CAPITOLO
XCI:
SE
NON SAI COME DIRLO...
“Mi
sembra quasi di essere in uno dei miei sogni. Ogni notte mi
addormentavo pensando a lui e rivedevo noi che tornavamo insieme.
Dio
solo sa quanto ci ho sperato sul serio che lo volesse ancora, che ci
riprovasse, che succedesse ancora.
Razionalmente
cerco di frenarmi perchè mi dico che fin'ora è sempre andata male e
non può andare diversamente ora. Perchè dovrebbe, insomma?
Lui
è diviso dentro di sé fra l'amore che prova per me ed i suoi
principi, l'amore per la famiglia, per Dio, per vivere la vita nel
modo più giusto possibile. E questo lo porterà sempre lontano da
me, continuamente. Ma soprattutto a soffrire.
Me
lo ripeto fino allo sfinimento che ho deciso di lasciarlo per questo.
Lui
voleva una pausa per uscire dalla sua depressione ed imparare ad
affrontare i suoi problemi da solo senza appoggiarsi sempre a me, per
crescere. Però ora che ci siamo rivisti abbiamo capito una cosa
importante ed essenziale.
Non
potremo mai vederci senza amarci ancora, senza fremere ogni volta che
ci sfioriamo e tocchiamo, senza guardarci perdendoci uno nell'altro.
Non potremo mai farlo. Mai.
Ci
ameremo sempre e ancora dopo qualunque situazione possibile ci
ameremo sempre.
Questo
periodo separati ci ha fatto capire questo.
Ed
allora a questo punto mi chiedo... se lui lo vuole, se lui lo vuole
ancora, davvero... ha senso rifiutarlo?
Logicamente
dovrei mantenere la mia decisione perchè era saggia e giusta.
Però
istintivamente non ha senso, istintivamente vorrei solo lui.
Abbandonarmi.
Non
so ancora cosa farò se mi dirà che vuole riprovarci, che è
disposto a tutto, che mi ama e mi amerà sempre e che piuttosto
lotterò con ogni altra parte di sé, ma non mi lascerà mai.
Non
so.
Perchè
so che queste sue lotte che è disposto a fare per me, lo feriscono
comunque. Lui arriva a questi momenti negativi perchè non ce la fa,
non è il suo modo di vivere, non è da lui vivere in questo modo...
separato in due parti nette ed opposte.
Non
so nemmeno se c'è un modo per essere equilibrato ed avere tutto, non
può avere tutto ma non sacrificherà la sua famiglia, i suoi figli.
Io
non vedo una soluzione, quando ci penso, e non posso farlo soffrire
nello stare diviso fra queste due parti così opposte fra loro.
Confuso
più che mai, il giorno dopo vado ad allenamento e tutti mi vedono
pensieroso, sospiro ogni secondo e sono leggermente più lento del
solito.
Ad
un certo punto il mister mi tira un pallone in testa e allarga le
braccia teatrale come per dire se intendo svegliarmi, così Pepe e
Marcelo mi trascinano per il campo accelerando il mio ritmo da
zombie. Mi chiedono se ho dormito, io mugugno che è un gran casino,
ma il mister torna a tirarci delle pallonate e capisco che non è il
momento di parlarne.
Alla
fine giocando mi distraggo perchè il calcio è e sarà sempre il mio
rifugio, estirpo tutto dalla mente e mentre penso di doverne parlare
con qualcuno e guardo Iker, gli allenamenti finiscono e la tensione
torna ad agitarmi. Passo dagli spogliatoi, mi prendo solo un
asciugamano con cui mi asciugo, una bottiglietta d'acqua e mentre
alcuni mi chiamano malato di atletismo perchè dopo gli allenamenti
nessuno avrebbe la forza di fare palestra come faccio io, vado dove
so che Riky mi aspetta.
La
palestra.
E
mi chiedo.
Se
mi dirà qualcosa... cosa farò?
Se
mi chiederà di riprovarci, di dargli fiducia... è ovvio che lo
voglio, ma posso?
Onestamente...
posso?
Lui
è lì concentrato sui soliti esercizi, il terapista è già andato
via e si impegna molto, quando mi nota si ferma e mi guarda in un
modo così strano. È come se avesse fatto pace con sé stesso e
deciso. Come se sapesse cosa fare.
