CAPITOLO I:
NON TUTTI SONO FATTI PER AVERE RAPPORTI
- Perchè? - Chiese Karim tornando a
casa dopo aver sentito le sue parole nella sua probabile ultima
intervista da giocatore del Real Madrid. Aveva un tono molto
sostenuto e l'aria cupa, insomma, era proprio sul sentiero di guerra
molto chiaramente.
Gonzalo, che aveva sentito la porta di
casa sbattere, si stupì di vederselo piombare lì solo ora. Guardò
le valige che ormai erano quasi pronte e sospirò rassegnandosi ad
andarsene così.
- Lo sai bene perchè! - Non voleva
litigare però con Karim ormai si poteva fare solo questo. O sesso.
A Gonzalo non bastava più.
- Ci sono problemi fra di noi? - Chiese
con un ruggito. Gonzalo rise amaro e Karim sbatté gli occhiali scuri
a terra finendo per romperli.
- Dai Karim, mi pare evidente... - Il
francese si avvicinò a passo di carica e Gonzalo si tese pensando
l'avrebbe picchiato.
- Parla una volta per tutte e non
pensare che io ti legga nel pensiero! Credi che penso quello che
pensi tu? Come fai a saperlo? - Era un po' il loro problema, Gonzalo
dava per scontate tante cose che per Karim non lo erano, così
nascevano le incomprensioni.
- E' meglio per tutti se me ne vado!
Dopo tutti questi anni qua voglio una squadra che possa essere
veramente mia, dove io possa esprimermi al cento percento, dove io
possa emergere al mio meglio! - Karim strinse la bocca e respirò a
fondo chiudendo gli occhi.
- Sei un maledetto egoista! - Gonzalo
lo spinse furioso mentre una vampata di calore lo investiva da dentro
e lo accendeva irrimediabilmente.
- Io sono egoista?! E tu che te la
spassi con chi ti pare quando noi litighiamo?! Quante volte sei
andato con José, con Raphael e... quanti altri? - Piano piano le
aveva scoperte tutte. Karim però prese fuoco perchè quando aveva le
spalle al muro faceva così. Ricambiò la spinta e lo puntò col dito
gridando allo stesso modo:
- Sai come sono fatto! Mi conosci!
Quando sono incazzato mi devo sfogare perchè altrimenti faccio
cazzate! -
- E scopare con altri non è una
cazzata? - Gonzalo non ci vedeva più, Karim non capiva mai quel
discorso e dicevano sempre le stesse cose.
- No se è nel momento di rottura fra
noi! Quando litigo con il mio ragazzo esco di testa e se non calmo
subito i nervi tu... tu non sai cosa posso fare! - Ne aveva avuto un
assaggio. Era vero quello che diceva, Karim aveva seri problemi a
controllare la propria ira. Aveva una specie di dipendenza da
adrenalina, gli piaceva la sensazione che gli trasmetteva, per cui
negli anni aveva sviluppato un sistema inconscio per averla sempre
molto attiva nel proprio corpo. E ne era diventato dipendente.
Così i problemi caratteriali non erano
pochi, per uno che voleva stare con lui era una specie di inferno,
alla lunga.
Gonzalo decise di calmarsi, scosse la
testa e allargò le braccia, poi di nuovo con amarezza disse:
- Lo vedi? Non siamo tagliati per stare
insieme! Tu hai tutte quelle tue esigenze assurde ed io non riesco a
sopportarlo! Non posso litigare con te o contrastarti che subito
parti! Ma chi ti credi di essere? Tu... tu sei... vivere con te è un
inferno, Karim! Non sei facile e non rendi la vita facile a chi ti
sta vicino! Io ti amo ma mi hai consumato! Hai consumato anche gli
altri prima di me... fatti delle domande, per piacere! - Karim a
questo ci rimase molto male ma come solito meccanismo di difesa,
attaccò.
- Vaffanculo, vattene! Vattene pure,
invece di risolvere! Se mi amassi cercheresti una soluzione! -
Gonzalo si riaccese di nuovo per un'ultima volta e tornò a gridare
avvicinandosi minacciosamente a lui.
