CAPITOLO
XVI:
UN
GIORNO PER LA VERITA'
"Pensavo
di passarla liscia onestamente... Che poi alla fine non dovrebbe
esserci tutta questa tensione solo all'idea di vederlo. L'ho messo in
conto che potevo rivederlo. Cioè in teoria. Alla pratica mi pare
proprio di no visto come mi sento.
Non
mi ero preparato, non ci pensavo più. Fra Luca e Andriy sono
riuscito ad escluderlo. Non ci ho più parlato, sono stato alla
larga da tutto quello che lo riguardava e così è stato facile.
Con
Andriy le cose vanno in modo strano. Ci prova con me, ma non in modo
fastidioso od insistente, riesco a metterlo al suo posto e lui non
pressa. Poi il rapporto si è stretto e parliamo di tutto... Beh io
parlo di tutto, lui mi ascolta e mi dà pareri, ma non si apre
molto, ho sempre l'impressione che si tenga dentro molte cose. Mi
mette in moto gli ormoni e anche se riesco a rifiutarlo è dura,
obiettivamente ne ho voglia ma solo per una questione di ormoni. È
un bell'uomo, ci sa fare e lo desidero. Ora sono in uno stato
davvero allucinante e non so proprio che dire.
Poi
a casa con Luca e Carol è un oasi, io ed il piccolo viviamo in
simbiosi, mi calma ed io lo calmo; è la cosa migliore della mia
vita e spero di averne altri. Anche Carol è una benedizione perché
mi capisce e mi lascia i miei spazi, abbiamo lo stesso modo di fare
e di prendere le cose, è una donna dolcissima, mi viene voglia di
proteggerla e all'idea di farla soffrire sto male. Qualcosa lo provo
di sicuro però non è quell'amore che ti toglie il fiato e ti fa
rivoluzionare la vita. Vivo bene con lei ma è una grande amica.
Abbiamo provato a fare l'amore un po' di volte ma non è andata
molto bene. Spero che non cominci a sospettare. Non ho orgasmi,
riesco a farla venire ma io proprio non arrivo.
Mi
alzo al mattino con gli ormoni in subbuglio perché non li ho
sfogati con lei e poi vedo Andriy che ci prova... per me l'unica è
farmi da solo ogni tanto. Pensando a quella volta sotto la doccia o
allo stadio. Continuo a sognarlo.
Ed
ora i miei sogni sono incarnati davanti a me come non avrei pensato.
Perché
si deve fare la doccia davanti a me? Mi prende per scemo? Mi sta
mettendo alla prova. Perché è così testardo?
Guardo
dall'altra parte mentre il cuore martella impazzito. È bello come a
maggio.
La
consapevolezza che sia qua vicino a me e nudo mi manda fuori di
testa, sto facendo una fatica assurda. Vorrebbe parlare? Ora come
ora non riesco nemmeno a respirare!
Con
Andriy non è così tremendo... Lo sopporto meglio... Con Cris è
allucinante.
Capisco
il bisogno di chiarire, ci siamo lasciati male, ma dopo tutto non
accetta che non voglio vivere questa cosa.
-
Allora? A che punto sei? Riesci a resistere alle voglie da gay? -
stringo la bocca con un certo risentimento che mi spaventa.
-
Benissimo! - del resto è vero... Con Andriy ci riesco...
-
Davvero? Allora perché ora non mi guardi? - vorrei insultarlo ma
non ne sono capace. Mi da fastidio questa sua totale mancanza di
rispetto per me. Lui vede solo sé stesso e basta, il resto non
conta!
-
Ti stai lavando... Ti lascio la tua privacy... È educazione! -
sicuramente non ci crede infatti ride.
-
Non mi da fastidio... Mi piace essere ammirato! - non ha peli sulla
lingua. Sto zitto sperando che molli. - Riky? Se è vero che non hai
problemi con la tua natura allora guardami! - sospiro insofferente.
Perché si sono tutti messi in testa di farmi cedere? Solo perché
hanno scoperto che mi piacciono gli uomini?
Nervoso
mi giro per farlo smettere, ma era meglio evitare. Decisamente.
Lui
è lì sotto la doccia, nudo. L'acqua lo ricopre e lucida la sua
pelle sempre abbronzata. Il suo corpo perfetto, i suoi muscoli così
curati... E il suo inguine. Se lo sta toccando. Si sta sciacquando
dalla schiuma, si accarezza e mi mangia con lo sguardo. Il suo viso
splendido mi guarda con malizia in quel modo che mi uccide. Mi
provoca a non fare niente... Ma come faccio a non fare niente?
