*Ecco
un altro capitolo. Niente 'ti amo' in vista, non può essere così
facile. Karim ha la fobia delle relazioni serie e Zizou lo ha capito,
per cui fa quel che deve per tenerlo legato, ma con il nuovo incarico
come allenatore della primavera, si vedono inevitabilmente di meno e
Karim è una delle persone più complessate e chiuse e difficili di
questo mondo, è lì che sta il suo fascino. Ma è per questo che Zizou ce
l'ha dura! Buona lettura. Baci Akane*
27. UNA BELLA TOPPA
Le cose volano prima che io possa rendermene conto.
Io sono molto assorbito dal
mio nuovo incarico e un po’ perché non inizio bene come speravo, un po’
perché in generale è un grande cambiamento nella mia vita, più di quel
che pensassi, ma alla fine lo trascuro parecchio.
Prima che me ne renda conto
sono passati dei mesi ed io ho visto Karim davvero poco, le poche volte
non si parlava moltissimo, magari recuperavamo il tempo perso fra le
lenzuola, quattro chiacchiere un po’ frettolose e poi via.
Impegni su impegni.
Forse poi non è nemmeno stato
il mio nuovo incarico quanto il fatto che inevitabilmente facendo altro
l’ho visto drasticamente meno rispetto all’anno scorso.
Ci vedevamo ogni giorno, le
notti prima delle partite le passavamo sempre insieme… da questo al
vedersi ogni tanto è stato un salto nel buio ed ora… ora che riesco a
respirare, ora che mi sono fermato perché con la mia nuova squadra
finalmente abbiamo iniziato ad ingranare, mi sono reso conto che le
cose mi sono sfuggite di mano da altre parti.
Karim è bloccato a calcio e me
ne rendo conto quando i media mi chiedono se secondo me il periodo
brutto di Karim è dovuto al fatto che lo vedo di meno e che non
facciamo più i nostri allenamenti speciali, cosa che ormai era risaputa
a tutti.
Io smarrito sminuisco la
questione e dico che sicuramente ci vediamo di meno, ma che non è di
certo per questo che Karim ha difficoltà a calcio.
Anche se poi corro a
controllare, mi prendo qualche ora al giorno per guardare i suoi
allenamenti regolari e controllo meglio le partite ufficiali.
Effettivamente è bloccato,
gioca coi nervi e non è per niente lucido. È come se fosse
costantemente sotto pressione, è particolarmente immusonito e chiuso.
Cristiano è uno dei pochi che
dopo i propri regolari goal cerca di aiutare Karim a segnare e gli dà
ogni palla buona. Spesso sceglie lui al posto di Bale, si vede che
cerca di aiutarlo, è una cosa che mi fa sorridere, però vedo come Karim
sceglie male i movimenti, a volte fa cose insensate, altre sbaglia cose
facilissime.
Dopo accurate analisi che mi
fanno capire quanto io l’abbia trascurato perché davvero non ho la
minima idea di che cosa gli succeda nonostante ogni tanto riusciamo a
vederci, cerco di rimediare.
L’occasione me la creo e la voglio fortemente.
Organizzo una cena a casa sua
come qualche mese fa facevamo spesso, ora non so perché abbiamo smesso,
al di là del calcio c’è sempre stato altro. Quest’anno dopo il calcio
c’era ancora il calcio, forse perché alleno alcuni dei miei figli
mentre gli altri chiedono la medesima attenzione, perciò mi sento in
dovere di stare anche con i piccoli. O forse perché quando ci si vede
di meno inevitabilmente ci si allontana e più ci si allontana, più il
divario aumenta. Senza che tu te ne accorga, che ci sia un motivo, che
tu lo voglia.
È come quando dormi. Più dormi e più dormiresti, ma non hai davvero sonno. Lo fai perché sì.
A Karim è parsa subito strana la cosa, ma ha accettato di buon grado.
La cena la faccio sembrare una delle solite, anche se è da molto che non ne facciamo.
- Allora? - Comincio così, casualmente.
- Allora cosa? - Chiede mentre prepara la tavola.
- Come te la passi? - Chiedo come se non ci vedessimo da molto. In realtà è solo che non abbiamo mai parlato davvero.
Alza le spalle.
- Come sempre. - Purtroppo non
so come se la passa di solito. Prima sapevo tutto di lui, ora niente.
Ci siamo allontanati, me ne rendo conto ora quando sono qua a tirargli
di nuovo le parole di bocca con le pinze, come all’inizio.
