SAPPI CHE SEI MIO
1. INCONTRO MISTICO
Il primo approccio con lui è quando lo seguo attraverso la televisione.
Seguo sempre le partite delle
squadre che mi interessano, ma in particolare seguo i giocatori che mi
interessano, quando sento tanto parlare di uno, quando cominciano a
farsi strada, quando si rivelano interessanti me li studio.
Con lui è stato una sorta di colpo di fulmine.
Calcisticamente.
In tutta la mia vita ho avuto
miliardi di tentazioni, ma non ho mai ceduto. In questo sono sempre
stato coerente con me stesso e gli impegni che prendevo, soprattutto
dopo che ho smesso di giocare a calcio. Ho fatto un percorso
spirituale, meditativo, per imparare ad incanalare la grande rabbia che
mi faceva esplodere nei momenti peggiori.
Ogni tanto capita ancora che succeda, ma sono molto più calmo e controllato, è raro che mi lasci andare. Però avviene.
Ho avuto tante tentazioni di ogni genere, però nemmeno quando ero nel peggior momento di me stesso, ho ceduto.
Poi è arrivato lui e mi ha cambiato la vita.
Karim Benzema si presenta come
la futura promessa del calcio francese, momentaneamente viene
affiancato a Frank, l’asso francese che gioca ancora.
Così, visto che Frank lo conosce per via della nazionale, lo chiamo.
Io e lui siamo stati compagni e siamo sempre in buoni rapporti.
Gli chiedo che impressione gli
ha fatto Karim e che ne pensa, che tipo sia. Lui ne parla bene e alla
fine mi convince a tenerlo d’occhio, perché sicuramente farà strada.
Ha talento, un tocco di palla eccezionale ed è molto umile.
- Sai, probabilmente troppo. - Dice poi. Io rimango di stucco.
- Da quando essere troppo umili è un problema? - Chiedo senza capire.
- Non osa sognare in grande, non
ha aspirazioni, non sembra avere fame. Gli ho detto di osare di più, di
pretendere di più da sé stesso e dalla sua carriera, sai cosa mi ha
detto? -
- Cosa? -
- Che per lui è già tanto essere
arrivato lì. Ora gioca al Lione, sta avendo un’ottima stagione, in
tutta la Francia viene acclamato ed ha avuto alcune convocazioni nella
nazionale. Per lui questo è il massimo, è già tanto, molto più di
quello che avesse osato sperare. - Silenzio, capisco cosa intende. -
Troppo umile, capisci? -
- Capisco. Però come mai dice
così? Non sa fin dove si può arrivare una volta che si comincia?
Insomma, un conto è avere i piedi per terra, un altro è sotterrarsi! -
Commento subito sorpreso, incredulo che uno che sta vivendo un momento
così positivo in così giovane età, sia tanto auto critico.
- Viene dal ghetto di Lione,
Zizou. - Mi dice poi Frank che per fortuna si è preso Karim sotto la
sua ala appena arrivato in nazionale. - I suoi genitori sono algerini
immigrati, non ha mai avuto niente se non calci in culo. Vittima del
razzismo francese che tu ben conosci. Non mi ha raccontato niente, eh?
Questa cosa me l’ha raccontata il mister, che gliel’ha detta il collega
del Lione. Cioè, capisci? Hai presente la persona più chiusa che tu
abbia mai conosciuto? - Annuisco, mi figuro qualche compagno di squadra
molto chiuso e timido con cui ho avuto a che fare: - Lui è molto
peggio! Non parla, non si apre, non si fida, sta sempre nel suo. Tu non
hai idea della fatica che ho fatto io con lui per parlarci. Abbiamo
riso insieme una sera. Penso sia stata una conquista enorme! -
Sorrido pensandoci.
- Mi somiglia… - Frank ride.
- Sì, tu non eri un festaiolo
chiacchierone, ma nemmeno così asociale e chiuso. Diffidente, quello
sì, però avevi le tue amicizie, stavi con qualcuno, parlavi, ridevi,
sapevi divertirti coi pochi… lui non ho ancora visto nulla con nessuno.