L'eccitazione
sale prepotente alla velocità della luce. Quando guardo Andriy non
mi capitano queste cose. Mi piace ma sto tranquillo. Ora gli
salterei addosso. Sta fermo Riky... Sta fermo... Se non ti tocca ce
la fai!
Cris
sembra soddisfatto visto che non gli tolgo gli occhi dal suo
inguine... Smette di toccarsi, chiude l'acqua ed esce, mi viene
incontro con un passo, si ferma davanti a me, ho le gambe molli. Se
mi devo muovere vado lungo disteso a terra. Mi tengo convulso alla
porta e lui sorride soddisfatto, malefico quasi... Mai vista una
cosa simile in nessuno.
-
Sicuro che non vuoi toccare? - lo sa che voglio. Le dita si
intorpidiscono, sto per alzare la mano, trattengo il fiato e mi
concentro sui suoi occhi.
-
Perché mi fai questo? - dico piano quasi pregassi. Volevo essere
più forte, più fermo ma non ci riesco. Sto soffrendo. C'è una
guerra in atto in me fra ragione ed istinto, fra fede e impulso. Ma
lui non capisce. Pensa solo a sé.
-
Sei tu che lo fai a te stesso. - Sembra avere tutte le risposte
pronte, è tagliente e pronto, quasi che stia facendo di tutto per
ferirmi. Cosa gli ho fatto di male?
Cerco
di resistere, non mi posso muovere, non riesco a camminare e mi sto
eccitando troppo, ho paura che se mi muovo si vede troppo.
Lui
mi fissa dritto negli occhi, alza la mano e mi sfiora il viso, gli
zigomi, scende sulle labbra, me le carezza coi polpastrelli umidi.
Emana un calore incredibile, le goccioline lo percorrono, posso
notare ogni particolare.
-
Si tratta non solo di accettarsi ma di viversi perchè è giusto
così, per non essere ipocriti nel seguire una via che non si vuole
seguire. Devi essere chi sei, è inutile rifiutarlo per un bene più
grande, dei valori che ritieni più importanti. Primo o poi ti
rovinerai così. - Ma cosa gliene importa? Cosa? Sono io che devo
vivere, sono io che in caso mi rovino, io, io!
Il
nodo sale, devo parlare o è finita, penserà che ha ragione e che
può farmi ciò che vuole ma non è così. Si china, sta per baciarmi
ed io devo mettergli le mani sul petto ed allontanarlo un po', non ho
la minima forza, non ce la faccio. Cerco di farlo ma non ci riesco.
Premo.
È
così bello toccarlo, Dio perdonami, non dovevo toccarlo. È morbido,
sodo, caldo, liscio. Forte. È uomo. La cosa mi manda in estasi. Mi
sconvolge.
Mi
perdo sul suo petto, sulle mie mani sulla sua pelle, dovrei toglierle
ma non ce la faccio e lui mi mette anche l'altra mano sul viso, mi
attira a sé ed io mormoro piano, la voce rotta scivola in un
sussurro disperato fuori dalle mie labbra tremanti.
-
Perchè mi fai questo? Cosa ti ho fatto? Mi odi tanto? - Chiudo gli
occhi perchè se li apro piango. È un'onda che non riesco più a
trattenere. Non posso. Non ce la faccio. Il cuore è impazzito e lo
sente di sicuro e non riesco a lasciarlo.
-
Riky, cosa dici... - Silenzio. Non posso parlare ancora. Sto male.
Sto malissimo. Lui non capisce cosa mi fa. - Guardami. - Lo ripete
perentorio ed apro gli occhi, lo guardo, è vicinissimo a me, un
soffio. Le sue labbra a portata di mano ma si allontana un po',
qualche millimetro. Mi vede.
Gli
occhi pieni di lacrime che stanno per uscire. - Perchè dici che ti
odio? -
Scuoto
la testa leggermente, prendo un respiro e provo a rispondergli, la
voce trema di più ed alla fine una lacrima esce, si ferma sulle sue
mani, i pollici me le asciugano ma altre ne arrivano silenziose,
lente.
-
Io sto male, sto cercando di fare ciò che ritengo giusto e non
importa che gli altri non lo capiscano o che non siano d'accordo, non
importa nemmeno che sia universalmente una cavolata... io ci credo,
credo che questa sia la soluzione. Ciò che devo fare. E sto male.
