CAPITOLO IV:
L'ULTIMA MATTINA
Il mattino arrivò troppo presto,
avevano passato la notte a parlare e a fare l'amore, poi a parlare e
ricordare per poi tornare a fare l'amore, abbracciati l'uno all'altro
senza mai voler chiudere gli occhi.
Quando era arrivata l'ora di
prepararsi, avevano fatto la doccia insieme, per cui il tempo era
ancora volato fuori dal loro controllo.
Era stato tutto molto usuale, spesso
passavano le notti svegli in quel modo, quando avevano particolare
voglia uno dell'altro.
Quando uscirono, Riky controllò l'ora
e per poco non gli venne un colpo!
- Cris è tardi devo sbrigarmi! Va beh
che è un jet privato però l'orario va rispettato! - Cris lo stava
asciugando da dietro a modo suo. Infatti invece di asciugare le gocce
che scivolavano sul suo corpo nudo, gliele leccava.
Dal collo, dalla schiena e poi
naturalmente dal sedere.
- Cris l'abbiamo appena fatto e poi
anche stanotte due volte... ti prego, non avrei le forze! - Cris
sembrava non ci sentisse proprio, infatti allargò le sue natiche
accucciato dietro di lui per infilarci la lingua proprio lì nella
sua fessura.
- Dove le trovi tutte queste forze? -
Non gli rispose, la sua lingua era troppo occupata.
Alla fine Riky si piegò in avanti
appoggiandosi al lavandino per dargli un perfetto acceso alla sua
parte posteriore.
Come ci riusciva?
Va bene che stava partendo, ma già
quella stessa notte si sarebbero rivisti, se riusciva a ritardare la
nazionale di un giorno o due... che problema c'era?
La sua lingua prima ed il dito poi, gli
tolsero di nuovo la capacità di ragionare.
- Cris... devo prepararmi... - Ma non
aveva intenzione di lasciarlo proprio andare. - Cris, lasciami... -
Allora mentre una mano lavorava dietro, l'altra andò davanti a
stimolarlo per l'ennesima volta. Cris ridacchiò.
- Tu dici a me dove trovo le energie? -
Riky si stava eccitando di nuovo e quando i lamenti divennero gemiti
chiari e sentiti, Cris tornò a chiedergli, mentre aumentava
d'intensità sia davanti che dietro.
- Vuoi che smetta? - Ovviamente ormai
Riky era bello che andato e in perfetto suo stile, gettò la testa
all'indietro, inarcò la schiena, si aggrappò ai bordi del lavandino
e sospirò preso dal piacere:
- No no no... continua... continua...
così... oh Cris... - Cris sorrise mentre lo sentiva venire.
Poi, con soddisfazione, si alzò,
l'avvolse con le braccia, lo alzò e lo baciò con più dolcezza.
- Buongiorno... - Ora era contento.
Riky sorrise scuotendo il capo.
- Non ti smentisci mai... -
- Impossibile! -
- Ora posso prepararmi? Sei
soddisfatto? - Cris stava scendendo di nuovo con le mani dal petto
all'inguine appena tormentato, ma Riky gli diede uno schiaffo e se ne
andò di corsa prima di tornare a fare tutto.
Ovviamente solo sulla mano.
Cris si morse le labbra e con aria da
lupo affamato lo inseguì.
Già prima era sesso dipendente, ora
sarebbe stato anche peggio!
Riky stava cercando di vestirsi quando
lui arrivò per fare l'opposto. Riky esasperato allargò le braccia.
- Cris ti prego! Cosa ti succede? Devo
andare per forza o penseranno che sono scappato chissà dove e non
voglio più fare l'accordo! - Cris lo morse mentre lo stava
abbracciando da dietro e Riky si lamentò.
- Ricordi quando dicevo che ti volevo
chiudere a chiave in casa e farti mio per sempre? - Riky girò la
testa e lo guardò con aria comica.
- Sì... sappi che mi cercherebbe mezzo
mondo! -
Cris si imbronciò. Era vero. Se non
altro quel rompiscatole arrivista di suo padre.
