CAPITOLO I:
LA KAPPA
Era come venir
colpiti da una strana malattia.
Mano a mano che
si procedeva, si perdeva sempre più il controllo del proprio corpo ed
il
contatto con la realtà.
Qualcosa di
estremamente simile alla follia.
Fino a che, di
pazzie, effettivamente se ne faceva…
Cose che
normalmente non se ne avrebbe mai e poi mai fatto.
Smise di
stringere convulsamente il cuscino sotto la propria nuca e non
resistendo più,
si aggrappò alla nuca del compagno, risalì immergendo le dita fra i
capelli
corti e strinse per quel che riuscì a prendere di essi.
Ancora non
bastava.
Non sapeva come
ci riusciva e cosa gli faceva di preciso, ma ogni volta che era fra le
sue mani
lentamente finiva totalmente per perdere la testa, gli pareva di
esplodere
tentando di trattenersi.
Alla fine sapeva
di esagerare, solo che non era assolutamente in grado di placarsi,
superato un
certo limite.
Smise di premere
la testa all’indietro e si avvinghiò con forza e disperazione al corpo
del suo
ragazzo che con spinte poderose lo possedeva.
L’aria piena dei
loro gemiti sempre più forti, un piacere intenso ed inaudito che ogni
volta
sembrava sempre più devastante e coinvolgente.
Ricardo annodò
le proprie gambe intorno ai fianchi di Cristiano e stessa cosa fece con
le
braccia, stringendosi a lui come un koala mentre i movimenti
aumentavano d’intensità
portandolo sempre più alla deriva.
Quando la famosa
esplosione fu imminente, affondò come di consueto i denti sulla sua
spalla
muscolosa, la pelle imperlata di sudore, così come la propria, gli
rimandò il
suo sapore leggermente salato che ormai conosceva perfettamente.
Morse senza il
minimo controllo e succhiò, fu allora che entrambi raggiunsero il
culmine
insieme tendendosi fino allo spasmo, lasciandosi andare a violente
scosse
profonde.
La realtà
sfocata lentamente divenne un miscuglio di battiti del cuore accelerati
e
respiri corti, fino a che anche i corpi frementi, palpitanti e caldi si
rilassarono riportandoli nel luogo in cui erano.
Rimasero un
attimo in silenzio e fermi in quella posizione, Cristiano crollato sul
giovane
in attesa che gli tornassero un minimo di energie almeno per girarsi e
tirarselo addosso. La bocca di Ricardo era ancora chiusa sulla carne
del
compagno e rendendosene conto lo lasciò andare baciandogli il punto in
cui l’aveva
morso nel momento di massima follia.
- Scusa… -
Mormorò con voce roca e sinceramente dispiaciuto. Sapeva che finiva
sempre per
farlo e non se ne capacitava, cercava di trattenersi ma non ci riusciva
mai.
Alla fine non gli rimaneva sempre che scusarsi.
Cristiano
sorrise ironico, in realtà gli piacevano quelle manifestazione
passionali del
suo ragazzo, non vi avrebbe mai rinunciato.
Non si mosse da
lì sopra ma girò appena la testa per vederlo in viso, Ricardo lo stava
per
ricambiare alla ricerca del suo sguardo caldo e rassicurante, quando
qualcosa
attirò la sua attenzione sul punto in cui l’aveva baciato.
Un segno in
mezzo a quello dei denti. Non una ferita, ma una lettera.
- Cosa hai fatto
qua? - Chiese incuriosito non riuscendo a mettere bene a fuoco, ancora
preso
dall’amplesso consumato.
Cris accentuò il
ghigno:
- Un nuovo
tatuaggio… -
- Ma cos’è? -
- Guarda bene… -
Rispose sornione non vedendo l’ora che se ne accorgesse.
Riky allora
osservò bene e quando capì di cosa si trattava, sgranò gli occhi
tirando
indietro il capo per guardare in viso il compagno:
- Ma sei fuori
di testa?! - Esclamò sorpreso e scandalizzato.
