CAPITOLO
LXVI:
VIVERE
DI SPIRITO
“Cosa
c'è di sbagliato nel nutrire la propria anima ed il proprio spirito?
Cris
non capirà mai il mio bisogno di vita interiore. Non si vive solo
col corpo.
Certo
che lo amo, ma amo anche Dio e sono due amori diversi che non hanno
paragoni. Il solo fatto che non riuscissi a pensare a Lui mi
angosciava e non mi faceva vivere serenamente nemmeno il rapporto con
Cris, alla fine sarebbe finita lo stesso, logorati da questo mio
sporco interiore.
Purtroppo
ho fatto un errore grandissimo sposando Carol, però ormai c'è e non
la posso cancellare e nemmeno ignorare solo perchè amo Cris.
Ci
ho provato, riuscivo ad ingannarla, ma non riuscivo ad ingannare Dio.
Era questo il punto.
Ora
chiuso in chiesa mi sento libero e leggero, convinto della mia
scelta.
Lo
sento di nuovo vicino, so di aver fatto la cosa giusta.
Mi
alzo dal banco su cui ero inginocchiato e sorrido.
Mi
ha dato la vita, come posso essere egoista?
È
così che uscendo so cosa devo fare, stasera parlerò a Carol della
mia idea di far costruire una chiesa evangelista, le dirò di
occuparsene lei e di trovare qualcuno che possa occuparsene.
Non
è un pagarmi il perdono di Dio, è solo un modo per far pace con
Lui.
Il
perdono a Dio l'ho chiesto già miliardi di volte, ma era una
richiesta vuota perchè lo puoi chiedere solo quando hai l'intenzione
di non peccare più ed io tutte le altre volte quell'intenzione non
ce l'avevo.
Oggi
sono tornato in Chiesa e Gli ho chiesto perdono perchè
quell'intenzione ce l'ho.
Ora
sto meglio e starò ancora meglio quando Gli avrò fatto questo dono.
Carol
ha accolto entusiasta la mia proposta e dice che se ne occuperà lei,
io intanto vado agli allenamenti mattutini del club. Di solito andavo
da Cris al posto di andare in Chiesa.
È
da ieri sera che non ci sentiamo ed io temo che abbia fatto qualcosa
di irreparabile durante la notte, ma è sempre meglio sapere che si
sfoga a modo suo, come ai vecchi tempi, che immaginarlo a piangere.
Non
me lo immagino a piangere. L'ho visto solo una volta e mi ha demolito
e devastato.
È
stato quando ha perso la finale di Champions, qualche mese fa. Quanto
male gli ho fatto.
L'effetto
alle sue lacrime è stato un bacio durato tutta la notte.
Per
questo ho paura delle sue lacrime perchè non so mai reggere.
Cris
è particolare, in realtà è un tipo che piange per il nervoso
mentre se si arrabbia reagisce con forza e risolutezza. Però se si
lascia prendere dal nervoso puro e semplice, piange. Lo fa anche per
la delusione.
Al
di là di questi momenti di debolezza, tende a reagire sempre con
forza e determinazione.
Arrivo
al centro sportivo e mi rendo conto solo ora d'aver pensato tutto il
tempo a lui.
Stanotte
e stamattina ho trovato sollievo in Dio e sono andato avanti, ma
ora... temo che ora nel rivedere Cris la cosa non sarà più tanto
facile.
Sul
momento la mia reazione è stata gestibile perchè è stata come
un'esplosione. Non ce la facevo più.
Però
resta che lo amo e pensare che lui possa aver pianto tutta la notte o
fatto qualche sciocchezza, mi angoscia. Infatti mentre cammino lo
stomaco si chiude, vedo la sua macchina, è venuto prima degli altri,
lo intravedo a correre in campo da solo. È sempre il primo ad
arrivare e l'ultimo ad andare... ed io, di norma, mi trattengo con
lui.
Distolgo
lo sguardo in fretta, non posso guardarlo.