Capisco che è stata tipo la prima convocazione nella nazionale, ma è…
wow, sarà dura con lui, eh? Se non si apre un po’, se non capisce che
può mirare in alto… non cercherà nemmeno di prenderselo, capisci? Quel
posto in alto, dico… - È molto chiaro e capisco cosa intende.
- Beh, cerca di scioglierlo,
coinvolgilo anche con gli altri, sei molto seguito in nazionale. - Non
so perché gli do questi consigli e perché ci tengo. Me ne rendo conto
dopo che metto giù la telefonata.
Sembrava che fosse una questione importante, per me. Non è normale, no?
Non so se è perché mi rivedo un po’ in lui o cosa.
Credo sia questo.
Anche io ho vissuto in un
quartiere difficile e razzista, come sanno essere razzisti i francesi,
in pochi ci riescono. E sono di origini algerine.
Andavo avanti a testate, non
potevo guardare in faccia nessuno, la gentilezza era un lusso e facevo
una questione di vita o di morte qualunque cosa riguardasse la mia
famiglia, la sola di cui mi fidassi. Potevo dare la vita, per loro.
Niente contava più del loro onore, in nessun caso.
La rabbia accumulata dentro di
me mi stava divorando, se non fosse stato per mister Lippi non so cosa
sarebbe stato di me calcisticamente. Ha incanalato la mia rabbia in
voglia di giocare e concentrazione. Certo, le mie cazzate le ho fatte
perché soffocavo e poi esplodevo nei momenti più sbagliati, però in
campo stai poco quando sei tanto sotto pressione e i difensori
avversari sanno come farti diventare matto, è il loro mestiere. Sanno
che tu soffri la pressione, che tu fai cazzate se ti stuzzicano ed
allora lo fanno dal primo minuto all’ultimo fino a che tu non reagisci
ed allora sei fregato.
Solo che le mie reazioni i difensori se le ricordavano per molto tempo.
Karim è diverso, non ha rabbia dentro. Per lo meno da quel che dice Frank.
Però è cresciuto in un orribile
quartiere ed è stato vittima del razzismo e anche del bullismo penso,
perché se non ti fai avanti a testate come me, se non fai tu il bullo,
allora lo fanno gli altri con te.
Penso a cosa sarebbe stata la
mia vita senza il calcio, senza il successo nel calcio. Me l’ha
cambiata. E Karim non deve perdere questa grande occasione perché è
troppo chiuso e non osa vivere a testa alta.
Deve farcela.
Mi entra dentro così, prima ancora che lo incontri.
Mi metto a seguire le sue partite, a vedere i suoi goal, a sentire cosa dice nelle interviste.
È molto timido, parla pochissimo e sorride di rado, quando lo fa è quasi magico.
È puro, è pulito, me ne rendo
conto subito. Per un momento penso a cosa può aver passato da piccolo,
quali violenze, quali segreti nasconderà dietro al suo non osare.
Non me ne accorgo facilmente.
Non me ne accorgo subito.
Karim ha qualcosa di diverso da me, ma anche dagli altri.
Le cose che ha in comune con me mi entrano dentro, le differenze fanno anche peggio.
So quanto crudele può essere un
quartiere pieno di stranieri poveracci che cercano di farsi strada e di
sopravvivere, e vedere il tocco di palla che ha in campo, i goal che
gli riescono, mi fa capire che lui deve, lui deve farcela. Se io non
avessi avuto la fortuna di farcela a calcio cosa sarebbe stato di me?
Ci penso di continuo, mentre lo
guardo, e improvvisamente sono qua ad alzare il telefono e ad accettare
la proposta di Florentino Perez che mi vuole suo consigliere al Real
Madrid.
Il primo nome che gli faccio è il suo.
Karim Benzema è il futuro del
calcio francese, non vorresti fartelo sfuggire. Vedo tante cose
positive in lui. So venderglielo, nonostante sia ancora molto acerbo e
con il carattere chiuso che ha c’è il rischio che estirpandolo dal suo
paese di origine, si ottenga l’effetto opposto.
