NOTE:
ok, questa l’ho scritta a Gennaio 2018. Cioè, davvero. Io l’ho
dimenticata. L’ho scritta e l’ho dimenticata. Sono imperdonabile.
Comunque è ambientata alla premiazione del Pallone D’oro di Cris, il
quinto che ha vinto, ed è tutto dal suo POV. I retroscena sono ben
descritti, ma la loro relazione è tanto bella quanto complicata perché
loro due lo sono e la distanza lo era fino a Gennaio, mese in cui Riky
ha deciso di smettere col calcio giocato e di fare un giorno il
dirigente sportivo. La sua idea è sempre stata quella di lavorare al
Milan, lo ha detto chiaramente. E proprio a Gennaio di quest’anno Cris:
si è sbloccato a calcio perché non segnava più, è tornato alla gioia di
vivere più che mai ed ha inserito una postilla nel suo contratto col
Real per poter andare in Italia a fine stagione. Lui l’aveva progettata
da Gennaio, proprio il mese in cui Riky ha deciso che sarebbe finito a
Milano. E ad oggi sappiamo che sta succedendo. Cris alla Juve, Riky a
settembre sarà al Milan. E niente, ho sproloquiato. Ma leggete la fic
che ce n’è un’altra pronta proprio su questa nuova Reunion particolare.
Dimenticavo, prima
della premiazione Riky era andato allo stadio del Real Madrid a vederli
giocare e poi era andato negli spogliatoi a salutare i suoi compagni di
squadra, Cris quella sera ha ripreso a segnare dopo una vita che non lo
faceva e ha indicato in tribuna dove c’era lui.
Buona lettura. Baci Akane
QUINTO
Ci incrociamo
all’arrivo, io sono qua da prima di lui perché devo anche prepararmi e
devo rispondere a qualche domanda, fare un paio di foto, lui invece
arriva dopo, già pronto.
È con Fabio e Carlos,
ridono e scherzano insieme, io sono occupato al momento e non posso
fargli altro che un cenno, lui fa altrettanto, lo fanno anche gli
altri, poi torno al tipo che in questo momento sto odiando.
Un tuffo allo stomaco, la testa piena di bollicine, ma rimango stoico fermo a rispondere alle domande di questo rompipalle.
Finalmente mi lascia andare, mi guardo intorno e vedo se lo trovo, mi sembra il minimo salutarlo, dopotutto.
Sono nervoso come un
idiota e non c’entra nulla il premio che spero di ottenere. Sarebbe il
quinto pallone d’oro, eguaglierei Messi, non ci sono mai riuscito,
sarebbe bellissimo, un sogno, una rivincita, la definitiva
dimostrazione che non gli sono inferiore!
Ma no, non è questo il
mio nervoso. Tamburello il pollice con l’indice di entrambe le mani
lungo i fianchi mentre mi muovo alla ricerca di visi noti. Il suo.
Dove sei? Non puoi essere sparito, andiamo.
È una situazione strana, dopotutto. Non perché sia da tanto che non ci vediamo, tutt’altro!
Ieri era nel mio
spogliatoio, erano tutti a fangirlare dietro di lui, oh Ricky di qua,
Ricky di là! Ma andate a cagare, come osate?
Lui non è vostro, con che follia lo toccate davanti a me?
È stato così strano
riaverlo nello spogliatoio con me, solo che io ero sudato e distrutto e
mezzo nudo, lui era vestito, pulito e perfetto, perfetto come sempre.
Che tuffo al cuore, non so nemmeno descrivere come mi sono sentito.
Sospiro insofferente all’idea che lui sia qua anche oggi, qua nei dintorni, dovrei incontrarlo ma non so dov’è.
Fremo all’idea di essere ancora davanti a lui di nuovo.
Alzo gli occhi al cielo mentre mi sembra mi manchi l’aria, così entro nel bagno schivando visi noti proprio perché penso a lui.
Entro e mi blocco
subito perché lui è qua e sta per uscire, ma ci ripensa e finge di
ricordarsi di dover fare qualcos’altro. Ci salutiamo cordiali, dei
sorrisini tirati di circostanza, un cenno a testa, molto diplomatici
entrambi, forse un po’ tesi. Un po’.
Io vado al lavandino,
lui ci torna anche se probabilmente si è già lavato le mani, ma lo rifà
co me. Da uno dei bagni esce uno che ci nota, fa un’espressione
sconvolta e sorride radioso, ci fa un cenno ma si capisce sta per
svenire. Noi facciamo finta di nulla, poi finalmente esce, appena esce
Ricky va verso la porta di nuovo, silenzioso e disinvolto, come se
niente fosse, con la sua solita faccia da poker d’angelo. Chiude a
chiave, evidentemente sapeva che c’era solo uno.
