NOTE: questa era doverosa per David che
ieri sera ha giocato la sua ultima partita ed oggi ci ha commosso
tutti con quelle foto dove piangeva. David davvero non ha mai pianto
davanti a tutti se non forse in occasioni davvero fugaci. È il
classico inglese che nasconde tutto e si mostra perfetto anche se poi
non lo è. Così vederlo piangere mi ha commosso. E poi ho pensato
che solo due giorni prima era toccato ad Iker, perchè anche lui a
avuto un anno tremendo in squadra ed è stato in panchina a guardare
tutte le disfatte dei suoi ragazzi. E dopo averlo visto piangere per
la sconfitta in coppa del re, mi ha commosso, ovviamente. Ed ho
pensato di unire due piccioni con una fava. Perchè nelle cose tristi
successe un pensieri dà forza. Non sono mai stati più vicini di
così da quando sono andati in squadre diverse.
Un omaggio ad un capitano che
quest'anno è stato ingiustamente maltrattato e ad una grande
leggenda indimenticabile. Ad Iker e David.
LEGGENDE
IKER
Perchè poi sei lì a bordo campo e
vedi la tua squadra andare in pezzi e pensi che almeno se fossi stato
in campo saresti caduto in battaglia con loro.
Però stai lì in parte e li vedi
cadere e puoi solo guardare. Guardare e basta.
La tua squadra, i tuoi ragazzi. Fai di
tutto per loro, per aiutarli come puoi, per sostenerli, motivarli,
sei sempre lì pronto per tutto però non sei in campo in prima linea
a combattere.
Brucia.
È una cosa insopportabile perchè fai
tutto quello che puoi ma non è abbastanza. E non è come un
giocatore che sa di essere stato superato, che sa che quello che ha
da dare non è abbastanza... perchè tu da dare hai ancora molto, sei
il migliore, non sei finito.
E poi sei il capitano.
Volevo esserci, insomma.
Dovevi.
Sei la bandiera, sei la loro colonna
portante.
Però sei rimasto in parte a guardare
la loro disfatta nella Champions, nella Liga ed ora nella Coppa.
Ed alla fine cedi, avevi resistito
perchè c'era quell'ultima occasione di riscatto, vincere quella
coppa di Spagna. Però non ce l'hanno fatta e ti senti maledettamente
responsabile in qualche modo. Non eri fra i pali, non hai potuto
salvarli come hai sempre fatto.
Forse potevi leccare l'allenatore per
far sì di piacergli di più, forse potevi piegarti in qualche modo.
Ma non sai nemmeno cosa hai fatto di preciso. Non ne hai idea.
Appena ha trovato un valido rimpiazzo
ti ha messo da parte.
Ed ora ripensarci non serve a niente
perchè non cambierà la sostanza.
Avete perso tutto e tu non ci sei mai
stato lì con loro.
E così sei lì ed aspetti qualcosa.
Qualcosa che ti dia la forza di uscire
da quello stadio e tornare a casa.
Hai una figlia, a casa, una donna che
ti aspetta.
Una donna con cui ti sei messo perchè
il tempo che passavi da solo era insostenibile, allora volevi
compagnia per non pensare a lui con sua moglie e la sua famiglia.
Hai voluto fare come lui per sentirti
più vicino in qualche modo. Per soffrire di meno in qualche modo.
Però in questo momento non è lei che
vuoi e per quanto sia orribile nemmeno tuo figlio.
Ti serve qualcos'altro.
Qualcosa di enorme che ti sradichi da
lì dove sei finito, quel fondo buio di te stesso.
Qualcuno che ti ridia la tua stessa
luce.
Ti sei spento, sei inconsolabile, non
tornerai mai più a galla da solo.
Ti serve, ti serve una mano.
E vedi Riky che va via con Cris e che
un po', almeno un po', sta meglio. Perchè Cris ha avuto una serata
nera e Riky era come te in parte a guardare una disfatta che forse ha
vissuto diversamente da te. Forse per Riky la priorità era sostenere
Cris.
Ed ora vanno via insieme e ti rivedi in
loro due.
Tu come Riky e Cris come lui.
Lui... che ti manca...
Quante brutte partite hanno avuto
insieme al Real Madrid in quegli anni? Lui ti prendeva sotto braccio
e ti trascinava via dallo stadio.
Vedi Riky e Cris e rivedi te e lui ed
il nodo sale al punto che gli occhi diventano lucidi e non riesci a
guardare ancora.
Ogni passo è un mattone, ce la devi
fare.
Devi uscire da quello stadio, devi
percorrere il corridoio e salire su una corriera che ti porterà al
centro sportivo, poi potrai prendere la tua auto ed andartene. Solo.
