CAPITOLO LXXIV:
SENTIRSI AMATI

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La pubalgia è particolare, perchè viaggia su costanti alti e bassi, ci sono periodi in cui sono perfetto ed altri in cui ho di nuovo fastidi.
Nei periodi buoni mi fanno giocare, però l'essere stato tanto fermo non mi ha aiutato, infatti faccio fatica a segnare e a realizzare qualcosa di buono.
In realtà non sono sempre male, a volte do un buon contributo però sono bloccato nel goal e la cosa mi preoccupa, si è verificato proprio quello che temevo. Il fermarmi proprio nel momento più sbagliato, alla fine mi ha lasciato più indietro di quanto non fossi.
Per il mio modo di giocare non è facile cambiare squadra perchè io gioco sulla base di una conoscenza perfetta e precisa dei miei compagni. Devo conoscere loro, i loro tempi, i loro modi, la loro mentalità, il loro istinto, la loro velocità... per cui se non ci gioco non riesco ad arrivare a quella conoscenza e quindi a valorizzare sia loro che me stesso. È questo che faccio in campo. Per questo sono bravo. Perchè gioco per gli altri e li rendo al loro meglio.
Fra il segnare ed il far segnare preferisco la seconda, spesso è molto più importante. E poi è l'istinto, in realtà, perchè a volte sei lì davanti alla porta, potresti fare un pallonetto e segnare, lo sai fare ed invece vedi un compagno con la coda dell'occhio e gliela passi e fai segnare lui.
Perchè?
Viene così e basta.
Però la pubalgia ha lavorato laddove temevo. Non mi ha aiutato a conoscere i miei nuovi compagni. Per conoscerli ci devo giocare insieme.
Così mi innervosisco nel sentirmi perso in campo e penso che forse non sono guarito del tutto, perchè è così quell'infiammazione. Tu pensi di essere a posto ed invece...
Per cui i miei giorni a casa con Cris sono tremendi perchè li passo a lamentarmi ancora e a parlare e parlare di questo, del mio metodo, del fatto che devo avere inciso nella memoria corporea ogni più insignificante dato degli altri e lui ascolta.
Asclta. Ed ascolta.
Non so come fa.
Ha una pazienza incredibile.
Davvero.
Lui è sicuro che io ce la farò, è proprio certo. Non ha dubbi sul fatto che presto mi sbloccherò e che mi sto imparanoiando per nulla.
È così che succede.
Semplicemente si avvera quello che dice.
Quando meno me lo aspetto, rientro in partita.
Ma non è che mi succede così per miracolo o perchè era ora o per chissà quale motivo.
Per quanto io stia lavorando sodo, non sono ancora al mio livello, ormai sono indietro e basta e purtroppo non posso esagerare come vorrei perchè la pubalgia non è del tutto andata.
Per cui non è mio il merito.
Ma di Cris.
Perchè partita dopo partita mi sta sempre più dietro e nello starmi dietro, quando ha l'occasione, invece di metterla dentro la dà a me. Io capisco che lui vuole aiutarmi, però mi innervosisco perchè penso che non voglio sprecare le sue preziose occasioni, perchè lui la metterebbe dentro, si priva di un goal fatto per me.
Così questo gioca contro di me.
E lui, puntuale, torna a passarmela sempre sicuro che ce la farò. Non se la prende, non mi rimprovera mai, mi sorride e mi incoraggia ogni volta.
Alla fine sono qua a tentare e tentare perchè voglio farcela per lui, non per dimostrargli che aveva ragione, ma perchè se lo merita. Poteva farne dieci ed io perchè sono indietro e nervoso le ho sprecate.
Alla fine penso che devo fidarmi anche di me, oltre che di lui.
Non ci devo pensare molto. Devo lasciarmi andare, insomma. Il mio corpo sa come si segna. Lo so ancora.
Ed ecco che proprio ad un suo passaggio, l'ennesimo, evito inutili calcoli che in vita mia non ho mai fatto. Sono sempre andato ad occhio ed istinto.
E la metto dentro.
La sensazione che provo è diversa dal solito, quando segno.
Ora è... è più bello. È un goal prezioso non per il punteggio in sé o cos'altro. È prezioso perchè lui ci teneva ed io ci tenevo più per lui che per me, per tutte le volte che mi ha sopportato, per quanto ci ha creduto, ci ha creduto più di me.
Così sono talmente felice che gli corro incontro, lui fa il gesto con le mani del parlare come per dire 'lo vedi quante stupide parole?' ed io lo imito, ridiamo felici, così felici ancora non lo eravamo stati, credo.
Mi butto addosso a lui, mi stringe forte, mi alza ed io gli circondo la testa con le braccia, lo tengo stretto, chiudo gli occhi e catturo questo attimo perfetto. Forse non proverò più una cosa del genere.
