CAPITOLO
XLV:
TORNANDO
ATTIVI
“Mi
sento diecimila volte più sollevato anche se c'è stato un momento
in cui mi sono sentito davvero male.
Dio,
così male... però sono riuscito a superarlo.
Basta
trattenersi e controllarsi, ci ho provato fin'ora, ce l'ho messa
tutta ma pensavo che fosse un'attesa con una fine. Lui potrebbe
restare così, indeciso, fino alla fine dei suoi giorni.
Io
devo fare quello che mi sento, non sono uno che si trattiene, non ne
sono proprio capace.
Al
diavolo.
Come
d'accordo, il giorno dopo di buon mattino passo a prenderlo ed
andiamo insieme agli studi per l'intervista in coppia, siccome ci
filmeranno e ci faranno delle foto, sono stato ore a prepararmi.
Sono
molto lungo, passo un sacco a decidere i vestiti e poi provo e mi
cambio, provo e mi cambio. Così di continuo. Per fare i capelli
perfetti come voglio io sto altrettanto, poi sto un'infinità a
scegliere gli accessori ed il profumo.
In
macchina siamo di nuovo soli, lui arriva ed è più sorridente che
mai, sembra felice e contento.
Non
so perchè dovrebbe esserlo visto che i suoi dubbi non li ha ancora
snodati, ha sempre tradito ed ingannato sua moglie e quindi non è
proprio alla destra del Padre come voleva.
Per
non dire che con me non sa ancora cosa fare.
Ma
lui arriva e sorride e sembra felicissimo.
-
Ma come siamo di buon umore! - Dico infatti partendo a razzo. Riky si
tiene sulla maniglia e sul cruscotto.
-
Il mio umore non cala se vai più piano, sai? - Ridendo rallento.
-
Allora, come mai così felice? - Si stringe nelle spalle.
-
Niente, così... -
Lo
guardo di continuo mentre guido ascoltando le indicazioni del
navigatore.
-
Ma non è normale, ti sei svegliato col piede giusto? -
-
Può essere... -
-
Riky, qualcosa ci deve essere! - Insisto molto ed alla fine la vinco.
Ovviamente.
-
E' la prima intervista e voglio farmi vedere contento! - Dice la
cazzata di turno.
-
Sai dire bene le palle! - Esclamo. Lui impallidisce e mi guarda con
quella sua faccia da cucciolo bastonato. - Andiamo, sappiamo tutti
che non sei contento di essere qua! - Si stringe nelle spalle
facendosi serio, amareggiato. Guarda in basso.
-
Sì beh... ma ormai ci sono. Devo cercare di fare del mio meglio. La
mia strada ormai è questa. - Ed ecco che trovo il punto e rallento
ulteriormente per guardare il suo profilo basso e pensieroso mentre
si tormenta le mani.
-
Non serve che ti sforzi con me. Se sei malinconico fai il
malinconico! Non sono tua moglie che si preoccupa. O meglio mi
preoccupo. Più che altro mi dispiace. Ma va bene. Sii te stesso. Non
importa se non ti va di sorridere. E se vuoi dire qualche parolaccia
falla. Sono io. So come sei. - O per lo meno lo intuisco e spero di
scoprire presto com'è del tutto.
Sorpreso,
alza gli occhi e mi sorride grato.
-
Grazie. In effetti io... a volte mi sforzo di apparire felice perchè
la gente sa che sono un ragazzo felice. Non voglio dare di me l'idea
di una persona depressa ed ingrata. È vero che non ho motivo di
stare veramente male. Ho tutto. Forse troppo. Anzi, sicuramente
troppo. Però è così. - Blatera cose senza senso, balbetta un po'
ma almeno si sfoga, avevo capito che aveva macinato qualcosa. Non
poteva essere così felice coi pensieri che gli girano per la testa.
-
Scusa... ecco ora mi sono lasciato andare troppo! - Sorrido.
-
Ehi va bene, ti ho detto io di parlare liberamente! Fallo! So che con
Carol e Luca devi fare la tua parte e la devi fare anche con gli
altri... adesso con la squadra tutti si aspettano che tu sia... Kakà!
Se vuoi lamentarti, lamentati, con me puoi! - Sono molto astuto, in
questo modo lo porto ad esprimere quei pensieri che non osa dire a
nessuno, così posso conoscerlo meglio degli altri e a lungo andare
sarà dipendente da me, perchè sarò l'unico con cui parla.
-
Così è brutto... - Mi mordo la bocca.
-
Perchè? -
-
Perchè sono una persona falsa. Sembra questo. Ed in effetti è vero.
