CAPITOLO
XCII:
OLTRE
OGNI OSTACOLO
“Non
ho chiuso occhio, non dubitavo della cosa.
Del
resto gli ho lasciato il mio cellulare in borsa, è Cris, è naturale
che ci ha guardato dentro. L'ho fatto apposta, doveva guardare.
Non
sapevo come fargliela ascoltare, non volevo dirgli 'senti, ti ho
scritto una cosa e visto che sono un codardo te l'ho registrata!',
non avrei mai retto il suo sguardo. Solo che ora non reggo l'attesa.
Cosa
penserà?
Cosa
starà facendo?
Come
si sentirà?
Avrà
fatto breccia? Sarà sufficiente?
Credo
che sia una delle cose più atroci della mia vita aspettare sapendo
che l'ha ascoltata.
Sicuramente
anche se vuole rispondermi non sa come fare, ha lui il mio telefono,
sa che sono a casa con Carol, che dovrei fare?
È
anche fuori luogo andare a prendermi la risposta da solo, deve fare
lui la mossa.
Può
anche essere che non vuole saperne di una storia travagliata con me e
non risponde. Fa finta di non aver sentito e mi restituisce il
telefono, magari me lo lascia nella buca delle lettere.
Domani
lui ha gli allenamenti e dopo si ferma a dormire con la squadra
perchè dopodomani ha la partita in casa.
Per
cui che dovrei fare?
Non
ci sarebbe il consueto appuntamento in palestra. O forse sì. Sono
sempre lì, dopotutto. Forse c'è tutto il tempo. E se non siamo
soli?
Di
solito siamo soli in palestra perchè dopo gli allenamenti
pomeridiani tutti vanno a casa stanchi, ma in quel caso c'è chi
approfitta per fare palestra dopo visto che non vanno a casa. E se
non siamo soli?
Ma
Riky, dai per scontato che vuole parlarti, che vuole dirti di
riprovarci, che è pronto.
Del
resto che cosa ho scritto in quella canzone?
Solo
che lo amo. Non gli ho fatto domande o proposte, non c'è un piano,
non c'è niente se non quello che provo, come mi sento.
Sto
così male all'idea che possa ignorarla, che possa scegliere di non
fare nulla.
Come
faccio se fa finta di niente?
Dovrei
fare finta anche io di niente.
Tecnicamente
sono senza telefono, in ogni caso lo devo recuperare, come faccio?
Però
entrambi sappiamo che gliel'ho lasciato di proposito quindi so che ce
l'ha lui e lui sa che io so che ce l'ha lui.
No,
così diventerò matto.
E
poi non posso nemmeno consultarmi con Iker per sapere cosa dovrei
fare.
Forse
dovrei andare a recuperarlo da solo di mattina, però è come se
andassi a chiedergli una risposta, non è una cosa obbligata, deve
essere spontanea.
Sospiro
e mi alzo dal letto prima di svegliare Carol.
Cosa
mi è saltato in mente?
Non
gli potevo parlare di persona?
Mi
sono complicato la vita pensando di semplificarmela.
Che
cosa faccio?
Devo
aspettare, ecco cosa.
Devo
aspettare che venga da me e mi ridia il telefono.
Il
problema è che di logica dovrebbe passare lui domani mattina,
sarebbe normale. Ma sappiamo che Carol è in casa e quindi sarebbe
solo un ridarmi il telefono.
Non
sarebbe altro. Ed invece è altro. Deve essere altro.
Quando
metti tutto su una bilancia, proprio tutto, e le cose pendono da una
parte in modo netto e preciso, non puoi fare altro che arrenderti.
Non
esiste forza più grande di quella che mi spinge verso di lui.
Santo
Cielo, nemmeno Dio.
Ma
non è forse vero che Dio ci ha messo lo zampino mille volte per
spingerci uno nelle braccia dell'altro?
Andiamo...
uno legge i Segni Divini a modo suo, è vero, però io e lui che
finiamo insieme in quella premiazione con uno che ci lascia soli
tutto il tempo, noi che ci conosciamo meglio, il colpo di fulmine. E
poi il finire nella stessa squadra con delle premesse pazzesche. Non
ci volevamo muovere dalle nostre e i nostri presidenti ci avevano
dichiarati incedibili, era una manovra di mercato impossibile anche
economicamente, o uno o l'altro. Invece ci hanno presi entrambi,
stesso anno, stessi giorni, stessi contratti, stesse cose. Tutto. E
poi quante altre cose? Quante?
