*Ecco
un altro capitolo. Qua siamo agli sgoccioli della storia con Gonzalo,
siamo a luglio 2013, quando l'argentino se ne è andato. Volendo
scrivere una scena d'addio fra i due ed essendo questa una fic dal pov
di Zizou ho trovato un sistema a dir poco geniale, che fra l'altro
mostra un suo lato particolare oltre che alle sue continue lotte fra sé
e sé. Buona lettura. Baci Akane*
18. UNA CHIUSURA DOVEROSA
Arriva il giorno dei saluti,
Gonzalo annuncia personalmente alla squadra che ha deciso che se ne
andrà, saluta, abbraccia, fa gli auguri e poi se ne va a raccogliere le
sue cose perché poi lascerà il ritiro per andare in Italia.
È un giorno strano, è un momento strano.
C’è molta afa, è estate, la
squadra ha iniziato il tour estivo da poco, ha fatto qualche partita ed
io mi sto ancora giostrando in questi miei nuovi ruoli fra telefonate e
compiti sul campo.
I ragazzi vanno agli spogliatoi, così anche io mi avvio verso quello per lo staff.
Mi ritrovo da solo dentro
perché non avevamo bisogno di cambiarci, durante il ritiro noi non ci
cambiamo in spogliatoio, veniamo già pronti e poi andiamo direttamente
nelle camere.
Però io ho uno di quei momenti
dove sono particolarmente irritato, così prima di mescolarmi agli altri
e fare quello che devo, mi isolo un momento nel mio spogliatoio.
Mi sciacquo il viso e mi
guardo allo specchio, so perfettamente che sono irritato dalla reazione
di Karim, in campo è rimasto serio e cupo e lo conosco, potrebbe starci
più male di quel che ci abbia mai pensato. Inevitabilmente ho
contribuito a ferirlo, ma era inevitabile, dopotutto non era una
relazione vera, non c’era amore, quello che avevano loro non lo era.
Quando sento la porta aprirsi e chiudersi io sono in bagno, mi aggrotto e tendo l’orecchio, infine impreco fra me e me.
Non so se l’abbia fatto apposta, ma lo trovo pazzesco.
Quei due idioti hanno deciso di torturarmi?
Non sono completamente fiero di quel che ho fatto. In generale di niente.
perché ‘possedere’ Karim mentre ho una moglie non mi rende fiero, ma non ho potuto evitarlo, come non sono riuscito col resto.
Però no, non ne vado fiero.
Il punto è che non posso stargli lontano.
Rimango immobile e li ascolto, non uscirò mai di qua.
- Ti sembra il posto ideale? - Chiede Gonzalo.
- Per niente, ma hai detto che
non hai tempo… pensavo andassi via domani, mi avevi detto che c’era
tempo, che non eri sicuro, che non c’erano notizie… - Karim risponde
con la sua tipica vena polemica, parlano in francese.
- Hanno velocizzato la cosa
improvvisamente. - Risponde Gonzalo calmo. Non so come sono messi, cosa
stanno facendo, sento che si muovono lentamente, non sento movimenti
grossi ed inconfondibili. Vorrei vedere.
- Beh, comunque volevo
salutarti. - Non credo che stessero proprio insieme, ultimamente, ma
Gonzalo ha ancora le chiavi. Karim parla piano, credo stiano camminando
per lo spogliatoio.
- Ti devo dare le chiavi, te
le lascio in camera? - Gonzalo cerca di essere pragmatico, di fare
quello a cui non importa molto, come se non gli pesasse. Chissà se è
solo una posa?
- Tienile. - Dice poi Karim. Faccio una smorfia stupita.
- Cosa? - Chiede Gonzalo incredulo.
- Tienile, - Fa ancora Karim
morbido. Sembrano vicini ai bagni, ma non sono proprio appoggiati a
questo. Posso sentire i movimenti. Devono essere uno davanti all’altro,
appoggiati. - un segno di quello che siamo stati, di cosa ha
significato. Una dimostrazione che… - Karim credo stia improvvisando,
parla con difficoltà, però alla fine tira fuori qualcosa che non
credevo. - che sei stato una persona molto importante e che non rinnego
quello che è successo e che… - Tossisce, si schiarisce la voce. - E che
se vorrai mai tornare, potrai farlo quando vuoi senza nemmeno chiedere!