Fingo con Carol di essere l'uomo che lei ha sposato e mi dico che
sarà così finchè non decido qualcosa di definitivo. Se decido per
lei chiuderò tutto con te e sarò solo tuo amico. Se decido di
arrendermi a ciò che sono davvero... un giorno le parlerò e sarò
onesto. Non le mentirò per sempre. Ma resta questo periodo in cui
sarò falso e le mentirò. Ho già cominciato e lo detesto. Mano a
mano che lo faccio mi sento sempre più lontano da Dio e per me è
tremendo. Ma non posso prendere una decisione tanto importante alla
leggere. - Mi sento già il suo amante. È come se lo fossi. Mi dice
tutto, io so i suoi veri dilemmi, conosco la sua vera faccia. E se
voglio baciarlo so come fare per non farmi rifiutare.
Però
non voglio torturarlo troppo, vedo che non sta bene.
Ma
se continua così non deciderà mai.
Se
io non lo forzo lui non sarà mai veramente motivato e spinto da
nulla, a prendere una posizione finale.
Per
questo ogni tanto va bene che io faccia qualcosa.
Qualcosa
tipo questo.
Gli
prendo la mano che si stringe nell'altra e intreccio le dita quasi
con prepotenza.
Come
due fidanzati.
Perchè
so che così si rilassa, che gli piace. Per fargli capire cosa può
avere.
Si
tende e si tranquillizza subito accettando la mia mano.
Non
lo vede che siamo già una coppia?
Non
se ne rende conto?
È
possibile che non lo capisca?
Alzo
le mani allacciate e gli bacio le dita, lui sorride ed arrossisce
mentre mi osserva ormai rassegnato, ancora pensieroso.
-
Non sei falso, forse un po' ipocrita. È che sei indeciso e confuso.
Prima o poi tirerai via tutta la nebbia, sarai te stesso e
rimedierai. - Con 'te stesso' intendo il vero Riky.
Non
quello che gli altri si aspettano.
-
Sono una persona biasimabile. Mi comporto come gli altri pensano che
io debba comportarmi. - a volte mi spaventa, sembra mi legga nella
mente.
-
Non è così. -
-
Sì che lo è! - Insiste.
-
No, perchè tu ti comporti come ti hanno insegnato, è diverso. Però
resti una persona buonissima, tranquilla, allegra, socievole e
piacevole. Lo sei davvero. Solo che a volte vuoi arrabbiarti o stare
solo. - Questo è assodato. Lo capisce e lo accetta. Penso di
togliergli un gran peso. Mi sorride ed io ricambio mentre parcheggio
dove avevamo appuntamento per il servizio.
-
Però devi considerare anche la tua natura. Quello è un altro
discorso dal porsi con gli altri. La tua natura può restare segreta,
è un tuo diritto. Però è bene che tu la guardi e l'affronti, in
qualche modo. Capisci? - Parlo molto pacato e gli piace il tono che
uso. Sospira e sembra più piccolo di me. Poi gli tocco il naso
leggermente a patata che mi piace tanto e lui l'arriccia
graziosamente, poi sorridiamo e gli carezzo la guancia con l'altra
mano. Si lascia fare perchè fondamentalmente è proprio questo che
vuole. Tutto questo. Me. Noi due che ci comportiamo da fidanzati.
Non
lo bacio, anche se i vetri sono oscurati da fuori potrebbe essere un
pericolo.
Però
gli sistemo i capelli sulla fronte. Lo vedo come si fa fare di tutto.
È nelle mie mani e non se ne rende conto.
L'intervista
va liscia come l'olio, è molto disinvolto e sereno, poi sul finale
quando ci danno le domande da farci a vicenda ride e scherza ed io lo
assecondo. Io in queste cose sono una macchietta, mi piacciono le
telecamere, essere in mostra. Sono anche sempre con la battuta pronta
e mi piace prendere in giro chi sta con me, scherzare, insomma. Ma mi
stupisce la capacità di starmi dietro di Riky. In pochi ce l'hanno,
Wayne ne era capace. Qua non so come sarà, però Riky davvero...
risponde a tutto a tono, non se la prende mai per nulla -questo era
ovvio- e scherza a sua volta.
Quando
deve rispondere a qual è il giocatore più forte contro cui ha
giocato, risponde che sono io, poi ride. Ha questo modo di
scherzare... a volte ride e basta, altre dice le cose serio e piano
ed uno, siccome è lui, si ferma a chiedersi se sia vero o no quel
che dice. Poi ride.
Penso
che però sia vero, sarò ben il più forte che ha affrontato, no?