Sento un pugno allo stomaco.
- Non mi pare… - Karim si
aggrotta e si appoggia al tavolo incrociando le braccia al petto sulla
difensiva, io gli do un’occhiata ma torno alle padelle.
- Perchè? - Non faccio nessun movimento particolare.
- Mi sembra che tu sia più
nervoso… - Gli do la schiena così lui si mette di fianco, sempre
atteggiamento difensivo, e mi fissa il profilo, gli do un’altra
occhiata calma.
- Cosa te lo fa pensare? - Lo
guardo con più attenzione senza capire. - Non è che tu sia molto
presente ultimamente, come fai a dire se sono nervoso o cosa? - Ed
ecco, ci voleva poco in realtà, forse lo voleva tirare fuori ma gli
serviva l’occasione.
Come al solito non è che viene e fa le cose di sua iniziativa, le fa solo se lo invitano e lo obbligano.
Sospiro esasperato e chiudo i fornelli, ma aspetto a mettere nei piatti.
Lo guardo mettendomi di fronte, braccia sempre incrociate come lui, aria dura.
- Perché non mi cerchi e non
mi dici quello che vuoi dirmi? Perché devo essere io ad accorgermi che
hai qualche problema? Te lo devo chiedere io che cos’hai? - Karim
scuote la testa e si allontana andandosene dalla cucina, tipico
atteggiamento di chi si chiude alla prima occasione.
- Se ti interessa sì,
altrimenti per carità, fai quello che preferisci! Non voglio obbligarti
ad interessarti a me! - dice polemico in quella che sembra la nostra
prima litigata. Chiudo gli occhi e respiro a fondo, cerco di calmarmi
mentre il nervoso sale dandomi alla testa.
- Non scappare, stai qua e
parliamone come si deve, siamo adulti, le cose si affrontano. - Lo
seguo in salotto dove lo vedo che si siede nel divano ed accende la
televisione alla ricerca di qualcosa che lo possa assorbire per potermi
ignorare, labbra serrate, piccolo broncio, aria cupa come non mai.
Mi sta tagliando fuori, si sta
chiudendo come non ha mai fatto. Mi metto davanti alla tv e cerco di
riportarlo a me, ma lui seccato mi guarda contrariato, comunque non si
muove, stringe il telecomando e penso che lo romperà presto.
- Karim, parlami. Perché ti
chiudi sempre quando le cose si fanno difficili? Se imparassi a
comunicare, a tirarle fuori da solo e subito non ti ritroveresti ad
andare male in tutti gli altri campi. -
- Tutti gli altri campi? A
calcio vorrai dire! Cos’è, ti interessa che il tuo investimento non ti
faccia passare per un visionario? Sei tu che hai sempre garantito per
me, ora che non vado bene a calcio va a finire che ti daranno
dell’incapace! - Chiudo gli occhi, è polemico e acido. Ma almeno è una
conquista, di solito diceva ‘no niente’ e se ne andava.
- Cosa dici, non è così e lo sai. -
- No? - Si alza in piedi di
scatto, teso, ma mi sta a debita distanza. È come se volesse esplodere,
se ne avesse bisogno. - Sei tu che ti sei allontanato da me, Zizou. Io
ero sempre qua. Ora ti svegli e noti che non sto bene e scarichi la
colpa a me dicendo che sono io che non mi apro! Ma forse se non vedo
che ne vale la pena, non lo faccio, no? Forse se non sento che
all’altro frega qualcosa di me, non mi apro! Perché dovrei dirti cosa
mi succede? Hai un nuovo incarico e ti sei dimenticato di me! -
Stringo le labbra cercando di non fare espressioni particolari, chiuderei gli occhi e sospirerei.
Sapevo che sarebbe successo,
che me l’avrebbe detto. Perché è quello che ho pensato io quando i
giornalisti mi hanno chiesto se il periodaccio di Karim è dovuto a me.
In un istante devo scegliere
come sistemare le cose, devo capire come posso farlo e non ho molto
tempo, perché non posso chiedergli tempo.
- Mi dispiace. - E così non aspetto oltre.
Karim si irrigidisce e mi guarda sciogliendo le braccia, accigliato, incredulo.
- Come? - ed io non trovo sistema migliore di questo, perché dopotutto è così. Ha ragione, che motivo gli ho dato per cercarmi?