Sto male perchè sì, sono gay e desidero gli uomini, desidero te
come nessuno mai, ma sono sposato davanti a Dio ed io appartengo a
Lui. Tu non capisci. Se io cedessi senza lottare me ne pentirei... me
ne pentirei amaramente. Soffrirei. Sarebbe terribile. Io devo almeno
provare con tutte le mie forze, fino in fondo, fino all'ultimo. Poi
se cederò, se cadrò lo stesso allora così sia, significa che non
c'erano altre vie, che dopotutto in qualche modo andava bene. Ma
prima di allora io ci proverò a fare ciò che ritengo giusto. Puoi
condividere o no, però ti prego... se provi anche un minimo senso di
amicizia per me... ti chiedo solo di rispettarmi. Ti chiedo solo
questo. Io sono sposato. Sono padre. Non voglio che ci sia altro
nella mia vita. Devo poter scegliere la strada giusta. Anche se per
altri è sbagliata. Ti prego Cris. Smettila. - Penso di colpirlo, non
lo so. Ormai piango copiosamente e fra un singhiozzo e l'altro non
riesco più a parlare, così mi prende e mi stringe a sé.
Dio
mio, è nudo e bagnato e mi abbraccia. Sembra che non capisca nulla.
Però
mi abbandono a lui, sto così bene. Sto così bene... non potrei
chiedere altro, ora.
Mi
tiene contro il suo petto, il viso sul suo collo forte che pulsa
emozionato e mi bacia la testa teneramente, mi carezza la nuca, mi
culla.
-
Perdonami. Non farò più niente che tu non voglia. - Questo ha una
doppia interpretazione perchè per lui io voglio che lui mi salti
addosso. Ed è anche vero, però c'è anche la volontà coscienziosa
che cerco di portare avanti. Devo poter scegliere queste cose. Io
devo.
Però
spero che mi accontenti e non dico niente.
Mi
tengo a lui, mi lascio stringere e mi imprimo questo istante mentre
mi sento sporco anche solo per una cosa così semplice e pulita.
Lo
desidererò sempre.
Quando
mi lascia lo fa con dolcezza, è tutta un'altra persona da prima. Non
mi provoca più, non cerca di ferirmi, mi tratta coi guanti di
velluto.
Mi
prende e mi mette da parte, così poi si veste e comincia a
prepararsi, cambia discorso, parla di altro, di calcio e calciatori e
così il tempo vola, poi vado a cambiarmi anche io e ci ritroviamo in
corridoio per avviarci insieme alla cerimonia.
È
così bello.
Mi
perdo un attimo.
-
Come sto? - Mi chiede sistemandosi la giacca. Io sorrido. Il solito
vanitoso.
-
Benissimo! - Lui sorride felice.
-
Anche tu! - Io arrossisco, poi insieme ci avviamo alla premiazione.
È
incredibile quanto sembriamo una coppia anche solo nell'arrivare
insieme. È tutto così strano.
È
stato comunque liberatore quel pianto, ora sto bene, mi sono
liberato, sono sereno e lui per il resto del tempo è concentrato
sulla sua serata. È la stella indiscussa e sono veramente felice che
vinca, lo sapevo, si vociferava che fosse lui, ha vinto la Champions.
Spettacolo
puro sotto ogni punto di vista.
Lui
è luminoso ed emozionato, più contento penso non sia mai stato ed
io sento dentro di me un orgoglio senza precedenti.
Mi
piace.
Mi
piace e basta, non ci posso fare niente ma se mi dà una mano posso
sopportarla la cosa.
Posso
viverla serenamente.
Poi
c'è il rinfresco, foto, interviste, ed ancora foto. Riesco ad
avvicinarlo giusto un istante, gli faccio i complimenti, lui vorrebbe
approfondire ma ovviamente viene strappato da altri e noto che i
bicchieri in mano si susseguono, quando sta per perdere il controllo
sparisce ed io, un po' deluso, lo ammetto, mi congedo dalla festa
silenziosamente.
Alla
fine secondo era Messi e terzo Torres.
Sorrido.
Cristiano
era davvero felice ed io per lui.
Raggiungo
il mio piano, le camere sono vicine e mentre cerco la chiave
elettronica il telefono mi suona.
'Se
passi da me io ti aspetto.'
Alzo
un sopracciglio.
È
pericoloso.
Potrebbe
essere una pessima idea.
Però
andarmene senza salutarlo... Se ora vado a dormire e basta, domani
mattina chissà se lo becco. Un moto di ribellione mi muove dentro,
non voglio lasciarlo così, non voglio andarmene senza salutarlo.
So
che è pericoloso, avrà bevuto, ma questa volta io sono sobrio.
Accetto
l'invito. Devo mettermi alla prova?
