*Ecco
il nuovo capitolo. Qua siamo a gennaio-febbraio 2011, è un periodo
sempre difficile dal punto di vista del calcio per Riky, ma la cosa
positiva è che a livello personale il piccolo brasiliano è cresciuto e
nonostante viva le cose sempre con devasto da bravo emotivo, non fa più
gli errori di prima ma si aggrappa a Cris, il suo prezioso ed unico
angelo custode. Che gli ha fatto da angelo custode non me lo sono
inventata, è storia. Chi li ha seguiti bene e con cura come ho fatto
io, se ne sarà accorto da sé. Comunque... beh, il prossimo capitolo
prosegue con questa fase, una sorta di ultimo grande scoglio per Riky
che, superata questa, riuscirà ad arrivare a quello che conosciamo ora.
La strada per la maturazione è lunga e difficile, ma non impossibile.
Pubblicherò martedì. Buona lettura. Baci Akane*
CAPITOLO
XCVII:
ISTINTO
DI PROTEZIONE
“Pensavo
d'aver superato il peggio, pensavo che ormai il brutto fosse passato
e che ora la strada fosse solo in discesa. Povero illuso, come mi
sbagliavo.
Mi
siedo sul bordo del mio letto mentre inghiotto a vuoto, il mento mi
trema ed è una sensazione davvero orribile, mi si stringe lo
stomaco, potrei vomitare.
Ho
freddo, ho un grandissimo freddo. Fisso sbalordito davanti a me, nel
vuoto, come se fossi ancora davanti a lui.
Che
sguardo che aveva, che espressione. Quello non era lui, non lo era.
Pensavo
d'aver visto tutto di Riky, ma come sempre mi sbagliavo.
Forse
per poter dire che siamo arrivati e che staremo insieme per tutta la
vita, dobbiamo vedere davvero tutto uno dell'altro. Lui ha già visto
tutto di me, ma a me, evidentemente, mancano delle cose.
Cose
come queste.
Mi
faccio scivolare giù dal letto, mi inginocchio e mi giro appoggiando
i gomiti al materasso, mi copro il viso con le mani che poi congiungo
sulle labbra serrate e tremanti, chiudo gli occhi, li riapro, guardo
in alto, respiro a fondo.
Dio,
ti sto pregando come mia madre mi ha insegnato a fare quando non so
più come fare e come uscirne.
Non
ti chiedo miracoli o risoluzioni a problemi gravi, ti chiedo solo di
darmi la forza di affrontare anche questo, la forza di aiutare Riky.
Ancora
una volta.
Dammi
questa forza. Aiutami ad aiutarlo.
Non
mollerò mai, in ogni caso, per cui aiutami a farcela perchè ho
paura di non essere sufficiente. Quello che potevo l'ho già dato e
sembra non bastare, non so se ne ho ancora, ho paura di no, ma tu
dammene. Dammene ancora.
Perchè
per me lui è troppo importante.
Con
questo premo il viso contro il piumino e mi mordo il labbro
contraendo il volto in una smorfia di rabbia.
Perchè
sempre a lui?
Perchè
lo deve pagare solo lui lo scotto?
Siamo
qua insieme, ci siamo messi insieme ed è per questo che a calcio non
gli può andare bene e basta. Ma non capisco perchè solo a lui.
Non
è Dio, non è un punitore come tutti gli ignoranti pensano.
Dio
ci ha fatti nascere e ci sostiene, non può vivere al posto nostro,
non funziona così.
Però
è la vita che dà il conto e non capisco perchè cazzo lo debba dare
solo a lui, perchè sempre solo a lui?
Prima
o poi mollerà, me lo sento.
Lui
resiste, ma questa volta... questa volta l'ho visto così male... Dio
Santo, così disilluso. Come che non ci credesse più.
Mi
ha spaventato, mi ha lasciato dentro un terrore ed un angoscia che
non ho saputo cosa fare se non abbracciarlo e dirgli che non era così
come pensava.
Mi
alzo e con uno scatto nervoso che tenta di non farmi scoppiare le
coronarie, butto giù tutto quello che c'era sul comò. Il rumore si
dissolve in breve e restano una serie di oggetti rotti e sparsi per
terra ed io che guardo con i pugni stretti, getto la testa
all'indietro ed urlo di rabbia, sfogando tutto quello che per questi
mesi ho trattenuto od ho sfogato in altre maniere.
Una
rabbia contro la vita che si accanisce con lui, lui così in gamba,
così a posto, che non ha scelto di venire qua.
Perchè,
perchè diavolo non poteva essere felice qua a Madrid? Perchè non
poteva avere una carriera giusta per lui e per il suo talento? Perchè
non poteva continuare a volare con me come volevamo?
Lui
non ha mai chiesto niente, tanto meno di andarsene da Milano ed
ora... ora...
stringo
gli occhi e do un altro calcio rabbioso alla sedia che si ribalta,
poi mi siedo sul letto e mi prendo il viso con le mani ricordando
quello che è successo.
***
Riky
è strano, lo capisco al volo quando ha qualcosa che non va. Ormai lo
conosco meglio di me stesso.
Mi
avvicino a lui in campo e lo guardo come un mastino chiedendogli cosa
abbia, abbiamo appena finito il riscaldamento insieme e lui ha quella
sua faccia da 'qualcosa non va'.