-
Mi toglie il respiro e mi
sederei se ci fosse un water normale. Chiudo gli occhi immaginando gli
occhi lucidi e colpiti di Gonzalo, credo che Karim sappia come fare i
colpi di scena.
- Mi dispiace che non è andata… - Dice Gonzalo piano con un filo di voce sottile.
- Mi dispiace che te ne vai. Dico davvero. - Replica Karim meno imbarazzato. Forse lo sta toccando.
- Non è andata comunque come
speravamo… o come speravo io… - Corregge con un sorriso forzato. Credo
che stia per piangere e credo che Karim lo carezzi dolcemente. Immagino
la sua dolcezza, quella che sa tirare fuori solo lui sorprendendo
tutti.
- Mi hai tirato fuori molto più di chiunque altro, Gonzalo. - Dice infatti piano.
- Ma non era comunque
abbastanza… - E qua si sente che Gonzalo piange. Mi sento una merda,
però era obiettivamente inevitabile che tutto questo succedesse,
indipendentemente da me. Forse. Non lo so.
- Ci sarà sempre una parte di me che ti amerà. - Quando Karim dice questo mi mordo il labbro, Gonzalo trattiene il fiato.
- Ma non sarà mai quella principale. - Silenzio. Un silenzio che vorrei interrompere io stesso.
- Te l’avevo detto che non ne
sarei stato capace. - Immagino le loro lotte, un po’ le conosco, un po’
chissà cos’è stato lottare con uno allergico ai sentimenti e ai legami
come Karim. Così selvatico e chiuso.
- Ho dovuto provarci, se non l’avessi fatto non me lo sarei mai perdonato. - Credo sorrida timidamente.
- Ed ora? Sei pentito? - La voce di Karim è suadente e comincio a sentire qualcosa nelle mie parti basse.
- Non mi pento di un solo
secondo passato con te. Ho fatto tutto quello che potevo, ti ho vissuto
a pieno. Sono comunque felice. - Anche Gonzalo ha un tono intimo, qua
capisco che i rumori di vestiti sono di loro che si strofinano uno
sull’altro, si abbracciano, si carezzano.
- Sei la storia più bella
della mia vita. Mi hai insegnato che posso essere libero anche io. -
Karim è la persona più complicata che abbia mai conosciuto e di gente
complicata ne ho conosciuta. Il punto è che uno più è complicato, più
fa perdere la testa.
- Fra le tue quattro mura
sicure… - Sorride Gonzalo cercando di sdrammatizzare un momento che gli
sta pesando enormemente nonostante sia una sua scelta, alla fine,
andarsene.
- Molto più di quello che abbia mai avuto prima di te. - Immagino sia vero.
La gelosia mi investe ed
improvvisamente non mi dispiace d’aver un po’ lavorato per farlo andare
via, anche se alla fine non sono stato io a cacciarlo.
Qualcosa ci ho messo.
Smettono di parlare, mi faccio
più attento per capire dai rumori cosa fanno, si baciano. Le bocche, le
lingue non lasciano equivoci.
E così come le mani che frugano, i respiri che si fanno corti.
Come il mio che trattengo a
stento, cerco di farlo il più piano possibile, ma appena capisco che
stanno per fare sesso mi metto una mano sulla bocca mentre l’altra
scende di vita propria sotto ai pantaloni della tuta.
Mi afferro il membro e chiudo gli occhi.
Smettono di baciarsi, uno bacia il collo all’altro, ansimi. Vestiti.
Poi si voltano, si girano, si spostano, si schiacciano contro un’altra porta, non molto distante dalla mia.
Karim deve aver girato Gonzalo
di schiena, piegato in avanti, abbassato i vestiti. Lo sento che se lo
tira fuori, lo faccio anche io e mentre ansimano fino a gemere, capisco
che entra. Entra dentro ed io approfitto dei rumori delle sue spinte
per muovere la mia mano sul mio membro duro.
