*Ecco il nuovo capitolo. Qua siamo a gennaio-febbraio 2011, è un periodo sempre difficile dal punto di vista del calcio per Riky, ma la cosa positiva è che a livello personale il piccolo brasiliano è cresciuto e nonostante viva le cose sempre con devasto da bravo emotivo, non fa più gli errori di prima ma si aggrappa a Cris, il suo prezioso ed unico angelo custode. Che gli ha fatto da angelo custode non me lo sono inventata, è storia. Chi li ha seguiti bene e con cura come ho fatto io, se ne sarà accorto da sé. Comunque... beh, il prossimo capitolo prosegue con questa fase, una sorta di ultimo grande scoglio per Riky che, superata questa, riuscirà ad arrivare a quello che conosciamo ora. La strada per la maturazione è lunga e difficile, ma non impossibile. Pubblicherò martedì. Buona lettura. Baci Akane*

CAPITOLO XCVII:

ISTINTO DI PROTEZIONE



Pensavo d'aver superato il peggio, pensavo che ormai il brutto fosse passato e che ora la strada fosse solo in discesa. Povero illuso, come mi sbagliavo.
Mi siedo sul bordo del mio letto mentre inghiotto a vuoto, il mento mi trema ed è una sensazione davvero orribile, mi si stringe lo stomaco, potrei vomitare.
Ho freddo, ho un grandissimo freddo. Fisso sbalordito davanti a me, nel vuoto, come se fossi ancora davanti a lui.
Che sguardo che aveva, che espressione. Quello non era lui, non lo era.
Pensavo d'aver visto tutto di Riky, ma come sempre mi sbagliavo.
Forse per poter dire che siamo arrivati e che staremo insieme per tutta la vita, dobbiamo vedere davvero tutto uno dell'altro. Lui ha già visto tutto di me, ma a me, evidentemente, mancano delle cose.
Cose come queste.
Mi faccio scivolare giù dal letto, mi inginocchio e mi giro appoggiando i gomiti al materasso, mi copro il viso con le mani che poi congiungo sulle labbra serrate e tremanti, chiudo gli occhi, li riapro, guardo in alto, respiro a fondo.
Dio, ti sto pregando come mia madre mi ha insegnato a fare quando non so più come fare e come uscirne.
Non ti chiedo miracoli o risoluzioni a problemi gravi, ti chiedo solo di darmi la forza di affrontare anche questo, la forza di aiutare Riky.
Ancora una volta.
Dammi questa forza. Aiutami ad aiutarlo.
Non mollerò mai, in ogni caso, per cui aiutami a farcela perchè ho paura di non essere sufficiente. Quello che potevo l'ho già dato e sembra non bastare, non so se ne ho ancora, ho paura di no, ma tu dammene. Dammene ancora.
Perchè per me lui è troppo importante.
Con questo premo il viso contro il piumino e mi mordo il labbro contraendo il volto in una smorfia di rabbia.
Perchè sempre a lui?
Perchè lo deve pagare solo lui lo scotto?
Siamo qua insieme, ci siamo messi insieme ed è per questo che a calcio non gli può andare bene e basta. Ma non capisco perchè solo a lui.
Non è Dio, non è un punitore come tutti gli ignoranti pensano.
Dio ci ha fatti nascere e ci sostiene, non può vivere al posto nostro, non funziona così.
Però è la vita che dà il conto e non capisco perchè cazzo lo debba dare solo a lui, perchè sempre solo a lui?
Prima o poi mollerà, me lo sento.
Lui resiste, ma questa volta... questa volta l'ho visto così male... Dio Santo, così disilluso. Come che non ci credesse più.
Mi ha spaventato, mi ha lasciato dentro un terrore ed un angoscia che non ho saputo cosa fare se non abbracciarlo e dirgli che non era così come pensava.
Mi alzo e con uno scatto nervoso che tenta di non farmi scoppiare le coronarie, butto giù tutto quello che c'era sul comò. Il rumore si dissolve in breve e restano una serie di oggetti rotti e sparsi per terra ed io che guardo con i pugni stretti, getto la testa all'indietro ed urlo di rabbia, sfogando tutto quello che per questi mesi ho trattenuto od ho sfogato in altre maniere.
Una rabbia contro la vita che si accanisce con lui, lui così in gamba, così a posto, che non ha scelto di venire qua.
Perchè, perchè diavolo non poteva essere felice qua a Madrid? Perchè non poteva avere una carriera giusta per lui e per il suo talento? Perchè non poteva continuare a volare con me come volevamo?
Lui non ha mai chiesto niente, tanto meno di andarsene da Milano ed ora... ora...
stringo gli occhi e do un altro calcio rabbioso alla sedia che si ribalta, poi mi siedo sul letto e mi prendo il viso con le mani ricordando quello che è successo.

***

Riky è strano, lo capisco al volo quando ha qualcosa che non va. Ormai lo conosco meglio di me stesso.
