*Eccoci qua! Siamo in un momento molto importante della loro storia, Zizou aveva deciso di staccarsi da Karim e non si era più fatto vivo, ma poi torna casualmente sulla sua strada ed i due si rivedono. La cosa incredibile è la reazione di Karim che non è furioso, bensì emozionato e teso. Ora la questione è: fra il dire ed il fare cosa ci sta di mezzo? Riuscirà Zizou a gestire la sua decisione ragionevole di non fare nulla con Karim? Alle sue parole seguiranno azioni coerenti? E niente, buona lettura. Baci Akane*

15.   NON SI CANCELLA


karim zizou

Lo porto in un ristorante tranquillo ma buono, noi gente popolare abbiamo i nostri posti preferiti a seconda dell’esigenza della serata. Se vogliamo stare tranquilli andiamo in alcuni ristoranti, se invece ci va di interagire o, che ne so, di farci vedere, andiamo in altri.
Tendenzialmente quando la gente ci incontra per strada e ci riconosce ci chiede l’autografo ma non ci assale, mentre in ristorante tendono a stare ognuno al proprio posto perché c’è questa regola non detta. Se incontri un personaggio famoso che sta mangiando, lo lasci mangiare.
A volte rispettano la regola.
Però in questo caso vado sul sicuro ed andiamo in questo posticino davvero buono e davvero intimo, costa un occhio della testa, fanno principalmente specialità di pesce e c’è la saletta vip, la chiamano, quella dove paghi il doppio il coperto, ma hai assoluta privacy e sei servito solo dal miglior cameriere che non ti tratta come se fossi un Dio sceso in Terra, bensì come un cliente importante e basta.
Posti così sono preziosi e chi fa ristorazione ed è furbo, lo sa.
La saletta è molto carina, piccola, nei toni dell’azzurro e del blu, ricorda il fondo del mare.
La musica è d’atmosfera e di sottofondo e mitigano l’odore del pesce con delle fragranze piacevoli e fruttate.
Ci sediamo, è la prima volta che lo porto fuori, di solito stiamo a casa di uno dei due. E comunque è da molto che non ci vediamo.
- Sono contento che hanno chiesto a me. All’inizio non sapevo come avresti reagito e non sapevo se era il caso, ma poi sono felice d’averti visto. Eri felicissimo. E poi lo meritavi proprio il premio. - Karim sorride timidamente, impacciato, come se fosse tornato tutto indietro nel tempo, come se quel che c’è stato nel mezzo fra noi non sia mai esistito e questo sia il primo approccio.
Ora è di nuovo tutto molto difficile.
- Sai… mi sei mancato molto. - Dice poi abbassando il tono e gli occhi, fissa il menù senza leggerlo e vedo che arrossisce. Trattengo il fiato stupito, ma sorrido intenerito. Come fa? Dopotutto l’ho spazzato via senza una sola parola, perché così era più facile, più comodo.
- Non lo merito. - Dico poi cominciando subito. Sono molto calmo, ma forse dopotutto doveva andare così.
Karim mi guarda, mi penetra con gli occhi scuri ed io sospiro piegando la testa di lato, stiamo un po’ così a guardarci entrambi pensierosi.
- Non è colpa tua se non mi ricambi in quel modo e non te la sentivi. Alla fine ci hai pensato ed hai deciso così. Io ho capito che il tuo silenzio era per questo. Non… - Tossisce, si schiarisce la voce e guarda altrove, per lui è difficilissimo dire una cosa simile e mi stupisce lo faccia, sta tirando fuori una grandissima forza interiore per dirlo: - non pensavo avresti più voluto vedermi. - Torna a guardare in basso, il menù che non riesce a leggere.