La
cosa mi spaventa. Se avesse scelto di mantenere la rottura non
sarebbe così sereno e pacifico.
Però
lascerò a lui il compito di fare tutti i passi, io ora come ora sono
nel pallone, non mi è mai successo. Perchè lo voglio fino a
svenire, ma la testa mi dice che non posso, che non è giusto, per
lui non è giusto. Se lo amo non dovrei. E lo amo.
È
così doloroso amare?
Fare
ciò che è giusto per lui e non ciò che voglio io?
Mi
metto al solito macchinario, mi saluta, lo saluto, ma mentre lui è
sereno io sono teso.
-
Qualcosa non va? - Mi chiede infatti. È sempre quello che mi capisce
meglio.
Sorrido
strano.
-
Niente di nuovo... - Dico vago. Lui accetta la mia risposta, io mi
siedo alla macchina per le gambe e comincio. Siamo vicini, così non
ci guardiamo.
Chissà
se me ne parlerà ora, chissà se lo farà, chissà... ci penso di
continuo e questa tensione mi impedisce di intavolare un dialogo, lui
non lo fa e così finisce che ci alleniamo in silenzio. Nessuno di
noi due trova il coraggio di parlare perchè è chiaro di cosa
dovremmo parlare.
Cris,
dovresti prendere l'iniziativa. Ma mano a mano che proseguiamo
comincio a pensare che forse non intende parlarmene, che non vorrà
cambiare le cose. Che mi ama, ma è meglio così. Quello che temevo.
La sua serenità sta nel fatto che può accettare di amarmi, ma di
non vivere la storia con me.
E
ci riuscirebbe?
Per
un momento il panico è così grande che mi fa perdere il conto e non
riesco ad allenarmi bene.
E
se ci riuscisse davvero?
Sarebbe
la vera fine. Quello che pensavo fosse giusto, come dovrebbe andare.
Ci amiamo ma non sappiamo vivere serenamente la nostra storia perchè
lui è così assoluto, così puro, troppo puro. Troppo pulito. Non ce
la farebbe.
Così
non lo fa.
La
delusione mi brucia al punto che anche se non ho proprio finito,
scuoto la testa e senza dire nulla, chiaramente troppo presto per i
miei soliti canoni, mi alzo e vado negli spogliatoi.
Sono
vuoti. Sospiro e chiudo gli occhi stringendo i pugni, tendo tutti i
muscoli. Brucia. Ci speravo. Sapevo che non era giusto, ma ci
speravo. Che mi dicesse di riprovarci. Non so cosa avrei fatto, ma ci
speravo lo stesso. Ma questo suo silenzio è così eloquente.
Quando
sento qualcosa di fresco sulla spalla mi viene un colpo, è la mia
bottiglietta che avevo dimenticato di là.
-
L'hai scordata... - Dice lasciandola fra le mie mani, poi si sposta
davanti e mi mette l'asciugamano sulla testa strofinandomi il viso
sudato ed il collo. Con delicatezza.
Trattengo
il fiato, tutto si ferma, specie il mio cuore.
Dio,
fa che non sia un sogno.
-
Anche questo avevi scordato. - Me lo lascia intorno al collo, siamo
uno davanti all'altro e lui sorride con quel suo sguardo consapevole.
Non ce l'aveva da non so quanto tempo. È sereno. Ha fatto la sua
scelta. Ma allora cosa ha scelto?
Tremo
fino allo spasmo.
-
Facciamoci una doccia. - Dice senza toccarmi direttamente. L'ha fatto
tramite bottiglia e asciugamano. Mi mordo la bocca mentre lo fisso
ebete togliersi i vestiti per andare sotto la doccia.
Cosa
dovrei fare? Continuo a non capirlo, continuo proprio a non sapere
cosa fare.
Che
intenzioni ha?
Mi
confonde così tanto...
Lo
raggiungo dopo essermi tolto tutto e non so dove sistemarmi, dove sia
il caso di mettermi. Lui mi nota e mi apre il rubinetto vicino al
suo, così col cuore che martella in gola, mi dirigo lì. Mi sento un
ragazzino alla prima cotta.