L'ultima
è stata questa.
Incontrarci
per puro 'caso' in palestra, io per i miei esercizi e lui per i suoi,
quando lui di solito li fa sempre prima ed io non avevo reso noto a
nessuno il mio orario perchè ero da due mesi isolato.
Io
penso che uno possa leggere i segni come vuole, però a volte sono
proprio chiari e precisi.
Se
Dio fosse contro la nostra relazione non ci farebbe più incontrare,
alimenterebbe il nostro lasciarci ed invece ogni volta c'è sempre
una mano più forte sulle nostre teste che ci spinge contro la nostra
volontà a fare qualcosa. Qualcosa uno per l'altro, qualcosa che ci
riunisce, che torna a legarci.
Posso
provarle tutte, posso avere tutte le motivazioni del mondo, può
anche essere obiettivamente e moralmente giusto... ma non potremo
mai, e dico mai, separarci davvero.
Non
potrò mai superarlo, nemmeno volendo.
Ogni
volta che lo rivedrò tornerò ad amarlo come prima e forse di più.
Separarmi
ora, nel mio periodo peggiore, mi ha aperto gli occhi.
Posso
risolvere tutto, scendere a compromessi, accettare e superare
qualunque cosa, ma non posso dimenticare lui.
E
comunque non voglio farlo.
Quando
lo rivedrò tornerò a provare l'unica cosa piacevole della mia vita,
l'unico sentimento che mi fa ancora benedire la vita.
Amo
Luca ma è un amore diverso, Luca è parte di me in un altro modo.
Cris
è una ragione di vita, è qualcosa di esterno che mi fa respirare, è
come se, nel ritrovarlo, riavessi indietro la mia anima.
È
vero che ho molti difetti, che sono infantile, codardo e immaturo e
soprattutto ipocrita. Possono dire quello che vogliono, ma nascondo
tanto di me perchè non voglio che nessuno sappia le mie cose
personali, dicono che sia una questione di riservatezza ed
educazione, io dico che è una questione di vergogna.
So
che sbaglio ad essere come sono o che sbaglio ad arrabbiarmi o a
pensare male di qualcosa o a non sopportarne altre. Sono pieno di
difetti e ne sono cosciente e li nascondo perchè me ne vergogno.
Questo mi rende una persona falsa?
Non
saprei.
Ma
Dio, è sbagliato non vergognarmi di amare Cris?
Lo
amo e non me ne vergogno, ma lo devo nascondere per non ferire chi ho
vicino e per non rendere la mia stessa vita un inferno. La mia vita
non è privata, è di dominio pubblico e si rovinerebbe tutto, non
vivremmo niente in modo sereno ed io tengo alla mia serenità. Già
per tenere privato quello che posso è un'impresa.
Non
so quale sia la verità, ma Signore... non mi vergogno di amare Cris.
So
che è sbagliato in qualità di uomo sposato davanti a Dio, ma è
sbagliato quel giuramento che ho fatto. Ormai è fatto, è
incancellabile, ma per quanto mi riguarda la sola cosa vera ed
autentica ed eterna è questo amore per lui.
Cristiano
è la sola verità, per me.
Il
resto sono errori, mi assumerò le mie responsabilità, sempre, e
farò del mio meglio per crescere e non pesare su Cris, però non
posso fare a meno di lui. Non posso. Non perchè mi rende la vita più
semplice. Perchè lo amo. Tutto qua.
Non
ci si priva del cuore, non vivi senza cuore. Ed è questo per me.
Il
giorno dopo sono sveglio all'alba, ho provato a dormire, sono
crollato sfinito alla fine della nottata e alle prime luci dell'alba
mi sono svegliato di nuovo.
Cosa
dovrei fare?
Sospiro
e mi alzo.
È
un'autentica tortura. Una tortura tremenda.
Posso
solo aspettare, è giusto che aspetti e che lasci a Cris il compito
di fare la seconda mossa, io ho fatto la prima. Mi sento come un
adolescente alla prima cotta. Una cotta per una persona sbagliata,
ovviamente.