- Perchè hai un padre del genere? -
Chiese come se avesse senso.
Riky sentiva Cris molto meglio rispetto
ai giorni e alle ore passate. Quindi cominciarono a conversare
normalmente e vestirsi, finalmente.
Riuscirono a fare come se fosse tutto
normale.
Erano a casa di Cris ma Riky teneva dei
vestiti da lui perchè in quel periodo che Carol era in Brasile,
viveva con lui.
Così fece per indossare una delle sue
magliette ma Cris gli tirò poco gentilmente una delle sue.
Riky dapprincipio non capì.
- Che ci devo fare? Lavartela? Non ho
tempo... - A volte gli faceva un po' di cose in casa se proprio ne
aveva bisogno, il principino non poteva.
- No, mettertela! - Riky la guardò
sorpresa. Era una maglietta semplice, non delle sue più alla moda.
Una di quelle che poteva mettere anche lui. Però ogni tanto l'aveva
indossata, non spesso.
L'annusò.
- Ehi non è sporca! - Si offese
l'altro. No di certo, profumava come una distilleria!
- Cris, vuoi che mi intossichi? - Cris
fece il broncio senza più guardarlo.
- No, voglio che mi pensi! - Riky si
fermò e lo guardò mentre si sceglieva la cintura -sorprendentemente
veloce la scelta degli altri vestiti-
A bocca aperta.
- Oh... vuoi darmi una cosa tua in modo
che ti senta più vicino? Oh amore... che dolce... ma io non ci ho
pensato... -
Cris a quello fece un sorrisino sbieco
e lo fissò come se avesse qualche porcheria in mente. Riky impallidì
e lo fissò decisamente preoccupato.
- Cosa... cosa ti sei preso? - I suoi
occhi brillavano nel modo di sempre.
- Niente, mi terrò i vestiti che ti
sei cambiato... - Riky aprì e chiuse le palpebre cercando di capire.
Poi realizzò e scosse il capo
sconsolato mettendosi la sua maglietta.
- Sei un maiale. -
Cris finalmente riuscì a ridere
gettando la testa all'indietro e facendo il suo solito baccano
esagerato. Riky assorbì quella risata, lo guardò attentamente con
aria soddisfatta e fu contento di poterlo ricordare così e non con
un muso lungo.
- Dai, che ti interessa a te? -
- Mi interessa che non li laverai per
non togliere il mio odore! Non ti può bastare il profumo? A me basta
il tuo profumo! - Cris assottigliò tanto gli occhi da metterlo a
disagio.
- Io voglio il tuo autentico odore!
Guarda che non puzzi, queste cose non puzzano! -
- No ma i boxer... -
Riky fece per raccoglierli e buttarli a
lavare, tanto ormai confondevano uno le cose dell'altro. Sapevano che
quelle firmate erano di Cris e quelle di una marca più semplice,
erano di Riky.
Cris se li prese e se li mise nel suo
cassetto privato. Il cassetto pieno di giochi erotici e cose ad uso
sessuale.
Ogni tanto Riky rabbrividiva di ciò
che ci poteva trovare dentro. Non aveva mai avuto il coraggio di
guardare.
- Ok, fa come ti pare! Sei un maiale,
però! - Cris convinto lo seguì fuori dalla camera.
- Orgoglioso di esserlo! -
Solo una volta in cucina a fare
colazione Riky realizzò che Cris si stava preparando. Ed anche
piuttosto in fretta per i suoi canoni. Di solito ci metteva una vita.
- Ma Cris, cosa pensi di fare? Perchè
ti prepari? - Cris tornò a ridere in quel modo sgraziato.
- Te ne accorgi ora? - Riky capì ed
impallidì.
- Non vorrai mica... - Cris lo puntò
col dito e lo zittì subito prima che cominciasse a lamentarsi.
- Non ammetto repliche! -
- Ma ci sarà gente... -
- Passiamo nella zona protetta, niente
gente e fotografi. Quindi posso venire! - Concluse.
Riky tossì perchè gli stava andando
storta la colazione.
