*Rieccoci qua. Questo capitolo si ambienta in maggio-giugno 2014, quando il Real vinse la Decima Champions League e poi Karim fece l'ultimo torneo con la nazionale francese, i mondiali di Rio. Spazio a festeggiamenti per vari motivi, ma tutti con un comune denominatore: Karim e Zizou! Mi sono sempre fatta questa idea di Karim e delle relazioni, più che altro delle sue fobie ai legami, per cui Zizou che è furbo ha subito capito come fare. Ma poi di cose ne sono successe ancora molte. E niente. Buona lettura. Baci Akane*

25. QUASI DETTO




Sapere che prima o poi ce l’avremmo fatta è un conto, vedere che succede è un altro.
E succede, dannazione.
Succede oggi.
Il Real Madrid vince l’agognata Decima!
Dopo ben 12 anni, la squadra torna a sollevare la Champions League, l’ultima la sollevai io fra gli altri e rivederla nel cielo pieno di coriandoli bianchi proprio sotto ai miei occhi, è davvero strano.
Credo che ci fossero stati molti segni ad indicare che doveva essere questo l’anno.
Karim ha fatto un anno molto positivo nella parte centrale della stagione, mentre Cristiano e Bale hanno dato vita a qualcosa di spettacolare, grazie anche a Karim che non gli ha mai rubato la scena, ma ha saputo aiutarli.
L’allenarsi insieme al di fuori degli allenamenti regolari li ha aiutati, hanno legato anche di più. Forse non escono insieme al di fuori del calcio, ma passano molto tempo insieme e parlano, ridono e scherzano.
E oltretutto hanno sviluppato questa spettacolare capacità di leggersi nel pensiero senza doversi fare segni.
Ogni tanto negli intervalli li vedi che parlano insieme e concordano su qualche azione che poi mettono a frutto, ma in generale si conoscono così bene che sanno come non intralciarsi e come aiutarsi.
E poi l’allenatore, uno dei più bravi del secolo. Credo che la dote di Carlo non sia stata tanto tecnica quanto morale. Semplicemente l’esserci ha dato alla squadra sicurezza. Lui è il migliore, ce l’avrebbero fatta. E nonostante non sia stato un anno perfetto e non abbiamo vinto il Triplete, ma solo Champions e Coppa del Re, non importa. Abbiamo lottato e mostrato tutte le nostre doti.
Una serie di cose si sono verificate e forse ne faccio parte anche io. L’ultimo insieme ad Iker, fra i presenti, ad aver vinto la Champions qua col Real.
C’era tutto.
I festeggiamenti sono frenetici e caotici e non hanno fine.
Da quando fischia la fine dell’incontro è un unico continuo fare festa e Karim mi è praticamente attaccato per tre quarti di questo.
In campo fra bandiere, cori, foto e abbracci, poi finalmente fuori, negli spogliatoi, dove inizia a schizzare lo champagne ed è più quello che finisce addosso che quello che si beve. Ma forse ci si ubriaca anche facendoci il bagno, visto che la testa di tutti va su di giri molto più di quanto non lo sia già. Qualche astemio scappa, tipo Cristiano per esempio che sta attaccato al telefono col suo Riky a mettersi d’accordo su quando possono vedersi per festeggiare insieme.
E poi ho Karim che non ha di certo evitato l’alcool, anche se non lo ha bevuto a litri come Luka che è bello che andato.
Karim è brillo, ma gira anche a me la testa perciò non c’è da stupirsi. L’euforia è tanta e nel mezzo del casino di cui mi sembra di far parte come giocatore e non come allenatore, mi prende, mi abbraccia di slancio, mi stampa la bocca sulla guancia e mi spinge come un carro armato fino ad uno dei bagni aperti, chiude la porte e la bocca finisce sulla mia.
Rido mentre ci baciamo, sa decisamente di champagne, del resto se non fosse un po’ partito non avrebbe mai fatto una cosa simile col rischio di farsi notare da qualcuno, anche se poi sono tutti fuori di testa ormai.
