CAPITOLO XC:
LUCIDAMENTE

Non ho bisogno di lui, ho bisogno del suo amore. È diverso.
Posso vivere senza di lui, posso farcela a fare tutto. Non è lui in quanto aiuto personale che mi è indispensabile. È il suo amore che mi è indispensabile, ma non perchè sono narcisista ed egocentrico ed amo sentirmi amato.
È che lo amo ed ho bisogno che lui mi ricambi, per essere felice.
Mentre mi accompagna negli spogliatoi per lavarci e cambiarci, mi rendo conto di questa cosa.
Potrò prendere tutti i provvedimenti del mondo, potrò crescere ed essere indipendente ed arrivare al punto desiderato, ma non cambierà che rivedendolo io morirò ogni volta perchè lo desidererò e vorrò solo poterlo toccare. Perchè voglio che mi ami.
Però non cambia nemmeno che anche se lui non mi ama più, anche se non staremo più insieme, io continuerò ad amarlo lo stesso. Lo farò in ogni caso.
Per cui alla fine eccola la mia decisione.
Aspetterò che Carol partorisca e poi le dirò che non c'è modo per me per tornare ad amarla, per sistemare le cose fra noi. Che starò con lei, se lo desidera, per i nostri bambini. E le dirò che le voglio bene come ad una sorella o alla mia migliore amica perchè condividiamo molte cose importanti, però che non l'amo né mai potrò farlo.
Glielo dirò.
Quando arriviamo in spogliatoio siamo io e lui soli e ci rendiamo conto tragicamente che adesso, come di rito, dovremmo lavarci. Se non lo facciamo è evidentemente un sintomo di imbarazzo e sarebbe una cosa così pesante da impedirci di guardarci in faccia una seconda volta. Però rischiamo che se lo facciamo lo stesso, comunque non potremo guardarci in faccia dopo.
Insomma, è molto complicata la mossa successiva.
Perchè poi sappiamo bene cosa succederebbe.
Beh, Riky.
Hai due scelte.
O scappare davanti agli ostacoli e ai problemi, come hai sempre fatto, o affrontarli di petto. È un'occasione per crescere.
Così lascio il suo braccio, lo ringrazio con un sorriso più sereno e mi tolto la maglietta. Lui trattiene il fiato e la cosa non può che farmi piacere. Mi tolgo anche il resto, non lo faccio guardandolo, sarebbe troppo, lui lo farebbe al mio posto ma io non sono lui.
Mi spoglio con discrezione, fingendo una falsa naturalezza.
Poi prendo le mie cose per lavarmi e zoppico verso il locale delle docce. Prima di sparirci dentro, lo guardo sottile. Ecco qual è il mio stile. Molto più fine.
Lui dimentica la bocca aperta, ma capisce che questa mia sfida non la può far cadere perchè farebbe la parte del vigliacco in qualche modo. Dal suo punto di vista sciocco.
Così è facile.
Riky, ma lo stai provocando?
Certo.
Vuoi sedurlo?
Potrei riuscirci... però forse sarebbe troppo. No, non voglio sedurlo, solo provocarlo un po', testare la situazione, vedere se ho speranze. So di averle ma voglio vedere cosa succede con una cosa leggermente oltre il limite.
Perchè se voglio riconquistarlo, se voglio tornare con lui, non posso risparmiarmi.
L'altra volta ho fatto così, penso che ora sia diverso, forse serve anche a lui il tempo. È tutto molto confuso fra noi ancora. Abbiamo bisogno di pensare. Ma so solo una cosa, adesso.
Se non lo guardo nudo un'altra volta, non sopravvivo a domani.
Quando lo sento entrare mi giro e lo vedo, va ad un paio di docce più in là, apre l'acqua calda e si infila dentro.
Ci fissiamo sfacciati l'un l'altro, come le prima volta.
È un gioco a dir poco pericoloso, ma forse è questo crescere. Affrontare ciò che ci terrorizzava, fare quello che non avremmo mai fatto.
