*Ecco un nuovo capitolo. Zizou ha visto che alla festa di Karim c'era James e così parte cercando tutto il materiale reperibile in rete su loro due, ma non solo di quella serata, di tutti i mesi passati. Appena appena ossessionato da lui. Riuscirà a trattenersi dallo sbranare il piccolo colombiano? Nel frattempo arriva il famoso gennaio 2016. Chi lo sa cosa è successo quel mese? Massì... Zizou è diventato il boss del Real. E Karim sul suo profilo, lo ha salutato proprio chiamandolo così. Boss. Buona lettura. Baci Akane*

32. IL BOSS





"E' speciale averlo qua. Prima di diventare allenatore era un giocatore ed io lo seguivo, era un giocatore pazzesco, una leggenda del gioco. Ho molta ammirazione, quindi è stato un piacere assoluto quando l'ho incontrato. Parlo con lui molto. Sono felice di averlo come nostro allenatore ed è una grande persona."
"Zidane è un esempio per me. E' come un fratello ma è il mio allenatore e sono molto felice di poter lavorare con lui."
- Karim su Zizou -



L’istinto è quello di chiudere e aspettare che si ricordi a chi appartiene, chi è il suo sostegno vitale, chi sta davvero dalla sua parte, chi lo ama. Farglielo capire così.
Ma d’altro canto so che sta passando un momento delicato e se è in piedi è una specie di miracolo, so quanto sono importante, la presenza di James non toglie niente a quel che prova per me, è solo che mi irrita, mi irrita profondamente.
Continuo a pensare che non sono sicuro che non se lo porta a letto, ma è chiaro che ormai anche James lo vuole, lo sta corteggiando e forse lo scemo non se ne accorge perché è pieno di pensieri, ma non è questo il modo di affrontare la cosa.
Se inizio a fare il geloso e a dirgli che non può stare con altri ragazzi, ma solo ragazze di facciata, allora è finita perché stringo troppo il laccio. Anzi, non è tanto quello quanto che capisce che ci sono sentimenti di mezzo. Un conto è viverli, un conto è farglieli notare.
Karim è complicato.
No, non posso fare nulla.
Però vado a ritroso nel sito del Real e guardo i vecchi materiali, allenamenti, video, foto… e mi rendo conto che, mentre ero preso dallo stargli vicino e non farlo crollare, anche in campo succedeva la stessa cosa e non lo avevo notato.
Jese, Luka, Cristiano sono una sorta di presenza costante nei mesi prima di Dicembre, quando era in campo fra un infortunio e l’altro.
Ma… anche James.
James sempre di più.
Abbracci, contatti costanti, sorrisi, carezze sul viso, mani ovunque, specie dove non dovrebbero stare.
Mi guardo i video dalla pagina facebook, le varie dirette.
Passo ore così, con ossessione, mentre la rabbia e il fastidio montano.
Forse Karim non se ne rende conto, è possibile, non è cosciente di quel che provoca negli altri.
Ma sicuramente James ha superato la cotta per Cristiano buttandosi su Karim e lui gli dà un sacco di segnali contrastanti.
Del resto anche un solo sorriso, un contatto, un massaggio sulle spalle, un abbraccio di incoraggiamento da parte sua è come aver raggiunto la punta dell’Everest. Perché è così con lui.
Perciò la gelosia è il minimo, da parte mia, ma devo pensare attentamente alla mossa migliore.
Sono io il suo sostegno, la sua guida, il suo mondo. È da me che viene quando ha bisogno, è da me che viene quando vuole solo stare bene, è da me che viene sempre. Sono io che a volte non ci sono per lui, anche se cerco di esserci più che posso, ma lui mi cerca, lui mi vuole molto più di prima. Dopo quest’estate Karim ha capito che non può aspettare che sia io, che se gli serve deve chiedermi.
Mi piace questa cosa, mi tranquillizza.
Le cose però non vanno bene se anche James ha un certo effetto su di lui.
