CAPITOLO
XII:
UN
FANTASMA DAL PASSATO
“Come
sono finito così fra le sue braccia ad aspettare il suo bacio?
Io
stasera dovevo essere in volo verso il Brasile!
Come
ci sono finito a Mosca, allo stadio, insieme a Cristiano?
Il
cuore mi batte impazzito. Tutti i miei piani sono saltati quando mi
ha baciato, non volevo ma poi non ho resistito. È stata una scarica
di adrenalina così forte e sconvolgente che prima di riprendermi ero
là a rispondere. Quando ho capito che quella nella mia bocca era la
sua lingua l'ho respinto, ho provato a scappare ma siamo finiti qua,
tranquilli, da soli.
Ed
ora... ora il suo corpo è così fantastico. Starei ore a toccarlo.
La
sua pelle non è liscia perchè deve farsi una doccia eppure non mi
fa schifo perchè è sua.
È
la sua pelle.
È
chiara.
Ed
è soda.
I
muscoli perfetti.
Tutte
le linee naturali sono accentuate dai suoi allenamenti e mi ci perdo
in mezzo ai suoi pettorali.
Sono
così attratto dai corpi maschili che fatico a non fissarli, ora ne
sto toccando uno ed è come una droga. Vorrei continuare a toccarlo.
Con
Carol faticavo ad avere un orgasmo, con lui a momenti ne ho già uno
e mi sta solo addosso.
Sforzarmi
di non pensare a questa cosa non serve perchè alla fine lo sono.
O
che io sia gay o che sia attratto da lui e basta, però è così.
La
tradirei ogni secondo della mia vita se l'avessi con me.
Non
ho la tentazione coi miei compagni ed hanno dei bei corpi. Qualcuno
di loro è molto carino.
Questa
cosa mi succedeva con Andriy solo che lui non lo toccavo, non mi
avvicinavo quando eravamo nudi e vulnerabili. Ci abbracciavamo in
partita ed era tutto splendido.
Negli
spogliatoi lo guardavo e mi sentivo come matto, un'anima in pena.
Fremevo all'idea di poterlo toccare, quando lo sfioravo morivo e non
riuscivo a staccare gli occhi da lui, dal suo fondoschiena sodo e...
e forse avrei dovuto capirlo, guardare in faccia la realtà. Ora
sarebbe tutto diverso. Tutto più semplice.
Cosa
faccio?
Il
panico mi invade.
Voglio
baciarlo e ne ho paura.
Se
lo facessi ora non tornerei più indietro. Mai più.
Sarebbe
finita.
Farlo
da ubriaco è una cosa, certo dentro di me lo volevo ma ero ubriaco,
non consenziente completamente. Lo posso accantonare e superare.
Ma
ora sono io quello sobrio.
E
lo voglio, ma la volontà deve valere qualcosa. La volontà
razionale, voglio dire.
Se
decido qualcosa la decido.
No,
Riky.
Non
devo.
Forse
è Cristiano il mio problema e non tutti i ragazzi. Se è lui il
problema basta stargli lontano, continuare a non vederlo e sentirlo.
La
prossima volta che quei due impiccioni si mettono in testa di
aiutarmi gli tolgo la parola.
Richiede
un enorme sforzo da parte mia perchè non c'è niente che vorrei più
di lui, ora.
Le
sue labbra.
Le
voglio.
Però
non è giusto.
Sono
un uomo, devo saper scegliere.
Scuoto
la testa, alla fine, abbasso gli occhi e lo respingo. Questa volta fa
un passo indietro e non ci crede. Non ci crede proprio che io ne sia
capace.
Alla
fine rialzo lo sguardo sul suo e me li sento bruciare.
Sto
per piangere.
Voglio
piangere.
E
voglio baciarlo.
-
Cris io non posso. Penso che effettivamente sia la cosa che voglio
più in assoluto ma sono sposato ed ho deciso di percorrere una via
precisa. Sono sposato, capisci? Ho giurato davanti a Dio di amare
Carol e rispettarla per tutta la vita ad ogni costo. E non esiste
niente di più solenne di Dio. Se tradissi Carol tradirei anche Dio e
starei male. L'ho già fatto e sto già male per questo, ma lo
sopporto perchè in ogni caso, che lo volessi dentro di me o no, ero
ubriaco. Prima mi hai baciato tu, ero sotto shock, ho reagito di
riflesso al tuo bacio. Ora basta. Ora devo smetterla. Davvero,
Cris... devi... devi aiutarmi... io non posso. Non posso e basta. -
Penso
che non lo capisca e non lo condivida. È perso se mi metto a
discutere con lui ora, allarga le braccia seccato, esasperato mi
risponde.