- Ma possono vederti lo stesso!
Qualcuno di Milan Chanel ci sarà di certo per una prima esclusiva! -
Cris alzò le spalle.
- E allora? Siamo amici, qualcuno
doveva accompagnarti in aeroporto! E poi ho la nazionale, potrei
sempre stare partendo per la nazionale... il giornalista del Milan
che mi vedrà arrivare con te è questo che penserà. Che dovevo
partire per la nazionale. Mica gli diciamo che sono qua per te e che
poi torno a casa perchè ho in programma di partire insieme a Pepe e
a Fabio più tardi... - Riky sospirò scuotendo il capo. Tanto non
avrebbe cambiato idea.
Alla fine riuscirono a partire,
l'aeroporto era vicino a casa loro, non stavano molto, una ventina di
minuti e sarebbero arrivati.
Appena saliti in macchina, i toni
cambiarono drasticamente.
Da apparentemente sereni e rilassati
divennero seri e pesanti, di nuovo. Inevitabilmente.
Ma meno rispetto al giorno prima. Riky
sentendolo silenzioso lo scrutò, adorava perdersi nei suoi
lineamenti, il suo profilo perfetto. Non c'era niente di
sproporzionato in lui. Cris fece un sorrisino sentendo il suo sguardo
scrutarlo, gli piaceva quando lo faceva. Sapeva che era per capire
cosa gli passasse per la testa, ma anche perchè era perso per la sua
bella faccia. Ne era fiero.
Gli prese la mano, intrecciò le dita e
la rimise sul cambio.
Era un cambio leggerissimo che spostavi
con un mignolo, per cui pur non impugnandolo bene riuscì a guidare
senza problemi.
Riky sospirò capendo che non servivano
parole.
Si appoggiò alla sua spalla e cinse il
braccio col proprio. Questo rilassò Cris che guidò senza essere un
unico nervo teso.
Con lui non faceva il folle per le
strade.
- Ti sento meglio rispetto a ieri... -
Disse piano.
- Sì... sto meglio... pensavo non
sarei riuscito a muovermi ma... -
- Sono contento. E sono contento che mi
accompagni. - Cris lo sapeva, aveva sempre paura che qualcuno
scoprisse di loro, però al tempo stesso desiderava poter stare con
lui quanto più poteva.
Il silenzio della macchina li
accoglieva.
- Credo che sia stato il pianto. Mi ero
trattenuto perchè fino all'ultimo mi dicevo che potevi non andare,
che un miracolo magari... come le altre volte... però poi quando mi
hai detto di piangere ho ceduto. Avevo fatto così tanti sforzi che
poi sono andati a quel paese. Perchè con te è così. Posso farmi i
piani che voglio. -
Riky sorrise e gli baciò la spalla per
poi risalire sulla guancia e farlo di nuovo, poi si incastrò meglio
contro di lui come un gatto.
- Fa bene piangere. Quando hai voglia
di farlo, fallo e basta. Se trattieni perchè pensi di dover fare
chissà quale lotta, sbagli. Poi impazzisci. Serve sfogarsi,
piangere, gridare... -
Cris sorrise. Stava veramente meglio
quindi doveva dedurre che fosse vero.
- Sei sicuro che starai bene? - Chiese
poi per l'unica cosa che gli premesse davvero alla fine di tutto.
Riky alzò il viso e pensando a lui a
Milano, a Milanello, coi tifosi, ripensando a quel coro magico che
non gli avevano più cantato, fu ricoperto di brividi e gli occhi gli
brillarono.
Cris girò lo sguardo per vedere il suo
sorriso che rifletteva il sole di quel giorno e capì che sì,
sarebbe stato bene, ma non solo.
- Sarò felicissimo, Cris. -
Così poteva anche lasciarlo andare.
Sarebbe stato meglio vederlo ridere e
saltare al settimo cielo laggiù coi tifosi che l'acclamavano come
fossero allo stadio, sarebbe stato meglio mentre sentiva quella
canzone cantare solo per lui. Perchè si sarebbe convinto che era la
cosa giusta.
La cosa certa.
