CAPITOLO XL:
TROPPO FORTE

Non mi ha mai fatto una cosa simile, di solito arriva fino ad un certo punto e si ferma. Però in effetti sta solo ballando. Si parlava delle sue passioni e siamo arrivati alla musica ed al ballo.
Questo tipo di ballo però è indecente e non capisco proprio perchè lo devo fare anche io. La cosa peggiore è perchè siamo senza maglia.
Sentire il suo torace contro il mio è stato una tortura così come la sua pelle così liscia e soda. Così... così... maschile. Cioè non la sua pelle ma i suoi muscoli.
Non sa cosa mi sta facendo o forse lo sa benissimo.
Penso che sia solo una specie di vendetta ma se si limita a ballarmi addosso gliela posso concedere.
Gli sto rendendo la vita difficile.
Sento il suo inguine teso contro la gamba, i vestiti sono leggeri perchè è estate e poi le mani... le mani dappertutto. Se balla così in discoteca penso che poi è normale finire a letto.
È una seduzione bella e buona.
E ci sa fare come non pensavo.
La musica non mi piace ma mi trasporta lo stesso e mi scalda ancora di più, è come se mi avesse ubriacato, eppure non ho bevuto e sento. Sento tutto chiaramente.
Anche troppo.
Dal basso cresce fin troppo bene e presto non saprò trattenermi. Quando risale per poco non mi bacia, apro la bocca istintivo ma mi fermo in tempo, poi lui si gira e mi dà la schiena. Per un momento ci rimango male ma quando vedo che si piega in avanti e tiene le gambe dritte torno a trattenere il fiato.
Dio mio cosa sta facendo?
Va giù e si rialza. Va giù e si rialza ed inarca la schiena... ed accentua il suo sedere in un modo che... Oh Mio Dio non pensavo si potesse fare.
È così... così proteso verso di me, mentre si muove sulla musica senza fare grandi cose particolari. Non si agita davvero. Questo è ballare?
Però torna giù ed è come se... come se me lo desse. Come se mi si desse.
E l'istinto mi invade completamente perchè improvvisamente voglio solo lui.
Voglio solo prenderlo e farmelo.
Voglio entrargli dentro.
Ho il fortissimo ed inarrestabile istinto di possederlo da dietro.
Sento il mio stesso inguine che, cresciuto da solo, vuole unirsi a quella sua parte incredibilmente erotica.
E finisce che senza più trattenermi gli prendo davvero i fianchi, all'altezza del sedere, e premo il bacino su di lui. L'inguine teso proprio lì sulla sua curva perfetta ed accentuata. Morbida ma soda.
È perfetto ed io schiaccio ulteriormente mentre mi chino in avanti per strusciare il petto sulla sua schiena che risale verso di me.
Comincia a muoversi in un altro senso. Non rotea ma va avanti ed indietro. Mima proprio un amplesso.
Quando uno penetra l'altro e l'altro gli va incontro.
Mi sta facendo fare questo, perchè io non riesco a staccarmi e sono completamente ubriaco di lui.
Se mi lasciasse ora lo rincorrerei, penso.
Non può portarmi a questi livelli, non se ne rende conto di cosa mi fa.
Il calore che ho lo sente tutto lì sotto e gira la testa che appoggia sulla mia spalla, all'indietro. Sta facendo quel suo sorrisetto sghembo che mi seduce un sacco.
E dire che mi seduce è poco.
Io voglio entrare.
Apro le labbra di nuovo, respiro dalla sua bocca aperta come la mia e stiamo per farlo.
Stiamo per baciarci.
Lo desidero come non sono ancora riuscito a desiderarlo perchè le altre volte non volevo tutto il pacchetto, ora lo voglio.
E lo voglio penetrare.
Non riesco a pensare ad altro.
Lui che mi provoca con le sue movenze languide ed armoniose ed il suo corpo perfetto. Ora aspetta che lo baci.
Tanto oggi l'ho già fatto. Potrei rifarlo un'ultima volta prima di andarmene e forse chiudere per sempre.
Si dice un ultimo bacio, no?
Sto per farlo ma improvvisamente è lui che si separa, fa per lasciarmi insoddisfatto e non ci ragiono proprio più.