-
Ma cosa vuol dire che non puoi? Importa ciò che vuoi e tu lo vuoi!
MI vuoi! - Sottolinea il 'mi'. Certo che è lui il fattore. È lui e
basta.
Ed
anche che ho tendenze omosessuali, però è lui fondamentalmente.
Però io non sono solo istinto e carne, sono anche anima e mente. E
quelli mi spingono in un'altra direzione.
-
Cris... io voglio poter guardarmi allo specchio... - Dico abbassando
il tono e cercando di essere dolce. Mi faccio avanti e gli tocco il
braccio per placarlo, ma ha uno scatto di nervi e mi allontana. - Io
amo Dio. Io voglio stare dalla Sua parte, più che da ogni altra. Ciò
che vuole il mio istinto non ha importanza. Amo Dio! - Lo ripeto più
volte, forse anche in queste condizioni lo può capire.
Fa
una strana espressione che non so interpretare. Mi si stringe il
cuore. Penso sia sofferenza. Delusione. Schifo. Un po' tutto.
-
Allora tieniti il tuo Dio e vedi se ti fa avere un orgasmo come
quelli che hai avuto con me! - Con questo si gira seccato e se ne va.
È
arrabbiato e forse non mi parlerà più, ma penso che sia più facile
così.
Non
ci vedremo, non ci sentiremo, ci dimenticheremo e tutto tornerà alla
normalità.
Penso
che non l'abbia capito.
Non
è che Dio mi vieta di andare con lui in quanto ragazzo, Dio non mi
vieta di fare nulla. Sono io che davanti a lui non posso e ripeto.
Non perchè Cris è un ragazzo. Ma solo perchè Cris è un altro.
Io
ho giurato davanti a Dio di amare Carol. Non la amo però la
rispetterò finché potrò. Ho sbagliato ma non continuerò a farlo.
Il
presupposto per venir perdonati è il pentimento ed il presupposto
per il vero pentimento è l'intenzione solenne e sacra di non
continuare a sbagliare e di non ripetere l'errore. Non posso
perseverare nel peccato.
Sono
caduto, ora mi rialzerò.
È
stato l'adulterio il mio problema, non l'omosessualità, non è
nemmeno un peccato, quello!
Sospiro
insofferente e mi accuccio a terra, contro il muro, senza forze.
La
sua maglia accanto a me. La prendo. È sudata e bagnata,
un'accozzaglia di odori fra spumante ed il suo. Il suo.
Forse
faccio schifo, ma non so staccarmene.
Lo
desidero.
Quanto
lo desidero.
È
questa una delle tentazioni da superare per la via di Gesù.
Penso
a Lui. È stato tentato nel deserto ma ha superato tutto. Io non sono
Lui, sono caduto, ma non devo cadere più.
Ce
la devo fare.
Sono
sposato.
Mi
sono sposato davanti a Dio.
Non
posso allontanarmi da Lui, ne morirei. Posso vivere senza tutto,
anche senza calcio. Ma non senza Lui.
E
se continuo così mi allontano.
Non
voglio.
Il
bisogno di piangere si affaccia, lascio andare le lacrime, mi sto
perdendo?
Sono
in tempo?
Sto
facendo la cosa giusta?
Dio
è ancora con me, vero?
Cris...
-
Riky? - La voce è familiare come il suo accento ed il modo di
pronunciare il mio nome.
Dio
mio, è esattamente questo il momento in cui io muoio.
Alzo
lentamente la testa, lo percorro dalle caviglie fin su sul corpo e
poi il volto.
Il
suo viso.
Il
suo viso è sempre identico.
Non
è mai invecchiato.
Non
invecchierà mai.
L'eterno
giovane.
Lo
Zar.
Il
mio amore.
Il
mio primo amore.
Perchè
questo, Dio?
Ho
superato una tentazione, come posso farcela con un'altra?
La
mia fede è a dura prova.
Appena
lo vedo le lacrime che si erano affacciate escono copiose. Scoppio
letteralmente a piangere e mi copro il viso.
Andriy.
Perchè
sei qua?
Perchè
tutto questo in una serata?
Lui
si accuccia subito davanti a me e mi circonda protettivo con le
braccia.
Ho
letto il terrore nei suoi occhi, il terrore di rivedermi.
Ed
io ho paura, ora, a dirgli cosa è successo e cosa ho capito ma forse
è giusto.
Forse
per metterlo via e non perseverare nei miei errori devo affrontare
anche i fantasmi.
Forse
è un dono, ma ora mi sento fragile, sfinito.
Mi
lascio andare al suo abbraccio, è così dolce e protettivo, mi
adora. Mi adora ancora come una volta.
Quanto
è passato?
Poco,
dopotutto.
Due
anni. Solo due anni.