Mi avvicino a lui in campo e lo guardo come un mastino chiedendogli cosa abbia, abbiamo appena finito il riscaldamento insieme e lui ha quella sua faccia da 'qualcosa non va'.
Lui fa un piccolo broncio ma non infantile, è di quei bronci seri.
Guarda in basso, il suo ginocchio, e penso che lo dica per la prima volta in quel momento.
- Qualcosa non va al ginocchio... - Corrugo subito le sopracciglia, rallento il passo e visto che lui non si ferma ma continua, gli metto la mano sul braccio e lo blocco. Guarda ancora giù con aria incerta e preoccupata, la sua cupezza cresce ed ormai è libera di mostrarsi, si riflette nella mia.
- Sei sicuro? Magari hai messo male... - Riky scuote il capo sicuro.
- Non è la caviglia, è proprio il ginocchio operato! - Specifica seccato. Un brivido corre lungo la schiena, non riesco a pensare a delle soluzioni veloci, però per qualche miracolo mi esce qualcosa:
- Dai, vedrai che non è niente, vai a dirlo al mister e non sforzarti. Fatti vedere subito. -
Però negli spogliatoi, quando finisco, lui è rivestito e sta per andare, lo trattengo e gli chiedo cosa gli hanno detto. Lui fa ancora quella faccia poco convinta, quella faccia di chi sa da solo di cosa si tratta.
- Che non è niente, sono le mie paure di non essere guarito, che però devo stare tranquillo che altrimenti diventa psicosomatico. Dicono che l'operazione è andata benissimo e che sono guarito! - Però non ci crede quando lo dice ed io torno a sentire quel brivido, perchè il suo sguardo è spento e continua a diventare di nuovo buio. Basta. Basta non ce la faccio più. Non può essere ancora!
- Tu cosa dici? Pensi che abbiano ragione? - Non so nemmeno cosa sarebbe meglio, se è psicosomatico come lo faccio uscire?
Lo posso risolvere?
Riky scuote la testa deciso e alza le spalle con amarezza:
- So che cosa ho sentito! È stata una fitta e poi per tutto il tempo mi è rimasto un fastidio costante! Non c'è sempre però c'è! Non è psicosomatico! - Con questo scuote la testa e se ne va senza aspettarmi.
È questo che mi spaventa tanto e che mi fa avere quella reazione.
Io gli credo, ci credo che l'abbia sentito e che abbia ancora problemi al ginocchio, ma magari non è così grave come pensa, forse è un residuo normale. Quello che mi spaventa è questo.
Si chiude e se ne va, mi taglia fuori. Non sta qua ad aspettarmi per stare un'oretta a casa con me come sempre dopo gli allenamenti.
Forse sono paranoico, voglio sperare sia così, ma mi sa tanto che questo è il preludio a qualcosa di brutto, tanto per cambiare.

In macchina provo a chiamarlo e lui non risponde, così gli scrivo.
'Come stai? Non passi da me?'
Riky non mi risponde.
La sensazione cresce, anche se non è grave lui la ingigantisce e non conta quanto grave è davvero, conta il modo in cui lui la vive.
'Riky non fasciarti la testa prima di romperla. Se loro ti hanno detto di stare tranquillo, fidati!' Non posso far altro che scrivergli, ma visto che non risponde, una volta a casa mi ribello all'idea che davvero non mi parli e vado da lui.
Carol mi apre ed ha quell'espressione da 'è di nuovo in quel periodo'.
Sembra che abbia il ciclo mestruale! Se fosse una donna sul serio sarebbe un dramma!
- Cris, dimmi la verità! - Fa subito Carol sapendo perchè sono qua. È seria e contrariata e mi fa venire un colpo, per un momento penso che abbia capito di noi! - E' davvero come la mette lui? No perchè lo conosco e so che tende ad ingigantire tutto e a vivere ogni più piccola sciocchezza come fossa la più grave! È così? - Spera che gli dia conferma ed in effetti, ora come ora, penso sia così. Ma qualcosa mi spinge a mettere le mani avanti.
- Non so Carol... lui è sicuro, i medici hanno detto che è psicosomatico e che sta bene. Quindi... non so cosa dirti. -
Lei stringe le labbra e abbassa le spalle che aveva tenute alte.
- Si è chiuso nella sua stanza, Luca è nervosissimo e non riesco ad avvicinarlo nemmeno io. - Riky sembra un angelo perfetto e loro la coppia che tutti sognano di essere.
Come ingannano le apparenze.
C'è sempre qualcosa oltre la superficie. Sempre.
Stringo le labbra dispiaciuto, consapevole che sta dicendo la verità.
- Mi dispiace, provo a parlarci. - Lei annuisce e mi fa entrare.

Quando arrivo nella sua stanza apro senza annunciarmi, poi mi chiudo dentro a chiave. Non entrano senza bussare e se Riky dice di lasciarlo solo non insistono, però non si può mai sapere.
Penso che abbia voluto questa camera privata proprio per noi due, per le volte in cui capita che stiamo qua invece che al sicuro da me.
Lui è nel divano, steso, e fissa il soffitto. Credo stia parlando mentalmente con Dio, ha quella tipica espressione.