Perché forse, forse, non è crollato in questi mesi, ma anzi ha continuato a giocare bene, non SOLO grazie a me, ma ANCHE grazie a James. E la cosa mi sta facendo uscire di testa, così tanto che per non essere acido e rovinargli il momento, mi isolo e non gli rispondo. Perché io NON VOGLIO essere stronzo con lui. So quanto è importante che stia in una bolla, perché appena mette piede fuori casa le critiche gli vomitano addosso.
Perciò io NON VOGLIO ferirlo in alcun modo. E quindi non gli rispondo.
Cerco di smettere col computer, ho visionato ogni materiale disponibile, mi sono anche riguardato i loro vari profili social, a volte se ne sono usciti con cose insieme, video dove cantano attaccati o ascoltano le canzoni di Karim. Cose varie, insomma.
Poi in una si sono anche scambiati i vestiti. Cosa diavolo mi significa?
Smetto perché non c’è altro da guardare, ma quel che ho trovato è stato anche troppo.
Per ora non c’è ancora calcio, bisogna aspettare che tornino all’ovile ed allora li osserverò anche se dovrei pensare a lavorare.
Ma come faccio? Se mi distraggo un secondo lì succede l’impensabile.
Devono solo che stare attenti.
Non si gioca col fuoco.


Karim è il primo a scrivermi, a momenti lo sa prima di me.
Quando vedo il suo messaggio sul telefono sorrido ed ha il potere di rilassarmi.
Per un momento ho avuto il panico, mi sono detto che c’eravamo, il momento era giunto ed io non ero sicuro di poterci credere.
Telefonate formali, inviti per firme ufficiali e conferenza stampa, in un attimo viene organizzato ogni cosa e tutto quello che mi riporta in realtà e che mi restituisce la calma, è Karim ed il suo messaggio.
‘Sono felicissimo, congratulazioni Boss!’
Boss. Che scemo.
Beh, di solito mi chiama ‘bro’ o ‘frer’, ma forse ora dovrà controllarsi un pochino.
Dovrò fargli il discorso. Resto sempre il suo compagno o qualunque cosa lui voglia che io sia, però sono anche il suo allenatore, non voglio che nessuno capisca che per me lui è speciale e che darei un rene ed un polmone per lui.

Le cose vanno piuttosto veloci, nel giro di pochissimo si ufficializza tutto, firmo il contratto e faccio la conferenza stampa a cui è presente tutta la mia famiglia al completo.
Sono un po’ stordito e cerco di non pensare all’importanza colossale di questo momento.
Perez mi ha sempre voluto sulla panchina, ma entrambi volevamo essere pronti. Nei piani di Perez, Benitez doveva essere un allenatore di passaggio che potesse portare alla squadra qualcosa di buono in attesa che io ottenessi più esperienza, ma le cose sono andate peggio di quel che avesse pensato e così ha capito che non poteva aspettare ancora.
Benitez si è rivelato totalmente inappropriato alla panchina del Real e così eccomi qua, buttato nella fossa dei leoni.
Più di chiunque altro so cosa significa vestire questo ruolo, ho visto davanti ai miei occhi susseguirsi moltissimi bravi allenatori, alcuni dei quali davvero accreditati, gente che prima ha vinto ed ottenuto risultati e titoli e poi ha fallito incomprensibilmente. Allenatori che han fatto bene ma non hanno vinto titoli sono stati mandati via, allenatori che hanno fatto qualche pareggio di troppo… allenatori ottimi.
Ed io arrivo qua ora, la mia esperienza si riduce a membro dello staff di Mourinho, secondo allenatore di Ancelotti e primo allenatore della Squadra B del Real per un anno e mezzo.
Loro con più esperienza hanno avuto successi e fallimenti ed alla fine si può dire che comunque sono stati tutti scaricati dal presidente.
Io dovrei fare meglio?
- Tu conosci la squadra, tu conosci i ragazzi meglio di chiunque altro, ci segui da anni ed anni coi tuoi vari ruoli all’interno della società. -
Mi dice Karim dopo cena e dopo tutti i mille impegni avuti oggi.
La giornata era infinita, avevo paura non finisse mai.
- Sì, lo so, ma questo non basta… - Mi slaccio i primi bottoni della camicia dopo essermi tolto la giacca.
