*Ecco un altro capitolo: a volte tardo a pubblicare, ma se mi seguite sulla mia pagina FB
avverto sempre quando pubblico, se tardo e cosa sto scrivendo. Ad ogni
modo le cose fra Karim e Zizou proseguono in modo un po' strano, i due
dopo il bacio si sono allontanati e non si capisce di chi sia la colpa,
così Zizou dopo aver preso la decisione di fare un passo figurato e
letterale indietro, lo comunica a Karim il quale, finalmente, avrà una
reazione senza carte coperte! Buona lettura. Baci Akane
13. L’ULTIMO BACIO
Parlo col presidente come prima
cosa per capire come vogliamo muovere il mercato, ovviamente non siamo
soli, c’è il vertice al completo ed io in quanto suo consigliere, sono
dentro.
C’è l’incertezza più totale su Gonzalo e Karim. L’unica cosa è che Karim vuole rimanere, mentre Gonzalo vuole andare via.
- Higuain vuole solo la garanzia
di giocare di più, se gliela dai lui resta. - Dice poi uno schietto. Lo
guardo capendo dove vuole andare a parare.
- Per cui se arrivano buone
offerte più per Benzema che per Higuain, non c’è ragione per non
accettare. - Stringo le labbra in disaccordo.
- Bisogna anche vedere qual è la volontà dell’allenatore. Resta José? - Chiedo infine calmo.
Gli altri si guardano.
- Sembra di sì, ci deve ancora dare conferma, ma probabilmente… -
- Allora in quell’occasione sarà
lui a dire con chi preferirà lavorare dei due, prima di sentire il
mister è inutile speculare. - Chiudo freddamente, come se fossi io il
capo della dirigenza. - Anche se viene un altro allenatore, a maggior
ragione non si può fare i conti senza. -
- Sì, lo sappiamo, è una
riunione preliminare per capire quali sono le nostre prime intenzioni…
- Mi ricorda quello che ha parlato prima. Annuisco e sorrido come
niente.
Non so, l’idea che possano mandare via Karim mi ha dato fastidio. Molto fastidio. Perché non possono toccarmelo.
Però ho annunciato che non farò
più parte dello staff tecnico, mi sono inventato delle scuse, motivi
personali, non riesco a fare entrambe le cose, incompatibilità con
Mourinho, bisogno di più tempo per me, cose che sono facili da
inventare.
Uscendo di qua non faccio che pensarci.
Devo chiarire con Karim, devo
andare da lui e dirglielo. Deve saperlo da me che non sarò più in
panchina, ma spero di convincerlo che non dipende da lui e non è colpa
sua, anche se poi in realtà è così.
Sto per suonare a casa sua quando un pensiero mi passa per la testa, come una sorta di fulmine a ciel sereno.
Ma se io voglio fare l’allenatore ed il progetto con Perez è di allenare questa squadra un giorno, come penso di fare?
Ho problemi con un giocatore e
me ne vado? E come farò quando mi metterà come secondo del prossimo? Ha
detto che il successivo a Mourinho vuole mettermi come vice. E se tutto
va bene Karim sarà ancora lì.
Voglio davvero influenzare la mia carriera in base a lui?
Stando a questo non dovrei fare questo passo indietro, non dovevo.
Mou ha ragionato nell’interesse del presente, del giocatore, ma io che guardo al futuro non ha senso questa mossa.
Karim mi apre mentre ci sto
pensando e forse vede la mia faccia incerta, non che la sua lo sia
meno. Beh, lui è più shoccato ed in un attimo si angoscia, lo vedo
immediatamente.
- E-ehi… sto preparando tutto per andare… - Adesso lui ha l’Europeo. Sorrido ed allargo le braccia in segno bonario.
- Sono venuto ad augurarti buona
fortuna per l’Europeo! - Dico quindi senza rifletterci molto. Annuisce
titubante, si gratta la nuca e si fa da parte.
- O-ok… entra pure… non mi aspettavo una tua visita, scusa. - Dice in imbarazzo ed in difficoltà.
- Ti ho disturbato? Sei con
Gonzalo? - non so cosa pensare, mi ha baciato e poi è andato da José,
come saranno le cose con Gonzalo? Vuole andarsene, ma gli ha scritto
che casa di uno è casa dell’altro… capirci qualcosa è un’impresa. Forse
è ora di chiarire.