- Allora. Mi dovrai chiamare ogni
secondo libero. Anche io lo farò. E ci scriveremo un sacco. Sai già
usare skype per i tuoi figli in Brasile. E vedi tu se questo jet
magari Galliani te lo può affittare. O magari informati su altri. Io
ne ho uno ed è comodissimo. - Cominciò a parlare del piano di
conquista del mondo e la tristezza che per un momento si era
affacciata, se ne andò.
- La vuoi sentire la canzone che mi
cantavano i tifosi? - Era famosa, tutti la sapevano ma da lì
all'impararla era diverso.
Cris annuì. L'avrebbe sentito più
vicino in qualche modo.
Forse era quella canzone che a Riky
emozionava e piaceva tanto, quella sua parte che doveva tenersi.
- Allora, fa così. 'Siam venuti fin
qua siam venuti fin qua per vedere segnare Kaka!' - Ovviamente
l'aveva cantata in italiano, poi gliela tradusse. Dopo di che, nei
minuti restanti cercò di insegnargliela.
Non fu facile perchè l'italiano non
era una lingua che Cris aveva mai parlato, però il motivetto fu
presto imparato. Per il resto era più un 'oooohhh' che finiva con
'Kaka'.
Riky rise nel sentire la sua versione e
Cris, parcheggiando, gli diede una piccola testata offeso.
- E' impossibile imparare l'italiano! -
Riky si asciugò le lacrime.
- Devi esercitarti! Ti insegnerò per
telefono! Voglio che me la canti bene! -
- E perchè? Te la canteranno
abbastanza loro! - Cris era un po' geloso della sua grande gioia di
tornare là. Più che altro non si sentiva alla loro altezza. Loro
erano casa sua. Milano, Milanello, il Milan, i tifosi... erano il suo
luogo d'appartenenza. Dove era stato felice e dove ora tornava per
esserlo ancora.
“E per giocare di più. Per i suoi
mondiali. Lo fa per quelli!”
Riky lo colse al volo. Cris non credeva
di essere stato specifico, ma non serviva. Riky poteva cogliere di
lui anche un mal di pancia prima che gli arrivasse.
Infatti lo guardò serio sempre
rimanendo appoggiato ed intrecciato al suo braccio, i visi vicini che
finalmente si guardavano.
- Cris. Io non rimpiango niente di
questi 4 anni. Soprattutto non di essere venuto. E sai perchè? -
Cris contrasse i muscoli e la mascella,
gli occhi divennero lucidi ed il nodo tornò. Eccoli qua. Eccoli,
dannazione. Quei sensi che lo volevano far piangere.
Di nuovo?
- Perchè qua ho trovato te. Guai...
guai se non avessi te nella mia vita. Sei la cosa più importante che
mi sia mai capitata. Sei tutto e lo sarai sempre. Sono grato a Dio di
questi quattro anni. Sono diventato un uomo e non so se sono migliore
o peggiore, se ho deluso o cosa. Però sono quello che sono e lo devo
a te. E se mi ami posso essere contento di ciò che sono. Perchè
sono amato da chi amo. È la massima aspirazione di ogni essere
vivente. Sono felice. Ho tutto. Solo che c'è questo piccolo sogno
del mondiale in Brasile che avevo da... mah, penso appena si è
deciso che sarebbe stato lì nel 2014... ho un ultimo desiderio da
calciatore. Ed è questo. Per il resto non desidero altro che te. -
Cris chiuse gli occhi imprimendosi il suo viso intensamente
trasportato da quello che diceva. Lo poteva vedere quel suo amore.
Poteva. C'era. Lo sentiva. Lo stava emozionando.
Riky gli asciugò la lacrima e lo baciò
con una dolcezza che nemmeno quella notte avevano messo. Come fosse
la cosa più preziosa del mondo.
- Ti amo. - Mormorò alla fine piano.