Però lui deve volare, deve
farcela. Ha tanto da dare, ha un grande talento, io lo vedo. O forse è
il mio che vedo. Forse siamo tutti egocentrici, in chi ci piace vediamo
noi stessi, oppure quello che vorremmo avere noi. Ma c’è sempre
qualcosa che si riconduce a noi stessi, in chi ci colpisce, in chi ci
piace.
Con Karim non so cosa sia, ma quando Florentino dice che sta trattando per lui, la gioia mi assale inaspettata.
Non avrei certo mai pensato di sentirmi così felice per l’occasione che gli stiamo dando.
A 21 anni finire al Real Madrid
non è male, sicuramente dovrà lottare per avere la titolarità, ma se se
la gioca bene può farcela.
Spero che un ambiente protetto come il Real possa fargli bene, danno tante occasioni di crescita, sono seguiti.
Adesso al Real c’è Higuain come
punta e stanno prendendo gente del calibro di Cristiano Ronaldo, Kakà,
Xabi Alonso… insomma, stanno mettendo insieme una grande squadra e lui
è fra questi.
Potrebbe essere un’arma a doppio taglio, però ce la può fare.
Non vado ad incontrarlo, non ci
sono occasioni. Tecnicamente sono un consigliere della società, non
sono un membro dello staff tecnico di mister Pellegrini.
L’estate procede a gonfie vele, Florentino fa i suoi folli acquisti, ma io sono felice che sia arrivato Karim.
Poi si comincia con il ritiro, lo seguo a distanza, senza che se ne accorga, curioso di vedere come va.
È molto chiuso e timido, non parla praticamene mai, ride poco e si lascia andare di rado.
È molto complicato, immagino che ci voglia tempo, ma vedo che con Cristiano e Ricardo se la intende abbastanza, non c’è male.
Insomma, con Ricardo chiunque
legherebbe e Cristiano mi sorprende, la sua fama lo precedeva. Ragazzo
molto talentuoso ma pieno di sé, in realtà è tutt’altro. Le voci non mi
sono mai interessate, però non ho approfondito per conto mio come ho
fatto con Karim.
Karim resta l’algerino francese,
perciò in Spagna non è molto calcolato, in Francia è ancora studiato al
millimetro e probabilmente non entrerà mai davvero nelle grazie, non
essendo un purosangue, però deve andare avanti per la sua strada.
Vedo che sta prevalentemente con
Cristiano e Ricardo, poi ad un certo punto inizia a parlare con
Marcelo, ovviamente chi non ci parla con lui? Anche con Alvaro Arbeola
va d’accordo. E mi pare ci sia sintonia anche con Gonzalo.
Gonzalo Higuain. Argentino. Al
Real da poco prima di Karim. Grande talento, ma gioca nello stesso
ruolo di Karim e per il momento sta avendo delle stagioni fantastiche.
Però si verificano cose strane, sotto i miei occhi.
Lo guardo con attenzione per esserne sicuro.
Karim non sembra affatto in
competizione con Gonzalo. È chiaro che se vuole essere titolare è lui
quello da superare, ma invece di starci alla larga e magari odiarlo,
come è sempre capitato in casi così, lui ci fa amicizia. Amicizia è il
termine più adatto, anche se nel caso di Karim è quasi strano.
Lui che si fa amici? Lega un
po’, ma amici… eppure è lì che scherza con Gonzalo, che ci parla anche
se poi non fa grandi cose che ti fanno capire che abbiano quel gran
rapporto.
Che succede? Cosa c’è che mi turba?
Turbare forse non è il termine adatto.
Però dopo che li osservo bene, noto che c’è una strana tensione fra i due.
Molto strana.
Impari a leggere fra le righe di
Karim perché non ti concede nulla ed infatti non è che sia proprio
nell’esplosione calcistica che speravo.
Ma nelle sue righe vedo che Karim ha un’attenzione particolare per Gonzalo e la cosa mi turba, non so perché.
Così quando c’è il pranzo di
Natale del Real Madrid dove sono tutti al completo, soci, consiglieri,
direttori, amministratori, dirigenti e vari, c’è l’occasione per noi
due di conoscerci per la prima volta.
Sono mesi, anni anche, che lo
osservo da lontano e lo studio, non mi sono mai fatto avanti nonostante
più volte nelle interviste ha detto che i suoi idoli siamo io e Ronaldo
il Fenomeno.