Karim gira per casa sua mettendo distrattamente in ordine il casino che ha lasciato, quando non c’è la governante, e non c’è sempre, è un macello.
Per il resto ha un cuoco che gli fa seguire l’alimentazione che gli ho indicato io ancora anni fa, ma si limita a cucinare e basta.
- Come non basta? È un gran vantaggio! Tu sai perfettamente quanto vale ognuno di noi, quanto puoi pretendere, quanto possiamo tirare fuori… tu ci conosci benissimo. Gli altri allenatori non hanno questo vantaggio ed infatti spesso all’inizio si perde tempo per questo e spesso non riescono comunque a capirci bene. - Il suo punto di vista è interessante. Ci spostiamo in cucina perché mette su una tisana, mi serve proprio rilassarmi un po’.
Mi apro i polsini e mi tiro fuori la camicia dalla cintola per stare comodo e a mio agio. Mi siedo al tavolo mentre lo guardo mettere su il bollitore elettrico.
- Però non basta questo, è un bel vantaggio, è vero, ma se non riesco a tirare fuori quello che so che potete, è inutile conoscervi bene. - Rispondo del tutto pacato ma seriamente convinto di non poterla prendere tanto alla leggera.
Karim mette le bustine nelle tazze e si gira verso di me, si appoggia al ripiano della cucina e mi guarda braccia conserte, aria torva.
- Ma tu hai tutte le qualità necessarie. Quell’anno che hai allenato con Ancelotti sei stato grandissimo. Lui ti ha dato spazio con i giovani e quell’anno i giovani sono stati eccezionali… Alvaro, Isco, Jese, Dani, Nacho sono giovani eppure hanno risposto benissimo sotto le tue direttive e guarda ora! -
- I giovani sono una cosa, la squadra intera è un’altra. -
- Ed io? - Silenzio. - Io sono già il professionista che hai modellato per tirare fuori quello che ci vedevi. Sei stato tu e lo sanno tutti, Ancelotti lo ha detto mille volte ed ha ragione. Mi facevi allenare in più sui movimenti davanti alla porta e guarda quanta sicurezza e precisione ho acquistato. Mi mangiavo dei goal facili da fare ad occhi chiusi, adesso ho i movimenti giusti, ora  quei goal li faccio, quelli che vanno fatti perché sì. Ho la tempistica giusta, capisco cosa devo fare quando l’azione si muove in un determinato modo… se uno si sposta sul lato con la palla non posso pensare che faccia goal da lì, accentrerà la palla in mezzo ed io devo tagliare dentro in modo da infilarla in appoggio e se c’è il portiere devo avere i riflessi per non tirargliela addosso, per cui comunque precisione, ma non tensione ed impulsività… Zizou, tu mi hai perfezionato ed è successo due anni fa! - Quando lo dice mi rischiaro immediatamente. Lui non è che lo pensa perché mi vuole bene, lui lo sa. Lui sa che io sono pronto. Sorrido e non rispondo subito, Karim prende l’acqua calda e la versa nelle tazze, poi me la consegna e ci spostiamo sul divano dove ci sediamo, a quel punto continuiamo a parlare di questo.
Di cosa significa allenare, di quello che devo fare, dei problemi della squadra, di quello che vorrei provare. Parliamo molto del Real ed intanto finiamo di bere.
Infine arriva ad uno dei punti più importanti da chiarire con lui.
- E poi una cosa, te la dico ora prima che inizi il tutto. - Dico serio attirando la sua attenzione. È seduto scomposto dall’altra parte del divano, rivolto verso di me, i piedi alzati. Io invece sono seduto composto, a tre quarti, ma gambe accavallate.
- Sì? -
- Adesso sono l’allenatore, avremo molto di più gli occhi puntati addosso e se viene anche solo lontanamente ventilato che ho un riguardo per te è finita. - Karim si oscura immediatamente, temo che la cosa non gli piaccia.
- Quindi? - Mi stringo nelle spalle cercando di sminuire una cosa che so che è molto importante.