Semplicemente lo prendo, scivolo con le mani sul davanti, aderisco sul suo ventre e scendo mentre mi appiattisco a lui per dietro. Spingo di nuovo contro il suo sedere come se lo stessi possedendo e la mano è sul suo inguine, questa volta.
Ed è la mia.
Se non lo faccio muoio e so che dopo che me ne sarò andato non avrò mai più questo coraggio e forse non succederà più niente e riesco solo a pensare... che sarebbe un peccato... anche se peccato è proprio quello che stiamo facendo ora.
Così mi decido e mi riprendo le sue labbra che apre per me, tiro subito fuori la lingua del tutto e la metto nella sua, fa altrettanto, giriamo le teste e ci premiamo per sentirci di più. Le lingue giocano nelle bocche aperte e si fondono come la mia mano sul suo inguine, da sopra la stoffa.
Forse per miracolo non mi sono infilato sotto.
È come se lo volessi solo per me.
Sento che cresce la sua erezione attraverso questa stoffa crudele e la sua mano corre a darmi man forte perchè questa volta me la prende e me la infila sotto. Inutile fatica resistere.
Gli tocco finalmente la sua erezione, gliela tocco ed è già dura. La sua mano mi dice come fare ma non ho desiderato altro da un sacco di tempo.
Lo guardavo e basta ed ora... ora lo sto toccando.
Vado su e giù sulla sua lunghezza e cresce ogni volta di più, lo sento pulsare, lo sento diventare grande e la bocca... non riesco più a staccarla da lui.
Lo voglio penetrare. Devo.
Lascio una mano per infilarla nei miei pantaloni e mi tocco da solo. Non posso farlo.
Sono impazzito?
Non posso.
Solo perchè forse poi chiuderò per sempre non posso proprio arrivare fino a questo punto.
Cerco un modo per tornare in me ma non è facile, ho passato troppo tempo ad opprimere me stesso ed ora il risultato è che sono drogato di tutto questo. Come farò a disintossicarmi?
Una volta che provi non riesci più a smettere perchè è la cosa più bella che io abbia mai provato.
Così scivolo su e giù su me stesso allo stesso ritmo che lo stiamo facendo davanti.
Quando smette di mescolare il sapore al mio, nelle nostre bocche. Quando me lo dice.
È qua che mi dà il colpo di grazia.
Sorride malizioso.
- Mi sei mancato, Riky. Bentornato. - Questo bentornato è la mia fine.
Vengo subito prima di completare il malato istinto di metterglielo dentro.
E forse è meglio così.
Ansimo teso e tremante mi aggrappo a lui e gli mordo la spalla.
È quello che mi diceva quando ci facevamo per telefono.
Quello e 'Eccomi sono tornato'.
Sono le due frasi che mi fanno sempre venire quando le sogno o le penso in quei momenti.
Non so perchè. Forse perchè erano il preludio di un piacere fantastico.
Alla fine penso sia venuto anche lui sul mio morso e dopo quanto? Dopo quanto torniamo in noi?
Ho solo il desiderio di sotterrarmi.
Cosa ho fatto?
Come ho potuto?
Sono un peccatore incapace di smettere. Anche se riconosco il mio peccato non riesco a cessare.
Non ce la faccio.
Per questo domani me ne devo andare.
Il punto è che è solo qualche settimana quella che mi separerà da lui, poi lo rivedrò ma ci saranno altre persone. Non saremo mai veramente soli.
Vero?
Mentre mi faccio la domanda del secolo, mi rendo conto che quella reale è un'altra.
Con o senza altre persone intorno, potrò comunque resistere al solo vederlo?
E se tornerà a dire quelle due frasi fuori da un contesto erotico come mi sentirò?
Non so se ce la farò.
Però ora sono completamente in ballo e se prima potevo per qualche sciocca ipocrisia fingere di non vedere, ora è qua bella evidente. E non la posso più ignorare.
Desidero Cris più di ogni altra cosa. Lo desidero. E non so se ci sarà veramente qualcosa in grado di bloccare questo mio desiderio. Non è che desidero fare sesso con un uomo perchè ho scoperto di essere gay. Desidero farlo con Cris.