No, non puoi tornare a casa. Dio, come
fai a tornare a casa?
Ti aspettano, ma non puoi.
E fan ti fermano per fare foto che fai
ma non riesci a sorridere, si vedranno i tuoi occhi lucidi pronti per
piangere.
Hai visto un affondo completo su tutta
la linea ed ora sai che devi essere forte ancora, ancora ed ancora. E
abbracciarli tutti ripetutamente come hai fatto in Champions e prima
in campo. Lo dovrai rifare, dovrai stare con loro e non puoi piangere
ed essere tu quello consolato.
Quindi cerchi di farti forza e con una
voglia enorme di sparire dal mondo, cammini, sali sul pullman e torni
ad abbracciarli tutti uno per uno mentre percorri i sedili, loro si
aggrappano a te, accettano tutti le tue braccia ed in fondo in un
angolo vedi Cris appoggiato a Riky, nascosto a tutti, che non piange
ma sta meglio fra le sue braccia. Così con quel nodo che risale
chiedi a Dio la forza. E preghi di avere qualcuno che ti abbracci.
Dio che bisogno di essere abbracciato.
Però carezzi la testa di Cris che fa
un piccolo cenno e torni davanti, ti siedi con Sergio che non ce la
fa da solo anche se ci ha provato. Carezzi anche la sua testa e lo
senti stare un po' meglio con te accanto. Il tuo migliore amico che
sa scaldarti le notti quando non ce la fai senza di lui.
Ora ha bisogno di aiuto e cerchi di
darglielo.
Poi hai parole anche per chi è
rabbioso, vedi Karim pronto ad esplodere e sorridi perchè ha ancora
la tua giacca addosso, che prima in campo gli hai dato. Karim parla
in francese stretto e basso con qualcuno che non vedi da dove sei
seduto, gli dai un colpo col piede e ti fai guardare, poi sorridi
incoraggiante e dici quello che va detto.
- Non è colpa di nessuno. È successo
e basta. Queste cose fanno crescere, certi anni andranno alla grande,
altri di merda. Non c'è una colpa. Ricordiamoci come ci sentiamo per
impedire che si ripetano. -
Sospira e smette di brontolare.
E così altri si quietano un po',
provano a rilassarsi. Qualcuno piange. Avevano puntato tutto a
quest'ultimo titolo, l'unico possibile.
Cosa è andato storto?
Pensarci e ripensarci non servirà a
niente.
Allora il pullman parte per fortuna e
conti i secondi che ti separano dall'arrivo, non ce la fai più, stai
consolando tutti ed in realtà hai bisogno essere consolato anche tu.
Perchè Sergio quando ha bisogno di
piangere viene da te e tu ci sei sempre, ma quando tu hai bisogno di
piangere da chi vai, se Sergio è incapace di consolare perfino sé
stesso, figurarsi te?
Dovrebbe essere l'allenatore a dire
qualcosa, ma sei tu a farlo.
Poi scendi, finalmente, e le gambe ti
tremano. Nemmeno avessi corso per tutti e 90 i minuti!
Ti senti sfinito, psicologicamente a
pezzi, eviti lo sguardo della persona che ritieni vi ha distrutto e
saluti ancora una volta tutti, quando scendono. E tutti ti accolgono
nei tuoi abbracci.
Sei il loro sostegno, non lo puoi
dimenticare.
Ma veramente non ce la fai più.
Adesso muovi i passi verso la tua
macchina, è così difficile.
Ce la farai a guidare?
E poi andare dove?
Devi andare a casa, tuo figlio ti potrà
aiutare forse... anche se non è lui che vuoi, egoisticamente.
Quando arrivi al tuo solito posto auto,
vedi un'ombra nell'ombra ma non la registri lucidamente, ti fai
avanti e vedi senza vedere.
Fino a che, al sicuro da ogni sguardo
indiscreto possibile, gira il cofano e si fa vedere.
Eccolo qua.
Ti fermi, pensi di avere le
allucinazioni. Sicuramente sei stato troppo male, questo è il
risultato.
Lui è appoggiato alla tua portiera, ti
guarda, abiti borghesi, cappello in testa, espressione seria dove si
accenna ad un piccolo sorriso.
È buio, ci sono le luci del parcheggio
del centro sportivo, però lui veramente si è messo in modo da non
farsi vedere bene.
Riuscirai a fare ancora un passo?
Ci provi.
Così ora che gli sei più vicino lo
vedi bene.