Non dà cenni di notarmi, ma so che mi ha visto. Mi siedo silenzioso nel divano alzandogli le gambe e mettendomele sopra, lui si lascia fare, ma non mi parla, così io, dopo un po' che il silenzio regna sovrano, mi faccio avanti cercando di essere delicato. Mentre gli carezzo i polpacci e risalgo sulle ginocchia, quello che gli fa male. O che dice che gli fa male.
- Non pensare di essere solo contro il mondo. - Dico piano. Lo conosco e so che ora come ora il suo pensiero è questo, poi passerà al 'sono un giocatore finito'.
Non mi delude ed infatti risponde subito appena lo dico. Ma non si aizza, rimane magio e abbattuto, parla molto piano continuando a guardare in alto.
- So che cosa sento, Cris. So cosa provo. So cosa dico. Non me lo sto inventando. Non me lo sto creando. Non è psicosomatico. È reale. -
Sospiro. Lui ha una paura indicibile di avere la carriera finita, per cui ad ogni minimo segno fisico pensa che sia la morte ed è normale che senta più male di quel che ha.
Però guai se glielo dico. È la fine.
- Ti credo, Riky. - Dico piano continuando a guardarlo e a carezzarlo leggero sulle gambe, aspetto che mi ricambi e finalmente lo fa. Scende con gli occhi sui miei e mi sento meglio, penso che anche lui si senta meglio ma non è meno buio e preoccupato.
È così giù. Non è arrabbiato o negativo come le altre volte, non so... è diverso.
Lo vedo spento. Senza spirito combattivo. Senza niente che lo alimenti né in positivo né in negativo.
In questi momenti è come se perdesse la fede, anche se non in Dio, ma in tutto il resto. Nella sua filosofia di vita ottimistica, nella sua positività, nella sua solarità... è come se non credesse più nella vita. Però ora è molto più forte delle altre volte.
Non ha nemmeno voglia di spiegarsi, di far valere le sue ragioni.
Avevo paura che mi allontanasse di nuovo ma lo capisco da come si alza, tira giù le gambe e appoggia la testa al loro posto, sulle mie cosce.
Lo carezzo sorpreso, le dita fra i capelli glieli scompigliano dolcemente. Adoro toccarglieli. Sono così sottili, morbidi.
- Ho davvero male. Ancora. E se nessuno mi crede cosa posso fare? Continuo a giocare lo stesso e magari peggioro come quest'estate? Ho fatto così l'anno scorso... e guarda come sono finito... ma se... ma se i medici... -
Mi si stringe il cuore, è abbattuto, è come se si sentisse sconfitto e mi spaventa. Non mi allontana, mi cerca, si aggrappa a me, si sente affondare ed io lo percepisco chiaramente come percepisco tutto il resto.
L'angoscia mi sale dentro, la paura che stia male, ancora. Che forse non ne esca nonostante me. Nonostante mi tenga con sé e si faccia aiutare.
Ma come posso aiutarlo?
E se non ho quel potere?
Mi sembra di impazzire, per un momento non respiro, stringo gli occhi forte. Non voglio che mi senta nel panico. Controllati Cris, dannazione. Sei qua per sostenerlo. Sii forte. Cresci, dannazione, cresci!
Prendo respiro e continuo a carezzarlo, i suoi capelli mi calmano il necessario e riesco a parlare calmo.
- Intanto richiedi un secondo parere medico e senti cosa ti dicono. E poi parlane col mister. Con José si può parlare, tutti vanno da lui, è aperto, disponibile, si interessa... vedrai che ti può aiutare. Mi chiedeva sempre di te quando sapeva che eravamo tornati insieme e facevi la riabilitazione. - Questo è vero e spero di convincerlo, deve accettare anche altri aiuti, non si deve chiudere così tanto. Che ora si aggrappi a me è un progresso importantissimo, ma ho il terrore di non essere sufficiente.
- Lo farò... - Mormora piano, ma è ancora così giù, così sconfitto, così... così perso... la paura che non ci creda, che macini che sia finito, che si convinca di nuovo.
È mentale. Può esserci veramente qualche problema fisico, ma è vero che lui lo ingigantisce e lo aggrava con le sue paure. Se mentalmente si concentra solo sulla guarigione e si convince che non è niente, guarisce prima.
Ma non so come farglielo capire.
Non è il momento di dirgli nulla, per prima cosa dobbiamo avere delle conferme definitive sulle sue condizioni.
Cerco di essere pragmatico finchè sono qua con lui e non so come faccio a rimanere tanto in me e fermo, così calmo e sicuro.
Quando me ne vado sta un pochino meglio, ma il modo in cui mi bacia è perso, non è più lui, non ci sta credendo.
Si tiene a me come se ormai fossi l'unica cosa che gli è rimasta ed io ho paura di non essere abbastanza.
Carol mi ringrazia sulla porta quando mi accompagna, perchè ora comunque sta meglio e Luca è meno nervoso quando va ad abbracciarlo.