Karim che si avventa su di me al di fuori delle mura sicure di casa o di uno spogliatoio deserto è epico.
La sua lingua invade la mia frenetica, possessiva. Le mani vagano frettolose sul mio corpo, ma va diretto ai miei pantaloni, mi apre la cintura ed i bottoni e quando capisco che vuole farlo davvero qua con gli altri fuori che gridano e saltano, lo fermo smettendo di baciarlo, lo spingo cercando di farlo tornare in sé.
- Karim, ci sono gli altri fuori… - Gli faccio notare col cuore in gola e l’eccitazione. In realtà lo voglio anche io, ma sto disperatamente cercando di essere lucido, non posso fare una cosa simile qua, ora.
Karim alza le spalle e si abbassa gli short e gli slip, poi si gira di spalle, si appoggia ad una delle piccole pareti di questo microscopico bagno e si masturba da solo, gira la testa, la guancia appoggiata, lo sguardo lascivo.
- Non me ne frega. -
Cerco di trattenermi.
- Se fossi in te non parleresti così. Te ne pentirai, tu non vuoi fare queste cose quasi in pubblico… - Ma in risposta si lecca il dito medio e se lo porta dietro, trova subito la strada e se lo infila da solo.
- Se non mi scopi adesso, muoio. Vuoi che muoia? - Chiede roco di desiderio.
Ok, questo è troppo, chi se ne frega se poi ce ne pentiremo. Intanto ci muove lo champagne, abbiamo un po’ di attenuanti!
Così impreco, dico un ‘al diavolo’ fra i denti e mi tiro fuori l’erezione, mi lecco la mano e mi strofino da solo lubrificandomi un po’. Il secondo successivo lo prendo bruscamente per i fianchi e glielo infilo dentro con una certa prepotenza. Karim si appoggia con entrambe le mani alla parete e getta la testa all’indietro, inarca la schiena e tende tutti i muscoli sporgendosi con i glutei verso di me.
Il mondo sparisce, i brividi ci ricoprono scollegandoci del tutto e ben preso i cori sono un sottofondo confuso.
In un attimo sono solo io dentro di lui e lui che si soffoca cercando di non gridare.
Inizio subito a spingere e dopo un po’ che prendiamo il ritmo ed il piacere ci investe, lui si aiuta con la mano davanti e viene prima di me. Poco dopo mi unisco a lui, teso come una corda di violino, completamente preso e assorbito da lui che mi ha di nuovo spinto a livelli assurdi per i miei canoni.
Quante cose si possono fare senza sapere di poterle fare? Non avrei mai pensato di poter fare cose simili eppure…
Mi accascio su di lui, appoggiato a sua volta alla parete, ansimiamo, i visi vicini, le bocche une sulle altre. Respiriamo lentamente e poi il mondo sparisce. Un mondo meraviglioso, fatto di cori, risate e grida di gioia.
Lo circondo con le braccia, lo attiro a me, gli giro di più il volto con le dita e mi prendo la sua bocca, ansimiamo insieme ed i nostri sapori che si mescolano con lo champagne ci inebriano.
Siamo i campioni d’Europa e Karim è mio più che mai.
Una cosa che non deve mai cambiare, qualunque cosa succeda da qui in poi.


Per i miei 42 anni Karim è in Brasile, a Rio per la precisione, per i mondiali. Sta giocando da protagonista, un protagonista alla Karim Benzema. Ha forgiato un nuovo sistema di gioco da numero 9. Ci sono i 9 classici, cioè quelli che pensano solo al goal e basta e che ne fanno tanti se sono bravi, e quelli alla Karim Benzema, ovvero quelli che fanno anche assist, che pensano a giocare bene le palle in attacco e che non hanno l’ossessione del goal ma del arrivare al goal con la squadra. Sento sempre più adesso i giovani che dicono che gli piace il modello di 9 alla Karim Benzema, perché è un modello più completo e che non è ossessionato dal goal, gioca meglio coi compagni.