- No, no, è andato via, lui non
ha l’Europeo e comincia le vacanze. Mi ha augurato buon campionato e
basta. - Casa sua è un bel casino, mi guardo intorno, sta preparando
tutto perché dopo la nazionale andrà in vacanze direttamente, perciò
non tornerà a casa per un po’ e nel frattempo chissà quante cose
succederanno.
Mi sposta un borsone dal divano e mi dice di sedermi.
Questo divano. Disagio.
Mi accomodo in punta, mentre lui mi chiede cosa voglio bere e mi porta qualcosa di fresco.
- Che dice, rimarrà? - Chiedo
parlando come si fa fra amici, come se non fosse successo nulla, come
se non avessimo mai smesso di parlare e confidarci. Karim è spiazzato
da questa mia modalità, ma non ci possiamo fare molto.
Mi dà il bicchiere ed uno se ne
tiene per sé, si siede sulla poltrona ben lontano da me e lo guardo. Ha
una canottiera nera aderente e degli shorts non certo larghi. Che
tenuta complicata, evidenzia tutto il suo bel fisico ed ormai la cosa
mi crea sempre problemi. Non ne ho mai avuti, ma da quando ho capito
che mi piace Karim, le cose sono cambiate anche a livello ormonale.
Però solo su di lui, non ho istinti simili su nessun altro. Non so come
sia possibile.
- Non lo sa, vuole andare via,
si prende tutta l’estate per pensare ed in base alle offerte che
arriveranno, valuterà. Potrebbe decidere all’ultimo minuto. - Sospiro.
- Beh, i dirigenti vorranno una
risposta un po’ prima, se lui va via bisogna pensare ad un piano di
riserva. Si potrebbe attingere alla primavera per una riserva per te,
però è l’allenatore che deve decidere chi userà, chi vorrà, che piano…
- Spiego un po’ come vanno queste cose, lui annuisce consapevole e si
stringe nelle spalle che si gratta con la mano libera, i muscoli
guizzano e mi creano un certo disagio, guardo altrove.
- Senti… non lo so. Ha detto
così. Ho provato a convincerlo, gli ho detto che casa mia sarà sempre
casa sua. Voleva ridarmi le chiavi, non si sa mai, ma io gli ho detto
di tenerle. - Silenzio. Queste cose sono particolari, questo discorso
lo è.
Abbasso lo sguardo e sospiro, è dura tirarsi fuori un rospo.
- Hai litigato con lui
recentemente? - La prendo larga, lui beve a disagio, non gli piace
parlare di queste cose, ora. Non gli piace parlare con me. Forse non
riesce a far finta di nulla, forse non potrà mai.
Forse sarebbe meglio vendere lui
se ci sarà l’occasione. Permettergli di chiudere la cosa con me, se
c’è, ed andare oltre, continuare liberamente e lucidamente la sua
splendida carriera al di là di me ed io continuare qua con Perez,
continuare il nostro programma invece di stopparlo.
- No, no, perchè? - Scuoto la testa.
- Niente, un’impressione…
insomma… - Tergiverso, bevo un po’, sospiro ancora. - hai fatto finta
di niente anche con lui? - Dico con un tono più basso, senza guardarlo.
A questo lui sgrana gli occhi come se fosse appena apparso un fantasma,
impallidisce e si irrigidisce, lo guardo istintivo e per poco non mi
viene da alzarmi e scusarmi a prescindere, ma sto fermo e zitto.
- Tu… tu vuoi parlarne
ora, Zizou? Tu ora vieni da me per parlarne quando hai fatto il muro di
ghiaccio per settimane? - Il suo tono è basso e tirato e si controlla a
stento, in realtà la voce gli trema leggermente, è una situazione molto
complicata. Vuole esplodere, probabilmente, ma sta di nuovo implodendo.
Sospiro e mi alzo mettendo giù il bicchiere, quasi stanco.
- In realtà sono venuto a dirti
che il prossimo anno non farò più parte della squadra del prossimo
allenatore. Sia che ci sia José, sia che non ci sia. - E questo ha il
potere di un secondo sparo. Lo guardo di nuovo, in piedi a distanza
debita e lui col suo bicchiere mi guarda come se gli fosse appena
caduto il mondo in testa.