Non
lo so, semplicemente non voglio andarmene di nuovo senza salutarlo.
Busso
alla sua camera e lui mi apre poco dopo, mi tira dentro ed è
sorprendentemente solo, ride e mi abbraccia forte esuberante, non
capisco se sia ubriaco, penso di sì. Gli è concesso per una volta.
Ricambio
e gli faccio i miei complimenti.
È
un momento un po' caotico, come mi aspettavo; riesco a gestirlo bene,
non ha una sbronza aggressiva. Forse non è del tutto disfatto.
-
Scusa se non mi son potuto dedicare a te prima ma... che figata, ho
vinto io! - E' al settimo cielo ed egocentrico com'è sicuramente
gode molto. Del resto è comprensibile.
Ricordo
un anno fa com'ero io. Felice ma molto più calmo. Ero più contento
la notte che ho vinto la Champions.
-
Bene, mi sembra però che hai bisogno di dormire, no? - Cris si
spoglia. Ok, per me è il momento di andarmene. Forse domani mattina
riesco a salutarlo.
Faccio
per andarmene.
-
Ok, buonanotte. - Ma lui mi agguanta e mi si butta addosso. Lo reggo
perchè non ho scelta, comincia a ridere come uno sciocco in un modo
da cornacchia e lo rimetto in piedi. - Cris? -
-
Aiutami dai non ce la faccio. Mettimi solo a letto. - Ah ecco perchè
mi ha chiamato!
Rido
rilassato prima di rendermi conto di cosa intenda davvero.
-
Sei un bambino viziato! - Scherzo e lui ride ancora senza nemmeno
capire che gli dico. Beh pazienza.
Lo
prendo per le spalle e lo spingo verso il letto convinto che sia un
compito facile. Lo siedo, si è già tolto le scarpe.
-
Ecco, ora stenditi e dormi! - Ma che facile, vero?
Sto
per tornarmene alla porta ma lui tende le braccia.
-
Che c'è ora? - Chiedo esasperato.
-
Slacciami la camicia. - Sospiro. È evidente che non riesce a trovare
i bottoni. Con pazienza gli apro i polsini ma quando lo faccio con la
camicia mi viene male. Il colletto, il petto e poi giù. Dio, sembra
che lo sto preparando per qualcos'altro. È una pessima idea. Le
solite tentazioni da superare.
Forza,
ce la posso fare.
Si
toglie l'indumento e penso di nuovo che sia fatta ma lui si butta giù
sul materasso così com'è e mi chiama con una voce lamentosa.
-
Riky... - Trascina la 'i'.
-
Sì... - Ma quanta pazienza.
-
I pantaloni. Tira. - Alza il bacino, se li è aperti da solo quelli,
grazie a Dio.
Sospiro.
L'ultimo sforzo. Pensa ad un cactus, Riky. Pensa ad un cactus.
Glieli
prendo dai fianchi e tiro, è facile dai. Solo che poi lui infila le
mani sotto ai boxer stretti, quando gli tolgo il vestito dalle
caviglie come faccio con mio figlio e mi fa venire un colpo.
-
Cris che fai? - Chiedo retorico ammonendolo severo.
Lui
si tira su sui gomiti e smette. Bene, funziona.
-
Mi sistemavo le palle! - Spontaneo proprio come un bimbo. Bene, molto
bene. Che bel bimbo cresciuto.
È
divino!
Nudo
e ubriaco.
Cosa
ho fatto di male?
Faccio
per andarmene ma lui mi aggancia il piede sotto il cavallo dei
pantaloni, non vuole lasciarmi andare. Salto per evitare spiacevoli
scontri e mi giro rosso.
-
Cris lasciami andare... -
-
Dai, non farmi stare solo. Vinco il premio e tu mi lasci solo... sai
quante compagnie ho rifiutato per stare con te? Dai, solo finchè non
mi addormento. Odio dormire da solo... - Ci credo, avrà una
compagnia a notte.
Storco
la bocca incerto, allora lui si tira su di nuovo e mi prende la mano,
mi tira giù nel letto e si stende abbarbicandosi a me. Poi chiude
pure la luce e ci copre con il piumino.
Che
caro!
Mi
mette un braccio intorno alla vinta ed una gamba attorcigliata alla
mia, poi il viso sulla spalla e si accoccola. Io sto fermo immobile.
Che
scelta che mi ha lasciato.
Respira
e si calma, il battito torna regolare e così mi rilasso.
È
dolce a modo suo.
Lo
trovo tenero e simpatico. Lo sbircio. È così pacifico, non ha
pensieri al mondo, sta bene.