Alla fine Cris scese e lo accompagnò
fin dentro, in realtà sperava che qualcuno lo vedesse, non voleva
far casino. Era un'entrata riservata per cui in realtà c'erano solo
i media, ma dei media, come da Riky previsto, c'era solo uno di Milan
Chanel per un'esclusiva. Cris aspettò in parte che finisse, poi
insieme andarono nella sala d'attesa, non c'erano ancora Galliani e
suo padre né nessun altro.
Erano i primi.
I due entrarono nella saletta d'attesa
e si misero dietro la porta in angolo cieco, poi Cris si appoggiò al
muro e si attirò Riky a sé, lo cinse con le braccia e poi rimase ad
osservarlo, perso in lui, nel suo viso che era un po' triste ma si
vedeva comunque contento per aver ottenuto quel che aveva voluto
davvero.
- Ero felice anche qua con voi, ma non
ero soddisfatto dal punto di vista calcistico. Ora ho poco tempo.
Devo pensare solo a quello. - Cris l'aveva capito.
- Va bene... ho capito. Quando ti vedrò
sorridere laggiù, quando ti vedrò felice, sarò più rilassato. Mi
aiuterà vederti in mezzo a tifosi che ti acclamano e ai cori. -
Riky sorrise pensandoci e Cris ebbe
conferma che se era così davvero, glielo poteva consegnare.
Poi si sarebbe fatto le raccomandazioni
con Roby.
- Vediamo se la ricordi? - Chiese Riky
divertito. Cris fece una specie di smorfia, cercò di ricordarla ma
gli venne solo l'oooooo' e poi Kaka. Però il motivetto era giusto.
Riky rise ancora e premette il viso
contro il suo collo.
Passarono il tempo fra un bacio e
l'altro a cercare di insegnargliela. Cris riuscì ad imparare appena
le parole 'siam venuti fin qua.'
Però avrebbe imparato.
Si stavano baciando, quando la porta si
aprì. Si separarono subito e si fecero notare.
Erano tutti insieme, Galliani, Bosco
Leite e i collaboratori di Galliani. Riky e Cris cercarono fra loro
per capire quale fosse il misterioso compagno dello zio, ma cercarono
di non pensarci.
Si salutarono, Galliani rimase sorpreso
della presenza di Cris, Bosco non molto. Sapeva che era il migliore
amico di Riky. Non sapeva certo altro.
Galliani lo scrutò dalle sue scarse
ore di sonno e attraverso le occhiaie profonde. Forse voleva capire
cosa avesse dedotto Riky dalla telefonata di quella notte e cosa gli
avesse raccontato.
Cris per poco non gli scoppiò a ridere
in faccia.
Riky gli diede un colpetto di nascosto
perchè aveva capito che stava per ridere.
- Sono venuto ad accompagnarlo... ho
aspettato con lui... -
Galliani annuì e sorrise dicendosi che
avrebbe chiesto delucidazioni a Riky appena possibile.
Circolavano molte voci fra i ragazzi
riguardo quei due, ma lui conoscendo il suo Ricardino non credeva che
fosse possibile. Però ora trovarli lì insieme portava ad una sola
conclusione.
Comunque fu encomiabile e non disse
nulla.
- Andiamo? Sei pronto? -
Riky prese un gran respiro.
- Sì... non ho niente perchè tornerò
stasera stessa dopo cena... -
- Ci aspetta Giannino, eh? - Riky fece
un gran sorrisone. Stavano parlando in italiano e Cris non capiva, ne
era un po' infastidito ovviamente. Lui tagliato fuori da qualcosa?
Si appuntò di prendersi lezioni di
italiano.
- Senti, mi cedi il jet, vero? Perchè
prendere un volo di linea quando non so quando effettivamente potrò
tornare... - Galliani lo guardò penetrante andando ben oltre quella
domanda logica.
- Tutte le volte che ti serve! -
Rispose.
Cris si mise Galliani nel suo libro
bianco e si disse che se mai un giorno l'avessero chiamato al Milan,
un giorno non troppo lontano perchè poi altrimenti tanti saluti,
sarebbe venuto di certo!
Cris sorrise più di Riky perchè aveva
capito che gli aveva chiesto in prestito il jet e aveva anche capito
il sì ed il 'tutte' e 'vuoi'.