Guardo
il suo corpo liscio e snello, mi lecco le labbra. La sua erezione
ancora tranquilla fra le gambe. È una cosa più forte di me. Se è
nudo davanti a me come posso non guardarlo?
Non
fa una piega e mi fissa allo stesso modo, sfacciato come di rado l'ho
visto.
È
come un angelo che è caduto e sta cercando di risalire, ma ogni
volta c'è qualcosa che lo trattiene giù sulla Terra.
È
una descrizione perfetta per lui.
Il
mio angelo caduto e diviso dall'amore per il Cielo e per la Terra.
Io
sono la Terra, i suoi principi sono il Cielo. Io vado contro i suoi
principi, è vero. Però deve decidere cosa è più forte. L'amore
per me o per i suoi principi?
Me
lo sto chiedendo quando mi prende la saponetta dalle mani e mi gira.
La scena di ieri. Poi si è fermato ed è scappato. Trattengo il
fiato e lascio aperta la bocca. Ed ora?
Mi
blocco completamente. Calmo, Cris. Calmo.
Di
solito approfitto spudoratamente di ogni occasione con grande
egoismo. Ora come fai a stare fermo con le mani di Riky sulla
schiena?
Chiudo
gli occhi e mi abbandono mentre appoggio le mani alle piastrelle, lui
dietro di me passa le sue sulla mia schiena, lentamente. Lascia
cadere la saponetta e continua senza, scivola sui miei muscoli. Ci
sta provando con me, ma non mi dice niente, non dice cosa ha deciso,
cosa vuole fare. Però ci prova.
Cosa
dovrei fare?
Mi
sento così idiota. Io, Cristiano Ronaldo, che non so che fare
davanti all'uomo dei miei sogni che ci prova con me.
Sono
rincretinito.
Girati
e bacialo.
Fallo.
Però
è così bello quando le sue dita percorrono i miei muscoli che
guizzano al suo passaggio, le scapole, la spina dorsale e poi giù,
la zona lombare, le fossette sopra il mio culo divino.
E
poi il culo divino in questione.
Inarco
e tendo per dargli tutto quello che può desiderare, ma con crudeltà
non infila le dita e mi delude. Risale sui fianchi, la vita e poi
davanti sul ventre scolpito. E poi ancora più su, il petto. I
capezzoli. Gioca coi miei capezzoli.
Si
appoggia a me, sbuca col mento sulla mia spalla, io rimango
appoggiato alla parete, l'acqua che scende su di noi, il mondo
cancellato insieme al passato ed al presente, non esiste il futuro.
Siamo solo noi due, le sue mani, il desiderio, i brividi, le scariche
e questo dolce morire.
Quanto
lo desideravo. Non ci eravamo toccati sul serio, ora è devastante.
Se mi lascia non riesco a muovermi, non riesco a camminare. Le dita
risalgono sul collo e sul mento, la bocca. La mia bocca. Me
l'accarezza e si infila dentro languido. Il mio angelo. Sta
scegliendo me?
Potrei
piangere se non fossi troppo eccitato per quello che mi fa, per come
mi sta addosso, come si strofina piano piano, sommesso, senza
esagerare.
Gli
lecco il dito e lo succhio trattenendolo in bocca, poi con questa sua
sensualità sorprendente, mi gira il viso verso il suo ed io apro
finalmente gli occhi ubriaco di quello che mi fa, ci guardiamo. Tira
fuori il dito e tengo socchiuse le labbra, pronte per le sue così
vicine. Il respiro addosso a l'acqua che scende cancellando tutto.
Non
ho mai desiderato niente più di questo. Ora.
Dovrei
chiedergli a cosa ha pensato stanotte, cosa ha deciso, cosa farà, se
ne è sicuro però il cervello non mi rimanda una sola parola.
Nemmeno mezza.
Sono
bloccato fra le sue braccia, il suo corpo ed il muro.
Ed
è questo il mio Cielo.
Ci
perdiamo nei nostri sguardi sperando di assaporare altro, ma forse in
qualche modo capisce che non ha senso farlo ora senza nemmeno
parlarne, che così è troppo facile, è da ragazzini in calore che
non sanno affrontare con maturità le relazioni. Noi ormai siamo
grandi. Non possiamo affrontare tutto col sesso, non possiamo.