-
Sai, ho avuto molte storie... ma mai niente di serio... così volevo
passare questa notte speciale con qualcuno di un po' più speciale
che il solito amante di turno. - non mi stupisce la confessione.
-
Ne hai avuti tanti? - Non dovrei chiederglielo ma dato che ci sono...
-
Sì... Gerard è stato quello più fisso.
-
Pique? -
-
Sì... -
-
Ma è andato al Barcellona... -
-
Prima lo scopavo regolarmente. Era carino. - Che motivazione.
-
Lo fai solo se sono carini? -
-
Dipende. Sì... -
-
Allora sono carino? - Ok me le cerco. La sua mano gioca sotto la mia
maglia senza rendersene conto, mi stuzzica il capezzolo e mi mette in
difficoltà perchè mi piace ma non sa ciò che fa, lo fa a caso
quindi posso anche eccitarmi ed accettarlo perchè è una cosa che
non avrà seguito.
-
Sei bellissimo. - Lo dice lucido o così pare.
-
E con Gerard come è andata? - Non so nemmeno perchè glielo chiedo.
Forse perchè me ne ha parlato lui, ne vole parlare. Ha qualcosa da
dire.
-
Si stava prendendo e pensando che io non fossi capace di dare niente
più del mio cazzo ha deciso di chiudere ed andarsene. La cosa non mi
tocca molto, cioè fanculo, amen. Se vuoi andare vai. Mi dà fastidio
che abbia dato per scontato senza chiedermi, senza parlarmene. Che
non sono capace di far altro che scopare. Mi pongo come uno
superficiale ma non prova ad andare al di là, è stato superficiale
anche lui. - Silenzio. È un pensiero profondo in realtà, ci
rimuginava da molto, eh?
Mi
fa tenerezza. Dietro la corazza superficiale di ragazzo che ama
divertirsi, c'è una profondità, cerca qualcosa di serio. Cerca
l'amore.
-
Anche io sono così? Ti ho scaricato pensando che non potesse nascere
niente di serio? - Non penso che sia proprio così, è complicato,
specie perchè non penso che siamo mai stati niente di più che...
boh, fondamentalmente niente! Non c'è mai stata quella di provare ad
avere una storia né di sesso né seria... però gli ho detto che non
avrei approfondito perchè non c'era nulla, non ne valeva la pena a
quelle premesse; può averci macinato su.
-
Sì. Anche per te non valgo la pena. Pensi che sia solo un bel
ragazzo e basta. Ma non è così. Cerco solo la persona giusta a cui
dare quello che ho dentro, ce l'ho la sostanza ma la voglio dare solo
ad una persona per sempre. Non perderò pezzi di me per gente con cui
poi finisce... - E' il discorso più contorto che abbia mai sentito
ma pienamente sensato e non poi così distante dal mio pensiero.
Sorrido intenerito e mi rendo conto solo ora che gli carezzo la
schiena, l'ho circondato col braccio anche io, siamo semi
abbracciati. Che dolce.
-
Non penso che tu sia solo un bel ragazzo, ma siamo lontani, non
abbiamo occasione di approfondire ed onestamente mi sta bene così.
Voglio bloccare tutto in partenza così posso andare avanti nella mia
vita. -
Strofina
il naso contro il mio collo come un gattino, sorrido intenerito e me
lo stringo. È una cosa innocente. Sono una persona affettuosa di
natura.
-
Se fossimo nella stessa squadra? - Che domande. Non serve a niente
chiederselo.
-
Non è così... -
-
Ma se lo fossimo? - Non capisco bene quanto sia ubriaco o no, forse
non lo è a livelli mostruosi. È sempre un po' confuso ma penso
sappia vagamente ciò che dice.
-
Sarebbe diverso. Divertissimo. Non oso pensarci. Non so se
resisterei, sono sincero. Penso che prima o poi cederei. - Sono
sincero perchè penso -spero- che si dimentichi di questa
conversazione.
Non
dice niente, sta un po' in silenzio poi quando sembra si stia per
addormentare mi parla ancora con voce impastata di sonno.
-
Con te potrei fare seriamente. Potrei tirare fuori quelle cose che
non ho ancora mostrato a nessuno. - E per un istante sono curioso di
vederle e spero lo faccia. Per un istante epico in cui sono io quello
che vuole un suo bacio.
Ma
grazie a Dio si addormenta prima che dica qualunque altra cosa. E
lentamente mi addormento anche io, serenamente e contento di stare
qua con lui.
È
bello. Non so che altro dire. Mi piace, cosa lo nego a fare?
È
una gran bella notte.”