A
me tocca la domanda 'il giocatore più forte con cui ho giocato' e
rispondo subito ridendo che è lui.
Ovviamente.
Ridiamo
insieme e ci scambiamo il saluto al posto del 'cinque'. Mi piace
trovare qualcuno che tiene su i giochi al mio stesso modo, che non si
perde. Quelli troppo seri non mi piacciono e lui alla fine ha molti
momenti seri, ma è bello perchè non sono solo quelli. Ne ha anche
di felici e divertenti. Si offende raramente, puoi parlare di tutto
con lui e sta ad ogni cosa.
In
effetti, sta proprio a tutto!
Istante
dopo istante mi rendo conto sempre più che mi sto perdendo
seriamente. Non c'è niente che non mi piaccia di lui. È fantastico.
Dopo
ci sono delle foto e dopo le foto siamo liberi.
Sul
cellulare ci arrivano i messaggi degli impegni, il ritiro inizia
domani e visto che abbiamo delle cose da prendere, biancheria e cose
da bagno, gli propongo di andare insieme.
Lui
ingenuamente accetta, avverte casa e poi è tutto mio.
Prima
dovevo condividerlo con gli altri che lo fotografavano e lo
intervistavano.
Sorrido
fra me e me. Pensavo di non poter avere molti momenti, ero nervoso
per questo. Invece, mi sa, che mi sbagliavo proprio.
Sto
però pensando ad una cosa.
Riusciamo
a fare tranquillamente gli amici come niente, scherziamo molto
insieme e sembra che non ci siano problemi di alcuna sorta, fra noi.
Potremmo
fare così per i prossimi anni a venire. Voglio dire, se decidesse di
essermi solo amico e troncare questa cosa. Ci riusciremmo. Dovrei
solo sforzarmi di controllarmi e non toccarlo sempre, carezzarlo,
saltargli addosso. Posto che quando mi rivedo in sua compagnia, nelle
foto che circolano dopo, mi ritrovo sempre con degli sguardi a dir
poco imbarazzanti perchè sono totalmente perso in lui.
Ma
insomma.
Intendo
questo.
Volendo
posso farcela. Il punto è che non voglio.
Prima
volevo rispettare la sua scelta, ma pensavo che ci fosse un breve
termine, ora so che non sarà così. Può tergiversare tutta la vita.
Magari ha già deciso. Magari sceglie sua moglie e finge perchè gli
dispiace ferirmi.
Però
finchè non mi scarica chiaramente io posso fare quello che voglio.
Finchè
non mi dice che ha deciso definitivamente, io posso benissimo fare in
modo di convincerlo a stare con me.
Prima
ho cominciato. Intendo cose di quel tipo. Ed anche cose più spinte,
magari, perchè no.
Ma
il vero punto della questione, colui che ci separa davvero non è
Carol ma Dio.
Perchè
Riky ha scelto Carol, a suo tempo, perchè pensava che Dio fosse come
lei. O qualcosa di simile. Quella malefica canzone era chiara.
In
lei lui ha cercato Dio. Per questo l'ha scelta.
Non
per amore. Per Dio.
Per
questo non la ama. Per questo ora è perso per me.
Allora
io gli devo far capire che si sbaglia. Che ci sono le sfumature. Che
Dio vuole che sia felice con ciò che ha, in ciò che è. Se si
reprimesse non lo sarebbe, l'offenderebbe.
Perchè
lui sta male pensando che si sta allontanando da Lui.
Devo
lavorare su questo!
Maledizione,
non sono bravo a parlare di Dio, mi sforzerò.
Una
cosa la so, però.
Riky
non doveva lasciarmi via libera. Io che divento attivo... non sa cosa
sta per succedere.
Con
un sorrisetto sadico me lo trascino felice e contento per tutti i
negozi, cerchiamo di restare in incognito, i cappellini, gli occhiali
da sole e camminiamo fra la gente senza guardie del corpo o cose
simili. La gente non guarda in faccia gli altri. È così che va.
Quando
finiamo di prendere le cose, visto che devo riscuotere il mio favore,
me lo porto a casa.
Ovviamente
me lo intorto così bene che cede.
Del
resto deve ricambiare il favore che gli ho fatto!
Una
volta a casa gli offro qualcosa da bere.
Non
ci ho più provato, ho fatto l'amico e basta. Ha abbassato la
guardia, ormai non si aspetta più niente ed a volte noto la
delusione in certi sguardi che mi lancia.
Vorrebbe.
Oh, se vorrebbe.
Siamo
in camera mia. La mia immensa e spaziosissima camera.