Lui
fa un piccolo broncio ma non infantile, è di quei bronci seri.
Guarda
in basso, il suo ginocchio, e penso che lo dica per la prima volta in
quel momento.
-
Qualcosa non va al ginocchio... - Corrugo subito le sopracciglia,
rallento il passo e visto che lui non si ferma ma continua, gli metto
la mano sul braccio e lo blocco. Guarda ancora giù con aria incerta
e preoccupata, la sua cupezza cresce ed ormai è libera di mostrarsi,
si riflette nella mia.
-
Sei sicuro? Magari hai messo male... - Riky scuote il capo sicuro.
-
Non è la caviglia, è proprio il ginocchio operato! - Specifica
seccato. Un brivido corre lungo la schiena, non riesco a pensare a
delle soluzioni veloci, però per qualche miracolo mi esce qualcosa:
-
Dai, vedrai che non è niente, vai a dirlo al mister e non sforzarti.
Fatti vedere subito. -
Però
negli spogliatoi, quando finisco, lui è rivestito e sta per andare,
lo trattengo e gli chiedo cosa gli hanno detto. Lui fa ancora quella
faccia poco convinta, quella faccia di chi sa da solo di cosa si
tratta.
-
Che non è niente, sono le mie paure di non essere guarito, che però
devo stare tranquillo che altrimenti diventa psicosomatico. Dicono
che l'operazione è andata benissimo e che sono guarito! - Però non
ci crede quando lo dice ed io torno a sentire quel brivido, perchè
il suo sguardo è spento e continua a diventare di nuovo buio. Basta.
Basta non ce la faccio più. Non può essere ancora!
-
Tu cosa dici? Pensi che abbiano ragione? - Non so nemmeno cosa
sarebbe meglio, se è psicosomatico come lo faccio uscire?
Lo
posso risolvere?
Riky
scuote la testa deciso e alza le spalle con amarezza:
-
So che cosa ho sentito! È stata una fitta e poi per tutto il tempo
mi è rimasto un fastidio costante! Non c'è sempre però c'è! Non è
psicosomatico! - Con questo scuote la testa e se ne va senza
aspettarmi.
È
questo che mi spaventa tanto e che mi fa avere quella reazione.
Io
gli credo, ci credo che l'abbia sentito e che abbia ancora problemi
al ginocchio, ma magari non è così grave come pensa, forse è un
residuo normale. Quello che mi spaventa è questo.
Si
chiude e se ne va, mi taglia fuori. Non sta qua ad aspettarmi per
stare un'oretta a casa con me come sempre dopo gli allenamenti.
Forse
sono paranoico, voglio sperare sia così, ma mi sa tanto che questo è
il preludio a qualcosa di brutto, tanto per cambiare.
In
macchina provo a chiamarlo e lui non risponde, così gli scrivo.
'Come
stai? Non passi da me?'
Riky
non mi risponde.
La
sensazione cresce, anche se non è grave lui la ingigantisce e non
conta quanto grave è davvero, conta il modo in cui lui la vive.
'Riky
non fasciarti la testa prima di romperla. Se loro ti hanno detto di
stare tranquillo, fidati!' Non posso far altro che scrivergli, ma
visto che non risponde, una volta a casa mi ribello all'idea che
davvero non mi parli e vado da lui.
Carol
mi apre ed ha quell'espressione da 'è di nuovo in quel periodo'.
Sembra
che abbia il ciclo mestruale! Se fosse una donna sul serio sarebbe un
dramma!
-
Cris, dimmi la verità! - Fa subito Carol sapendo perchè sono qua. È
seria e contrariata e mi fa venire un colpo, per un momento penso che
abbia capito di noi! - E' davvero come la mette lui? No perchè lo
conosco e so che tende ad ingigantire tutto e a vivere ogni più
piccola sciocchezza come fossa la più grave! È così? - Spera che
gli dia conferma ed in effetti, ora come ora, penso sia così. Ma
qualcosa mi spinge a mettere le mani avanti.
-
Non so Carol... lui è sicuro, i medici hanno detto che è
psicosomatico e che sta bene. Quindi... non so cosa dirti. -
Lei
stringe le labbra e abbassa le spalle che aveva tenute alte.
-
Si è chiuso nella sua stanza, Luca è nervosissimo e non riesco ad
avvicinarlo nemmeno io. - Riky sembra un angelo perfetto e loro la
coppia che tutti sognano di essere.
Come
ingannano le apparenze.
C'è
sempre qualcosa oltre la superficie. Sempre.
Stringo
le labbra dispiaciuto, consapevole che sta dicendo la verità.
-
Mi dispiace, provo a parlarci. - Lei annuisce e mi fa entrare.
Quando
arrivo nella sua stanza apro senza annunciarmi, poi mi chiudo dentro
a chiave. Non entrano senza bussare e se Riky dice di lasciarlo solo
non insistono, però non si può mai sapere.
Penso
che abbia voluto questa camera privata proprio per noi due, per le
volte in cui capita che stiamo qua invece che al sicuro da me.
Lui
è nel divano, steso, e fissa il soffitto. Credo stia parlando
mentalmente con Dio, ha quella tipica espressione.