Sono molto orgoglioso di lui, sta andando molto bene e spero che niente arrivi a rovinare le cose e turbarlo.
Comunque fin qua le cose gli stanno andando bene, ha avuto un buon sorteggio perciò la Francia non ha avuto grossi problemi, però bisogna vedere dalla fase ad eliminazione diretta in poi come funziona.
Siccome il mio compleanno cade in pieno mondiale, ma in un giorno lontano da partite per la nazionale, gli chiedo un solo regalo.
Di passare alcune ore con me in giornata.
Non posso stare con lui tutto il tempo, entrambi abbiamo altri impegni, ma ho programmato in modo da poter stare con lui un po’.
Siccome sono un vecchio compagno di nazionale del suo allenatore, Didier, gli chiedo un favore informale e gli chiedo di potermelo lasciare per tutta la notte che cade fra il 22 ed il 23 giugno. Così poi io al mattino lo lascio nel loro albergo e mi riunisco alla mia famiglia.
A loro ho raccontato che i giorni precedenti al 23 avevo dei piccoli impegni lavorativi e che sarei tornato proprio per il mio compleanno.
Perciò dopo cena aspetto che si liberi la zona e appena è tutto tranquillo, gli faccio uno squillo.
Karim esce poco dopo e si infila nell’auto che ho noleggiato coi vetri oscurati, nemmeno fossimo degli agenti della CIA.
Entra e siccome qua è deserto perché sono parcheggiato nel retro dell’hotel, infatti lui è uscito da lì, si protende e mi bacia contento.
- Non pensavo che l’avresti fatto sul serio! - Dice divertito, adoro vederlo così divertito.
- Io posso tutto, ricordalo! - Rispondo con tono di comando, lui scuote la testa e si gira dall’altra parte. Ma che carino.
- Per cui sono io il tuo regalo? - Chiede poi continuano a scherzare, anche se poi il tono scende automaticamente. Mi giro e lo guardo in modo sottile e penetrante, in quel modo magnetico che mi riesce, lui si irrigidisce e si morde il labbro, è un gesto di imbarazzo misto ad eccitazione, ormai lo riconosco bene.
- Tu che dici? - Karim rabbrividisce e accentua il sorrisino toccandosi il pacco in modo molto grezzo e tipico suo.
- Per questo mi sono preservato, sono in astinenza da un sacco! - Alzo un sopracciglio sorpreso.
- E Antoine? - Ha instaurato un evidente alchimia con lui, ero convinto che se lo portasse a letto, infatti ero parecchio geloso e per questo sono diventato matto ad organizzare questa notte.
Karim smette di toccarsi e mi fissa di proposito scrutandomi il profilo, io faccio finta di niente e guido verso l’appartamento che ho affittato per una notte, qua trovi qualunque cosa, per qualunque esigenza. Anche appartamenti invece che camere d’albergo. Solitamente si affittano per alcuni giorni, non per una notte, ma nel nostro caso col pagamento cospicuo che ho fatto, non hanno ribattuto nulla e mi hanno consegnato le chiavi senza battere ciglio.
- Sei mica geloso? Mi controlli a distanza? - Non mi faccio intimidire dalla cosa e rispondo tranquillo e sicuro di me, con una certa faccia tosta.
 - Se è per questo ti controllo sempre, anche a vicinanza. So tutto di te. - dico come se fossi il suo padrone e proprietario. In effetti è più o meno l’idea che credo di dargli, visto che se la imposto su un piano sentimentale quello scappa. Quando faccio così lui si sente un oggetto di proprietà ed è sollevato, so che sembra strano ma se gli dicessi che lo amo e che mi prendo cura di lui, non lo vedrei più.
Karim sorride soddisfatto e con una luce che brilla nei suoi occhi, la noto al volo prima che giri lo sguardo verso l’esterno.
- Mi piace questo tuo lato ossessivo. - Alzo un sopracciglio scettico.
- Sicuro? Proprio a te? Pensavo che odiassi essere controllato! - Alza le spalle e si fa scivolare all’indietro, comodo.