Le sussurro che deve assicurarsi sulle proprie condizioni prima di qualunque cose e lei annuisce.
Non ci diciamo altro, ma mi sento suo complice in questo momento delicato, perchè entrambi lo conosciamo bene e sappiamo cosa succederà.
Riky ha fatto dei progressi enormi da quando l'ho conosciuto e parliamo di un arco di tre annetti completi, possiamo dire. Però ha ancora molta strada da fare.
Come io, eh?
Però lui... quando va così a fondo... ho sempre il terrore di non poterlo aiutare. Questa volta almeno non mi allontana, è un miracolo, ha imparato dall'ultima che sono il solo senso positivo della sua vita, in ogni momento delicato ed oscuro.
Le sue parole non le scorderò mai.
Devo essere la sua luce.
Lo sarò. Lo sarò a tutti i costi.
Una volta a casa, però, è il mio turno.
E se ha ragione? E se è davvero una ricaduta del ginocchio? Quanto affonderà ancora?
Si convincerà di essere finito ed io... io sarò in grado di aiutarlo?
Non faccio che chiedermelo e non ho risposte, solo paure.
Poi un moto di rabbia.
Perchè sempre lui?
Perchè?
Non può capitare qualcosa a me?
Non ha già dato abbastanza?
Ha anche lasciato la squadra che non voleva lasciare, lui ha sempre considerato il Milan casa sua, continua a seguirlo, sente i suoi amici di là, quando ci sono occasioni li rivede... ha instaurato amicizie anche qua, ma fa così tanta fatica a calcio per colpa della sua salute che ho paura possa mollare sul serio.
Perchè questo calvario per lui?
Perchè?
Non ho davvero il potere di aiutarlo in qualche modo?
Come posso? Come?
Dio... torno a Te... dammela, quella forza. La forza di saperlo aiutare. Ti prego. È la cosa che conta più di tutti. Ti prego.
Ti prego.
Lasciatelo in pace.


Vuole richiedere un consulto di un medico che conosce lui, di fiducia e di famiglia, ma siccome sta a San Paolo deve aspettare di poterci andare o che venga. Dal momento che questa sua richiesta viene vista come un segno di sfiducia verso il club e lo staff, partono le polemiche contro di lui che non aiutano.
Odio queste cose.
Maledetti, prendetevela con me come sempre, perchè lui?
Non ha fatto niente! Che ne sapete, tutti?
Sono sempre più nervoso ed in campo Riky continua ad essere schierato, il mister dice che ha solo bisogno di riacquistare fiducia in sé stesso e che per primi devono essere i compagni a dargliela, però nessuno si fida, tutti lo vedono cupo, buio, perso, sfiduciato. Non è il Riky che conoscevano, non l'avevano mai visto così fino ad ora e non gli passano la palla. Non corre nemmeno molto, in effetti le poche volte che ha la palla è estremamente impreciso e lento, non sembra nemmeno lui.
Mi piace che José lo schieri lo stesso ed insista e che vada contro i media per difendere questa sua scelta.
Gli chiedono perchè continui a schierare Riky e se è vero che sta ancora male e che ha richiesto un secondo consulto medico, però José può solo difendere le parole del nostro staff medico e dire che Riky sta bene e che ha solo un comprensibile blocco mentale che verrà superato, deve solo ritrovare la fiducia.
Io ripeto a Riky che il mister si fida e che mi fido anche io, ma lui scuote la testa sconfitto in partenza, non ci crede, è sempre più spento giorno dopo giorno.
- Sono io che non credo in me, Cris. Perchè non mi sento alla mia altezza, figurati a quella di tutti gli altri! So che quando ho la palla non faccio bene, me ne rendo conto! Vorrei fare delle cose che non riesco e... e il fatto che tutti pensino che sono io che non vado e che non è il ginocchio... come possono pensare che mi sto inventando la scusa del ginocchio per giustificare il mio calo? - Mi paralizzo a questo discorso che abbiamo mentre ci prepariamo per la partita di stasera.
- Come fai a dirlo? Chi hai sentito? - mi irrigidisco e mi incupisco peggio di lui che ride amaro.
- Dai Cris, non sono scemo. Sento le voci, eh? Fra i tifosi, i media... e forse anche alcuni compagni! - Esclama alla fine.
Impallidisco mentre lo fisso e mi fermo, lui fa altrettanto e si gira a guardarmi allargando le braccia con un gesto di stizza non suo.
Lui che parla male dei suoi compagni?! Credo che sia la prima volta in assoluto!
- Sei paranoico! - Forse non dovevo dirlo. Si inalbera ma è positivo e per un momento penso che vada bene se lo stuzzico così.
- Grazie, è proprio quello che mi serve! So quello che dico, non sono scemo, ti dico! Tu mi tieni sotto una campana di vetro e mi dici che non è niente e che va tutto bene, ma non è così e non serve a nulla! - Improvvisamente penso che abbia ragione e che è vero.