Come
uno studente che si innamora di un professore, provano a contrastare
il loro amore, ma alla fine cedono e trovano questi sistemi nascosti
per vedersi, però in effetti ora saremmo più alla fase del 'cedo o
non cedo?'
Carol
si alza al solito orario, il solito orologio svizzero.
La
guardo senza provare niente, mi vergogno ovviamente e mi dispiace
averla reso il mio errore più grande. Però è vero. Ero convinto
che fosse Cris il mio errore, quello che provavo per lui, il mio
essere gay.
Sbagliavo.
Dio
mi ha fatto gay e mi ha dato questo grande amore per Cris, sono cose
pure ed autentiche, sono cose innate in me che non mi sono cercato,
per cui non sono questi i veri errori della mia vita.
Il
vero errore è stato Carol, sposarla, fare una famiglia con lei.
Certo, è stato per paura, però qualunque motivazione abbia avuto,
non cambia niente.
Il
modo in cui ci guardiamo adesso è privo di barriere. Ogni volta c'è
sempre più verità nei nostri occhi ed è lentamente un peso enorme
che si leva. Non riuscivo più a fingere, non era vero che ce la
facevo bene. Era una tortura. Però dovevo e lo facevo.
Adesso
che sa almeno una parte, c'è verità in questi sguardi.
Il
mio è dispiacere, mortificazione, il suo è preoccupazione,
tristezza. Che non possiamo risolverla, in realtà. Lei lo sa.
Però
ci proverà per quella creatura che ha in corpo.
Così
ormai ne parliamo sempre meno, ha accennato all'idea di andare da un
terapista di coppia, ma la verità è che lo saprebbe tutto il mondo
in due secondi e sarebbe una catastrofe.
Assumersi
le proprie responsabilità non è certo facile, però almeno ho
iniziato. Certo, è stata lei per prima, ma alla fine ho ceduto.
Quando
sono a casa, per evadere da lei ed evitare che ne parli, mi attacco a
Luca, gioco tantissimo con lui, mi occupo di lui tutto il tempo, mi
isolo con lui ed è meraviglioso, è la mia pace in casa. Se non ci
fosse lui penso che me ne sarei andato.
Affrontare
i propri errori. Cosa si fa se è la persona che hai sposato?
Rimarremo
sposati per sempre, ma è un'altra persona che amerò per sempre.
È
questa la sola verità da affrontare, ormai.
Lentamente
tutto cambia di prospettiva, ho vissuto in funzione di proteggere il
mio matrimonio perchè era davanti a Dio, ma una promessa fatta priva
di cuore che promessa è?
Che
senso ha proteggerla?
Ora
la mia prospettiva è quella di uno che sta cercando il modo di
affrontare i propri errori e questo errore è proprio il matrimonio.
Bisogna
capire il giusto punto di vista, tutto qua.
Il
campanello suona mentre sono perso nel magico mondo di Luca, stiamo
giocando insieme quando Carol conduce da noi l'ospite.
Non
che non ci pensassi, però cercavo di distrarmi e Luca è il solo
sistema efficace.
Così
quando lo vedo perdo la formina che mi stava dando mio figlio, cade e
Luca la prende e me la porge, ma non vedo più niente. Niente
famiglia, niente casa, niente giochi.
Solo
lui, il suo sguardo così strano ed il mio telefono nella sua mano.
Ora
capisco cosa succede quando il cuore si ferma.
Riky,
trattieni le lacrime, trattienile. Non sai perchè è qua. Magari ti
ridà il telefono e mette i paletti.
'Non
fare mai più una cosa del genere, porta avanti le tue scelte fino in
fondo senza cambiare idea ogni mese!'
Ecco
cosa mi dirà, sarebbe giusto!
-
Che... che sorpresa... - Carol ha un'aria strana ed in un secondo mi
ricordo che lei sapeva che avevamo litigato e che non ci parlavamo.
Respira,
Riky. Respira.
Luca
sente il mio stato d'animo in totale subbuglio e mi si appende al
collo, mi abbraccia e nasconde il viso contro la mia guancia. Questo
mi riporta un po' alla realtà.
