CAPITOLO
LXXIV:
SENTIRSI
AMATI
http://mistercriky.tumblr.com/post/72995125604/two-of-my-favourites-hugs-criska
“La
pubalgia è particolare, perchè viaggia su costanti alti e bassi, ci
sono periodi in cui sono perfetto ed altri in cui ho di nuovo
fastidi.
Nei
periodi buoni mi fanno giocare, però l'essere stato tanto fermo non
mi ha aiutato, infatti faccio fatica a segnare e a realizzare
qualcosa di buono.
In
realtà non sono sempre male, a volte do un buon contributo però
sono bloccato nel goal e la cosa mi preoccupa, si è verificato
proprio quello che temevo. Il fermarmi proprio nel momento più
sbagliato, alla fine mi ha lasciato più indietro di quanto non
fossi.
Per
il mio modo di giocare non è facile cambiare squadra perchè io
gioco sulla base di una conoscenza perfetta e precisa dei miei
compagni. Devo conoscere loro, i loro tempi, i loro modi, la loro
mentalità, il loro istinto, la loro velocità... per cui se non ci
gioco non riesco ad arrivare a quella conoscenza e quindi a
valorizzare sia loro che me stesso. È questo che faccio in campo.
Per questo sono bravo. Perchè gioco per gli altri e li rendo al loro
meglio.
Fra
il segnare ed il far segnare preferisco la seconda, spesso è molto
più importante. E poi è l'istinto, in realtà, perchè a volte sei
lì davanti alla porta, potresti fare un pallonetto e segnare, lo sai
fare ed invece vedi un compagno con la coda dell'occhio e gliela
passi e fai segnare lui.
Perchè?
Viene
così e basta.
Però
la pubalgia ha lavorato laddove temevo. Non mi ha aiutato a conoscere
i miei nuovi compagni. Per conoscerli ci devo giocare insieme.
Così
mi innervosisco nel sentirmi perso in campo e penso che forse non
sono guarito del tutto, perchè è così quell'infiammazione. Tu
pensi di essere a posto ed invece...
Per
cui i miei giorni a casa con Cris sono tremendi perchè li passo a
lamentarmi ancora e a parlare e parlare di questo, del mio metodo,
del fatto che devo avere inciso nella memoria corporea ogni più
insignificante dato degli altri e lui ascolta.
Asclta.
Ed ascolta.
Non
so come fa.
Ha
una pazienza incredibile.
Davvero.
Lui
è sicuro che io ce la farò, è proprio certo. Non ha dubbi sul
fatto che presto mi sbloccherò e che mi sto imparanoiando per nulla.
È
così che succede.
Semplicemente
si avvera quello che dice.
Quando
meno me lo aspetto, rientro in partita.
Ma
non è che mi succede così per miracolo o perchè era ora o per
chissà quale motivo.
Per
quanto io stia lavorando sodo, non sono ancora al mio livello, ormai
sono indietro e basta e purtroppo non posso esagerare come vorrei
perchè la pubalgia non è del tutto andata.
Per
cui non è mio il merito.
Ma
di Cris.
Perchè
partita dopo partita mi sta sempre più dietro e nello starmi dietro,
quando ha l'occasione, invece di metterla dentro la dà a me. Io
capisco che lui vuole aiutarmi, però mi innervosisco perchè penso
che non voglio sprecare le sue preziose occasioni, perchè lui la
metterebbe dentro, si priva di un goal fatto per me.
Così
questo gioca contro di me.
E
lui, puntuale, torna a passarmela sempre sicuro che ce la farò. Non
se la prende, non mi rimprovera mai, mi sorride e mi incoraggia ogni
volta.
Alla
fine sono qua a tentare e tentare perchè voglio farcela per lui, non
per dimostrargli che aveva ragione, ma perchè se lo merita. Poteva
farne dieci ed io perchè sono indietro e nervoso le ho sprecate.
Alla
fine penso che devo fidarmi anche di me, oltre che di lui.
