CAPITOLO
LXXXVIII:
ERRORI
CHE LASCIANO IL SEGNO
“Quando
me lo dice, il primo assurdo pensiero che ho è 'come lo dico a
Cris?'
Credo
di essere profondamente sbagliato.
Carol
mi dà la notizia più bella di questo mondo ed io penso a Cris.
Sarò
di nuovo padre, avremo un altro bambino.
-
Era quello che abbiamo sempre voluto, non sei contento? - Dice
vedendo subito la mia non reazione. No che non lo sono. Dovrei, ma
non lo sono come quando mi ha detto di Luca.
Dio,
cosa mi sta succedendo?
Sono
perso fino a questo punto? Fino al punto da mettere comunque Cris
davanti a tutto? Persino ad un futuro figlio?
Non
lo metterei mai davanti a Luca, ma Luca è diverso, crescerlo l'ha
fatto diventare parte di me quanto lo è Cris, anche se in due modi
differenti. Non potrei fare a meno di Luca.
Ma
questo nuovo bambino ancora non c'è, come posso provare qualcosa?
Perchè
dovrei essere felice?
Dio,
non ci vedo più.
Ricordo
che quando mi disse di essere incinta la prima volta piansi di gioia
anche senza mai stringerlo fra le braccia.
-
Sì che lo sono, ma mi hai colto impreparato! - Dico sforzandomi di
sorridere. Fingi meglio, Riky, così non va bene!
-
Beh, credevo che dovessi essere istintivamente felice, l'altra volta
mi hai preso in braccio e mi hai fatto girare... -
-
Ora mi fa male il ginocchio, se lo sforzo è peggio. - Dio, che
risposta stupida!
A
Carol le si riempiono gli occhi di lacrime capendo che tutte le paure
nutrite in queste settimane sono ormai certezza, gliene ho appena
dato conferma.
C'è
qualcosa che non va fra noi?
Sì.
-
Io non ti riconosco più, Riky! - Esclama alla fine con voce rotta
sull'orlo del pianto. No, ti prego, non ora. Non lo posso affrontare
ora. Rimango immobile seduto sul divano col ginocchio alto ed il
ghiaccio adagiato sopra.
Non
ora. Non ora.
Sono
impassibile.
-
Cosa ti succede? - Ancora silenzio. - Volevo aspettare. So che non
passi un momento facile a calcio e questo ti fa vedere tutto nero,
però ero convinta che pensare alla nostra vita privata ti avrebbe
aiutato, ti avrebbe distratto. Lo volevamo un altro bambino, ricordi?
L'abbiamo sempre voluto. Perchè reagisci così? Perchè? - Ti prego,
ti prego, non ora.
Rimango
ancora fermo inespressivo, mi sforzo di avere un viso umano, ma non
si muove. I miei muscoli facciali non ne vogliono sapere di muoversi.
Pensa
a Cris. Pensa a cosa dirà quando lo saprà. Si arrabbierà. Ci
rimarrà male.
Mi
viene il terrore che sia la goccia fra noi. È tutto così delicato e
forse mi illudo che sia delicato, forse non è nulla. Però questo
sarebbe il punto definitivo.
Libro
chiuso.
Stop.
Non
posso. Non voglio.
No
che non era il momento giusto, non lo era, non lo era, non lo era!
Mi
sta venendo il panico e la rabbia e sono pericoloso quando mi
vengono. Volevo una reazione per non farle capire che sono freddo e
vuoto nei suoi confronti?
Questa
è una reazione, ma per Cris.
Legge
la paura nei miei occhi, guardo il telefono sul tavolino accanto al
mio piede. Lo devo chiamare e glielo devo dire subito prima che lo
sappia da altri. Devo. Devo.
-
Riky... davvero non sei felice? - Silenzio. Stringo convulsamente le
labbra e le mani ai lati, sul divano.
-
Non è vero... - Sussurro a denti stretti.
-
Allora guardami e piangi di gioia per questa splendida notizia! Riky,
guardami! - Ripete perentoria, supplichevole, ma perentoria. Alzo gli
occhi sui suoi, neri, grandi, da bambina. Siamo piccoli. Siamo ancora
così piccoli. Io dovrei essere un uomo, ma lei è ancora poco più
che una ragazza. È tutto così affrettato, tutto! Come l'affrontano
una crisi matrimoniale due che credono tanto in Dio? Ho sbagliato
tutto, è colpa mia. Ho sposato lei perchè sentivo Dio più vicino,
mentre in realtà ero terrorizzato dai miei istinti omosessuali. Ed
ora amo Cris.
