando ancora più evidenti.
Gonzalo non ci vide più. Veloce premette le proprie sulle sue e le trovò molto più morbide di quello che avrebbe pensato. Erano anche umide. Pose resistenza ma erano aperte, aveva lui il comando, gli bastò stringere l'indice ed il pollice agli angoli e si aprirono così infilò la lingua.
Nell'esatto istante in cui lo fece e trovò la sua che però non si arrese, Karim lo spinse con una mano sul petto e l'altra gli afferrò anche lui il collo, affondò le unghie e dopo il primo momento di shock si oppose con violenza facendogli davvero male. Quando Gonzalo cedette, Karim lo spinse via a forza di braccia e lo ribaltò di fianco, sempre sul letto.
Scattò in piedi e lo fissò come una tigre furiosa pronta a sbranare.
Gonzalo sotto shock si rese conto di cosa aveva fatto e pensò che sarebbe morto.
Karim, quel Karim lì, poteva anche uccidere. Ma l'angoscia fu per il pensiero successivo, un pensiero totalmente irrazionale eppure onesto.
Ora l'ho perso davvero!”
- Se vuoi fare la troia vai da lui che non me ne fotte più un cazzo! Lui è contento di quelli che prendono l'iniziativa! Ecco perchè ora ti considera! Se lo rifai con me giuro che non potrai più parlare a vita perchè ti strappo la lingua dalla bocca! - Lo disse ringhiando fra i denti e Gonzalo rabbrividì credendolo davvero capace.
Si sentì talmente stupido da non saper nemmeno spiegarsi il proprio stesso gesto insensato.
Perchè provocarlo e baciarlo?
L'aveva ferito e deluso, certo, ma perchè attaccarlo?
Ok che istintivamente reagiva così nei momenti decisivi ma... arrivare a quello... perchè Karim e solo Karim lo portava così all'estremo e fuori di testa?
Ricordava che anche quando aveva baciato José era stato in seguito ad un pensiero su Karim
perchè lui giocava in quanto amante del mister... era questo che l'aveva fatto scattare.
Poi in palestra la stessa cosa.
Ed ora...
Cosa gli stava succedendo?
- Solo una cosa! - Disse prima di rendersi conto che la voce che stava uscendo dalla bocca era la propria. Karim non intendeva andarsene dalla camera, non avrebbe saputo dove andare.
Lo guardò dopo essersi seduto sull'altro letto singolo.
Poteva stare lì senza parlargli e considerarlo, sarebbero sopravvissuti; lo guardò astioso, buio, feroce.
Gonzalo si tirò su a sedere e strinse il lenzuolo disfatto sotto di sé.
- Se preferivi che me ne andassi perchè cazzo mi hai scritto che casa mia era anche tua? Mi hai fatto credere di contare qualcosa per te, che potevi condividere tutto, che il posto in squadra era tanto tuo quanto mio... che c'era un'amicizia, un rapporto, un sentimento... che mi volevi qua... e... e perchè invece speri che me ne vada e pensi che non mi meriti il posto e che non sia degno? - La voce gli tremò sul finale e convinto di non poter ricevere risposta si stese e chiuse la luce.
Karim, seduto al buio, ci rimase di sasso a quella domanda fatta nella sofferenza.
Cosa significava?
Che aveva frainteso qualcosa?
Ci rimase a pensarci per un bel po' ascoltando i respiri regolari di entrambi, svegli, nella camera buia.
Dopo un tempo infinito si stese anche lui, la voce sulla punta della lingua pronta a dire qualcosa. Qualcosa che non venne. Non capiva, non capiva proprio cosa era successo e cosa stava capitando a Gonzalo. Perchè prima si comportava in quel modo obiettivamente meschino e poi gli diceva quelle cose apparendo in maniera opposta?
Fu dopo un'ora abbondante che sfinito per tutta la rabbia uscita nell'arco di tutta l'intera notte e serata, che disse l'unica cosa che a quella domanda gli uscì.
- Lo pensavo davvero. Che il mio fosse anche il tuo posto. - Ma quel passato fu deleterio per Gonzalo e convinto che niente sarebbe più tornato come prima, si chiese se a quel punto potesse valere la pena sistemare e spiegare per bene ogni cosa dall'inizio e togliere tutti gli equivoci ed i propri errori.
Forse non parlarsi più e considerarsi nemici e rivali poteva essere più facile.
Più facile perchè ora aveva capito che teneva a Karim in un modo un po' troppo ossessivo.
Bè, forse ossessivo non era nemmeno il termine giusto...
Forse era solo un sentimento e basta. Un sentimento oltre l'amicizia, mai sviluppato e quindi mai calcolato.
E quanto male poteva fare rendersene conto in quel modo, quando tutto si spezzava definitivamente?
Gonzalo si voltò dall'altra parte e col viso sotto le coperte pianse silenzioso, trattenendo il fiato e mordendosi il lenzuolo.
Che stupido.
Era un uomo e piangeva per un altro.
O forse perchè aveva una cotta per uno che lo odiava.
O forse perchè l'aveva insultato.
O forse... bè, qualunque cosa fosse, gli faceva male.
Dannatamente male.
Male in un modo che non avrebbe mai creduto possibile.
E poteva capire quanto ci tenesse solo nel sentire le lacrime sgorgare in quel modo imbarazzante e sciocco, proprio da ragazzini.
Benedì la notte. Nessuno l'avrebbe saputo.

Karim, nel suo letto, una volta risposto e staccato la spina con Gonzalo per un puro bisogno fisiologico, si voltò anch'egli dall'altra parte e si nascose.
La mente dopo avergli crudelmente detto d'aver perso una persona preziosa come Gonzalo, gli ricordò che aveva perso anche quello che aveva amato, o creduto d'amare, per mesi.
Questa volta non si poteva tornare indietro.
Non si poteva proprio.
Era finita.
Era finita con José.
Era finita anche con Gonzalo ma lui era solo un amico. José era il suo compagno. Non più.
Dopo aver realizzato e rivissuto e assimilato ed interiorizzato ogni cosa, dall'inizio alla fine, poté anche piangere per sé stesso, finalmente.
Dopo settimane che non lo faceva. Dopo un inizio con Riky, quella sera. Dopo una voglia immensa di farlo.
Quella volta era vero. Se lo sentì dal fuoco interiore che provò.
Era finita.
Dio, che male che faceva... dannazione... che male...