Bravo
Riky, ti allenerai con lui, giocherai con lui. Come pensavi di
riuscirci?
Lasciarlo
è possibile solo se non lo vedi, dopo.
Sono
stato un illuso, ho pensato solo a Dio e non a lui... ed ora?
Devo
farcela in qualche modo.
Inghiotto,
ce la devo fare. La volontà non può valere così poco.
Quando
entro ci sono la gran parte degli altri, qualcuno mi guarda sospetto,
credo abbiano capito che è successo qualcosa quando hanno visto
l'aria cupa di Cris.
-
Come mai non siete venuti insieme? - Chiede Karim subito. Stringo le
labbra ed abbasso lo sguardo colpevole. Ora che faccio?
-
Questa volta no... - Dico piano. Iker si avvicina subito dopo.
-
Litigio? - Ora guardo lui, è così facile intuirlo? Lui sorride. -
E' chiarissimo, sembrate ad un funerale. Lui è furioso, tu
abbattuto. - Penso che ne sappia qualcosa di litigi. Vorrei parlare
con lui da solo, dopo troverò il momento, Iker mi ha sempre aiutato
da quando sono qua.
-
E' complicato... - Dico per liquidare il discorso.
I
ragazzi capiscono che non ne voglio parlare ed usciamo una volta
pronti. Il cielo oggi è nuvoloso, penso che rispecchi il nostro
stato d'animo.
So
di aver fatto la cosa giusta, non me ne pento, però non posso
spegnere quello che provo per lui. Ieri avevo bisogno di
ricongiungermi a Dio, volevo solo quello ed ho provato sollievo per
questo motivo ma... ma ora che lo rivedo... vorrei ricongiungermi
anche a lui.
Davvero
ci siamo lasciati dopo un mese solo?
Non
me ne capacito.
Gli
allenamenti cominciano e mentre di solito li facevamo insieme e
ridevamo di continuo, oggi siamo dalla parte opposta uno dell'altro,
lui sta con Marcelo e Pepe ed io con Karim che, silenzioso, mi aiuta
non facendomi domande. Lui è l'ideale, non è un chiacchierone e se
non hai voglia di parlare è proprio con lui che devi stare.
Cris
evita di guardarmi ed io lo so perchè invece lo fisso senza sosta.
Ogni
volta che ci avviciniamo il cuore fa capriole, lo stomaco è così
stretto che non so cosa fare.
Vorrei
dirgli qualcosa ma non so, non è il caso e non ho idea di cosa
dirgli.
Per
lui è come se io fossi sparito.
A
fine allenamento lui va in palestra e fa attrezzi, così capisco che
vuole evitarmi e gli lascio i suoi spazi.
Chiedo
ad Iker se può venire a bere qualcosa con me e capendone il motivo,
accetta.
Lui
fa quel sorriso consapevole e malinconico, cerca di incoraggiarmi
però sa che non può esagerare.
-
Ci sei passato, si vede... - Dico davanti ad un thè fresco alla
pesca. Il bar è quello preferito da Iker, uno intimo che frequenta
spesso. Dice che può stare lì quanto vuole, non lo disturbano. Ogni
tanto qualcuno chiede autografi, ma i baristi tengono alla larga i
curiosi per evitare che poi Iker non torni più.
-
Da cosa? - Chiede sorseggiando un thè anche lui.
-
Sai cosa fare senza dare fastidio... - Lui sorride ancora in quel
modo e me ne dà conferma.
-
Con David non è la storia più facile del mondo... e spesso ho la
sensazione che sia tutto finito e basta... - Poi si corregge ridendo.
- Spesso finisce proprio... - David Beckham non è uno facile, mi sa.
-
Ora come va? - Non so perchè glielo chiedo.
Lui
alza le spalle vago.
-
Beh... bene... è vicino, ora, quindi è più facile vedersi. Nei
momenti liberi possiamo vederci e questo aiuta molto. Ma aiuta di più
Victoria che sta a Los Angeles! - David è in prestito al Milan e
salvo l'estate che ha passato a casa, ora sta tornando qua per
riprendere il prestito famoso col Milan che è stato prolungato.