Forse è questo trovare ciò che vorrai sempre ad ogni costo e lottare per averlo.
Non lo voglio forzare come l'altra volta, non lo farei mai, ma voglio fare delle prove, vedere cosa succede, come siamo messi sul serio, a che punto siamo.
Mio Dio quanto è bello Cristiano.
Inghiotto più volte mentre lo divoro con gli occhi.
Mi era mancato. Mi basta anche solo guardarlo. Mi era mancato lui, il suo viso perfetto, il suo corpo scolpito. Quanto amo la sua vita stretta e le spalle larghe, quanto amo i suoi capezzoli che si induriscono quando lo guardo. Quanto amo il suo sedere sodo e la sua schiena... oh, la sua schiena. Le sue linee sensuali, perfette, tutto così invitante.
E le labbra socchiuse che bevono l'acqua, le mani che si carezzano il corpo, sull'inguine. Si carezzano l'inguine.
Ci sta provando lui, ora?
Il lupo perde il pelo e ce la mette tutta, ma alla fine il vizio no, mai?
Sorrido inevitabilmente divertito dai suoi soliti modi. Si strofina molto bene là sotto ed io automaticamente faccio altrettanto dimostrandogli che non sono da meno, lo so fare anche io e non ne ho paura.
Non ho più paura delle conseguenze, qualunque arriverà andrà bene, saprò affrontarla.
Mi succhio il labbro inferiore mentre porto indietro la testa e mi faccio baciare dall'acqua che scende come pioggia, amo farlo quando piove e lui ama che lo faccio, gli dà alla testa.
Mi strofino il corpo, mi carezzo e mi carezzo come fa lui lì sotto. Senza togliergli gli occhi di dosso.
Dovremmo smetterla, sarebbe ora, ma lo desideravo così tanto. Le notti potevo dormire solo se sognavo lui. Non lo tocco e non ho un orgasmo da non ho idea quanto tempo, mesi. Ed ora che lo vedo è di nuovo tutto riacceso e vivo, troppo vivo.
Devastante.
Alla fine muoviamo le mani sincrone sulle nostre erezioni ed anche se non ci posso credere che lo stiamo facendo. Ebbene. Lo stiamo facendo.
Ed è incredibilmente soddisfacente.
Tutto cresce, tutto arriva a limiti folli fino a che non ansimiamo e si porta un dito in bocca succhiandolo.
È decisamente il colpo di grazia. Mi appoggio con la schiena alle piastrelle scivolose e chiudo gli occhi abbandonandomi all'orgasmo. Vorrei solo baciarlo. Vorrei le sue labbra sulle mie, ma è meglio rimanere a debita distanza ed evitarlo.
Infatti dopo che ci riprendiamo, sconvolti come poche volte siamo stati, ci laviamo in perfetto silenzio e, allo stesso modo, andiamo di là asciugandoci e vestendoci. Non diciamo niente. Non sappiamo cosa dire, ma non c'è proprio imbarazzo. È molto strano. In realtà è una delle cose più belle ed eccitanti che abbiamo mai fatto, perchè sappiamo che potremmo rifarla, sappiamo che è un inizio, sappiamo che è speciale.
Non c'è la frenesia del proibito, c'è una specie di complicità. È bello e basta.
Tutto qua.
Ci piace.
Continuiamo a vestirci guardandoci, ma senza dire ancora niente. È presto, dopotutto. È successo troppo in fretta e non sappiamo nemmeno cosa sia e come considerarlo.
Però credo che non mi sentivo così vivo dall'ultima volta che ho riso con lui.
Come vorrei le sue mani addosso. Le sue labbra. Quando potrò riaverlo?
In silenzio usciamo e ci separiamo alle macchine.
È stato sconvolgente.

Dovrei parlarne con qualcuno per fare ordine ai miei pensieri, dovrei sfogarmi, dovrei provare a capire, ma l'unica cosa che riesco a pensare è che devo rivederlo, che se non lo rivedo muoio.
