*Ecco
il nuovo capitolo. Karim è scosso dalla partenza di Gonzalo così passa
la notte con Zizou che lo rifiuta perchè non vuole fare sesso con lui
la prima volta per essere un rimpiazzo. Vediamo come procede piano
piano la loro strana relazione, sempre durante quell'estate Karim deve
dare a Zizou una notizia importante e lui come sempre non le sa dire
senza sconvolgere gli altri. Buona lettura. Baci Akane*
19. IL SEME DEL DUBBIO
Mi sveglio qualche istante
prima della sveglia, la spengo tendendomi verso il comodino dove chiudo
il cellulare per non svegliare Karim, infine mi giro piano verso di lui.
Dormendo ci siamo sciolti, ma è rimasto qua con me tutta la notte.
Chissà cosa ha pensato Raphael quando non l’ha visto in camera. Beh, forse è abituato.
È a pancia in giù al mio fianco, la mano sotto il cuscino, la gamba piegata, il piede mi sfiora da sotto il letto.
Sorrido.
Sembra più sereno, ma forse è perché sta dormendo. Sono contento che sia qua con me. Svegliarmi e vederlo qua è bellissimo.
Lo bacio sulla fronte delicatamente, poi scivolo giù dal letto e vado in bagno.
So che è meschino da parte mia, ma sono contento ora che non c’è Gonzalo.
Non posso avere l’esclusiva di
Karim, razionalmente me ne rendo conto, però detesto saperlo con altri.
Anche se gli ho detto che può avere le storie che vuole. Se le avesse
davvero mi voglio proprio vedere a quel punto.
Quando esco dal bagno dopo
essermi già lavato, me lo ritrovo in piedi che si stava dirigendo
proprio qua, per poco non si prende la porta in faccia.
Si ferma di scatto e mi guarda con aria stropicciata, mi sembra un bambino che ha fatto un brutto sogno.
Rido istintivamente e lo
abbraccio dandogli un bacio sul collo, quella cosa che mi viene
spontanea quando gli metto le mani addosso. La mia bocca va là dove
vuole.
Dove mi appartiene.
Lui si accoccola piccolo contro di me e si appoggia dolcemente.
- Buongiorno. - Mormoro.
- Giorno… - Mormora lui mangiandosi le parole. Sorrido e lo stringo. È ancora caldo di letto.
- Come va? - Alza le spalle ma
non risponde. - Potevi rimanere a dormire ancora un po’, io al mattino
vado un po’ a correre da solo per organizzare mentalmente la giornata.
- Dico tenendolo sempre a me.
- Vengo anche io, dammi un minuto. - Risponde poi.
- Sicuro? Puoi stare a dormire ancora se vuoi… - Scuote la testa.
- Se non ti do fastidio… - Dice poi guardandomi, riemerge dall’abbraccio ed io sorrido.
- Assolutamente no. Vieni. - Così piano piano la vita di Karim riparte. Ed io sono felice. Così felice.
Le dita scivolano sulle sue
spalle tese, i muscoli fanno resistenza così devo stringere. Karim
squittisce ed io sorrido, ma continuo con decisione sciogliendolo
finché passando le dita è rilassato e malleabile.
Abbassa la testa e sospira abbandonandosi a quello che gli faccio.
- Sei troppo teso, devi rilassarti. - Dico in piedi dietro di lui mentre continuo a massaggiarlo.
Lui mugola.
- Devi lasciare andare le
cose. - Non ne abbiamo più parlato, non ha passato le notti con me, non
abbiamo fatto sesso e nemmeno passiamo le giornate a baciarci. Credo
che si vergogni, che abbia difficoltà o che sia intimidito da qualcosa.
Così adesso gli ho tolto la maglietta e gli ho detto di rilassarsi un po’.
Non voglio sedurlo, voglio solo capire cosa lo blocca.
Domani vedremo David, siamo ospiti in uno dei club della MLS dove gioca e dove vive, così ci accoglierà e ci saluterà.