Ed
è così infelice. Io lo so che è infelice.
È
la cosa più bella che potesse capitarmi, il suo abbraccio.
È
sbagliato ma è bellissimo.
-
Mi sei mancato, Andriy! - Mormoro piano mentre scivolo con la fronte
sulla sua spalla. Mi accoccolo contro di lui e mi tiene ancora.
Le
sue mani carezzano la mia schiena, è bellissimo.
I
brividi mi attraversano e lentamente mi calmo, smetto di piangere e
singhiozzare come un bambino e finisce che mi siedo per terra e lui
mi si mette accanto. Sempre con un braccio intorno alle mie spalle.
Protettivo.
Dolce.
È
sempre stato dolce con me e freddo con gli altri.
Stiamo
un po' così, la testa contro di lui, nell'incavo del suo collo. Non
mi sembra vero di poterlo fare.
Non
sono mai stato meglio. Tutto è svanito, ogni dubbio, dolore,
angoscia.
Ora
è solo lui ed io lo adoro come un tempo. E per lui sono importante
come una volta.
-
Ora ti va di dirmi cosa ci fai qua e cosa ti è successo? Non ti vedo
da due anni e ti ritrovo in lacrime. - parla sempre delicatamente con
me, ha paura di spaventarmi.
Non
sono così fragile... o forse sì.
-
Non so da dove cominciare... - Ammetto piano. In un istante mi rendo
conto che a lui potrei raccontare tutto, ma forse non sarebbe giusto.
Però non c'è niente che io voglia di più ora come ora.
Se
tutto questo mi fosse successo quando lui era in squadra con me
sarebbe stato il primo a sapere tutto. Ma forse sarebbe successo
proprio con lui e non con Cris.
Dai,
Riky, sii sincero.
Ti
saresti messo con lui se non se ne fosse andato.
L'ha
fatto in tempo, no?
-
Come mai qua? - Mi chiede dolcemente.
-
I miei amici hanno voluto venire a vedere la partita e siccome non
siamo gente qualunque siamo riusciti a complimentarci coi vincitori.
- Questa era la parte più semplice...
-
E cosa ti ha sconvolto tanto? -
Ho
di nuovo voglia di piangere ma al tempo stesso il bisogno
significativo di parlarne con lui e confidarmi anche se so che è
sbagliato, mi assale.
Io
non so perchè Andriy se ne sia andato, non mi ha mai detto niente,
non si è mai dichiarato, non ha mai fatto nulla. Mi ha solo quasi
baciato, io penso che lo volesse però potrei aver frainteso tutto,
chi lo sa.
Non
so proprio come posso considerarlo.
-
Sono successe molte cose in poco tempo... - Esordisco vago.
-
Sì... comincia da una... - fa paziente.
-
Perchè non ti sei più fatto vivo? - Chiedo come se fosse quello il
punto.
Andriy
raddrizza la testa, la teneva sulla mia come due fidanzati.
Alzo
la mia e lo guardo, siamo vicini, gli sguardi intensi.
-
E' complicato... - Dice vago, un'increspatura sulla fronte. È
turbato ed in difficoltà.
-
Comincia da una... - Dico facendogli il verso di proposito.
Lui
sorride divertito. Ha sempre avuto un bel sorriso.
-
Pensavo fosse più facile dimenticare tutto e ricominciare! - non è
molto chiaro ma è più di prima. - E tu perchè piangevi stringendo
la maglia di... di chi? - La prende e l'allarga, vede il suo sette e
fa un'espressione strana. Sembra capire. Non fa altre domande. Trovo
un fondo di dolore e delusione nel suo sguardo.
-
E' questa la cosa complicata. - Ammetto piano.
Da
qui comincio a spiegare da cima a fondo tutto!
È
più facile e liberatore di quanto pensassi... volevo parlarne con
una persona sana e sensata ed in effetti lui è il più indicato.
Anche se continuo a non capire il suo ruolo nella mia vita.
Cioè
cosa pensi lui di me.
È
illeggibile, non ne ho proprio idea.
Alla
fine della storia mi guarda incredulo.
-
Davvero? - Riassume tutto molto bene, il suo solito talento. - Hai
una cotta per un ragazzo! - Bene, proprio perfetto.
Sospiro
drammatico e mi copro il viso.
-
Sì... ma sono sposato e non intendo perseverare nel mio peccato.
Tradotto: ho sbagliato ma mi sono pentito e non intendo continuare né
farlo più! - La faccio semplice. Mi sforzo di vederla così ma lui è
lui e sa dove toccare.
-
Ma non puoi comandare i sentimenti. - Mi aizzo subito come mi avesse
pestato un piede.