Non
ci devo pensare molto. Devo lasciarmi andare, insomma. Il mio corpo
sa come si segna. Lo so ancora.
Ed
ecco che proprio ad un suo passaggio, l'ennesimo, evito inutili
calcoli che in vita mia non ho mai fatto. Sono sempre andato ad
occhio ed istinto.
E
la metto dentro.
La
sensazione che provo è diversa dal solito, quando segno.
Ora
è... è più bello. È un goal prezioso non per il punteggio in sé
o cos'altro. È prezioso perchè lui ci teneva ed io ci tenevo più
per lui che per me, per tutte le volte che mi ha sopportato, per
quanto ci ha creduto, ci ha creduto più di me.
Così
sono talmente felice che gli corro incontro, lui fa il gesto con le
mani del parlare come per dire 'lo vedi quante stupide parole?' ed io
lo imito, ridiamo felici, così felici ancora non lo eravamo stati,
credo.
Mi
butto addosso a lui, mi stringe forte, mi alza ed io gli circondo la
testa con le braccia, lo tengo stretto, chiudo gli occhi e catturo
questo attimo perfetto. Forse non proverò più una cosa del genere.
Quanto
tiene a me. È questo che sento.
Non
so come ringraziarlo, non so dirgli cosa significa per me lui, quel
che fa e la sua sola presenza. Non si limita a fare l'amore con me e
ad essere il mio ragazzo. È il mio compagno. Il mio sostegno, la mia
fede. Lui sta diventando tutto e non ho davvero idea, non ce l'ho, di
quanto lo sarà un domani.
Quanto
molto più di ora, sarà il mio tutto.
Quanto
farà per me.
Lo
amo e glielo dico e poi purtroppo scendo dalle sue braccia, arrivano
subito tutti che ci abbracciano ed è gioia comunque. Sono tutti
felici per me perchè ero io a segnare, perchè ci provavo da un
sacco, perchè ero bloccato, perchè ero indietro, perchè mi
aspettavano.
Sono
contenti ed io sono di nuovo felice.
Ora
come ora non conta più niente altro.
È
tutto perfetto. È tutto splendido.
Ogni
insicurezza, dolore, malumore, depressione è spazzata via.
Grazie
a Dio che mi ha dato Cris. Comincio a capire il senso del nostro
cammino.
Il
disegno c'è sempre, solo che non lo capisci mai sul momento.
Ci
vuole sempre un po'.
Prima
di andare a casa passo da lui, Carol non mi aspetta mai e comunque
viene a vedere solo qualche partita, quelle importanti, dipende un
po' magari se riesce ad aggregarsi a qualcuno o cose così. Ci tiene
sempre a me, però diciamo che ci diamo i nostri spazi, per me è il
calcio e per lei... mi fermo mentre parcheggio nel garage di Cris,
per dietro, ed impallidisco.
Non
so proprio quale sia il suo spazio.
In
effetti mi sono interessato sempre poco a lei, i primi tempi stavamo
sempre insieme il più possibile ed ora... ora non so, sta cambiando
qualcosa fra noi.
Andiamo
sempre d'accordo, va sempre tutto bene al di là del fatto che non la
amo, ma non è cambiato rispetto a prima. È sempre questo il
sentimento. Credo che sono cambiato io, sono consapevole di me stesso
e mi sono accettato, quindi lei lo vede. Forse non se ne è accorta
consciamente.
Esco
dalla macchina che ho fermato dietro alla sua lunga fila e chiudo il
portone col telecomando.
Sorrido,
è come vivere con lui.
Con
le altre chiavi apro la porta interna ed entro da dietro, lui è
arrivato da poco e sta ancora mettendo giù le solite cose, quindi
non fa in tempo a girarsi che gli salto sulla schiena da dietro con
una gioia simile a quella di prima.
Ma
prima era diverso.
Quello
che ho provato prima non lo posso dire. Non ne sono capace.