-
Sono venuto a restituirti questo... ti era caduto nella mia borsa...
non te ne sei accorto? -
Lo
dice disinvolto, ma si capisce che è turbato.
Dal
punto di vista di Carol sembriamo due amici che hanno litigato e che
ora si affrontano dopo una lunga separazione.
In
realtà non è proprio così, ma nemmeno proprio sbagliato.
È
la resa dei conti?
Come
avverrà?
Qua
con Carol? No, dubito... ci sarà qualcosa, no?
Mi
alzo tenendo in braccio Luca che non osa guardare Cris. Se non
dovessi reggerlo tremerei. Tremo dentro. Quando lo stomaco trema, le
viscere tremano, il respiro trema e la testa scoppia, senti i tamburi
nelle orecchie e se stendi la mano trema anche quella.
È
così che mi sento.
Frenesia.
-
Grazie... non pensavo fosse finito nella tua borsa, l'ho cercato
tantissimo. - Carol mi guarda con un 'davvero?' perchè non l'ho
cercato per nulla.
Però
la ignoro bellamente e lei prende Luca, in realtà lo strappa dalle
mie braccia e lui quasi urla, ma non farebbe mai i capricci. Per cui
si arrende.
-
Vieni amore, il papà e lo zio devono parlare... - Lo sa bene, lo
capisce. Ma non possiamo parlarne qua. È impensabile.
Non
potrei controllarmi ed in casa sono obbligato.
-
In realtà speravo di proporti un giro... devo prendere dei vestiti e
lo sai che ho bisogno sempre di qualcuno che mi dia il suo parere
altrimenti non mi muovo da solo! - In effetti è vero, quando prende
delle cose lui ha sempre bisogno del consulente. Lui in realtà è
uno stilista coi fiocchi, non ha bisogno dell'opinione di nessuno, ma
gli piace essere guardato quando prova i mille capi nelle mille
combinazioni. Vuole avere qualcuno lì per lui che lo ammiri e lo
consigli anche se poi ha le idee chiare. È un'agonia perchè sta ore
ed ore. Per esempio, se deve prendere un paio di boxer ne prova 20
tipi diversi, 3 taglie per ogni tipo. Quindi 60 boxer in tutto! È
follia!
Quindi
quando mi dice che deve fare shopping, mi sento sempre male e cerco
di inventarmi qualche scusa ma poi mi trascina comunque.
Ora
ovviamente è una scusa per stare soli ed è tanto semplice quanto
geniale.
Le
scuse migliori sono le più banali.
Carol
sorride contenta della proposta da amici e capisce che è una
proposta di trattato di pace.
Naturalmente
accetto, ma siamo entrambi impacciati perchè capiamo cosa c'è
dietro, solo noi lo sappiamo.
-
Non vuoi un caffè, Cris? - Chiede Carol perchè ha visto che sono
disposto a mettere tutto da parte, qualunque cosa fosse. Non le ho
mai detto perchè avessimo litigato.
Lui
sorride a Carol e rifiuta gentilmente.
Così
nel giro di poco sono pronto per uscire, saluto Luca con un bacio e
Carol senza bacio.
Lo
notano tutti e due e lei ha lo sguardo di chi è consapevole che è
questo il vero Riky e che deve abituarsi. Non capisco cosa provi lei,
dopotutto.
È
da anni che non la amo più, cioè consapevolmente. Prima ero
convinto di amarla, poi ho capito che non l'amavo e le cose sono
cambiate fra noi. Lei dice che ha capito di non essere amata. Ma
l'amore come funziona?
Lei
è rimasta innamorata lo stesso anche se non si sentiva amata da me?
Quando
non ti senti amato credo che cambi qualcosa anche nel tuo sentimento,
no?
Vorrei
chiederlo a Cris, ma non so nemmeno se sia il caso.
Improvvisamente
non so cosa sia il caso di fare, così semplicemente lascio perdere
tutto e mi infilo in silenzio nella sua super macchina.
Non
saprei proprio cosa dire, cosa dovrei fare?
Mi
ha invitato lui, suppongo debba parlarmi. In effetti la palla è
ancora a lui.
Mi
rigiro il telefono fra le dita nervoso e lo guardo incerto.