- Scusami. - ripeto calmo
senza muovere un muscolo, anche Karim trattiene il respiro. - Quando mi
hanno chiesto se tu giocavi male perché non ti ero più vicino, mi sono
reso conto solo in quel momento che qualcosa in noi non andava. Perché
non sapevo rispondere a quella domanda e non solo, sono caduto dalle
nuvole. Non avevo la minima idea che tu stessi così male che anche i
media se ne erano accorti. -
Così sono io quello che cala
la maschera al suo posto, gli mostro come si fa e lo faccio per primo.
Perché glielo devo, in effetti.
Lui era sempre lì. Stessi allenamenti, stessi orari, stessa casa, stesso numero.
Lui ancora non sa cosa dire e come comportarsi, non si aspettava che mi scusassi e che mi addossassi la colpa.
Chiudo gli occhi e abbasso il volto, mi prendo una pausa e poi aggiungo con un po’ di titubanza:
- So che non è una vera
giustificazione, ma sono stato totalmente assorbito dal mio nuovo
incarico. Le cose erano iniziate male, dovevo trovare il modo di
sistemare subito tutto e non ci riuscito e sono andato nel panico. Ho
iniziato a pensare alla squadra tutto il tempo e poi avevo paura di
stare trascurando la famiglia così… - Tossisco e abbasso il tono sempre
senza guardarlo. - E così ho trascurato te. Mi scaricavo la coscienza,
ti chiamavo, ci vedevamo velocemente, una cosa insieme, quattro
chiacchiere e via. Giusto per dire che c’ero ma… - Finalmente Karim si
riprende e mi interrompe.
- Non stiamo insieme, non ci
siamo fatti promesse, non siamo una coppia. Non mi devi niente, Zizou.
Ho reagito male perché mi sono trovato con le spalle al muro, ma tu… tu
devi fare quello che ti pare. Non siamo una coppia, siamo solo due che
si possiedono quando ci va. Basta. Non… non devi giustificarti, non mi
devi… - Se lo ripete un’altra volta gli do una testata. Annullo la
distanza, gli prendo il viso fra le mani e lo zittisco con la mia
bocca. Lo bacio succhiandogli il labbro e rimango così per un istante,
mentre mi sento meglio.
Poi mi separo da lui di un soffio, lo guardo accigliato e mormoro guardandolo intensamente negli occhi:
- Anche se non siamo nulla,
non voglio che tu stia male per colpa mia. Le cose sono cambiate troppo
e troppo in fretta e non sono stato in grado di gestirle bene. Forse
dovevo pensarci prima, abbiamo passato un anno in totale simbiosi,
sapevo che non sarebbe potuto essere così per sempre, ma non sono
riuscito a gestirla meglio. E nemmeno ora. - Continuo a parlare come se
fossi il suo ragazzo, perché è questo che eravamo, una coppia, ma lui
non è per nulla capace di vederlo e ammetterlo.
- Va bene, davvero. Non mi
devi nulla. Ti ho fatto una scenata perché mi hai obbligato, io non
volevo, non siamo una coppia… sul serio… - Mi aggrotto mentre lo dice,
odio che lo dica e lo ripeta ed odio se ora mi dice che ha trovato un
altro con cui andare.
- Hai un altro? - Chiedo poi duro, senza riuscire a frenarmi. Karim mi guarda sorpreso.
- Che c’entra ora? - Si
allontana un po’, sfugge il viso dalle mie mani ed io avanzo per
impedirgli di scappare, mantengo la vicinanza.
- Questo è un sì? - Chiedo con
un’ondata che brucia ogni sinapsi, non riesco a ragionare e sento dalle
viscere l’odio ed il fastidio impadronirsi di me, per un istante, un
istante molto ben distinto, sento il vecchio Zizou che torna a galla.
Quello che ha dato una testata a Materazzi nella finale del mondiale
facendosi espellere.
Per un momento torna e lo capisco perché Karim si acciglia senza riconoscermi.
- Zizou? - chiama incerto,
fermandosi. Io lo raggiungo e mi accorgo che gli ho preso la maglietta
con una mano, sul petto, e stringo. Così mi riscuoto, lo lascio e mi
faccio indietro.
- Scusa, io… hai ragione, puoi
fare quello che vuoi con chi vuoi e non siamo niente, solo se ci va,
quando ci va… basta… - Cerco di respirare calmo senza farmi notare, ho
un piccolo attacco di panico, non di quelli gravi ma il sangue
ribolliva folle nelle vene.
Lo guardo, è ancora incerto, mi giro e comincio a prendere su le mie cose.
