CAPITOLO
LXXXVII:
NON
MOLLARE
“Mi
sento perso, mi sento di merda, mi sento stanco, mi sento solo.
Anche
stringere Junior non mi aiuta, non mi aiutano gli amici, non mi aiuta
stare solo, non mi aiuta il calcio.
Non
mi aiuta niente.
Ho
cercato di distrarmi uscendo con Irina, abbiamo scelto posti
frequentati dai vip sapendo che ci avrebbero visto insieme e fatto
girare le voci. Di solito inscenare cose di questo tipo mi diverte,
mi distrae. Ho faticato tantissimo, tirare fuori sorrisi e mostrarmi
loquace è stata la cosa più faticosa di tutte, come una tortura.
Voglio
andare da Riky, abbracciarlo e tornare con lui, voglio dirgli che mi
sta bene tutto, che non mi importa di niente, che mi basta poterlo
vedere.
Non
possiamo non vederci, non possiamo...
Irina
capisce che sono molto distratto e mi dice che recito da schifo, io
me la prendo e rispondo che di solito sono molto bravo e credibile,
ma che stasera sto proprio di merda.
Lei
sospira e decide di andare a casa mia.
La
cena è fatta, ci hanno visto chi ci doveva vedere, ora i media
faranno quello che sanno fare meglio. Creeranno la storia.
Non
mi interessa nulla, ora.
Si
trattiene un po' da me, non sarebbe tenuta, ma c'è sempre il rischio
che qualcuno veda in qualche modo, anche se è una zona protetta ed
in teoria i paparazzi non possono raggiungerci. Come al solito, non
sai mai chi guarda.
Io
non ho più voglia di nulla, non voglio parlarne, non voglio
socializzare, non voglio capire se un giorno potrò sposarla e fare
come David con Victoria.
Lei
sembra capirlo molto bene e non insiste, si serve da sola dopo aver
dato un'occhiata alla casa, poi si siede nel divano e mi osserva
mentre mi rannicchio e mi strofino il viso per non piangere.
Dovrei
essere qua con Riky.
Maledizione!
-
Non ci hai fatto pace? - Chiede lei calma. Ha un'eleganza da sogno in
tutto quello che fa. Anche una semplice posa sul divano.
-
No. - Dico laconico senza approfondire, entrambi sappiamo di chi
parliamo.
-
Non vorresti farla? Non credi che sia ora? - Il nervoso mi sale con
una prepotenza devastante, non divento aggressivo solo perchè è una
donna, ma è la prima volta che la guardo male ed astioso.
-
Ma che cazzo ne sai?! - Questo non è stato molto carino, ma Riky è
off limits e lo deve capire. Però non pare turbarsene e non pare
sapere quale sia il suo posto.
-
Niente, però è evidente che non potete stare lontani! -
-
Ora parli anche per lui? Cos'è, l'hai conosciuto, per caso? -
Divento acido, ma lei non se la prende ancora.
-
E' evidente! Se tu sei così, lui di sicuro non se la passa bene! -
-
Ma cosa ne sai! - Sbotto fin quasi ad urlare, per il nervoso mi alzo
e comincio a camminare per il soggiorno, lei mi segue con lo sguardo
da gatta sorniona.
-
Non ne so niente, solo quello che mi hai detto quel giorno. Però ti
vedo. Non può andare bene così com'è. -
Scuoto
la testa amaro e allargo le braccia teatrale.
-
Non hai mai rotto con qualcuno? Non hai mai fatto qualcosa che non
volevi fare, costretto a piegarti? Io odio piegarmi ma guarda un po'!
Non ci posso fare nulla! - Irina sospira, lascia che mi calmi e che
la smetta di sparare parole di rabbia e poi mi chiede imperturbabile.
-
Cosa vi siete detti? -
Non
posso parlarne, non ce la farei. Non la guardo, ripenso alla
conversazione e cerco un riassunto soddisfacente che non mi ferisca
troppo. Così tendendo tutti i muscoli lo dico a denti stretti.
-
Che dobbiamo crescere, che la nostra relazione stava diventando
troppo ossessiva, non ci faceva più bene! Lui non riesce a vivere
senza di me, senza che lo protegga e lo aiuti in tutto ed io non... -
la voce si incrina. Ecco, ho detto anche troppo. - io secondo lui non
volo più perchè sono ancorato a terra. Per aiutarlo. - Irina mi
guarda, non dice nulla, vorrebbe approfondissi ma non c'è niente
altro da dire. Come mi sento. Dio, come mi sento.