-
Sono incinta, Riky. Dimmi che sei felice, ti prego. - Respiro.
-
Lo sono. - Gli occhi lucidi, le lacrime le scendono. I miei asciutti
e lontani. Sono arrivato al punto in cui non riesco più a mentire,
al punto in cui sono stato così tanto falso verso di lei che non ce
la faccio più a mentirle. E nemmeno se uscissi saprei sorridere agli
altri come sempre. Per cui è meglio che non metta fuori il mio viso.
-
No, non è vero, non stai provando nulla! Anzi! Sei spaventato da
qualcosa, ma non te ne importa niente di questo bambino! - Dice
accusatoria cominciando a puntare i piedi ed alzare la voce. La alza
perchè non riesce a tenerla ferma ed io ancora niente, ancora qua.
Ancora in fissa con Cris.
-
L'hai detto anche tu, è un periodo brutto, vedo tutto distorto, non
sono me stesso. Non devi guardare a cosa dico o faccio ora. Non sono
io! - Spero che ci creda perchè sto per dirglielo.
Carol
si siede sfiancata nel divano accanto a me, mi prende le mani e mi
obbliga a guardarla. È implorante, terrorizzata e piange.
-
Riky, allora è vero? Siamo in crisi? Non mi ami più? - Trattengo il
fiato e per un momento il mondo si ferma, sta per crollare tutto.
Affrontare anche questo proprio ora? Proprio ora?
Forse
la fine del calcio, forse la fine di Cris, forse la fine di Carol?
Tutto insieme?
Cosa
ci deve ancora essere?
Cosa?
Non
può essere tutto insieme. Non può.
Credo
di impallidire, credo che sto per svenire, mi fischiano le orecchie
così tanto che non sento, è la pressione che si alza paurosamente.
Mi
stringe le mani e continua.
-
Riky... - piange. - Ti sento sempre più distante, è da un po' che
vedo che fai quello che sai devi fare, che tutto quello che fai è
per convincermi, per mostrarti come sai che devi essere. Ma è un
fare, non un essere. Ti ricordi di come era all'inizio e fai le
stesse cose. I baci sono così vuoti e privi di emozione. Quando
proviamo a fare l'amore o dici che non ne hai voglia, o che sei
stanco o non ci riesci anche se ci provi. È sempre un fallimento. È
come se non osassi toccarmi perchè non ti piace più e sai che me ne
accorgo quando ci provi. Ci siamo riusciti dopo molto tentativi
falliti ed è stato quando eri arrabbiato per qualcosa. Non sei più
tu, con me. Lo sei con tutti in ogni istante, con Luca, coi tuoi
amici, con gli altri. Ma non con me. Con me lo fai, ma non lo sei. -
Sono
senza fiato, non so cosa dire, ho paura di affrontarlo ora. Come ha
fatto a capirlo?
-
Come puoi dirlo? - Cerco di prendere tempo, cerco di capire. Capire
cosa fare.
Ho
paura. Ho bisogno di Cris. Cosa dovrei dire, ora?
-
Lo sento che non mi ami più, quando mi guardi non c'è quella luce
che ti abbaglia dei primi tempi. Una persona lo sente quando è o non
è amata, Riky. E tu non mi ami. Io ci ho provato in tutti i modi, ti
ho dato tempo, ti ho lasciato fare, ho aspettato, ho cercato di
esserne sicura, ho provato anche a trovare delle soluzioni... -
Scuoto la testa e mi copro il viso con le mani lasciando le sue e lei
capisce che questo gesto è la mia condanna. È la conferma.
-
Non dovevi cercare un bambino ora! -
-
Ma sei stato tu a cercarmi quella notte! Se non lo volevi significa
che mi hai usato per qualcos'altro! - Certo che è così ed ora a
tutto quello che ho si aggiunge questo.
Sono
una persona tremenda. Tremenda.
Anche
se sono in pausa con Cris ed ho la possibilità di aggiustare questo
matrimonio, mi sento più lontano da Dio di prima perchè non è
questo che voglio. Non è aggiustare il matrimonio, non è Carol che
voglio.