- Non da te. Sentirmi tua proprietà è bello, lo fai in modo eccitante e non da psicopatico. - Rido di gusto a questa battuta mentre penso dentro di me che sono così solo perché non mi mette alla prova. Se si innamorasse di un altro, ora come ora, la prenderei male.
Spero che non succeda.
Arriviamo presto nell’appartamento, ne ho trovato uno vicino al suo hotel di Rio.
Entriamo ognuno con uno zaino, il posto non è grande e nemmeno di lusso, ma per quel che dobbiamo farci è perfetto.
Mettiamo giù le nostre cose, mettiamo il silenzioso ai telefoni e li lasciamo su un mobile dell’ingresso, poi liberi di tutto ci facciamo subito un caffè per tenere su tutta la notte.
Non faremo sesso e basta, avremo bisogno di qualche pausa immagino, perciò ce la prendiamo comoda.
- Quindi con Antoine? - Torno sull’argomento mentre metto le lenzuola sul letto che mi sono comprato, Karim mi aiuta mentre ride.
- Sei proprio in fissa, eh? -
Il fatto che non voglia rispondermi mi fa capire che c’è stato qualcosa come immaginavo.
- Ti ho detto che puoi fare quello che vuoi, non serve mica che me lo nascondi! - Però non so perché voglio tanto saperlo.
Karim così si decide a rispondere continuando a stendere lenzuola insieme a me, ma non mi guarda mentre parla, come se evitasse di proposito il mio sguardo che invece è parecchio insistente.
- Mi sta venendo voglia, è vero. Mi intriga. È dolce e carino e gli piaccio. - Alzo un sopracciglio e lo fisso per capire se però lo vuole sul serio e se c’è già stato.
- Ma hai già favorito? - Karim allora mi guarda dall’altra parte del letto, avendo finito di sistemarlo.
- No, onestamente no. - Mi sento sollevato, credo che non menta, per farmi ingelosire poteva dire di sì.
Spero di non darlo a vedere.
- Bene, puoi comunque fare quello che vuoi, lo sai. Non siamo una vera coppia, è più uno stare insieme. - Il che non fa molta differenza, ma per Karim sì.
Lo vedo salire sul letto e raggiungermi in ginocchio, io metto le federe ad un cuscino e lo butto al suo posto fingendo indifferenza.
- Ehi… - Comincia malizioso e sorpreso. Io non lo guardo, metto la federa al secondo cuscino, lui me lo prende di mano e lo butta alle proprie spalle. - Ma sei geloso sul serio? - Che se chiedi ad uno che sembra geloso se lo è, è finita. Però sono bravo a controllarmi e lo guardo rimanendo fermo e tranquillo, in piedi davanti a lui che mi mette le mani sui fianchi e mi volta verso di lui con una certa prepotenza.
- Perché dovrei esserlo? Se io ti chiamo tu ci sei, se voglio che tu sia mio, tu lo sei sempre. Non ho motivo di essere geloso. - Cerco di usare un tono duro, non arrabbiato. Lui si morde il labbro eccitato e mi abbassa la zip della felpa, lentamente.
- Ed io non vedo l’ora che tu mi faccia tuo. - Dice sulle mie labbra senza indagare oltre. Mi ha stuzzicato ma non ha esagerato, non ho idea di che cosa pensi, di norma si è gelosi quando ci sono sentimenti di mezzo, io l’ho sempre impostata in modo che a lui possa andare bene, per non farlo scappare.
- Dimmi tu una cosa invece. - Dico mentre mi fa scendere la felpa dalle braccia e la lascia cadere a terra, infilando le mani sotto l’elastico dei pantaloni della tuta.
Lascio che mi spogli, mi piace quando lo fa, non muovo un dito, non lo tocco nemmeno, lo guardo serio con quell’aria di comando che lo eccita tanto, i visi vicini, gli occhi che non si staccano se non quando lui guarda i vestiti che mi toglie.
