CAPITOLO
XXVI:
DESIDERIO
DI EMOZIONE
“Esattamente
io non volevo venire. Poi sono venuto. Poi non volevo scendere a
cercarlo ma sono venuto. Poi non volevo nemmeno restare a dormire qua
ma sono rimasto. Alla fine non volevo comunque dormire e sono uscito.
Non volevo chiamarlo e l'ho fatto. Non volevo incontrarlo e ce l'ho
davanti. Non volevo entrare in camera con lui ma ci sono.
E
non volevo toccarlo ma lo sto abbracciando.
Rendermi
conto d'avergli fatto tanto male, vedere gli esiti. E vedere che
comunque, al di là di tutto, soffre... non voglio che stia così,
non voglio assolutamente... mi sento così in colpa. Così male per
lui.
Arrivato
al limite massimo di me stesso ho di nuovo agito senza pensarci più.
Ho
passato un mese allucinante, la mia tensione è alle stelle e
qualunque sistema io abbia usato alla lunga non ha più funzionato.
Quando
mi sono reso conto che eravamo nella stessa città mi sono ribellato
all'idea di non vederlo. Non potevo lasciarlo andare via in queste
condizioni, sapevo che stava male.
Ma
più semplicemente non volevo che andasse via...
Tutto
qua.
Senza
vederlo.
Come
potevo?
Lo
stringo e le scariche mi mandano in un delirio completo, è come se
toccassi la corrente stessa. Non riesco a staccarmi. Non ce la faccio
proprio.
Scendo
con le labbra verso il lato del suo collo e risalgo sull'orecchio.
Oh
Dio allontanami da qua, ti prego.
Allontanami.
Non posso. Non posso assolutamente.
Stringo
le mani sul suo petto, ha la maglia della tuta, cerco febbrile la
cerniera che abbasso. Cosa sto facendo? La devo smettere.
-
Mi dispiace... mi dispiace per tutto... e non so cos'altro dire... -
Lo sento scaldarsi, lo sento respirare piano, i battiti gli vanno
veloci, è emozionato quanto me. Io ansimo come se l'avessi dentro.
Le
sue braccia sono abbandonate lungo i fianchi, non reagisce.
Le
mie mani scendono sotto, alzano la sua maglietta e quando tocco la
sua pelle per un momento ho un mancamento. È così caldo, così
liscio, così... lui...
-
La mia testa mi dice di fare una cosa ed il mio corpo ne fa un altro
ed è così solo quando si tratta di te... - esco da sotto la
maglietta e prendo le parti aperte della maglia e gliela faccio
scivolare dietro, giù lungo le braccia.
Scendono
sui suoi polsi e gliela tolgo.
Forse
sono impazzito ma sto facendo la sola cosa che per mesi sono stato
capace di sognare. Ed ora lo posso fare davvero.
C'è
un modo per fermarmi?
Non
lo so.
Apro
le labbra e le appoggio sulla sua guancia, sta ancora immobile, non
si muove ed io devo... devo avere... devo... torno sul davanti con le
mani ed una sale sul suo viso, l'accarezzo alla cieca, l'altra
guancia, il mento e poi le labbra, gli giro il viso verso di me, le
mie labbra aperte lo stanno respirando in carezze sentite e se non mi
prendo le sue... se non mi prendo le sue muoio...
I
nostri occhi si incontrano, così vicini, così ubriachi. Aveva
pianto, sono lucidi, sono belli. Ed io, alla penombra di questa
stanza, posso riuscire a nascondermi in tutto quello che desidero di
più al mondo.
Forse
in questa notte posso essere il vero me stesso che ho sempre
soppresso per l'incapacità di affrontarmi.
Non
serve che mi affronti, posso essere chi sono. Nessuno mi farà
domande.
Ora
le nostre labbra, aperte, sono le une sulle altre ma non ci stiamo
baciando, non ci siamo davvero uniti. È un soffio che ci separa ed i
nostri occhi parlano così bene. Così perfettamente.
-
Cosa vuoi da me, Riky? Si può sapere? - Se mi parla sulla bocca è
una tortura. Rabbrividisco e gli prendo la maglietta, la stringo
restandogli attaccato come fosse la mia ancora.
-
Io voglio baciarti. Posso baciarti? - Sorride all'idea che glielo
chieda.
-
Cosa aspetti? - Non lo so nemmeno io ma basta che metta una mano
sulla mia per accettare tutto questo in qualche modo, ed io
finalmente mi unisco a lui.
Il
labbro inferiore si perde fra le sue, me lo succhia e poi io faccio
altrettanto.
Ci
siamo mai baciati?
Sì
che ci siamo baciati.
Una
volta ero ubriaco e l'altra c'era così tanto caos da non poter
capire davvero cosa succedeva.
Ora
siamo entrambi presenti e siamo vivi, siamo veri.
Chiudo
gli occhi a mi abbandono mentre schiudiamo meglio le bocche, giriamo
le teste per combaciarci perfettamente ed in sincronia ci veniamo
incontro con le lingue, ci troviamo e ci carezziamo così, in una
specie di gioco di proposta e di ritiro.