Si toglie il cappello, quei fili biondi
sottili scendono sul lato del viso, alcuni stanno in aria in modo
poco elegante, la barba sul suo viso a coprire i suoi 38 anni portati
splendidamente.
Jeans che gli pennellano le gambe ma
non lo rendono indecente, una giacchetta leggera.
E quei suoi occhi così comprensivi che
ti penetrano perchè sanno cosa stai passando.
E quel luccichio trattenuto da tanto
tempo, ora esce e si scioglie.
Ti basta vederlo.
È come morire, per un momento.
Proprio come morire.
Quel nodo arriva agli occhi ed esce, le
forze ti abbandonano, senti che le ginocchia ti cedono e ti si
piegano ma poi in qualche modo sei arrivato a lui, sei volato e ti
sei aggrappato.
Ti stringe, ti impedisce di andare giù,
ti sostiene così forte che non respiri.
Immergi il viso nel suo collo, lo
circondi con le braccia, stringi gli occhi e piangi.
Non devi dire niente e nemmeno lui
deve.
Lo senti come ti tiene e Dio... era
questo che aspettavi.
Era quest'abbraccio.
Il suo.
L'unico in grado di farlo stare meglio.
Sa che non servono parole, sa che non
c'è niente da dire e niente da fare.
Serve solo esserci.
Però dopo minuti interminabili così,
la sua voce ti parla in spagnolo contro l'orecchio e rabbrividisci.
- Non è stata colpa tua. - E
ovviamente sai che non smetterai più di piangere perchè era
esattamente quello a cui hai pensato per giorni e giorni, che ti ha
consumato come un cancro. È esattamente questo.
E lui arriva e te lo dice e sai perchè
piangi?
Perchè se lo dice lui puoi provare a
crederci.
È solo grazie a lui se puoi ancora
andare avanti.
Solo grazie a lui, quello che raccoglie
sempre le tue lacrime, che le asciuga e le vede. Pochi eletti
possono. Il mondo ha visto le tue lacrime di gioia ma quelle di
dolore in pochi.
E lui è quello che le ha sempre
asciugate ed estirpate da te.
Non ce la potevi fare senza di lui, non
hai avuto bisogno di dirgli di venire, sapeva che ti serviva e tu
sapevi che lui sapeva che ci sarebbe stato.
Finalmente riesci a respirare, così
contro il suo collo mormori che lo ami, è la sola cosa che riesci a
dire, lui sorride, lo percepisci, e stai meglio.
Così ringrazi Dio perchè ti ha dato
lui.
Ed è più vicino che mai, proprio
nell'anno più duro della tua carriera professionale.
Tu vivi il tuo anno peggiore con la
squadra e lui da oltreoceano si trasferisce in una squadra a Parigi,
mentre tu sei a Madrid. Da quindici ore o poco meno di volo, passi a
una... e non l'hai mai avuto così presente nella tua vita.
Per questo ce l'hai fatta.
Perchè lui c'era.
Così riesci anche a ringraziarlo.
DAVID
Quante ne hai passate in venti anni di
carriera.
I tuoi anni migliori da un punto di
vista calcistico sono stati quelli col Manchester United, ma quelli
che preferisci sono quelli del Real Madrid, perchè anche se hai
vinto poco e niente, hai trovato la cosa più importante di tutte.
L'amore.
Quindi Madrid è nel tuo cuore.
Poi pensi all'agonia di Los Angeles.
Così lontano da tutto.
Passavi i giorni a pensare ad un modo
per riavvicinarti, accettando prestiti con squadre il più vicino
possibile a Madrid.
La tua vita è suddivisa in due parti.
La prima è quella dell'arrivismo e
della carriera.
Pensavi a salire quanto più in alto
potevi, pensavi a vincere e a farti vedere, hai sposato una donna che
sapevi sarebbe stata perfetta per la visibilità, hai impostato un
matrimonio apparentemente perfetto senza che lo fosse davvero. Avete
fatto dei figli perchè un matrimonio è perfetto quando ci sono
tanti figli.
Non ti è mai importato di niente e
nessuno, mai legami degni di questo nome, mai amore vero.
Poi la seconda parte della tua vita è
stata rappresentata dall'amore.
Non ti è più importato della
carriera, dell'arrivismo, delle vittorie e dei riflettori.
Contava solo lui.
Ti sei innamorato e sei riuscito a
mandare a quel paese la fama, la gloria e quant'altro.
Non hai vinto molto, non te ne è più
importato. Sei andato lontano in una squadra che sapevi non ti
avrebbe dato fama e gloria e non te ne è importato nemmeno di
quello. L'hai fatto sulla foga di un momento di follia che nemmeno
ricordi.