- Mm? -
- Perché non sei andato con Antoine? Tu gli piaci, lui ti piace, avete voglia… - Un po’ me le cerco, però devo un po’ capire questo mistero rappresentato da Karim.
- Perché avevo più voglia di te che di lui. - Mi aggrotto, i pantaloni sono ai piedi e li appallottolo, così prende la maglietta e me la alza, sollevo le braccia e l’accompagno mentre me la sfila via.
- Però non sapevi se sarei riuscito a vederti, teoricamente da qui a chissà quanto avresti dovuto aspettare… - Le sue dita riprendono il contatto con la mia pelle calda, sussulto a sentirlo, scivola piano e leggero sul petto e sull’addome, delinea con calma fino ad arrivare all’inguine, due dita e basta ed io sono già qua ad impazzire.
- Forse non avevo tutta quella voglia allora… - Risponde logico, alzando le spalle con un sorrisino. Si intrufola dentro ai miei slip e li fa cadere fermandosi a carezzarmi l’erezione calda che aspettava lui.
Apro la bocca e trattengo un sospiro, lui approfitta e mi succhia il labbro, ma poi si separa e aggiunge fissandomi negli occhi compiaciuto:
- Magari non mi fai mancare niente, quindi non ho bisogno di altro. - Cioè avrebbe l’occasione, la persona e magari anche il desiderio, ma in realtà non gli serve perché gli do già tutto io, non lo farebbe per una qualche necessità, una mancanza o cosa, ma solo così, tanto per fare. E non ne ha davvero voglia.
Insomma la nostra relazione va alla grande, ma solo perché la imposto come un qualcosa di possessivo e sessuale, se gli mostrassi che tutto il tempo che passiamo insieme senza fare sesso è tipico da coppia, e se gli dicessi che il sostegno che ci diamo, le confidenze, il mondo che condividiamo insieme sono da innamorati, tutta questa magia e perfezione si spezzerebbe.
Le labbra si uniscono mentre si aprono, giocano le une con le altre, le lingue si trovano e la mano continua a lavorare. Ma questa volta non sto fermo, lo prendo sulla nuca e l’attiro a me premendomelo addosso possessivo.
Se smettessi di dargli tutto questo, se dovessi vederlo meno, trascurarlo… se non avessimo più da condividere tutto il tempo come abbiamo fatto quest’anno… come starebbe? Cosa sarebbe poi fra noi?
Questa domanda rimane nell’aria, la ingoio e faccio finta di non averla mai avuta, perché è ora di iniziare a godermi il mio regalo di compleanno.
Ora come ora è perfetto, perciò pensiamo solo al presente.
Adesso Karim è mio e lui non vuole essere di nessun altro. Il resto non conta.
Faccio dolcemente mio ogni centimetro del suo corpo, lo stendo e me ne prendo cura come se fosse la cosa più preziosa, come se potesse essere l’ultima volta.
Assaporo la consistenza perfetta del suo corpo, l’assorbo e poi quando lui geme così tanto che sembra stia per venire, gli prendo le gambe, me le avvolgo intorno alla vita e scivolo lentamente in lui, mi appoggio e guardandolo in viso, lo faccio mio.
Ad ogni spinta lui geme e il piacere aumenta, i corpi stretti uno sull’altro strofinano e stringono la sua erezione dura e mentre continuo a possederlo, lui geme sempre più forte, si spinge indietro, si inarca, mi avvolge con le braccia, mi tira a sé ed è sempre più pazzo di piacere, mi chiama, ne vuole ancora, mi guarda febbrile, non ci stacchiamo gli occhi di dosso.
Non l’ho mai visto così preso e mentre arriva all’orgasmo, lo guardo e mi dà alla testa, mi dà estremamente alla testa e per un momento, mentre lo schiaccio col mio corpo e continuo a spingere più forte e veloce, sento che lo sto per dire.
‘Ti amo.’
Ma per qualche assurdo miracolo, mi fermo e mi limito a raggiungere l’orgasmo.
Quando vengo, lo guardo in viso e mi imprimo questo momento nella mente, un momento che si cristallizza.