Lui
sta in silenzio ed in silenzio parte. Anche se ora siamo soli non
dice niente, non lo faccio nemmeno io.
È
il silenzio peggiore della mia vita, il più pesante.
Nemmeno
quando ci siamo messi insieme la prima volta è stato così. È
sempre stato tutto molto acceso, ogni volta.
Focoso.
Però
ora è diverso. C'è una consapevolezza diversa.
Ed
onestamente comincio a pensare che voglia solo scaricarmi.
Le
mie paure si cristallizzano, l'ho fatto soffrire troppo. Non è più
disposto ad amarmi.
Non
importa, lo amerò per sempre lo stesso. Mi preparo mentalmente il
discorso che gli farò mentre cerco a stento di domare la fortissima
emozione che provo nello stare seduto accanto a lui.
Cris
guida per la città disinvolto, ma va lontano dal centro, si
allontana sempre più, decisamente. Guida in silenzio ed io non oso
chiedergli dove andiamo e a cosa pensa. Lo lascio fare. Credo che sia
teso anche lui, che l'ho preso in contropiede e non sappia come
comportarsi.
Quando
finalmente si ferma è in un posto completamente isolato, fuori
città, fra i campi.
Seriamente
ha bisogno di andare in camporella?
Il
mio cervello si stacca completamente, cosa sta succedendo?
Chiaramente
doveva parlarmi, ma serviva portarmi in un posto simile?
Casa
sua non andava bene? Faceva il giro per dietro e fingeva di non
essere a casa, Carol non avrebbe notato niente.
Che
senso ha portarmi qua?
Per
fare cosa, poi?
Mai
fatto sesso in macchina in vita mia, i letti sono troppo comodi.
Ne
disponiamo in abbondanza e se non ne disponiamo possiamo sempre
andare in un albergo.
Proprio
non capisco.
Me
lo sto ancora chiedendo quando scende dall'auto. Bene. Perfetto.
Ora
mi pianta qua. Perchè?
Lo
guardo fare il giro dell'auto. È arrabbiato. Mi fa scendere e mi
grida contro. Siamo isolati in mezzo al nulla e mi griderà contro.
Sicuro.
Non c'è altra spiegazione.
Di
lasciarlo in pace e di smetterla.
Il
cuore mi martella in gola, mi impedisce di respirare, di pensare. Fa
male, dannatamente male. Non piangere, Riky,
Aspetta
che almeno ti rifiuti.
Apre
il mio sportello ed in perfetto silenzio mi prende il polso tirandomi
fino a farmi uscire, è impaziente ma non brusco, il suo tocco è
freddo. Sta tremando.
Spalanco
gli occhi quando me ne rendo conto, cerco i suoi per una conferma di
quest'impressione troppo chiara, ma scivola sulle mie mani con le
sue, le cerca, le trova e intreccia le dita alle mie, alte fra noi,
poi allarga le braccia, mi spinge contro la sua auto e lo fa piano.
Mi guarda. Mi sta guardando e lo fa in quel modo pieno d'amore, nel
modo in cui mi guarda sempre, le prime volte era pieno di desiderio,
mi bruciava, mi divorava.
Ora
c'è serenità, consapevolezza, sicurezza. Pace.
I
suoi occhi castani sono caldi e lucidi, trema sempre di più. Il mio
amore sta tremando davanti a me, vorrebbe dire qualcosa, sta cercando
le cose da dirmi ma non le trova, non riesce proprio a parlare.
Così
eccolo qua.
Eccolo.
Si
avvicina col viso al mio, non sa cosa dire, è turbato e fuori di sé
ma non dalla rabbia, dallo shock, è sconvolto. Si è trattenuto fino
ad ora ed adesso che può lasciarsi andare non sa cosa dire, mi
stringe fortissimo le mani e mi guarda perdendosi in me.
Inghiottiamo.
Lenti
i nostri visi si avvicinano, lenti ci respiriamo, lenti notiamo ogni
più piccola perfezione sui nostri visi, lui e la sua bellezza, lui e
questo grandissimo sentimento.
Cosa
si dice? Cosa si può dire?
Niente.
Non si dice niente. A volte hai già tirato fuori tutto quello che
avevi da dire e non puoi dire più nulla.
Resta
solo una cosa.