Se Dio parla attraverso lui -ed in generale le persone che ci circondano- in questo momento mi sta dicendo una cosa davvero essenziale, così cambio drasticamente metodo e modo e lo punto col dito secco, schietto e col piede di guerra. Tutt'altra cosa da prima, scoraggiato ed incerto com'ero. Spaventato all'idea di sbagliare.
Vaffanculo!
- Ok allora sai cosa penso? Che sei paranoico sul serio! È vero che i media e i tifosi del cazzo pensano che tu accampi scuse come il ginocchio per giustificare un tuo calo di gioco, ma loro non sanno un cazzo e non te ne deve importare! Quante cose dicono di me? Li senti i cori in campo? 'Cristiano frocio!' 'Cristiano figlio di puttana!' li senti? E cosa faccio, io? Ci credo? Mi abbatto? Mi angoscio? No, vado in campo e segno e poi esulto proprio sotto quelli lì che mi chiamano frocio! È così che devi fare tu! - Questa mia alzata di voce concitata ed improvvisa lo lascia senza parole e mi guarda così, con occhi spalancati, senza parole, a bocca aperta. Così continuo sempre puntandolo col dito, è una mia mania tipica di quando sono furioso.
- E riguardo ai tuoi compagni, togliti dalla testa che pensino quelle cose! Nessuno sa la verità, che problema tu abbia. Ora come ora abbiamo solo la parola dei medici che han detto che stai bene e che il tuo è solo un blocco mentale. E tu che sei spento, disilluso, scontento. Uno zombie! Cosa possono pensare? Che un blocco mentale ci sia a prescindere da quello fisico! È come se tu non credessi più in te stesso, di potercela fare, di poterne uscire! Sei negativo! Come possono passarti la palla? - Però ottengo l'effetto opposto e lui scuote la testa andandosene senza dire niente. Abbasso le braccia di scatto sconfitto, non ce la faccio più. Però quando penso di non avere più carte da giocare, lui torna a girarsi verso di me, torna davanti e fissandomi battagliero mi fa la domanda che gli stava tanto sull'anima e che non osava farmi.
Almeno la butta fuori, è un altro progresso.
-A nche tu? Anche tu non vuoi passarmi la palla come gli altri perchè pensi che sia bloccato mentalmente? -
Raddrizzo il collo e la testa e per un momento vorrei prenderlo a sberle. Non lo faccio perchè piuttosto mi sego una gamba, ma mi accendo e fortuna che siamo in una zona protetta, siamo fuori dagli spogliatoi, ma non ci sono media o seccatori di alcun tipo, così possiamo discutere senza orecchi se non i nostri compagni che sicuramente sentono. Non me ne fotte.
- Se pensi che io sia come gli altri, se pensi questo dopo quello che abbiamo passato, che ho fatto per poter stare con te, per arrivare a te... se tu pensi questo io non ho proprio altro da dirti, dannazione! -
Qua, acceso come una bomba atomica in procinto di investire tutto e lasciar terra bruciata attorno, mi giro prima di pentirmi davvero di qualcosa. Quando sono così fuori di me devo sbollirmi o faccio danni stratosferici.
A questo punto di solito c'è la rottura. Lui mi lascia andare, litighiamo, non ci parliamo e poi succede qualcosa, presto o tardi, che ci riappacifica. Preso male com'è sarà tardi.
L'idea che siamo ancora lì, ancora a quel maledetto punto che pensavo d'aver superato, mi manda in bestia, vorrei rompere tutto.
Ma mi acchiappa il braccio, mi tira e mi trascina dentro ad una stanza, è un bagno di servizio, ovvero per lo staff e la security dello stadio.
Chiude a chiave e sbatte la mano contro la porta, è arrabbiato.
Dio sia lodato, l'ho fatto arrabbiare e non mi ha cacciato. Per ora.
Forse lo fa ora.
Aspetto che dica qualcosa.
- Non mi puoi lasciare solo ora! Non mi puoi abbandonare proprio ora! Tu sei il solo che creda in me! Nemmeno io ci credo più! Tu... solo tu credi in me ancora... e non mi puoi abbandonare! Hai capito? Non voltarmi mai più le spalle perchè... perchè io sto mollando, tutti stanno mollando... e se molli anche tu io... io non ce la faccio sul serio... - A questo punto da furioso che era -evento unico e raro- si mette a tremare ed esitare e sta per piangere. Capisco che questo suo grido d'aiuto è il più grande passo in avanti che potesse fare. Mi chiede di stargli accanto, di continuare a credere in lui, di aiutarlo e di non lasciarlo. Non l'aveva mai fatto, faceva tutto l'opposto per cavarsela da solo, per non ferirmi.
Ed ora è qua ad impormi di non abbandonarlo.
Lo abbraccio di slancio, lo stringo fortissimo e gli tolgo il fiato mettendogli una mano nella nuca, fra i capelli che stringo nel pugno. Nascondo il suo viso nel mio collo, il suo rifugio. Sta qua con me, sta qua così, si tiene, si lascia soffocare e sta meglio, anche se trema ed è terrorizzato.