Così pianifico il giorno dopo.
Ha detto che viene prima a fare palestra, può essere che se continua sulla linea del 'rimaniamo separati', evita quello che sa essere il mio orario.
Così chiamo il terapista, di buon mattino, e gli dico di anticipare le sedute.
Carol mi vede più pimpante e pensa che siccome sto recuperando bene, io stia meglio.
Non è proprio così e mi sembra di essere tornato indietro a quando stavo male perchè mi ero reso conto di essere gay e gli unici momenti in cui ero felice e stavo bene, era quando sentivo Cris.
Ricorco come mi faceva sentire ed è uguale ad ora.
La voglia di fare qualcosa, qualunque cosa, la gioia, l'euforia. Mi sento elettrico e vivo.
Sempre per cose che lo riguardano.
È sempre così e non è cambiato.
Questo periodo separato mi ha fatto capire questo. Che possiamo provarci quanto vogliamo e non vederci per mesi, quando ci rivedremo sarà come prima. Anzi. Meglio.
Il desiderio che ho di lui non ha paragoni, ma l'emozione di quando l'ho rivisto. Stavo per piangere.
Non credo di aver mai avuto una gioia più grande. Dopo Luca. Ma Luca è diverso.
Cris mi ha fatto sentire di nuovo vivo e felice di esserlo. È il motivo per aprire gli occhi e svegliarmi e pianificare qualcosa.
I giorni passavano tutti uguali, grigi, non volevo andare a terapia, non volevo fare più niente. Qualunque cosa era un'angoscia.
Adesso lui... lui è il mio motivo per svegliarmi, scendere dal letto, lavarmi, mangiare.
Arrivare a quando lo rivedrò.
Il tragico istante in cui mi rendo conto che lui non è venuto prima come sempre mi traumatizza.
Il resto della terapia la faccio con un muso lungo. Il terapista è abituato a questa versione.
Forse è venuto dopo pensando di potermi rivedere.
Il giorno dopo torno a ripristinare il vecchio orario nella speranza che lui venga.
Secondo tragico istante in cui capisco che non c'è.
Non può smettere di venire in palestra, lo conosco, so che non smetterebbe mai e poi mai.
In macchina, alla fine, imbroncio la bocca contrariato.
Che diamine, viviamo vicini, ho il suo telefono, devo usare tutti questi sotterfugi per rivederlo?
Siamo forse dei bambini?
Però così ha una sua bellezza.
Anche se poi resistere alla tentazione di scrivergli e chiedergli quando ci va è davvero dura.
Con gioia il terzo giorno viene di nuovo al mio stesso orario.
Grazie Dio. Significa che mi vuoi ancora bene. Non che ne dubitassi, ma mi chiedevo se per caso tifavi per Carol. No, credo tifi per Cris.
Beh, se mi dai una mano a capirlo meglio te ne sono grato. Intendo a capire da che parte stai.
Quando lo vedo entrare come l'altro giorno, non sono capace di trattenere il mio sorriso. Penso di risplendere.
Lo saluto allegro e lui si ferma sorpreso da tanta mia felicità sfacciata, poi scuote la testa e ridacchia a sua volta capendo che lo volevo con tutto me stesso.
Non serve che ci parliamo, ci capiamo ancora benissimo.
E non serve che gli dico di venire a questo orario d'ora in poi, so che lo farà.
- Ma come siamo di buon umore! - Mi stuzzica divertendosi, così gli do corda. Come ai vecchi tempi.
Si mette al suo solito macchinario, vicino al mio, e fa i suoi esercizi mentre io continuo coi miei. Posso illuminare una città in blackout, in questo momento.
È una gioia che viene da dentro, che mi lascia una frenesia inaudita. Solo perchè è qua vicino a me. Non posso rinunciare a lui, non ne sono capace. È impossibile.