-
Ma io non provo niente, è attrazione e basta! - Lo dico convinto ma
lui sogghigna. Il mio punto debole.
-
Dai Riky... quello è l'inizio... tu prima piangevi con la sua maglia
in mano... - ammetto che ha ragione. Come sempre. Sospiro
insofferente.
-
Io non posso cambiare ciò che sono, Andriy. Ed ho scelto Dio. Dio da
quando sono nato. La mia vita gli appartiene. Sono serio. Questa è
la mia fede, questo è ciò che sono ed agirò sempre in funzione di
Lui. Sono sposato davanti a Dio, questa è la sola verità. Il resto,
ciò che voglio o che spero, non ha importanza. Niente ha più
importanza davanti a Lui. Questo sono io, Andriy. E non lo posso
cambiare, solo accettare. E spero che anche gli altri lo accettino. -
sta
un po' a pensarci, è di nuovo chiuso in sé stesso e non so proprio
a cosa pensi.
-
Andriy? -
Lui
torna a me.
-
Sei gay. - Eccolo che riassume di nuovo. Un tuffo al cuore. Ok, detto
così è traumatico.
-
Sì... - Faccio esitante.
-
E non te ne importa? - I suoi occhi dalla forma affusolata mi
ricordano quelli di una tigre. Mi hanno sempre ricordato una tigre.
Sorrido.
-
Quella è natura. Non ci posso fare niente. È come essere uomo o
donna. Sono un uomo. E sono omosessuale. O bisessuale che dir si
voglia. Insomma. Sto per avere un figlio, dopotutto. Penso che questo
significhi qualcosa, non lo so. Ad ogni modo... la natura è natura.
E vivere la vita secondo il proprio credo, secondo i propri
principi... beh, è il mio essere. - Averne parlato con lui è stato
incredibilmente illuminante. Non mi sono mai sentito meglio
dall'inizio di tutta questa storia. È come se avessi accettato tutto
veramente. L'ho guardato, l'ho capito, l'ho affrontato e l'ho
accettato. Ed ho deciso la via da percorrere.
Sono
sereno.
Penso
che Andriy sia mandato da Dio, ecco perchè tutto questo proprio
stasera.
Lui
mi osserva per un po' e di nuovo non so cosa pensi, è stranissimo.
Riesco a capire tutti ma non lui. Però l'ho amato.
Sembra
soddisfatto della mia risposta o di qualcosa. Non lo so.
-
Sono contento. Sei cresciuto. Devi continuare secondo la tua fede. -
Però non mi dice qualcosa. Come sempre. Ho sempre avuto questa
sensazione, lui non mi ha mai detto qualcosa, mi sfugge molto di lui
eppure come faccio ad amarlo?
Beh,
forse è così che è finita.
Lo
amavo ma è finita perchè mi è sfuggito troppo di lui. Cosa potevo
amare di lui?
Il
mistero?
Forse
era questo. Forse non era nemmeno vero amore.
Forse
era infatuazione, ammirazione, fascino...
-
Cos'è che non mi hai mai detto, Andriy? - Riesco a parlare con lui
serenamente, giuro che non avrei mai pensato di poterlo fare. Forse
ho confuso i sentimenti per lui. Dopotutto rivederlo era giusto. Ne
avevo tanta paura ma... si idealizza qualcuno, qualcosa, una
situazione, si passa anni a pensare qualcosa e poi scopri che era
diverso.
Andriy
fa un sorrisino enigmatico e non dice niente.
-
Spero di riuscire a farti una sorpresa... ma non ti dico niente. -
Ecco, lo sapevo!
Figurati!
-
Ma dai, mi lasci sempre con queste curiosità! Non mi dici mai niente
di te! - Esclamo preso dalla cosa. Dimentico tutto, scherzo con lui
che ride e mi prende in giro. Giochiamo. Stiamo bene. Siamo amici.
È
questo che eravamo.
Ho
frainteso. Ero innamorato dell'idea che mi ero fatto, di ciò che
poteva essere, mi affascinava... ero giovane... penso che dopotutto
sia meglio così. Molto meglio.
È
bello stare così con lui.
-
Ma dimmi qualcosa di stasera, non hai giocato, non ti sei presentato
alla premiazione del secondo posto... eri furioso, vero? - Almeno in
questo lo conosco. Ha un carattere mica facile.
E
così cambiamo discorso e parliamo. Parliamo. E parliamo. Parliamo un
sacco, lui si sfoga, dice molte cose, lo consiglio, lo aiuto, si apre
ma continua a non dirmi questo misterioso qualcosa che mi ha sempre
taciuto. Penso che questo non cambierà mai. Però mi sta bene così.
Fa parte del suo fascino, il suo mistero.
E
così riesco ad andare avanti.”