Non
dà cenni di notarmi, ma so che mi ha visto. Mi siedo silenzioso nel
divano alzandogli le gambe e mettendomele sopra, lui si lascia fare,
ma non mi parla, così io, dopo un po' che il silenzio regna sovrano,
mi faccio avanti cercando di essere delicato. Mentre gli carezzo i
polpacci e risalgo sulle ginocchia, quello che gli fa male. O che
dice che gli fa male.
-
Non pensare di essere solo contro il mondo. - Dico piano. Lo conosco
e so che ora come ora il suo pensiero è questo, poi passerà al
'sono un giocatore finito'.
Non
mi delude ed infatti risponde subito appena lo dico. Ma non si aizza,
rimane magio e abbattuto, parla molto piano continuando a guardare in
alto.
-
So che cosa sento, Cris. So cosa provo. So cosa dico. Non me lo sto
inventando. Non me lo sto creando. Non è psicosomatico. È reale. -
Sospiro.
Lui ha una paura indicibile di avere la carriera finita, per cui ad
ogni minimo segno fisico pensa che sia la morte ed è normale che
senta più male di quel che ha.
Però
guai se glielo dico. È la fine.
-
Ti credo, Riky. - Dico piano continuando a guardarlo e a carezzarlo
leggero sulle gambe, aspetto che mi ricambi e finalmente lo fa.
Scende con gli occhi sui miei e mi sento meglio, penso che anche lui
si senta meglio ma non è meno buio e preoccupato.
È
così giù. Non è arrabbiato o negativo come le altre volte, non
so... è diverso.
Lo
vedo spento. Senza spirito combattivo. Senza niente che lo alimenti
né in positivo né in negativo.
In
questi momenti è come se perdesse la fede, anche se non in Dio, ma
in tutto il resto. Nella sua filosofia di vita ottimistica, nella sua
positività, nella sua solarità... è come se non credesse più
nella vita. Però ora è molto più forte delle altre volte.
Non
ha nemmeno voglia di spiegarsi, di far valere le sue ragioni.
Avevo
paura che mi allontanasse di nuovo ma lo capisco da come si alza,
tira giù le gambe e appoggia la testa al loro posto, sulle mie
cosce.
Lo
carezzo sorpreso, le dita fra i capelli glieli scompigliano
dolcemente. Adoro toccarglieli. Sono così sottili, morbidi.
-
Ho davvero male. Ancora. E se nessuno mi crede cosa posso fare?
Continuo a giocare lo stesso e magari peggioro come quest'estate? Ho
fatto così l'anno scorso... e guarda come sono finito... ma se... ma
se i medici... -
Mi
si stringe il cuore, è abbattuto, è come se si sentisse sconfitto e
mi spaventa. Non mi allontana, mi cerca, si aggrappa a me, si sente
affondare ed io lo percepisco chiaramente come percepisco tutto il
resto.
L'angoscia
mi sale dentro, la paura che stia male, ancora. Che forse non ne esca
nonostante me. Nonostante mi tenga con sé e si faccia aiutare.
Ma
come posso aiutarlo?
E
se non ho quel potere?
Mi
sembra di impazzire, per un momento non respiro, stringo gli occhi
forte. Non voglio che mi senta nel panico. Controllati Cris,
dannazione. Sei qua per sostenerlo. Sii forte. Cresci, dannazione,
cresci!
Prendo
respiro e continuo a carezzarlo, i suoi capelli mi calmano il
necessario e riesco a parlare calmo.
-
Intanto richiedi un secondo parere medico e senti cosa ti dicono. E
poi parlane col mister. Con José si può parlare, tutti vanno da
lui, è aperto, disponibile, si interessa... vedrai che ti può
aiutare. Mi chiedeva sempre di te quando sapeva che eravamo tornati
insieme e facevi la riabilitazione. - Questo è vero e spero di
convincerlo, deve accettare anche altri aiuti, non si deve chiudere
così tanto. Che ora si aggrappi a me è un progresso
importantissimo, ma ho il terrore di non essere sufficiente.
-
Lo farò... - Mormora piano, ma è ancora così giù, così
sconfitto, così... così perso... la paura che non ci creda, che
macini che sia finito, che si convinca di nuovo.
È
mentale. Può esserci veramente qualche problema fisico, ma è vero
che lui lo ingigantisce e lo aggrava con le sue paure. Se mentalmente
si concentra solo sulla guarigione e si convince che non è niente,
guarisce prima.
Ma
non so come farglielo capire.
Non
è il momento di dirgli nulla, per prima cosa dobbiamo avere delle
conferme definitive sulle sue condizioni.
Cerco
di essere pragmatico finchè sono qua con lui e non so come faccio a
rimanere tanto in me e fermo, così calmo e sicuro.
Quando
me ne vado sta un pochino meglio, ma il modo in cui mi bacia è
perso, non è più lui, non ci sta credendo.
Si
tiene a me come se ormai fossi l'unica cosa che gli è rimasta ed io
ho paura di non essere abbastanza.
Carol
mi ringrazia sulla porta quando mi accompagna, perchè ora comunque
sta meglio e Luca è meno nervoso quando va ad abbracciarlo.