Riky ogni tanto gli insegnava un po'
quando si annoiava.
La marmaglia uscì ed i due ragazzi
rimasero un secondo soli.
Era davvero giunto il momento.
Rimandare rimandare per poi arrivare al
punto.
Ma non era un vero punto.
- Torno stanotte. Cerca di esserci. Se
non combini dimmi... - Cris lo abbracciò e gli baciò la guancia
sapendo che potevano essere visti, ora.
- Combinerò di sicuro. Ti aiuterò ad
impacchettare casa. E impacchetterò te! -
Riky rise.
- Galliani mi impresterà il jet anche
le altre volte, ha capito di noi! - Cris aveva avuto anche quel
sospetto.
- E' sveglio... -
- Mi ha venduto a 67 milioni e mi
riprende gratis... non è solo sveglio, è un genio! - Questo andava
detto. Fu il turno di Cris di ridere.
- Mi piace! - Riky lo guardò stupito!
- Attento che se lo capisce comincia la
trattativa. Dura almeno due anni, ma alla fine la spunta e ti prende
a parametro zero! - Cris fece l'occhiolino furbo.
- A fine contratto sarò a parametro
zero di certo... - Riky ridacchiò.
- Ma a fine del tuo contratto io sarò
in Brasile... - Questo oscurò Cris.
- Vediamo dove finirò per quella
volta... - Riky scosse il capo, lui ogni tanto aveva quelle fisse da
'insieme a qualunque costo e per sempre', però erano idee
strampalate inattuabili.
- Firma col Real e prenditi quei soldi,
almeno tu li dai in beneficenza... e quelli che ti tieni li usi per
venire a trovarmi... -
Cris non rispose, lo baciò di nuovo
sulla guancia e liquidò così.
- Chiamami fino alla nausea. -
- Anche tu. -
- Ci vediamo stanotte. -
Le dita intrecciate dalla parte opposta
a dove erano gli altri che li potevano vedere, un ultimo sguardo. E
poi il pensiero che tanto non era finita.
Il pensiero al prossimo rivedersi.
E anche dopo di quello sarebbe stato
così. Avrebbero subito pianificato l'incontro successivo. E
avrebbero vissuto in attesa di quello.
Era questa la nuova vita.
Una nuova vita strana, non normale, ma
comunque bella.
Per ora solo bella. Ma la prospettiva
era che sarebbe diventata anche bellissima.
Una fase si concludeva ed un'altra
cominciava. Una fase che avrebbe potuto portare molte sorprese,
novità e cose interessanti lo stesso.
“Stanotte. Stanotte!”
Si ripeterono entrambi, uno sull'aereo
e l'altro a correre a folle velocità con la sua musica a tutto
volume che gli impediva di ragionare.
Solo quello.
“Stanotte.”
E sarebbe stato sempre così con 'il
prossimo appuntamento'.
Ma da lì a stanotte, o da un
appuntamento all'altro, le chiamate sarebbero state addirittura
nauseanti.
Cris stava correndo come un pazzo per
le strade coi finestrini abbassati per avere la sensazione di volare.
Volare e non pensare.
Però quel senso di oppressione tornò
e non bastò la musica a bruciargli i pensieri.
Voleva piangere.
Sarebbe stato sempre così?
Cris inghiottì, poi un pensiero per la
testa. Ci rifletté un secondo.
Era da stupidi?
Però doveva testarlo.
Dopotutto poteva funzionare.
Tossì e si rischiarò la gola.
Un 'oooooh' da stadio con quella
canzoncina che gli aveva insegnato Riky e che non aveva ancora
imparato.
Rise e si sentì idiota.
Poi dal riso imbarazzato rimase il
sorriso e lo ripeté finendo sempre con 'Kaka' ad ogni ciclo.
Funzionava, si disse.
Funzionava davvero.
Lo sentiva più vicino. Era il coro che
il suo amore adorava.
Era il coro che ora avrebbe adorato
anche lui.
Il suo coro.
Il loro.
Sì, funzionava.
Ce la poteva fare.