Cioè io posso vivere da solo e fare le cose come vanno fatte, con le mie forze, sono riuscito ad essere indipendente, ma il punto è che non ero felice. Non è che lui mi aiuta a vivere, lui mi fa felice. È diverso. Avevo travisato tutto. Forse è vero che ero troppo dipendente da lui, ma fondamentalmente io non stavo con lui perchè mi aiutava nelle cose, ci stavo per amore e felicità. Ma ero troppo sofferente e negativo per vedere le cose con chiarezza.
- E' una buona giornata! - Esclamo semplicemente.
- Lo vedo! - Ma è altrettanto felice. Si vede.
- E per te? - Che discrezione, Riky. Ride della mia versione euforica. Teoricamente sono ancora immerso nella mia depressione, ma la mia cura è lui, mi basta vederlo. Sono a questo punto.
Quanto sbaglio a seguire i miei insani istinti da depresso!
- Direi che si è appena rischiarata! - Lo ammette! Lo ammette! Il sorriso che faccio è eloquente e lui ride più forte. - Se mettessi le insegne al neon non potresti essere più chiaro! - Alla fine non può evitarlo ed io mi mordo la bocca cercando di smetterla di essere così sfacciato.
- Scusa, magari ti dà fastidio... - Lui mi guarda stupito.
- Se mi desse fastidio non sarei qua. - Dice piano e suadente. Ok, adesso però chi calma gli ormoni. I sorrisi che gli do sono espliciti. Sono felice che lui sia qua. Lo amo. Lo adoro. Lo voglio.
E lui gongola perchè è narcisista e gli piace essere oggetto del mio forte desiderio e della mia adorazione.
- Allora, com'è in squadra col mister? - E' la prima volta che gli faccio domande sul calcio, si sorprende e non lo nasconde.
- Bene... è in gamba. Preme molto sul fare gruppo, organizza tante cose insieme. Ora che stai meglio dovresti venire, prossimamente si farà una grigliata da lui. È spiritoso e terrorizzante al tempo stesso! Insomma, un tipo che si fa notare! -
- Su questo non avevo dubbi, è la sua caratteristica! Dunque ti piace... - Indago e si mette a parlare di lui e delle sue impressioni fino a che giunge a Karim. Mi dice anche dei loro litigi e la cosa mi stupisce, parliamo un po' di loro e di quello che potrebbe essere.
- Io penso che Karim sia una tigre addormentata con le sembianze di un gatto. Ha bisogno di essere scosso e svegliato. Il mister credo stia cercando di fare questo, scuoterlo e tirare fuori la tigre che ha dentro. - A questo punto Cris finisce ed io pure, ci alziamo e mi guarda ebete.
- Dio come mi eri mancato! - Spalanco gli occhi preso in contropiede, non si era sbilanciato molto.
- Anche tu! - Forse però non lo dovevo dire. - Perchè? - Cerco di rimediare.
- Io ci ho messo un sacco a cercare di capire che succedeva e tu in due secondi ci arrivi subito! Sei unico! - Ridiamo insieme e scherziamo come sempre, come ai vecchi tempi. Niente è cambiato e niente cambierà.
C'è troppo autentico amore fra noi.
Negli spogliatoi si ripete quello che è successo l'altro giorno, ma siccome ora parliamo non subiamo alcun imbarazzo o senso erotico.
Ci ritroviamo vicini sotto la doccia ed è come se ci fossimo dimenticati anche di essere in rotta. È come essere di nuovo fidanzati come prima, ci viene tutto spontaneo e automatico. Dopo un po' rimonti in sella e pedali. Cadi. Risali e torni a pedalare fino a che vai più spedito. È questo.
Il non pensarci, l'essere spontanei, il parlare come sempre. Tutto questo ci confonde e per un istante non me ne rendo conto, non lo faccio apposta.
Prendo il suo sapone, lo giro di schiena e gliela lavo.