È
un bacio che sa di noi, sento la gomma da masticare che aveva prima,
sa di menta. Io ho bevuto un sacco di acqua. Siamo noi.
Ed
io nella sua bocca ci sto morendo, sento che non sarò più lo stesso
quando mi separerò. Lo sento.
Perchè
ripenso con emozione a tutte le volte che facevamo quelle cose per
telefono e mi diceva 'eccomi sono arrivato' ed io fremevo all'idea di
che cosa mi avrebbe fatto.
Quanto
ho aspettato che me lo dicesse ancora.
Di
persona.
Il
bacio dura un'infinità di tempo e assaggio ogni cosa che mi propone,
gestisce con una tale sensualità da sconvolgermi, è il bacio più
dolce ed erotico che abbia mai avuto.
È
questo un bacio allora.
È
questo emozionarsi ad un bacio.
È
questo bruciare e volerne di più.
Ora
come ora starei tutta la notte solo a baciarlo. Non desidero altro,
solo la sua bocca per sempre e basta.
Non
so cosa mi abbia fatto, però qualunque cosa sia mi è entrato dentro
e non se ne è più andato.
Anche
se non ci vedevamo, anche se non ci sentivamo. Non abbiamo mai
smesso. Mai.
Si
gira fra le mie braccia e finalmente siamo uno davanti all'altro, non
smettiamo di baciarci, le lingue continuano a giocare con la loro
calma ma quando mi prende per i fianchi l'intensità cresce, a volte
arriva a succhiarmi il labbro o la lingua ed io mi do completamente a
lui.
Capisce
che sono nella pace di me stesso e che mi basta tutto questo, però
non rifiuterei niente. Non ne sarei capace.
Mi
conduce con sicurezza verso il letto poco più in là e sapendo
perfettamente cosa fa, smette di prendermi il fiato e mi fa stendere,
si mette sopra di me e mi carezza il viso, i capelli, mi contempla
con un tale amore, con una tale dedizione che mi emozione e mi
vengono gli occhi lucidi. È felice, sta di nuovo bene. L'angoscia di
prima è un brutto ricordo. Ero tutto ciò che voleva.
È
possibile?
Sto
cercando di capirlo che torna a baciarmi e tutto si annulla in me.
Non
succederà altro ed è esattamente tutto quello che deve succedere.
Non
so se accadrà ancora e non so come mi sentirò domani mattina,
quando tornerò alla mia vita. Non so come andrò avanti. Non so
niente.
Però
so una cosa con sicurezza.
Non
voglio smettere di baciarlo, adesso.
Quindi
non so quanto stiamo a farlo, penso davvero tanto. È come avere una
sete eterna.
Quando
decide che il sonno si sta impadronendo di noi smette a malincuore,
mi carezza ancora, mi bacia la punta del naso e poi gli occhi e la
fronte e le guance.
Non
posso desiderare altro, ora, se non che duri per sempre.
Non
riesco a darmi risposte, non ne ho la capacità. So solo che se non
mi arrendevo, almeno questa notte, sarei potuto impazzire. Ed il
fatto che agissi contro la mia volontà razionale significa che ero
davvero al capolinea.
-
Ci sarai domani mattina? - Io annuisco con una serenità che è
certezza.
Non
so se sarò in grado di parlare, ma lo guarderò ed affronterò ciò
che ho fatto.
Si
accoccola su di me ed appoggia la testa sul mio cuore, coi miei
battiti veloci ma sempre più tranquilli, si addormenta.
E
l'accarezzo piano, mentre lo fa, cullandomi da solo.
Non
so cosa sia tutto questo ma a volte non lo puoi combattere anche se
sai che è sbagliato.
A
volte puoi solo arrenderti.
Il
risveglio è strano, lo ammetto.
È
strano perchè nonostante sia la notte migliore da qui a molto tempo,
mi sveglio con l'ansia. Non me lo sento addosso. Apro gli occhi e mi
viene il terrore di essere stato lasciato qua da lui, poi però mi
giro e lo vedo a pancia in giù, accanto.
Forse
girandosi dormendo si è staccato.
Siamo
ancora vestiti ma siamo intimi lo stesso.
Sorrido.
Non
so proprio cosa succederà quando torneremo alle nostre vite, nelle
nostre città, però qua, in questa città, possiamo ancora stare
bene perchè siamo stesi nello stesso letto e siamo sereni e leggeri.
Penso
che sia paradossale ed impossibile eppure è così.
Mi
giro sul fianco e mi metto accanto a lui, gli carezzo il viso e la
testa fino a che non si sveglia.
Penso
che dovremmo parlare.
Anche
se non so cosa dire, in realtà.
Apre
gli occhi velati di sonno, pensa di sognare, mi sorride dolcemente e
torna a chiuderli. È davvero sicuro di dormire.
-
Buongiorno! - Dico piano cercando di essere delicato.
Apre
gli occhi di nuovo ed è sorpreso di rivedermi, così io rido
divertito.
-
Sì, sono vero e sono ancora qua! -
il
sorriso che mi regala penso che non lo potrò mai dimenticare.