Vorrei
solo evaporare, sparire, annullarmi, smettere di esistere.
Sto
così male. Così maledettamente male!
Così
smetto di camminare e mi accascio di nuovo sulla mia poltrona, mi
incurvo tutto e mi copro il viso con le mani.
-
Dio, non ce la faccio più... non posso stare così male! Dopo le
mille volte passate sono ancora qua a soffrire più di sempre. È
come se non ne avessi abbastanza. Sai, quando si soffre sempre per la
stessa cosa, all'ennesima ne hai abbastanza e per difesa personale
dici 'basta', diventi freddo, lo tagli fuori, non ne puoi più e la
smetti, lo lasci andare, i sentimenti cominciano a raffreddarsi, dopo
l'ennesima botta uguale. Con lui non c'è un ennesima, non c'è un
abbastanza. Con lui è sempre peggio di prima. Il colpo è uguale, ma
il mio dolore aumenta, non diminuisce, non mi abituo, non c'è un
meccanismo di difesa. Il sentimento non cala per il troppo soffrire.
Non ne ho ancora abbastanza! - Dopo di questo alzo lo sguardo sul suo
e lascio che le lacrime scendano libere sulle guance: - Mi manca. -
Lei sospira, si alza e si siede sul bracciolo della poltrona con
eleganza, poi mi circonda la testa e l'attira a sé, affondo il viso
contro il suo fianco e poi giù sulle sue cosce snelle e sode. Le
piango addosso, è una sconosciuta che penso sia perfetta per una
storia di copertina e le piango addosso per Riky. È a questo livello
che sono.
Mi
abbraccia e mi carezza in silenzio.
Forse
dovevo sfogarmi e piangere, forse dovevo farlo e basta.
Forse
non si può uscirne, si può solo aspettare di abituarsi al dolore.
-
Ma vaffanculo, cosa diavolo ne sai di noi, si può sapere? - Tuono
contro Iker, mi sembra come d'avere un coperchio continuamente
addosso che scappa per ogni scusa.
E
quando scappa io grido nevrotico contro qualcuno. È il turno di
Iker.
-
So quello che vedo! Lo lasci andare così? Ti arrendi così? Cris,
gli avevi promesso di lottare quando sarebbe tornato a stare male! Tu
hai mollato! - A questo lo prendo di scatto per il colletto e lo
spingo contro la parete, il volto deformato dalla rabbia e dal
dolore, vorrei solo picchiarlo, ho il pugno stretto vicino al viso,
ma subito intervengono gli altri a fermarci, Sergio, Karim e Pepe
sono i più pronti e mi strappano via mentre Iker si fa avanti e mi
punta col dito arrabbiato, sono tutti ammutoliti perchè lui non si
arrabbia mai, non fuori dal campo, per lo meno.
Non
ha mai litigato con nessuno, è il paciere del gruppo.
-
E se reagisci così mi dai solo ragione! Sai che non hai fatto
abbastanza, sai che hai mollato! Credi di stare male? Sei stufo?
Pensa a lui! Sta talmente male da non distinguere il bene dal male,
pensa che sia tutto sbagliato, che tutto gli faccia male e che lui
rovini ogni cosa che tocca! Sta così male che mi chiama che già
piange! La gente vede di lui il lato sorridente, positivo ed
ottimista e non ha idea di cosa sono le sue notti, di cosa passa da
solo quando sta male. Non lo sa. Pensa che a lui vada sempre tutto
alla grande solo perchè sorride. 'Come fa a sorridere nelle
difficoltà?' Glielo dico io, come fa! Perchè appena è solo piange!
E tu hai mollato perchè lui spara paranoie complessate nel mezzo di
una crisi! Vai e lotta! -
Penso
che il senso del 'quando è troppo è troppo' sia questo. Infatti
torno contro di lui e devono fermarmi in tre, di nuovo, sono furioso,
così furioso che non mi avevano ancora visto in queste condizioni e
grido come in una tempesta in pieno mare. È così che mi sento, un
naufrago alla deriva e nessuno lo capisce.