Così
mi lascia andare capendolo, si riscuote sconvolto da quello che ha
fatto, come se tornasse in sé ed esce veloce.
Forse
certe cose non possono cambiare.
Rimango
stordito come sono, contro le piastrelle, l'acqua che scende.
L'ho
sognato od è successo davvero?
Forse
non mi ha detto niente perchè ancora non ha deciso. O forse ha
deciso, ma poi ha fatto l'opposto ed ora si è reso conto ed è
scappato. Forse scapperà sempre. Forse non può cambiare. Non è nel
suo DNA.
Forse
non è una storia che potremo mai vivere sul serio, mai per davvero.
È stata una parentesi splendida, la più importante della mia vita e
rimarrà il mio sostegno nelle notti, come poter vivere nei sogni.
Forse
mi devo definitivamente arrendere.
Forse
è solo finito.
È
stato un dolce addio, un addio bellissimo. Splendido.
Indimenticabile.
Sospiro
quando riprendo l'uso del mio corpo, chiudo l'acqua ed esco dal
locale delle docce. Quando vado di là lui non c'è e con delusione
sento la voglia di piangere. Voglia che cerco di trattenere, ma
dopotutto... dopotutto questa era una chiusura, no?
Dovrei
arrendermi.
Dovrei
farlo.
Lascio
scendere qualche lacrima silenziosa che ignoro mentre mi asciugo e mi
cambio.
Ci
ho sperato troppo e lui mi ha fatto sperare, ma come sempre l'ho
frainteso. Era il suo addio.
Che
stupido che sono, ma è meglio così, lo so. Perchè i suoi principi
sono quello che lo rendono speciale, se li sacrificasse per me non
sarebbe più lui, non sarebbe più sereno, soffrirebbe comunque.
Non
posso sopportare l'idea di essere motivo di sofferenza.
È
giusto così. Impareremo a non morire ogni volta che ci sfioriamo,
staremo attenti a non stare soli insieme e limiteremo tutto al
minimo.
Quando
prendo le mie cose, mi rendo conto che c'è un telefono di troppo.
Stringo gli occhi senza capire.
Io
e Riky abbiamo i telefoni perfettamente identici in tutto e per
tutto, una delle mie solite manie, per cui non trovo un modo per
capire quale sia il mio e quale il suo.
Specie
perchè la password di sbloccamento è la stessa, qualcosa che ci
riguarda e che potremmo conoscere solo noi.
0609
06
sta per Giugno e 09 sta per 2009. quando tutto ha avuto ufficialmente
inizio. Quest'avventura, questa cosa fra noi.
Sarebbe
in realtà nell'inverno del 2007, nella premiazione, però è
diventato reale e serio con la firma dei nostri contratti.
L'idea
che il suo telefono possa essere caduto nella mia borsa e che lui non
se ne sia accorto è assurda. Comunque sono alla macchina che mi
decido a guardare, ne prendo uno e lo sblocco con la password.
Ho
beccato il suo.
Stringo
la bocca mentre metto in moto e guardo il display su cui è aperta
una traccia registrata.
'Per
te'
Ma
che canzone è?
Sto
per farla andare quando mi rendo conto che è proprio da ex fidanzati
curiosare nel telefono dell'altro. Così lascio perdere e metto in
moto.
Se
passo a darglielo?
Beh,
posso farlo anche domani. Ora non ho la forza di rivederlo.
Forse
dovrei avvertirlo che l'ha perso nella mia borsa, ma come faccio a
farglielo sapere?
Gli
scrivo una mail. Non voglio scrivere un sms a Carol, non credo sia
saggio.
Gli
scriverò una mail e ne approfitterò per dirgli tutto quello che
penso, definitivamente. Che penso che prima fosse un addio e cose
così. E che saprò accettarlo. Che lo capisco e lo condivido e che
saremo capaci di convivere nella stessa squadra senza morire ogni
volta che ci vediamo. O quanto meno ci proveremo.
Arrivo
a casa e per prima cosa apro il computer e la mail, sto per mettermi
a scrivere, ma le dita si bloccano sulla tastiera.