È da un bel po’ che non lo
vedo, anche se ci sentiamo. Poi in realtà è diverso, io per telefono
non parlo mai di cose personali, non mi piace farlo attraverso un
apparecchio, mi inibisce.
Perciò non sa bene come si sono evolute le cose e mi ha scritto che vuole sapere tutto come si deve.
E poi che non vede l’ora di ribaltare il suo Iker.
Dopo tutto questo tempo stanno ancora insieme.
Sorrido e scuoto la testa leggendo l’sms, torno alle spalle di Karim.
- Cosa ti impensierisce? - Non
nomino Gonzalo. Lui alza le spalle sotto le mie dita, così scendo sulle
scapole. Lui è seduto davanti a me a cavalcioni su una sedia, io sono
in piedi dietro.
- Non so di cosa parli. - Dice evasivo. Sospiro. Ed eccolo che torna a chiudersi.
- Ti sembra strano fare certe
cose con me ogni tanto? Non riesci più a distinguere i ruoli? È un
problema di rapporto? - Cerco di indovinare, dopo quella notte dove si
è confidato con me non ha più voluto dirmi nulla, mi ha un po’ evitato.
Karim è un animale così strano, non riesco proprio a capirlo.
La sua voce fa un suono particolare di piacere, sorrido.
- No, non c’è niente, perché
lo dici? - Cerca di fingere indifferenza ma la finge male, si vede che
si sforza. Senza perturbarmi, risalgo con le dita sul collo e pratico
un massaggio più leggero, percorro i lati del suo collo fino su sul
capo, le tempie, scendo sul volto e lui apre la bocca completamente
perso e rilassato.
Infine mi chino e gli sfioro l’orecchio con le labbra.
- Perché hai fatto marcia indietro e mi dispiace se scappi da me perché i ruoli si sono un po’ confusi… -
Karim rabbrividisce, trattiene
il fiato e percorro le sue labbra con le dita, le labbra morbide che mi
fanno impazzire. In risposta mi prende il medio in bocca e lo succhia
mentre rimango chino dietro di lui.
Avvolgo il lobo e succhio.
- Voglio che continui a cercarmi e a dirmi tutto quello che ti senti, non ritirarti da me. -
Gira la testa verso di me, lascia il mio dito ed io il suo orecchio, lo guardo da vicino, le sue labbra morbide.
- Avevo paura di approfittare
troppo… di essere troppo invadente… prendere troppo da te… - Rimango
colpito, almeno me lo ha detto. Sorrido, scuoto la testa
impercettibilmente e aderisco la bocca sulla sua, lo carezzo e basta,
poi senza separarmi, rispondo calmo:
- Ma io voglio tutto di te.
Invadimi pure quanto vuoi. - Karim arrossisce, colpito da quel che
dico, incredulo perché sicuramente non pensa che una persona possa
voler tanto da lui. Credo che abbia seri problemi di autostima, non si
crede nessuno. Né a livello calcistico, né a livello personale.
Forse se avesse il carattere di Cristiano o Sergio avrebbe già vinto un pallone d’oro e avrebbe delle relazioni stratosferiche.
Dopo di questo gli tiro il
labbro coi denti, lui me lo lascia e lo succhio. Infine lo invado con
la lingua e lui mi viene incontro. Ci baciamo con le mani che scendono
sul suo corpo, sul suo busto ben allenato, il ventre e poi l’inguine.
Infilo e gli afferro
l’erezione, si appoggia a me con la schiena ma siccome è seduto ed io
in piedi sono scomodo, così mi separo dalla sua bocca e con un solo
sguardo ed un cenno del capo, gli indico di mettersi sul letto.
Lui esegue senza fiatare, emozionato.
Potevo obbligarlo, ma sedurlo è più bello.
Karim ha bisogno di essere corteggiato, ha bisogno di capire quanto è desiderato e voluto.
Se ci fossero altri coraggiosi e sfrontati come Gonzalo a corteggiarlo sarebbe l’ideale per lui.
Da un lato sono felice che sia solo mio, dall’altro ha bisogno di capire quanto può essere voluto, apprezzato, desiderato.