Sorrido
ricordando i nostri dialoghi, io non sono un asso in inglese, ma me
la cavavo. Mi ha parlato un sacco del Real e di certi giocatori. Non
voleva scoprirsi però alla fine sapendo che aveva una relazione con
Iker, immaginavo perchè dicesse così tante cose su di loro.
Alla
fine ho rispettato la sua volontà di non dire nulla.
-
Iker... - Faccio alla fine serio abbassando lo sguardo come se mi
sentissi di nuovo in colpa... - Ho agito come ritenevo giusto. Per me
è impensabile non riuscire a pensare a Dio, non parlarci, non andare
in Chiesa perchè mi sento sporco... anche se lo facevo per amore,
dopo un mese così non ce l'ho più fatta. Dio è troppo importante.
E facendo così non mi sentivo più degno. Non ce la facevo più.
Stavo male. Ho dovuto fare qualcosa. Ho agito come ritenevo giusto.
Mi sono assunto le mie responsabilità. Ho sbagliato sposando Carol,
però l'ho fatto. - E' un'introduzione che sembra priva di senso, ma
Iker sa bene cosa c'è dietro e con delicatezza mormora:
-
E allora perchè ti senti peggio? - Alzo subito gli occhi con allarme
e trattengo il fiato mentre rispondo di corsa.
-
Non mi sento peggio! - Però lui fa quel sorriso da 'davvero?' e così
sgonfio il petto e abbasso di nuovo lo sguardo. - non è che mi sento
peggio. Ma non mi sento meglio. Fino a prima che vedessi Cris stavo
bene, ero sollevato. Perchè riuscivo di nuovo a parlare con Dio...
ora però... che non riesco a parlare con Cris... sto di nuovo male.
È un male diverso. Perchè non possono convivere in me entrambi? -
La domanda è da un milione di dollari e non credo che Iker abbia una
risposta, ma mi sorprende con la sua matura dolcezza.
-
Perchè c'è Carol in mezzo... - In effetti sembra così semplice che
mi lascia senza parole.
A
questo punto non so cos'altro dire se non questo.
-
Lei ci sarà sempre. È mia moglie e per me il matrimonio è un
sacramento. -
-
Però non è un matrimonio d'amore. - Puntualizza lui. Tiro fuori il
labbro mentre fisso il bicchiere vuoto che mi rigiro fra le mani,
percorro il vetro coi pollici.
-
No... ma c'è lo stesso. Ed abbiamo un figlio. Non sono cose da
mettere in secondo piano per comodità. - Ho ragione. È giusto
quello che dico. Perchè non mi fa stare meglio lo stesso?
-
E' una scelta tua. O lei e la famiglia o Cris. Ma non fare l'errore
di pensare che Dio sia schierato da Carol piuttosto che da Cris.
Perchè Lui si schiererà dalla parte che sceglierai tu. È una
scelta tua, che aiuterà te a sentirti migliore, non ti farà essere
veramente migliore. È una cosa diversa, lo capisci? - Annuisco. Sono
contento di aver incontrato Iker, nella mia vita mancava una persona
semplice, saggia ed in gamba come lui. Non mi conosce bene. Potrebbe
scaricarmi. Però mi sta vicino e tira fuori sempre una gran
pazienza.
-
Sei già una buona persona, non sarai più buono se sceglierai Carol
perchè pensi che sia quello che vuole Dio. Dio vuole che tu sia
felice e se tu sei più felice con lei, scegli lei. Questo ti farà
sentire una persona più buona, migliore. E sarai più felice. E Dio
sarà con te. Però se invece è Cris che desideri, che ami e che può
farti felice... beh, è lì che sarai migliore. E a Dio andrà bene
lo stesso. - Dice delle cose molto belle, starei ore a guardarlo.