-
TU NON SAI NIENTE DI ME E DI COSA STIAMO PASSANDO! NON SAI PROPRIO UN
CAZZO QUINDI NON PARLARNE COME SE SAPESSI! TU SAI COSA PASSA LUI, SAI
COSA TI DICE LUI MA NON PASSI LE NOTTI CON ME, NON STAI LA' AD
ASCOLTARMI, QUINDI NON SPARARE SENTENZE! IO HO MOLLATO?! IO HO
MOLLATO?! - Con questo tiro un calcio alle scarpe che mi ero appena
tolto e che avevo qua vicino, per un pelo non colpisco qualcuno,
certi si abbassano. C'è un gelo che il Polo Nord in confronto non è
nulla.
-
TU NON SAI COME STO, NON SAI NIENTE DI ME, NIENTE! NON VENIRMI A
PARLARE DI LUI, PORCA PUTTANA! CHE NESSUNO OSI FARLO PERCHE' NON
AVETE IDEA! -
Il
fischio più forte che io abbia mai sentito mi assorda e penso che
ferisca le orecchie di tutti, dopo di questo il silenzio. Ci giriamo
ed il mister è sulla porta con l'espressione più furiosa che io
abbia mai visto.
-
COSA SIAMO, ALL'ASILO? - Karim, Sergio e Pepe mi lasciano e mi giro
del tutto verso di lui, respiro pesantemente, sguardo basso, mascella
contratta, muscoli tesi fino allo spasmo, le mani tremano per cui le
stringo nei pugni.
Iker
mi affianca e china la testa.
José
è più basso di noi però ha polso e soprattutto sa terrorizzare lo
stesso, non so se sia lo sguardo, i modi o la voce.
-
Bell'esempio che dà il capitano! Ad urlare contro un suo compagno di
squadra! E tu? È questo che il rispetto per il tuo capitano? Sei
solo un bambino arrogante pieno di te! E Iker se non sei in grado di
avere polso questo non è il tuo ruolo! Posso passare la fascia di
capitano a Sergio che di sicuro è più capace di te a tenere unita
la squadra! Se il tuo motto è separiamoli tutti, non disturbarti a
tornare! Questo è un gruppo, non siamo venti con la stessa maglia!
Riflettete seriamente sul concetto di squadra! -
Con
i capi chini annuiamo mortificati, sappiamo d'aver sbagliato, ma non
possono parlarmi di Riky, nessuno può. Parlerei così anche al
mister, se lo trattasse male. Iker non l'ha trattato male, l'ha solo
difeso. Però ha detto cose che non doveva dire. Lui non sa quanto
male sto per Riky!
-
Adesso tu e lui vi rimettete i vestiti, le scarpe e fate 50 tiri e 50
parate da dentro e fuori area! E al termine fate tanti giri di campo
quanti sono i tiri o le parate sbagliate! - In silenzio io ed Iker ci
rivestiamo e ci rimettiamo le scarpe mentre lui continua furioso come
Hitler. - Siamo all'asilo? Facciamo come all'asilo! Pensate che abbia
problemi a stare qua a controllarvi e a frustarvi finchè non
crescete? A costo di piantare le tende non vi tolgo gli occhi di
dosso! Siete due bambini! Se avete problemi ne parlate fuori da qua e
lo fate civilmente! Brutti idioti che non siete altro! -
Continua
l'arringa anche in campo finchè non gli viene mal di gola e si siede
in panchina a sistemarsi i suoi schemi ed i suoi appunti, cosa che
solitamente fa nel suo ufficio.
Ci
controlla davvero.
Davvero
José rimane qua a controllare me ed Iker se eseguiamo la sua
punizione, cosa che, per altro, ci aiuta come allenamento.
Iker
è il portiere migliore del mondo ed io uno dei più bravi tiratori,
questo aiuterà a migliorare le nostre tecniche e a calmarci. A me di
sicuro.
Non
ci posso credere.
Non
ero mai arrivato a litigare in quel modo nello spogliatoio, sono
sempre stato amico di tutti i miei compagni e soprattutto rispettoso
dei ruoli. Non ci posso credere.
È
assurdo che siamo arrivati a questo punto.
Iker
non ha più detto niente e non lo faccio nemmeno io. Forse dovrei
scusarmi, forse dovrei dire che ho esagerato o intimarlo a starne
fuori, ma credo che il mister tirerebbe davvero fuori una frusta e ci
darebbe giù.
O
forse non ho voglia di parlarne.
Nessuno
sa cosa sto passando, nessuno sa quanto sto male e sentirmi dire che
ho mollato e che è colpa mia... no, non ci sto.