- Penso di sì…
quindi che problema c’è? Follia più follia meno… - Fece sfacciato e
divertito
il portoghese seriamente convinto di quel che diceva. Adorò la reazione
del
ragazzo che tornò a guardare attento il tatuaggio. - Tanto è piccolo e
non verrà
nemmeno notato… - Aggiunse asserendo l’ovvio.
Riky strinse le
labbra inizialmente contrariato, lui non l’avrebbe mai e poi mai fatto…
specie
non così!
Era
effettivamente piccolo e solo con molta attenzione lo si poteva vedere
e capire
di cosa si trattasse, ma comunque c’era ed era smaccato, per chi
conosceva
certi dettagli quali la sua firma!
- E’ la stessa K
che faccio io quando firmo gli autografi! - Fece quindi tentando un
vago
rimprovero incerto se sentirsi effettivamente preoccupato oppure solo
piacevolmente sorpreso per un gesto simile. - Quanto pensi che ci
impiegheranno
a notare un nuovo segno sul tuo corpo e a capire che si tratta di una
K? Per di
più identica a quella che faccio io nelle mie firme? - Doveva essere
una
domanda retorica ma in realtà risultò la speranza di sentirsi
tranquillizzare.
Speranza vana:
- Che lo
capiscano pure, chi se ne fotte! - Ecco l’ovvia risposta semplicistica
di
Cristiano che si girò di schiena portandosi sopra il compagno che
strinse in
modo possessivo.
- E poi perché lì?
C’erano posti più nascosti… la spalla è… - Ma non riuscì a concludere
poiché
capì il motivo specifico ed arrossì. Allora Cristiano concluse per lui
malizioso e contento che ci fosse arrivato, deliziandosi del suo tenero
imbarazzo:
- …dove mi mordi
sempre quando facciamo l’amore! - A quelle parole il brasiliano guardò
istintivamente il ragazzo in volto cercando i suoi occhi che brillavano
come i
propri. Colto da un’emozione incontrollata per via del termine
specifico che
aveva usato -non come sempre ‘scopiamo’ ma ‘facciamo l’amore’, una
grande
conquista con uno così- e per il significato profondo di quel tatuaggio
nella
sua completezza, trattenne a stento la commozione che però fu
perfettamente
visibile.
Non riuscì a
dire nulla però comunicò tutta la sua emozione e a Cris fu evidente
ogni
motivazione e senso di quell’espressione e di quella luce che reputò
estremamente dolce.
- Quando fai così
viene voglia a me di morderti! Sembri un cioccolatino! - Il suo modo
originale
e simpatico di dire che era dolce. Lo fece per sdrammatizzare e
funzionò visto
che Riky rise per poi inghiottire subito dopo a vuoto, sospirando e scuotendo la testa.
Tornò a guardare
il compagno sotto di sé e si accomodò meglio senza staccargli gli occhi
di
dosso, contemplando il suo viso divertito ed ironico, con quelle linee
sexy di
natura.
- Tu sei tutto
matto! - Concluse poi non trovando definizione migliore per quello che
aveva
fatto.
Quella era una
dichiarazione d’amore fatta e finita, per uno come Cristiano, e proprio
perché
veniva da lui era incredibile.
Si chiese se lui
sarebbe stato disposto a fare un gesto di dimostrazione dei propri
sentimenti
al suo pari e non gli venne in mente niente su due piedi, ma si disse
che in
ogni caso qualcosa avrebbe certamente tirato fuori e non per senso del
dovere,
ma perché sentiva che aveva ragione in un certo senso. Era giusto farlo
se ci
si sentiva in quel modo.
Certo non un
tatuaggio permanente sulla pelle, ma qualcosa avrebbe fatto!
L’altro sorrise
ironico e furbo, quindi lieto della definizione alzò il capo e gli
baciò le
labbra contento.
- Colpa tua! -
La sua conclusione, invece, fu quella.
Tutto sommato un
altro piccolo dettaglio che esprimeva a pieno i suoi sentimenti con cui
solitamente faceva a pugni!
“Bè…”
Si disse
sorpreso e divertito Ricardo: “pare ci abbia fatto pace, coi
suoi
sentimenti! E che bella pace!”
Sicuramente
ricevere certe conferme era bello per chiunque, per lui in special modo.