Karim fa suo Gonzalo fra
gemiti che crescono e colpi sempre più forti e veloci e diversi ‘oh Dio
sì’ ognuno nella propria lingua.
E mi immagino farlo finalmente con lui, prenderlo e farlo mio, sbatterlo contro un muro in questo modo e possederlo.
Me lo immagino.
E mentre i gemiti, i
movimenti, i rumori accompagnano la mia fantasia e la mia mano, abbiamo
entrambi degli orgasmi piuttosto ravvicinati.
Io faccio in modo di sporcarmi nella mano e non fare il minimo rumore, loro sono comunque troppo presi.
Si sciolgono, si girano, si sistemano velocemente, si abbracciano e si baciano.
Respirano, si calmano e rimangono in silenzio per un po’, poi Gonzalo lo ammette.
- Io ti ho amato davvero. -
Credo sia la prima volta che si decide a dirglielo, consapevole che la
risposta di Karim non sarà mai ‘anche io’, ma…
- Lo so. - Mi mordo la bocca
rimanendo fermo come sono, gli occhi aperti ad assorbire una realtà
particolare dove lui ha appena fatto sesso con… il suo ex?
Ed io sono qua e non so nemmeno cosa sono per lui.
- Ti auguro una felicità
assoluta, successo a lavoro, un amore ricambiato… ti auguro la vita
migliore di tutte. E spero che tu non mi dimentichi. Perché io non lo
farò. - Karim sa stupire, Karim sa stupire sempre. Sorrido malinconico,
Gonzalo credo pianga di nuovo, le labbra fanno il rumore dolce del
bacio dell’addio.
- Anche io Karim. Ti auguro di
innamorarti e di trovare la tranquillità e la sicurezza che cerchi in
una relazione. E di poter essere libero nell’essere te stesso. E fidati
che dimenticarti è di certo impossibile. Andrò avanti, ma non ti
dimenticherò. - Si baciano e mi viene uno strano magone.
Non credo che rimanendo insieme qua al Real per sempre sarebbe mai cambiato qualcosa fra loro.
Credo che l’ostacolo più
grande di una qualunque relazione di Karim sia Karim stesso. Perciò no,
non credo che sarebbe mai cambiato qualcosa resistendo.
Perché forse serve solo la
persona giusta per lui e chissà se c’è e chi è. Spero per lui. Perché
amare è bello ed è bello essere ricambiati. Perciò glielo auguro. A
prescindere da qualunque cosa io sarò mai per lui e da quanto e come
ora lo avrò.
I due si salutano e nel
silenzio escono. Io rimango qua dentro ancora un po’, sospiro, appoggio
la fronte alla parete del piccolo box dove ero rimasto chiuso e sto qua
perdendo la cognizione del tempo.
Karim che lascia il segno.
No, non saprà mai che ero qua.
Di sera a cena lo vedo molto
abbattuto e silenzioso, gli altri lo lasciano in pace, non so se sanno
e cosa sanno, forse qualcuno ha idea, ma conoscendolo dubito che avesse
messo i manifesti.
Io penso che quando lui
riuscirà a vivere un rapporto speciale con trasporto ed alla luce del
sole, allora quello sarà la volta che amerà.
Lo osservo per tutto il tempo
mentre ascolto con mezzo orecchio i discorsi degli altri miei colleghi
a cena, Carlo tiene banco come sempre raccontando i molti aneddoti che
ha a disposizione.
Appena lo vedo che si congeda
per andare a dormire, noto Raphael, suo compagno di camera negli
spostamenti dei tour, che lo guarda sorpreso e gli chiede se vuole
compagnia; forse lui sa qualcosa, del resto stanno sempre insieme.
Karim scuote la testa con un sorriso tirato e va.
Non è stato facile salutare Gonzalo, hanno avuto una storia complicata, ma comunque è stata la prima di Karim.
Sono infastidito dal suo stato e al tempo stesso dispiaciuto.
Geloso. Non vorrei che stesse così male per un altro.
Non aspetto molto per alzarmi
anche io, seguo l’impulso ed anche se per la mia sopravvivenza dovrei
evitarlo finché è così depresso per un altro, gli vado comunque dietro.