- Non mollerò mai la presa! Mai. Ti passerò sempre la palla, anche a costo di essere il solo. Capito? Anche a costo di andare contro tutto e tutti e di sbagliare insieme a te. Saremo in due. Farò tutto quello che è in mio potere per aiutarti. Tu seguimi sempre, ascoltami e vedrai che andrà tutto bene. Ne usciremo insieme. Vedrai. - Annuisce e non si stacca da me.
Spero d'avere questo potere.
Spero che Dio me l'abbia dato.
Ma i progressi che ha fatto li vedo, sono tangibili. Devo solo avere pazienza. Ne farà altri.
Ne farà altri.

In campo succede quello che avevo previsto e che di partita in partita si verifica sempre più.
Gli altri non gli passano la palla, sono quasi ormai il solo a farlo e questo porta maggior sfiducia in Riky che gioca peggio di quel che farebbe.
È lento e pesante e sbaglia molto, nonostante questo io insisto ed insisto e lo incoraggio. Lo faccio anche davanti a tutti, mille tifosi, tutti i nostri compagni, le telecamere. Non me ne frega un cazzo. Non smetterò mai. E vado da lui, gli metto le mani sulle spalle e lui così sconfitto, così abbattuto. È lì che mi fissa sfinito e non ci crede, ma io lo guardo sicuro, incoraggiante, stringo la presa sulle spalle e gli dico:
- Fidati di me. - E lui annuisce.
Vorrebbe dirmi se ha senso, vorrebbe dirmi qualcosa, ma cosa dire? Cosa fare?
Non sa nemmeno lui... per cui si affida alla sola persona che in questo momento conta per lui.
Io.
Non si fida di sé, di nessuno, di niente, non ci crede però crede in me, si fida di me. Così annuisce e mi segue e continua e ci prova. Quanto meno ci prova.
Ma non ce la fa, non ne esce.
Il tunnel per lui è sempre più aperto.
Dalla porta Iker grida ed incita tutti, ma è chiaro che sono messaggi per lui perchè è il solo che gioca male.
I cronisti ed i media dicono sempre che giochiamo in dieci e che non ha senso tenere Riky e che José è un folle ad inserirlo tanto. Però sono convinto come lui che ha ragione, che deve insistere.
Sempre che invece non sia davvero un blocco fisico.
Se il suo ginocchio non è psicosomatico ma vero?
Tremo all'idea che in realtà io non sappia ciò che faccio e che stia sbagliando tutto. Tremo.
Ed alla fine mi decido a parlarne con José, cioè sul serio e a chiedergli consiglio.
Ho provato ad affrontarla da solo, come ritenevo giusto, ma qua ho paura che mi stia sfuggendo tutto di mano. Non riesco più a capire con certezza cosa sia giusto, cosa sia meglio. Mi serve un punto di vista affidabile e oggettivamente giusto. Mi viene in mente solo il mister.

Riky era ancora molto giù perchè non è andata bene, io sono stato positivo e tranquillo come sempre, non mi mostro confuso e spaventato anche se lo sono. Guai se mi ci faccio vedere così, non posso.
Però mi sto sentendo perso.
Questa cosa è più grande di me.
Non posso andare a casa a dormire con questo peso, non dormirei. Così chiedo al mister se posso parlargli subito e lui mi dice se mi va bene una cena insieme che sta morendo di fame.
Io annuisco e ci ritroviamo da me.
Mi aveva invitato da lui, ma c'è la sua famiglia e queste cose sono davvero private, preferisco essere solo con lui.
Ordiniamo qualcosa e ci sistemiamo sul divano a sorseggiare un aperitivo analcolico perchè non ho niente in casa se non the, succhi, coca cola e lemon soda.
Lui sicuramente sa di cosa gli voglio parlare, mi sento così pesante, preoccupato e angosciato che respiro anche male.
Mi mangio tutte le unghie come un ossesso e prima di arrivare alla carne viva, affronta per primo il discorso. Schietto e diretto come sempre. Mi piace per questo.
- Senti, stai facendo bene con lui. - Appena lo dice un enorme peso mi si toglie, anche se non ne sono convinto, cioè non sono convinto abbia ragione.
- Davvero? Perchè io non ne sono convinto! Cioè non capisco... e se davvero ha problemi al ginocchio? E se sforzandolo come stiamo facendo poi peggioriamo la cosa? - E' come aprire le cascate del Niagara. Le parole mi escono a fiumi inarrestabili ed esterno tutte le mie perplessità e le mie paure, in effetti non mi fermo più. - Io penso che dimostrargli fiducia sia giusto, ma continua a non andare bene. Dopo tutti questi tentativi si dovrebbe sbloccare se fosse solo psicosomatico. Perchè in effetti i blocchi capitano a tutti, specie se dopo un lungo periodo di infortunio. Lui poi è molto emotivo. Mi aspettavo una cosa simile, ma non tale! Forse davvero ha ancora problemi al ginocchio! È che i medici hanno detto che... e poi non gli danno il permesso di un altro consulto e lui gioca ed è così bloccato, ancora. Non mi ha allontanato come le altre volte. Lui quando sta male la prima cosa che fa è isolarsi, persino da me. Questa volta mi ha chiesto di aiutarlo, io faccio quello che posso, lo incito, gli mostro fiducia, lo aiuto in campo, lo distraggo in tutti i modi e non mi faccio vedere preoccupato, lo scuoto anche... ma qualunque cosa faccio sembra non funzionare. Sto facendo la cosa giusta? E se sul serio abbiamo sottovalutato il problema e non c'entra con la testa? -
José mi fissa sbalordito da tutte le parole che riesco a mettere insieme. Il fatto che posso parlare in portoghese mi aiuta molto, in effetti. Mi rendo conto che se continuo a parlare io, non può farlo lui.