Così
sussurro un grazie al suo orecchio, lo sento ridere e gli riempio il
viso di baci, mi prende da sotto le ginocchia e mi tiene su mentre
gli rimango sulla schiena arrampicato.
-
Dai, per un passaggio! -
-
Non era un passaggio, era tutta la partita. E quelle prima. E tutti i
pomeriggi a sopportarmi. So quanto sono pesante e quanto dico sempre
le stesse cose... - E' vero e non me lo può negare.
Cris
alla fine si limita a ridere e a tenermi su e godersi i miei baci ed
i miei grazie, però nel mentre si sposta verso la camera ed è
chiaro cosa ha in mente.
Del
resto se lo merita.
Il
mio amore.
Mi
emoziono quando varchiamo la soglia. Lo sto stringendo con le braccia
intorno al collo, sotto al mento, e continuo a ripetergli 'grazie' e
'ti adoro' e lui ride e mi piace che rida, perchè è proprio felice
e lo è per me. Era da un po' che non gliene davo motivo.
In
questo momento mi sento in colpa, non gli sto rendendo la vita facile
e se lo meriterebbe, dopotutto.
Alla
fine si lascia cadere nel letto sul fianco e rotola con me addosso,
ci sgrovigliamo ridendo e mi distraggo con questa cosa divertente.
Finisce
che facciamo una piccola lotta, ma poi vince lui, mi ritrovo sotto e
col fiatone, realizzato e sereno, lo circondo con braccia e gambe, di
nuovo, e torno ad abbracciarlo nascondendo il viso contro il suo
collo, il mio rifugio.
Ora
la sua risata diventa un sorriso intenerito, aspetta che mi calmi. Il
mio cuore batte fortissimo.
-
Perchè hai tanta pazienza? Ti creo sempre problemi... prima non so
chi sono, poi cosa voglio, poi cosa fare... e poi ho ripensamenti e
dubbi... e poi ancora sono paranoico per il calcio... e tu sei sempre
lì ad aspettare, a starmi vicino. Ti lascio e tu sopporti. Torno con
te e tu ci sei. Mi lamento e tu mi ascolti. Mi deprimo e tu mi tiri
su. E poi ho difficoltà in campo e tu mi aiuti. Mi dai tutto. Tutto.
Perchè? Come fai a non stufarti? Non me lo merito. Ti sto dando solo
noie, problemi e... dolore, spesso... - So quanto è stato male
quando l'ho lasciato.
Cris
punta le mani e si tira su per guardarmi, scioglie la mia presa, ma
io rimango aggrappato a lui con le braccia. Apro solo le gambe dove
si infila e si sistema meglio.
Mi
guarda risoluto ma sereno. Non è arrabbiato.
-
Riky... io ti amo, che domande mi fai... è così che funziona... -
La cosa mi stupisce perchè ha sempre detto di non aver mai amato, di
non sapere come si facesse.. e pure io, in fondo... pensavo d'aver
amato, ma il primo che sto amando è lui.
Lo
stiamo scoprendo insieme, come si fa. Come funziona.
Ed
è pazzesco.
-
Nessuno arriverebbe a tanto per qualcun altro. Ed io non ti sto dando
abbastanza. Non è una cosa paritaria. Tu sopporti, mi sostieni, mi
aiuti e... ed in cambio... - Le parole sgorgano da me, libere dal
tappo che vi avevo posto prima. Prima quando pensavo solo ai miei
problemi.
Che
egoista che sono stato.
Cris
mi accarezza il viso appoggiandosi sui gomiti, così le mani sul
volto e sulle guance risalgono a sistemarmi i capelli scomposti ed ha
quell'espressione strana che non saprò mai descrivere. Di chi sa
tante cose e non me le dirà mai. Si meraviglia di qualcosa.
-
Dopotutto anche tu sei fragile... lo siamo tutti e due... è un
rapporto paritario, Riky... - Dice poi rispondendo alla mia frase. Io
scuoto il capo.