- Ci ho provato e lo sai! Sono sempre
tornato e ho sempre perdonato tutto! Ma non posso andare avanti così!
Tu devi cambiare questo lato di te! Non... non lo posso sopportare!
In reazione ai litigi tu scopi con altri! Peccato che non sia
possibile non litigare con te! Te la prendi per ogni stronzata,
esageri tutto, sei un autentico stronzo scorbutico di cattivo umore
per 20 ore al giorno! Vivere con te è impossibile! Sei tu che sei
infedele di costituzione! Non io che scappo! -
Era fortemente quello il suo problema.
Jeremy, suo compagno di nazionale, era convinto che Karim non doveva
avere regole, lo dovevano lasciare libero di fare come voleva, allora
quando gli andava tornava. Era così che funzionava fra loro ed il
rapporto più vicino ad una relazione che poteva avere. Però in
tanti anni di andirivieni, Karim non aveva mai parlato di sentimenti
né mai l'avrebbe fatto, era solo qualcosa di comodo.
Con José si erano quasi ammazzati.
Aveva tirato fuori la tigre ma l'aveva fatto così bene che poi non
era più stato capace di tornare un docile gatto. Era stato proprio
questo tirare fuori il suo vero lato che aveva distrutto anche la
loro relazione. Due tigri non potevano convivere.
Si erano uccisi.
Con Gonzalo c'erano stati molti alti e
bassi. Gli alti erano stati sempre per merito di Gonzalo perchè
aveva ceduto per prima a tutto, ma non c'erano mai state vere
soluzioni ai loro problemi. Ed il problema principale era Karim.
Aveva un carattere impossibile. La tigre non si era più
addormentata.
Aveva tenuto duro per un anno fra un
tira e molla e l'altro. Ma ad ogni lasciata, Karim era andato da
qualcuno, a turno. A volte José, a volte Jeremy e perfino Raphael,
con cui aveva legato molto. Ogni tanto era andato perfino con lui.
- E' sempre solo sesso, non è niente
altro! Se è solo sesso mentre sono incazzato con te non è nulla! -
Disse Karim in un ultimo tentativo di convincerlo.
Gonzalo sospirò e scosse il capo
demoralizzato tornando alla sua valigia, la chiuse e controllò i
cassetti.
A Karim si strinse il cuore e lo
stomaco, stava preparando tutto davvero per andarsene
definitivamente. Non ci poteva credere.
Il classico moto di ribellione lo colse
e andò dietro di lui prendendolo per i fianchi, gli baciò il collo
e su di esso mormorò.
- Dai, non puoi farla finire così.
Abbiamo lottato così tanto... - Era docile, ora. Ma per quanto lo
sarebbe stato?
Gonzalo fece una grande fatica a
fermare le sue mani in libertà sul proprio corpo, gliele prese e le
fermò, poi lo allontanò e si girò per guardarlo serio, gli occhi
lucidi. Stava così male che non sapeva quantificarlo. Ma era
distrutto, prosciugato, finito. Come José che se ne stava andando
nello stesso stato d'animo. In parte per colpa anche di Karim.
- Karim. Ci abbiamo provato in tutti i
modi ma non migliorerà mai. Per te è sempre solo il sesso. Risolvi
tutto con quello. Sia i problemi fra noi che con te stesso. Litighi
con me e vuoi sfogarti? Scopi con qualcuno! Vuoi fare pace con me?
Scopi con me! Non è il sesso la chiave di tutto, sebbene a te sembri
così! Devi smetterla di andare a letto con tutti, trova un altro
sistema per sfogarti e calmarti. Io ci ho provato ad aiutarti, ho
fatto tutto quello che potevo... ma... ma credo che il cambiamento
debba venire da te, non da me. Se non sei tu a volerlo e a cambiare
da solo, nessuno potrà mai aiutarti. Io ora ho bisogno di
allontanarmi da te, di stare solo, di curarmi... non... non ce la
faccio più davvero... - Alla fine aveva le lacrime agli occhi, per
cui Karim, colpito dalle sue parole e dalla sua sincerità, ma
soprattutto dal suo dolore, decise di lasciarlo andare.
