CAPITOLO
LVII:
FUSIONE
“Lo
sapevo che il momento arrivava.
Ora
mi dirà che ci ha ripensato!
Un
giorno è un record!
Sospiro
disturbato di questo suo cambio di posizione. Insomma, oggi è andato
tutto bene, pensavo di poter almeno aspettare il suo ritorno a casa!
Una
volta in camera resto in attesa, sono indeciso su come affrontarla.
Sono agitato ma non voglio peggiorare la situazione, dipende tutto da
come reagisco. Se reagisco bene posso rigirarmelo. Non devo
arrabbiarmi.
Ok,
ma com'è che si reagisce bene?
Storco
la bocca e mi mangio l'interno della guancia mentre lui va al letto e
tira fuori il pigiama per poi dimenticarlo. È agitato anche lui, non
sa come affrontare il discorso senza offendermi.
-
Senti, se ci hai già ripensato sappi che me lo aspettavo! Me lo
aspetto ogni istante, vivo tutti i nostri secondi come fossero gli
ultimi perchè mi sembra tutto troppo bello! -
Riky
sgrana gli occhi sorpreso della mia uscita e mi fermo.
-
Cosa? E perchè?! - Come perchè... mi fermo e tendo il collo.
-
Perchè cosa? - Che dialogo costruttivo.
-
Perchè dici questo!? - Allargo le braccia ovvio.
-
Non vuoi piantarmi? - Riky impallidisce, si ferma, aggrotta la fronte
e mi guarda allibito.
-
Ma no! Come ti è venuto in mente?! - Sospiro subito, mi ha fatto
invecchiare di dieci anni!
-
Dannazione, cominci con 'dobbiamo parlare!' che vuoi che penso? - mi
dimostro molto agitato e lui ride per questo. Bene, ride di me.
Splendido.
Ora
gli faccio vedere io.
Lo
raggiungo e lo stringo forte togliendogli il fiato e lo alzo.
-
Smettila di ridere di me! - Questo lo fa ridere ancora di più e lo
faccio cadere sul letto, mi butto sopra e finisce che gli faccio il
solletico.
Lui
scatta come un anguilla, soffre da morire il solletico.
Cerca
di liberarsi, si dimena e grida e mi piace un sacco. È decisamente
tutt'altro che il solito
Riky.
È il mio Riky.
-
Dai, dai, daiiii!!! - Allunga la i, è un suo tipico modo di fare il
'dai' che mi piace da morire.
-
Sì sì che ti do! Tutto quello che vuoi! - Alla fine sembra non
farcela più, mi punta i piedi contro il petto e mi allontana
abbastanza. Così alziamo le mani in segno di tregua prima di farci
male.
-
Ok, ok, pace! - Diciamo insieme. Ma siamo felici e ridiamo ancora
perchè è stato divertente, ansimiamo e cerchiamo di riprenderci,
così mette giù i piedi e rimane disteso, sfinito. Cerca di fare
mente locale su cosa doveva dirmi. Basta che non mi lasci e mi va
bene tutto!
-
Ascolta, non è che dobbiamo mettere per forza i manifesti, eh? -
Inarco le sopracciglia e lo guardo scettico.
-
E chi li mette?! - Lui torna a ridere.
-
Tu! - Ancora non lo seguo, così paziente spiega. - Senti, non
prenderla sul personale. Io sono una persona riservata. Affettuosa ma
riservata. Quindi non è che possiamo fare come oggi tutti gli altri
giorni. Oltretutto sono sposato e ti ricordo che... -
-
E' perfetto che sei sposato! Dovrei farmi al ragazza fissa anche io!
Così allontaniamo ogni possibile sospetto! È una copertura
perfetta! Nessuno penserà mai a niente! - Riky si perde per un
momento ed io mi appoggio con le mani sul letto per raggiungere la
sua bocca, ma quando sto per baciarlo mi respinge e mi mette a posto.
-
No senti, davvero. Io sono sposato, finchè non decido cosa fare con
Carol non è che deve saltare fuori la nostra relazione. Ed anche se
fossi single sarebbe sconveniente che venisse fuori. Capisci? Siamo
personaggi pubblici, siamo calciatori troppo famosi, soprattutto noi
ora siamo sotto i riflettori più di molti altri, con l'acquisto
sorprendente del secolo. Non possiamo semplicemente comportarci da
fidanzati e basta! Devi trattenerti e stare attento! - Lo ascolto con
metà cervello, il suo discorso è davvero lungo e noioso, si mette a
parlare di un sacco di altre cose che non registro e all'ennesimo bla
che non mi interessa proprio, mi alzo in ginocchio sul letto, mi
prendo la maglietta dalla vita, la alzo sopra la testa e me la tiro
via.
Lui
rallenta la parlantina. Bene.
Ma
non smette.
Mi
abbasso i pantaloni ed i boxer insieme e li sfilo via sedendomi sul
materasso, lui parla sempre più piano. Mi stendo, mi appoggio su un
gomito e mi carezzo guardandolo invitante.