Ho
un sacco di valige coi vestiti che non ho ancora disfatto ed
ovviamente non capisce perchè non l'abbia fatto.
-
Non li metto così stropicciati, devo contattare un'agenzia che mi
spedisca qualcuno per le pulizie e per i lavori di casa come lo stiro
e roba simile. - Dico come fosse ovvio.
Riky
mi guarda inarcando un sopracciglio scettico.
-
Fallo da solo! - Io mi metto a ridere.
-
Certo! - Lui però mi tira il cappellino.
-
Piantala! Vivi da solo, ti fai le cose da solo! -
-
Tu te le fai da solo?! -
-
Io ho una moglie! -
-
Ora capisco perchè ce l'hai e non la vuoi piantare! - La mia lingua
parla più velocemente di quanto io pensi, in un nano secondo da
atmosfera divertente e rilassante si trasforma in tesa e cupa. Lui mi
guarda come spezzato dal dolore, è un istante così veloce che
veramente rimango bloccato a fissarlo mentre mi guarda inorridito
dall'idea che io abbia detto davvero una cosa del genere.
Alzo
le mani immediatamente e mi affretto ad aggiungere in allarme:
-
Ehi scherzavo! So che non è così! - Però ormai sembra convinto.
Mette giù i vestiti che stava tirando fuori.
-
Tu non dici mai niente che non pensi! Il problema è che pensi tutto
quello che dici! - Con questo fa per sfilarmi davanti ed andarsene.
Essendo vicino alla porta e non essendoci altre uscite, non ha scelta
ed io lo fermo subito, si divincola e fa per andarsene, ma io gli
prendo i polsi con decisione ed uso un po' di forza. Mi ricordiamo
noi ieri, solo che era lui ad avermi ferito, ieri.
-
Ehi! - Ma non mi guarda. Allora alzo la voce. - EHI! - Continua a
guardare in basso, così lo spingo contro una cassettiera ancora
vuota, ma lui scivola di lato, allora stringendo le labbra
contrariato da tutto questo, lo tiro sempre per i polsi e lo faccio
finire sul letto, sui miei vestiti già stropicciati.
Lui
sgrana gli occhi e cerca di spingermi via, sembra un gattino
spaventato ed arrabbiato insieme.
Eccolo.
Vorrebbe strepitare e fare una piazzata ma gli hanno insegnato che
non si fa, quindi cerca un'alternativa che non trova.
No,
mio caro.
Adesso
ci guardiamo in faccia.
Salgo
su di lui a cavalcioni. Mi fissa come se lo stessi violentando e per
un momento l'idea mi sfiora la testa.
Godrebbe.
Però
prendo i polsi con una sola mano che fermo sopra la testa e questa
volta faccio valere tutta la mia forza che è superiore alla sua.
Le
ore di palestra serviranno a qualcosa.
-
Smettila! - Con l'altra mano gli prendo il viso sotto il mento e lo
obbligo a fermarsi e a guardarmi.
Gli
occhi gli si riempiono di lacrime di rabbia, delusione e dolore.
Mi
dispiace ma in parte è anche vero. Non che sta con lei per farsi
fare i lavori di casa, avranno una governante, ma sta con lei per
comodità.
Deve
cominciare a vedere le cose come stanno, è ora che cominci.
-
Stavo scherzando, però è vero che penso che stai con lei per
comodità! Ma non perchè ti fa i lavori di casa! Perchè è sicuro
avere una moglie! La superficie resta linda e asciutta. Non hai
macchie sulla tua splendida fedina penale! Ed intanto fremi
nell'aspettare che io faccia qualcosa. Che superi i limiti che per
proforma hai chiesto di non superare. Lo sai che io li supero sempre,
quei limiti. Ed ogni volta godi! - Forse sono troppo cattivo ma deve
ammetterlo. È così.
Stringe
gli occhi, si ostina a non affrontare la realtà e così uso i miei
soliti mezzi da cinghiale. Non importa, il risultato è quello che
conta. L'ha voluto lui!”
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E'
vero che...
Riky
e Cris prima di cominciare ufficialmente l'anno col Real, quindi
prima del ritiro, hanno fatto quest'intervista dove appunto ridevano
e scherzavano come due vecchi amici e si guardavano complici, Cris
soprattutto aveva degli sguardi davvero persi per Riky. Cose che
comunque non partono dopo poco tempo che lo vedi ma se lo conosci da
un bel po' e se lo desideri da altrettanto. Cris aveva le idee molto
chiare, provava già attrazione per lui, Riky lo conosceva già molto
bene.