Io chiudo il rubinetto
e mi asciugo le mani con le salviette, mentre lo faccio lo vedo
attraverso gli specchi che mi raggiunge, il mio cuore galoppa come la
prima volta che siamo finiti in un bagno così, in una premiazione così.
Il 2007 rimane marchiato a fuoco nella mia memoria, quante cose sono
cambiate nel frattempo?
Un momento il tempo
esplode ed io nella confusione più totale non ho idea di che cosa
dovrei fare, di cosa dovrei dire, di come dovrei comportarmi.
Ma lui mi prende per le spalle, mi gira gentilmente, poi mi prende il viso fra le mani e attacca la bocca sulla mia.
Solo questo, in silenzio, senza dire nulla.
C’è un’esplosione dentro di me, i sensi impazziscono ed io vado immediatamente a fuoco. Altro che respirare.
Apro subito la bocca e
tiro fuori la lingua, lo cerco, lo trovo, mi viene incontro, ci
intrecciamo e giochiamo con urgenza, non ci lasciamo, non è possibile.
Le mie mani lo afferrano per la giacca elegantissima quanto la mia, lo
trascino con me contro la parete e gli occhi mi bruciano. Mi pizzicano
ogni volta che sono con lui, ogni volta che lui mi bacia, che posso
aprirgli i pantaloni e poi aprire i miei ed alla svelta, mentre
distruggiamo le nostre immagini perfette e ben vestite, le mani una
nelle parti intime dell’atro mentre ci succhiamo le lingue e ci
respiriamo eccitati, ansimanti.
Sale subito il
desiderio, alle stelle, tanto che non resistiamo molto a toccarci, a
lui non frega niente del fatto che siamo in un bagno, anche se molto
pulito devo dire, e se stiamo per andare ad una delle premiazioni più
rinomate dell’anno.
Eravamo vestiti e
sistemati perfetti, ora siamo disfatti e da rifare eppure scivola giù,
si accuccia davanti a me, mi prende l’erezione in bocca e succhia
subito con urgenza, come se potesse morire. Ed io morirei, morirei
eccome se non lo facesse. Mi ci voleva, ne avevo bisogno, necessitavo
di quello.
Ieri ho segnato sapendo
che era allo stadio, l’ho indicato, ho fatto il nostro gesto col pugno
alzato e l’ho guardato ed io sapevo che era là in tribuna.
E poi rivederlo in mezzo a tutti negli spogliatoi è stato un colpo al cuore, ma oggi... oggi è stata pura consapevolezza.
Non è mai facile fra noi quando passiamo i nostri momenti, mai.
Ma poi lui viene e quando viene di persona so che ha una sola intenzione. Tornare con me.
Non ci siamo parlati,
né ieri né le settimane precedenti, il calcio parlava per me, non ero
proprio io come ogni volta che abbiamo i nostri momenti no.
Siamo difficili e facciamo scelte difficili ed a volte ci sembrano giuste, ma poi ci rendiamo conto che siamo solo due idioti.
Ma è lui, è sempre
stato lui a tenere in mano il coltello. Lui a decidere quando stare con
me, quando lasciarmi, quando riprendermi.
Se non si faceva vivo
sapevo che non voleva, se mi mostrava la sua faccia di persona sapevo
che era ora di far pace, che era pronto.
A volte nemmeno ne parliamo, altre spendiamo ore ed ore a farci promesse.
Ma poi cambia sempre tutto.
Le difficoltà e gli arresti non ci mancano, ma ora è diverso, ora lo sento.
Perché la fine della
sua carriera è vicina e la decisione che prenderà sarà duratura,
importante ed inciderà totalmente sul nostro rapporto ed io non volevo
influenzarlo, ma ieri era a Madrid ed oggi è qua a Parigi e questo mi
risponde su quello che vuole nella sua vita ora.
Lui vuole me, di nuovo,
come sempre, nonostante gli alti ed i bassi. Me, me e basta. Ed io me
lo stacco dall’inguine che sta per esplodergli nella bocca, lo sollevo
e lo volto, lo spingo contro uno dei lavandini qua vicino, gli abbasso
il necessario i pantaloni ed i boxer per dietro, riempio due dita di
saliva e lo penetro con una facilità che sembra abbiamo fatto ieri,
invece ieri ci siamo solo guardati ed io ho capito cosa voleva, mi ha
preparato ad oggi, alla sua decisione, al suo ritorno. Mi ha detto
‘sappi che sono pronto’ ed oggi eccolo qua, pronto come lo sono io.