Ha
un che di infantile in questo momento. E puro, per l'assurdità che
pare.
Cioè
è a pancia in giù e si tiene la mano chiusa a pugno davanti alla
bocca e mi guarda con occhi grandi, incredulo e felice. E tenero. Lui
tenero?
Forse
lo sembra solo a me.
-
Hai dormito bene? - Annuisce. - Ti va se parliamo un po'? - Forse
potrei aspettare che sia più attivo ma allunga un braccio, quello
più vicino a me, e me lo mette addosso, mi circonda e mi attira a
sé. Io rido e mi lascio stringere.
È
così dolce.
-
Ora possiamo parlare. - Mi ancora a sé, praticamente.
L'abbraccio
a mia volta. Siamo qua. Va bene. Possiamo farlo.
Gli
metto la sua testa sotto il mio braccio e l'altro glielo metto
intorno al busto. Una delle sue mani è fra di noi e mi carezza il
viso con un dito. Dolcemente.
Mi
sento amato e sto enormemente bene.
-
Io non sono arrivato a delle risposte e a delle conclusioni. È solo
che ti avevo qua e sono andato come in crash, capisci? Non ce la
facevo, io... io volevo incontrarti. Dal momento in cui l'ho fatto ho
agito solo così come volevo. Lo sai? -
Cerco
di essere chiaro ed onesto, cosa che non sempre coincide.
Annuisce.
-
Adesso come farai? - Mi fa la domanda del secolo.
-
Non ne ho idea. Però non voglio tornare a non sentirti più. Forse è
egoistico da parte mia. Tu... tu come stai? Cosa dici? Devi essere
sincero... se pensi che sia troppo brutto sentirmi lo stesso... - Mi
ferma perchè son partito come un treno e mi mette un dito sulla
bocca.
-
Non sentirti mi ha portato a perdere anche l'unica cosa che mi
sembrava di avere. Ho perso la pace, la serenità, la lucidità. Non
è servito a stare meglio. Ora sai che io provo qualcosa per te e non
mi tratterrò più, agirò così come desidero. Sarò sempre
estremamente chiaro, con te. Nessun trucchetto, nessun gioco. Ok? E
tu devi essere libero di dirmi tutto. La sapremo gestire in qualche
modo, siamo grandi, dobbiamo riuscirci. - Sorrido per la sua
sicurezza, sembra facile parlandone così.
-
Quando saremo lontani ed alle nostre vite sarà diverso. Io non so
quando tornerò a casa come mi sentirò e cosa vorrò fare. Ora ti
dico sentiamoci lo stesso e non so nemmeno in quale senso lo dico.
Non ho idea di che cosa provo e di cosa voglio. Non ti nascondo
l'enorme caos che ho dentro. Quindi... sono sincero... potrebbe
essere tutto... - Non so nemmeno a cosa alludere perchè non ne ho
idea davvero.
-
Lo capisco. Sono pronto a te che mi dici di smettere di sentirci.
Sono pronto anche a te che mi dici di raggiungerti. Sono pronto a
tutto. Ne parleremo di volta in volta, ci verremo incontro,
risolveremo le cose come vengono. Anche se non capisci ora, un giorno
capirai. Non possiamo evitarci. Questo l'abbiamo capito. - Mi fa
sorridere la semplicità del suo discorso. Spero che sia davvero così
facile. Sperare di riuscire a risolvere tutto è davvero un sogno,
chissà se ci riusciremo davvero. Io ho l'assurda paura che una volta
fuori da qua ci ritroveremo ad affrontare il momento più duro delle
nostre vite, ma mi tengo queste paure per me, non penso abbia senso,
dopotutto, parlarne.
-
Sei pentito dei baci? - Mi chiede poi diretto.
Avvicina
il viso al mio, sta per rifarlo?
Sospendo
tutto per un attimo e aspetto.
-
No. Non lo sono. È stata la prima cosa che ho fatto per me. Sono
stato egoista però non ne sono pentito. Mi hanno dato una pace, per
assurdo, che non posso pentirmene. Uscirò di qua e starò male ma
non mi pentirò mai di questi baci. -
è
così felice di sentirlo ed io vorrei poterlo fare felice sempre.
Cosa
ci siamo fatti a vicenda? Quando è successo di preciso?
Capita
così?
Non
so... però mi abbandono a lui e tutto diventa bello quando mi sfiora
le labbra di nuovo, solo questo, non fa altro.
Poi
mi bacia la guancia e lo trovo un gesto così dolce e splendido.
-
Buongiorno. - Chiudo gli occhi e sorrido, mi tengo tutto questo. Non
lo lascerò andare davvero. Mi resterà dolcemente dentro. Qualunque
cosa succederà una volta usciti.
-
Un giorno parleremo di questo momento e vedremo tutto talmente chiaro
che ci chiederemo come facevamo a non vedere... - Dico alla fine
seguendo una strana illuminazione.
-
Magari un giorno non molto lontano... - Dice lui, seguendone una sua.
Non
replico. Fingo di stare con lui e che vada bene.
Per
il momento va bene così.
Per
il momento non esiste niente altro.”