Le
sussurro che deve assicurarsi sulle proprie condizioni prima di
qualunque cose e lei annuisce.
Non
ci diciamo altro, ma mi sento suo complice in questo momento
delicato, perchè entrambi lo conosciamo bene e sappiamo cosa
succederà.
Riky
ha fatto dei progressi enormi da quando l'ho conosciuto e parliamo di
un arco di tre annetti completi, possiamo dire. Però ha ancora molta
strada da fare.
Come
io, eh?
Però
lui... quando va così a fondo... ho sempre il terrore di non poterlo
aiutare. Questa volta almeno non mi allontana, è un miracolo, ha
imparato dall'ultima che sono il solo senso positivo della sua vita,
in ogni momento delicato ed oscuro.
Le
sue parole non le scorderò mai.
Devo
essere la sua luce.
Lo
sarò. Lo sarò a tutti i costi.
Una
volta a casa, però, è il mio turno.
E
se ha ragione? E se è davvero una ricaduta del ginocchio? Quanto
affonderà ancora?
Si
convincerà di essere finito ed io... io sarò in grado di aiutarlo?
Non
faccio che chiedermelo e non ho risposte, solo paure.
Poi
un moto di rabbia.
Perchè
sempre lui?
Perchè?
Non
può capitare qualcosa a me?
Non
ha già dato abbastanza?
Ha
anche lasciato la squadra che non voleva lasciare, lui ha sempre
considerato il Milan casa sua, continua a seguirlo, sente i suoi
amici di là, quando ci sono occasioni li rivede... ha instaurato
amicizie anche qua, ma fa così tanta fatica a calcio per colpa della
sua salute che ho paura possa mollare sul serio.
Perchè
questo calvario per lui?
Perchè?
Non
ho davvero il potere di aiutarlo in qualche modo?
Come
posso? Come?
Dio...
torno a Te... dammela, quella forza. La forza di saperlo aiutare. Ti
prego. È la cosa che conta più di tutti. Ti prego.
Ti
prego.
Lasciatelo
in pace.
Vuole
richiedere un consulto di un medico che conosce lui, di fiducia e di
famiglia, ma siccome sta a San Paolo deve aspettare di poterci andare
o che venga. Dal momento che questa sua richiesta viene vista come un
segno di sfiducia verso il club e lo staff, partono le polemiche
contro di lui che non aiutano.
Odio
queste cose.
Maledetti,
prendetevela con me come sempre, perchè lui?
Non
ha fatto niente! Che ne sapete, tutti?
Sono
sempre più nervoso ed in campo Riky continua ad essere schierato, il
mister dice che ha solo bisogno di riacquistare fiducia in sé stesso
e che per primi devono essere i compagni a dargliela, però nessuno
si fida, tutti lo vedono cupo, buio, perso, sfiduciato. Non è il
Riky che conoscevano, non l'avevano mai visto così fino ad ora e non
gli passano la palla. Non corre nemmeno molto, in effetti le poche
volte che ha la palla è estremamente impreciso e lento, non sembra
nemmeno lui.
Mi
piace che José lo schieri lo stesso ed insista e che vada contro i
media per difendere questa sua scelta.
Gli
chiedono perchè continui a schierare Riky e se è vero che sta
ancora male e che ha richiesto un secondo consulto medico, però José
può solo difendere le parole del nostro staff medico e dire che Riky
sta bene e che ha solo un comprensibile blocco mentale che verrà
superato, deve solo ritrovare la fiducia.
Io
ripeto a Riky che il mister si fida e che mi fido anche io, ma lui
scuote la testa sconfitto in partenza, non ci crede, è sempre più
spento giorno dopo giorno.
-
Sono io che non credo in me, Cris. Perchè non mi sento alla mia
altezza, figurati a quella di tutti gli altri! So che quando ho la
palla non faccio bene, me ne rendo conto! Vorrei fare delle cose che
non riesco e... e il fatto che tutti pensino che sono io che non vado
e che non è il ginocchio... come possono pensare che mi sto
inventando la scusa del ginocchio per giustificare il mio calo? - Mi
paralizzo a questo discorso che abbiamo mentre ci prepariamo per la
partita di stasera.
-
Come fai a dirlo? Chi hai sentito? - mi irrigidisco e mi incupisco
peggio di lui che ride amaro.
-
Dai Cris, non sono scemo. Sento le voci, eh? Fra i tifosi, i media...
e forse anche alcuni compagni! - Esclama alla fine.
Impallidisco
mentre lo fisso e mi fermo, lui fa altrettanto e si gira a guardarmi
allargando le braccia con un gesto di stizza non suo.
Lui
che parla male dei suoi compagni?! Credo che sia la prima volta in
assoluto!
-
Sei paranoico! - Forse non dovevo dirlo. Si inalbera ma è positivo e
per un momento penso che vada bene se lo stuzzico così.
-
Grazie, è proprio quello che mi serve! So quello che dico, non sono
scemo, ti dico! Tu mi tieni sotto una campana di vetro e mi dici che
non è niente e che va tutto bene, ma non è così e non serve a
nulla! - Improvvisamente penso che abbia ragione e che è vero.