Mi prendo l’erezione
dura e dritta in mano e gliela infilo dentro, non esito, non mi
resiste, mi accoglie, mi risucchia, mi fa suo, mi divora mentre io lo
prendo e lo possiedo. Spingo deciso, spingo e aumento l’andatura. È mio
ed io sono suo. Di nuovo. Pronti a ricominciare per l’ennesima volta.
Perché lo sappiamo, è una costante universale, una legge fisica
inamovibile.
Potremo avere problemi
e lasciarci per dei periodi, potremo allontanarci ma non sarà mai, mai,
mai definitivo e questo lo sappiamo.
Lui geme e si inarca,
vedo il suo viso abbandonato, meraviglioso, mentre lo specchio mi
regala questa visione che mi era mancata.
L’eccitazione esplode, gemo forte anche io e non importa nulla, nulla.
È lui che decide, quasi sempre lui.
Tornando da me, venendo
di persona dove sono io in quel preciso momento, e non importa dove io
sia e cosa stia facendo e con chi.
Quando lui viene
personalmente dove sono io, io so che è pronto a ricominciare ed io non
riesco a sentirmi uno straccio, argilla nelle sue mani, umiliato e
inginocchiato a lui.
Non riesco, perché sono
troppo ubriaco di gioia quando torna ed ogni dolore, ogni lacrima, ogni
ansia appena varca la soglia viene spazzata via.
Senza parole, senza se e senza ma.
So che dovrei avere più capacità decisionale, ma non sarò mai in grado di dirgli di no quando lui verrà, mai.
Ed ora viene poco prima di me.
L’orgasmo è sempre più
bello ogni volta che ci stacchiamo e litighiamo e forse è anche più
eccitante farlo quando non potremmo, senza discutere, senza parlarne.
Vedersi e fare l’amore insieme. Solo questo.
Non serve dire altro, io so, lui sa.
Ma comunque si separa,
si tira su i pantaloni ed io faccio altrettanto, prima di allacciarceli
mi abbraccia, una mano sul mio viso a tenerlo con le dita, una mano
sulla mia nuca, a stringermi a sé. Il suo corpo morbido e splendido
contro il mio, lo stringo per la vita, lo tengo forte. Gli occhi
chiusi, ansimanti, a respirarci.
- Ti amo, perdonami per
le mie paure e le mie convinzioni insane. Ogni decisione, ogni terrore,
ogni passo indietro è sempre in funzione tua. Spesso sbaglio e non
dovresti accettarmi ogni volta, non è giusto, non voglio tu lo faccia.
Ma sono felice che mi accogli sempre. Ti amo e verrò sempre da te,
sempre. Anche se un giorno non mi aprirai più. -
Gli occhi mi si
riempiono di lacrime, dovrò usare del trucco per salire in scena
stasera. Il cuore in gola, la gioia esplode nel mio pianto silenzioso.
Ogni volta che me lo dice è come se fosse la prima.
- Ti amo anche io e so
che quando dici basta, è solo ‘basta per ora’, ma non per sempre. So
che devo solo aspettare perché tornerai sempre e te lo dico ogni volta.
‘tu vai dove devi andare, io so che tornerai.’ Ed è vero. Finché tu
verrai ed io aprirò tutte le volte. -
Non reagisco bene
quando mi lascia per le sue paure e convinzioni malate, faccio il
pazzo, mi vendico, lo ferisco, faccio scelte precipitose, ma poi lo
aspetto e so che tornerà, torna sempre.
E non importa cosa ho fatto nel mezzo e cosa è successo.
Non importa mai. Non riesco ad averne mai abbastanza.
L’emozione è alta anche
se non come le altre volte. La seconda volta che l’ho vinto ho pianto
un sacco, lui se ne era appena andato dal Real e la ferita era ancora
aperta, anche se eravamo ancora una coppia. Era diverso, prendevamo un
aereo per vederci dopo 4 anni di simbiosi totale. Vincere il pallone
d’oro infrangendo l’egemonia di Messi è stato favoloso, proprio in
quell’anno terribile.
Ora è il quinto, sono
contento e so che non era scontato, ma vincendo la Champions ero
abbastanza tranquillo in merito. Sono felice, ho raggiunto Messi
ufficialmente, adesso mi porrò altri obiettivi prima di spegnermi, io
senza obiettivi non riesco proprio a vivere. Ma so che non saranno gli
obiettivi a farmi andare bene nella mia vita, ma lui.