Lo raggiungo in corridoio
verso le camere e gli metto un braccio intorno alle spalle, stringo la
presa e lui sussulta girandosi a guardarmi, quando vede che sono io, si
rilassa.
- Ehi! - Fa un sorrisino un po’ amareggiato ed io cerco di essere calmo ed incoraggiante.
- Pensavo ti andasse compagnia… -
Normalmente rifiuterebbe
chiunque, ma siccome sono io si stringe nelle spalle, guarda in basso,
piega la testa di lato e poi annuisce.
- Grazie. -
Aveva appena rifiutato Raphael
e lui con Raphael ha un bellissimo rapporto, perché lui è perfetto. Non
è invadente, non è confusionario, non è troppo allegro. Sta al suo
posto, è calmo e ascolta.
Col capo indico la direzione
della mia camera che per fortuna non condivido con nessuno. Lui mi
segue silenzioso assicurandosi che non ci sia nessuno nei paraggi, dopo
di che entra e si chiude la porta alle spalle, rimane un istante fermo
incerto sul da farsi e provo a capire se sia emozionato o se non sia
toccato minimamente dal fatto che è nella mia camera.
Non siamo mai stati nella camera di uno dei due, la nostra non è una reale relazione.
- Come stai? - Chiedo delicato togliendomi le scarpe, lui fa altrettanto e si stringe nelle spalle.
- Non lo so. - Una risposta
strana. Lo guardo ancora mentre metto giù la chiave magnetica ed i due
telefoni, uno di lavoro ed uno personale.
- Ti va di parlarne? - Karim
mi guarda finalmente, guarda me e non quello che faccio assente, accusa
la domanda ed è come se realizzasse che no, non ha la minima intenzione
di farlo.
- Dovrei parlare con te di Gonzalo? - Chiede esterrefatto.
Se sapesse che li ho sentiti
mentre si salutavano… mi stringo nelle spalle e faccio finta di nulla
dandogli la schiena mentre tolgo il copriletto ed apro le lenzuola,
incerto se prepararmi per dormire o cosa.
Fare sesso con lui ora per la
prima volta, proprio dopo che l’ha fatto per l’ultima volta con
Gonzalo, sarebbe troppo anche per lui anche se forse sarebbe perfetto.
Scacciare il ricordo di uno che non vedrai più con qualcuno che invece vedrai sempre.
- Sono a tua disposizione per
qualunque cosa ti serva per stare meglio. - Dico poi piano di schiena
rispetto a lui, il profilo basso, lo sguardo per terra. Karim rimane
fermo e ci pensa. Appena lo dico mi rendo conto che non è davvero una
buona idea, invece. Eppure ormai l’ho detto e quasi so cosa sta per
dire...
- Voglio che me lo togli dalla
testa. - Dice basso e penetrante, un tono quasi di comando, mi eccita
subito. Infatti avevo ragione.
Mi giro a guardarlo fermo
davanti al letto, lui mi sta poco distante, si avvicina lentamente,
molto piano. Il cuore inizia a battere perché mi sembra incredibile che
succeda ora.
- Sei sicuro? Non credo sia
una buona idea proprio stanotte. - L’avrei preso io prepotentemente
quando non ce l’avrei più fatta ad aspettare, ma fra un po’ di giorni.
Karim si indurisce.
- Credevo di essere tuo. - Dice fermandosi fino a sfiorarmi col suo corpo.
- Lo sei. -
- Credevo che non vedessi l’ora di sbattermi sul letto. - Continua con la voce sempre dura, io sono ancora più eccitato.
- Infatti è così. -
- E allora? Cosa ti impedisce di farlo se te lo chiedo? -
- Perché stasera non saresti
mio sul serio, saresti ancora suo. - Rispondo senza esitare ed
indietreggiare, dopo averci ripensato un secondo dopo averglielo
proposto io stesso. Se solo imparassi ad avere le idee chiare su di
lui. Lo guardo dritto negli occhi, ma lui mi guarda la bocca.