È
sbagliato però se Dio vuole che io sia felice, io posso essere
felice solo con Cris.
Devo
smetterla di ingannarla, devo smetterla ora.
Sii
uomo, Riky. Dicevi di dover crescere e sistemare le cose. Dicevi di
dover affrontare i tuoi problemi senza Cris perchè è sempre lui a
fare tutto per te.
Ora
è il momento.
-
Sì, ero arrabbiato col mondo intero, con tutto, con tutti. Avevo
litigato con amici, con mio padre, con tutti, quel giorno! Perchè
tutti volevano farmi reagire ed io non volevo perchè vedevo tutto
nero, così dopo aver litigato con tutti non ce la facevo più,
volevo eliminare questa furia che avevo dentro. Ti chiedo perdono
Carol. - Parlo nervoso e agitato fissando fra le dita, le mani ancora
sul viso. Voglio sparire. Voglio che tutto sparisca. Voglio farla
finita.
Carol
mi prende un polso a tira per farsi guardare, poi aggiunge un
'guardami' tremante.
Non
posso.
-
Riky dimmelo guardandomi! Ammettilo! Dirlo è il primo passo! Lo
possiamo risolvere, possiamo risolvere tutto, ma mi devi guardare e
me lo devi dire. Nasconderti non serve a niente! Dillo! È per questo
che ora stai sempre peggio, sei così depresso e vedi tutto nero. Il
calcio è una conseguenza, non la causa. Devi dirlo. Devi ammetterlo,
fallo! - Carol quasi urla, lo ripete fino allo sfinimento con un
senso di crescente graffiante.
Mi
toglie il fiato e dopotutto ha ragione.
Tutto
questo nero è la somma della mia fuga da lei.
Fuga
quando dovevo dirglielo appena l'avevo capito.
Alzo
la testa, scendo la mano e la guardo mentre grosse lacrime mi
corrodono le guance.
-
Sono in crisi con te, Carol. Questo matrimonio è in crisi. Noi siamo
in crisi. Io non... - Trattiene il fiato, credo di avere un pugnale
lungo e grosso conficcato nel suo ventre e credo che sto per girarlo,
ma credo anche che lei ha la mano sul pugnale insieme alla mia e che
lo voglia perchè è così che deve essere.
-
Va bene, dillo. Dillo. Dillo fino in fondo. Dillo tutto. - Sospende
le lacrime per un istante ed io chiudo gli occhi, prendo respiro, li
riapro e pensando a Cris glielo dico.
-
Non ti amo, Carol. - Perchè amo Cris. Lei torna a piangere, si
spezza, si rompe, mi sembra di sentire tutti i suoi pezzi cadere. -
Non so se questa cosa può cambiare, se esiste un modo per sistemare
tutto, non so niente. So solo che non lo volevo accettare, non lo
volevo affrontare, non volevo tutto questo. Ero sicuro di sbagliarmi,
ero sicuro che non fosse vero, che non fosse niente. Non poteva
essere... non... - Le parole non mi escono.
Dio,
non ce la faccio a dirle tutto ora, non ci riesco. Però almeno non
la inganno più su questo.
Lei
lo sapeva, l'aveva capito. Che stupido che sono stato.
Ho
bisogno di Cris. Non posso, devo uscirne da solo, da uomo. La devo
affrontare io. È un problema mio, non suo.
Carol
mi prende il viso fra le mani, piangiamo in due, appoggia la fronte
alla mia, chiude gli occhi ed io faccio altrettanto.
-
Va bene. È così che funziona. Prima di arrenderti all'evidenza di
qualcosa in crisi, lo neghi con tutte le tue forze e solo quando
lentamente crolla tutto perchè non sopporto più niente, solo quando
la bugia che racconti a te stesso è così grande che anche tutto il
resto diventa bugia, solo allora lo affronti e lo vedi. Adesso
possiamo lottare per non farlo finire. - Ed è come se, dopo essersi
tolta il pugnale da dentro, lo conficcasse in me.
Non
lo voglio. Non voglio. Non ce la faccio. Non posso.