Se
Dio parla attraverso lui -ed in generale le persone che ci
circondano- in questo momento mi sta dicendo una cosa davvero
essenziale, così cambio drasticamente metodo e modo e lo punto col
dito secco, schietto e col piede di guerra. Tutt'altra cosa da prima,
scoraggiato ed incerto com'ero. Spaventato all'idea di sbagliare.
Vaffanculo!
-
Ok allora sai cosa penso? Che sei paranoico sul serio! È vero che i
media e i tifosi del cazzo pensano che tu accampi scuse come il
ginocchio per giustificare un tuo calo di gioco, ma loro non sanno un
cazzo e non te ne deve importare! Quante cose dicono di me? Li senti
i cori in campo? 'Cristiano frocio!' 'Cristiano figlio di puttana!'
li senti? E cosa faccio, io? Ci credo? Mi abbatto? Mi angoscio? No,
vado in campo e segno e poi esulto proprio sotto quelli lì che mi
chiamano frocio! È così che devi fare tu! - Questa mia alzata di
voce concitata ed improvvisa lo lascia senza parole e mi guarda così,
con occhi spalancati, senza parole, a bocca aperta. Così continuo
sempre puntandolo col dito, è una mia mania tipica di quando sono
furioso.
-
E riguardo ai tuoi compagni, togliti dalla testa che pensino quelle
cose! Nessuno sa la verità, che problema tu abbia. Ora come ora
abbiamo solo la parola dei medici che han detto che stai bene e che
il tuo è solo un blocco mentale. E tu che sei spento, disilluso,
scontento. Uno zombie! Cosa possono pensare? Che un blocco mentale ci
sia a prescindere da quello fisico! È come se tu non credessi più
in te stesso, di potercela fare, di poterne uscire! Sei negativo!
Come possono passarti la palla? - Però ottengo l'effetto opposto e
lui scuote la testa andandosene senza dire niente. Abbasso le braccia
di scatto sconfitto, non ce la faccio più. Però quando penso di non
avere più carte da giocare, lui torna a girarsi verso di me, torna
davanti e fissandomi battagliero mi fa la domanda che gli stava tanto
sull'anima e che non osava farmi.
Almeno
la butta fuori, è un altro progresso.
-A
nche tu? Anche tu non vuoi passarmi la palla come gli altri perchè
pensi che sia bloccato mentalmente? -
Raddrizzo
il collo e la testa e per un momento vorrei prenderlo a sberle. Non
lo faccio perchè piuttosto mi sego una gamba, ma mi accendo e
fortuna che siamo in una zona protetta, siamo fuori dagli spogliatoi,
ma non ci sono media o seccatori di alcun tipo, così possiamo
discutere senza orecchi se non i nostri compagni che sicuramente
sentono. Non me ne fotte.
-
Se pensi che io sia come gli altri, se pensi questo dopo quello che
abbiamo passato, che ho fatto per poter stare con te, per arrivare a
te... se tu pensi questo io non ho proprio altro da dirti,
dannazione! -
Qua,
acceso come una bomba atomica in procinto di investire tutto e
lasciar terra bruciata attorno, mi giro prima di pentirmi davvero di
qualcosa. Quando sono così fuori di me devo sbollirmi o faccio danni
stratosferici.
A
questo punto di solito c'è la rottura. Lui mi lascia andare,
litighiamo, non ci parliamo e poi succede qualcosa, presto o tardi,
che ci riappacifica. Preso male com'è sarà tardi.
L'idea
che siamo ancora lì, ancora a quel maledetto punto che pensavo
d'aver superato, mi manda in bestia, vorrei rompere tutto.
Ma
mi acchiappa il braccio, mi tira e mi trascina dentro ad una stanza,
è un bagno di servizio, ovvero per lo staff e la security dello
stadio.
Chiude
a chiave e sbatte la mano contro la porta, è arrabbiato.
Dio
sia lodato, l'ho fatto arrabbiare e non mi ha cacciato. Per ora.
Forse
lo fa ora.
Aspetto
che dica qualcosa.
-
Non mi puoi lasciare solo ora! Non mi puoi abbandonare proprio ora!
Tu sei il solo che creda in me! Nemmeno io ci credo più! Tu... solo
tu credi in me ancora... e non mi puoi abbandonare! Hai capito? Non
voltarmi mai più le spalle perchè... perchè io sto mollando, tutti
stanno mollando... e se molli anche tu io... io non ce la faccio sul
serio... - A questo punto da furioso che era -evento unico e raro- si
mette a tremare ed esitare e sta per piangere. Capisco che questo suo
grido d'aiuto è il più grande passo in avanti che potesse fare. Mi
chiede di stargli accanto, di continuare a credere in lui, di
aiutarlo e di non lasciarlo. Non l'aveva mai fatto, faceva tutto
l'opposto per cavarsela da solo, per non ferirmi.
Ed
ora è qua ad impormi di non abbandonarlo.
Lo
abbraccio di slancio, lo stringo fortissimo e gli tolgo il fiato
mettendogli una mano nella nuca, fra i capelli che stringo nel pugno.
Nascondo il suo viso nel mio collo, il suo rifugio. Sta qua con me,
sta qua così, si tiene, si lascia soffocare e sta meglio, anche se
trema ed è terrorizzato.