Che
cosa difficile.
Dovrebbe
essere una lettera d'addio? Una specie di fine definitiva per
iscritto?
E
come si fa? Cosa si dice in questi casi?
Il
cuore batte con dolore ed ogni respiro è come una lama che mi
affetta i polmoni.
Non
la voglio scrivere, è questa la verità. Ma se non siamo in grado di
parlarne, allora lo scriveremo.
Sospiro
per l'ennesima volta davanti alla mail ancora vuota e mi decido a
tornare al suo telefono, lo sblocco e mi mando a fanculo.
Faccio
andare la traccia.
Cosa
ascoltava prima di vedermi e fare quelle scene da schizofrenico?
Magari
aiuta anche me.
Dalle
prime note di pianoforte capisco che è stata registrata dalla
realtà, non è una vera traccia. Così mi faccio attento. Non la
conosco. Cosa ha registrato?
Quando
sento la sua voce cantare per poco non cado dalla sedia. Blocco
subito la traccia e fisso lo schermo terrorizzato.
Cerco
di fare mente locale.
Lui
ha scritto una canzone per Carol al suo matrimonio, ma l'ha poi
registrata lei e lui ha fatto solo un pezzo. Però era sua. È capace
di farle e di cantare. Ricordo la sua voce dolcissima mentre cantava.
E ricordo quanto sono stato male quando ho sentito quella.
Piena
d'amore per lei.
Bruciavo
di gelosia, sono stato così male... non so come definire quel
momento, ma ho giurato che sarebbe stato mio, un giorno. Che l'avrei
spinto a fare una canzone per me. Glielo chiesi, lo ricordo bene. E
lui mi disse che l'avrebbe fatta.
Il
cuore batte impazzito di nuovo, la testa nel caos, non capisco più
niente.
È
quella?
È
scritto 'per te'.
Del
resto come si fa a far cadere il telefono nella borsa di un altro e
non accorgersene? Non è nemmeno tornato a cercarlo... insomma, sa di
una cosa fatta di proposito.
Goffamente.
Altro
che se goffamente.
Invece
di parlarmi mi ha scritto una canzone.
Calma
Cris. Può anche aver scritto una canzone d'addio.
Su,
sta calmo.
Prendo
dieci respiri profondi e mi faccio forza.
Che
metodi che ha. Mai normali. Non può semplicemente dirmi cosa pensa,
ci deve girare intorno per mesi e poi dirmelo in modo contorto.
Se
è la fine, almeno rimarrà qualcosa.
La
faccio andare ed eccola la sua voce. Note semplici, dolci. Così
dolci come la sua voce. È tenero mentre canta e sorrido.
Poi
le parole, entro breve, mi fanno impallidire e tutto sparisce. Tutto
si cancella. Non esiste più niente. Solo lui, la sua voce, questa
melodia delicata e l'emozione che mi fa piangere, piangere fino a non
vederci più.
'Dio
perdonami
ma
non mi vergogno del mio cuore
ho
vissuto convinto di essere sbagliato
e
di errori ne ho fatti
ma
se ne posso cancellare uno dalla mia lista
cancello
l'amore
l'amore
non è un errore
l'amore
è il mio essere
posso
amare la persona sbagliata
ma
non posso cancellarlo
non
voglio cancellarlo
non
lo farò mai
ho
sbagliato tante cose nella mia vita
e
prima di tutto io sono sbagliato
però
sono nato così
Dio
mi ha fatto così
se
Dio mi ha fatto così non penso di dovermi opporre
come
posso cancellarmi?