Sbircio in prima fila
col premio bello grande nelle mie mani, lui è lì seduto insieme a
Carlos e Ronaldo Nazairo. Ha il telefono in mano, mi sta filmando ed ha
un grandissimo sorriso eccitato, sbrilluccica stelle, arcobaleni e
cuori e illumina tutta la sala piena di gente.
La gioia di oggi è
immensa, il premio per la quinta volta è un riconoscimento favoloso e
poi sono diventato padre di 3 bambini in un anno solo, Junior sta bene
e sta spiccando il volo anche se è ancora piccolo e mi riempie di
orgoglio, a calcio le cose vanno bene anche se potrebbero andare
meglio. Ho tantissimi motivi per essere felice, oggi, ora, in questo
momento.
Ma lo vedo filmarmi
tutto pimpante e felicissimo per me, in prima fila, quasi come un
bambino od il fidanzato di qualcuno ed io ho la mia gioia più grande.
Mi chiamano,
l’applauso, io faccio la passerella e mentre mi avvicino gli sfilo
davanti, mi saluta tutto contento facendosi notare come un cuoricino
d’amore, gli faccio un cenno e l’occhiolino e lui è realizzato.
Abbiamo fatto un cosa
da coppia innamorata e l’abbiamo fatta davanti a tutti, ma proprio
tutti, ed è stato così spontaneo e bello!
Sono felice, non so come esprimerlo ma forse si vede e la conclusione è ancora migliore, la conclusione col suo abbraccio.
Chiamano gli ospiti
speciali per la foto di gruppo lui è uno dei primi a salire, mi viene
incontro e mi abbraccia forte. Quando appoggia la sua testa alla mia in
quel suo tipico modo dolcissimo mi ingroppo, sento le lacrime che
salgono ma mi contengo, una pacca sulla schiena e scivola via, guardo
gli altri che mi salutano e si complimentano, li accolgo e lui mi si
incolla al fianco cacciando dolcemente tutti gli altri che cercavano di
infilarsi vicino a me per la foto.
Sorrido fra me e me.
Questo è bello, lui che non si scrosta dal mio fianco nemmeno se gli sparano.
Ma è ancora più bello quell’abbraccio, la sua testa contro la mia e la sua dolcezza spontanea.
Quanto mi era mancato
tutto questo. Non gli abbracci e le coccole e le attenzioni, perché in
privato me ne ha sempre date tantissime. Quello che mi era mancato era
questo davanti a tutti, il non nasconderci, il non tirare fuori un
piano diabolico per stare insieme e non farci vedere da anima viva.
Lui morirebbe, ma io darei un rene ed un polmone per poterlo dire a tutto il mondo e baciarlo davanti a tutti.
Però quel che conta è la sua felicità, che lui alla fine torni sempre, quando si riprende, quando capisce, quando sta meglio.
E lui, alla fine, torna
sempre. Perciò va bene così. Ma se devo dire, questo abbraccio davanti
a tutti e il suo filmino col cellulare in prima fila sono stati i
regali più belli!
La sua mano stringe la mia e la sua bocca sfiora il mio orecchio per sussurrarmi piano:
- Il party è in un
locale con delle camere, ne ho prenotato una. Prima il dovere e poi il
piacere? - Sorrido istintivo e rabbrividisco dalla punta dei capelli
alla punta dei piedi, poi rispondo girando la testa verso la sua, cerco
il suo orecchio e ricambio il favore, ma io appiccico la bocca, non lo
sfioro e basta:
- Sei diabolico, avevi
programmato tutto, eh? - Ricky ridacchia e piega la testa verso la mia
solleticato, od eccitato, dal mio gesto. Quanti in partita?
- In realtà speravo di
far pace in quel momento, ma è andata meglio di quel che pensavo! -
Scuoto la testa e vengo chiamato da Gio, la risposta alla sua nuova
Carol. Io e lui viviamo così, in simbiosi in tutti i modi, anche a
distanza.
Lui lascia sua moglie,
io lascio la mia ragazza storica, lui si rimette con una donna, io mi
metto con una donna. Mi sembra anche giusto, no?
Gli faccio l’occhiolino
e gli prendo svelto la mano, fugace, lui ricambia la stretta sempre
veloce e sfuggente, poi mi dice un labiale ‘a dopo’. Ed io già me lo
pregusto, il dopo. Non vedo l’ora!