- Beh, credo sia ora di
andare. Mangia quello che ho cucinato, basta scaldarlo un po’. Scusami,
non era serata, io… - Karim però mi ferma per il braccio perché mi sta
chiamando ed io non sento, mi tira e mi gira a forza.
- E mi abbandoni di nuovo? - questo ha il potere di uno schiaffo ed è bello forte.
Che sto facendo? Mi sa che la sto gestendo malissimo.
Mi perdo nei suoi occhi,
spaventati, e capisco che se me ne vado ora e chiudo così, lo distruggo
completamente. E comunque non voglio chiudere, dannazione. Vorrei solo
che fosse più facile.
Vorrei poter dire che lo amo e
che siamo una coppia e che voglio tutto di lui, ma poi mi ricorderei
che ho una famiglia, che vivo in un’altra casa, che ho mille doveri e
non posso dargli quello che vorrei ed anche se potessi, lui comunque
scapperebbe. E quindi no, non posso gestirla nel modo in cui vorrei.
Però non posso nemmeno lasciarlo e basta.
Mi avvicino e gli metto una mano sulla guancia.
- Oggi non le azzecco proprio… - Dico con un sorriso.
Lui sembra rilassarsi, gli occhi si schiariscono.
- Sei stato sulle tue, avevi i
tuoi problemi, io ho reagito male. Chiudiamola qui. - Annuisco e lo
bacio con dolcezza, sfiorandogli delicatamente le labbra.
- È solo che è tutto molto
diverso dall’anno scorso. - Aggiunge. - Ma ci abitueremo e tutto andrà
ancora bene. - Sembra molto più maturo di quel che pensavo, sorrido e
annuisco.
- Tutto andrà bene. -
Così lo abbraccio e lo tengo a
me per un po’, mentre chiudo gli occhi e trovo più facile respirare.
Sento un sollievo immenso, le labbra sul suo collo ed ecco che sto di
nuovo bene.
È ancora mio, non l’ho perso, ma ci è mancato poco, pochissimo.
- Sei sempre troppo chiuso,
possibile che non ci siano compagni con cui legare, aprirti, scherzare?
- Mi guarda col broncio mentre mangiamo e gli faccio la ramanzina.
- Io vado d’accordo con tutti! - Dice come se fosse questo il punto.
- Andare d’accordo non significa avere dei veri amici. -
- Sono amico di Raphael. -
- Quanto sa di te? - Si
zittisce e sospiro dandogli tregua per un istante. - senti, devi
cercare di aprirti, parla, scherza, esci con loro, ridi con loro…
sfogati… è importante che ti apri di più, ne gioverai tantissimo anche
a calcio. - Non posso esserci nella sua vita come vorrei, ma devo
cercare il modo di aiutarlo comunque.
Lui sta zitto e ci riflette.
- Con Cris parlo abbastanza… anche se non è proprio quel rapporto che dici tu… -
- Avvicinati con quelli più
aperti ed espansivi, di solito sono coinvolgenti e viene spontaneo fare
lo stesso. - Suggerisco. Lui sembra pensarci.
- Sai, non è il mio carattere… - Si difende ancora.
- Lo so, ma ti devi sforzare. Vedrai che se… -
Sbuffa.
- Se mi apro, anche il mio gioco andrà meglio! - Ripete come una macchina rotta.
- Perché starai emotivamente e
moralmente meglio, sarai felice, rilassato, divertito. Per questo ti
aiuta aprirti. - Mi guarda attento e forse l’ho convinto. - Con
Marcelo, Luka e Arbeloa dovrebbe essere facile, sono delle bombe, no? -
Karim ci pensa e sorride annuendo.
- Sì, è vero… - Annuisco anche io contento.
- Bene, comincia con loro. -
- Anche Isco e Jese non sono
male e sono molto simpatici ed aperti. - Faccio ancora di sì con la
testa. - E James, quello nuovo, ha legato in un attimo con tutti. -
Inarco un sopracciglio.
Che l’abbia nominato lui è indicativo, ma non oso mettere alcun freno.
- Perfetto! Invitali ad
uscire, fai una cena, vai agli aperitivi con loro… - Io intendevo con
tutti quanti, però Karim lo vedo un po’ perso per un momento. - A cosa
pensi? - Chiedo quindi finendo di mangiare.
Karim piega la testa di lato e si tocca la bocca con il dito.
- James… credo sia gay. - E
con questo sento le campane suonarmi nella testa, ma non capisco
proprio perché. Lo capirò più avanti.