Poi te ne sei pentito ed hai passato i
cinque anni successivi a tornare in Europa in quanti più modi
potevi.
Non ti importava più vincere ed
arrivare sulla cima del mondo. Volevi solo lui. E l'hai avuto in
tutti i modi che hai potuto.
Hai scelto prima Milano e poi Parigi,
sei riuscito a vincere, sei stato felice, hai fatto amicizia ma la
tua testa era costantemente a Madrid.
Hai vissuto una vita felice, degli anni
splendidi per un motivo o per l'altro e ammetti che non cambieresti
molto. Forse non andresti a Los Angeles.
Quello sì.
Però ha significato tanto per te il
calcio. Col calcio ti sei sentito un Dio, prima, e poi un uomo.
Un Dio quando vincevi ed eri il miglior
calciatore del mondo, un uomo quando non ti importava più di vincere
ma eri felice lo stesso perchè amavi.
Il calcio ti ha dato l'amore vero.
È stato bello essere un Dio, ma è
stato indimenticabile essere un uomo.
Ripensi alle vittorie ed alle
sconfitte, nel tuo ultimo giorno in campo.
E sei felice quando fai quel cross
perfetto e pennellato sui piedi del tuo compagno che la mette in
rete.
Sei felice di aver lasciato il tuo
segno, alla fine.
E ti commuovi pensando che era l'ultimo
assist della tua vita.
Ti ricordi perchè hai cominciato a
giocare a calcio.
Perchè ti piaceva. Perchè avevi la
passione.
E ti sei accorto di essere bravo. Ed
hai voluto dimostrarlo al mondo.
E ci sei riuscito.
Ti amano o ti odiano, ma non hai mai
fatto scandali perchè li odi.
Hai dei figli che, anche se non sono
frutto dell'amore, completano la tua vita.
Però riesci sempre a commuoverti
quando pensi a Madrid, la squadra in cui hai vinto meno eppure dove
sei stato più felice.
Ora sei lì, calpesti l'erba con le tue
scarpe coi tacchetti, la temperatura non è afosa ma non piove, lo
stadio è gremito, ti applaudono, il pubblico ti acclama, striscioni
per te, incoraggiamenti, abbracci da compagni e pacche amichevoli. E
poi ti fanno saltare in alto e tu ti senti di nuovo quel Dio dei
primi anni.
E pensi che comunque in pochi possono
avere i ricordi che hai tu, a calcio.
Perchè davvero sei stato un Dio.
E sali in alto ad ogni buttata e pensi
che tornare in quegli anni, per un istante, è bellissimo.
Poi scendi.
Non hai segnato molto ma quello che ti
piaceva era far segnare, sapevi che il ruolo veramente importante in
una squadra è il tuo. Perchè un attaccante non può segnare 50 goal
da solo, senza che nessuno gli passi le palle giuste.
Quindi sai che tu sei stato davvero
importante.
Ed uno nasce e cresce sognando questo.
Essere importante.
Lasciare un segno.
Immortalità.
Essere indimenticabile.
E sai che tu lo sarai.
Quindi ti rendi conto, mentre ti
applaudono tutti, mentre esci e percorri gli ultimi metri del campo
da gioco e te ne vai negli spogliatoi.
Ti rendi conto che hai realizzato i
tuoi sogni meglio di chiunque altro.
E che sei felice.
Sei stato felice e quello che hai
vissuto non lo scorderai mai.
Non giocherai più, non proverai più
la sensazione di essere stato decisivo per un goal.
Non farai più le tue leggendarie
punizioni da cui molti calciatori nuovi hanno preso spunto per
imparare a farle e ripeterle.
Quanti imitano i tuoi calci di
punizione? Quanti li hanno imparati guardando i tuoi?
Hai scritto una pagina di calcio e ne
sei orgoglioso.
Ed ora devi uscire e lasciare il posto
ad altri che faranno il loro, alcuni già lo stanno facendo.
Ma il calcio è stato la tua vita e ti
ha dato tanto.
Gloria, onore ed amore.
E così piangi perchè non hai niente
altro da fare, ormai.
Piangi.
Non l'hai mai fatto davanti a tutti,
hai sempre fatto in modo di evitarlo perchè sei inglese e sei
abituato a non mostrare sentimenti particolari davanti agli altri.
Nessuno ha mai visto le tue lacrime ma
ora non ce la fai, alzi le mani, applaudi la gente che ti ringrazia,
ringrazi a tua volta e abbassi la testa piangendo.
Perchè è finita.
È l'ultimo applauso da calciatore.
L'ultima passerella da calciatore.
E così esci e puoi coprirti il viso
con le mani e rallentare il passo.