Capì in quel momento che se voleva
aiutarlo e fare qualcosa per lui, l'unica cosa era veramente farlo
andare.
Così sospirando non disse nulla.
Rimase immobile sotto shock nel guardarlo prendere le sue cose ed
andarsene a casa propria. Avevano due appartamenti, uno era di Karim
ed uno di Gonzalo. Quando stavano insieme vivevano da Karim, quando
erano in rotta, ognuno a casa propria.
Così dopo aver recuperato tutto da
casa di Karim e averlo lasciato definitivamente, uscì dalla sua casa
e dalla sua vita.
Sperò per sempre.
Karim, rimasto solo, si chiese se
dovesse piangere, arrabbiarsi o deprimersi.
Sospirando shockato scosse il capo e
chiamò Jeremy.
Perchè reagiva così al dolore e alla
pressione, quando gli sembrava di stare impazzendo cercava calore.
Quel calore che solo un'altra persona gli poteva dare.
Non c'erano mai veri coinvolgimenti
sentimentali, o per lo meno lui ne era convinto. Però con qualcuno
gli piaceva provarci e riprovarci. Forse era masochista, pensò con
amarezza mentre seduto sul letto dalla parte di Gonzalo fissava il
vuoto.
Cos'era andato storto?
“Io, sono storto... ecco cosa... devo
stare solo. Ci ho provato prima con José, ora con Gonzalo. Non è
andata con nessuno. Adesso basta provarci. Tornerò alle mie
sacrosante scopate senza sentimenti e tornerà tutto a posto. Ci sono
quelli fatti per le relazioni e quelli no. Io sono una merda e devo
stare solo. Posso essere felice lo stesso. Non serve volere quello
che vogliono gli altri. Fanculo le relazioni, cazzo! Ne ho le palle
piene!”
Karim non seguiva in generale le
notizie, se era in vacanza staccava del tutto.
Quindi non ebbe alba di tutto quello
che successo nel club nella sua assenza.
Quando tornò a casa si fece informare
da Sami e Mesut di tutto quello che era successo.
Così furono loro a dirgli che
Ancelotti era il nuovo allenatore.
A quello Karim commentò che così Riky
era contento.
Poi gli dissero che Gonzalo non era
andato da nessuna parte e per il momento era ancora in squadra.
Lì imprecò. Non seppe bene perchè e
i due tedeschi non indagarono.
Dissero altri nomi nuovi e chi era
partito. Per i nuovi, per lo più giovani, non fece quasi nemmeno
esclamazioni. Ovviamente gli stavano indifferenti.
Per le partenze fece un mugugno
incomprensibile.
- E poi il secondo allenatore, nonché
direttore sportivo... Zinedine Zidane. E' tornato. - Conclusero come
se fosse la cosa meno importante.
Karim stava bevendo dell'acqua, dovette
sputarla e tossire.
- Karim? - Chiamò Mesut titubante.
Erano a casa del francese, i tre amici si erano trovati il giorno
prima dell'inizio del ritiro.
Dopo aver visto la fine del mondo,
tornò sulla Terra al presente e con un colorito acceso, sicuramente
per la morte scampata, disse con un filo di voce:
- Zidane?! - Mesut e Sami si guardarono
perplessi. Che reazione era quella?
- Sì... lui era già nello staff di
Mourinho due anni fa... hai già lavorato con lui... è andato via
per incomprensioni ma ora che Mou è andato via, Perez gli ha chiesto
di tornare... non sei contento? - Mesut a volte rasentava l'ottusità.
Sami infatti lo fissò scettico.
- Davvero lo chiedi? - Mesut lo fissò
indispettito.
- Insomma, si soffoca! Che devo
pensare?! -
- Dai. Tutti sanno che era felicissimo
di lavorare con Zidane... ha fatto il suo anno migliore, quando era
seguito da lui... Zidane l'aveva preso sotto la sua ala e lo aiutava
molto. Era quasi il suo allenatore privato. Ed ha fatto una stagione
fantastica. Quando è andato via, quest'anno, ha fatto un anno molto
altalenante, nemmeno da paragonare... - Parlavano come se lui non
fosse lì, ma Karim doveva riprendersi dalla notizia e Mesut doveva
ancora capire.