Perchè
non mi sta bene che dicano che lui è fatto così e va aiutato,
perchè è quello che gli ho detto io, ma se ha detto una cosa giusta
è questa e lo capisco solo ora. Dovevo sentirlo da Iker per capire
che Riky aveva ragione.
Lui
è così e non va bene che sia così.
Deve
tirare fuori le palle ed imparare ad uscirne, deve smetterla di
essere così disfattista e nero.
E
ci deve riuscire da solo.
Darei
la vita per lui, per far sì che sorrida ogni giorno e che i problemi
non lo divorino. La darei davvero.
Però
non servirebbe perchè appena io morirei, lui affonderebbe.
Ha
ragione nel dire che non ci aiutiamo davvero. Siamo dipendenti uno
dall'altro, ma non va bene. Dobbiamo crescere tutti e due.
Però
dannazione se fa male!
Prima
di andare via José ci trattiene. Alla fine abbiamo fatto più o meno
gli stessi errori in quanto a goal e parate, per cui abbiamo fatto
entrambi 25 giri di campo. Visto che siamo stati zitti tutto il tempo
José ci ha chiamati a 5 dalla fine.
Chiuso
tutte le sue cartelle e pronto per andarsene, ci fa avvicinare a lui,
noi manteniamo i capi chini come se fosse di nuovo Hitler. Non urla
più, ha un tono sostenuto e seccato ma non urla.
-
Non voglio che si ripeta più! Qualunque problema avete, che sia
personale o di gruppo, ne parlate a casa vostra e soprattutto
civilmente, lo risolvete e andate avanti. Siete il portiere e
l'attaccante più forti del mondo, non potete permettervi di non
andare d'accordo. Non me ne fotte che vi contendete la stessa ragazza
o che avete opinioni diverse sul calcio o su che cazzo ne so. Mettete
tutto via e fate in modo di andare d'accordo! O giuro che vi spedisco
in tribuna finchè non diventate amici! Perchè una squadra si basa
su due colonne, difesa ed attacco. E voi due siete queste due
colonne. E le due colonne devono essere un tutt'uno, non in pianeti
diversi. Non mettetemi alla prova! Ora andate a casa insieme, ne
parlate e risolvete! Se devo venire a controllarvi anche lì guardate
che lo faccio! - Iker alza le mani e scuote la testa con un flebile
sorriso.
-
Non sprecheremo ancora il suo prezioso tempo, ci scusiamo e seguiremo
sicuramente il suo consiglio. Non succederà più. - Poi abbassa le
mani, sospira e riprende. - Mi assumo tutte le colpe, sono il
capitano, non sono stato professionale, era mia responsabilità
gestire la cosa nel modo giusto. Ho esagerato e sbagliato e chiedo
scusa ad entrambi. - José si rischiara leggermente, resta sempre
arcigno ma è meno satana di prima.
-
Alla squadra, domani. Non a me! - Iker annuisce. Sicuramente era
quello che voleva che dicesse e naturalmente non posso essere da
meno.
-
E' stata anche colpa mia, non dovevo mancargli di rispetto e
aggredirlo, dovevo dirgli che ne avremmo parlato dopo, ma sono
partito. Devo imparare a controllarmi meglio. Lavorerò su me stesso.
Chiedo scusa anche io. - Mi sento effettivamente un bambino che ha
litigato con suo fratello maggiore e che si sta scusando col padre
che ci ha messi in punizione. In effetti è più o meno così!
José
annuisce e fa il cenno di filare negli spogliatoi dove ci laviamo
ancora in silenzio. Vedendo José che ci aspetta per chiudere tutto,
mentre infatti ha spento le luci dello stabilimento e chiuso a chiave
il campo, gli dico solo che lo aspetto a casa mia per parlarne.
Siccome il suo sguardo è dubbioso, sorrido.
-
Senza spargimenti di sangue! - Così sorride anche lui.
-
Non farei male ad una mosca! - Dice tranquillizzandomi.
-
Tu no, io sì! - Un po' scherzo ed un po' sono serio. Lui lo capisce
e per allentare la tensione ride, ma è più qualcosa di isterico.
Alla
fine usciamo, salutiamo il mister, ci scusiamo ancora ed andiamo.
A
casa mia siamo entrambi così stanchi che abbiamo poca voglia di
muovere un solo dito, tanto meno di fare serata. Per cui dopo aver
tranquillizzato Pepe e Marcelo, cosa che sicuramente Iker avrà fatto
con Sergio, chiedo cosa vuole che ordino per asporto e lui dice che è
uguale. Così ordino giapponese. Solo dopo che ho chiesto doppia
porzione delle mi solite cose, gli chiedo se gli piaceva e lui
ridendo dice che non ha idea di che cosa siano questi piatti.