-
Non mollerò mai la presa! Mai. Ti passerò sempre la palla, anche a
costo di essere il solo. Capito? Anche a costo di andare contro tutto
e tutti e di sbagliare insieme a te. Saremo in due. Farò tutto
quello che è in mio potere per aiutarti. Tu seguimi sempre,
ascoltami e vedrai che andrà tutto bene. Ne usciremo insieme.
Vedrai. - Annuisce e non si stacca da me.
Spero
d'avere questo potere.
Spero
che Dio me l'abbia dato.
Ma
i progressi che ha fatto li vedo, sono tangibili. Devo solo avere
pazienza. Ne farà altri.
Ne
farà altri.
In
campo succede quello che avevo previsto e che di partita in partita
si verifica sempre più.
Gli
altri non gli passano la palla, sono quasi ormai il solo a farlo e
questo porta maggior sfiducia in Riky che gioca peggio di quel che
farebbe.
È
lento e pesante e sbaglia molto, nonostante questo io insisto ed
insisto e lo incoraggio. Lo faccio anche davanti a tutti, mille
tifosi, tutti i nostri compagni, le telecamere. Non me ne frega un
cazzo. Non smetterò mai. E vado da lui, gli metto le mani sulle
spalle e lui così sconfitto, così abbattuto. È lì che mi fissa
sfinito e non ci crede, ma io lo guardo sicuro, incoraggiante,
stringo la presa sulle spalle e gli dico:
-
Fidati di me. - E lui annuisce.
Vorrebbe
dirmi se ha senso, vorrebbe dirmi qualcosa, ma cosa dire? Cosa fare?
Non
sa nemmeno lui... per cui si affida alla sola persona che in questo
momento conta per lui.
Io.
Non
si fida di sé, di nessuno, di niente, non ci crede però crede in
me, si fida di me. Così annuisce e mi segue e continua e ci prova.
Quanto meno ci prova.
Ma
non ce la fa, non ne esce.
Il
tunnel per lui è sempre più aperto.
Dalla
porta Iker grida ed incita tutti, ma è chiaro che sono messaggi per
lui perchè è il solo che gioca male.
I
cronisti ed i media dicono sempre che giochiamo in dieci e che non ha
senso tenere Riky e che José è un folle ad inserirlo tanto. Però
sono convinto come lui che ha ragione, che deve insistere.
Sempre
che invece non sia davvero un blocco fisico.
Se
il suo ginocchio non è psicosomatico ma vero?
Tremo
all'idea che in realtà io non sappia ciò che faccio e che stia
sbagliando tutto. Tremo.
Ed
alla fine mi decido a parlarne con José, cioè sul serio e a
chiedergli consiglio.
Ho
provato ad affrontarla da solo, come ritenevo giusto, ma qua ho paura
che mi stia sfuggendo tutto di mano. Non riesco più a capire con
certezza cosa sia giusto, cosa sia meglio. Mi serve un punto di vista
affidabile e oggettivamente giusto. Mi viene in mente solo il mister.
Riky
era ancora molto giù perchè non è andata bene, io sono stato
positivo e tranquillo come sempre, non mi mostro confuso e spaventato
anche se lo sono. Guai se mi ci faccio vedere così, non posso.
Però
mi sto sentendo perso.
Questa
cosa è più grande di me.
Non
posso andare a casa a dormire con questo peso, non dormirei. Così
chiedo al mister se posso parlargli subito e lui mi dice se mi va
bene una cena insieme che sta morendo di fame.
Io
annuisco e ci ritroviamo da me.
Mi
aveva invitato da lui, ma c'è la sua famiglia e queste cose sono
davvero private, preferisco essere solo con lui.
Ordiniamo
qualcosa e ci sistemiamo sul divano a sorseggiare un aperitivo
analcolico perchè non ho niente in casa se non the, succhi, coca
cola e lemon soda.
Lui
sicuramente sa di cosa gli voglio parlare, mi sento così pesante,
preoccupato e angosciato che respiro anche male.
Mi
mangio tutte le unghie come un ossesso e prima di arrivare alla carne
viva, affronta per primo il discorso. Schietto e diretto come sempre.
Mi piace per questo.
-
Senti, stai facendo bene con lui. - Appena lo dice un enorme peso mi
si toglie, anche se non ne sono convinto, cioè non sono convinto
abbia ragione.
-
Davvero? Perchè io non ne sono convinto! Cioè non capisco... e se
davvero ha problemi al ginocchio? E se sforzandolo come stiamo
facendo poi peggioriamo la cosa? - E' come aprire le cascate del
Niagara. Le parole mi escono a fiumi inarrestabili ed esterno tutte
le mie perplessità e le mie paure, in effetti non mi fermo più. -
Io penso che dimostrargli fiducia sia giusto, ma continua a non
andare bene. Dopo tutti questi tentativi si dovrebbe sbloccare se
fosse solo psicosomatico. Perchè in effetti i blocchi capitano a
tutti, specie se dopo un lungo periodo di infortunio. Lui poi è
molto emotivo. Mi aspettavo una cosa simile, ma non tale! Forse
davvero ha ancora problemi al ginocchio! È che i medici hanno detto
che... e poi non gli danno il permesso di un altro consulto e lui
gioca ed è così bloccato, ancora. Non mi ha allontanato come le
altre volte. Lui quando sta male la prima cosa che fa è isolarsi,
persino da me. Questa volta mi ha chiesto di aiutarlo, io faccio
quello che posso, lo incito, gli mostro fiducia, lo aiuto in campo,
lo distraggo in tutti i modi e non mi faccio vedere preoccupato, lo
scuoto anche... ma qualunque cosa faccio sembra non funzionare. Sto
facendo la cosa giusta? E se sul serio abbiamo sottovalutato il
problema e non c'entra con la testa? -
José
mi fissa sbalordito da tutte le parole che riesco a mettere insieme.