Solo con le mani sulla sua pelle liscia e bagnata mi accorgo di cosa sto facendo e smetto immediatamente paralizzandomi, tutto torna tragicamente al presente. Un presente in cui non stiamo insieme e non dovevamo toccarci. Parlare e scherzare insieme è un conto. I muscoli del viso mi tirano perchè non ridevo da una vita. Ed è sempre grazie a lui che ci sono riuscito.
Ora confondermi su ciò che siamo è stato il top.
- Scusa. - Dico subito agitato. Si gira vedendo che mi sono fermato, è sconvolto e mi fissa come se in effetti fossi pazzo. - Ero sovrappensiero perchè noi due... ecco, parlavamo come una volta, scherzavamo, stavo così bene... tutto sembrava essersi cancellato. Mi sembrava come una volta. Mi sono confuso... è stato come un lapsus. Io proprio non ci ho pensato, sono andato in automatico. Scusami davvero, non volevo. - Con questo faccio per andarmene perchè non posso reggere un secondo di più con lui che mi fissa così in questo modo.
Lui reagisce d'istinto, mi prende il polso e mi trattiene, il cuore esplode nel petto, stringo le labbra e non mi muovo. Mi tremano le gambe. Come le prime volte. Quelle prime volte devastanti.
Mi tira, mi porta sotto la doccia con lui, mi carezza il viso e piega la testa di lato. Quanto amore trapela dal suo sguardo dolcissimo.
Quanto è bello. Non riesco a non pensarlo ogni volta che lo guardo. È anche questo un pensiero automatico e spontaneo che ho ogni volta che lo guardo. Sempre.
- Va tutto bene. - Mormora poi. Cosa pensa? Cosa pensa di quello che ci sta succedendo?
- Scusami... - Ripeto.
- Basta. - Un dito sulle labbra. È così dolce con me. Così tanto. - Non importa. Era un bel momento. Anche io sono confuso, sai. - Perdendomi nei suoi occhi così vicino, noi nudi a sfiorarci uno davanti all'altro, sotto le docce fatte insieme così tante volte. Le mani sul mio viso, sulla mia bocca. Gli bacio il dito e lui chiude un istante gli occhi. Emozione.
- Vedi... non capisco cosa stai cercando di fare. L'altro giorno sembrava fossi terrorizzato e che non volessi, poi è successa quella cosa ed allora mi dico che volevi. Poi per due giorni non ci siamo visti, non c'eri al solito orario e nemmeno prima ed io ho creduto che mi volessi evitare. Quindi oggi. Tu così felice di vedermi, noi così spontanei. Lo volevi, mi sono detto. Però ora fai per andartene e parli come che non volessi. Non capisco cosa vuoi davvero, cosa stai cercando di fare. Mi seduci e mi respingi, ti lasci andare e ti freni. Cosa vuoi, Riky? Io sono spaesato, sono confuso, non so cosa pensare. Non riesco a capirti bene come sempre... - Mi parla molto chiaramente e sinceramente. Lo apprezzo.
Cosa voglio fare?
Baciarlo. Abbandonarmi a lui. Tornare insieme.
Però ho paura. E se mi respinge?
Devo lottare, devo affrontare le mie paure.
Non mi respingerebbe mai, ma ha ragione, c'è confusione. O voglio o non voglio. Non ho le idee davvero chiare, dopotutto.
Ho avuto l'istinto di scappare quando l'ho toccato. Ed ora gli bacio il dito.
Scuoto la testa e faccio l'aria di scuse.
- Sono confuso. - Lo ammetto. Non so più bene.
Sospira con un pizzico di delusione. Sperava che lo sapessi, che glielo dicessi sicuro e definitivo, che lo baciassi. Non mi avrebbe rifiutato.
Devo fare ancora un passo, mi manca ancora un passo in avanti. Quel passo che sono sul punto di fare, ma che mi frena per qualche motivo.
Quel passo.
Lo devo fare.