-
Riky... - Dice staccando la testa per farsi guardare. Apro gli occhi,
sono così confuso, sto così male. - Sono incinta con o senza crisi
e questa creatura verrà comunque al mondo e non ha colpe. Non
permetterò mai e poi mai che soffra. E nemmeno Luca dovrà mai
soffrire. Per cui lotteremo per risolvere le cose e troveremo una
soluzione. Questi due bambini non subiranno i nostri errori. Ogni
cosa si può aggiustare, tutto si può aggiustare. Con l'aiuto di Dio
ce la faremo. Le prove arrivano per tutti, era normale che
arrivassero anche per noi. Andrà tutto bene. Non siamo soli. Dio ci
accompagnerà in questo nostro secondo cammino. Vedrai. Ci
ritroveremo. - Lei mi ama e lo sento, è lei che non sente il mio
amore perchè non c'è.
Però
quello che dice è sconvolgentemente vero.
Luca
c'è e ci sarà anche questo secondo bambino.
Non
posso... non posso ignorarlo. Non li farò soffrire, non li faremo
soffrire.
Devo
trovare il modo di vivere questa vita in un modo o nell'altro e farlo
senza che i miei figli ne soffrano.
È
questo che devo focalizzare.
È
questo.
Non
amerò mai Carol perchè non l'amavo nemmeno ai primi tempi, mi sono
illuso di amarla.
Però
del sentimento c'è, anche se ora sono arrivato quasi ad odiarla
perchè mi sta costringendo indirettamente a vivere una vita che non
voglio.
Se
lei non ci fosse mai stata, se io fossi stato single e basta, tutto
questo non sarebbe successo. Tutte le mie mille crisi, tutte le volte
che ho lasciato Cris, tutte le volte che l'ho fatto soffrire. Mi
sarei messo insieme subito dopo la premiazione del 2007, staremmo
insieme da quella volta, saremmo felici. Sarebbe tutto così facile.
Per
cui sì, sono arrivato ad odiarla.
Ma
è me stesso che in realtà odio. Me e la mia paura di affrontarmi,
la paura che ho sempre.
Però
è vero. Ormai questi bambini ci sono e sono mie creature e non
soffriranno. Avranno tutto quello che serve per essere sereni, felici
ed equilibrati, avranno quello che hanno tutti. Avranno due genitori
che li amano e che si amano, anche se non sarà vero è quello che
loro crederanno sempre d'avere, perchè i genitori si amano fra di
loro e amano i loro bambini e li fanno felici. Gli fanno scoprire
l'amore e la vita e la bellezza attraverso loro, il loro esempio, le
loro vite.
È
questo che fanno. Così che crescano bene, felici, forti. Perchè
devono diventare delle splendide persone. Il nostro esempio. È il
nostro esempio che conterà, come per noi conta quello di Gesù.
Per
questo devo pensare a loro, solo a loro.
Ho
sbagliato in passato, ho sbagliato tutto sempre, però non posso
cancellare i miei errori. Ora questi due bambini ci sono e non
pagheranno per i miei errori.
Non
pagheranno. Non è giusto.
Stringo
le labbra, mi asciugo le lacrime e asciugo le sue, anche se il mio
gesto ed il mio tocco è quasi vuoto.
-
Andrà tutto bene. L'affronteremo insieme. La risolveremo. - In
qualche modo la risolveremo.
Adesso
non sono in grado di dirti che non ti amerò mai perchè amo Cris e
so che sarà per sempre. Perchè lo senti quando è vero. Perchè non
c'è nemmeno confronto da quando credevo di amare Carol.
Lei
annuisce e fa un sorriso incoraggiante.
-
La risolveremo insieme. - Ripete.
Perchè
tutto questo non può sparire? Perchè?
Dio,
aiutami.
Volevo
essere forte e dirglielo con naturalezza, volevo riuscire a farlo
spontaneo senza appesantire la cosa. Ho pregato tantissimo per
calmarmi, ho letto i miei passi preferiti del vangelo per capire come
procedere, cosa fare, come muovermi. Ho fatto tutto quello che
potevo, però tutto quello che ho colto dai passi che ho letto è che
devo liberare il mio cuore dalle cose che lo appesantiscono per poter
riprendere il mio cammino.
E
dirlo a Cris è una di queste cose.
Dio
resta sempre l'unica cosa che non mi fa impazzire del tutto, che mi
aiuta un po', che mi fa tornare un po'.