Le
labbra si ritrovano ed è proprio questo il loro posto.
Una
sull'altra.
Intrecciate,
fuse, unite.
Ci
schiudiamo fino a ritrovare il calore umido delle nostre lingue, i
nostri sapori. Abbandono totale, gli occhi chiusi, catturare la
perfezione.
Un
bacio così desiderato, un bacio così voluto. Un bacio, un bisogno
immenso di darlo.
Le
sue labbra così morbide si aprono e mi fanno strada al suo interno,
non lo lascerò più andare. Giochiamo lentamente con le lingue che
si riscoprono, la sensazione intatta di sempre, il nodo sale, tutto
esplode.
Le
lacrime riscaldano le mie guance ed è un bacio che sa di salato e di
gioia.
Stiamo
piangendo.
Lasciamo
le nostre mani per prenderci i visi a vicenda, stringerci, tenerci,
trattenerci, farci nostri.
Indivisibili,
ecco il paradiso raggiunto, ecco il nostro paradiso.
Ci
eravamo persi, non lo lasceremo più.
Hai
la conferma d'aver fatto la cosa giusta quando dopo esserti privato
di ciò che conta, torni a riaverlo. Quella sensazione che provi in
quel momento non la scorderai mai. Mai.
Vita.
Perfezione. Gioia.
Quando
ci separiamo le mani non vogliono saperne di lasciarci andare,
manteniamo gli occhi chiusi e la grandezza di quel che provo lo tengo
stretto in me, stretto come la cosa più preziosa.
-
Volevo venire stanotte, salire in camera tua, baciarti e fare l'amore
con te. - Sorrido dolcemente.
-
Immagino ti abbia fermato la presenza di Carol! - Anche lui sorride
allentando la tensione.
-
Non puoi farmi una canzone simile e impedirmi di reagire subito
appena la sento! Sai che notte ho passato nell'ascoltarla e
riascoltarla e piangere ogni volta? - Il cuore si apre, è una
sensazione particolare che non so bene descrivere se non in questo
modo.
Si
apre il petto.
-
Ti è piaciuta? - Sollievo.
Lui
apre gli occhi e mi guarda, torniamo a vederci, siamo vicini e siamo
scossi, gli occhi ancora lucidi, ci stiamo asciugando le lacrime a
vicenda.
-
Come puoi dubitare? È stupenda! Mi hai spezzato e ricomposto...
io... io non sono in grado di scrivere cose così belle, specie di
cantare, sono stonato come una campana, altrimenti ti avrei risposto.
Però non sono così profondo e poetico. Però... però posso farti
sentire quello che provo. Te lo posso trasmettere comunque... -
Smette di parlare, prova a trovare le parole o i gesti, mi stringe le
mani sul viso e mi trasmette una forte scarica elettrica per quanto è
forte quello che prova. - E' così grande... così grande quello che
mi hai trasmesso con quelle parole... così immenso... che pensavo di
scoppiare... solo ora mi sento meglio, ora che ti ho fra le mani.
Riky giuro che qualunque cosa dirai e farai, qualunque cosa
succederà, lo giuro... non ti lascerò mai andare, mai. Non finirà
mai fra noi. Non smetterò mai di amarti. Non siamo destinati a
lasciarci. Mi senti? Qualunque ostacolo, qualunque. Sul serio. Lo
salteremo insieme. Non importa cosa. Se ci trasferiranno di squadra,
se avremo infortuni, se a calcio sarà un disastro, se sapranno di
noi, se il mondo ci scoprirà, se avremo tutto contro... noi andremo
avanti uno in funzione dell'altro, insieme, sempre. Non esiste un
modo in cui questo smetterà. Non siamo sbagliati, quello che
proviamo non è sbagliato. Non va cambiato. Va solo vissuto. Ti amo,
Riky. Ti amo da star male, ma è un bel male. Ti amo. -
Nel
ripeterlo di nuovo e di nuovo, torno a piangere, lui sorride e preme
le labbra sulle mie, stiamo fermi così a cercare di calmare questa
grandezza che abbiamo.
Non
voglio niente altro, è sufficiente così. Ora ho di nuovo tutto,
affronterò ogni cosa. Va bene così. Va benissimo così.
Perfezione.”