Vuoi
davvero parlare?
È
questa la muta domanda.
Sono
completamente nudo steso accanto a lui.
E
mi carezzo.
Il
petto, i capezzoli, il ventre, l'inguine.
E
tu vuoi davvero parlare?
-
Cris tu non mi ascolti... - Sospiro e mi sposto su, arrivo ai suoi
pantaloni e li tiro con poca gentilezza.
Adesso
gli faccio vedere io come si scopa!
-
Criiis! - Si lamenta ancora cercando di fermarmi. Non ha molta
resistenza. Dopo che gli tolgo gli shorts gli prendo un piede -che ci
tengo precisare è pulitissimo perchè si è fatto la doccia poco
prima di cena e gira in ciabatte come tutti noi visto che fa caldo- e
me lo porto alla bocca.
Gli
metto la lingua sull'alluce e finalmente si zittisce.
Oh,
grazie!
Mi
guarda e si morde la bocca.
Ricordi
quel giorno?
Ammicco
malizioso e gli lecco lentamente le dita del piede, leggero. Soffre
il solletico ma quando gli faccio così sospira e basta.
Si
stende ed alza le braccia sopra la testa, come se si abbandonasse
completamente alla mia mercede.
Amo
quando lo fa.
Rifallo,
ti prego.
Gli
avvolgo l'alluce fra le labbra e succhio piano, so quanto è
piacevole, è un punto erogeno particolare. Se lo sai fare. Ed io lo
so fare.
Con
le mani gli massaggio il resto del piede, un po' sulla pianta ed un
po' sul dorso.
Gli
piace da morire ed anche a me piace.
I
suoi piedi sono perfetti, così ben delineati ed eleganti.
Risalgo
con la lingua e raggiungo la caviglia, continuo sulla tibia, la sua
pelle è liscia, non ha peli perchè ci tiene come me e quasi tutti
gli atleti a radersi con cura. Io ho fatto quello definitivo col
laser ma dubito che lui lo farebbe.
A
me dà un immenso fastidio avere peli.
Succhio
il suo ginocchio e sussulta, continuo a salire e leccargli il resto
della coscia. Fino al suo inguine.
Ha
i boxer, passo la bocca attraverso la stoffa, respiro il suo odore
intimo che non è per niente forte od eccessivo.
Mi
perdo strofinando la bocca ed il viso proprio lì sul suo
rigonfiamento e lui continua a sospirare mentre tira il lenzuolo
sotto la testa.
Allora
alza il bacino e lo accontento, gli tolgo i boxer e striscio sulla
sua pelle, esce il suo cazzo eccitato e l'accarezzo leggero facendolo
sussultare.
Riky
si lamenta.
Voglio
torturarlo un po'.
Salgo
sul torace, alzo la maglietta e gli lecco il petto, lo riempio di
baci umidissimi e poi arrivo ai capezzoli, glieli succhio e glieli
tormento. Gli piace.
Scende
con le braccia e mi mette le mani fra i capelli, sulla nuca.
Mi
chiede di più. Gli afferro la maglietta e gliela alzo ancora, si
tira su col busto e mi aiuta a levarsela, quando scende con le
braccia mi prende il viso fra le mani e me lo alza verso il suo.
È
incredibile come, una volta acceso, voglia prendere in mano la
situazione.
Penso
di piacergli al punto da volermi divorare.
Giochiamo
con le lingue ed il bacio non ha niente a che fare con la dolcezza di
stamattina. È qualcosa di molto erotico, il desiderio è acceso e mi
circonda con le braccia stringendomi a sé.
La
passione scatta in un istante. Si sta pochissimo.
Scendo
sul suo collo e gli lascio il mio segno anche lì, un gran bel segno,
lo marchio. Lui è mio.
Torno
a scendere e arrivo fra le sue gambe. Prima l'avevo lasciato
insoddisfatto. Soffio sulla pelle sensibile, lo stuzzico con la
lingua senza farlo davvero mio e lui dà un paio di colpi col bacino
per chiedermi di farlo bene.
Io
ridacchio e gioco ancora un po'.
Mi
viene in mente le volte al telefono, il nostro sesso telefonico.
Introducevo
così...
-
Buongiorno amore... sono arrivato... - E questo lo mandava fuori di
testa proprio come ora.
Ora
che, spingendo di nuovo con più decisione, me lo chiede implorante,
desideroso.
-
Ti prego... prendilo bene in bocca... - Amo se me lo chiede.
Alla
fine lo accontento e glielo avvolgo, accompagno anche la mano ai
movimenti della mia testa, stringo e tiro come se dovessi ingoiarlo e
cresce nella mia bocca, il desiderio sale a dismisura e ricordo tutte
le volte che abbiamo sognato di farlo, le volte in cui lo dicevamo e
basta.
Ora
lo stiamo facendo.
E
dicevo che io lo succhiavo e mi toccavo.
Così
con l'altra mano corro fra le mie gambe e lo faccio davvero, non mi
ci vuole molto, sono eccitatissimo.