Ma sono sposato e sto deludendo ancora Dio. Come posso?
Quando mi fa stendere sul divano, sono sopra di lui e forse lo fa perchè capisce il mio smarrimento. Capisce che sono tornato in me ed abbassa il volume della musica, schiaccia qualche pulsante e cambia set list perchè ora sono un sottofondo dolce che mi dà un po' di pace.
Sono artisti a me sconosciuti, però placano il mio subbuglio.
Anche se le sue braccia, il suo petto, il suo respiro, il suo collo.
Il suo collo.
Lì dove nascondo di nuovo il viso.
Il mio posto.
Sarà mio per sempre.
Posso accettarlo o rifiutarlo ma niente cambierà mai.
Io lo desidero e lui mi desidera.
Ma fin dove sono solo istinti e dove cominciano i sentimenti?
Le sue mani mi carezzano la schiena e mentre il terrore mi schiacciava, sento che posso risalire in qualche modo. L'animo si apre un pochino e torno su. Il necessario per non piangere e per stare solo in silenzio e abbandonarmi a lui ed alle sue dolcissime carezze.
Voleva qualcosa per sé e se l'è presa consapevole che forse sarebbe stata l'ultima. L'ultima di tutto.
Ma potrebbe essere anche la prima. La prima di quel tutto.
Ora come ora non ne ho proprio idea, so solo che l'unica cosa che mi a fatto risalire sono le sue carezze e mi aggrappo a Cris come ad un salvagente, stringo e mi accoccolo.
Non so cosa sarà, ma le mie risposte le dovrò trovare. Dovrò per forza. In qualche modo, un giorno.


Cerco di non pensarci, cerco di prenderla come una cosa da niente.
Sto solo raccogliendo le mie cose per andare da Carol, poi lo rivedrò a metà luglio.
Che cosa c'è che non va?
Perchè essere così tristi?
Io non capisco proprio.
Non ci stiamo lasciando, non stavamo insieme.
Cosa eravamo?
Però lui sta lì e mi fissa con la stessa aria del suo cane grande, l'accarezza accucciato a terra ed insieme mi fissano con quegli sguardi identici.
'Come puoi andartene?' sembra mi dicano questo.
È giusto e lo sa, infatti non mi dice niente, però questi suoi occhi di cioccolata parlano così bene.
Mi sento in colpa.
Certo che di colpe ne ho ma questa è l'unica cosa buona che sto facendo.
Andarmene.
Ipocrisia restare. Ipocrisia restare pensando di risolvere i miei problemi.
Non li risolvo proprio.
Sospiro e chiudo la valigia, lui si alza e me la prende, non commento che posso fare da solo, lo seguo fuori dalla porta e poi in macchina.
Ho provveduto a fare il biglietto per telefono.
Saluto i cani e salgo in auto, i vetri chiusi non permettono dall'esterno di vedere chi c'è dentro.
Così non ci vedranno uscire. Per tutti lui è qua da solo, non certo con me.
Guai se si sapesse.
Ripenso a quello che è successo, troppe cose, da troppo poco.
Devo aspettare. O forse devo sbrigarmi.
Non lo so bene.
La strada è silenziosa, non proferisce parola ed io nemmeno. Penso che ci stia male ma non vuole farmelo pesare perchè sa che non è giusto. Non può chiedermi di restare dopo ieri sera.
Mi sento così sporco.
Ho bisogno di far pace con me e con Dio e poi di guardare la realtà con lucidità e capire cosa fare.
Ho bisogno di risposte e con lui accanto non ce la faccio a trovarle perchè vedo solo quanto sexy sia.
Mi dispiace andarmene, potevano essere gli unici giorni per essere me stesso. Il problema è che lo ero troppo. Funzionavano troppo bene.
Non posso permettermelo. Non esiste proprio.
La macchina si ferma.
- Se scendo e ti accompagno è un casino. Possono riconoscermi. - Dice piano.
La macchina è in un parcheggio speciale, al momento non c'è nessuno.