Lo lascio, si stende sul letto
supino e mi aspetta, così mi tolgo la maglietta incrociando le braccia
alla vita, infine gli salgo sopra, lo ricopro col mio corpo, mi adagio
su di lui e lo bacio dolcemente, le sue mani alla mia vita scendono sui
fianchi e sotto l’elastico dei pantaloncini.
Strofino il bacino sul suo ed infine, lentamente, scendo ad assaggiare e far mio tutto il suo corpo.
Resto su qualcosa di soft rispetto a quello che fremo. Voglio arrivarci per gradi, voglio fare un certo tipo di lavoro con lui.
Non andremo a mille da subito, anche se è da qualche mese che abbiamo stretto il rapporto.
Voglio che impazzisca di desiderio, che sia lui a prendere l’iniziativa, come quel giorno a casa mia.
Voglio che diventi più attivo, più coraggioso, più fiducioso in sé stesso.
Lo farò diventare matto. Solo dopo lo prenderò completamente e lo farò del tutto mio.
Davanti a noi abbiamo un sacco di tempo e non lo userò male, non lo sprecherò.
Il problema era cominciare, ma una volta che ti lasci andare e ti butti non ti fermeresti più.
E lui è come una droga.
- Sai, la verità è che non sapevo come dirti… - Karim, finalmente, decide di scucirsi.
Lo fa dopo rispettivi orgasmi.
Mi ha ribaltato con poca
delicatezza e mi è salito sopra ricambiando il favore ed io sono ancora
qua nella pace dei sensi, il cuore a mille, svariati calori che mi
fanno esplodere, fondamentalmente non capisco nulla.
- Mm? - Chiedo con l’aria di chi è sfinito e beato. Lui mi sale sopra, si pulisce la bocca, le mie braccia larghe, stanco.
I suoi occhi scivolano sui miei dubbiosi, sta per ritirarsi di nuovo, così gli poso la mano sulla nuca e lo carezzo.
- Dimmi… - Lo incoraggio dolcemente. Lui prende coraggio e si decide.
- Fra sei mesi circa diventerò padre. - E dannazione, Karim non sa dare le notizie!
Normalmente sono bravo a
tenere le reazioni, ma questa volta mi alzo di scatto e lo scrollo giù
di lato gridando un ‘Cosa?’ shoccato.
Lo guardo con aria incredula e tutto l’effetto orgasmo va a quel paese.
- Diventerai padre?! - Karim
annuisce rimanendo steso mentre lo guardo da seduto. - Ma non mi hai
detto nulla! - La cosa ovviamente mi turba per questo, non per il fatto
che diventerà padre.
Si stringe timidamente nelle spalle e si gira a pancia in giù, incrocia le braccia sotto il mento e guarda avanti a sé.
- Non lo so da molto, un
mesetto, però non sapevo come dirtelo e poi c’è stata la cosa di
Gonzalo che mi ha completamente assorbito e volevo solo… beh, sai… -
Per tirargli fuori le cose servono le pinze da chirurgo!
Come diavolo si fa a sapere le cose da lui?
Un po’ me la prendo, ma se mi
arrabbio poi va a finire che non mi parla più in assoluto. Sospiro e
rimango seduto ma mi appoggio alla testiera, mi sposto in su nel letto
e così lo posso guardare in viso da queste posizioni.
- Ma sei contento? Lei ti piace? - Alza le spalle e fa il broncio distogliendo lo sguardo.
- Sono contento, credo… penso
che non ho ancora realizzato bene. Capirò meglio quando nascerà. Con
lei… - Lascia in sospeso, io lo guardo come se fosse vitale.
Proprio quando mi libero di
uno, spunta un’altra. Ci avevo pensato che per lui essere corteggiato
sarebbe un bene, ma questo è un po’ diverso.
Anche se io, proprio io, non posso fare rivendicazioni di alcun tipo.
- Come si chiama? - Chiedo volendo sapere ogni dettaglio per capire quanto mi deve preoccupare la cosa.
- Chloe. È francese. L’ho
conosciuta durante una visita in ospedale, è un’infermiera. Ci siamo
piaciuti, cose del momento, sai… non la tipica compagnia che mi concedo
nelle vacanze o nei periodi… - Molto chiaro quando spiega.