Il fatto che posso parlare in portoghese mi aiuta molto, in effetti.
Mi rendo conto che se continuo a parlare io, non può farlo lui.
Così
mi zittisco e lui fa uno strano movimento con la testa, come di
sollievo per poter ancora parlare.
-
Non avevo mai visto questo aspetto del tuo carattere! - E' sorpreso e
sdrammatizza con un po' di ironia che mi scioglie leggermente la
tensione, infatti mi distraggo brevemente.
-
Quale? -
-
Così tanto preoccupato per qualcuno... e così chiacchierone! -
Corrugo
la fronte e lo fisso incerto d'aver sentito proprio queste parole.
-
Sul serio? Ma se parlo continuamente con Marcelo, Pepe e Riky! - In
effetti non sto zitto un secondo, fra risa, pettegolezzi e scherzi
parlo un sacco!
Lui
ride pensandoci, ha una risata che mi spiazza.
-
Sì è vero, ma intendo chiacchiere vere. Quelle sono stronzate che
spari dalla mattina alla sera. Però questi sono discorsi seri! -
Circospetto
rispondo.
-
Mi stai dando del superficiale perchè fin'ora non mi hai mai sentito
parlare di cose serie? -
Lui
alza le mani in alto in segno di resa e fa quell'espressione ironica
e comica insieme da presa per il culo.
-
No che dici, non oserei mai! - Allora lo spingo ridendo ed è da un
po' che non ci riuscivo così bene.
-
Dai, anche se non mi senti dire cose serie, sono profondo. Solo che
mi risparmio nei momenti in cui serve davvero. -
-
E' per questo che tutti ti credono superficiale. - Dice poi semi
serio e semi ridendo. Dice quello che gli pare in un modo o
nell'altro. Però mi sta bene.
Stringo
le spalle per poi alzarle.
-
Lo so, ma non me ne frega. Che pensino quello che vogliono. Non mi
mostro per quel che sono davvero con chi non mi merita o non mi
conosce sul serio. Perchè dovrei parlare di cose profonde nelle
interviste? Capita che lo faccio se l'argomento lo richiede, quando
vado a trovare i bambini nelle case di cura sono serissimo, dipende
dalle circostanze, insomma. Per il resto sono una persona felice e
mostro la mia felicità. - Lui annuisce soddisfatto del mio discorso
che condivide.
-
Fai bene, è così che si deve fare. Non sei falso perchè ridere e
scherzare è un lato autentico di te. Solo che oltre a quello hai una
serie di lati che tieni per pochi eletti o pochi momenti che
meritano. Diciamo che il mondo conosce una sola parte di te. Che è
vera, ma non completa. Ci si deve risparmiare per momenti e persone
speciali, è quello che penso anche io. - Penso che in questo ci
somigliamo, lo osservo mentre sto seduto più rilassato e non in
punta.
La
cena arriva, rimaniamo in salotto a mangiare e dopo che addentiamo la
prima forchettata, torna serio e assorto e mi risponde.
-
Stai facendo bene con Riky. Non devi smettere. Gli parlerò io e
vediamo cosa esce dal colloquio. Hai ragione. Bisogna capire bene di
cosa si tratta. I blocchi succedono a tutti, ma di solito dopo un po'
di fiducia e di insistere dovrebbero andare via. Lui rimane bloccato,
dobbiamo capire perchè. Se fermandosi la sua testa lo convince che
guarisce, allora si fermerà. Se avere un secondo parere medico
esterno lo tranquillizza, lo farò autorizzare. Vediamo di aiutarlo,
questo bambino d'oro. - Questo mi alleggerisce di dieci chili e mi
tranquillizza, mi vede distendere le rughette del mio bellissimo viso
liscio e sorride. - Non preoccuparti, ho avuto a che fare con
momentacci di giocatori di ogni genere. Ne sono usciti. - Non ne sono
molto convinto, alcuni non ne escono e finisce che ne parliamo per un
po' con molta serenità ed onestà. Evito accuratamente l'argomento
delicato di Shevchenko, non mi sembra saggio.
Certe
cose vanno lasciate con l'alone di mistero in cui sono.
-
Sheva era diverso. - Dice poi dopo cena, sempre continuando con
l'argomento. Mi legge nel pensiero? Lo guardo stupito, ma l'ascolto
interessato. - Lui soffriva di mal di Milan. Un po' quello che è
capitato all'inizio a Riky, no? - Me lo sta chiedendo?
Stringo
le spalle.