Non dimenticherò mai questo suo
sguardo, i suoi occhi grandi e lucidi, il terrore mentre parlo. Forse
dovevo fargli giocare gli europei serenamente, non dovevo uscirmene ora
così. Forse.
O forse prima è e meglio è.
Rimango fermo e zitto in attesa di una sua reazione, ma aggiungo solo un flebile e calmo:
- Scusa per tutto, volevo essere
io a dirtelo subito. Credo che tu possa essere più lucido se non mi
vedi ogni giorno ed io ho bisogno di un po’ di tempo per riflettere su
alcune cose, come il mio futuro. - E quanto riesco a non tradire sul
serio mia moglie, per esempio.
Fare questa cosa è la più
difficile della mia vita. Lasciare una persona che forse ami, per cui
comunque provi qualcosa di così forte da farti impazzire. Karim mi ha
rivoluzionato del tutto ed ora sono qua a fare quel passo indietro
perché non credo di riuscire a viverlo davvero.
Potevo farlo, quel giorno.
Potevo cedere e prendermelo ed ho avuto paura, penso che non ci
riuscirei mai ed è inutile torturare entrambi così vedendoci.
Forse è meglio che le nostre strade si separino o che per lo meno tornino come dovevano essere. Professionali.
Ma se fossero professionali, perché lasciare la squadra tecnica del mister?
Karim continua a stare zitto,
così io non so che altro dire e sto male perciò scuoto la testa e
faccio per andarmene, ma sono quasi alla porta che lui, senza muovere
un muscolo, mormora piano ed impercettibile:
- E se io non potessi andare
avanti senza di te? - Chiudo gli occhi, non fare così Karim, non
renderla difficile. Se mi dici una cosa del genere, come faccio a fare
la cosa giusta?
- Lo sai che è meglio per
entrambi, la cosa ci sta sfuggendo di mano, sta diventando troppo
confusa, nessuno dei due è in grado di guardarla lucidamente e di
capire cosa siamo realmente, cosa davvero proviamo uno per l’altro. -
Rispondo composto e chiaro dandogli le spalle, la schiena rigida.
- Io lo so cosa provo, ho le idee chiare. - Dice poi stupendomi, stizzito.
Mi giro di scatto e lo guardo dritto negli occhi.
- E cosa provi, Karim? - Si
morde il labbro e mi guarda spaventato, non vuole dirlo o meglio non
vuole rischiare di dirmelo per nulla, per farsi scaricare di nuovo e
questa volta definitivamente.
- Ti voglio bene. Sei il mio
punto di riferimento. Mi dai calma e tranquillità e fiducia e so che se
tu mi guardi io gioco bene. Sei quello a cui dico tutto ed ho bisogno
di continuare a dirti tutto e… - Scuoto la testa.
- Mi hai baciato. - Silenzio, un
silenzio che ferisce. Non distolgo lo sguardo ed i suoi occhi sono
lucidi più di prima, le lacrime sono sull’orlo, sulla soglia delle
ciglia. Vorrei solo abbracciarlo invece di tirargli fuori le cose a
forza. È la prima volta, dopo i primi tempi, che fatico a farlo
parlare. E lo sto torturando. Non voglio che stia male.
- Lo so, non succederà più. -
- Dopo non ti sei più avvicinato, non sono più quello che ero per te. - Gli faccio notare sempre freddamente.
- Perché eri tu freddo con me!
Ma se archiviamo la cosa e torniamo come prima, io… - Sospiro e scuoto
la testa guardando altrove, cercando le parole.
- Senti… facciamo che ci
prendiamo tutti quanti del tempo, ok? Ci sono tante cose in ballo e
dobbiamo pensarci bene. Il calcio, noi due, Gonzalo… -
- Che c’entra Gonzalo? - Chiede sulla difensiva.