Il cameriere viene a chiedere cosa desideriamo mangiare così indico Karim, ma lui non sa cosa prendere, non ci ha pensato ed allora gli chiedo se posso consigliargli. Prendiamo gli stessi piatti e faccio la parte dell’uomo della coppia. Sembriamo ad un appuntamento romantico. Peccato che sia una cosa ben più strana.
Torniamo a rimanere soli e quel che si diceva aleggia pesantemente fra noi. Non riesce più a guardarmi.
- Non sapevo come comportarmi, quale fosse la cosa migliore da fare. Io non me la sento di tentare. Io quando faccio una cosa ne sono sicuro. Adesso non lo sono ed ho paura che se provassi, poi cambierei idea e mi tirerei indietro. Ho paura, Karim. Paura tutte le volte che siamo al punto, ho paura e mi tiro indietro. E penso che farei così anche se mi buttassi. Da un lato lo voglio, non te lo nascondo. - Alza lo sguardo stupito che io lo dica, come se è impossibile che qualcuno come me, che io, possa desiderarlo e volerlo. Lo trovo tenero e vorrei abbracciarlo e rassicurarlo, ma non penso sarebbe una buona idea. Per questo l’ho portato qua e non a casa sua. Perché là non mi sarei fermato ad una chiacchierata onesta.
È molto teso e sorpreso ed emozionato e così sorrido dolcemente e continuo.
- Dall’altro non ne sono ancora sicuro e non voglio rischiare di farti del male, non posso. Però ora… ora non sapevo più come muovermi ed allora non ho fatto niente. Ma non è stato giusto da parte mia. Tu aspettavi una risposta ed io semplicemente mi sono eclissato. Scusami. -
Karim ha gli occhi lucidi, apre e chiude le palpebre un paio di volte, si schiarisce la voce e poi finalmente riesce a parlare:
- È molto più di quello che osavo sperare. Mi va bene questa sincerità. Solo… - Poi abbassa lo sguardo di nuovo, impacciato, così meravigliosamente timido. - Solo non eclissarti più, se puoi. Perché per me è molto peggio se non ti vedo. Ho sempre pensato di non poter avere da te più di un’amicizia, perciò non mi togli niente di ciò che pensavo d’avere o che avevo. E non farlo ora. Se puoi, se ti va, torna come prima, non togliermi quel che avevamo. Per me è molto importante. - Mi toglie il respiro, è come se mi destrutturasse.
Lo dice con una dolcezza e timidezza incredibili, come se davvero non potesse osare, come se fosse fuori discussione. Non capisco come fa, non capisco proprio.
Davvero non osa alzare la testa, chiedere, pretendere. Non osa crederci.
Ha bisogno di una buona dose d’autostima, nonostante dove è arrivato, il premio di oggi, i riconoscimenti dati dal giocare in un club prestigioso, lui ancora non crede di meritare le cose.
Il suo vissuto, qualunque esso sia stato, è così insito in sé che non alzerà mai la testa, forse.
Vorrei aiutarlo, vorrei essere in grado di aiutarlo.
- Sei sicuro? - Annuisce.
- Sì. Se per te va bene. - Sospiro.
- Karim, sei così educato e mite, se la gente ti vedesse… - Scuote la testa come terrorizzato dall’idea di farsi vedere così.
- Per carità, meglio così! Più gli altri ti conoscono, più possono ferirti. - O forse è l’opposto, ma in tanti anni di chiusura al mondo, non so nemmeno io quale sia la miglior opzione. Dopotutto ci siamo proprio trovati.