-
Ma c'è qualcosa di obiettivamente giusto ed obiettivamente
sbagliato. -
-
Per la società. Non per Dio. Quella è la morale. È una cosa da
uomini, non da Dio. Ti farà sentire giusto essere migliore. E sai
cosa ti fa sentire migliore? Essere felice. È tutto lì. Però forse
io mi sbaglio, questa è la mentalità di una persona semplice. David
dice sempre che si è innamorato di me perchè sono così semplice.
Devi esserne convinto tu. - E' vero, è molto semplice messa così ed
io non so se sia veramente così facile.
Vorrei.
Lo
vorrei tanto.
Ma
ho degli obblighi che mi piacciono o no.
Devo
rendere conto a molte persone. Luca prima di tutto.
Non
voglio farlo soffrire, non permetterò in nessun caso che soffra.
Se
parlassi a Carol e mi lasciasse, cosa ne sarebbe di lui? Lei
tornerebbe in Brasile ed io vivo a Madrid e per lavoro non potrò
tornare così tanto da loro per vedere Luca, lei magari sarebbe
arrabbiata con me e delusa e non mi faciliterebbe la vita. Il
risultato sarebbe che soffrirebbe Luca. Non voglio. Non lo
permetterei mai.
Voglio
che lui si senta amato e che cresca in una famiglia unita e perfetta
perchè se lo merita.
Pensando
a lui vedo qual è quella cosa giusta da fare. Per lui qualche
sacrificio va bene, Dio mi accompagnerà. Soffrirò nel vedere il mio
amore, nel non parlargli più ed in questo rapporto così freddo e
teso.
Però
non posso avere tutto, ci sono delle scelte e questa è la mia.
Non
posso non pensare più a Dio per stare con Cris. E poi? Quale sarà
la prossima perdita? Luca? No, impensabile.
C'è
solo una rinuncia possibile. Cris.
Mi
prenderò le mie responsabilità.
Con
la stessa convinzione di ieri e di stanotte, mi alzo e saluto Iker
ringraziandolo con un sorriso convincente che però è uno sforzo
enorme.
Però
mi conosco.
Sono
così coraggioso e sicuro solo perchè non ho Cris sotto i miei
occhi.
Appena
lo vedrò, tornerò a vacillare e stare male, sarà inevitabile.
Forse
certe prove sono più lunghe e più dure di quello che pensiamo.
Forse non le superiamo mai, però bisogna resistere lo stesso.
Ce
la posso fare. Devo farcela.
Tornando
a casa mi fermo in chiesa, mi siedo nel banco in fondo e guardo la
croce. Respiro a pieni polmoni l'aria sacra circostante che sa di
incenso, candele e chiuso e mi illudo che vada meglio.
Ce
la farò.
Passando
davanti casa di Cris butto l'occhio inevitabilmente, non è a casa, è
tutto chiuso. Sospiro. Sarà a pranzo con Marcelo e Pepe.
Meglio
che si distragga. Vorrei sapere come sta, come l'ha presa... però
non glielo posso chiedere, capisco perchè mi eviti, è normale. È
già tanto che ci riesca visto che ci alleniamo insieme e siamo
vicini di casa.
Aveva
puntato tutto su questo. Tutto su noi. Era convinto di farcela.
Dio,
come mi dispiace.
Perchè
non può andare bene?
Se
solo io mi fossi guardato in faccia in tempo, prima di sposare Carol.
Se solo avessi avuto il coraggio di me stesso, di vedere chi ero...
che mi piacevano i ragazzi e non le ragazze...
Luca
mi dà pace come le altre volte. Quando stavo male lo prendevo in
braccio e lui mi rilassava.
Siamo
estremamente in simbiosi, Carol mi dice che è tutto il giorno che è
nervoso e non mi stupisce.
Ci
calmiamo a vicenda, mi chiudo nel mio studio che poi è solo un
rifugio e me lo coccolo tenendolo sul petto, stesi nel divano.
Carol
capisce che devo avere problemi a calcio e sa che mi mancano i miei
vecchi compagni, o per lo meno è questo che crede, quindi non mi
dice nulla.