- Voglio solo archiviarlo il
prima possibile. Scrollarmi di dosso questa malinconia. Non voglio
sentirmi così. Pieno di sensi di colpa, di rimorsi. Non voglio
chiamarlo e mettermi a piangere perché dopotutto in qualche modo credo
che lo amassi. - Sono come tanti pugni allo stomaco, ma a questo punto
prendo in mano la situazione e lo afferro per la nuca e per la vita, lo
attiro bruscamente a me e trattiene il fiato.
- Quando ti prenderò, sarà
perché vuoi me e non perché vuoi dimenticare lui. - Credo che mi
darebbe profondamente fastidio farlo ora, ho ancora nella testa i loro
gemiti nello spogliatoio, il rumore dell’inguine di Karim che sbatteva
contro le natiche di Gonzalo. Non posso confondere le nostre scopate
ora.
Io non sono un ripiego. Era Gonzalo ad essere una parentesi, adesso gli darò il tempo di chiuderla.
- Non sono il tuo chiodo
scaccia chiodo. - Mormoro sulla sua bocca aperta che aspetta me, le sue
braccia abbandonate lungo i fianchi, gli occhi lucidi.
- Non voglio stare male, non
voglio piangere… - Sussurra come una preghiera, è troppo dispiaciuto
per lui e non sarà così che lo faremo, non sarà affatto così che
succederà.
Non voglio che lui si consacri
a me perché io non mi consacrerò a lui, però quando staremo insieme non
dovremo mai avere altri per la testa. Mai.
Ed ora lui ha Gonzalo.
- Invece devi. Devi piangere e
stare male e capire che se non ha funzionato è anche perché ti sei
sabotato, perché ti sei rifiutato di dargli una motivazione sufficiente
per resistere e rimanere qua o continuare a distanza. Devi prenderti le
tue responsabilità. Devi sfogarti, tirarlo fuori, piangere e poi
metterlo via. Se lo inghiotti non lo supererai mai. - Con questo lui
apre e chiude gli occhi più volte, sconvolto da quel che dico,
incredulo. Ma alla fine, dopo che glielo ripeto un paio di volte, ‘devi
piangere, Karim, lasciarti andare per una volta’, finalmente lo fa.
Vedo gli occhi che si
riempiono di lacrime e che silenziose escono in una smorfia contratta
di dolore. Così sospiro e lo abbraccio forte nascondendogli il viso
contro il mio collo, gli bacio la sua tempia e continuo a cullarlo e
coccolarlo.
- Così… così. - Si aggrappa alla mia schiena, si stringe a me e lo sento singhiozzare.
Non so per quanto stiamo qua,
non so per quanto va avanti il suo pianto, quando si calma un po’ lo
mando in bagno a sciacquarsi il viso, nel mentre mi tolgo i vestiti e
rimango con degli shorts e basta, dopo che lui torna gli prendo la
maglietta e gliela tolgo, gli lascio i pantaloncini e me lo tiro sul
letto, lo abbraccio e me lo accoccolo contro di me, gli bacio la
fronte, lui si lascia fare docile.
Ci copro e chiudo la luce, non dico nulla, non parliamo fino a che non è lui che vuole farlo.
Finalmente Karim parla.
- Non lo amavo nel vero modo
in cui si ama, non credo, non sono capace di amare, non so cos’è
l’amore. Però gli volevo bene, è stato il primo a farmi capire chi sono
e che vado bene così e che non devo soffocarmi sempre, che in qualche
modo, in qualche caso posso essere me stesso. E con lui lo ero. È stata
dura e forse l’ho fatto scappare io. Non volevo che si legasse troppo a
me, o forse ero io a non volermi legare troppo a lui. Gonzalo è stato
importante e non sono stato capace di tenermelo, troppo spaventato dal
fatto che siamo due ragazzi. Però credo… - Sospira. - Credo che non sia
giusto dimenticarci ed odiarci. Credo che sia giusto che ci ricordiamo
con un sorriso. Ed è giusto andare avanti. Fare meglio. - A questo
punto non dico nulla, non serve. Gli bacio ancora la fronte, poi gli
sposto il volto, scendo con sulla sua guancia, all’angolo della bocca e
poi sulle labbra. Il bacio, lentamente, diventa una tenera carezza
calda.
Non facciamo altro. Solo io e lui così.
Nella speranza che presto stia meglio e che finalmente possa essere mio davvero.