-
Un po' sì però lui in quel periodo stava affrontando anche un altro
grandissimo cambiamento. Si stava scoprendo attratto ed innamorato di
me, per cui è stato un sovrapporsi di eventi nuovi e sconvolgenti. -
Dico senza andare nei dettagli, ma lui è attento e acuto.
-
So che siete molto legati, si vede subito e dall'interno è ancora
più chiaro. Per questo sono sicuro che riuscirai ad aiutarlo, è un
bene che si fidi più di te che di sé stesso. Tu non devi
impensierirti. Non metterti in testa che stai sbagliando o che in
qualche modo sia colpa tua. Stai facendo bene e non distrarti dal tuo
compito di giocatore. Mi raccomando. Abbiamo una carenza da paura.
Gonzalo sta recuperando, Riky è così, Karim gioca come un gatto
addormentato invece che una tigre... - L'argomento Karim mi fa
scattare sull'attenti involontariamente, ma sono bravo a
controllarmi.
Allora.
La
cosa qua è strana e ce ne stiamo accorgendo tutti, anche chi non si
interessa al gossip del club.
Karim
aveva un qualcosa di sesso in amicizia con Gonzalo l'anno scorso. Ma
da quando è arrivato José si è messo a litigare tantissimo con lui
e con Gonzalo pare abbiano smesso di scopare.
Io
sono convinto che fra il mister e Karim ci sia tensione erotica e che
litighino con la scusa del calcio, ma che in realtà vogliano
scoparsi a sangue. Però coi caratteri di merda che si ritrovano, non
lo ammetteranno mai. Però penso siano in stallo.
Karim
è francese, chiuso e riservato, non ti fa capire che combina o chi
gli piace. Se mai gli piace qualcuno.
Si
trova bene con Mesut, per esempio, ma penso sia solo amicizia.
Però
io sono sicuro che fra lui ed il mister ci starebbe tanto di quel
sesso... però José, qua, è illeggibile. Lui sembra uno aperto che
si mette in piazza e dice quel che pensa, ma in realtà è selettivo
e non sempre dice tutto, anzi. Molte cose se le tiene per sé.
A
volte ho l'impressione che faccia buon viso a cattivo gioco. Del
resto ha faccia tosta. Non mi stupirebbe. È uno squalo in una vasca
di piranha. Non so chi sia peggio.
Lo
fisso attento ed insistente e lui torna a parlarmi del giocare
concentrati e di non preoccuparmi solo di Riky, che va bene che gli
passo la palla e lo aiuto in campo, ma ogni tanto devo anche segnare.
Io
ovviamente gliela passerò sempre, la palla, non me ne importa
niente. Però voglio dire... Karim?
-
Ma che problema pensi abbia Karim? L'anno scorso giocava meglio... -
Sono furbo, lo so.
Lui
si incupisce nettamente, è come se gli avessi pestato un callo,
quindi si alza subito, si stiracchia e si congeda.
-
E' tardi, meglio che vai a dormire. Domani ci parlo io con Riky e
vediamo che fare. Non pensarci troppo, stai andando bene, continua
senza pensieri. - mi aiuta molto l'idea che condivida un po' questa
mia battaglia quotidiana, ma Riky è un mio compito. Lo tirerò fuori
da dove è, non gli permetterò di abbattersi. Farò tutto quello che
è in mio potere, tutto.
E
comunque non mi ha risposto.
Domani
sentirò Karim, lo circuisco e lo obbligo a dirmi tutta la verità!
È
che è José il problema, il mafioso che non fa capire cosa pensa e
vuole. Karim me lo dice se glielo chiedo.
Storco
la bocca.
Comunque
va un po' meglio, lo devo ammettere.”
______________________
E'
vero che...
La
stagione 2010-2011 è stata definita da Riky la peggiore della sua
vita ed addirittura il suo periodo più brutto di tutta la vita,
considerando che per tre quarti di vita ha fatto calcio è normale.
In ogni caso poco tempo dopo il suo ritorno in campo, Riky ha
mostrato subito questo blocco ed è vero che lui accusava problemi al
ginocchio, ma i medici del club dicevano che non aveva niente per cui
han tutti pensato fosse psicologico. Mou è stato in gamba in quanto
lo difendeva sempre coi media e lo schierava sempre in campo dicendo
che aveva solo bisogno di giocare, spesso Riky era un fantasma ma lui
lo metteva sempre lo stesso. Ed è anche vero che lui, giocando male,
non era assistito dai suoi compagni che non gli davano mai la palla,
ma solo da Cris che non ha mai smesso di aiutarlo in campo e
dargliela anche a costo di evitare goal.
Ricordo
molto bene un articolo letto una volta finito quel periodo da incubo
dove parlava proprio di questa cosa fra i due. Cris era sempre stato
il solo a passargli costantemente la palla anche a costo di
rinunciare a dei goal. Finalmente poi una volta passato il periodo
brutto, Riky ha ricompensato Cris tornando al goal e alle giocate
geniali. Premetto che questo è avvenuto a fine stagione, nel mezzo
ne ha passate molte... per tutto quel periodo però Cris era il solo
a sostenerlo e a dargli la palla e questo l'hanno notato tutti!
Mou
era sempre uno con cui si poteva parlare molto.
Riky
ha poi richiesto un secondo consulto ed è venuto fuori che aveva
un'infiammazione al ginocchio operato.