Dio
resta sempre la mia forza basilare, nonostante tutto, anche se sono
sicuro d'averlo deluso e di non essermi comportato come Lui voleva...
Lui per me è comunque il mio sostegno ora che mi sono privato di
tutto, che penso di non avere più niente.
-
Cris... scusami se ti chiamo... mi ero ripromesso di non farlo fino a
che non saremmo riusciti a parlare senza... - Ma non so nemmeno io
cosa dire.
Cris
sta in silenzio ed aspetta che gli dica quello che devo.
Non
mi aiuterà, ci siamo detti di non aiutarci, di fare le cose che
dobbiamo fare con le nostre forze.
Mi
bruciano gli occhi, li stringo, prendo un respiro profondo e lo dico.
-
Carol è incinta. - Meno shockante non potevo essere... del resto in
che modo glielo potevo dire? Resta una cosa difficile da dire e da
digerire in ogni caso. E so cosa dirà perchè lo conosco.
-
E così hai scelto lei, alla fine. Non hai avuto il coraggio di
essere te stesso. Ti soffocherai per sempre, mh? - E' duro come me
l'aspettavo, è amaro e provocatorio. È ferito.
Il
suo viso schifato si visualizza nella mia mente.
Quanto
posso stare male solo per questa sua reazione?
Siamo
così lontani, siamo così tanto lontani...
-
No, non ho scelto lei... però è successo... - La sua risata è puro
veleno, ma non mi aspettavo niente di diverso, gli sto facendo male e
so benissimo cosa sembra. Sembra quello che lui dice.
-
Davvero? Quindi è successo che tu la scopassi e le venissi dentro?
Interessante... dev'essere stata un'autentica tortura metterla
incinta! - L'ironia è la sua corazza perchè credo vorrebbe gridare
e piangere e insultarmi, ma cerca di trattenersi, così usa l'ironia.
Quanto
fa male.
Quanto
farà male ancora?
-
Avevamo litigato di nuovo, avevamo rotto definitivamente, ci eravamo
lasciati male ed io stavo... ero furioso, ero così furioso che ho
reagito facendo come fai tu. Perchè mi avevi appena detto di Irina e
mi bruciava che quando noi due rompiamo tu vai con le donne, è una
cosa che non sopporto e così ho fatto quello che fai tu. Perchè
volevo ferirti... anche se poi non te l'ho detto e non l'avrei fatto
se non fosse successo questo. Evidentemente quando sbaglio deve
restare il segno indelebile in modo che me ne ricordi per tutta la
vita... sempre... è così anche quando ho scelto di giocare il
mondiale lo stesso. Ho sbagliato ed ora quest'operazione me lo
ricorderà per tutta la vita. E così per tutte le altre cose.
Sempre. Sarà sempre così! Ad ogni errore un marchio eterno. -
Le
parole fluiscono dalla mia bocca contro il mio controllo, escono e
lui ascolta. Sono così fuori di me per dirgli tutte queste cose, mi
ero ripromesso di dirglielo perchè era giusto farlo e basta, niente
sfoghi per appesantirlo. Non volevo farmi sentire debole e
sofferente. Però quando sento la sua voce, quando so che è lì che
mi ascolta, non riesco a farne a meno.
Lui
sta ancora in silenzio, credo non sappia cosa dire, forse è
spiazzato, non lo so.
-
Cris, scusami, non volevo dire tutto. Volevo solo farti sapere che
lei è incinta. Tutto qua. Era giusto che lo sapessi. -
Sospira,
me lo immagino mentre chiude gli occhi e scuote la testa con
amarezza.
-
Come te l'ha detto? Che hai fatto? - E' una lotta con sé stesso.
Forse anche lui aveva giurato di ascoltarmi e mettere giù senza
interessarsi a me, a niente. Però non può non farmi domande, non
può non sapere.
Ed
io non posso non dirglielo. Perchè mi manca.