-
No tu stai dando tutto e sopporti e... -
-
E tu soffri e lotti. Tu fai lotte che io non sopporterei, io non mi
ci metterei nemmeno... giusto e sbagliato, natura e morale, Dio e
vita... stai facendo delle lotte che nessuno, specie un credente del
tuo calibro, farebbe mai. Sei evangelista, hai fatto il corso per
pastori, sei sposato e con un figlio ed hai accettato di essere gay,
innamorato di me e ti sei messo con me. Mi hai accettato. Certo ogni
tanto vai in crisi e cadi ma chi non lo fa? Stai affrontando una
lotta che... fidati... nessuno ci si metterebbe. Mai! -
Sentirglielo
dire me ne fa rendere conto per la prima volta. Ha ragione. È così
dopotutto. Tutte le lotte che sto facendo da quando lo conosco non
sono facili e non sono da tutti, perchè per uno come me sono
qualcosa di davvero difficile. Per come sono fatto io, per il mio
modo di credere in Dio, per tutto.
Però
sto raggiungendo dei compromessi incredibile e solo per lui.
-
Non sai quanto mi sento amato, ogni volta che alla fine scegli me.
Quando fai le tue lotte interiori che riguardano la fede e tutte
quelle cose lì... e poi torni sempre da me... è lì che mi sento
amato. Quando ti sfoghi con me per le tue angosce e le tue paranoie.
Mi sento amato in questi momenti. Non senti quanto mi sento amato? -
mi apre la cerniera della tuta e mi tira su la maglietta sotto, mi
carezza con le dita aperte e tutti i palmi, si accompagna con la
bocca che, mentre parla, mi dà dei dolci baci.
Il
petto, i capezzoli, l'addome e poi giù. Abbassa i pantaloni ed i
boxer insieme e sono solo carezze con le labbra, quelle che mi lascia
sull'inguine. Mi eccito e mi riscaldo diventando bollente.
-
Mi sento amato quando piangi con me e mi dici che hai paura di essere
alla tua fine... -
mi
sfila del tutto i vestiti dalle gambe e me le alza sopra le sue
spalle, le avvolgo intorno alle sue spalle e affondo le dita fra i
suoi capelli bagnati senza gel perchè si era messo il cappellino per
fare veloce.
Senza
gel li ha ricci da morire.
-
Mi sento amato perchè poi esci da casa mia più leggero e col
sorriso. Stai meglio grazie a me. E confidi certe cose solo a me. E
mi sento amato per questo. - carezza la mia erezione allo stesso
modo, poi la lecca senza succhiarla ed io sospiro spingendo a scatti
verso la sua bocca, sperando che lo faccia. Però continua a parlare
e mi sforzo di ascoltare, è difficile.
-
Mi sento amato quando il tuo umore, la tua felicità, le tue scelte
importanti dipendono da me e tu le fai in base a me. - A questa
spinta scende giù, oltre l'erezione, cerca la mia apertura, mi alza
il bacino con le mani per poterci immergere meglio il suo viso e mi
parla sopra, facendomi rabbrividire, facendomelo desiderare come non
mai.
-
Mi sento amato perchè mi ami. E quando si è amati uno lo sente... -
La
sua lingua si fa strada in me, si aiuta con le dita che allarga i
miei glutei e mi ci perdo nel sentirle entrare alternarsi con la
lingua.
Dio
mio come lecca... sta facendo qualcosa di così... così poco
pulito... non so dire... eppure è talmente piacevole... e forse è
il modo in cui lo fa o che è lui a farlo, non lo so ma... lo chiamo
fra i sospiri e finisce che non ne ho più e che devo averne ancora.
-
Cris... Cris ti prego... -
Allora
si alza, si sistema le mia gambe intorno alla sua vita, mi punto con
le spalle e la testa sul materasso in modo da inarcarmi tutto verso
di lui. Si china un attimo su di me appoggiando le mani ai lati del
mio corpo, arriva sulla mia bocca e mormora divorandomi gli occhi. I
suoi sono sesso puro, ora.