-
Non hai mai mangiato giapponese? - scuote la testa ed io rido
battendo le mani, ma per prenderlo in giro. - Ma dove sei vissuto? Io
adoro il giapponese! - mi fissa pensando a come strozzarmi, credo che
odi la mia risata. - Bene, c'è sempre una prima volta! - Di norma la
butterei sul doppio senso, ma stavolta non ho proprio voglia. Di
norma l'altro riderebbe malizioso, ma lui non mi sembra proprio tipo
che ama questo genere di cose. No, per niente.
Cerchiamo
di parlare del più e del meno, ma lo facciamo a monosillabi. Tipo
cosa ci piace mangiare, i nostri gusti culinari e poi arriviamo al
mister che, piccolo di statura, terrorizza noi giocatori grandi e
grossi.
-
Però ha ragione sulle colonne. Non possiamo più fare una cosa
simile. - Dice introducendo il famoso discorso.
Mi
faccio serio, quasi funereo. Evito il suo sguardo che però mi punta
senza problemi addosso.
-
Scusa. Scusa davvero. Io non mi intrometto mai se proprio non sono
chiamato a farlo, sono uno che dà consigli, ma che non si
intromette, capisci? Però Riky... mi ha spezzato il cuore, credimi.
Ho perso la testa per questa storia che non mi riguarda. Ti chiedo
scusa. Dovete gestirla voi ed è vero che comunque so solo la sua
versione. Ho sbagliato su ogni fronte. - sono così stanco che evito
di preparare la tavola in cucina, rimaniamo in soggiorno e sposto
solo le cose dal tavolino, mangeremo qua, non importa.
Sono
sulla mia solita poltrona e lui sul divano, ci guardiamo uno vicino
all'altro, in angolo.
-
Ti ha messo Riky in mezzo, dovevi fare qualcosa. So quanto è pesante
e devastante, quindi immagino che ti ha spinto a fare qualcosa anche
senza chiedertelo espressamente. Davanti a lui nessuno resta
indifferente. Quindi non devi scusarti. Solo che... non dire più che
ho mollato e che non faccio niente perchè... - La voce si spezza e
smetto di parlare prima di mettermi di nuovo a piangere. Prendo
profondi respiri e lo guardo cercando una forza che non so se ho.
Iker è colpito dalla mia reazione, dalla mia voce flebile, dalla
stanchezza estrema con cui parlo. E non è una stanchezza fisica. -
io sto così male che penso potrei sbattere la testa contro il muro,
se non mi tengo occupato piango e anche se sono occupato sono fuori
di me lo stesso. Vorrei solo andare da lui e dirgli basta, ma so che
ha ragione. Quando ci siamo lasciati lui ha detto una cosa giusta che
sicuramente ora per il dolore si è rimangiato. Però il fatto che
resiste nonostante tutto e chiama te per non chiamare me, significa
che sa che va bene così, che è la strada giusta. È dura ma ci sta
provando ed anche se stiamo malissimo, ci sta riuscendo. -
Iker
è confuso ed aspetta che dica di cosa si tratta.
-
Non mi ha detto cosa vi siete detti. Non riesce a parlarne, quando ci
prova scoppia a piangere. - Il cuore è preso in una morsa di ferro,
mi manca anche il fiato. Inghiotto e sono rigido come un cadavere, mi
sto sforzando perchè se mi lascio andare altro che cascate del
Niagara.