- Perché non ti difendi mai? Voglio dire… a volte i media mettono in giro notizie su di te mezze false, travisano le informazioni in modo che facciano audience, ma tu non ti difendi. Cristiano usa i social per far sapere come stanno le cose, quando una data informazione è sbagliata, per esempio. Perché non lo fai anche tu? -
Chiedo dopo che cominciamo la cena, come se archiviare il discorso iniziale serva a cancellare quello che è successo.
Karim si stringe nelle spalle.
 - E serve a qualcosa? L’opinione pubblica di lui è migliorata? Lo lasciano in pace? - Pensandoci scuoto la testa con un risolino e lui fa l’espressione ovvia. - La gente vuole parlare, uno può dire e difendersi in mille modi, ma prenderanno sempre la parte peggiore che qualcuno ha tirato fuori su di te. Sempre! Non importa quanto ti difendi. Non ti ascolteranno. Perché tu non sei interessante, è interessante quella notizia falsa sul tuo conto. -
La sua visione è pazzesca e molto matura per essere così giovane, lo ascolto ed alla fine convengo con lui. Sospiro e lascio perdere.
- Forse dopotutto hai ragione. Tanto chi ti conosce, ti vuole bene e ti ammira chiede a te la tua versione, non certo va a credere alle voci. - Lui concorda e poi impreca dietro i gamberoni che non sa sbucciare. In questi casi si chiama il cameriere che lo fa per te, ma visto che io sono capace, ridendo, mi alzo e mi metto in piedi, chinato accanto a lui e gli mostro come si fa con uno.
Lo sento trattenere il fiato e mi accorgo d’aver sforato troppo tardi, non mi resta che far finta di nulla.
È di nuovo tutto elettrico.
Oh no, decisamente. Non parlarne più, non lo cancella.
Lo tocco col mio braccio, prendo le sue posate e pratico le incisioni, poi con le dita completo in pochi movimenti. Sono esperto e lo faccio con facilità.
- La testa la devi succhiare, è buona. - Dico poi porgendogli la testa che ho tagliato. Lui la guarda stupito, un po’ schifato. Io rido e gliel’appoggio quasi di prepotenza sulla bocca. - Prova. Succhia. - La cosa sta diventando spinta, lo sapevo. Lui mi guarda sbieco con l’aria da ‘sei proprio subdolo’. Lo vedo che si tende tutto, ma alla fine senza toccare la testa nelle mie dita, appoggia le labbra del tutto nell’apertura del collo e succhia chiudendo gli occhi come se gli porgessi del veleno.
È un momento breve, ma le labbra toccano le mie dita che reggono la testa dell’animale, mi lecco la bocca ed inghiotto a vuoto, mentre un’ondata di eccitazione mi assale immediata. Non ho idea se lo noti o se si concentra sul sapore di quel che gli viene in bocca. La cosa ha un enorme doppio senso e più lo vedo, più mi risulta difficile far finta di nulla. Karim smette e così metto giù la testa, sollevato che sono sopravvissuto.
- È buona vero? - Chiedo guardandolo in piedi accanto a lui, le mani tese sul suo piatto perché sono tutte sporche ed il mio tovagliolo è dall’altra parte del tavolo, al mio posto. Karim annuisce sorpreso.
- Non pensavo. - Poi senza rifletterci, considerando che non posso gocciolare le dita in giro rischiando di sporcarmi e che il tovagliolo suo è nelle sue gambe per evitare che sia lui a sporcarsi, il genio ha la bella pensata di prendermi le dita e senza rifletterci me le succhia. Una ad una.
Chiudo gli occhi per non guardare, ma la cosa non si cancella comunque.
Resta. E si vede come mi stringono ora i pantaloni all’altezza della cerniera.
La sua bocca morbida e calda avvolge indice, medio e pollice di entrambe le dita, con la lingua accompagna i polpastrelli e tutte le mie buone intenzioni vanno a quel paese.
- Karim, non era esattamente questo che pensavo quando ho detto che dobbiamo tornare come eravamo prima. - Alla fine devo dirglielo perché ho un’erezione ben evidente e ancora un po’ che gioca con me, non so come va a finire.
Lui se ne rende conto, smette e tenendomi ancora le mani fra le sue, mi guarda smarrito, come se si svegliasse ora.
- S-Scusa… io… non so cosa mi sia preso. Le tenevi davanti alla mia faccia ed erano piene di quel buon sughetto che ho appena succhiato e… non so, mi facevano troppo gola! - Mi strofino le labbra guardandolo e sfilo le mani tornando al mio posto, cerco di non guardarmi le dita dove c’è ancora la sua saliva, dovrei pulirmele nel tovagliolo e passare ai miei gamberi. Ma invece di pulirle, proprio sotto il suo sguardo attento, prendo direttamente il gambero ed inizio a pulirlo. Lui mi guarda sorpreso, poi si fa serio, come se capisse che non sono davvero pronto ad essere solo suo amico.
Ha capito chiaramente che sebbene non ne sia convinto e ne abbia paura, comunque mi piace. Mi piace giocare così con lui.
Così ha quest’aria consapevole, compiaciuta e contenta. Come di uno che ha capito e non vede l’ora di passare al contrattacco.
Non so come finirà la serata. Non lo so davvero.
E fra la paura, si fa strada l’eccitazione. Se non saprò controllarlo, significa che saprò sopportarlo. L’unica cosa è che mi sa d’aver torturato Karim per dei mesi inutilmente, questa separazione alla fine non è servita a nulla o forse è servita a farmi capire che separarci non servirà mai.
Dopo che finisco i gamberi, mi succhio le dita come prima ha fatto lui, stessa cosa fa Karim e ci guardiamo a vicenda, dopo questo strano silenzio carico di mille parole che non diremo. Gli occhi complici, carichi di una voglia evidente.