Quando
Luca, col dito in bocca, si rilassa su di me toccandomi l'orecchio,
mi addormento anche io.
Dormire
mi aiuta, immagino. Perchè non penso. Annullo tutto.
Nel
pomeriggio ci sono riunioni tattiche, di solito. Sono allenamenti
teorici e ci troviamo nella sala video del centro sportivo.
Cris
arriva e come stamattina mi evita accuratamente, ha una faccia da
funerale e nessuno osa avvicinarlo, si mette lui vicino a Marcelo e
Pepe, ma stranamente non fanno gli scemi come sempre, da qui si
capisce che sanno tutto.
Rispetto
la sua volontà e mi metto vicino a Iker e Segio. Karim che arriva
appena in tempo per non essere classificato in ritardo, guarda me e
guarda Cris e corruga la fronte, poi scuote la testa e si mette
vicino a Gonzalo.
Magari
fanno pace...
Quando
la riunione finisce, Cris è il primo ad alzarsi, sembra si metta
d'accordo con loro e vedendomi avvicinare sparisce di corsa.
Non
posso pretendere diversamente.
Marcelo
e Pepe si fermano e mi aspettano sapendo cosa sto per chiedere,
quando non c'è più molta gente intorno, chiedo di Cris.
-
Come sta? - Non ridono e non scherzano. Sono famosi per ridere e
scherzare sempre.
È
Marcelo a parlare perchè mi conosceva già prima.
-
Non bene, Riky. Fa quello duro e finge che gli vada bene, sfida te a
stare così per tutti e sei gli anni, sfida il mondo a farlo cambiare
di nuovo... - Questa affermazione mi fa drizzare i peli del corpo e
lo fisso spaventato ed allarmato.
-
Cosa intende? - Marcelo sospira e Pepe si inserisce.
-
Dice che sei stato tu a cambiarlo e a convincerlo che si può amare.
Ha deciso che non ne vale più la pena perchè tanto finisce e si
soffre... - Abbasso lo sguardo colpevole, è come un pugno allo
stomaco. Inghiotto a vuoto mentre il peso sale, il nodo è così
grande che non lo reggerò per molto.
-
Sta così male... - Dico allora fra me e me. Marcelo mi mette una
mano sulla spalla amichevole.
-
Noi non ci schieriamo, ma vediamo che tu hai Iker e comunque tutti
fanno a gara per starti vicino. Cris ha solo noi, quando è così non
vuole gente intorno... - Annuisco.
-
Stategli vicino e non fategli fare sciocchezze... - Mormoro piano.
Stanno per andarsene, ma Pepe mi ferma per farmi una domanda che mi
sorprende.
-
Cosa intendi fare? - Inarco le sopracciglia per la domanda strana. In
realtà è legittima.
-
Aspetto. Ci abitueremo. Quando l'avremo digerita e messa via potremo
provare ad essere amici. - Pepe ride e si allontana, questo mi lascia
basito e guardo Marcelo cercando spiegazioni, lui fa un'aria di scuse
mista ad ilarità.
-
Scusa ma... non siete mai stati amici e non potrete mai esserlo. O
state insieme o non state insieme. Non ci sono altre fasi fra voi! -
Con
questo va via. Non mi aiuta per niente.
Mi
rifiuto di credere che possa essere solo così. Sei anni così?
Non
ci sono alternative?
O
sto con lui o non ci sto e se ci sto mi sento male nei confronti di
Dio mentre se non ci sto starò male ogni secondo della mia vita.
Non
si può trovare un punto d'incontro?
Non
ne esiste?
O
bianco o nero?
Beh,
ma da che pulpito. Sono io che sono o bianco o nero, in realtà... è
questa la verità...
penso
che la risposta giusta alla domanda di Pepe fosse 'finchè duro vado
avanti così, poi quando crollo vedrò.'
Però
non è giusto nei confronti di Cris, prendo e mollo finchè resisto.
Non sono una brava persona.”