- Quindi è seria? - Lui piega la testa di lato e fa una smorfia.
- Non saprei, non credo.
Però è rimasta incinta, è tornata a dirmelo un mese fa e ha detto che
non pretende nulla da me. Ovviamente le ho detto che mi voglio assumere
tutte le responsabilità. Però non abbiamo parlato di diventare una
coppia o cose così… adesso non so, mi serve tempo per capire. Sul
momento non ho realizzato, forse il fatto di non vivere insieme, di non
vederla… o magari è perché non la conosco bene e non la vivo sul serio…
e poi chiudere con Gonzalo è stato difficile e… - Tira fuori mille
giustificazioni, ma ugualmente non capisco come possa avermelo
nascosto.
- É stata una reazione a me? - Chiedo senza andare nello specifico, il tono più dolce.
Lui alza lo sguardo su di me ed io non mi muovo. Scuote la testa.
- Non avevamo impegni. Lo abbiamo ora? - Chiede schietto e confuso. Sorrido e scuoto il capo.
- No. Solo che dobbiamo
esserci quando ci vogliamo. - Anche se originariamente era più un ‘tu
sei mio’, il che non presuppone necessariamente ‘anche io sono tuo se
vuoi’.
Per cui Karim può averla vissuta in modo un po’ incerto e confuso.
- E ci siamo. - Dice poi
girandosi sulla schiena, scioglie le spalle e abbandona le mani sulla
pancia, guarda in alto, il soffitto, io guardo lui serio, in attesa.
- Perché non me lo hai detto appena è successo? -
Scuote ancora la testa e ci pensa un po’, il silenzio è quasi pesante.
- Non lo so. - Ovviamente. Karim è sempre Karim. Anche se lo sapesse non saprebbe come spiegarmelo, così è meglio tacere.
- Sono contento che ora l’hai
fatto. - Provo ad alleggerire e ammorbidire la cosa, lui fa un
sorrisino timido, così mi sposto di lato e mi chino sul suo volto, lo
bacio storto rispetto a lui, quasi al contrario, gli carezzo la guancia
e bacio anche il mento.
- Puoi dirmi tutto sul serio e
puoi fare tutto quello che vuoi. Sono contento che sarai padre, è una
cosa bellissima, una delle più belle. - Mi guarda con occhi un po’
confusi, non ne è ancora sicuro.
- Forse avrò paura, forse farò
qualche casino… - Sorrido e mi stendo meglio mettendogli il braccio
sotto la testa, lo tiro un po’ a me e lui si lascia fare docile.
- Vedrai che le cose verranno da sole. -
- Cosa dovrei fare con lei?
Frequentarla? Provare a farla funzionare? Dopotutto saremo genitori… -
Inarco le sopracciglia e appoggio la testa alla sua.
- Non puoi farla funzionare se
non deve. Non devi forzarti a fartela andare bene, a stare con lei solo
perché avrete un figlio. Perché poi i figli ne soffrono se non è una
cosa spontanea. -
- Ma non dovrei almeno provarci? - Chiede titubante girando un po’ il capo verso di me, mi guarda ed io ricambio.
- Certo, sì… ma non
intestardirti troppo. Se non andrà, andrà bene comunque. I figli sono
più felici se i genitori sono onesti e non si sforzano di stare insieme
per loro, poi si accorgono che sono infelici e finiscono per soffrire.
Non… - tossisco. - Non intestardirti troppo. -
Forse sto facendo il
manipolatore sottile, come ho fatto con la questione di Gonzalo a modo
mio, come Mou fece con noi due per allontanarci convinto che io fossi
fonte di stress per Karim.
Però non ci posso fare nulla.
Mi succede e basta.
Non voglio che niente, niente e mai me lo porti via.
Mi ripeto che non posso avere
rivendicazioni di alcun tipo, ma poi sono qua a insinuargli il seme e a
fare in modo, in qualche maniera, che le cose vadano come voglio.
Karim sarà mio sempre.