- Stai con lui o no? E provi questa cosa per me? -
- Non ha importanza cosa provo, io… -
- La ha invece! - Lo fermo
stizzito, dimostrandomi arrabbiato per la prima volta con lui. Karim
trattiene il fiato, rimane seduto ed io in piedi mezzo girato per
andarmene, davanti alla porta di casa sua. - La ha per me. Perché tu
hai Gonzalo ed io ho Veronique e… - Karim si alza improvviso e mi viene
davanti, mi zittisce con questo gesto, non mi tocca, ma mi guarda da
più vicino, alla mia altezza.
- Cosa c’entra che io ho Gonzalo
e tu Veronique? Veronique è tua moglie. Gonzalo è… non so, un compagno?
Qualcuno con cui sto fra alti e bassi? Non è la stessa cosa! Perché hai
fatto questa similitudine? Cosa c’entra Veronique? - Insiste turbato,
corrucciato e come un cane da guardia che ha fiutato una preda che non
vuole lasciar andare, non questa volta. Mi volto bene verso di lui e mi
sento di più con le spalle al muro, anche se non le ho davvero.
- Sono degli impegni al di là di noi stessi. - Ma ovviamente non basta.
- E con questo? Non sono sullo stesso piano! - Insiste.
Alzo gli occhi al cielo.
- Beh, no, ma lei è esattamente
ciò che mi frena tutte le volte che tu… - Mi fermo a fatica, ma ormai
ho detto troppo e lui mi guarda penetrante, fa quel mezzo passo in
avanti che ci separava, le dita sulla mia guancia e i corpi si
sfiorano. Un istante di magia e di sospensione.
- Tutte le volte che ti bacio? -
Chiede con la bocca quasi sulla mia, mi guarda gli occhi, io le labbra,
le sue labbra disegnate, morbide, quello inferiore pieno e da
succhiare. Succhiare come ho fatto quella sera. Quel bacio mi tormenta
ancora, come ne esco?
Sento il suo respiro addosso, l’eccitazione è già alta ed ormai sono stralunato.
Inghiotto e mi lecco le labbra
secche, lui lo nota e me le tocca, un bacio leggero, mi prende le mie
fra le sue e succhia piano. Niente altro. Chiudo gli occhi abbandonato,
godendomi qualcosa che forse non ci sarà più. Forse sarà l’ultimo, chi
lo sa.
Me lo godo, trattengo il fiato,
cattura la morbidezza del suo labbro che aderisce al mio umido, infine
si fa indietro e mi lascia un vuoto incolmabile, un vuoto che non
voglio che continui.
Cosa mi trattiene dal prenderlo e baciarlo e farlo mio, mio definitivamente?
Quello che mi ha trattenuto le altre volte.
- È la paura che mi impedisce di
lasciarmi andare. Penso alla mia famiglia ed ho paura a fare ciò che,
forse, in realtà, voglio con tutto me stesso. - Finalmente lo ammetto e
mi rendo conto che anche se mi era sembrato Karim quello distante, mi
sa che in realtà io sono stato il Monte Bianco.
Ma ha appena raggiunto una buona quota, arrampicandosi.
Mi guarda sorpreso, incredulo, sconvolto ma con una punta di piccola speranza ed ottimismo.
- Prendiamoci queste settimane. - Concorda lui dandomi respiro. Annuisco e si fa indietro lasciandomi, mi sento nudo, freddo.
Ci guardiamo ancora un istante,
significativi, eccitati, shoccati. Poi gli faccio ancora il ‘buon
campionato’ per l’Europeo ed esco, non avendo idea di cosa sarà da qui
a qualche mese.
Credo di non aver mai provato
questo tipo di panico e la cosa peggiore è che non posso parlarne con
nessuno, a meno che non torni da David, ma so cosa mi direbbe. ‘Vai e
vivitela e non farti dire da nessuno cosa devi fare!’
Sorrido.
Lui non andrebbe mai d’accordo
con José, gli avrebbe detto di farsi gli affari propri. Per me è
diverso, ho imparato che grida, litigi, testate e pugni non risolvono
nulla. Siamo dotati della parola, è quella l’arma vincente.
Ho dovuto fare un percorso molto
duro e difficile per capirlo, però ci sono riuscito. Dopo quella volta
non ho più perso la mia strada. Eppure ora sono qua a guardare Karim e
a sconvolgermi l’esistenza senza saper proprio cosa dovrei fare.
A volte la vita è imprevedibile.