-
Sono rimasto di ghiaccio. Mi sono pentito subito d'averlo fatto,
quella notte stessa. Però quando mi ha detto che era incinta io non
ho avuto reazioni. Ho pensato solo a come te lo avrei detto. E lei ha
capito, ha detto che se ne era accorta da molto però aspettava il
momento migliore, aspettava che mi passasse, aspettava... però ha
capito che non la amo più. Ha detto che ci si accorge di non essere
amati. E ci si accorge di esserlo. Io non la amo e lei lo sa. Così
ho dovuto ammetterlo. Non sono riuscito a dirgli altro. Volevo dirle
anche di te, ma lei ha detto che a prescindere dalla nostra crisi e
da cosa faremo, i figli ci sono e ci saranno sempre e non permetterà
che soffrano, darà loro tutto quello che hanno tutti i bambini e in
un modo o nell'altro faremo funzionare il nostro matrimonio, perchè
non siamo solo noi due. Così non le ho detto di te. Non le ho detto
altro. Ho solo detto che la risolveremo. Ma la verità è che non la
amo, non l'ho mai amata come credevo e mai l'amerò. Specie ora
che... che ci sei tu nella mia vita. -
-
Riky, non ci sono più! - E' come se mi pugnalasse, sento la lama
affondare nella mia carne, il fiato mozzarsi e gli occhi che si
riempiono di lacrime che mi corrodono le guance. Atroce. Atroce il
mondo, atroce tutto. Atroce la verità che dice.
Non
dirlo, non farlo.
-
Cris... mi serve tempo. Una cosa per volta. Io glielo dirò, le dirò
tutto... vedrai che arriveremo al punto che sogniamo per tornare
insieme... vedrai che sistemeremo tutto e che il nostro sarà un
rapporto sano, che sapremo viverci e vivere e sarà tutto perfetto...
- Non so perchè glielo sto dicendo, non volevo parlarne, volevo
arrivare a quel punto e tornare con lui, ma lo sto implorando... di
non chiudere la mia porta. Ho paura che l'abbia già fatto.
Sente
che piango. Come vorrei vederlo, ma se lo vedessi ci baceremmo, non
sapremmo resistere e non è il momento giusto.
Devo
riuscire a fare le cose come vanno fatte.
-
Riky... no. Tu hai la tua famiglia, voi vivete le cose nel vostro
modo, con la vostra fede ed è giusto che i bambini non ne soffrano,
avete questo bellissimo modo di vivere la famiglia. Se le dici di me
rovini tutto, non sarete mai sereni, non avrete mai quello che volete
per i vostri figli. Col tempo smetterai di amarmi, ci vedremo a
calcio, saremo compagni di squadra e basta. Col tempo andrà tutto
meglio e tu e Carol avrete la famiglia che volete, i vostri figli non
si accorgeranno di nulla. È questo il tuo modo di vivere la vita.
Con la tua fede. -
-
Io ti amo, non ti ho lasciato perchè non ti amo più, ti ho lasciato
perchè devo crescere, devo smetterla di affondare così quando sto
male, devo affrontare i miei problemi personali da solo e rialzarmi e
smetterla e... però ti amo, ti amerò sempre! Il tempo non ci
aiuterà! Non smetterò mai di amarti! Mai! - L'agitazione sale,
parlo alterato, il cuore è impazzito nel petto, la paura mi
paralizza, le lacrime scendono e singhiozzo. Sente che piango. Come
sta? Come sta lui?
-
Anche io ti amo però non riuscirai mai a vivere nel modo in cui vuoi
per poter stare bene con te stesso e stare anche con me. O me o quel
tuo modo di vivere. Le due cose non coincidono! -
-
Ma perchè! Perchè?! Non è vero! Posso farle coincidere, posso
risolvere, mi serve solo più tempo! - Insisto e quasi grido
singhiozzando.
-
Perchè per me puoi stare con Carol e con me contemporaneamente per
tutta la vita e avere tutti i figli che vuoi... però sei tu che non
puoi farlo! Perchè muori dentro giorno dopo giorno mentre stai con
tutti e due e aspetti la forza di dirle tutto e sai perchè non lo
fai? Perchè non riesci a ferirla fino a questo punto! Sai far
soffrire me ma non lei! Per questo hai avuto sempre questi problemi e
sempre li avrai! - -Agitazione. Agitazione che sale. Mi sembra di
impazzire.
-
Non è vero, non riesco a far soffrire te è solo che con te parlo di
tutto, tu sai tutto di me per cui posso essere onesto con te, solo
con te posso! Non è che lei non riesco a farla soffrire! Però non
posso ingannarla. Non posso continuare! Le dirò tutto, ho già fatto
un passo... - Ancora io che lo imploro, ancora lui che cerca di
fermarmi e tenere a mente il punto della questione.