Sospiro e stringo le labbra, tiene il volante ed abbassa lo sguardo coperto dagli occhiali scuri enormi. Anche io ho i miei. Mi infilo il cappellino con la visiera per mascherarmi un po'. Non sapendo che sono qua non dovrebbero notarmi.
Giro da solo in incognita, in borghese.
Dunque è così?
Scendo e vado e basta?
- Non ci stiamo lasciando... - Dico con un enorme bisogno di chiarirlo.
Lui finalmente mi guarda però i nostri occhi sono ostacolati dalle lenti scure.
- Non stavamo insieme. -
Precisa lui. La cosa mi infastidisce però ha ragione.
I nostri toni sono simili, malinconici e... non so... abbattuti.
- Ci ritroviamo nel ritiro. - Dico poi dopo un po'.
Annuisce.
- Ci vieni alla mia presentazione? - Chiede speranzoso.
Mi stringo nelle spalle.
- Non è insieme alla mia... io penso che verrò per la mia e poi torno in vacanza... perchè dovrei fare un altro viaggio in più e... - Cerco di spiegargli ragionevolmente che non ha senso, però lui insiste sempre con quella punta di speranza e di testardaggine.
- Però potresti fermarti, sono una decina di giorni di distanza una dall'altra... - Sorrido consapevole che una volta separato da lui, cercherò di non rivederlo prima del tempo, ne sono consapevole e non voglio che ci stia male.
- Non ha senso, capisci? Non posso dire che ho cose da fare qua e dire che voglio vedere la tua presentazione al Barnabeu... insomma, non avrebbe senso... - Comincio. Lui lo sa che in ogni caso, anche nell'assurdo caso in cui scegliessi una relazione clandestina con lui, non la vivrei certo alla luce del sole in nessun caso.
Lo sa che non lo farei mai.
Cris abbassa di nuovo la testa, percepisco il suo sguardo giù e gli tolgo istintivamente gli occhiali dopo che faccio altrettanto coi miei. Finalmente ci guardiamo.
Sorridiamo in modo malinconico, proprio come prima.
Può dispiacerci tanto la mia partenza?
Penso di avergli fatto molto male.
- Non sono la brava persona che tutti dipingono... - Dico seguendo questo pensiero. - Cerco di esserlo ma non lo sono. Sei stato il primo a capirlo. Ricordi la premiazione del 2007? -
Lo ricorda bene e stringe le labbra piegandole in quel modo triste e accondiscendente.
- Lo sei. Solo non nel modo che pensano gli altri. - Dice poi. Sorrido. Cerca sempre di coccolarmi o proteggermi in qualche modo.
- Grazie per la pazienza che hai, per come mi aspetti e mi lasci fare. Non mi forzi mai e... ed io non vado del tutto in pezzi proprio perchè lasci che sia io a farlo. Sempre. Quindi grazie di lasciarmi andare. È di questo che ora ho bisogno. Se restassi ti farei troppo male. -
Cris non ribatte perchè forse lo pensa anche lui. Non so come salutarlo, sembra un addio ma razionalmente non lo è.
Però alla fine lo sembra.
Mi protendo verso di lui che non si muove, chiude gli occhi e penso che potrebbe starci un ultimo bacio.
E forse non sarebbe l'ultimo ma mi piace pensare che ora troverò la forza di fare la cosa giusta.
Così glielo regalo e me lo regalo.
Sfioro le sue labbra senza schiuderle. Non approfondiamo.
Tratteniamo il fiato, i brividi ci ricoprono e gli carezzo la guancia liscia. Ora sembra così piccolo.
Sembra il mio piccolo Cris. Dimostra l'età che ha. È proprio così.
Mi sento così responsabile di lui, di quello che gli sto facendo, di come sta.
E mi dispiace.
Vorrei essere diverso, riuscire a fregarmi di certe cose e viverle come mi pare.
Però per ora sono così.
Mi dispiace.
Ho bisogno di Dio, adesso. Devo trovare una soluzione per essere me stesso sentendomi comunque degno di Lui.
Per me è troppo importante.
Mi separo, un ultimo flebile 'ciao' e vado.
Lo ritroverò fra alcune settimane e spero davvero... davvero... di riuscire a sostenerlo.”