- Cosa significa, insomma? - Chiese
seccato. Sami sospirò insofferente scuotendo il capo. Come faceva a
non capire?
- Karim ha un debole per Zidane, l'ha
sempre avuto! È il miglior giocatore francese del suo secolo, ed in
generale uno dei più grandi, Karim sicuramente punta ad emularlo,
subisce il suo fascino... è una notizia sconvolgente... specie
perchè Gonzalo pare che resterà in squadra, alla fine! - Mesut
finalmente aveva capito e spalancando la bocca fissò Karim come per
chiedere conferma e cosa intendesse fare.
Karim, dal canto suo, si era perso
nell'immagine affascinante di Zidane che aveva potuto incontrare
ancora per un premio speciale assegnato dalla Francia. Glielo aveva
consegnato proprio Zidane, si erano incontrati per l'evento, avevano
fatto delle foto insieme e Zidane aveva speso delle belle parole per
lui.
Non si era mai sentito più felice.
Se poteva dire d'avere un idolo, in
effetti era lui.
Aveva tifato Juventus per lui, ai tempi
dei tempi. E poi Real Madrid per lo stesso motivo. Ed ora ci era
andato con quella di seguire le sue orme.
- Cosa farai? - Chiese Mesut
interessato. Karim allora tornò dallo shock, lo guardò e spalancò
gli occhi.
- E che dovrei fare? Vado al ritiro e
mi alleno come gli altri! Che domande! - Esclamò poi. Sami rise e
Mesut rimase deluso.
- Dai, sarai allenato da Zidane... non
ti senti emozionato? Non pensi che ora che sei di nuovo libero potrai
approfittare? - Ecco, ora si era svegliato anche troppo bene. Karim e
Sami lo fissarono e mentre il secondo rise, il primo fece il muso.
Che novità.
- Io ero libero anche prima. -
- No, tecnicamente eri occupato. Prima
con Mou, poi con Gonzalo. La cosa ti può essere sfuggita visto i
tradimenti vari, però è così... - Karim scosse il capo e alzò le
spalle menefreghista.
- Io non sono mai impegnato con
nessuno, chi si mette con me lo sa... è per questo che poi non
resistono e mi lasciano. Io non sono tipo da relazioni serie e
classiche. Non sono uno consacrato all'altro. Non sono uno romantico.
Non sono... -
- Sì, ma Zidane ti somiglia molto, tu
subisci il suo fascino, ora hai una grande occasione. Approfitterai?
- Mesut voleva sapere quello, sembrava molto preso. Karim sospirò e
si spense.
Non sapeva rispondere.
- Conoscendoti penso di sì. -
Karim ripensò a José, a Gonzalo e
perfino a Jeremy. Con Raphael era stato solo una volta che era
totalmente fuori di sé.
Jeremy l'aveva avuto ad intermittenza,
José per qualche mese e Gonzalo un paio d'altri mesi. Un anno molto
travagliato di prese e lasciate. E di tradimenti sia con José che
con Jeremy.
- Vengo da degli anni molto affollati
ed intensi... credo di voler solo delle scopate senza impegno... -
Disse fra sé e sé guardandosi le mani come se si vergognasse di sé
stesso.
- E con Zidane non sarebbe solo una
scopata senza impegno? - Ecco, qua Karim arrossì e la cosa sconvolse
i due amici che ancora non l'avevano visto arrossire.
- Penso che potrebbe sfuggirmi di mano,
che non la saprei gestire come voglio... lui... è il mio idolo, non
è esattamente uno qualunque. - Ammirarono tutti la sua analisi e
decisero di non punzecchiarlo né dirgli nulla. Non erano tipi.
Ascoltavano e basta.
- Vai e vedi come va, tanto ogni volta
di fai trasportare dagli eventi, farti dei piani è inutile, non
credi? - Mesut questa volta si sentì di dargli una specie di
consiglio. Conosceva Karim, sapeva che sarebbe andata così. Avrebbe
improvvisato. Quindi stare a pensarci tanto era inutile.
Però Karim, quella notte, pensò a
Zinedine tutto il tempo. E si sentì uno scolaretto.