Quanto tiene a me. È questo che sento.
Non so come ringraziarlo, non so dirgli cosa significa per me lui, quel che fa e la sua sola presenza. Non si limita a fare l'amore con me e ad essere il mio ragazzo. È il mio compagno. Il mio sostegno, la mia fede. Lui sta diventando tutto e non ho davvero idea, non ce l'ho, di quanto lo sarà un domani.
Quanto molto più di ora, sarà il mio tutto.
Quanto farà per me.
Lo amo e glielo dico e poi purtroppo scendo dalle sue braccia, arrivano subito tutti che ci abbracciano ed è gioia comunque. Sono tutti felici per me perchè ero io a segnare, perchè ci provavo da un sacco, perchè ero bloccato, perchè ero indietro, perchè mi aspettavano.
Sono contenti ed io sono di nuovo felice.
Ora come ora non conta più niente altro.
È tutto perfetto. È tutto splendido.
Ogni insicurezza, dolore, malumore, depressione è spazzata via.
Grazie a Dio che mi ha dato Cris. Comincio a capire il senso del nostro cammino.
Il disegno c'è sempre, solo che non lo capisci mai sul momento.
Ci vuole sempre un po'.

Prima di andare a casa passo da lui, Carol non mi aspetta mai e comunque viene a vedere solo qualche partita, quelle importanti, dipende un po' magari se riesce ad aggregarsi a qualcuno o cose così. Ci tiene sempre a me, però diciamo che ci diamo i nostri spazi, per me è il calcio e per lei... mi fermo mentre parcheggio nel garage di Cris, per dietro, ed impallidisco.
Non so proprio quale sia il suo spazio.
In effetti mi sono interessato sempre poco a lei, i primi tempi stavamo sempre insieme il più possibile ed ora... ora non so, sta cambiando qualcosa fra noi.
Andiamo sempre d'accordo, va sempre tutto bene al di là del fatto che non la amo, ma non è cambiato rispetto a prima. È sempre questo il sentimento. Credo che sono cambiato io, sono consapevole di me stesso e mi sono accettato, quindi lei lo vede. Forse non se ne è accorta consciamente.
Esco dalla macchina che ho fermato dietro alla sua lunga fila e chiudo il portone col telecomando.
Sorrido, è come vivere con lui.
Con le altre chiavi apro la porta interna ed entro da dietro, lui è arrivato da poco e sta ancora mettendo giù le solite cose, quindi non fa in tempo a girarsi che gli salto sulla schiena da dietro con una gioia simile a quella di prima.
Ma prima era diverso.
Quello che ho provato prima non lo posso dire. Non ne sono capace.
Così sussurro un grazie al suo orecchio, lo sento ridere e gli riempio il viso di baci, mi prende da sotto le ginocchia e mi tiene su mentre gli rimango sulla schiena arrampicato.
- Dai, per un passaggio! -
- Non era un passaggio, era tutta la partita. E quelle prima. E tutti i pomeriggi a sopportarmi. So quanto sono pesante e quanto dico sempre le stesse cose... - E' vero e non me lo può negare.
Cris alla fine si limita a ridere e a tenermi su e godersi i miei baci ed i miei grazie, però nel mentre si sposta verso la camera ed è chiaro cosa ha in mente.
Del resto se lo merita.
Il mio amore.
Mi emoziono quando varchiamo la soglia. Lo sto stringendo con le braccia intorno al collo, sotto al mento, e continuo a ripetergli 'grazie' e 'ti adoro' e lui ride e mi piace che rida, perchè è proprio felice e lo è per me. Era da un po' che non gliene davo motivo.
In questo momento mi sento in colpa, non gli sto rendendo la vita facile e se lo meriterebbe, dopotutto.
Alla fine si lascia cadere nel letto sul fianco e rotola con me addosso, ci sgrovigliamo ridendo e mi distraggo con questa cosa divertente.
Finisce che facciamo una piccola lotta, ma poi vince lui, mi ritrovo sotto e col fiatone, realizzato e sereno, lo circondo con braccia e gambe, di nuovo, e torno ad abbracciarlo nascondendo il viso contro il suo collo, il mio rifugio.
Ora la sua risata diventa un sorriso intenerito, aspetta che mi calmi. Il mio cuore batte fortissimo.