Farei
un torto a Dio
se
Dio mi ha dato questo essere
lo
devo accettare
ho
sbagliato a combattere la mano di Dio in me
devo
crescere
devo
migliorare
devo
cambiare
ma
c'è una sola cosa che non è sbagliata
che
non cambierò
che
non fermerò mai più
ed
è l'amore per te, amore mio
ti
ho fatto soffrire
non
sono degno di te
non
ti chiedo nulla
voglio
solo poterti amare per sempre
tu
forse mi cancellerai
andrai
avanti con la tua vita
mi
supererai
ma
io non ti supererò mai
non
voglio superarti
tu
per me sarai sempre l'unico e solo
l'amore
mio
mi
hai reso uomo
mi
hai mostrato chi sono
mi
hai rialzato in tutti i momenti bui
sei
diventato il mio sogno
il
mio sorriso
la
mia pace
sei
la mia vita
la
mia forza
andrò
avanti in ogni caso
ma
tu sarai il solo che amerò sempre
non
esiste niente a questo mondo
che
possa cancellare quello che provo
ti
amerò sempre e tu lo sai
non
ci sarà mai un istante
in
cui il mio cuore non sarà tuo
si
vive senza tutto
ma
io con te ritrovo la mia anima
quando
ti rivedo torna la luce
non
voglio pesarti
non
voglio farti soffrire
non
voglio ferirti
troverò
le forze
vivrò
la mia vita
affronterò
i miei errori
ma
c'è uno che non ho bisogno di affrontare
perchè
non è un errore
e
quello sei tu
non
ho bisogno di affrontarti
di
cancellarti
di
superarti
di
sistemarti
perchè
tu sei perfetto così
quello
che provo per te è purezza
non
devo cambiare nulla di te
di
ciò che provo
per
questo ti amerò per sempre
tu
la mia luce
tu
la mia vita
tu
per sempre
davanti
a Dio benedico questo amore
mai
mi pentirò
amore
mio
mio
amore'
La
mano sulla bocca in un gesto che è tipicamente suo, delle sue
emozioni più forti.
È
quasi un dialogo con me ma al tempo stesso una preghiera a Dio, come
lo era quella del suo matrimonio, arriva diretto e sparato e mi
penetra nelle ossa. Così semplice, immediato e onesto.
Riky
è qua in questa canzone, il riassunto dei suoi anni travagliati che
hanno raggiunto il culmine in questi mesi. Forse il suo calvario non
è finito, forse ne ha ancora molte e forse starà lo stesso male. Ed
è vero che non sono io la sua ragione di vita, non sono io quello
che lo farà camminare, lui troverà la forza di farlo da solo, ma io
gli terrò la mano mentre lo farà, non lo spingerò mai, lo inciterò
a continuare. Non posso vivere per lui, posso solo stargli vicino.
Se
questa è la sua scelta, se questa scelta non lo distruggerà, se è
davvero pronto per questo, per affrontare le conseguenze complete di
quello che comporterà, allora io sono pronto per portarlo con me
ovunque. Io ci sarò a qualunque costo.
Se
la sua scelta è questa ed è definitiva io ci sarò.
E
poi una cosa è vera.
Posso
dire la mia quanto voglio, cosa sia meglio per lui, come soffrirebbe
di meno... però alla fine è lui che sceglie.
È
lui che vive.
È
lui che prende le decisioni finali.
Spetta
a lui, spetta sempre a lui. Posso dire che io sono fonte di
sofferenza e sempre lo sarò, ma se lui sceglie me comunque, anche
con queste prospettive, cosa diavolo posso farci io?
Io
lo amo, lo amerò sempre e se lui vorrà, se lui è pronto a tutto,
se lui sceglie comunque me nonostante ogni cosa... non lo rifiuterò
mai.
Perchè
non voglio rifiutarlo. Non è che non ne ho le forze, come dice lui.
Solo non voglio farlo. Non lo rifiuterò. Non lo supererò.
L'emozione
che provo non la scorderò mai.
Alzo
gli occhi in alto mentre mi bruciano ancora di lacrime che non
vogliono smettere di scendere.
Alla
fine me l'hai ceduto. Non te ne pentirai, ne avrò cura, farò del
mio meglio.
Mi
alzo di scatto preso dalla foga del momento e faccio per uscire e
andare da lui, ma poi guardo l'ora. È notte e lui sta con Carol.
Frena,
Cris.
Ma
dannazione, domani io dopo gli allenamenti mi devo fermare a dormire
con la squadra, dopo domani giochiamo, non torno a casa.
Rischio
di non vederlo chissà per quanto.
Non
posso non dargli la mia risposta domani dopo gli allenamenti.
Il
fiato mi manca.
Lo
devo vedere. Devo. Devo per forza. Come faccio?”