E
ricordo come poi scendevo giù.
Gli
alzavo le gambe e mi prendevo la sua piccola apertura.
Chissà
come sarà.
È
ora di cominciare ad abituarsi, piccolo mio.
So
che l'hai fatto col nostro amico vibratore, ma ora è diverso.
Ora
sono davvero io!
-
Dimmi tutto quello che vuoi che ti faccia... - Sussurro sulla sua
pelle. Lui si tiene le gambe verso di sé ed io gliele lascio, gli
prendo i glutei.
-
Lecca... - Penso che non sappia nemmeno cosa sta dicendo.
Lo
accontento e lo lecco.
Era
così che facevamo per telefono.
Gli
dicevo che lo leccavo lì sotto e lui si eccitava tutto.
Poi
gli dicevo che entravo con le dita. Me le bagno con la saliva e gli
tormento il piccolo buco che non è ancora dilatato. Aspetta che
entri ma io aspetto che lui me lo dica.
-
Infila... le dita... - è come fosse in calore e lo sono anche io,
metto il medio lubrificato e va facilmente. In realtà l'avrà fatto
molte altre volte da solo pensando a me.
E
poi con il mio regalo speciale.
Geme
subito e metto anche l'indice. Infilo fino in fondo e li muovo
rigirandoli.
Gli
piace da morire, ne vuole ancora, non gli basta.
Lo
sforzo con un terzo dito, si tende, questo gli fa un po' male ma mi
aiuto con la lingua e dopo un po' riesco ad aprirlo meglio.
Quando
lo vedo pronto e che fra l'altro nemmeno ce la fa più ad aspettare,
esco con le dita e mi sistemo proprio lì pronto ad entrare. Il mio
cazzo duro nella mano leccata appoggiato su di lui.
-
Sei sicuro? - Glielo devo chiedere, gli farà male, è la prima
volta.
Lui
apre gli occhi e trova i miei, il suo viso è abbandonato al
desiderio più completo, ne ha proprio voglia.
-
Ti prego, potrei morire. Entra, entra tutto... non ce la faccio
più... vieni Cris... - Quando mi chiama per nome mi dà il colpo di
grazia, non so perchè ma mi piace che mi chiami per nome mentre
gode.
Allora
mi decido, entro piano ed aspetto che si abitui.
Si
tende e trattiene il fiato, le sue unghie finiscono sui miei
avambracci e mi dà una forte scarica di adrenalina.
Quando
vedo il suo viso distendersi un po' comincio a muovermi, torna a
contrarsi ma non posso fermarmi, mi muovo ancora piano, fino a che
non sento più agevolezza.
È
così stretto... e così piacevole.
È
perfetto... perfetto... lentamente io stesso perdo contatto con la
realtà e con lui. Chiudo gli occhi e porto indietro la testa,
abbandonato a tutto questo piacere intenso e sconvolgente.
Sto
prendendo il mio amore.
Sono
dentro di lui.
Dio
mio, quanto ho sognato di poterlo fare.
Quanto...
ed ora ci sono.
Lo
sto prendendo.
È
mio.
Lo
sto amando in modo completo.
Lentamente
riesco a muovermi meglio e aumento la velocità. Con essa le spinte
sono più profonde ogni volta ed arrivo al momento in cui sono in lui
fino in fondo.
Mi
fermo un istante pensandolo.
Siamo
una cosa sola.
Apro
gli occhi, mi sta guardando anche lui, è preso dal mio viso in
godimento.
Sorrido
e lui lascia le unghie e trova le mie dita, le intrecciamo, mi chino
su di lui, le mani ai lati del suo viso, lo bacio, lo schiaccio col
mio corpo e lo sento, mi sente. Siamo così uno nell'altro fino a
farci male, ma ci piace al tempo stesso.
Siamo
un'unica cosa.
Lo
sto amando. Lo sto facendo mio.
Mio
per sempre.
Appoggio
solo le labbra sulle sue e poi riprendo a muovermi e perdo il
controllo, completamente, inesorabilmente.
Fino
a che non mi perdo proprio in lui.
Del
tutto.
Non
tornerò più indietro.
Mai
più.
Ormai
non si può.
Io
e lui siamo e saremo sempre una cosa sola. Qualunque cosa succeda.
Accoglie
il mio orgasmo che mi sfinisce, mi guarda confuso ed in attesa, in
attesa del suo, in attesa delle mie parole.
Prima
delle mie parole arriva la mia mano che completa l'opera come è
giusto che sia.
Sto
per finire le pile, a momenti non riuscirò a muovere un solo
muscolo.
Fortunatamente
gli ci vuole poco per venire, perchè era pronto anche lui.
È
qua che crollo su di lui, lo schiaccio e cerco il suo orecchio perchè
non ho la forza di dirlo più forte.
-
Ti amo. - E con questo mi abbraccia in quel suo sorriso dolce e
sereno.
-
Anche io. - Era questo che aspettava.
Come
vorrei che tutto si cristallizzasse.
Così
per sempre. E basta.”