E sentirti male, così male da pregare
di poter tornare indietro.
Non puoi.
È finita.
Non si può spiegare cosa si prova in
questi casi, per un calciatore che lascia.
Quando ti salutano con 'grazie
leggenda'.
Non puoi spiegarlo.
Qualcuno ti circonda con le braccia e
ti accompagna negli spogliatoi e lo ringrazi anche se non sai chi è
perchè non lo vedi.
È alto e quasi ti trasporta.
Forse è Ibra?
Non lo sai, non importa chi è.
Vai, ti chiudi dentro e stai lì a
piangere mentre tutti continuano ad abbracciarti, fanno foto e ti
fanno i complimenti.
Poi alla fine non sai come, ma riesci
ad andartene da lì. Non vorresti mai, il tuo ultimo stadio.
Ma appena fuori non hai modo di salire
sulla corriera con gli altri.
C'è qualcuno ad aspettarti che
richiede la tua presenza, non sai chi è, pensi qualcuno che vuole
fare una foto, lo raggiungi e poi lo vedi.
È in un angolo nascosto da foto e
persone, ti chiedi come diavolo abbia fatto ad arrivare senza farsi
vedere, non te ne importa molto.
Avverti che vai via per conto tuo, ti
trattieni fino a che non sei in macchina al sicuro, aspetti ancora un
po' che lui se ne vada, poi si ferma in una strada deserta di
periferia e si gira verso di te.
Puoi abbracciarlo e piangere.
Perchè lo sapevi che lui sarebbe
venuto.
Perchè non avete bisogno di parlarvi e
mettervi d'accordo.
Ci siete sempre stati uno per l'altro.
Ti aggrappi al suo collo, nascondi il
viso e ti tieni a lui come se stessi per morire.
E piangi e singhiozzi come un bambino.
Non l'hai mai fatto con lui, non hai
mai pianto.
O forse sì, forse quando gli hai detto
che lo amavi piangevi, non ricordi bene.
Ora sei confuso.
Però non ti ha mai dovuto raccogliere
in questo modo, è la prima volta.
Cedi, cadi ma lo fai perchè sei fra le
sue braccia ed allora va bene.
Anche lui ha imparato a trattenersi nei
panni del capitano del Real Madrid, ha imparato da te. Sei tu che gli
hai mostrato come si fa.
E lui ha mostrato a te come lasciarsi
andare, come piangere, come sciogliersi.
Quindi vi siete dati tanto a vicenda e
continuerete.
Hai messo via la parte divina della tua
vita, l'hai salutata in quello stadio.
Ora puoi dedicarti ad essere solo
l'uomo, quello che passerà tantissimo tempo a Madrid e che farà di
tutto per avere quanti più contatti possibili con lui.
Perchè in questi momenti, quando stai
male che non riesci a smettere di piangere, c'è solo una cosa che
può aiutare davvero, c'è solo un desiderio. Uno.
E si chiama amore.
Vuoi solo la persona che ami, vuoi che
ti stringa e che stia con te, è la sola cosa che riesci a
desiderare.
Così quando c'è sai che da ora vivrai
per lei più di sempre.
Diventa una ragione di vita ma lui già
lo era.
Perchè quando passi anni a non sapere
cos'è l'amore, a vivere per fama, soldi e carriera e poi incontri la
persona che ami e che ti amerà per sempre... diventi uomo e ti
ubriachi di quell'amore, ne diventi dipendente.
È la cosa più bella della tua vita.
Quindi sopporti ogni delusione e
sofferenza se lui è con te.
Così lo senti mentre lo dice e non
avevi previsto lo dicesse.
- Sei stato bravo, amore. La mia
leggenda. - ti senti piccolo, ti senti battuto, ti senti prosciugato.
Non smetterai di piangere tutta la
notte, lo bacerai, l'abbraccerai, ti farai cullare, ti farai
carezzare e non ti staccherai più da lui.
Poi, al mattino, lo ringrazierai.
Perchè c'era.
E gli dirai che lo ami.
Ora, però, puoi solo piangere fra le
sue braccia e pensare che se è lui va bene.
Che solo con lui potresti.
E sei così imperfetto ora... dopo una
vita passata a cercare la perfezione ti guardi e pensi che sei
imperfetto. E va bene così, ormai nessuno ti guarderà più. Solo il
tuo amore ti guarderà, ma lui sa già tutto di te.
Per cui respiri solo perchè lui ti
stringe fra le sue braccia.
Così puoi superare anche questo
momento, il più duro della tua vita.
Ma ce la farai. Lo sai che con lui ce
la farai.
FINE