- Dovremo stare più attenti agli atteggiamenti rivelatori. - Karim si gira meglio verso di me, allarga le gambe piegate, le piante dei piedi unite, una posizione simile e quella meditativa se non fosse che è stravaccato e mezzo steso. Fa il broncio.
- Tipo quando diciamo che siamo come fratelli? - In effetti pensavo proprio a quello, perché in realtà in pubblico, specie da quando non lavoriamo insieme, non abbiamo più molto altro. Solo che ora ci rivedremo in campo ogni giorno, perciò cadremo sicuramente nelle tentazioni di una volta, quando eravamo attaccati l’un l’altro.
- Sì… il modo in cui parliamo uno dell’altro, insomma. Dovremmo sempre ricordarci che siamo giocatore e allenatore, ora… - Non vado nel dettaglio, ma Karim allunga la gamba e mi carezza col piede sulla coscia, sciolgo le gambe accavallate e lascio che mi tocchi in mezzo alle gambe.
- Perciò niente abbracci e sorrisi? - Chiede abbassando il tono. Non credo che lo turbi dover stare attento in pubblico, lui è nato stando attento in pubblico, perciò è una cosa che già fa.
Mentre mi tocca trovo difficile rispondere, carezza e preme con la pianta, mentre con le dita cerca di delineare la mia erezione che non fatica a reagire.
- Proprio così. - Rispondo calmo, trattenendo a stento il sospiro.
Karim a questo punto toglie il piede e si mette a carponi, si avvicina a me e la visione è complicata da sopportare.
Io rimango fermo, fingendo impassibilità. Arriva col viso a me ma non mi bacia, mi sfiora l’orecchio con le labbra.
- Allora devo ricordarti che di solito, quando ci incontriamo, ovunque siamo, la tua bocca tende a fare una cosa particolare col mio collo… - Dice piano in un sussurro che mi mette molta difficoltà. Giro leggermente la testa per lasciargli libero accesso al mio collo, dove lentamente scende con le sue labbra morbide. Mi carezza, poi succhia piano ed infine mi stuzzica con la lingua.
- Non penso di fare proprio così… - Rispondo trattenendo a stento un gemito. Karim sorride contro la mia pelle.
- Ah no? - Chiede separandosi di quel po’ giusto per guardarmi. Io sorrido malizioso, ma a questo punto gli prendo il colletto della felpa e lo obbligo a salirmi a cavalcioni sopra.
Si sistema per bene e le mie mani subito corrono alla felpa, gliela alzo e gliela tolgo. Infine lo prendo per la vita, risalgo sulla sua schiena liscia e calda, lo carezzo e mentre mi guarda voglioso in attesa, sale su entrambi un’aria famelica.
Dopo esserci desiderati, le labbra si toccano, si aprono e si intrecciano insieme alle lingue.
Il mondo sparisce insieme alle mani che vagano prepotenti, striscianti e subdole sotto ai nostri vestiti, sotto i pantaloni e la biancheria intima.
Le nostre erezioni subito a contatto ed i movimenti del suo bacino che io accompagno tenendolo deciso, mi fa impazzire.
Sono già eccitato ed il modo in cui si sposta su di me è sconvolgente. Cerco di resistere mentre le lingue giocano insieme, ma poi al diavolo, sto per venire e non intendo farlo così.
- Scendi. - Ordino perentorio col bisogno che sta per esplodere. Karim con un sorrisino divertito scende e finisce di togliersi la parte inferiore dei vestiti, cosa che faccio anche io mentre mi tolgo velocemente la camicia come se fosse una maglia.
Si gira in piedi davanti al divano, si appoggia allo schienale e mi aspetta girandosi con occhi furbi.
- Vorrà dire che aspetterò che il boss abbia voglia di farmi suo quando desidera. - Quando lo dice è anche peggio dei suoi movimenti di bacino.
Lo prendo, lo faccio mio e tutto aumenta vertiginosamente senza possibilità di fuga.
Per quel che mi riguarda, in questo momento potrebbero filmarci e metterci in rete, non riuscirei proprio a fermarmi. L’effetto che mi fa ogni volta è devastante e so che sarà sempre più così.