-
Adesso ti faccio capire cosa intendo... quando dico... che ti senti
amato quando uno ti ama... anche se non fa niente di speciale... -
fra una frase e l'altra le sue labbra calano sulle mie ed io le
accolgo aprendole per approfondire, ma poi non mi accontenta mai,
così sono io il primo a tirare fuori la lingua e a leccargli le sue.
Mi imita e ci intrecciamo così senza unirci. Poi lo faccio e scivola
in me.
Lentamente
ma deciso, un colpo virile che mi manda subito in estasi.
Per
un secondo il mondo sparisce, la testa si riempie di scosse
elettriche e non ragiono. Quando smette, quando mi abituo lui si
muove ma ormai i ragionamenti sono andati.
Mi
ritrovo con le unghie affondate nelle sue spalle, lo graffio cercando
di non esagerare, lo tiro a me e sospiro contro la sua bocca.
Si
muove lentamente, ma cresce e mano a mano diventa più possente,
entra di più e con più decisione.
I
brividi mi attraversano lungo tutta la schiena e si espandono in ogni
parte, divento liquido bollente e gemo il suo nome senza un senso
preciso.
La
sua mano ad un certo punto richiama la mia attenzione, sul mio viso.
Mi
carezza e apro gli occhi, mi incateno ai suoi.
Non
è più sesso. Brillano di una luce che ha solo con me.
Questa
sua dedizione a me... non so se me la merito, spero di non deluderlo
mai... qualunque cosa succeda, qualunque cosa mi accada a calcio e
nella carriera e nella vita... Dio, ti prego, aiutami solo a non
deluderlo mai. Che ogni mia scelta dipenda da lui, dal farlo felice.
Conta solo questo.
Lo
amo.
Ed
è amore quello che leggo e che sento. Che sento dentro.
Nel
realizzarlo e nel sentirlo mi emoziono, una lacrima scende e gli
basta toccarmi l'erezione per farmi venire. Un istante prima. Quando
mi vede sciogliermi davanti a lui, lui lo fa in me e lo sento questo
calore inondarmi da dentro.
Stacco
tutti i contatti e allargo le braccia sopra la mia testa, spingo
disperatamente il bacino contro di lui ed è la fine.
La
fine di tutto.
Mi
riprendo poco dopo, con lui crollato accanto a me e di schiena, mi
carico sul suo petto, mi avvolge col suo braccio, gli bacio il petto
e poi risalgo sulle sue labbra. Ricambia, ma questa volta ci baciamo
per davvero, dolcemente, lentamente. Amandoci di nuovo.
Poi
è sempre su di lui, incapace di staccarmi, perso nei suoi occhi
brillanti, che gli rispondo.
-
Hai ragione. Se sei amato si sente anche senza dover fare cose
speciali! -
Dopo
crollo anche io, stanco e sfinito, cercando disperatamente di non
finire in un altro mondo fra le sue braccia.
Devo
andare a casa. Carol mi aspetta.
-
Spero di non deluderti mai più, Cris... non voglio... - La voce si
impasta nella mia bocca, riconosco il mondo dei sogni che si
affaccia.
Devo
andare a casa.
-
Non mi deluderai più... - Però non lo possiamo sapere. Se staremo
insieme per sempre in un modo o nell'altro, le delusioni arriveranno.
Però prego Dio di superare tutto. Sempre con lui.
A
tutto il resto posso rinunciare, ma solo a due cose non posso
assolutamente rinunciare, ora come ora e so che sarà così per
sempre.
Luca
e Cristiano.
Li
amo.
Sarà
per sempre. Voglio che sia così. Deve. Lo sarà.
Mi
addormento ascoltando il battito conciliante del suo cuore. Non ero
così sereno e felice da molto, moltissimo tempo. Non so se sarà una
cosa momentanea o no. Ma per ora, come si dice, me lo godo.”