- Perchè hai tanta pazienza? Ti creo sempre problemi... prima non so chi sono, poi cosa voglio, poi cosa fare... e poi ho ripensamenti e dubbi... e poi ancora sono paranoico per il calcio... e tu sei sempre lì ad aspettare, a starmi vicino. Ti lascio e tu sopporti. Torno con te e tu ci sei. Mi lamento e tu mi ascolti. Mi deprimo e tu mi tiri su. E poi ho difficoltà in campo e tu mi aiuti. Mi dai tutto. Tutto. Perchè? Come fai a non stufarti? Non me lo merito. Ti sto dando solo noie, problemi e... dolore, spesso... - So quanto è stato male quando l'ho lasciato.
Cris punta le mani e si tira su per guardarmi, scioglie la mia presa, ma io rimango aggrappato a lui con le braccia. Apro solo le gambe dove si infila e si sistema meglio.
Mi guarda risoluto ma sereno. Non è arrabbiato.
- Riky... io ti amo, che domande mi fai... è così che funziona... - La cosa mi stupisce perchè ha sempre detto di non aver mai amato, di non sapere come si facesse.. e pure io, in fondo... pensavo d'aver amato, ma il primo che sto amando è lui.
Lo stiamo scoprendo insieme, come si fa. Come funziona.
Ed è pazzesco.
- Nessuno arriverebbe a tanto per qualcun altro. Ed io non ti sto dando abbastanza. Non è una cosa paritaria. Tu sopporti, mi sostieni, mi aiuti e... ed in cambio... - Le parole sgorgano da me, libere dal tappo che vi avevo posto prima. Prima quando pensavo solo ai miei problemi.
Che egoista che sono stato.
Cris mi accarezza il viso appoggiandosi sui gomiti, così le mani sul volto e sulle guance risalgono a sistemarmi i capelli scomposti ed ha quell'espressione strana che non saprò mai descrivere. Di chi sa tante cose e non me le dirà mai. Si meraviglia di qualcosa.
- Dopotutto anche tu sei fragile... lo siamo tutti e due... è un rapporto paritario, Riky... - Dice poi rispondendo alla mia frase. Io scuoto il capo.
- No tu stai dando tutto e sopporti e... -
- E tu soffri e lotti. Tu fai lotte che io non sopporterei, io non mi ci metterei nemmeno... giusto e sbagliato, natura e morale, Dio e vita... stai facendo delle lotte che nessuno, specie un credente del tuo calibro, farebbe mai. Sei evangelista, hai fatto il corso per pastori, sei sposato e con un figlio ed hai accettato di essere gay, innamorato di me e ti sei messo con me. Mi hai accettato. Certo ogni tanto vai in crisi e cadi ma chi non lo fa? Stai affrontando una lotta che... fidati... nessuno ci si metterebbe. Mai! -
Sentirglielo dire me ne fa rendere conto per la prima volta. Ha ragione. È così dopotutto. Tutte le lotte che sto facendo da quando lo conosco non sono facili e non sono da tutti, perchè per uno come me sono qualcosa di davvero difficile. Per come sono fatto io, per il mio modo di credere in Dio, per tutto.
Però sto raggiungendo dei compromessi incredibile e solo per lui.
- Non sai quanto mi sento amato, ogni volta che alla fine scegli me. Quando fai le tue lotte interiori che riguardano la fede e tutte quelle cose lì... e poi torni sempre da me... è lì che mi sento amato. Quando ti sfoghi con me per le tue angosce e le tue paranoie. Mi sento amato in questi momenti. Non senti quanto mi sento amato? - mi apre la cerniera della tuta e mi tira su la maglietta sotto, mi carezza con le dita aperte e tutti i palmi, si accompagna con la bocca che, mentre parla, mi dà dei dolci baci.
Il petto, i capezzoli, l'addome e poi giù. Abbassa i pantaloni ed i boxer insieme e sono solo carezze con le labbra, quelle che mi lascia sull'inguine. Mi eccito e mi riscaldo diventando bollente.
- Mi sento amato quando piangi con me e mi dici che hai paura di essere alla tua fine... -
mi sfila del tutto i vestiti dalle gambe e me le alza sopra le sue spalle, le avvolgo intorno alle sue spalle e affondo le dita fra i suoi capelli bagnati senza gel perchè si era messo il cappellino per fare veloce.
Senza gel li ha ricci da morire.
- Mi sento amato perchè poi esci da casa mia più leggero e col sorriso. Stai meglio grazie a me. E confidi certe cose solo a me. E mi sento amato per questo. - carezza la mia erezione allo stesso modo, poi la lecca senza succhiarla ed io sospiro spingendo a scatti verso la sua bocca, sperando che lo faccia. Però continua a parlare e mi sforzo di ascoltare, è difficile.
- Mi sento amato quando il tuo umore, la tua felicità, le tue scelte importanti dipendono da me e tu le fai in base a me. - A questa spinta scende giù, oltre l'erezione, cerca la mia apertura, mi alza il bacino con le mani per poterci immergere meglio il suo viso e mi parla sopra, facendomi rabbrividire, facendomelo desiderare come non mai.