Avevo l’occasione di incontrarlo quando volevo, non l’ho mai fatto. Non so perché.
Avevo paura in qualche modo, di qualcosa. Ma adesso mi decido in questo modo e sono in ansia.
Quando lo vedo fra tutti gli altri, rimango fermo e calmo, esterno di rado quel che provo, ormai.
Lui parla, saluta, fa foto, riesce anche a sorridere dopo qualche mese che è in squadra. Sono contento che ci riesca.
Poi si ferma perché mi intravede
nella folla ed ha un bicchiere di qualcosa in mano. Gli cade quasi
tutto. La sua faccia è epica, non me la dimenticherò mai, ne sono
sicuro.
Mai.
Lui rimane impalato, poi qualcun
altro mi vede, mi salutano, Ricardo mi conosceva già perciò fa un po’
da tramite con gli altri che non mi avevano già incontrato. Arrivano
anche Iker e Sergio, coi quali ho anche giocato prima di chiudere col
calcio, l’atmosfera si rallegra molto e lui rimane indietro,
impietrito, incapace di farsi avanti.
Poi arriva Alvaro il quale
probabilmente sa che sono il suo idolo. Io il suo idolo. Mi riempie di
gioia questa consapevolezza, saperlo era un conto, vederlo è un altro.
Sono l’idolo di molti, mi sono
trovato in situazioni come queste miliardi di volte, ma è la prima che
sono davvero felice di esserlo.
Lo trascina letteralmente davanti a me e spinge via qualcuno poco elegantemente.
- Qualcuno sta per avere un
attacco di cuore! - Poi vedono la sua espressione e tutti capiscono:
Karim è rosso, rigido e non respira. Alvaro gli toglie il bicchiere di
mano, gli dà uno schiaffo sul sedere e lo spinge davanti a me. Io
sorrido smagliante, felice, eccitato di vederlo.
Non tende la mano, è proprio completamente bloccato.
- Spero non avrai un’erezione! -
Commenta poco finemente Sergio che lo prende in giro, scoppiano tutti a
ridere, Iker lo ammonisce, poi con una carezza fraterna lo spinge a
farsi avanti e a stringermi almeno la mano. Karim lo fa perché glielo
dicono, ma non se ne rende conto.
Quando gliela stringo sento che trema e suda ed al diavolo.
Seguo il mio istinto come non mi capitava di fare da tempo, ormai.
Lo abbraccio davanti a tutti e
Sergio ed Alvaro fanno battute su come rianimare qualcuno in attacco
cardiaco, mentre Ricardo ed Iker cercano di difenderlo molto da mamme
chiocce.
Stringerlo è qualcosa che non avevo preventivato, ma mi sconvolge un po’. È bello. Eccitante. Incredibilmente strano.
Trema tutto, sembra così piccolo
e innocente e vorrei proteggerlo, tenerlo fra le mie braccia per
impedire che gli altri lo deridano.
- Sono… tu sei… sei il mio
idolo… tu e Ronaldo lo siete sempre stati… sono felice, felicissimo di
incontrarti. Non credevo che ci fossi anche tu, oggi… io… - Balbetta
ancora quando ci sciogliamo, ed io sono così felice che sia in questo
stato per me, che gli trattengo il braccio carezzandoglielo.
- Sono felice di conoscerti, ti
seguo da un po’ ed ero impaziente di vederti. - Questa mi scappa e lui
arrossisce ancora di più, per poco sviene.
Arriva Raul che solitamente salva la situazione, in questo caso capisce subito che cosa succede e carezza Karim sulla schiena.
- Sai che ti ha suggerito lui al
presidente? Me lo ha detto quando sei arrivato quest’estate. Mi ha
chiamato e me lo ha rivelato! - Questa cosa non aiuta molto, Karim va
in crisi mistica e non riesce più a spiccicare parola, nemmeno in
francese, così colgo l’occasione di una chiamata e mi allontano per
dargli tregua. Non era esattamente questo che volevo quando ho deciso
di venire ed incontrarlo, ma chiaramente non poteva essere diversa.