Il resto della cena procede più o meno in modo regolare, ci mettiamo a parlare dei mesi che non ci siamo visti e di come stanno andando le cose.
A calcio le cose vanno in modo strano.
Gonzalo alla fine è rimasto ma ha chiesto di giocare di più, José pare che li faccia giocare gli stessi minuti, non fa più preferenze. Obiettivamente non sarebbe giusto nei confronti di uno o dell’altro. Per questo però non è giusto avere due del loro calibro nello stesso ruolo, in questo modo o si sacrifica uno dei due o si sacrificano tutti e due.

Pare poi che a calcio le cose inizino a farsi strane, ci sono molte tensioni fra alcuni giocatori ed il mister, Karim non si è messo in mezzo e non vuole saperne nulla, però ovviamente si è capito che il problema è tutto fra Kakà e Mou. E se hai un problema con Kakà ce l’hai automaticamente con Cristiano. Ed a quel punto ce l’hai con la fazione brasiliana-portoghese in blocco.
Con questo preludio, mi sa che avremo un anno problematico.
Con Gonzalo i soliti alti e bassi, non riesce a lasciarsi del tutto andare, ma in qualche modo stanno insieme, anche se Karim ha sempre quel bisogno profondo di staccare tutte le volte che le cose si fanno troppo serie o strette.
È come se avesse paura di legarsi perché poi magari esce fuori qualcosa e allora per lui sono guai.
Vive ancora la sua omosessualità come un enorme segreto, pena la morte.
Mi dispiace che sia così, sarebbe bello potersi accettare. O meglio, essere accettati.
Quando si mette a parlare di lui in me scatta qualcosa, come un senso di ribellione al fatto che comunque anche se ha alcuni problemi con lui, me ne parla. Significa che è ancora al centro dei suoi pensieri, lo è fin troppo. Si preoccupa per lui, del loro rapporto, ci pensa tanto.
Mano a mano che me ne parla, io mi sento andare a fuoco, ma mi contengo bene. Eppure è come se una mano mi spingesse ad agire, una voce che sussurra all’orecchio di continuo, di continuo, fino a che chiedo il conto ed insisto per pagare io.
E, dopo aver pagato, gli chiedo se gli va di finire la serata a bere l’ultima insieme.
A casa sua.
Perché da me c’è la famiglia e lui vive solo.
- Oppure Gonzalo potrebbe arrivarti da un momento all’altro? - Chiedo allusivo ma con una sorta di tagliente acidità.
Karim si raddrizza e mi legge per bene, per capire se quel che ha percepito sia vero, se abbia avuto di nuovo le visioni. È una specie di conferma, forse. Oppure non saprei cosa pensa. Sono contraddittorio.
Me ne rendo benissimo conto.
- Non sono problemi, anche se viene prima mi scrive. -
- Ma ha le chiavi… -
- Comunque mi avverte. - Precisa calmo, mentre ci alziamo per andare via.
Infine annuisco.
- Ti va? - Chiedo ancora. Lui rimane sorpreso per un istante, mi fissa mentre prendiamo le nostre cose, e ci infiliamo la giacca. Non ho fatto cenni al fatto che è il suo compleanno, ma in realtà un regalo gliel’ho preso, solo che non sapevo quando darglielo.
Oggi è il suo compleanno ed io intendo improvvisamente approfittare della cosa.
Ho passato l’intera giornata completamente combattuto, senza sapere come mi sarei dovuto comportare e cosa avrei dovuto fare, ho improvvisato di minuto in minuto ed ora eccoci qua al capolinea.
A cena insieme e poi a casa sua.
Forse anche se da un lato so cosa dovrei fare e come comportarmi, magari dall’altro, istintivamente, non ho la minima voglia di farlo.
- A me sì, sei tu che te la devi sentire! - Dice diretto. Non so se lo ha notato, io sì.
Quando si è messo a parlare di Gonzalo io ho chiesto di andare a casa sua.
Non è semplice gelosia, non credo che per lui sia chiaro, ma per me ora lo è e mentre guido per andare a casa sua e lo seguo ognuno col proprio mezzo, lo penso.
É solo che lui è mio e ne deve essere consapevole. Anzi, più consapevole di come lo è ora.
Non voglio stare con lui, che si consacri a me, che stia solo con me.
Non voglio una storia, non voglio che abbia me e basta.
Che viva la sua vita, che abbia le sue storie, le sue avventure, che si prenda di chi vuole. Io ho la mia, non sarò mai disposto a rinunciarci, ferirei ingiustamente troppe persone che comunque amo.
No.
Ma voglio che sappia che comunque lui è mio, in un modo o nell’altro. Che alla fine delle avventure, delle notti folli, degli abbracci, lui è semplicemente e comunque mio.
Non deve consacrarsi a me, deve solo sapere che mi appartiene.
Perché sono stufo di dover fingere di non essere nulla per lui, sappiamo entrambi che c’è qualcosa, che c’è l’attrazione, che ci desideriamo.
A questo punto non si parla di relazioni, si parla solo di smetterla di fingere.


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Note finali: Ho studiato con attenzione Karim e sebbene d'impatto sembri uno irascibile perchè chiuso ed ombroso, in realtà è molto timido ed a modo, umile oltre la dignità ed è estremamente raro che si arrabbi, quando lo fa apriti cielo. Oltretutto lui non dice mai nulla di sé e dei suoi fatti personali, ha la fissa di nascondere le proprie faccende private come un agente segreto. Perciò per me fra tutte questa sua reazione era la più realistica. Da qui in poi comincia la parte più perversa (nel prossimo capitolo in realtà ma qua si capisce dove voglio andare a parare) e chi mi segue sa quanto so essere perversa mentre scrivo. Gli aggiornamenti arriveranno sempre verso la seconda metà della settimana, ma avviso sempre nella mia pagina quando lo faccio.