-
E sono contentissimo che l'hai fatto, sono fiero di te! Sei stato
bravo. Però non riuscirai mai a ferirla fino in fondo perchè hai
paura che poi vadano di mezzo i tuoi bambini ed è giusto che pensi a
loro! Non posso chiederti di cambiare e diventare insensibile, non
voglio che tu cambi. -
-
Io devo cambiare! Per poter stare con te senza sentirmi marcio
dentro! Senza ingannare qualcuno. Devo cambiare per stare bene con me
stesso! -
Sospira
e aspetta qualche secondo. Scuote la testa. Lo sento o forse me lo
immagino.
Poi
piano mormora.
-
Tu sei speciale perchè sei tutto d'un pezzo, se cambiassi, se
scendessi a compromessi, non saresti più tu. Se le dicessi di me
rimarrebbero comunque i tuoi figli... e non li faresti mai
soffrire... tu sei così e non sei tu che devi cambiare e crescere,
sono io che lo devo accettare. Non è una relazione che potremmo mai
vivere serenamente, come vorremmo, come sogniamo. Io potrei
condividerti con lei, ma tu non ti potresti dividere fra noi due. Non
saresti più tu se riuscissi a farlo serenamente. Ed io voglio che tu
sia felice. -
Le
lacrime ormai arrivano da dentro, fisso davanti, gli occhi mi
bruciano, apro la bocca per parlare ma singhiozzo e non riesco, così
ci riprovo.
-
Ma io non la amo, amo te. Ho solo bisogno di risolvere questa cosa e
poi tornerò con te se mi vorrai ancora. È per questo... è per
questo che ho chiesto la pausa... per imparare a fare le cose che
devo fare, per farle da solo... per essere più forte... -
-
Riky, non esiste un modo per risolverla. Perchè esistono i tuoi
figli e tu non... non sarai mai capace di sacrificarli. Se vi
separaste come pensi che vivrebbero? Avete questo splendido modo di
vedere la famiglia. Avete questa visione pura dei figli. Capisci? È
bellissima! Non cambiatela. -
Come
ci riesce? Come ci riesce a sostenermi lo stesso? A tirarmi su, a
farmi ragionare, a dirmi che va bene, come ci riesce?
Stiamo
mettendo un punto definitivo nel nostro rapporto ed io penso che non
vivrò comunque più, da ora. E lui... e lui continua a dire quello
che deve anche se non è quello che vuole. Ed io so cosa vuole. Vuole
poter stare con me, vuole dirmi di fare quello che voglio con Carol
ma di stare con lui. Vuole me... però come riesce a farlo? Come ci
riesce?
-
Tu devi essere te stesso, Riky. Non te lo perdoneresti mai se non
pensassi ai tuoi figli. Non te lo perdoneresti mai. E dirle di me
significa divorzio persino per due come voi, che credete tanto in
Dio. -
Come
un pugno mi tornano alla mente le mie parole quando gli ho imposto la
pausa.
Gli
ho detto che io dovevo crescere e lui doveva tornare a volare.
Ebbene
è questo che stiamo facendo. Io sto crescendo, sto capendo qual è
la cosa veramente giusta da fare, cosa conta nella mia vita sopra
ogni cosa. Sto capendo il significato del sacrificio per un bene
maggiore.
Lui
sta volando. Vola e vola altissimo perchè nonostante non vuole
lasciarmi andare, mi spinge a farlo lo stesso. E Dio solo sa quanto
gli sta costando.
Quanto
deve essere difficile?
Non
posso vanificare il suo enorme sforzo.
Devo
lasciarlo volare.
È
giusto così. Ognuno la sua strada.
Sospiro,
mi asciugo le lacrime che comunque scendono ancora, e poi glielo
dico.
-
Farò del mio meglio. - Capisce che intendo provarci, che mi sto
arrendendo.
-
So che ci riuscirai. - Ed è solo ora che lo sento tremare nella
voce.
-
Ti amo. - Non so se sia giusto dirglielo. Non so perchè io non
riesco a dividermi, forse la mia integrità è sbagliata o forse è
la sola cosa giusta che mi rimane. Però quanto stiamo male, per
questa mia integrità? Quanto?
-
Ti amo anche io. -
Con
questo chiudiamo. Ce la devo fare. Devo.”