Così mi zittisco e lui fa uno strano movimento con la testa, come di sollievo per poter ancora parlare.
- Non avevo mai visto questo aspetto del tuo carattere! - E' sorpreso e sdrammatizza con un po' di ironia che mi scioglie leggermente la tensione, infatti mi distraggo brevemente.
- Quale? -
- Così tanto preoccupato per qualcuno... e così chiacchierone! -
Corrugo la fronte e lo fisso incerto d'aver sentito proprio queste parole.
- Sul serio? Ma se parlo continuamente con Marcelo, Pepe e Riky! - In effetti non sto zitto un secondo, fra risa, pettegolezzi e scherzi parlo un sacco!
Lui ride pensandoci, ha una risata che mi spiazza.
- Sì è vero, ma intendo chiacchiere vere. Quelle sono stronzate che spari dalla mattina alla sera. Però questi sono discorsi seri! -
Circospetto rispondo.
- Mi stai dando del superficiale perchè fin'ora non mi hai mai sentito parlare di cose serie? -
Lui alza le mani in alto in segno di resa e fa quell'espressione ironica e comica insieme da presa per il culo.
- No che dici, non oserei mai! - Allora lo spingo ridendo ed è da un po' che non ci riuscivo così bene.
- Dai, anche se non mi senti dire cose serie, sono profondo. Solo che mi risparmio nei momenti in cui serve davvero. -
- E' per questo che tutti ti credono superficiale. - Dice poi semi serio e semi ridendo. Dice quello che gli pare in un modo o nell'altro. Però mi sta bene.
Stringo le spalle per poi alzarle.
- Lo so, ma non me ne frega. Che pensino quello che vogliono. Non mi mostro per quel che sono davvero con chi non mi merita o non mi conosce sul serio. Perchè dovrei parlare di cose profonde nelle interviste? Capita che lo faccio se l'argomento lo richiede, quando vado a trovare i bambini nelle case di cura sono serissimo, dipende dalle circostanze, insomma. Per il resto sono una persona felice e mostro la mia felicità. - Lui annuisce soddisfatto del mio discorso che condivide.
- Fai bene, è così che si deve fare. Non sei falso perchè ridere e scherzare è un lato autentico di te. Solo che oltre a quello hai una serie di lati che tieni per pochi eletti o pochi momenti che meritano. Diciamo che il mondo conosce una sola parte di te. Che è vera, ma non completa. Ci si deve risparmiare per momenti e persone speciali, è quello che penso anche io. - Penso che in questo ci somigliamo, lo osservo mentre sto seduto più rilassato e non in punta.
La cena arriva, rimaniamo in salotto a mangiare e dopo che addentiamo la prima forchettata, torna serio e assorto e mi risponde.
- Stai facendo bene con Riky. Non devi smettere. Gli parlerò io e vediamo cosa esce dal colloquio. Hai ragione. Bisogna capire bene di cosa si tratta. I blocchi succedono a tutti, ma di solito dopo un po' di fiducia e di insistere dovrebbero andare via. Lui rimane bloccato, dobbiamo capire perchè. Se fermandosi la sua testa lo convince che guarisce, allora si fermerà. Se avere un secondo parere medico esterno lo tranquillizza, lo farò autorizzare. Vediamo di aiutarlo, questo bambino d'oro. - Questo mi alleggerisce di dieci chili e mi tranquillizza, mi vede distendere le rughette del mio bellissimo viso liscio e sorride. - Non preoccuparti, ho avuto a che fare con momentacci di giocatori di ogni genere. Ne sono usciti. - Non ne sono molto convinto, alcuni non ne escono e finisce che ne parliamo per un po' con molta serenità ed onestà. Evito accuratamente l'argomento delicato di Shevchenko, non mi sembra saggio.
Certe cose vanno lasciate con l'alone di mistero in cui sono.
- Sheva era diverso. - Dice poi dopo cena, sempre continuando con l'argomento. Mi legge nel pensiero? Lo guardo stupito, ma l'ascolto interessato. - Lui soffriva di mal di Milan. Un po' quello che è capitato all'inizio a Riky, no? - Me lo sta chiedendo?
Stringo le spalle.