- Mi sento amato perchè mi ami. E quando si è amati uno lo sente... -
La sua lingua si fa strada in me, si aiuta con le dita che allarga i miei glutei e mi ci perdo nel sentirle entrare alternarsi con la lingua.
Dio mio come lecca... sta facendo qualcosa di così... così poco pulito... non so dire... eppure è talmente piacevole... e forse è il modo in cui lo fa o che è lui a farlo, non lo so ma... lo chiamo fra i sospiri e finisce che non ne ho più e che devo averne ancora.
- Cris... Cris ti prego... -
Allora si alza, si sistema le mia gambe intorno alla sua vita, mi punto con le spalle e la testa sul materasso in modo da inarcarmi tutto verso di lui. Si china un attimo su di me appoggiando le mani ai lati del mio corpo, arriva sulla mia bocca e mormora divorandomi gli occhi. I suoi sono sesso puro, ora.
- Adesso ti faccio capire cosa intendo... quando dico... che ti senti amato quando uno ti ama... anche se non fa niente di speciale... - fra una frase e l'altra le sue labbra calano sulle mie ed io le accolgo aprendole per approfondire, ma poi non mi accontenta mai, così sono io il primo a tirare fuori la lingua e a leccargli le sue. Mi imita e ci intrecciamo così senza unirci. Poi lo faccio e scivola in me.
Lentamente ma deciso, un colpo virile che mi manda subito in estasi.
Per un secondo il mondo sparisce, la testa si riempie di scosse elettriche e non ragiono. Quando smette, quando mi abituo lui si muove ma ormai i ragionamenti sono andati.
Mi ritrovo con le unghie affondate nelle sue spalle, lo graffio cercando di non esagerare, lo tiro a me e sospiro contro la sua bocca.
Si muove lentamente, ma cresce e mano a mano diventa più possente, entra di più e con più decisione.
I brividi mi attraversano lungo tutta la schiena e si espandono in ogni parte, divento liquido bollente e gemo il suo nome senza un senso preciso.
La sua mano ad un certo punto richiama la mia attenzione, sul mio viso.
Mi carezza e apro gli occhi, mi incateno ai suoi.
Non è più sesso. Brillano di una luce che ha solo con me.
Questa sua dedizione a me... non so se me la merito, spero di non deluderlo mai... qualunque cosa succeda, qualunque cosa mi accada a calcio e nella carriera e nella vita... Dio, ti prego, aiutami solo a non deluderlo mai. Che ogni mia scelta dipenda da lui, dal farlo felice. Conta solo questo.
Lo amo.
Ed è amore quello che leggo e che sento. Che sento dentro.
Nel realizzarlo e nel sentirlo mi emoziono, una lacrima scende e gli basta toccarmi l'erezione per farmi venire. Un istante prima. Quando mi vede sciogliermi davanti a lui, lui lo fa in me e lo sento questo calore inondarmi da dentro.
Stacco tutti i contatti e allargo le braccia sopra la mia testa, spingo disperatamente il bacino contro di lui ed è la fine.
La fine di tutto.
Mi riprendo poco dopo, con lui crollato accanto a me e di schiena, mi carico sul suo petto, mi avvolge col suo braccio, gli bacio il petto e poi risalgo sulle sue labbra. Ricambia, ma questa volta ci baciamo per davvero, dolcemente, lentamente. Amandoci di nuovo.
Poi è sempre su di lui, incapace di staccarmi, perso nei suoi occhi brillanti, che gli rispondo.
- Hai ragione. Se sei amato si sente anche senza dover fare cose speciali! -
Dopo crollo anche io, stanco e sfinito, cercando disperatamente di non finire in un altro mondo fra le sue braccia.
Devo andare a casa. Carol mi aspetta.
- Spero di non deluderti mai più, Cris... non voglio... - La voce si impasta nella mia bocca, riconosco il mondo dei sogni che si affaccia.
Devo andare a casa.
- Non mi deluderai più... - Però non lo possiamo sapere. Se staremo insieme per sempre in un modo o nell'altro, le delusioni arriveranno. Però prego Dio di superare tutto. Sempre con lui.
A tutto il resto posso rinunciare, ma solo a due cose non posso assolutamente rinunciare, ora come ora e so che sarà così per sempre.
Luca e Cristiano.
Li amo.
Sarà per sempre. Voglio che sia così. Deve. Lo sarà.
Mi addormento ascoltando il battito conciliante del suo cuore. Non ero così sereno e felice da molto, moltissimo tempo. Non so se sarà una cosa momentanea o no. Ma per ora, come si dice, me lo godo.”