- Non c'è nessuna fretta. Chiarisciti le idee e poi dimmi cosa vuoi. -
- E tu? Tu cosa vuoi, Cris? Perchè eri stato chiaro per telefono ed io non so più adesso cosa vuoi... - Sorride in qualche modo.
- Sono confuso. Non so più cosa sia giusto. Perchè ero convinto che lasciarti andare fosse il meglio per te, evitare di farti scegliere fra me e tutto il resto, sempre. Era una tale sofferenza per te. Però ti ho rivisto ed è scattato tutto di nuovo come le prime volte. L'euforia, la gioia, l'eccitazione. Lo volevamo. Lo vogliamo ancora. Ma c'è una tale paura nell'aria. Che stiamo sbagliando di nuovo. Non so cosa è meglio fare. Ho agito d'istinto l'altro giorno ed anche tutti gli altri, quando venivo a cercarti e non ti trovavo. Ed oggi pure. Mi sto solo lasciando andare ma mi chiedo... è giusto? Va bene? O stiamo di nuovo sbagliando? Non lo so, Riky... -
Per me. Lo faceva per me.
Ha sempre fatto tutto per me. Ogni cosa per farmi soffrire il meno possibile.
Come fa ad amarmi ancora in questo modo?
Mi ci perdo in lui, di nuovo, e mi ci perderò sempre. Qualunque cosa succeda.
Non potremo mai smettere, mai separarci sul serio. Questo sentimento sarà eterno, è l'unica cosa solida e sicura della mia vita. L'unica costante.
Così gli sfioro la guancia con le labbra, solo questo, perchè so che se facessi altro ora non ci fermeremmo.
Credo che dobbiamo fermarci a pensare a cosa fare. Ora è decisivo. Ora è per sempre. Ora non si torna più indietro. Quindi se c'è un momento per fermarci e pensare, è questo.
- Ci vediamo domani. - Dico poi andando via sciogliendomi dalle sue braccia così confortevoli e meravigliose.
Mie. Così mie.
Un appuntamento che non sapremo più evitare.
Noi sappiamo già cosa faremo.

A casa, la notte, in subbuglio per lui ma lucido come non lo sono mai stato, in un turbine di emozioni e sentimenti, prendo carta e penna e gliela scrivo.
Quello che penso, quello che provo. Spero che sia sufficientemente chiaro.
Io non ho più dubbi, questa separazione me li ha tolti tutti, perchè mi ero fermato dal vivere senza di lui. Vivevo, facevo tutto ma senza sentimenti. Lui è il mio cuore, la mia anima. La mia vita.
La poesia la scrivo in pochissimo tempo, di getto. Poi al pianoforte compongo una melodia molto semplice e facile che racchiude in qualche modo quello che mi provoca pensare a lui.
Dopo averci lavorato e averla provata e riprovata, la registro col telefono.
Ricordo quando mi sono trasferito e lui era qua e mi ha aiutato a sistemare le mie cose. Quando ha voluto sentire la canzone che avevo scritto per Carol al matrimonio e che avevo cantato per un pezzo.
Come ci è rimasto. E ricordo che mi ha chiesto se un giorno gli avrei potuto scrivere e farne una per lui.
Non stavamo veramente insieme, io ho detto di sì senza rifletterci. Ma i suoi occhi in quel momento non li ho mai dimenticati, come la speranza di potermi stimolare le stesse bellissime sensazioni che avevo provato nello scrivere quella canzone per Carol.
La speranza di essere così anche lui, un giorno. La mia fonte d'ispirazione.
Ebbene lui non è solo la mia fonte d'ispirazione. È il mio amore.
E spero di essere in grado di cantarglielo e trasmetterglielo. Lo spero.
Perchè è quanto di più spontaneo mi sia mai nato. E' prezioso come fosse un figlio nato da noi due.
Lo amo e posso fare qualunque cosa, ma non vivere senza di lui. Non posso privarmi di lui.
Spero che il mio messaggio ti arrivi.”