La testa sul suo petto, il suo cuore ora calmo che prima ho fatto impazzire. Noi mai sazi uno dell’altro.
Il suo calore, la sua morbidezza, le sue carezze dolci sulla mia schiena muscolosa, rilassati. Oh, così rilassati...
E poi un pensiero mi passa per la testa e lo esprimo come sempre senza rifletterci:
- Tu rispunti ogni
volta che io ho i miei momenti di crisi che si riversano a calcio. Poi
io magicamente torno a giocare bene. Vieni a salvarmi, dì la verità! Ti
faccio pena e sai che sei la mia unica medicina! - Ricky scoppia a
ridere e mi pizzica la scapola che sporge.
- Pena? Mi conosci così
poco? - Così rido e mi sollevo su un gomito per guardarlo in viso, il
suo meraviglioso e dolcissimo viso che mi era mancato come l’aria.
Posso fare una squadra di calcio di figli, posso vincere venticinque
premi individuali, posso anche segnare 50 goal a stagione, ma alla fine
niente è come lui.
- Vuoi dire che è una
coincidenza che vieni sempre quando io sono al mio limite massimo di
sopportazione? - Ricky a questo punto ammorbidisce il suo sguardo e
piega la testa dolcemente, la sua mano sulla mia guancia. Ogni gesto,
ogni singolo respiro mi era mancato ed amo dal profondo del mio cuore.
- Mi pento ogni giorno
della mia vita da quando ti lascio a quando ritorno. Non sei tu a non
farcela più quando torno, sono io. - Sorrido con gli occhi che tornano
lucidi. Non so se sia colpa sua o cosa, ma stasera ho la lacrima
facile. Tiro su col naso e lui sorride dolcemente.
- Credimi che tu mi
salvi sempre. - Ricky attira il viso al suo con le dita e mi bacia
delicatamente, le sue dita sul mio mento. Mi imprimo questo istante,
questo ricordo, questa morbidezza.
- Forse ci sentiamo. I
nostri cuori, le nostre anime sono così collegate nel profondo che ci
sentiamo a vicenda quando non ce la facciamo più e tu mi chiami ed io
devo correre, devo perché non posso proprio farne a meno. Ci sentiamo
dentro di noi. - Questa spiegazione romantica l’adoro, sa di destino
invalicabile.
- A volte non è facile,
lo capisco. In questi anni la distanza è stata un disastro... - Ammetto
e so bene qual è stato il nostro problema. Finché era a Milano andava
tutto bene, poi i problemi sono sopraggiunti quando è andato
oltreoceano. Era prevedibile, fare più di 10 ore di volo per vedersi un
paio di ore, per toccarsi e stringersi e poi per il resto vivere
attaccati ad un telefono, un computer, uno schermo... non è facile per
nessuno, specie per due così fisici e sentimentali come noi.
- Adesso cambierà.
Voglio che la mia seconda carriera da post giocatore sia in Europa. So
che non avrei lo stesso futuro in Brasile od America. Voglio trovare un
posto qua. - Quando lo dice le lacrime che faticosamente avevo
cacciato, tornano a sbucare e questa volta al diavolo, che scendano.
Lui sorride e me le asciuga.
- Davvero? - Chiedo speranzoso. Lui annuisce emozionato.
- Farò di tutto per
riuscirci. Voglio lavorare da dirigente o allenatore qua, in Europa. È
la sola cosa chiara della mia vita. Perciò tu resta qua, resisti, non
andartene mai in un altro continente. Mi raccomando. Se puoi tieniti
una porta aperta in Italia, pensaci perché io spero di finire al Milan
a lavorare. - Sorrido energico, gli occhi brillano e non vedo un cazzo
perché sono pieni di queste fottute lacrime, ma lui non me le asciuga
più perché ora piange anche lui. Del resto sono stati tanti mesi
separati, questa volta.
Premo la bocca sulla
sua, senza respirare o fare nulla. Solo qua su di lui, la sua mano
sulla mia guancia, la mia sulla sua, gli occhi stretti ad imprimerci
questo momento.
Ora andrà tutto bene, me lo sento. Lo sento dentro di me che andrà bene.
- Sai... - Dice poi dopo un tempo interminabile passato a baciarci. - Penso che qualcuno ci stia cercando... - Così rido.
- Intendi Giò, mio
figlio, mia madre ed i tuoi compagni di viaggio? - Lui ridendo annuisce
ed il suono felice della sua risata è balsamo. Non smettere mai di
essere così meraviglioso. Sei la mia luce, lo sei sempre stato e sempre
lo sarai.