-
Ha detto che nell'aiutarci ci facciamo male a vicenda. Siamo
dipendenti uno dall'altro. Non è un amore sano. Ha detto che
dobbiamo crescere ed essere più maturi per portare avanti una
relazione così importante come la nostra. Che lui vive solo se io lo
aiuto ed io per aiutarlo non vivo la mia vita. Sono fermo, non volo
perchè lui mi fa da zavorra. Quando me l'ha detto mi sono infuriato,
ma poi ci ho riflettuto, dopo le mille litigate successive. Ha
ragione. È così. Siamo fermi perchè io lo devo aiutare in tutto e
lui da solo non è in grado di superare nulla, mentre io per aiutarlo
non vado avanti in nulla. Siamo due bambini immaturi ancora fermi al
punto di partenza, com'eravamo quando ci siamo conosciuti. Sono tre
anni ormai che la cosa fra noi è iniziata e sono tre anni che noi
siamo qua a dire e fare sempre le stesse cose, ad affrontare tutto
nella stessa maniera, a vivere gli stessi cicli. Non siamo cresciuti
perchè siamo troppo dipendenti uno dall'altro. Dobbiamo crescere,
trovare le nostre forze, noi stessi... - non riesco più a parlare,
così smetto e torno a coprirmi il viso. - Però è la cosa più
difficile che io abbia fatto. Lasciarlo andare. Anche se so che è
giusto e che non sarà per sempre. - è la prima volta che lo dico e
nel sentirmi, nel sapere che è vero, che torneremo insieme, che ce
la faremo e saremo ancora io e lui, le lacrime tornano a scendere.
Dannazione,
non ho mai pianto tanto come in questo periodo!
Spero
sia l'ultima tortura!
Lo
spero davvero.
Che
dopo di questo non ci lasceremo più, mai più, anche se andremo in
squadre diverse. Ti prego. Fa che sia così. Non ce la farei ancora.
La
sua mano sul braccio mi infonde sorpresa e calore. Trattengo il fiato
e lui tira prendendomi il polso e poi la mia stessa mano. Accetto il
gesto di conforto e di pace e mi asciugo il viso guardandolo, mi
sforzo di sorridere ma è quasi grottesca la mia faccia, ora.
-
Ce la farete. State facendo la cosa giusta. Perdonami per prima.
Puoi? - Sa che ha sbagliato ma era normale, aveva saputo solo la
versione di un negativissimo Riky.
Annuisco
e continuo a sorridere sforzandomi.
-
Non potevi sapere tutto. -
-
Ma dovevo chiedertelo prima di accusarti. -
-
Sì dovevi. Ora anche tu hai un'occasione di crescere! - Un po'
scherzo ed un po' dico sul serio, come sempre. Lui ride e accetta la
stoccata. È giusto.
-
Chiamami se ti serve qualcosa. Dico davvero. - Annuisco. - Siete
molto più forti di quello che pensate. Non fermatevi al fatto che
soffrite e piangete. C'è più forza in questo che nell'affrontare le
cose a testa alta senza una sola lacrima. State crescendo, vi state
affrontando. -
Annuisco
ancora e mi sposto accanto a lui, ci appoggiamo entrambi allo
schienale e appoggio la testa di lato sulla sua spalla. Ho solo
bisogno di qualcosa che mi sostenga. Qualcosa di fisico, di vivo, di
morbido.
Non
voglio niente altro. Solo questo.
Lui
mi mette una mano sul ginocchio e nel silenzio mi lascio andare. Non
piango, non parlo, lascio solo che la stanchezza mi prenda.
-
Sono fiero di Riky. Non mi ha più chiamato. Piange e soffre ed è
ancora nella fase negativa, però non mi cerca. Si sforza di fare la
cosa giusta, di focalizzare il punto. Anche nel dolore. Ce la sta
facendo. Sono fiero di lui. - Dopo averlo biascicato, sento solo Iker
che dice che ce la faremo ed è la volta che mi addormento
rasserenato.
Il
mattino sono steso sul divano con una coperta sopra, sul tavolino un
biglietto.
'Ho
messo la cena in frigo, non mi sono fidato a mangiarla perchè se
morivo chi mi salvava? La proveremo insieme un'altra sera! Ci vediamo
ad allenamento! Iker'
Sorrido
insonnolito.
È
un buon capitano, siamo fortunati.”
____________________
E'
vero che...
Inizio
di campionato dell'anno calcistico 2010-2011... per cui saremmo stati
circa a settembre... c'erano tensioni fra Iker e Cristiano, i
giornalisti non sapendo da cosa fossero causati hanno pensato che la
fidanzata di Iker, Sara Carbonero, una giornalista sportiva, avesse
fatto un articolo poco edificante su Cris e che lui se la fosse presa
con Iker. Non ci sono mai state prove e conferme, poco tempo dopo
comunque i due si sono rivisti a parlare e scherzare insieme in
campo, anche abbracciati, per cui in ogni caso, che sia successo
qualcosa o meno, è stato tutto risolto. Ora i due si adorano un
sacco.
E'
anche vero che José al primo anno ha lavorato tanto sul fare gruppo
e che ha dei sistemi di punizione davvero atroci se si incavola.