- Un po' sì però lui in quel periodo stava affrontando anche un altro grandissimo cambiamento. Si stava scoprendo attratto ed innamorato di me, per cui è stato un sovrapporsi di eventi nuovi e sconvolgenti. - Dico senza andare nei dettagli, ma lui è attento e acuto.
- So che siete molto legati, si vede subito e dall'interno è ancora più chiaro. Per questo sono sicuro che riuscirai ad aiutarlo, è un bene che si fidi più di te che di sé stesso. Tu non devi impensierirti. Non metterti in testa che stai sbagliando o che in qualche modo sia colpa tua. Stai facendo bene e non distrarti dal tuo compito di giocatore. Mi raccomando. Abbiamo una carenza da paura. Gonzalo sta recuperando, Riky è così, Karim gioca come un gatto addormentato invece che una tigre... - L'argomento Karim mi fa scattare sull'attenti involontariamente, ma sono bravo a controllarmi.
Allora.
La cosa qua è strana e ce ne stiamo accorgendo tutti, anche chi non si interessa al gossip del club.
Karim aveva un qualcosa di sesso in amicizia con Gonzalo l'anno scorso. Ma da quando è arrivato José si è messo a litigare tantissimo con lui e con Gonzalo pare abbiano smesso di scopare.
Io sono convinto che fra il mister e Karim ci sia tensione erotica e che litighino con la scusa del calcio, ma che in realtà vogliano scoparsi a sangue. Però coi caratteri di merda che si ritrovano, non lo ammetteranno mai. Però penso siano in stallo.
Karim è francese, chiuso e riservato, non ti fa capire che combina o chi gli piace. Se mai gli piace qualcuno.
Si trova bene con Mesut, per esempio, ma penso sia solo amicizia.
Però io sono sicuro che fra lui ed il mister ci starebbe tanto di quel sesso... però José, qua, è illeggibile. Lui sembra uno aperto che si mette in piazza e dice quel che pensa, ma in realtà è selettivo e non sempre dice tutto, anzi. Molte cose se le tiene per sé.
A volte ho l'impressione che faccia buon viso a cattivo gioco. Del resto ha faccia tosta. Non mi stupirebbe. È uno squalo in una vasca di piranha. Non so chi sia peggio.
Lo fisso attento ed insistente e lui torna a parlarmi del giocare concentrati e di non preoccuparmi solo di Riky, che va bene che gli passo la palla e lo aiuto in campo, ma ogni tanto devo anche segnare.
Io ovviamente gliela passerò sempre, la palla, non me ne importa niente. Però voglio dire... Karim?
- Ma che problema pensi abbia Karim? L'anno scorso giocava meglio... - Sono furbo, lo so.
Lui si incupisce nettamente, è come se gli avessi pestato un callo, quindi si alza subito, si stiracchia e si congeda.
- E' tardi, meglio che vai a dormire. Domani ci parlo io con Riky e vediamo che fare. Non pensarci troppo, stai andando bene, continua senza pensieri. - mi aiuta molto l'idea che condivida un po' questa mia battaglia quotidiana, ma Riky è un mio compito. Lo tirerò fuori da dove è, non gli permetterò di abbattersi. Farò tutto quello che è in mio potere, tutto.
E comunque non mi ha risposto.
Domani sentirò Karim, lo circuisco e lo obbligo a dirmi tutta la verità!
È che è José il problema, il mafioso che non fa capire cosa pensa e vuole. Karim me lo dice se glielo chiedo.
Storco la bocca.
Comunque va un po' meglio, lo devo ammettere.”


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E' vero che...
La stagione 2010-2011 è stata definita da Riky la peggiore della sua vita ed addirittura il suo periodo più brutto di tutta la vita, considerando che per tre quarti di vita ha fatto calcio è normale. In ogni caso poco tempo dopo il suo ritorno in campo, Riky ha mostrato subito questo blocco ed è vero che lui accusava problemi al ginocchio, ma i medici del club dicevano che non aveva niente per cui han tutti pensato fosse psicologico. Mou è stato in gamba in quanto lo difendeva sempre coi media e lo schierava sempre in campo dicendo che aveva solo bisogno di giocare, spesso Riky era un fantasma ma lui lo metteva sempre lo stesso. Ed è anche vero che lui, giocando male, non era assistito dai suoi compagni che non gli davano mai la palla, ma solo da Cris che non ha mai smesso di aiutarlo in campo e dargliela anche a costo di evitare goal.
Ricordo molto bene un articolo letto una volta finito quel periodo da incubo dove parlava proprio di questa cosa fra i due. Cris era sempre stato il solo a passargli costantemente la palla anche a costo di rinunciare a dei goal. Finalmente poi una volta passato il periodo brutto, Riky ha ricompensato Cris tornando al goal e alle giocate geniali. Premetto che questo è avvenuto a fine stagione, nel mezzo ne ha passate molte... per tutto quel periodo però Cris era il solo a sostenerlo e a dargli la palla e questo l'hanno notato tutti!
Mou era sempre uno con cui si poteva parlare molto.
Riky ha poi richiesto un secondo consulto ed è venuto fuori che aveva un'infiammazione al ginocchio operato.